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Autore: Usagi Kou    09/07/2010    37 recensioni
“E dai, piantala! Da quello che hai detto ieri solamente tu, lui e forse Carlisle non si sono realmente resi conto dei tuoi sentimenti” sbuffò lei “Tu perché eri in piena crisi mistica, Ed perché è un coglione e Carlisle, beh, per il semplice fatto che tu sei la sua preziosa bambina”. […] “E comunque sia, Bellina, non aspettarti vita facile con Eddy. Ti sei scelto uno tanto bello quanto pieno di psicologiche turbe”
“Non hai visto che hai fatto a Carlisle, all’arrivo di Eleazar? L’hai pugnalato, Isabella: hai preferito credere subito che fosse lui il bugiardo, il cattivo, piuttosto che fidarti del suo affetto!”
“Abbi il fegato di dirlo, Isabella. Abbi il fegato, per una volta in vita tua, di esprimere il tuo cazzo di punto di vista!” mi urlò contro Rose, acquattandosi leggermente.
“… Una parte di me prova gusto, nell’uccidere. Gode della sofferenza altrui. Ama essere vampira. E io l’ho rifiutato per paura! E allora vi ho osservato, e lì ho capito cosa vedesse Aro di minaccioso in voi! Ma… ma… Ma io non tollero di essere un mostro come tutti voi, siate Volturi, Denali o Cullen!”
“Sono una codarda, Rose”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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bella's vampire 29

Eleazar’s story.

 Edward’s pov.

Seduto su un semplice divanetto attendeva, mostrando una falsa pazienza che però veniva tradita dal contrarsi della mascella, mentre i suoi occhi perlustravano la stanza. Quella vecchia stanza che pensava (sperava) di essersi lasciato definitivamente alle spalle, adesso lo imprigionava di nuovo…
Doveva aspettare. Solo questo.
Non poteva fare altro.
Era ben consapevole che quel ritardo non era casuale.
Chi l’aveva chiamato amava le torture, quelle psicologiche in particolare; spingere al limite i propri avversari, farli impazzire per averli in pugno, era un gioco tanto interessante quanto sadico.
Lo sapeva bene. Troppi anni aveva passato lì dentro. Troppi anni a seguire delle regole di uno stupido gioco a cui aveva partecipato per noia. Troppi anni nella sciocca convinzione di aver fatto del bene perseguitando “i criminali”. Troppi anni… troppo tempo… troppi ricordi.
Eleazar chiuse gli occhi, esausto, portandosi le mani alle tempie. Con un sospiro a metà tra un ringhio di frustrazione e un gemito di sconforto li riaprì, passandosi nervoso una mano tra la chioma nera.
Il suo sguardo, inevitabilmente, si posò su quella che per secoli aveva considerato la sua camera.
Le pareti erano in mattoni, conformi al resto della struttura, spoglie, prive di qualsiasi oggetto che potesse esprimere la sua personalità.
Un armadio di legno scuro, una libreria vuota, un divano, un tavolino, una porta che conduceva a un modesto bagno; l’arredamento era semplice, anonimo, pratico. Privo di vita.
Quel pensiero lo fece rabbrividire, e con un ulteriore sospiro sprofondò ancora di più nel divano, serrando nuovamente le palpebre e lasciando andare la testa all’indietro.
Aveva veramente creduto di essersi lasciato quell’inferno alle spalle. Invece, ci era ricascato.
Non trovò la forza di riaprire gli occhi. Odiava ogni singola particella che componeva quella camera, ogni singolo acaro che danzava nella luce della lampada. Quella che pensava gli avesse fornito una casa molti secoli fa si era rivelata una prigione.
Incapace di stare fermo tornò a posare i gomiti contro le ginocchia, per poi giungere le mani in preghiera e posare la fronte su esse.

Perché sono tornato?, si domandò ancora una volta.
Perché non sei capace di opporti a coloro che furono [sono] i tuoi superiori.
Vero. Quando avevo ricevuto quella chiamata non ero riuscito a rifiutare.
Sei un debole, Eleazar. Sei tornato qui dopo tutte le tue belle parole. Sei tornato come un cane a strisciare ai piedi del padrone. E come ti starà bene, sarai cacciato.
