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Autore: ArcoeFreccia    01/07/2010    5 recensioni
Una storia scritta a quattro mani, un capitolo e un personaggio a testa, in cui si racconterà come Kanon proverà ad aiutare Milo a ritrovare la via perduta e i due dovranno vedersela con una banda di teppisti manovrati da un vecchio pretendente al titolo di sacro guerriero d'oro.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XI

Capitolo XI

Au claire del la Lune

 

 

questo capitolo è stato scritto da winnie343.

 

 

-        Che hai da guardarmi così?

-        ….

-        Beh!

-        …..

-        Insomma! Smettila di fissarmi!

-        Scusami … è solo che …

-        Uffa! Vogliamo andare? Non vedo l'ora di finire questa pantomima!

-        D'accordo, andiamo

Senza aggiungere altro mi incammino verso la spiaggia, con Melina che mi segue a debita distanza, evidentemente ha deciso di rendermi difficile la serata, ma un risultato l'ho già ottenuto. Costretta a dismettere i suoi abiti logori, compreso il pesante paltò, ha dovuto indossare un vestito a fiorellini color blu notte, che pur non mostrando apertamente il suo corpo – in effetti, l'abito è molto accollato per la calda estate che stiamo vivendo – fa intuire chiaramente le curve morbide, ma proporzionate del suo corpo. Arrivati a destinazione, rimane stupita nel trovare una coperta adagiata sulla sabbia nella quale sono state collocate delle vettovaglie per due persone. Mentre osserva il capolavoro realizzato dai garzoni del vecchio che ho istruito a dovere, ho tutto il tempo di ammirare il cambiamento che le mani esperte di Aristea sono riuscite ad ottenere: il viso di Melina non più nascosto dai fondi di bottiglia, risulta molto lineare e delicato, gli occhi privati dalle folte sopracciglia sono neri come il carbone e le donano uno sguardo sensuale e i capelli non più arruffati, ma domati da più di cento colpi di spazzola, concludono l'opera. Di fronte a me ritrovo la fanciulla carina con cui trascorrevo i miei pomeriggi spensierati. Sentendosi osservata Melina fa una smorfia

-        La smetti di fissarmi?

-        Scusami, ma è un tale miracolo che non riesco a toglierti gli occhi di dosso

-        Smettila Milo o me ne vado! - Gli occhi di Melina non mentono

-        Va bene va bene … vuoi accomodarti?

-        L'hai preparato tu?

-        Non proprio .. diciamo che ho sfruttato i ragazzini che aiutano tuo nonno in negozio. Visto che non volevi andare in posti frequentati ho pensato che qui ti sarebbe piaciuto, ma certo non potevamo rimanere a digiuno per tutta la sera, altrimenti che appuntamento sarebbe?

-        Il nostro non è un appuntamento. Ho solo perso una scommessa.

-        Si che è un appuntamento.

-        Se lo fosse stato ti saresti dovuto presentare in maniera più consona

-        Che vuoi dire?

-        Che hai la barba lunga e puzzi! - Comincio ad annusarmi ridendo

-        Sulla barba hai ragione, ma mi spiace contraddirti: io non puzzo … almeno non più – riesco a strapparle un sorriso

-        E il tuo amico?

-        Camus?

-        Non so come si chiama, quello che ti ha aiutato con la scommessa

-        Ti brucia ancora vero? - al sua smorfia mi fa intuire di si – comunque se ne è andato

-        Siete molto amici? - la sua espressione curiosa mi sorprende

-        Si, molto

-        E dove vi siete conosciuti? - il mio sguardo sfuggente la spinge ad una curiosità nuova per lei – perchè non vuoi dirmelo?

-        Diciamo che fa parte di un passato che voglio dimenticare – la sua espressione mi spinge a continuare – non la sua amicizia ovviamente, Camus rimarrà il mio migliore amico per l'eternità, ma la vita che conducevo prima non voglio che mi appartenga più

-        A volte non possiamo scegliere ciò che vogliamo – il suo sguardo si fa triste

-        Non vuoi proprio dirmi quello che ti è successo?

-        No!

