CHAPTER I:
Photograph
“Quante volte sei
passata?
Quante volte
passerai?
Ed ogni volta è
sempre
un colpo all’anima
All’anima”
- Un colpo
all’anima, Ligabue -
L’aula era silenziosa, non volava neanche una mosca, e nonostante fossero i primi di settembre gli studenti erano infreddoliti: l’aula era nei sotterranei, i posti più freddi dell’intera scuola.
Severus Piton si aggirava tra i banchi, bene
attento che nessuno copiasse, buttando qua e là un’occhiata ai compiti e
sorridendo malignamente se qualcuno scriveva qualcosa di palesemente sbagliato.
La scuola era iniziata solo da una settimana, ma questo non gli aveva impedito
di fare già un compito a sorpresa sulla Bevanda della Pace.
Harry Potter era concentrato, non distoglieva lo
sguardo dalla pergamena, faceva per scrivere qualcosa ma subito si bloccava,
poi sospirava e tornava a pensare a cosa scrivere. Accanto a lui Ronald Weasley
si teneva disperato la testa tra le mani, gli occhi chiusi, la fronte
aggrottata come se sperasse che così facendo potesse riceve un’illuminazione
divina. Lanciò un’occhiata rapida ai compiti dei due e fece fatica a trattenere
un sorriso soddisfatto: quei due compiti erano dei veri e propri disastri.
Hermione Granger, invece, stava rileggendo le due pergamene piene della sua
scrittura piccola ed ordinata, gli occhi che si muovevano velocemente.
L’insegnante diede una rapida occhiata: quella ragazza era maledettamente
brava, portata per qualsiasi materia.
Si allontanò dalla ragazza ed arrivò alle spalle di Neville Paciock:
inutile dirlo, il suo compito era un vero disastro.
Suonò la campana, sentì un rapido scribacchiare e
in meno di un secondo con un incantesimo di appello raccolse tutti i compiti,
infischiandosene se qualcuno stava ancora scrivendo, che caddero leggeri sulla
cattedra.
Ron emise un gemito e si lasciò cadere sul banco,
dando leggere testate al legno, Hermione ripose ordinatamente tutte le sue
cose, Harry sbuffò e si lasciò cadere sulla sua sedia.
“Non è giusto.” Si lamentò Harry sottovoce con Ron
ed Hermione guardando con odio Piton.
“Ha detto qualcosa, signor Potter?” Gli chiese
Piton girandosi lentamente verso di lui.
Harry lo guardò con odio, lanciando fulmini con gli
occhi.
“Allora?” Piton incrociò le braccia al petto e non
poté fare a meno di guardarlo negli occhi, sentendo quella familiare stretta
allo stomaco che sempre sentiva.
“Ho detto che non è giusto.” Rispose, alzandosi.
Ron lo guardò basito, Hermione si morse il labbro
inferiore e lo maledisse.
“Non trova che rispettare le regole sia una cosa
giusta?” Gli chiese.
Alle sue spalle i Serpeverde ridevano divertiti,
godendosi il loro passatempo preferito: Piton che prendeva in giro Harry.
“Non trovo giusto che non ci abbia dato il tempo di
finire!” Esclamò.
“Potter, se non sai concludere un compito nel tempo
prestabilito non è certo colpa mia.” Gli diede le spalle. “L’unico che ha colpe
sei tu.” Sibilò andando alla cattedra. Prese le pergamene ed afferrò il compito
di Harry. “Allora, vediamo cosa ha scritto.” Sorrise divertito. “ < La
Bevanda della Pace, bevanda che come dice il nome porta la Pace in chi la beve…
> che bell’inizio, Potter: molto…poetico.” Sottolineò l’ultima parola in
modo sarcastico. “ < Se si sbagliano dosi si può provocare nel bevitore un
atteggiamento di troppo tranquillità…>. La tua stupidità mi stupisce sempre,
Potter: è così difficile ricordare che questa pozione può provocare un sonno
pesante e qualche volta irreversibile?”
Draco Malfoy scoppiò a ridere ed Harry si voltò
verso di lui, poi tornò a guardare Piton, i pugni serrati.
“ < E’ una pozione molto complicata, gli
ingredienti devono essere aggiunti al momento giusto. >” Smise di leggere a
voce alta, poi i suoi occhi si illuminarono. “< Bisogna aggiungere la luna
in polvere, lasciar bollire per sei minuti, aggiungere cinque gocce di sciroppo
di elleboro e mescolare tre volte in senso antiorario. >” Sorrise, godendo
del fatto che il ragazzo non capisse cos’aveva sbagliato.
Nessuno in classe rise, sì senti solo Hermione che
sbuffava, conscia dell’errore imperdonabile di Harry.
