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Autore: Sybelle    02/07/2010    5 recensioni
"Come potevano sapere che quello era l’Inferno? Un Inferno persino peggiore del monastero, persino peggiore dell’Inferno stesso.
Come potevano sapere che quello sarebbe stato il primo passo verso la tragedia?"

Se siete pronti ad entrare negli abissi di una mente disperata, prego...accomodatevi.
Sybelle
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho appena cominciato a scrivere il decimo capitolo, quindi mi sento abbastanza sicura di poter pubblicare. >.<
Dico giusto due parole: nel quadro originale avevo intenzione di svelare dove caspio è finito Kei nel prossimo capitolo, ora, invece, lo svelerò tra due capitoli. C’est la vie! °-°
La morte di K ora non ha un gran risalto, ma c’è un motivo preciso che mi ha indotto a designarlo a prima vittima.
Spero apprezziate questo nuovo capitolo.
Buona lettura
Sybelle


Whisper - Sussurro

Le donne hanno un istinto meraviglioso, scoprono tutto, meno ciò che è evidente.
-Oscar Wilde-


Spalancai le porte con il sorriso sulle labbra: “Armand!”
Sapevo che mi avrebbe aiutata, e che sarebbe stato al mio fianco nella mia lotta contro il suo mondo, e saperlo mi donava un senso incontrollato di fiducia.
Rimasi con le braccia spalancate e la speranza in viso a lungo, e aspettai che il respiro tornasse regolare prima di decidermi a rendermi conto della realtà: Armand non c’era.
Guardai spaventata la camera spoglia. Vidi un mantello nero sul letto: mi avvicinai, e notai un biglietto adagiato sul fiocco di seta ceruleo (che serviva per chiudere il soprabito all’altezza della clavicola). Lo presi con febbrile speranza: “Recati in Biblioteca, e lì attieniti a ciò che ti chiederò di fare. Porta con te il mantello, non farti vedere.”
Firmato: Armand.
Bruciai con scrupolosa attenzione il biglietto, poiché avevo imparato a non lasciare nulla al caso: presi l’indumento, e guardinga cercai la strada più deserta per la Biblioteca; fu estremamente difficile orientarsi, poiché non sapevo come arrivare alla mia meta dalla stanza in cui mi trovavo.
Infine, comunque, giunsi inaspettatamente davanti a quel portone ormai familiare.
Bussai, azione tanto inutile quanto priva di senso: nessun vampiro si avvicinava alla biblioteca.

Perché?

Senza aspettare alcuna risposta entrai, e come previsto Armand mi attendeva elegantemente seduto di fianco al tavolo, con un libro in mano (per ingannare il tempo, immaginai).
Non appena mi sentì alzò lo sguardo su di me, rimanendo assorto per un tempo indefinito: non osai disturbare i suoi pensieri, ma quando mi accorsi che si era decisamente perso nel turbinio della sua mente, allora mi schiarii la voce, richiamandolo al mondo reale.
Mi sorrise appena, con sguardo dispiaciuto: “Perdonami, quando sono con te sento di poter riflettere con calma ed aspettare che la riflessione sia conclusa, prima di agire.”
“Perdonato…” Esordii, richiudendo la porta dietro di me: “Ma che succede?”
Sospirò, portando una mano sugli occhi.
Mi sembrò stanco e spossato, e se fosse stato umano avrebbe potuto sembrare vecchio, in una simile situazione; non era strano? Sì, mi risposi. Era strano.
“Non so a quali conseguenze porterà tutto ciò. Siamo un errore Sarah.” Sussurrò, facendosi cadere sullo schienale della sedia.
“Stai mentendo!”
Mi guardò sorpreso, forse colto sul fatto: non si aspettava che avrei capito… La sua maschera non aveva mai ceduto, probabilmente. Io d’altronde leggevo la farsa nei suoi modi.
Mi stava ingannando, fingeva di avere paura.

Credigli Sarah, credigli! Devi fidarti di lui! Lui non è Logan!
Io mi fido di Logan!
Io no! Armand mi ama!
E Logan ama me!