Il suo sguardo si sposta ad osservare il mare, nella speranza che io rinunci nel mio intento. Sorrido amaramente al pensiero che sono diventato per lei quello che i miei compagni sono stati per me: un rompiscatole invadente senza la minima creanza nel rispettare i sentimenti altrui. Non vorrei insistere, non voglio violentare la sua anima, non lo vuole il nuovo Milo e non lo vorrebbe neanche quello vecchio, ma sento che per liberarsi del suo fardello e per poter andare avanti Melina ha bisogno di un carnefice che la risvegli dal suo torpore e se proprio deve essere, che quel carnefice sia io: l'unico in grado di sopportare il peso del suo dolore, l'unico capace di digerire qualsiasi confessione, perchè sono morto e risorto e nel morire ho sublimato il mio  dolore in modo da poter affrontare, dopo la mia resurrezione, qualsiasi prova mi si pari davanti. Mi accosto a lei e quando mi rendo conto che due calde lacrime stanno solcando la sua pelle immacolata, un moto di commozione mi invade. Osservandola noto tra i suoi capelli una ciocca argentata, probabile simbolo di sofferenza: ho letto da qualche parte un tempo che ogni singolo capello bianco è un dolore provato, taciuto, che esplode e sgorga dalla nostra testa sofferente. Mi sembra un'assurdità, certo, se fosse così io ne avrei milioni, ma al tempo stesso non riesco a distogliere lo sguardo dalla ciocca argentata della mia compagna di serata. Come ipnotizzato, dopo averla presa tra le dita, comincio a giocarci delicatamente, rigirandola su se stessa. Questo mio gesto ottiene il risultato di interrompere le sue lacrime e al tempo stesso la spinge a voltarsi verso di me. I nostri sguardi, entrambi dolenti, si incrociano e dopo un'iniziale voglia di fuga si piantano l'uno addosso all'altro. Mi avvicino a lei e con il pollice le asciugo i rigoli sulle guance; la sua pelle è morbida e bianca, immune al sole greco che tutto brucia, immacolata e pura come la neve d'inverno. Avvolgendo la sua testa con la mia mano la avvicino  ancora di più: dai suoi occhi traspare puro terrore, ma si lascia guidare, si arrende al mio volere, concedendomi un bacio da me fortemente voluto. Se all'inizio mi offre una resistenza passiva, dopo poco, conquistata dalla mia delicatezza, si lascia avvolgere dalle mie effusioni, concedendomi il gesto più coinvolgente che abbia provato in entrambe le mie vite. Privi di fiato ci separiamo controvoglia; continuando ad accarezzarle la guancia decido da grande stratega di arrendermi a lei, raccontandole il mio dolore, nella speranza che lei sentendosi vincitrice, mi racconti il suo:

-        Sono un cavaliere di Athena – il suo sguardo stupito mi fa sorridere

-        Un? Cosa?

-        Un cavaliere di Athena – la sua espressione vacua mi fa comprendere che non sa, non conosce – d'accordo …. da secoli è tradizione che la Dea Athena rinasca in questo mondo per portare la pace e la giustizia. Per fare questo si circonda di uomini che pur non utilizzando armi o cose simili, dispongono di una forza sovrumana che permette loro di aiutare la Dea nel suo intento

-        E tu?

-        Io sarei uno di quei cavalieri – cerco di offrirle il sorriso più serafico di cui dispongono

-        E vuoi veramente che io creda ad una storia così ridicola?

-        Si

-        Ah aha ha ah ah! Ti giuro Milo, questa è la cosa più divertente che io abbia mai sentito – fa per alzarsi, ma io la trattengo per un braccio. Il suo sguardo infuocato mi fa mollare la presa – scusami, vorrei però che tu mi permettessi di raccontare.

-        D'accordo

-        Da piccolo sono sparito, lo sai, dal giorno alla notte, dileguato, niente più Milo.

-        Si – il suo sguardo severo lascia il posto ad uno malinconico – ti ho cercato tanto per molto tempo

-        Ero stato portato via … ad Atene … al Santuario … un luogo nascosto ai più .. un luogo in cui si diventa cavalieri … questo sono diventato … cavaliere di Athena … uno dei più importanti … un cavaliere d'oro

-        D'oro … d'oro – Melina continua a ripetere la parola come se il solo farlo le permettesse di credere alla mia assurda storia

-        Mi credi?

-        No … come potrei farlo?

-        Hai ragione … come potresti? Te lo mostrerò

-        Come?