Era vero. Era tornano a testa china, senza protestare, senza opporsi. Non aveva saputo dire di no.
Era stato un debole.
Il suo pensiero volò lontano, in un altro continente, l’unico luogo a lui caro.
A casa sua. Dalla sua famiglia.
Gli mancavano, tutti, terribilmente. Le sue figlie esuberanti, i due figli scalmanati, e la sua piccola, testarda Carmen.
Riaprì gli occhi e fissò la valigia che si era portato con sé, lo sguardo vacuo.

Scappa, gli suggerì la coscienza, Non è il tuo posto. Torna da loro.
Ma non riuscì a farlo. Da ipocrita mascherò questa sua scelta dietro a un motivo nobile, coraggioso: il timore che il suo rifiuto avrebbe messo in pericolo i suoi cari.
Ma non era solo questo il motivo per cui rimaneva inchiodato lì; era, più probabilmente, il suo lato militaresco, il fatto di essere stato il Grande Generale di Volterra, a tenerlo inchiodato su quel divanetto. Doveva obbedire agli ordini. Punto.
“Mi faccio schifo” sputò contro sé stesso, disgustato.
Si alzò sconvolto, disperato, prigioniero, alla disperata ricerca di qualcosa che potesse distrarlo da quel senso di oppressione che quel luogo gli trasmetteva; iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro, indietro e avanti, le mani dietro la schiena, curvo verso il pavimento.
Si voltò infine verso il letto e andò ad aprire la valigia, estraendone un libro che si era portato per il viaggio, in un vano tentativo di placare l’animo.
Si immerse nella lettura de “
La metamorfosi” di Kafka, alla ricerca di pace. Ma le lettere gli danzavano dinnanzi agli occhi senza assumere un significato preciso, confondendolo, disturbandolo.
Lanciò il libro sul letto con un ringhio. Fece due passi e tornò a sedersi sul divano.
Doveva soltanto aspettare.
E aspettò, mentre le pareti gli si stringevano attorno, soffocandolo, imprigionandolo…
E alla fine, dopo anni (solo due ore erano trascorse?), li sentii. Dei passi leggeri che iniziavano a risuonare nel corridoio, dirigendosi verso di lui.
La sua agonia era appena cominciata.
Si rialzò tentando di darsi una sistemata. Non poteva dimostrarsi debole.
Mai. Soprattutto non in quel luogo.
Recuperò il libro e tornò a sedersi assumendo una posa tranquilla. La morsa al suo stomaco, però, non accennava ad allentarsi.
Tre colpi secchi alla porta lo fecero tremare appena. “Avanti” rispose però pacato, mostrandosi indifferente a quel posto. Bugiardo. Falso.
Sulla soglia comparve Afton.
Non lo sorprese la mancanza di mutamento in quello che per un lungo periodo fu un suo… amico. La loro natura era statica, immutabile dinnanzi al tempo. Eppure… qualcosa, all’intero di Eleazar, si mosse.
All’improvviso, non riuscì più a vedere Afton come il suo compagno di bravate, ma lo identificò solamente come una guardia di Volterra
. Un nemico.
Ma fu questione di un istante.
“I Maestri chiedono la tua presenza, Eleazar” disse in tono stranamente formale.
Eleazar annuì rapido e posò il libro accanto a lui prima di marciare con compostezza verso la porta. Afton si spostò per lasciarlo passare, e dopo aver richiuso l’entrata lo affiancò per guidarlo in quel labirinto monotono di mattoni rossi e decori preziosi.
Il silenzio era rotto solamente dal rumore sordo dei loro passi quasi inesistenti.
Eleazar sentiva una grande ansia in corpo; quei corridoi che odiava… odiava essere lì. Perché era venuto?
“Così… ti sei dato ai gatti randagi, uh?” commentò Afton dopo un po’.
Eleazar non si scompose. Era abituato alla sua, ehm, ironia. “Si” disse solo.
“Bah!” commentò il compagno “Sinceramente, non mi convince affatto questa storia della dieta vegetariana. Come si fa a vivere di animali… vuoi paragonare le urla di una donna in punto di morte con un banale scoiattolo?”
