Note
dell’autrice: scusatemi ancora una volta, ma l’unico e mio primo amore, la
musica, ha richiesto la mia presenza ad un ritmo così serrato che mi è stato
così impossibile anche solo pensare ad un nuovo capitolo. Anche questo che vado
a postare non mi convince fino in fondo, perché scritto in momenti diversi, in
cui anche l’umore stesso era diverso. Fatemi sapere, mi
raccomando.
ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
BELLIS:
non ti preoccupare per quanto riguarda l’orario. Io stessa, riguardando la data
e l’ora in cui ho postato il capitolo, sto cercando di ricordarmi cosa avevo
ingerito o fumato. Infatti ero tornata da quattro lunghi giorni a Monaco di
Baviera e ricordo che ero distrutta. Grazie per il tuo come sempre ricchissimo
commento. Non so se mi sono divertita di più a descrivere lo spettacolo o la
traiettoria della testa staccata. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei
personaggi, il mio terrore più grande è quello di fare la fine di Basil
Hallward, quello del ritratto di Dorian Gray, ossia di metterci troppo di me
stessa. Questo capitolo è stato un’ardua prova ed ancora sono incerta sul
risultato. Sono contenta che tu non abbia durato molta fatica ad immaginarti le
scene. Grazie per le tue splendide note personali e ti prego di perdonarmi se in
questo periodo non sono stata proprio la più fedele delle commentatrici.
Rimedierò quanto prima.
TENSI:
Sono felice che ti sia piaciuta l’entrata di Brynna. Il personaggio, però non è
mio, ma di Eve Tytus. Già stentavo a crederci anch’io quando ho trovato
quest’informazione su Internet. So che non è molto gentile, ma è così che deve
essere. Spero solo che non metta troppo in ombra Cornelia.
MIRISTAR:
Già, la sorella. Mi mancava un personaggio, te lo dico sinceramente, così l’ho
inserita. Non so se mandarlo alla Disney, perché, su fanfiction.net, ci sono
molte ragazze che stanno scrivendo dei seguiti stupendi, molto più belli di
questo.
Grazie
a tutte per le recensioni
Capitolo
19
Topson
era rimasto sconcertato. Sembrava che i gelidi venti delle regioni scandinave
avessero invaso la sala dove i quattro si trovavano, e tutto a causa del
commento della nuova conoscenza. Si era ormai abituato alla sgarbatezza che,
ogni tanto, Basil mostrava nei confronti del prossimo, ma sapere che al mondo
c’era un altro individuo, oltretutto, cosa ancora peggiore, una donna, con dei
modi così simili era alquanto sconfortante.
Cornelia,
dal canto suo, non si lasciò azzittire:
“Anche
per me è un piacere rivederti dopo tutti questi anni, Brynna. Hai un aspetto
divino.” Disse in tono ironico, lanciando occhiate eloquenti alla chioma
scarmigliata dell’altra.
“Lo
so Blackwood, è dai tempi del college che me lo fai notare. A quanto vedo, però,
tutti i tuoi sforzi per imitarmi non hanno dato frutto. Sei sempre la stessa,
arrogante, ragazzina viziata.” Replicò l’altra seccamente. Prima che l’attrice,
divenuta di tutti i colori per la stizza, potesse risponderle a tono, lei si
rivolse nuovamente al fratello:
“Che
fine ha fatto la tua tesi secondo cui meno gente è a conoscenza delle nostre
azioni meglio è?”
“Ho
avuto i miei buoni motivi per ricredermi.” Le rispose lui senza mai distogliere
lo sguardo dagli occhi di lei.
“Lasciami
indovinare, la tua bella qui ti ha fatto una scenata e tu hai deciso di mettere
tutto a rischio per sistemare le cose. Ci ho visto
giusto?”
Stavolta
Basil, colto sul fatto, dovette abbassare gli occhi. Brynna sospirò sorridendo
prima di continuare:
“Beh,
oramai siete qui quindi non c’è motivo di proseguire questa discussione. I tuoi
amici mi hanno vista Sherri, ora te ne puoi anche andare e lasciarmi chiudere il
Teatro. E’ stata una giornata lunga e sono attesa a casa.”
“No
Brynna, aspetta. Siamo venuti qui anche per un altro motivo.” Intervenne Basil.