“E’ nella mia natura…” Si giustificò, con un filo di voce.
“Ma credimi: la parte più pura di me prima ha parlato, ed era sincera. Vieni, avvicinati, osservami: io non ti tradirò.”
Non sapevo se credergli, ma lo stesso avanzai verso di lui.
Armand mi abbracciò la vita, e poggiò il suo viso sul mio bacino: gli accarezzai i capelli, e pensai che nonostante tutto potevo affidarmi a lui come lui si stava abbandonando a me.
L’amore è un gioco crudele: ti porta a credere che una persona abbia bisogno dei tuoi sacrifici e ti distrugge silenziosamente da dentro. Annienta il controllo, la calma, l’amor proprio.
Fagocita e inghiotte tutto, ed infine sputa gli avanzi.
A questo si riduce l’anima.
“Perché il mantello?” Chiesi, continuando a sfiorare i suoi capelli: erano morbidi e setosi, e sapevano di fresco, potevo sentirlo anche al tatto.
Alzò lo sguardo verso di me, e piano si alzò: mi sovrastò con la sua altezza, ma non sciolse l’abbraccio.
“Non voglio che tu prenda freddo fuori.”
Freddo?
Fuori?
Pensai che mi stesse illudendo, poi di aver frainteso io stessa; ma le parole hanno un significato solo, generalmente, e freddo e fuori volevano davvero significare freddo e fuori.
“Peccato che io non possa uscire allora.” Commentai con un sorriso amaro.
“Sai, mi è giunta voce che serva il permesso di Logan.” Precisai.
Sentii il suo corpo irrigidirsi, e mi parve di rivivere la stessa scena di quando ci eravamo conosciuti: al nome “Logan” Armand si infuriava.
E così fu.
Si scostò da me, irato, e per un momento soltanto desiderai trovarmi altrove: non avevo mai provato paura di fronte ad Armand.
Non in quel modo almeno.
“Logan! Vogliamo parlare veramente di Logan? Non è che un vampiro con le zanne un po’ più lunghe e le ambizioni un po’ più grandi! Quanto credi che valga il suo permesso di giorno, quando giace nel suo letto? Non è tanto più potente di un vampiro comune, né tanto più lungimirante. Lui elargisce permessi, io ti offro possibilità!”
Ero impietrita: la voce di Armand era divenuta accesa e tonante, ed i suoi modi frenetici e disumani.
“Scusami.” Soffiai, e la mia voce fu un rantolo. Non sapevo nemmeno di cosa mi stavo scusando.
Lui si fermò e si zittì, e capì dal mio sguardo di aver esagerato; mi si avvicinò, poi sfiorò la mia fronte con le labbra: “Perdonami tu, ti ho aggredita senza che tu avessi colpe. È un’antica rivalità…” Ridacchiò, e sotto le palpebre chiuse immaginai un universo di ricordi e rimorsi.
“Uscirai di giorno.” Decretò poi, risoluto: “Io ti aprirò le porte, e nessun vampiro ti fermerà.”
Era un piano privo di logica: mi avrebbero scoperta subito, e le conseguenze sarebbero ricadute sui miei amici.
Glielo feci notare.
Armand mi strinse delicatamente le mani, catturando i miei occhi con il suo sguardo: “Sarah, è di vitale importanza che tu ti fidi di me! Dunque, ti fidi?”
Abbassai lo sguardo, poiché il suo era insopportabile da reggere: “So che ti amo…”
Lui non sorrise, io neppure: entrambi sapevamo che non si trattava di amore…
“Però non so se mi fido.” Conclusi, sospirando ad occhi chiusi.
…Ma di fiducia.
L’amore è un sentimento irrazionale, sorge dall’animo e acceca la mente; la fiducia, al contrario, va guadagnata, ed il suo costo è alto.
Io non riuscivo a fidarmi di Armand, come non riuscivo a fidarmi di altri: mi fidavo di me stessa? No.
Il vampiro si passò una mano tra i capelli, e non mi guardò; improvvisamente scomparve, facendomi sobbalzare: ricomparve nell’angolo opposto della stanza.
Prese qualcosa, e di nuovo fu al mio fianco; non osavo chiedere spiegazioni, ma presto capii: era una cartina del luogo in cui ci trovavamo.
“Guarda…” Mi disse: “ Questo è il palazzo. Qui vi è il portone d’ingresso, qui la radura degli scavi. Se vorrai accettare la mia proposta, ti consiglio di superarla su questo lato…” e così dicendo percorse con il dito la zona che m’indicava “…e da qui raggiungere il lago.”
“Lago?” Non sapevo che esistesse un lago in quel posto…Effettivamente non sapevo nemmeno che luogo fosse, quel posto.
Armand lo cerchiò con l’indice: “Alcuni lo chiamano il Lago dei Mostri, altri il Lago delle Fate… Io, personalmente, preferisco il suo nome meno usato: Syrens’ Lake, nella vostra lingua.”
Trasalii: “Syrens…? Credevo non esistessero.”
Mi ritornarono alla mente i loro corpi squamosi e viscidi, e rabbrividii: sperai fosse stato un sogno, tuttavia cos’era il sogno in quelle circostanze, se non la più schiacciante realtà?
“Anche i vampiri credevi non esistessero.” Mi fece notare con un’occhiata eloquente ed un tono il più delicato possibile.
Sospirai: “Perché dovrei recarmi là?”
Lui mi sorrise: “Sono solito andare là, quando ho bisogno di risposte, o di pace… Tu non ne hai bisogno?”
“Ci saranno delle brutte conseguenze, lo so, me lo sento.” Sussurrai; avrei tanto voluto piangere.
Mi baciò le mani, stringendole con delicata forza: “Le affronteremo: io non ti lascerò.”
“Davvero?” Chiesi, e le lacrime premevano con sempre maggiore violenza.
“Sarah…” Disse lui: “… Io, per te, ci sarò. E questa promessa è per sempre.”
È nella natura dei vampiri mentire…
Armand, in quel momento, mi parve sincero.

