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Autore: elipicci    04/07/2010    0 recensioni
Una ragazza assolutamente normale, per pura casualità, o per uno scherzo del destino, incontra i Cullen ed Helia, che si rivelerà il suo amore più grande. Elena ha un passato difficile, e poche aspettative per il futuro. Ma la sua vita può cambiare, deve solo scegliere di essere trasformata e seguire la famiglia di vampiri. Accetterà questa proposta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornata a casa, mi infilai sotto la doccia e mi accorsi di una cosa: se avessi accettato di farmi trasformare, non avrei più sentito il calore dell’acqua e la morbidezza della mia pelle dopo essere stata mezz’ora tra il vapore e l’acqua calda. Non mi sarei più fatta la ceretta, e avrei detto addio agli assorbenti ogni mese. Avrei rinunciato al sapore del cioccolato, del caffè, della bistecca o della pasta. Ma forse ne valeva la pena, perché avrei trovato una famiglia, e non sarei stata più sola. Avrei avuto un’eternità, e non una vita. E poi c’era Helia… 
“Ehila!” una voce squillante mi sorprese mentre sceglievo una maglietta nell’armadio, facendomi sbattere la testa sulla mensola superiore. “Ahi! Ma che…” mi voltai. “Alice! Ma che ci fai qui??” lei sorrise, maliziosa. “C’era la porta del balconcino aperto, e dalla finestra dell’albergo ci metto un attimo…” disse come se fosse scontato. “Oh, ma certo” avevo un’espressione che diceva “vampiri”! Mi infilai la maglietta e mi sedetti accanto a lei. “Carina la tua casa! È molto grande! Hai mai pensato di dare una festa? No, perché se devi dare una festa rivolgiti a me! Sono la regina delle feste, io amo le feste! E poi…” “Si, lo so Alice.” Lei rise, poi, per qualche secondo, il suo sguardo divenne vacuo, completamente assente, poi sorrise di nuovo. “Wow” sussurrò. 
“Devo preoccuparmi?” chiesi. 
“Affatto… vieni con me!” disse trascinandomi verso il balconcino. 
“Ma, Alice! Ho i capelli bagnati, sono struccata e…” 
“Giusto!” mi interruppe. Poi mi trascinò in bagno e prese il phon. Dopo dieci minuti i miei capelli formavano splendidi boccoli ed ero perfettamente truccata. Lei mi trascinò di nuovo verso il balcone, mi prese in braccio e saltò. L’adrenalina era arrivata al mio cervello così velocemente che non riuscii neanche ad urlare. In pochi secondi fummo nella stanza d’albergo. “Meglio di un bunji jumping..” mormorai, ma quando mi voltai, lei non c’era più. “Cavolo” sibilai ancora. 
“Qualche problema?” una voce profonda proveniva dalla parte opposta della stanza. Su un letto a baldacchino, Helia scarabocchiava qualcosa su un quaderno. 
“Ciao” disse. Io arrossii. “Avvicinati, mica mordo”. 
Lo guardai perplessa, e lui si corresse. “Non ho intenzione di farlo, credimi. Non mi piace il sangue umano.” Continuai a guardarlo, sempre più sbigottita. 
“Okay, okay. Ma sul serio, puoi fidarti.” Sospirai, poi mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui.
 “Ti piacciono le bugie?” chiesi. 
“Si… cioè no!! È solo che quando sei davanti a me non ci capisco nulla, e inizio a dire il contrario di ciò che penso.” 
“Wow.. se sicuro di essere un vampiro?” chiesi, stupita.
“No… cioè sì… ma…”
“Ma?”
“Vedi le striature azzurre nei miei occhi?”
“Sì.” Quel discorso mi incuriosiva.
“Edward sostiene che sia la mia parte ancora umana.”
“Che?” Okay, adesso i tutto era davvero assurdo.
“Io ho il potere di rievocare i ricordi dalla mente delle persone, e io stesso vivo nei miei ricordi. Nei ricordi di quando ero umano.”
“Ma non soffri? Insomma, vivendo nel passato…”
“Non ho di meglio da fare. È un mio difetto. Un difetto umano. Edward dice che le striature dei miei occhi simboleggiano anche questo. Ho mille difetti, proprio come uno di voi.”
“Sai, io non penso tu abbia mille difetti. Dimmene uno.” Sì, lo stavo mettendo alla prova.
“Beh, per esempio dico il contrario di quello che penso davanti a qualcuno che mi piace.”
“Io ti piaccio?”
“Molto”. Rimanemmo a guardarci negli occhi per un po’, poi lo sguardo mi cadde sul quaderno che Helia stava scarabocchiando. Su una pagina bianca c’erano dei disegni: un fiore, un pugnale e una candela.