La donna, che intanto si era incamminata in direzione del palco, si voltò a
guardarlo incuriosita. Il detective allora proseguì:
“Avevo
bisogno di parlarti dell’altra sera. Non riesco ancora a spiegarmi
come..”
“Taci!”
lo interruppe lei “Non vorrai certo che i muri di questo teatro imparino
qualcosa oltre agli spartiti ed ai copioni, vero? Venite tutti, andiamo in un
luogo più consono a questo tipo di discorsi.” Detto ciò, volse nuovamente le
spalle al terzetto e riprese ad andare verso il palco. Basil, Topson e Cornelia
la seguirono immediatamente.
“Sherri?”
chiese ad un certo punto il dottore a voce bassa e
divertita.
“Diminutivo
di Sherringford Constancius, il mio nome di battesimo, caro Topson. Mi spiace di
non avervelo mai rivelato, ma francamente non mi sembrava molto
importante.”
L’amico
lo guardò sconcertato.
“Non
ti sembrava molto importante?! Questa è proprio bella, condivido una casa con te
da quasi tre anni e non mi hai mai rivelato il tuo nome di
battesimo!”
“Tu
non me l’hai mai chiesto.”
Topson
ammutolì di colpo. Come al solito, Basil riusciva sempre ad averla vinta nei
loro dibattiti.
“E
nessuno ha chiesto a lei di essere così sgarbata, possibile che ce l’abbia
ancora con me dopo tutti questi anni?” borbottò Cornelia.
“Correggimi
se sbaglio, mia cara, ma tu hai aperto bocca per prima e, sempre per prima, hai
commentato il suo aspetto in un modo che non trasmetteva certo amicizia. E’
chiaro che anche tu sei risentita nei suoi confronti e questo potrebbe derivare
dal fatto che, al College, nonostante la parte della protagonista fosse sempre
affidata a te, era lei, come antagonista o personaggio secondario, a far venire
giù il teatro per gli applausi.”
“Mi
ritieni davvero così puerile? E comunque non è vero che faceva venire giù il
teatro: la gente applaudiva solo un po’ più energicamente. Inoltre ti faccio
notare che sono io quella che ha fatto carriera in giro per l’Europa e non
lei.”
“Potreste
rimandare le vostre discussioni da sposini alle quattro mura di Baker Street? La
testa mi fa già abbastanza male senza i vostri
battibecchi.”
La
voce di Brynna, che ancora camminava davanti a loro, li zittì immediatamente.
Dopo qualche metro, comunque, il gruppetto si fermò davanti ad una semplice
porta di legno lucido. Su una targa, affissa al centro di essa, c’era scritto:
“Brynna Basil”. La proprietaria spinse la porta senza molti indugi, lasciando
poi passare i suoi tre ospiti. Si ritrovarono tutti in una modestissima stanza,
poco illuminata, con un tavolo da toilette, munito ovviamente di specchio, un
attaccapanni, un paravento ed un piccolo tavolinetto con delle sedie foderate di
velluto verde scuro. C’era anche una lavagna di media misura ad un lato della
stanza, simile a quella che Topson aveva visto al 221/b solo che, al posto di
stranissime e quanto mai oscure, formule chimiche, a ricoprirla c’erano note e
complicati schemi musicali.
“Prego,
accomodatevi” disse Brynna, accennando alle sedie “scusatemi se sono così
scortese da non offrirvi un thè, ma è un po’ tardi.”
“Ma
si figuri signorina, piuttosto ci scusiamo noi per questa intrusione così
improvvisa. Mi permetta di presentarmi sono..”
“..
il dottor Topson” terminò per lui l’artista, che intanto aveva preso posto
accanto al tavolo da toilette. “Non c’è bisogno che vi presentiate. La vostra
penna vi precede. Sì Sherri, ogni tanto mi diverto anch’io a leggere un po’ di
letteratura romantica.” Concluse, indirizzandosi al fratello che le aveva
lanciato uno sguardo stupito.
“Ti
credevo più un tipo da opere pratiche, non da romanzi.” Le rispose
lui.
“E”
si introdusse Topson “mi permetta di aggiungere che non sono romanzi, ma
racconti della pura e semplice verità.”