La paura era un’alleata crudele: mi aiutò ad usare la massima cautela, ma al contempo provocò in me brividi di puro terrore.
Quando aprii (appena, giusto lo spazio per strisciare fuori) il portone principale, mi guardai con febbrile fervore intorno, e sudori freddi percorsero il mio corpo: ogni fruscio, ogni sibilo di vento, ogni tremolio di luce facevano sobbalzare la mia stessa razionalità.
Armand era stato di parola: non vi erano state difficoltà.

Hai dubitato!
No, non è vero!
Tu stai mentendo!
E tu?

Uscii velocemente, richiudendo subito il battente che avevo semiaperto: uno scatto della serratura mi fece intendere che la porta, ora, era chiusa.
Non sapevo come Armand avesse ottenuto le chiavi (non era Logan l’unico padrone di quel castello?), e nemmeno capivo come mai soltanto lui rimanesse sveglio di giorno, e per di più per permettermi di uscire: Logan non aveva percepito il suo piano? E se sì, perché non ci aveva fermati?
E se invece non l’avesse intuito? Lo trovai improbabile, Logan era il capo, il più potente… Qualcosa non tornava nei miei calcoli: vi era un anello mancante.
Sapevo perfettamente, e senza alcun indugio, che era il mio amante biondo il signore di tutti: lui l’anima del castello, lui l’anima della guerra, lui l’anima di tutta la vicenda.
Era lui ad aver deciso di catturare i Bit Powers, ed era sempre stato lui ad aver spinto i vampiri ad andare sulla Terra.
Eppure mi sfuggiva il ruolo di Armand, l’unico vampiro che non mi fosse stato presentato: chi era? Come mai era tanto potente? Cosa voleva?
Diceva di amarmi.

Logan non me l’aveva mai detto.
Io, d’altronde, amavo entrambi. Ma chi per davvero?

Logan!
Armand!

Mi accorsi solo in quel momento di essere all’aria aperta, e quasi mi mancò il fiato; mi voltai, e vidi il palazzo ergersi dietro di me.
Tetro? No, non particolarmente… Triste, forse.
Era diroccato, e le sue mura erano antiche, robuste: Logan mi aveva una volta spiegato che i massi da cui era formato pesavano tonnellate; quel luogo era stato costruito da vampiri: in una giornata l’esterno, in due l’interno.
Il pensiero mi fece inorridire, senza un valido motivo.
Calcai il cappuccio sul viso, ma cosa temevo? Le finestre erano dipinti: magistrali, certo…ma pur sempre irreali.
Improvvisamente ricordai che il vampiro pittore si chiamava Mathias: forse aveva dipinto anche il quadro di Armand.
Respirai l’aria esterna, ma non mi piacque: era gelida, e vi era odore di bruciato; ricordai con immensa malinconia il momento in cui ero uscita per attirare le prede alla tana del lupo…
Ricordavo che quel giorno il Sole era caldo, ed io ero vestita leggera: ricordavo che quella era solo un’illusione sensoriale di Logan e di altri vampiri.
Non era mai esistito nessun villaggio sperduto, e tantomeno era mai esistita una fossa con tracce di Bit Power: magia, buffonata, scherzo, cattiveria, atrocità. Questo erano.
Mi guardai attorno, e vidi la landa desolata che aveva tormentato i miei sogni i primi giorni in cui mi ero stabilita nel castello: non vi erano persone, e nemmeno le tombe di quelle che un tempo avevano abitato quel luogo.
Si vedeva ancora qualche maceria, qualche brandello di muro, dell’antico paese che dieci anni prima aveva prosperato da quelle parti: erano residui anneriti, bruciati…
Mi era stato spiegato che il paese era stato distrutto durante la guerra che aveva devastato la Slovenia negli anni ’90: nessun sopravvissuto.
Sospirai, e creai una nuvoletta nebbiosa che per un breve momento mi fece sentire bambina.
Camminai lentamente verso la zona del fantomatico scavo, e la superai: ricordai con un nodo alla gola l’ultimo momento in cui avevo visto i miei amici – ed ancora Kappa era vivo!- liberi.