Eleazar strinse la mascella, tentando di scacciare l’immagine. Riusciva a capire come si fosse sentito Carlisle quando, durante la sua permanenza, aveva dovuto subire attacchi di questo genere quasi ogni ora.
“Una volta ti piaceva” continuò Afton “Andavamo in giro a cercare le più belle e ce la spassavamo insieme”
“Già. Bei tempi” si sforzò di dire Eleazar “Ma poi abbiamo trovato entrambi una donna che valeva di più di un’avventura di una notte”
Afton rise di cuore, portandosi le mani dietro il capo. “Già! Anche se Chelsea è un osso ancora duro!”
Mi fissò malizioso. “Anche Carmen ha ancora le unghie di una volta?”
Sorrisi. “Purtroppo. Ma dove sarebbe la sfida, sennò?” risposi con un sorriso dolce.
Il silenzio piombò nuovamente su di loro, mentre continuavano ad avanzare.
“Afton” lo chiamò Eleazar poi “Perché sono stato chiamato?”
Afton si fermò, e Eleazar lo imitò. Si studiarono attentamente, rubino e oro animati dalla stessa intensità. “Non lo so” rispose il primo, sincero. “So solo che devo accompagnarti nell’ala nord. Nei sotterranei”
Eleazar stavolta non nascose la sua sorpresa. I sotterranei dell’area nord. Nelle prigioni di massima sicurezza.
In quelle celle costruite con un materiale resistentissimo, una lega composta da piombo, acciaio e diamante, vetro antimissili e catene realizzate in un lega ancora più resistente di quella usata per le sbarre, impossibile da distruggere,impossibile da scalfire in qualsiasi maniera o con qualsiasi oggetto, la cui formula era nota solamente ai tre Volturi. Lì erano stati rinchiusi i vampiri dotati dei più straordinari poteri, i licantropi al tempo della grande guerra, e i bambini immortali, a cui si doveva la costruzione di quelle camere di tortura.
Perché questo erano. Gli abomini peggiori erano commessi in quelle sale, dalle quali pochissimi erano riusciti a uscire vivi.
I due uomini ripresero a muoversi in silenzio, immersi nei rispettivi pensieri. Arrivati alla porta che conduceva nei sotterranei, Afton si fermò. “Io ho l’ordine di fermarmi qui. Nessuno può entrare se non accompagnato dai Maestri” disse serio “Devi andare da solo”.
L’altro lo guardò annuendo, e Afton tese il braccio. Eleazar glielo strinse e lui fece sorrise con una strizzatina d’occhio.
“È stato bello rivederti, Generale” disse solenne, e ironico “Non far passare altri secoli prima di farti sentire”
“Ti chiamerò ogni Natale, va bene?” lo prese in giro.
“Salutami gli scoiattoli”. Afton gli rivolse un sorriso sfacciato prima di dargli le spalle e andarsene.
Eleazar aspettò che svanisse nel buio di Volterra prima di sospirare e aprire le porte che scendevano nel ventre della terra.
L’aria era umida e l’odore stagnate; puzzava di paura, sofferenza. Di morte.
Eleazar rabbrividì di disgusto ma continuò a scendere le scale fino a raggiungere il corridoio. Le celle sfilavano ai suoi lati mentre continuava ad avanzare.
Una luce tenue alla fine del corridoio gli fece capire di essere vicino. Non accelerò il passo. Si mostrò freddo e distaccato, e continuò calmo ad avanzare, sebbene il suo cuore fremesse.

Non devo mostrami debole, si ripeté come una mantra, Non posso mostrarmi debole. Resta impassibile. Non mostrare mai le tue emozioni. Mai.
Raggiunse la luce e bussò, annunciando la sua presenza.
“Entra pure, caro Eleazar”
La voce falsamente gentile di Aro. Una voce morbida, melensa, malsana. Una voce così zuccherosa da provocare il voltastomaco, che celava la mente di uno pericoloso genio  psicopatico. Tutti lo sapevano. E
tutti ne avevano paura.
Sospirando aprì la porta e rimase senza parole.
Nella sala, al centro, si trovavano i tre sovrani di Volterra.