“Questo
è vero, ma voi, dottore, riuscite sempre a renderla più straordinaria di quello
che è. Un estraneo penserebbe ad un topo con poteri
magici.”
Topson
si arrese. Del resto cosa poteva aspettarsi dalla sorella del suo socio fin
troppo realista?
“Un’ultima
cosa prima di risponderti Sherri: ti è piaciuta la nuova parola
d’ordine?”
“Come
no? Non mi sono mai divertito di più.” Ribatté il fratello, con la voce piena di
sarcasmo.
“Segno
che ti conosco bene. Facciamola breve, cosa c’è che non ti
quadra?”
“Come
ha fatto a capire in anticipo cosa avrei fatto? Rattigan
intendo.”
La
donna sembrò pensarci un po’ su prima di rispondere, con lo stesso tono
secco:
“Questo
lo dovresti chiedere ad uno psicologo, non a me. Comunque, penso che tu non sia
un tipo poi così imprevedibile.”
“Spiegati”
la incitò lui, con le punte delle dita unite di fronte al volto, per nulla
intimorito dall’atteggiamento della sorella a cui, secondo Cornelia, doveva
ormai essersi abituato.
“Sei
sempre stato una macchina nel tuo lavoro, ragion per cui, hai imparato a non
farti influenzare più di tanto dalle emozioni. Non sarai un asso in questo come
lo è l’umano la cui cantina è la tua dimora, ma sei bravino, questo te lo devo
concedere.” Basil chinò lievemente il capo per ringraziarla scherzosamente.
Brynna, dal canto suo, alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa, prima di
proseguire:
“Il
problema è che lo sa anche Rattigan. Ora, vediamo se riesco a spiegarti il
concetto con una piccola equazione, una di quelle che tanto ti
piacciono.”
Con
questo, si levò dalla sedia e si avvicinò alla lavagna, la girò di cento ottanta
gradi e si mise a scrivere sullo spazio vuoto. Mentre scriveva, Topson la
osservava in ogni suo movimento, ancora incerto se ritenerla piacevole o
decisamente antipatica. Certo era che aveva un particolare senso dell’umorismo,
tendente il più delle volte ad un tagliente sarcasmo. Non sopportava Cornelia,
non era difficile capirlo, anche se il perché gli rimaneva ignoto. Trattava
Basil come un topolino di sei anni, e forse, in alcune occasioni, poteva anche
darle ragione. Lui, invece, era stato trattato con un certa cortesia, se così si
potevano definire i suoi modi nei suoi confronti, ma era anche vero che, a parte
per le sue opere letterarie, le era perfettamente sconosciuto. Era difficile
comprendere il resto. Il nervosismo poteva essere tranquillamente attribuito
all’ora tarda, alla stanchezza, alla giornata di lavoro. Magari, in un altro
momento, l’avrebbe trovata estremamente amichevole e forse
anche…
“No
dottore, non createvi dei castelli in aria, sono esattamente come mi
vedete.”
La
voce di Brynna lo riscosse immediatamente dai suoi pensieri che, si rese conto
con stupore e quasi orrore, erano stati come un libro aperto per
lei.
“Come..?”
provò a chiedere.
“Sarebbe
lunga da spiegare e sono molto stanca.” Replicò lei con un mezzo sorriso, che
però le sparì subito dalla faccia. “Osservate attentamente la lavagna.” Proseguì
lei. I tre ospiti voltarono simultaneamente lo sguardo e videro scritte, bianco
su nero, queste parole:
‘Lavoro:
Rattigan = Emozioni: Blackwood’
“Direi
che più chiaro di così non potrebbe essere.” Commentò
Brynna.
“Ora
capisco meglio il discorso sulle priorità.” Fece Basil e gli sguardi di Cornelia
e Topson gli si puntarono immediatamente addosso. Dopo aver fatto capire, con un
gesto della mano, che ne avrebbero parlato più tardi, proseguì “Io ho scelto
Rattigan automaticamente, perché è
il mio lavoro, mentre ho, diciamo, messo da parte Cornelia, perché la mia
mente è abituata a fare questo, a scansare qualsiasi attaccamento
emotivo.”
“Precisamente
fratellino. D’ora in avanti, a seconda di ciò che sceglierai per la tua vita,
dovrai rivedere la tua categoria di doveri, altrimenti sarà una
catastrofe.”