È colpa tua, non è colpa mia!
No! Io sono te, tu sei me, io sono te, tu sei me!…No, no…

Syrens’ Lake, l’avevo trovato.
Chiamarlo lago mi sembrava veramente eccessivo: stagno paludoso sarebbe stata la denominazione più appropriata.
Il luogo era melmoso, fangoso: un’atmosfera sinistra e opaca lo avvolgeva, e si respirava un pungente odore di menta (sebbene non riuscissi proprio a capire da dove provenisse).
Il perimetro del lago era circondato da erbe selvatiche e fiori striminziti, e qualche betulla cadente toccava la superficie acquea: sentii qualche rana gracidare, ma non ne vidi nessuna.
La poca vita presente era come invisibile.
Mi diressi verso quello specchio d’acqua riluttante, ed intimidita; mi sentivo come un bambino che deve affrontare una prova di coraggio dentro ad un luogo dichiarato infestato: anche se il piccolo afferma di non credere ai fantasmi, le sue ginocchia tremano ed il suo cuore sussulta ad ogni minimo scricchiolio.
Cos’avevo da temere dalle Syrens, pur ammettendo la loro esistenza? Non volevano aiutarmi, nel sogno?
Eppure il loro aspetto non era dei più confortanti, ed ancor meno lo era stata la loro nenia.

Sarah, avvicinati… Non ti faremo nulla, bella bambola…

Urlai, spaventata: ancora quel coro…
Era la realtà.
Mi colpì una crisi di panico, e sentii le mie gambe irrigidirsi: il cuore batteva freneticamente, il cervello si rifiutava di ragionare.
Un singhiozzo apparve all’improvviso dalla mia bocca, accompagnato da una lacrima –di puro ed agghiacciante terrore- e da un suono strozzato: “Siete le Syrens?”

Siamo coloro che cercavi: non ci cercavi?

Inspirai ed espirai a fondo, asciugandomi la lacrima: “Sì.” sussurrai, determinata: “Vi cercavo.”

Vieni, non sei curiosa di sapere?

“Sapere cosa?” Chiesi, cauta, avvicinandomi lentamente all’acqua: temevo quelle creature, e le loro parole di solito erano compagne di sciagure.

Sapere perché Armand ti ha cacciata dal castello.
Non vuoi? Non vuoi?

Conoscevano Armand! Sapevano del suo piano, forse molto di più di quanto non sapessi io.
“Non mi ha cacciata… Mi ha permesso di uscire.”

Povera creatura!
Osa fidarsi!
Sopravvivrà?
Aiutiamola!

Erano comparse alcune Syrens dall’acqua: solo parte della loro testa sporgeva, e tra loro parlavano in modo concitato, pur non perdendo il tono cantilenante e solenne.
Senza badare al pericolo che correvo, mi sporsi verso di loro…
Terribile fu lo spavento, quando una viscida mano azzurrognola mi afferrò il collo: boccheggiai, sgranando gli occhi, ed un momento dopo mi ritrovai con il viso immerso in acqua.
La mano mi lasciò, ed io capii di poter respirare: l’orribile creatura che mi aveva strascinata dentro mi guardava, seria, e dal suo sguardo compresi che non c’era nulla di cui avere paura.
Questo non riuscì a tranquillizzarmi, tuttavia.

Vi è un vampiro che percorre corridoi rossi
Ha gli occhi belli e le mani bianche
Più morto del morto,
più cattivo del Diavolo!

Vive nell’oscurità, circondato da carte amiche
Inganna ed è ingannato
Creatura bestiale che mai seppe
Amare!

Ha trovato l’arma, il bel demonio
Più potente della sua stessa potenza
Sente una stretta al cuore, avvizzito
Il potere che brama dev’essere suo!

Ebbe una sventura, l’essere
Si innamorò, innamorò davvero
E per l’amante commise l’errore
Della guerra sarà promotore!

E gioisce, l’avido mostro
Non gli importa che di se stesso
E del suo giovane amore
Ma chi ama in realtà?

Bionda o mora la creatura?
Quale bambino allattò col suo sangue?
Quale povera anima condannò?
Quale condannerà?

Il bel vampiro conosce
Il cattivo angelo sa
Però non dice
Eppure tanto fa!

Non si cura dei testimoni
Né delle conseguenze
Ed ora osserva l’atto nefando
Ed abbi nuove certezze!

Ti fiderai?

Qual è il male minore?

Ti aiuterà!

Sicura di voler sapere il prezzo?