Senza permetterle di aggiungere altro, mi alzo e dopo essere entrato in mare, evocando tutta la sopita potenza del mio cosmo, spingo il mio pugno verso le onde, con il risultato di far alzare l'acqua, portandola a cambiare il suo corso naturale. In un gesto di sorpresa e paura al tempo stesso, Melina si alza di scatto raggiungendomi in acqua. Si aggrappa a me, indecisa se salvarmi o essere salvata. Le sorrido e dopo averla stretta a me, sollevandola, la riporto sulla battigia.

-        Ora mi credi? - muove la testa annuendo – Una persona normale non potrebbe cambiare il corso dell'acqua, questo la sai vero? - annuisce nuovamente

-        Ma perchè? Come è possibile? E perchè mi racconti queste cose?

-        Sul perchè, credo di essere un predestinato, forse nella mia vita è l'unica cosa che potrei fare … ho deciso di raccontarti tutto perchè di te mi fido e sento che tu puoi capire

-        Capire cosa?

-        Lo strazio del mio cuore e le lacerazioni della mia anima.

-        Lacerazioni. Perchè? Cosa può mai lacerare un uomo così potente e forte che non ha bisogno di niente  perchè sa difendersi da tutto? Cosa?

-        La sofferenza che ho arrecato. Il dolore … la morte.

-        Tutti dobbiamo morire – nella sua risposta ritrovo la sua durezza.

-        Già … tutti dobbiamo … io sono morto, sai? – il suo sguardo si fa nuovamente stupito

-        Sei morto? Non capisco – le sorrido amaramente

-        Si … ma ora sono qui … vivo .. con una seconda possibilità … una seconda vita in cui ho deciso di non voler più far male a nessuno

-        E' per questo che ti sei lasciato trattare come una pezza da piedi da quegli idioti? - al mio cenno di conferma il suo volto si infervora e la sua voce si fa metallica – e tu pensi che così il mondo diventerà migliore?

-        No … ma io starò meglio

-        Ipocrita!

-        Come?

-        Sei un ipocrita, un codardo, un vigliacco e non sei diverso da loro. Quei bastardi se ne vanno in giro, spavaldi e pieni di boria, perchè uomini come te non hanno il coraggio di contrastarli.

-        Io non ho paura di loro

-        E' ancora più grave allora! La tua inerzia, il tuo vivi e lascia vivere, permette loro di fare del male ad altri che non sanno, non possono difendersi. Picchiano, incendiano, terrorizzano, violentano

-        E' questo quello che è successo a te? - La mia domanda a brucia pelo la spaventa.

-        No! - Tenta di fuggire, ma io le blocco la strada

-        Non questa volta … questa volta mi dirai tutto

Melina tenta di liberarsi la strada, ma io l'afferro per le braccia bloccandola. Nel tentativo di sciogliere la mia presa, si agita talmente tanto che il suo vestito si strappa scoprendole il decoltè, dal quale intravedo una profonda cicatrice che  solcandole la pelle arriva fino al seno. Nella sorpresa mollo la presa, mentre lei tenta di coprirsi con le mani. I suoi occhi rabbiosi mi inceneriscono.

-        Sei contento?

-        Io … non volevo .. perdonami – avvicinandomi a lei e scostandole le mani delicatamente, osservo più attentamente lo sfregio che attraversa il suo corpo

-        Smettila di guardarla – il suo imbarazzo, sotto il mio tocco, si fa più evidente

-        Sono stati loro? - annuisce silenziosamente – Perchè?

-        Nella mia infanzia avevo una cotta spaventosa per te – il suo sorriso e le sue parole mi spiazzano – te ne sei mai accorto? No che non te ne sei accorto .. eri un ragazzino immaturo che aveva occhi solo per Aristea, come tutti del resto. Ma non fraintendermi, non ero gelosa di lei, le volevo bene. E tu mi piacevi molto

-        Anche tu mi piacevi – le sorrido malinconico – facevo finta di interessarmi a tua cugina solo per ingelosirti – alle mie parole sorride spontaneamente

-        Ti ho cercato tanto … veramente … tanto. Nessuno, nessuno mi piaceva come mi piacevi tu. Per tanti anni ho aspettato il tuo ritorno. Avevo tanti ragazzi che mi giravano intorno, ma io avevo solo pensieri per te.