“Ho
afferrato il concetto.”
“Sicuro?”
“Certo.”
“Bene,
allora vi prego di tornare a casa. Io devo cambiarmi e chiudere il
teatro.”
“No, aspetta, devo chiederti un’ultima
cosa.”
La
ragazza sbuffò vistosamente, ma rivolse comunque la sua attenzione al
fratello.
“Ci
sono nuovi sviluppi?”
Lei
guardò attentamente lui, poi Topson e Cornelia e disse:
“No,
attualmente nulla di particolare, sta ancora versando lacrime sulla ferita alla
coda.”
Basil
sghignazzò.
“A
proposito, non so se ti interessa, ma ho qui una cosa per te.” Continuò Brynna,
dopodiché andò dietro il paravento e ne riemerse con un pacchetto oblungo tra le
mani. Il detective lo prese e cominciò a scartarlo. Quando ne estrasse il
contenuto, Cornelia gridò e Topson impallidì, mentre lui guardò semplicemente il
“regalo” con aria attonita: era il pezzo di coda di Rattigan che aveva tagliato
la sera prima alla Torre.
“L’ho
presa e l’ho fatta imbalsamare. Magari le trovi un posto tra i tuoi trofei,
perché non accanto alla campanella di Lucrezia? (*)”
Il
fratello sembrava ancora sconcertato.
“Io…
non so che dire.”
“Che
ne dici di ‘grazie Brynna, sei la migliore, ma ora ti lascio perché sei stanca’?
Sarebbe assolutamente perfetto.” Rispose lei, andando alla porta ed
aprendola.
“Sì,
hai ragione. Grazie sorellina.” Le disse, baciandola sulle guance ed avviandosi
verso l’uscio.
“E’
stato un piacere conoscerla.” Disse Topson, con la sua caratteristica cortesia,
tentando di farle il baciamano. Lei però, scansò bruscamente la mano e chinò
lievemente il capo, in un elegante cenno di saluto, sebbene molto freddo e senza
sorrisi.
“Sempre
gentile, eh Brynna?” fece Cornelia, seguendo Basil ed il
dottore.
“Ogni
tanto faresti bene a guardare uno specchio Blackwood. Buona serata.” Fu la
risposta, prima che la porta si chiudesse del tutto, con una botta
secca.
“Basil,
hai visto cos’ha fatto?” Quando l’attrice indignata si accorse che la risposta
tardava ad arrivare, si voltò e vide che Basil si era già avviato verso
l’uscita. Insieme a Topson, si affrettò a raggiungerlo. Il resto del tragitto fu
percorso in silenzio, ma, una volta fuori, Cornelia ritornò
all’attacco.
“Non
è cambiata per nulla, vero? Sempre la solita antipatica. In fondo cosa ho
detto?” chiese con tono infastidito.
Ancora
una volta, lui non le rispose, ma continuò a camminare spedito verso
casa.
Cornelia
ora tremava per la rabbia. Si voltò a guardare Topson, che però le rispose con
un’alzata di spalle. Nemmeno lui sapeva cosa era preso al suo amico. Insieme,
cominciarono a seguirlo.
“Cosa
ne pensi Topson? Di Brynna intendo.” Chiese lei ad un certo
punto.
“Non
saprei. L’ho appena conosciuta e devo ancora capire che tipo
è.”
“Ti
assicuro che c’è poco da capire. E’ semplicemente così come l’hai conosciuta.
Sgarbata e antipatica. E’ in collera con il mondo da una vita, i motivi non li
ho mai capiti veramente nemmeno io. Probabilmente rimpiange di essersi trovata
sola alla fine, ma sai che ti dico? Se l’è cercata.”
Il
dottore era allibito. Sapeva che Cornelia era una ragazza parecchio energica e,
spesso, anche impulsiva, ma non si aspettava di trovare tutto questo odio per
qualcun altro in lei (calcolando ovviamente l’eccezione di
Rattigan).
Confuso,
si accorse che, finalmente, erano arrivati a Baker Street.
Una
volta entrati, Basil si voltò a guardare Cornelia, con occhi di
ghiaccio.
“Punto
primo, non posso darle torto se ti ha risposto male. Sai bene di non starle
proprio simpatica e, nonostante lei avesse scelto deliberatamente di ignorarti
per evitare inutili battibecchi, tu hai voluto commentare le sue
azioni.”