In un attimo fui nella stanza della prigione trasparente: ero sul ponte, ma nessuno mi notò.
Tutti quanti guardavano i due vampiri che si fronteggiavano…
Zefir…
…Ed Armand.
Li chiamai a gran voce, ma non mi sentirono: nessuno mi sentì.
Zefir mi sembrò intimorito dal suo avversario, e un’espressione di profondo ed inesprimibile spavento si era dipinta sul suo volto: non avevo mai visto un simile terrore.
Armand disse qualcosa, ma io non sentii: parlava piano, e non conoscevo la lingua che stava utilizzando.
Zefir tremò, indietreggiò, disse qualcosa che assomigliava vagamente a “Logan mi ha autorizzato”, poi urlò: tentò la fuga, ma Armand fu più veloce.
Lo raggiunse, lo afferrò, lo spezzò. Letteralmente.
Gli spettatori di quella macabra scena urlarono, spaventati: che avesse intenzione di uccidere anche loro?
No, capii che non era nelle sue intenzioni. Seguii con perplessità i suoi movimenti con lo sguardo, senza emettere un suono: il mio vampiro aveva strappato il cuore di Zefir e ne aveva succhiato il sangue intrappolato all’interno, quel sangue che, dedussi, doveva aver succhiato da me, sua ultima preda.
Quel che rimaneva della vittima di quell’atrocità svanì nel baratro, dove Armand aveva gettato il corpo.
Armand si girò, allora, verso i miei amici, e disse loro qualcosa… Prima che potessi sentire, ero tornata al lago.
Uscii dall’acqua, annaspando e sputando il putridume che poteva essermi entrato in bocca: guardai spaventata la superficie opaca davanti a me, e a tentoni mi rialzai.
Ero fradicia, impaurita e tremante: volevo solo tornare al castello e sapere se ciò che avevo visto era stato reale.
Prima che potessi fare più di qualche passo, sentii un rumore: mi voltai, e vidi una Syren volare fuori dall’acqua con un salto; non osai parlare, né muovermi.
Lei mi venne incontro, camminando goffamente: stava curva su se stessa, così da potermi guardare in volto.

Aspetta! Una cosa non sai!

“Cosa?” Chiesi, atterrita. Quella Syren sembrava diversa dalle altre, più disponibile.

La crudeltà è questione di punti di vista, principessa
Ognuno lotta crudelmente, secondo la sua crudeltà,
per avere ciò che vuole.
Tu non sei forse crudele?

Non capivo dove volesse arrivare, ma annuii. Il suo ragionamento sembrava sensato.

Anche noi Syrens siamo crudeli, caduca rosa!
La bruttezza ci porta a invidiarti
L’invidia a confonderti
La crudeltà a sviarti
Ma sappiamo che tu non sei ciò che sembri
Sei già confusa
E da tempo sviata
E questo ci porta ad aiutarti!

“Ma voi chi siete in realtà?” Domandai, esasperata. Più la guardavo più mi convincevo che fosse la Syren che nel sogno mi aveva portato i bambini.
Forse era assurdo, forse ridicolo, ma… avevo riconosciuto i suoi occhi.

Sorelle di Creature Sacre
Bit Powers le chiamate
La nostra antenata era spietata
E venne cacciata dall’universo celeste
Gettata negli abissi, sulla Terra
Sola e incattivita
Si accoppiò ad un mortale
Che nulla di mortale aveva
Che nulla di umano pensava
Un uomo che uccideva
Impalava le vittime
E del loro sangue si nutriva
E da lui venne fecondata

Generò un vampiro!
Primo della stirpe, forte ed orribile
Egli creò la discendenza
E primo tra tutti come figlio
Il biondo arcangelo che incatenata ti tiene
Il bel neonato crebbe in virtù e cattiveria
Vide la Terra e volle averla
Il suo mondo era abbietto

“Sporco e piccolo, ed i suoi simili vivevano in patimenti continui.” Conclusi, sconvolta: quest’ultima parte della storia mi era nuova, ma alcuni suoi dettagli già li conoscevo.

Questa favola nera già conosci
Principessa, rosa, spina
Le discendenti dirette delle Syrens
Ingenuamente la narrarono
Il biondo arcangelo ti strappò dalla memoria
Il fatale racconto

“Logan mi ha cancellato una parte della memoria? Che intendi? Perché avrebbe dovuto farlo?” Urlai, e dimentica del disgusto la presi per le spalle, per scuoterla.
Gentilmente si scostò, sussurrando lentamente poche parole e scomparendo nel nulla.

Vi è un vampiro che percorre corridoi rossi
Ha gli occhi belli e le mani bianche
Più morto del morto,
più cattivo del Diavolo!

Scappai, e non mi voltai più indietro.
Quel vampiro era Armand? Aveva ucciso Zefir…
Logan non avrebbe dovuto essere il più forte? Era il secondo della stirpe!
Armand eppure era un pericolo, per lui: più cattivo del Diavolo, più morto del morto… Era davvero lui quell’essere?
E quale racconto aveva cancellato dalla mia memoria il mio amante?
Chi erano le discendenti dirette delle Syrens? Le discendenti…
Bit Powers femmine? Che fossero le vampire?
Non ricordavo, dannazione!
Dovevo ragionare, delineare un percorso logico: le discendenti delle Syrens –presumibilmente le vampire (ma esistevano?)-  mi avevano narrato una storia scomoda, che Logan aveva completamente rimosso dalla mia mente.
Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Quali pericoli avrei potuto fargli correre?
Quanto poteva nuocergli una storia? Alla fin fine sarebbero state solo parole, no?
Ed io non me ne facevo poi molto, delle parole.
Di che altro avevano parlato le Syrens? Non riuscivo a ricordare quello che avevano detto.
Secondo loro, però, Armand mi aveva allontanata apposta… No, assurdo.
Perché mandarmi da loro, allora? Da loro che potevano svelarmi il suo piano!
Aveva ucciso Zefir…
E parlato ai prigionieri. Ma cosa aveva detto? Una volta tornata al castello l’avrei chiesto loro.
Già, il castello…
Un pensiero mi attraversò la mente come un lampo, la devastò come un fulmine, rimbombò in essa come un tuono: scappa.
In mezzo alle macerie, correre fino allo sfinimento, trovare rifugio da qualche parte. Semplicemente sparire.
Non aveva senso, però: Logan mi avrebbe ritrovata al calare della notte, e di certo non avrebbe lasciato passare. Avrebbe scoperto che Armand mi aveva lasciata uscire, ed avrebbe svelato ai miei amici il mio tentativo di fuga.
Alto tradimento, in sintesi.