-        Io … se avessi saputo … - la sue dita mi chiudono la bocca

-        Ognuno ha il proprio destino. Nessun ragazzo mi interessava … almeno fino a quando non è comparso Davos.

-        Il capo di quei balordi?

-        Si … la sua dolcezza mi ha conquistato lentamente. All'inizio lo evitavo, oppure lo trattavo male, ma lui ha continuato a venirmi dietro fino a quando non ho ceduto alla sua dolcezza. Ormai sentivo che tu non saresti più tornato e mi innamorai di lui. Purtroppo però non compresi quanto lui fosse ambizioso. Mentre ci frequentavamo, conobbe mio zio, che vedendo in lui se stesso, decise di renderlo il capo della sua cricca nonché suo futuro successore. Nei suoi piani lui sarebbe stato il futuro marito di Aristea. Io ero un problema e come tale dovevo essere risolto.

-        Che cosa accadde? - la rabbia di guerriero, ormai sopita da tanto, mi sale piano piano riconquistando ogni singolo muscolo del mio corpo

-        Una sera ci invitò nella sua villa. Durante tutta la cena, pur essendo affabile e gentile, non fece altro che dire a Davos quanto le donne potessero rappresentare un limite alla conquista del successo. Si vantò di come lui, incurante dell'amore di mia zia, non si pose il minimo scrupolo ad abbandonarla per seguire i suoi sogni di gloria. Io li guardavo sempre più interdetta e confusa. Vedevo Davos rapito da quell'uomo e dalle sue parole. Alla mia esortazione ad andare via di lì, mi disse che sarebbe stato maleducato e irriverente nei confronti di un uomo così eccezionale. Alla fine della serata, tutto l'amore che quel ragazzo aveva provato per me era ormai sparito, cancellato. Riaccompagnandomi a casa, senza mezzi termini mi diede il ben servito.

-        Questo non spiega la cicatrice e il tuo comportamento – come il funambolo sul filo attendo con trepidazione il momento in cui cadrò nel vuoto. Sento che il racconto che sto per sentire mi farà precipitare nell'abisso e in religioso silenzioso decido di affrontare il mio destino

-        Già .. questo non spiega la mia cicatrice – Melina distoglie lo sguardo dai miei occhi e comincia ad osservare il mare – il fatto è che mio zio decise che Davos doveva dimostrare di essere degno della sua fiducia, e quale miglior prova poteva avere se non me? Una sera venni invitata dal mio ex ragazzo ed accettai, convinta che fosse rinsavito e avesse capito quanto mio zio fosse malvagio. Stupida! Fui veramente una stupida.

-        Vai avanti – la mia mascella si fa rigida e i miei denti si serrano

-        Mi portò in un casolare abbandonato, senza rispondere ad una sola delle mie domande mi spinse al suo interno. Erano presenti tutti gli scagnozzi di mio zio. Aspettavano noi … me … aspettavano me – i miei pugni si stringono sempre di più e le mie unghie si incidono sulla mia carne.

-        Continua – vorrei asciugarle le lacrime che escono impietosamente dai suoi occhi, ma il mio corpo è pietrificato.

-        La prova da superare consisteva semplicemente nell'abusare di me e nel permettere ai suoi compari di fare altrettanto. Ero pietrificata, non solo dalla paura che ovviamente mi stava assalendo, ma anche dalla rabbia e dall'incredulità. Come avevo potuto innamorarmi di quel mostro? Ero talmente sconvolta che permisi a quei mostri di spogliarmi senza accennare ad alcuna reazione. Rimasi in piedi, di fronte a lui, completamente nuda, con tutti i suoi amici che lo incitavano. Lui ad un certo punto, non so, forse si è sentito in colpa, forse ha avuto un momento di pietà, fatto sta che ha chiesto ed ottenuto di essere lasciati soli. Non volevano, i suoi compari non erano sicuri, ma alla fine li convinse che dopo aver abusato di me avrebbe permesso loro di divertirsi un po'. Lasciati soli, ricevetti da lui la richiesta più assurda: mi pregò di fare l'amore con lui. Capisci? Dopo tutto quello a cui avevo assistito, mi chiese di concedermi volontariamente a lui. Non potevo crederci, ero inorridita. Mi disse che quello era l'unico modo per convincerlo ad aiutarmi.