“Se vuoi uccidere qualcuno, basta che segui ciò che
hai scritto.” Buttò il compito sulla cattedra. “Bisogna aggiungere la pietra di
luna in polvere, mescolare tre volte in senso antiorario, lasciar bollire per
sette minuti e poi, solo infine, aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro!”
Harry strinse i pugni, sempre più arrabbiato.
“Mi chiedo come fai ad essere così incapace.”
Scosse il capo e si sedette alla cattedra. “5 punti in meno a Grifondoro per la
tua inettitudine.”
Harry senti il suo intestino aggrovigliarsi e l’odio
per l’uomo aumentare: possibile che fosse così malvagio nei suoi confronti?
Eppure faceva parte dell’Ordine della Fenice, doveva pur contare qualcosa.
Ron lo riscosse dai suoi pensieri passandogli la
borsa, Hermione li aspettava e stringeva il manico della sua borsa, guardandoli
preoccupati.
Harry afferrò la sua borsa, la mise in spalla e i
tre uscirono dall’aula, accompagnati dalle risa dei Serpeverde rimasti.
“Ci si vede, genio.” Lo stuzzicò Malfoy.
Harry fece per ribattere, ma Hermione lo afferrò per
un braccio e lo trascinò lungo il corridoio. Arrivati a distanza di sicurezza,
Hermione gli lasciò il braccio.
“Non è giusto.” Borbottò Harry massaggiandosi.
“Se non ti trascinavo via avresti ribattuto, Malfoy
avrebbe detto qualcos’altro, tu anche…e avreste finito col duellare sotto gli
occhi di Piton!” Roteò gli occhi al cielo esasperata, camminando rapidamente.
“Ma non è giusto lo stesso!” Esclamò il ragazzo.
“Miseriaccia, ci odia proprio.” Sospirò Ron.
“Non ci odia!” Hermione era sempre più esasperata.
“Hermione, stai bene?” Le chiese Ron guardandola
come se stesse straparlando.
“Sì, Ronald, sto bene! E’ un insegnante…”
“Un insegnante che stravede per i Serpeverde, odia
i Grifondoro ed in particolare me perché odiava mio padre e Sirius!” Esclamò
Harry allargando le braccia. “E non dire che non li odiava!” La ammonì vedendo
che stava per ribattere.
Hermione fece per dire qualcosa, ma poi sospirò e
lasciò perdere: nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
“Miseriaccia se era difficile quel compito.” Si lamentò
Ron.
“Se tu…”
“Non osare dire < se tu avessi studiato! >”.
La interruppe Ron.
Per la seconda volta la ragazza fece per dire
qualcosa, sospirò e lasciò perdere: quando quei due si mettevano in testa una
cosa era impossibile fargli cambiare idea.
“Scommetto che suo figlio ha tutte < E > ”
Borbottò Ron.
“Suo figlio è un caposcuola. E non per rovinarti la
festa, ma ha tutte E, anche in Aritmanzia ed Antiche Rune, Ronald.” Gli ricordò
Hermione.
“Chissà perché.” Harry fece una smorfia sarcastica.
“E’ figlio di un professore, ovvio che gli diano il massimo dei voti!”
“E secondo te la McGranitt gli darebbe una < E
> solo perché è figlio di Piton?!” Hermione spalancò gli occhi incredula.
Harry fece
spallucce.
“E’ il figlio di Piton.” Disse semplicemente Ron.
“Appunto! Lei e Piton sono in competizione da
sempre, si sa: la coppa delle Case, la coppa di Quidditch, Grifondoro contro
Serpeverde…queste cose ti dicono niente, RONALD?” Sottolineò con enfasi il nome
dell’amico.
Harry e Ron si scambiarono un’occhiata stupita, poi
si ricordarono della rivalità fra i due insegnanti e subito si sentirono
meglio.
“Magari è anche più dura proprio perché è suo
figlio.” Suggerì Ron con un sorriso.
“Oddio, Ronald, quando crescerai?” Si domandò
esasperata Hermione.
“Il 1 marzo di ogni anno.” Rispose facendo
spallucce.
Harry ed Hermione scoppiarono a ridere, scuotendo
il capo, piangendo dalle risate, poi i due ragazzi si misero a parlare di
Quidditch, mentre lei si perse ben presto nei suoi pensieri.
Camminava distrattamente, senza prestare troppa
attenzione a dove stava andando, così andò a scontrarsi con un ragazzo dai
capelli lunghi poco più sopra le spalle, lisci e neri come la pece con alcuni
riflessi rosso scuro, occhi verde smeraldo, lineamenti eleganti, alto e di
bell’aspetto nella sua divisa con i colori di Serpeverde [ Per farvi
capire, se dovessi scegliere un attore per interpretare Alistair…bhè
quell’attore sarebbe Ben Barnes *-* Fine digressione u.u ]. Il
ragazzo subito l’afferrò e le impedì di cadere a terra, per poi cercare il suo
sguardo.