Li tradisci già, sai?
Anche tu.
Lo so.
Allora non giudicarmi.
Sono masochista, mi spiace.

Ero stanca.
I capelli, bagnati, mi colpivano il viso mentre correvo, e le vesti mi intralciavano: il castello troneggiava sulla valle, oscuro padrone.
Mi sedetti, sfatta, all’ombra di un albero dal tronco robusto, tozzo e scuro: mi appoggiai, stringendo le ginocchia al petto e circondandole con le braccia.
Per un momento dimenticai come si respirava: costrinsi i miei polmoni a ricordarsene.
Studiai il paesaggio, ma non trovai nulla che potesse rallegrarmi: il grigio dell’ambiente era pari a quello del mio animo.
Mi sentivo un sasso in un deserto di polvere ed ossa: freddo, levigato sasso.
Il mio corpo era di pietra, i miei occhi erano minerali, le unghie granito, le labbra marmo: un fantoccio ben scolpito.
Guardai lontano: vidi una via, stretta e ciottolosa, dietro il castello: oltre questa una possibile salvezza.
Ma se anche fossi riuscita a salvarmi, quale futuro avrei avuto? Io ero una maschera.
Un’attrice incredibilmente brava a giocare con i mostri, ma tra gli esseri umani null’altro che spettro: la mia ombra –notai- non mi apparteneva.
In una vita passata avevo sentito una canzone, una bella canzone; il saggio cantante intonava giuste parole: “You can be anything you want to be.”
Ah, bella bugia era per me! Che crudele fandonia!
Io non potevo più essere chi volevo… Non mi restava che bruciare fino a quando potevo, fino a quando mi permettevano. Fiamma che danza, e piano si esaurisce.
“Esatto, tu non sei altri che la mia prima ballerina, sul palco della follia di una conquista bramata e che otterrò. Prima attrice che s’infiamma, e si addolcisce, e si scatena, e si commuove: quale gamma di emozioni! Stiamo tutti partecipando della Suprema Idea di Orrore. Al pari della peggiore soap opera televisiva, tradimenti, sesso e oscuri segreti! Tanto dolce quanto meschino questo avvolgersi in lenzuola nere di morte, sotto gli occhi di un perfido e malizioso regista! Oh, ma una parola in più va spesa per il nostro scenografo: ogni lode a costui, infido creatore e dissimulatore! Togliamoci il cappello in segno di reverenza e inchiniamoci di fronte al suo incomparabile ingegno!”
Logan… infine mi aveva trovata.
Il sole era già calato, ed io non me ne ero accorta, data la cupezza della giornata.
Oh, era furioso…! Leggevo la rabbia più cieca nelle sue irridenti parole.
Non mi restava altro da fare, se non aspettare la mia condanna: mi avrebbe perdonata?
Non credevo.
“Logan…” Accennai stentatamente, e senza nemmeno troppa convinzione.
“Zitta!” Sibilò, e notai che aveva gli occhi color rubino: ira demoniaca dipinta in quel colore.
Con un gesto della mano mi fece alzare, e con fili invisibili mi attirò a sé: mi strinse spasmodicamente, con forza, ed insieme svanimmo nel nulla.