Più in basso, con una calligrafia ordinata, c’era scritto: “Caro diario”. “Scrivi un diario?” chiesi. Lui sorrise. “Sì. Che vampiro strano eh?”
“Strano, ma anche molto dolce. E molto umano.” Fece una smorfia. 
“Cosa hai contro gli umani??” 
“Niente, da quando conosco te, poi, inizio ad apprezzarli sul serio.” 
“E come mai?” Di nuovo. Continuavo a metterlo alla prova.
“Perché voi umani…” si fermò, e senza che potessi rendermene conto posò le sue labbra sulle mie. “Potete fare questo, senza avere l’impulso di mangiare il vostro partner.” 
“È questo quello che vuoi? Vuoi mangiarmi?” 
“No. Voglio solo baciarti di nuovo.” Così ci avvicinammo e ci scambiammo un altro bacio, stavolta più sicuro e prolungato, ma tra i ricordi che aveva rievocato ieri sera c’era anche il non esagerare nel contatto con un vampiro. Così cercai di non lasciarmi andare troppo. Poco dopo fu lui a staccarsi, alzando gli occhi. “Che c’è?” chiesi preoccupata. 
“Alice puoi anche entrare, e porta Emmett con te.”
Alice e suo fratello sbucarono da dietro alla porta. “Lo sapevo!!” urlò. Mi misi una mano sulla fronte e arrossii. “Bene, io torno a casa.” Helia mi tenne per un braccio. 
“Di già?” Annuii. 
“Ti do un passaggio” disse Alice. 
“No, grazie. Vado a piedi.” 
Verso sera qualcuno bussò alla porta del balcone. Aprii, ma invece di trovarmi davanti Alice, come mi aspettavo, vidi il volto sorridente di Helia e una rosa rossa. “Ciao” dissi emozionata “vuoi entrare?” 
Lui scosse la testa. “Non voglio invadere i tuoi spazi” rispose timidamente. 
“Capirai, oggi sono stata praticamente fiondata da Alice in camera sua.” Pensai, ma preferii non parlare. 
“Voglio invitarti a cena. Come due umani.” 
“Sul serio?” 
“Ma certo. Però prima…” si avvicinò e mi bacio. 
Effettivamente uscimmo a cena. Come due umani, come una coppia umana. E senza colpi di scena. Stranamente, anche i giorni seguenti furono molto tranquilli. Poi arrivò il momento di decidere. E io sapevo qual era la cosa migliore da fare.
Ci riunimmo tutti come la volta prima, e mi chiesero cosa volessi fare. “Ho preso la mia decisione” annunciai tutto d’un fiato. Loro non si mossero, e rimasero tutti in silenzio. Squadrai i loro volti uno ad uno: Emmett, Rosalie, Jasper, Esme, Bella e Carlisle erano seduti uno accanto all’altro, e mi guardavano inespressivi. Alice ed Edward sapevano già ciò che avevo deciso, ma comunque non riuscivo a decifrare la loro espressione. Jacob e Reneesme erano tranquilli, anche se quasi non respiravano. E poi, appoggiato allo stipite della porta c’era Helia, che fremeva. Mi soffermai a guardarlo per un po’, poi ripresi a parlare. 
“Non verrò con voi.” Feci in modo di scandire le bene quelle parole, così che potessero capire bene. Li guardai di nuovo, avevano tutti la stessa espressione di poco prima, tranne Helia, che era visibilmente deluso. “State tranquilli, non racconterò a nessuno di voi.” Sorrisi. “Ho già perso due volte ciò a cui tenevo. Prima con la mia famiglia e poi con il professore e sua moglie. Non sono disposta a perdere quel poco che ho di nuovo, anche perché stavolta sarebbe tutto. Ed io non sono ancora pronta a rinunciare all’acqua calda e al vapore, alla ceretta, al cioccolato, al caffè e alla pasta. Non posso.” 
“Non preoccuparti. Va bene così.” Disse Bella notando la mia tristezza. 
“È arrivato il momento di andare.” Aggiunse Carlisle. Uscirono tutti, lasciandomi sola con Helia. 
Lui continuava a guardarmi, ma senza parlare. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai una guancia. “So che fa male. Ma è la scelta migliore. Per entrambi.” Abbassò lo sguardo. Continuai: “Mi dispiace, ma…” mi fermai, non riuscendo a credere a ciò che vedevo. I goccioloni che uscivano dai suoi occhi erano lacrime. Gli accarezzai di nuovo la guancia di marmo, e una di quelle si fermò sul mio dito. La guardai, sorridendo. “Questo è il gesto più umano che potessi fare” dissi. Lui alzò lo sguardo. Lo abbracciai. “Non ti dimenticherò mai” mi disse. Non avevo più parole. Lo baciai, poi di nuovo, e poi ancora, finchè non mi disse le fatidiche parole che non avrei voluto sentire “devo andare”. 
E quello fu il nostro addio.  