-        E tu cosa hai fatto? - i miei nervi sono corde di violino che suonano una melodia sghemba.

-        Ho rifiutato. L'unica cosa che seppe dirmi fu che era un vero peccato che si fosse innamorato di me, che il mio bellissimo seno e i miei occhi da cerbiatta , così li chiamò, erano la mia sfortuna, perchè se non li avessi posseduti questo non sarebbe mai accaduto. Mi si avventò contro. Mentre resistevo con tutte le mie forze, involontariamente mi ritrovai ad impugnare il suo coltello, quello che si porta sempre dietro. Tentai di colpirlo, fallendo. Lui discostandosi da me cominciò a ridere, invitandomi a farlo nuovamente. Mi disse che gli piacevano le donne combattive … ma io non ero una donna … ero una ragazzina terrorizzata ... non facevo altro che ripensare alle sue parole … e così feci la cosa più stupida che potessi pensare … presi il coltello e dirigendolo su di me mi procurai volontariamente la cicatrice.

-        Cosa? - i miei pugni si aprono d'improvviso e i miei muscoli, liberandosi della tensione accumulata, mi fanno scattare per la sorpresa

-        Si … non riuscivo a non pensare che il mio seno era la causa del mio dolore e così decisi che distruggendolo avrei estirpato il mio dolore. Anche lui, come te in questo momento, rimase sorpreso, spiazzato, e quando vide che stavo per colpire i miei “occhi da cerbiatta” mi bloccò privandomi dell'arma. Ero sconvolta, senza ragionare molto, mi alzai e comincia a correre … ero convinta che non sarei mai riuscita a fuggire, ma mi sbagliavo .. nessuno mi seguì … corsi … corsi per chilometri e chilometri fino a che non crollai esausta … ma nessuno mi seguì … nessuno. - i suoi singhiozzi si fanno sempre più forti ed insistenti, ma io completamente bloccato non riesco a darle il minimo conforto. Il suo sguardo si posa sui miei occhi – mi addormentai su una spiaggia … mi addormentai … esausta … pensando a te …. quella fu l'ultima volta che lo feci … pensare a te.

-        Perchè? - le sue ultime parole mi ridestano dal torpore in cui sono caduto.

-        Perchè dopo quella sera la Melina che tu conoscevi è morta, sepolta per sempre. La mattina successiva fui soccorsa da una vecchia  … scoprii che ero arrivata correndo dalla parte opposta dell'isola e li, da quella vecchia che mi accolse con amore, mi rifugiai per un mese.

-        Perchè non sei tornata subito? Perchè non li hai denunciati?

-        Ahahahah! Quanto sei ingenuo – la sua risata mi disturba, mi ferisce, o forse è il fatto di averla lasciata sola in balia di quei bastardi che mi umilia – qui tutto appartiene a mio zio ... anche la polizia. Mi sono rimessa in sesto e sono tornata per accudire mio nonno, anche se io ero morta non volevo che lui soffrisse.

-        E pensi che vedendoti tornare così cambiata non lo abbia fatto soffrire?

-        Certo che ha sofferto, ma di più non avrei potuto fare. - il suo sguardo dolorante acuisce il mio senso di colpa

-        Che cosa è successo dopo?

-        Dopo?

-        ...con Davos e gli altri … che cosa è successo

-        Nulla  – sorride sarcasticamente – diciamo che probabilmente non è portato per questo tipo di lavoro. La sua prova è fallita e mio zio non lo ha nominato suo erede universale.

-        E con te?

-        Vuoi sapere cosa è successo tra me e Davos?

-        Da quello che ho potuto vedere l'altra sera lui ti considera una sua proprietà.

-        Voi uomini siete talmente stupidi da pensare che noi donne vi saremo fedeli per tutta la vita, nonostante tutto. Si, lui mi considera una sua proprietà e si comporta di conseguenza

-        E tu?

-        Io … non appartengo a nessuno, neanche a me stessa – tento di avvicinarmi a lei, ma si discosta bruscamente – non appartengo neanche a te Milo. Ho smesso di amarti anni fa e quel bacio di prima è stato solo un momento di debolezza, di malinconia. Tutto qui.