Un istante dopo eravamo in camera nostra.
Lui camminava velocemente dallo specchio al letto, non mi guardava e torceva le mani, intrecciate dietro la schiena.
Mi sedetti sul letto, appoggiandomi ad una delle colonne del baldacchino: ero ancora bagnata, ancora infreddolita, ancora scossa, e sentivo i muscoli deboli.
Brividi di freddo mi fecero irrigidire, riportandomi alla realtà.
“Logan…” Ritentai, stancamente.
“Spiegamelo, perché sono davvero curioso.” Esordì improvvisamente il biondo vampiro, fermandosi di fronte a me ed incrociando le braccia al petto.
“Cosa?” Sussurrai, attonita. La mia voce era un rantolo.
“Spiegami cosa ti ha detto per inebetirti, quel falso tradito *!” Inveì, sillabando a denti stretti e rimarcando le ultime due parole.
“Inebetirmi? Mi ha solo dato conforto!” Ribattei, punta sull’orgoglio: odiavo che insultasse me, od odiavo che insultasse lui?
“Sì, il dolce angelo buono protettore degli afflitti! Ti sta usando!” Replicò, e puntò su di me il suo sguardo accusatorio, cercando di disarmarmi.
Non demordevo, tuttavia: “Lui mi capisce! Mi ascolta!”
Rise, sprezzante, e notai che stringeva con forza le proprie braccia, forse per non usarmi violenza.
“Tu non lo conosci. Lui è come tutti gli altri, solo che finge meglio.” Specificò, in un tentativo di rimanere calmo.
“E tu sei il buono, vero? Hai fatto uccidere Kappa! KAPPA! Tu sapevi che…” Urlai, e sentii chiaramente tutta la disperazione e la frustrazione che avevo provato uscire nuovamente, più forti e più acute.
“Ho dovuto farlo!” Mi interruppe prontamente, “Tu hai causato questo!”
“Io?” La mia voce uscì stridula, perplessa. Era il colmo.
“Ti sei ostinata a dire loro di resistere, di tenere in salvo le Creature Sacre… E così facendo hai violato i patti, tradendomi! A quel punto io ti ho ripagata con la medesima moneta, e di questo non puoi biasimarmi. E tutto ciò per ottenere pochi miseri Bit…” Spiegò, con rabbia.
“Cercavo di dar loro speranza e conforto, cosa che, secondo i patti, potevo fare!” Mi difesi, irata.
“Non è facile vivere e aiutarli a vivere, sai? No che non lo sai, tu ti rifiuti di capire.”
“Così accusi me di tradimento, e difendi te medesima? Pazza! Hai permesso a quella bestia di uccidere Zefir – Zefir! Il mio Zefir! – e tu hai quasi ucciso Francisco!” Mi aggredì, avvicinando minaccioso il proprio volto al mio.
“Non chiamarlo bestia! Sei tu la bestia, tu che hai dato il tuo permesso a Zefir, e che permetti che Francisco mi offenda ed ingiuri la memoria del mio amico!” Gridai con tutto il fiato, sfogandomi.
Ero distrutta… e mi sentivo sola.
Perché mi rimproverava? Perché non mi capiva?
Ringhiò, per poi gettarmi distesa sul letto: “L’HO FATTO perché MI HAI TRADITO CON ARMAND!”
Mi sfuggì un gemito di dolore, ma non mi mancò il coraggio di guardarlo in quegli occhi indiavolati: “Tu non c’eri…” Sussurrai, quasi in lacrime.
La mia voce tremò.
E così anche il suo labbro.
Lentamente, trasparenti –e non rosse, come dovrebbero essere in un vampiro nutrito- lacrime si formarono sulla superficie dei suoi occhi, e sempre più inesorabili scesero, seguite dai suoi singhiozzi. Non l’avevo mai visto in quello stato, non l’avevo mai visto piangere. Mai l’avevo visto farlo per me.
Mi alzai piano, e mi issai sul letto, rimanendo in ginocchio; presi il suo viso tra le mani, nonostante i suoi tentativi di nasconderlo ai miei occhi: “Logan, ma che hai?” Chiesi, angosciata.
“Stai piangendo, ma che hai?” Richiesi, e sentii il mio animo venire pervaso da una grande pena.
“Sarah…” Sussurrò, prima di baciarmi con dolcezza.
“Sarah…” Sussurrò, prima di baciarmi con irruenza.
“Sai che sono qui.” Risposi, piano, ricambiando ogni bacio.
Non ci furono per noi dolcezza, amore e delicatezza: non conforto, non delizia.
Ci furono violenza, rabbia, rancore, disperazione ed inquietudine, quella notte.
Prese il sasso che ero e lo spezzò in piccoli pezzi, infinitesimali parti di un’entità divisa.
Un po’ lo amavo, un po’ lo odiavo.
Ma soprattutto, e capii allora di essere impazzita davvero, lo amavo.

Armand si è fatto in quattro per te, e tu lo ripaghi così!
Ma lo amo! Come tu ami lui, io amo Logan!
… Lo so. Purtroppo lo so.

Sei una mortale davvero azzardata, pietruzza preziosa! Amare persino due vampiri è da incoscienti, quasi quanto amarne uno!
Oh, poverina, sappiamo che i tuoi sentimenti sono controversi ma sinceri…
E logicamente ti addolori.
Entrambi i tuoi amanti sono pericolosi ma necessari, nevvero? E tu non sai scegliere…
Un Diavolo od un Diavolo? Non c’è differenza… in superficie.
Scava nel profondo, scopri cosa si cela sotto il sorriso di uno e sotto le lacrime dell’altro!
Oh, ma guarda! Alcuni cadaveri lungo la via!
Se ne stanno lì, ad imputridire al Sole…
Di loro nessuno ti ha parlato: né Logan, né Armand.
L’amore è un sentimento irrazionale, sorge dall’animo e acceca la mente; la fiducia, al contrario, va guadagnata, ed il suo costo è alto.
Non pensi che i tuoi amati vampiri non abbiano ancora pagato abbastanza?
Noi faremmo qualche calcolo, se fossimo in te…

Fine 9° capitolo.