Marcus, come al solito apatico e indifferente ai problemi del mondo, puntava i suoi occhi inespressivi sul soffitto, perso in chissà quali cupi pensieri. L’apatia di quell’uomo terrorizzava quasi quanto la pazzia del fratello. La totale assenza di sentimenti, di emozioni, di interesse era qualcosa di… raccapricciante. Di fronte alla possibilità di continuare a vivere come lui, tutti avrebbero scelto la morte.
Invece, la più grande minaccia di Caius, il terzo sovrano, era la completa mancanza di pietà e compassione. Era uno spietato tiranno, e la sua brama di sangue e potere era rinomata. I terribili assassinii di cui si era macchiato egli stesso o che aveva ordinato erano celebri, e provocavano un terrore non indifferente in chiunque aveva la sfortuna di sentirli narrare. Nonostante la lingua tagliente e sempre pronta alla risposta era un uomo che sapeva attendere a lungo purché la sua sete di morte venisse placata. Era il miglior generale di Volterra. Le guerre che conduceva erano
sempre destinate alla vittoria.
Intorno a loro solamente tre guardie scelte si premuravano della difesa dei loro padroni.
Renata, la personale protettrice di Aro, fissava attenta l’angolo nord-ovest della cella, lo scudo di un inquietante blu-violastro pronto a difendere tutti e tre i sovrani.
Alec, vicino a Marcus, fissava lo stesso punto con occhi attenti, illuminati da una scintilla di curiosità rara da trovare negli occhi di una guardia.

In effetti, pensò Eleazar, tutto questo scompiglio a Volterra dev’essere fonte di gran turbamento… chissà qual è la causa.
Infine Jane, la prediletta di Aro, sostava vicino a Caius con uno sguardo che rasentava la furia, ringhiando (un suono basso e continuo, minaccioso) alla volta di chiunque si trovasse in quella stanza.
Gli occhi dell’ex guardia tentarono di oltrepassare quella barriera di corpi che copriva la figura rannicchiata sul pavimento, ma gli occhi penetranti di Aro lo costrinsero a rivolgere l’attenzione a lui.
“Caro Eleazar” disse Aro andandogli incontro a braccia aperte “Che piacere, che piacere riaverti tra queste mura! Sono ormai quasi due secoli che la tua strada si è separata dalla nostra, e non sai quanto ci manchi la tua presenza”
Eleazar rispose con un cenno del capo. Aro gli si avvicinò e posò la mano sulla sua spalla, e Eleazar seppe che stava controllando ciò che aveva fatto in quei lunghi anni. Il potere di Aro era terribile e potente, ma per fortuna limitato.
Il suo pensiero si diresse a suo nipote, detentore di un potere simile, e si chiese come facesse Edward a non farsi lusingare dal potere che poteva derivare dall’abuso di tal dono.
Aro sorrise mellifluo, sciogliendo il contatto.
“Ah, il mio vecchio amico Carlisle” sospirò scuotendo il capo “Ha educato i suoi figli nel rispetto delle differenti nature. Ha sempre avuto queste idee… originali. Eh, che peccato che sia così geloso della sua famiglia da non presentarmela…”
Eleazar si irrigidii, inquieto dinnanzi alla velata insinuazione di Aro. Tutti i suoi sensi gli gridavano di stare all’erta.
“Come hai potuto notare tu stesso, Aro, Carlisle ha una morale che gli impedisce di anteporrei i suoi desideri a quelli degli altri” disse incolore “Non credo che sia per suo volere che non ti ha ancora presentato la sua famiglia; più probabilmente il suo lavoro, la sua famiglia e la felicità dei suoi cari non gli permettono molta libertà”
“Molto probabile. Ma ardo dal desiderio di sapere come le sue idee hanno trovato adepti disposte a seguirle, e in che modo si è creato una così incantevole famiglia. Credo che sarebbe bene invitarlo qui da noi” aggiunse poi pensieroso “Voi che dite, fratelli miei? Non sarebbe splendido invitare sia la famiglia di Carlisle che quella di Eleazar qui, nella nostra dimora? Chissà quante esperienza differenti potremmo scambiarci, quante meravigliose scoperte di cui potremmo discutere!”