Sto per risponderle che non le credo, che non si può baciare una persona come ha fatto lei per malinconia; sto per dirle che la vita non può e non deve essere morte, sto per confessarle che la sua morte è la mia vera rinascita, ma vengo interrotto dal sopraggiungere di una banda di balordi. Voltandomi verso di loro, mi ritrovo a fissare il volto rabbioso di Davos. I suoi occhi sono puntati su Melina e la sua mano si muove rabbiosamente sul suo coltello.

-        Che ci fai qui con questo idiota?

-        Non sono affari tuoi – Melina ostenta sicurezza, ma la sua voce tremante tradisce la sua paura. La sento avvicinarsi a me e avvolgersi nervosamente al mio braccio – lasciateci in pace

-        Non ci penso proprio! Perchè ti sei vestita così? Per lui? Guardati! Sei tornata a conciarti come una sgualdrina solo per farti ammirare da lui! Non ti permetterò di concederti a lui .. tu mi appartieni.

-        Io non appartengo a nessuno!

Mentre i suoi compari mi accerchiano, Davos tenta di strappare dal mio braccio Melina, ma con un gesto fulmineo lo blocco. Lui, se inizialmente rimane stupito dal mio gesto, ricomponendosi, comincia a ridere. Ma il sorriso gli muore sulle labbra nell'istante in cui incontra il mio sguardo. Il pacifico Milo ha lasciato il campo al cavaliere di Scorpio, pronto a chiudere tutti i conti con i fantasmi del suo passato.

 

 

 

Ciao a tutti, ecco il nuovo capitolo dove un po' di nodi cominciano ad arrivare al pettine. E ora cosa farà il nostro Milo? Risveglierà il suo animo guerriero? Un ringraziamento a tutti quelli che leggono la storia. Di seguito le risposte di sagitta72 alle recensioni dello scorso capitolo:

 

charm_strange: invece di nuovo il confronto tra fratelli, altrimenti a che serve la suspance se gia' facevamo vuotare il sacco a Melina? diciamo che dovevamo accennare qualcosa su cosa potesse legare Kanon al padre di Aristea. quest'ultima in effetti e' mooooolto ottusa ed ingenua, pero' dobbiamo pur far perdere la pazienza a Kanon prima o poi no?! spero che oggi sarai stata accontentata

JackoSaint94: sono contenta del tuo anormale enusiasmo, entusiasma anche me. Molto onorata per il complimento fattomi..il mio stile che somiglia a quello di winnie...una delle piu' brave scrittrici del forum...penso sia troppo, non sono nemmeno a meta' strada per somigliarle, ma mi impegnero'!!! Beh diciamo che nemmeno Kanon sa che cosa prova per questa ragazza, io pero' credo di averlo capito. su Milo invece non ha dubbi, se potesse lo torturerebbe da mattino a sera...povero Milo!!! stava cosi' tanto bene!!!!

Gufo_Tave: innanzitutto ti ringrazio per la critica, non puo' fare altro che aiutare a crescere e migliorare. Mi chiedo solo una cosa...allora gli altri capitoli ti sono piaciuti, pero', se hai recensito solo questo? Hai ragione a dire che sono due personaggi tormentati, ma e' anche vero che li abbiamo fatti rinascere a "nuova " vita e Kanon si sta impegnando di essere un uomo migliore. abbiamo visto anche in Hades che sia Saga che Kanon hanno dimostrato l'uno verso l'altro di provare molto affetto....almeno e' quello che io ho percepito dall'anime. in questa storia abbiamo anche voluto far correre un po' la fantasia, permettimelo, e hai te stesso citato Seiya e Cassios...io direi che Cassios dimostra almeno un decina d'anni in piu' del ronzino, pertanto ho pensato che una piccola fantasia su come si  sia guadagnato l'armatura Saga potevo mettercela...l'eta' di Damian? diciamo che avesse anche una ventina d'anni e non di piu'...dai anche Kurumada stesso ha esagerato un po' con la sua di fantasia... puo' un ragazzino di 7 anni indossare un'armatura che poi indossera' a vent'anni? in teoria Shura quando ha combattuto contro Aiolos aveva 10 anni...assurdo, no!!! comunque tutto cio' che ho scritto in queste righe non volevano essere per polemica, ma per spiegare dove mi ero appoggiata per trovare una piccola logica nella trama su Damian. spero continui a leggere fino all'ultimo capitolo, e di sapere che ne pensi dei prossimi che pubblicheremo

  
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