Ringrazio chi è arrivato sino a qui ^^’’

Note
*Falso tradito è una citazione presa da un contrasto di Cecco Angiolieri.
Le lacrime di sangue, al solito, non sono una mia invenzione, bensì sono tratte dai libri di Anne Rice; gli occhi rossi per il mancato nutrimento, al contrario, li ho introdotti io (e non so chi altri possa aver scritto di un simile fenomeno).
Nel finale, le parole di Sarah inerenti alle lacrime di Logan (“Logan, ma che hai? Stai piangendo, ma che hai?”) io le ho immaginate cantate: non cambia nulla, per voi lettori, e di certo nella storia non sono cantate; semplicemente volevo rendervi partecipi di questo fatto.
La morte di Zefir: io, personalmente, ne sono lietissima. Ditemi pure che ne pensate. ^^''
La canzone è Whisper, degli Evanescence.
Cito anche un'altra canzone, nella storia: è "Innuendo", dei Queen; il pezzo citato è : "You can be anything you want to be".
La guerra che cito, guerra che ha distrutto il paesino sloveno dove si trovano, è realmente esistita: il luogo, al contrario, è immaginario, e non credo esista.
Se ho dimenticato di approfondire qualcosa, siete pregati di farlo notare. <3


Rispondo alle recensioni, ora ^^

Lexy90: Grazie mille per la recensione, Lexy, mi fa felice sapere che continui a seguirmi ^^. Per Kei dovrai aspettare ancora un capitolo, mentre per Armand… Se devo essere sincera, è un personaggio misterioso persino per me! Più che altro, è piuttosto ambiguo nei comportamenti. Spero di rivedere una tua recensione! Kissone

Aphrodite: Hi big sister! =) *sorriso lungo un chilometro o poco meno* Le tue recensioni mi entusiasmano sempre, e, in particolare, mi aspetto la tua su questo capitolo! °-° Me l’aspetto per tre motivi: Armand-Syrens-Logan (che finalmente è resuscitato! OòO).
Sono davvero TROPPO curiosa di sapere cosa ne pensi. Io su Armand non dico nulla, voglio vedere che impressione ti fa e quali impressioni ti farà poi.
Per Kei: aspetta e verrai esaudita °-°.
Per l’atmosfera del precedente cap: GRAZIE ç_ç *commossa*.
Aspetto la tua, fatti sentire!
Kissone sister <3

Iria: salve, piccola primate. °-° Allora, ti ringrazio, innanzitutto, per la recensione e, in particolare, per il complimento riferito alla narrazione in prima persona: è molto importante sapere di non annoiare. Poi… Armand: c’è molto da svelare, è un personaggio piuttosto…vario, direi.
Per K, come ho detto, c’è un motivo.
Spero di avere la tua, soprattutto perché tu hai letto solo fino ad un certo punto.
Un bacio, love <3

Padme86: Wow Pad, che super recensione °-°! C’hai visto giusto più o meno in tutto (leggi bene: PIU’ O MENO), ed i tuoi complimenti e le tue opinioni mi fanno comprendere che il capitolo è piaciuto, quindi sono piuttosto contenta ^O^!
Che dirti? Ho ampliato il mistero, in questo capitolo… Divertiti a cercare di capirci qualcosa XD.
Kissone, tua Syb ^^

Malandrina4ever: ma guarda, ti rispondo giusto perché nella recensione hai citato la donna libera. Non so se e quando leggerai, ma… Boh, fatti viva =O=’’. Adios.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti e/o seguiti! J

Traduzione Whisper:

Prendimi mentre cado
Di che sei qua ed è tutto finito ora
Parlando all'atmosfera
Non c'è nessuno qui e cado dentro me stessa
Questa verità mi fa
Diventare pazza
So che posso fermare il dolore
Se lo voglio
Non girarti dall'altra parte
(Non abbandonarti al dolore)
Non cercare di nasconderti
(Anche se stanno urlando il tuo nome)
Non chiudere gli occhi
(Dio sa cosa c'è dietro di essi)
Non spegnere la luce
(Mai dormire mai morire)
Sono spaventata da quello che vedo
Ma comunque so
Che c'è altro che deve venire
Immobilizzata dalla mia paura
E presto
Accecata dalle lacrime
Posso fermare il dolore
Se lo voglio
Ritornello
Angeli caduti ai miei piedi
Voci sussurrate al mio orecchio
Morte prima dei miei occhi
Giace dopo di me ho paura
Mi chiama con un cenno
Devo cedere?
Sulla mia fine devo iniziare
ad abbandonare tutto quello per cui sono caduta
Mi alzo per incontrare la mia fine
Ritornello
   
 
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