“Ti sei fatta male?” Chiese preoccupato Alistair Piton con la sua voce calda.
“N-no.” Balbettò imbarazzata Hermione sistemandosi
i capelli dietro l’orecchio.
“Sicura?” La esaminò velocemente.
“S-sì.” Accennò un sorriso imbarazzato.
Alistair sorrise, fece un passo indietro e sistemò
la borsa sulla spalla.
“Scusa, dovevo stare più attento.” Passò una mano
tra i capelli e fece spallucce.
Hermione fece per dire qualcosa, ma la sua voce
venne sovrastata da quella di Harry.
“Già, dovresti proprio.” Ringhiò facendo un passo
verso il ragazzo.
Alistair guardò stupito Harry e Ron, come se si
accorgesse solo in quel momento della presenza dei due, scosse il capo e la sua
espressione tranquilla venne sostituita da una di sfida.
“Potter. Weasley.” Li salutò gelidamente.
“Guarda dove metti i piedi.” Fece Ron,
avvicinandosi al Serpeverde.
“Weasley, modera i toni.” Ribattè, avvicinandosi
anche lui.
“Harry, Ron!” Hermione li chiamò. “Non è successo
nulla, è stata colpa mia, non stavo guardando dove andavo.”
“Non è colpa tua, Herm.” Intervenne prontamente
Harry: ogni scusa era buona per litigare con i Serpeverde, in particolar modo
se il Serpeverde in questione era il figlio di Piton. “Chiedile immediatamente
scusa.” Gli ordinò.
Alistair sorrise malignamente.
“Potter, devo ricordarti chi sono?” Picchiettò il
medio contro lo stemma recante la “C” di Caposcuola.
“Un Serpeverde schifoso?”
“Risposta sbagliata, bambino.” Piegò la testa e lo
guardò di sbieco. “Quanti punti ti posso togliere?”
“Brutto…” Iniziò Ron, avvicinandosi ancora.
“Oh oh oh!” Alistair fece un passo indietro e
mostrò i palmi delle mani: era proprio facile stuzzicare quei due. “Volete
proprio farvi togliere punti!”
“Ron! Harry!”
Intervenne Hermione.
I tre ragazzi si voltarono verso di lei e la
guardarono.
“Andiamo a mangiare.” Disse con fermezza, assumendo
il tono da prefetto che usava per risolvere le discussioni e non ammetteva
repliche.
Ron serrò la mascella, Harry ed Alistair si
scambiarono uno sguardo di fuoco.
“Ron, per favore.” Sussurrò Hermione.
Ron annuì e sospinto dall’amica si incamminò,
mentre Harry restò immobile.
“Non te ne vai anche tu?” Chiese Alistair
incrociando le braccia al petto.
“Dai, Harry, andiamo prima che finiscano tutto in
Sala Grande.” Lo incitò Ron.
Harry rimase fermo ancora qualche istante, annuì e
si avviò verso gli amici. Alistair rimase immobile ad osservare i tre
andarsene, seguendo con lo sguardo Hermione. Quando i tre ebbero svoltato
l’angolo, il ragazzo sospirò e si rilassò: non gli piaceva prendere in giro le
persone, ma non poteva certo essere simpatico e amorevole con i Grifondoro,
specialmente con Harry Potter e Ron Weasley! Doveva prenderli in giro, era un
suo dovere di Serpeverde! Certo, con la Granger era tutta un’altra cosa, ma lei
era una ragazza.
“Stupido!” Disse tra sé e sé. “Ovvio che è una
ragazza!” Si diede una pacca sulla fronte e si incammino per il corridoio da
cui era arrivato il trio.
Quei tre erano inseparabili: possibile che
andassero in giro sempre insieme? Le uniche volte che aveva visto Hermione da
sola erano le volte in cui si avviava per andare ad Antiche Rune o Aritmanzia!
“Sei uno stupido, Alistair Piton!” Si disse di
nuovo.
Arrivò davanti ad una porta e si fermò, sollevo il
pugno e bussò, per poi entrare subito senza attendere risposta. Suo padre era
di spalle, di fronte alla libreria e tra le mani stringeva un volume che subito
chiuse.
“Ciao papà.” Lo salutò Alistair, evocando una
poltrona.
Severus si voltò leggermente verso il figlio,
strinse il volume e lo ripose nella libreria, poi si girò e lo guardò.
“Ciao Alistair.” Disse compostamente. “Non c’era
bisogno che tu evocassi una poltrona, c’è già da sedersi.”
“Quelle sedie non sono tanto comode. E lo sai che
non mi piace che mi chiami così.” Roteò gli occhi al cielo, appoggiò la borsa
accanto alla poltrona e si lasciò cadere su di essa.