Tornata a casa, mi infilai sotto la doccia e mi accorsi di una cosa: se avessi accettato di farmi trasformare, non avrei più sentito il calore dell’acqua e la morbidezza della mia pelle dopo essere stata mezz’ora tra il vapore e l’acqua calda. Non mi sarei più fatta la ceretta, e avrei detto addio agli assorbenti ogni mese. Avrei rinunciato al sapore del cioccolato, del caffè, della bistecca o della pasta. Ma forse ne valeva la pena, perché avrei trovato una famiglia, e non sarei stata più sola. Avrei avuto un’eternità, e non una vita. E poi c’era Helia… 

“Ehila!” una voce squillante mi sorprese mentre sceglievo una maglietta nell’armadio, facendomi sbattere la testa sulla mensola superiore.

“Ahi! Ma che…” mi voltai. “Alice! Ma che ci fai qui??” lei sorrise, maliziosa.

“C’era la porta del balconcino aperto, e dalla finestra dell’albergo ci metto un attimo…” disse come se fosse scontato.

“Oh, ma certo” avevo un’espressione che diceva “vampiri”! Mi infilai la maglietta e mi sedetti accanto a lei.

“Carina la tua casa! È molto grande! Hai mai pensato di dare una festa? No, perché se devi dare una festa rivolgiti a me! Sono la regina delle feste, io amo le feste! E poi…”

“Si, lo so Alice.” Lei rise, poi, per qualche secondo, il suo sguardo divenne vacuo, completamente assente, poi sorrise di nuovo.

“Wow” sussurrò. 

“Devo preoccuparmi?” chiesi. 

“Affatto… vieni con me!” disse trascinandomi verso il balconcino. 

“Ma, Alice! Ho i capelli bagnati, sono struccata e…” 

“Giusto!” mi interruppe. Poi mi trascinò in bagno e prese il phon. Dopo dieci minuti i miei capelli formavano una cascata di splendidi boccoli ed ero perfettamente truccata. Mi trascinò di nuovo verso il balcone, mi prese in braccio e saltò. L’adrenalina era arrivata al mio cervello così velocemente che non riuscii neanche ad urlare. In pochi secondi fummo nella stanza d’albergo. “Meglio di un bunji jumping..” mormorai, ma quando mi voltai, lei non c’era più. “Cavolo” sibilai ancora. 

“Qualche problema?” una voce profonda proveniva dalla parte opposta della stanza. Su un letto a baldacchino, Helia scarabocchiava qualcosa su un quaderno. 

“Ciao” disse. Io arrossii. “Avvicinati, mica mordo”. Lo guardai perplessa, e lui si corresse.

“Non ho intenzione di farlo, credimi. Non mi piace il sangue umano.” Continuai a guardarlo, sempre più sbigottita. 

“Okay, okay. Ma sul serio, puoi fidarti.” Sospirai, poi mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui. 

“Ti piacciono le bugie?” chiesi. 

“Si… cioè no!! È solo che quando sei davanti a me non ci capisco nulla, e inizio a dire il contrario di ciò che penso.” 

“Wow.. se sicuro di essere un vampiro?” chiesi, stupita.

“No… cioè sì… ma…”

“Ma?”

“Vedi le striature azzurre nei miei occhi?”

“Sì.” Quel discorso mi incuriosiva.

“Edward sostiene che sia la mia parte ancora umana.”

“Che?” Okay, adesso i tutto era davvero assurdo.

“Io ho il potere di rievocare i ricordi dalla mente delle persone, e io stesso vivo nei miei ricordi. Nei ricordi di quando ero umano.”

“Ma non soffri? Insomma, vivendo nel passato…”

“Non ho di meglio da fare. È un mio difetto. Un difetto umano. Edward dice che le striature dei miei occhi simboleggiano anche questo. Ho mille difetti, proprio come uno di voi.”

“Sai, io non penso tu abbia mille difetti. Dimmene uno.” Sì, lo stavo mettendo alla prova.

“Beh, per esempio dico il contrario di quello che penso davanti a qualcuno che mi piace.”

“Io ti piaccio?”

“Molto”. Rimanemmo a guardarci negli occhi per un po’, poi lo sguardo mi cadde sul quaderno che Helia stava scarabocchiando. Su una pagina bianca c’erano dei disegni: un fiore, un pugnale e una candela.Più in basso, con una calligrafia ordinata, c’era scritto: “Caro diario”.

“Scrivi un diario?” chiesi. Lui sorrise.

“Sì. Che vampiro strano eh?”