Lei
rimase attonita da quell’intervento improvviso, ma cercò comunque di
ribattere:
“Stavo
solo dicendo che..”
“Punto
secondo” la interruppe Basil, “ci tengo a ricordarti che lei è mia sorella e
che, in questi anni, mi è stata vicina come nessun altro avrebbe saputo fare,
sacrificando tutto ciò che aveva di più caro.”
L’allusione
alla fuga di Cornelia era più che lampante, ed infatti lei tentò di
difendersi:
“Sai
benissimo che..”
“Punto
terzo” ancora una volta il detective la interruppe “è da quando sei arrivata che
ti difende e ti protegge, nonostante tutto. Il discorso delle priorità a cui
accennavo prima è quello che lei mi ha fatto ieri sera, quando è corsa in mio
aiuto alla Torre di Londra. Mi ha detto che meritavi di più e che non potevo
continuare a posporti al mio lavoro, se non ti volevo perdere. Inoltre, non so
se te ne sei accorta, ma ieri sera c’era una sentinella qui davanti. Se non
foste riuscite a cavarvela da sole, sarebbe intervenuta un’intera squadra di
alleati.”
Stavolta
Cornelia era rimasta senza parole. Davvero quella donna che sembrava odiarla
oltre ogni limite, si era data tanto da fare per lei?
“Per
concludere” riprese Basil “Sono io il principale responsabile della sua
solitudine. E’ colpa mia se ora sembra odiare il mondo, anche se lei non lo
ammetterà mai ed ora, se volete scusarmi, me ne vado a letto. Ho bisogno di
riflettere.”
Con
queste parole, girò i tacchi e, con il suo macabro trofeo tra le mani, salì le
scale verso camera sua, fino a chiudercisi dentro, sbattendo la
porta.
Nell’atrio,
intanto, regnava il silenzio più assoluto.
Topson,
per l’ennesima volta in quella lunga giornata, era rimasto sconcertato, e ancora
incerto sui fatti. Quasi per trovare una risposta, si voltò verso Cornelia. La
ragazza si stava mordendo un labbro, nell’evidente tentativo di non
piangere.
“Io
non.. potevo sapere..” mormorò.
“Certo
che non potevate!” esclamò la signora Placidia, emergendo dalla cucina da dove,
evidentemente, aveva sentito tutto. “Siete stata lontana per troppi anni.” Il
tono era quasi di rimprovero.
“Ma
io dovevo andarmene!” ribatté lei “C’era il benessere della mia famiglia a
rischio.”
“Lo
sappiamo cara” disse Topson, cercando di confortarla.
“Ma
provate a riflettere per un momento. Se la vostra famiglia era a rischio, quella
del signor Basil in quale condizione doveva essere?”
Ancora
una volta Cornelia non tentò nemmeno di ribattere, spiazzata dalla retorica di
quella domanda.
“Mi
creda” riprese la governante “hanno sofferto tutti in quella famiglia, chi in un
modo, chi nell’altro e, forse, la signorina Brynna è quella che ha subito più di
tutti.”
“In
che senso?” chiese Topson.
“Non
spetta certo a me raccontarlo ma, signorina Blackwood, seguite il mio consiglio:
davanti al signor Basil, evitate discorsi offensivi nei confronti di sua
sorella. Tiene a lei più di quanto possiate immaginare e nutre per lei un
affetto che pare quasi impossibile da parte di un tipo come lui. Da quello che
ho capito, stavolta non si è intromesso nella discussione tra voi due ma, se un
giorno decidesse di farlo, non sarete voi quella che difenderà.” Concluse,
rivolgendo poi lo sguardo alle scale. Poi, con un sospiro, si voltò verso gli
altri due e disse.
“La
cena è pronta.”
FINE
DEL CAPITOLO
Note:
(*) ricordate? Quella che Basil aveva sottratto a Rattigan alla fine del
film.
Santo
cielo, mi sono dovuta frenare, altrimenti il capitolo sarebbe venuto di venti
pagine. Boh, non so cosa pensarne.
Spero
che abbiate gradito
Bebbe5
P.S.
Dedicato a Bellis che mi sopporta così come sono.