“E come dovrei chiamarti?” Si avvicinò alla
scrivania ed iniziò a sistemare le pergamene.
“Al? Ali?” Fece spallucce. “Non lo so, usa un po’
di fantasia!”
Severus lo guardò e non riuscì più a trattenere il
sorriso: aveva i capelli scompigliati, gli occhi verdi che lo scrutavano
attentamente e si stava mordicchiando il labbro inferiore.
“Ti chiami Alistair ed io ti chiamo Alistair. E’
così difficile da capire?” Inarcò un sopracciglio, divertito.
“Che palle.” Borbottò il ragazzo. “Dai, è così…boh,
cavolo, sembra il nome di un vecchio pazzo.”
“Allora, come è andata la mattina?” Chiese
sistemando le ultime due pergamene e cambiando totalmente discorso.
“Normale. Trasfigurazione per due ore e le altre
due Incantesimi.” Fece spallucce.
“Che avete fatto a Trasfigurazione?”
“Niente di speciale.”
Severus lo osservò, iniziando ad infastidirsi per
il suo atteggiamento.
“Minerva McGranitt che non vi fa fare nulla di
speciale per un’ora?” Incrociò le braccia al petto ed inarcò un sopracciglio.
”No.”
“E allora che avete fatto?” Inspirò profondamente,
iniziando a perdere la pazienza.
“Trasfigurazione.” Prese la cravatta, l’allentò un
po’ ed iniziò a giocare con la sua punta, osservandola come se fosse la cosa
più interessante dell’intero mondo.
“Alistair Piton, smettila di fare il bambino.”
Ordinò con tono glaciale.
Alistair guardò il padre negli occhi, sbuffò e
smise di giocare con la sua cravatta, sprofondando ancor di più nella poltrona.
L’uomo lo guardò e sentì una stretta familiare allo
stomaco: stava reagendo esattamente come reagiva la sua Lily. Sorrise
intenerito.
“Che c’è?” Chiese Alistair nervosamente.
“Niente.” Scosse il capo e cercò di riacquistare il
suo solito contegno, ma i ricordi erano difficili da scacciare.
“Sicuro?” Insistette.
Severus rimase in silenzio.
“Mi ricordi tua madre.” Disse dopo qualche minuto.
“Faceva la stessa cosa quando discutevamo. Per averla vinta faceva proprio come
te.” Sorrise divertito dal ricordo.
Alistair guardò il padre, stupito: non parlava mai
di sua madre. Il ragazzo sorrise, orgoglioso, poi fece spallucce e si alzò.
Severus lo guardò: aveva la cravatta larga, il colletto della camicia in
disordine, il maglioncino stropicciato e i pantaloni bassi.
“Sistemati la divisa.”
“Anche io ti voglio bene, papà.” Sorrise
sarcastico, sistemandosi.
Piton lo guardò negli occhi, verdi come quelli di
Lily, e sentì una fitta al cuore. Sospirò e, dando le spalle al figlio, tornò
alla scrivania dove prese una pergamena ed iniziò a leggerla.
Alistair osservò suo padre e capì che non avrebbero
più parlato. Con un rapido movimento della bacchetta fece sparire la poltrona,
poi prese la sua borsa.
“Papà, io vado a mangiare.”
Severus annuì, il ragazzo fece spallucce, gli diede
le spalle ed uscì dalla stanza. Ascoltò i passi del figlio allontanarsi lungo
il corridoio, aspettò qualche minuto e poi si alzò. Andò alla libreria alle sue
spalle, prese il volume che aveva riposto velocemente ed osservandolo
intensamente andò a sedersi. Lo aprì, prese una foto, lo appoggiò e si prese il
viso con una mano, mentre nell’altra stringeva la foto di una Lily Evans
sorridente.
Questa per me è una cosa nuova, non ho mai scritto una FF su Harry Potter e mai mi sarei sognata di scriverla, devo solo ringraziare le FF che ho trovato su questo sito e che mi hanno ispirata J Un grazie di cuore! Di conseguenza, vi chiedo di avere pietà ;)
Ed ora vorrei ringraziare:
-
ZetaSev: lo so, Lily ha fatto
tanto per Harry, ma pensava che con Alistair da crescere Sev (ammmooore mio
*___* ) avrebbe lasciato i Mangiamorte;
-
Mandy Romance: bhè, grazie mille J Cerco solo di portare su “carta” ciò che passa per la mia mente
bacata :P
-
_Rory _ : son contenta ti sia
piaciuto il primo capitolo *_*
-
Lil Romantic Girl: un incontro
l’hai avuto…e come ben puoi vedere non sanno proprio che sono fratelli ;)
Inoltre un grazie a tuttie quellie
che mi seguono J
Ely