“Strano, ma anche molto dolce. E molto umano.” Fece una smorfia.

 “Cosa hai contro gli umani??” 

“Niente, da quando conosco te, poi, inizio ad apprezzarli sul serio.” 

“E come mai?” Di nuovo. Continuavo a metterlo alla prova

.“Perché voi umani…” si fermò, e senza che potessi rendermene conto posò le sue labbra sulle mie. “Potete fare questo, senza avere l’impulso di mangiare il vostro partner.” 

“È questo quello che vuoi? Vuoi mangiarmi?” 

“No. Voglio solo baciarti di nuovo.” Così ci avvicinammo e ci scambiammo un altro bacio, stavolta più sicuro e prolungato, ma tra i ricordi che aveva rievocato ieri sera c’era anche il non esagerare nel contatto con un vampiro. Così cercai di non lasciarmi andare troppo. Poco dopo fu lui a staccarsi, alzando gli occhi. “Che c’è?” chiesi preoccupata. 

“Alice puoi anche entrare, e porta Emmett con te.” Alice e suo fratello sbucarono da dietro alla porta.

“Lo sapevo!!” urlò. Mi misi una mano sulla fronte e arrossii.

“Bene, io torno a casa.” Helia mi tenne per un braccio. 

“Di già?”

Annuii. 

“Ti do un passaggio” disse Alice. 

“No, grazie. Vado a piedi.” 


Verso sera qualcuno bussò alla porta del balcone. Aprii, ma invece di trovarmi davanti Alice, come mi aspettavo, vidi il volto sorridente di Helia e una rosa rossa. “Ciao” dissi emozionata “vuoi entrare?” 

Lui scosse la testa. “Non voglio invadere i tuoi spazi” rispose timidamente. 

Capirai, oggi sono stata praticamente fiondata da Alice in camera sua.” Pensai, ma preferii non parlare. 

“Voglio invitarti a cena. Come due umani.” 

“Sul serio?”

 “Ma certo. Però prima…” si avvicinò e mi baciò. 

Effettivamente uscimmo a cena. Come due umani, come una coppia umana. E senza colpi di scena. Stranamente, anche i giorni seguenti furono molto tranquilli. Poi arrivò il momento di decidere. E io sapevo qual era la cosa migliore da fare.Ci riunimmo tutti come la volta prima, e mi chiesero cosa volessi fare. “Ho preso la mia decisione” annunciai tutto d’un fiato. Loro non si mossero, e rimasero tutti in silenzio. Squadrai i loro volti uno ad uno: Emmett, Rosalie, Jasper, Esme, Bella e Carlisle erano seduti uno accanto all’altro, e mi guardavano inespressivi. Alice ed Edward sapevano già ciò che avevo deciso, ma comunque non riuscivo a decifrare la loro espressione. Jacob e Reneesme erano tranquilli, anche se quasi non respiravano. E poi, appoggiato allo stipite della porta c’era Helia, che fremeva. Mi soffermai a guardarlo per un po’, poi ripresi a parlare. “Non verrò con voi.” Feci in modo di scandire le bene quelle parole, così che potessero capire bene. Li guardai di nuovo, avevano tutti la stessa espressione di poco prima, tranne Helia, che era visibilmente deluso. “State tranquilli, non racconterò a nessuno di voi.” Sorrisi. “Ho già perso due volte ciò a cui tenevo. Prima con la mia famiglia e poi con il professore e sua moglie. Non sono disposta a perdere quel poco che ho di nuovo, anche perché stavolta sarebbe tutto. Ed io non sono ancora pronta a rinunciare all’acqua calda e al vapore, alla ceretta, al cioccolato, al caffè e alla pasta. Non posso.” 

“Non preoccuparti. Va bene così.” Disse Bella notando la mia tristezza. 

“È arrivato il momento di andare.” Aggiunse Carlisle. Uscirono tutti, lasciandomi sola con Helia. 

Lui continuava a guardarmi, ma senza parlare. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai una guancia. “So che fa male. Ma è la scelta migliore. Per entrambi.” Abbassò lo sguardo. Continuai: “Mi dispiace, ma…” mi fermai, non riuscendo a credere a ciò che vedevo. I goccioloni che uscivano dai suoi occhi erano lacrime. Gli accarezzai di nuovo la guancia di marmo, e una di quelle si fermò sul mio dito. La guardai, sorridendo. “Questo è il gesto più umano che potessi fare” dissi. Lui alzò lo sguardo. Lo abbracciai.

“Non ti dimenticherò mai” mi disse. Non avevo più parole. Lo baciai, poi di nuovo, e poi ancora, finchè non mi disse le fatidiche parole che non avrei voluto sentire “devo andare”. E quello fu il nostro addio.  

  
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