Marcus non commentò, distante come al solito. Caius invece sbuffò, per poi aggiungere “Non nego che potrebbe essere fattibile, Aro, ma credo non sia questo il momento”
Aro rise, entusiasta. “Fratello, penso proprio che tu abbia ragione!  È che sono così deliziato nell’avere un nostro vecchio amico tra noi che la mia memoria va a rivangare i lieti ricordi della sua presenza qui, in casa nostra, invece che soffermarsi sui gravi problemi che ci affliggono! Ma non ricordi il lustro che il nostro Generale ha portato alla nostra casata? Quante vittorie, quanta gloria! Eh, Eleazar, che dolore ci hai inferto con la tua partenza!” concluse tornando a fissarlo scuotendo il capo con finto rammarico.
Eleazar chinò il capo, stringendo i pugni dietro la schiena. Non gli erano sfuggiti i termini di possesso con i quali aveva accompagnato il suo nome “Vi chiedo scusa, miei signori, ma dopo così tanti anni passati al vostro servizio desideravo vedere cosa poteva esserci nel mondo, oltre il gran privilegio di far parte del vostro esercito”
“E cos’hai trovato che qui non potevi avere, Eleazar?” chiese Aro.
L’insidia della domanda era palese. Qualsiasi fosse la risposta che si volesse dare, non sarebbe mai stata quella giusta. In fondo, anche se aveva ottenuto il permesso per lasciare la Guardia, non era detto che gli Anziani non provassero rancore per un simile abbandono.
“Credo che lei, Signore, possa saperlo esprimere meglio di me” rispose cauto Eleazar “Dopotutto, a volte la nostra mente produce idee talmente complesse che sono impossibili da descrivere a parole. Lei, con il suo particolare dono, può aver catturato quello che io, sebbene siano passati tanti anni, e sebbene si tratti dei miei stessi pensieri, non sono ancora riuscito a comprendere. Delle volte la nostra mente cela segreti persino a noi stessi”
Aro scoppiò a ridere, piuttosto soddisfatto della risposta data. Eleazar sapeva che gli aveva rivelato, messo alle strette, di essere ancora un loro succube; rifiutandosi di fornire una risposta chiara aveva ammesso la sua sottomissione.
“Miei Signori, posso sapere il motivo per il quale avete richiesto la mia presenza?” si azzardò a chiedere Eleazar, che era desideroso di cambiare argomento.
Voleva uscire da lì. Si sentiva in trappola, come una mosca nella tela di un ragno, finita, e consapevole di essere prossima alla morte.
“Sono richiesti i tuoi particolari doni” rispose Caius schietto come suo solito, focalizzando nuovamente la sua attenzione all’angolo.
Finalmente Eleazar percepì un piccolo singulto strozzato, seguito da un martellare furioso di un cuore umano.
Sconvolto fissò Aro, che gli sorrise amabilmente e lo spinse verso la figura. E Eleazar si sentì mancare.
Rannicchiata all’angolo, terrorizzata, c’era una bambina.
No... non era una bambina. Era una ragazza.
Ma era così piccola, e sembrava così delicata…
I capelli lunghi, sciolti, di un particolare castano scuro, sfioravano il pavimento sporco, facendo risaltare il suo incarnato pallido, dalla leggera sfumatura rosea. Il viso era espressivo, dai tratti armoniosi, pieni di grazia, ma distorto dalla paura. Ma ciò che colpì di più l’ex Generale furono gli occhi di quella ragazza.
Occhi che non sarebbe mai più riuscito a dimenticare.
Erano spalancati, grandi, rossi e gonfi di pianto, ma nonostante ciò possedevano un colore intenso, così
caldo; possedevano una sfumatura particolare che non sembravano appartenere a questa terra. Erano occhi innocenti, puri, in cui riluceva una qualche luminescenza ultraterrena. Occhi che non erano stati creati per versare quelle lacrime di dolore che le solcavano il volto.
Quella creatura ispirava protezione, tenerezza. Appariva così fragile, così innocente… che ci faceva lì? Perché l’avevano condotta in quell’inferno?
“Eleazar, lei è Isabella, o meglio, Bella” la presentò Aro con un gesto della mano, facendola scattare. Lui fissò Aro sconvolto, non capendo, per poi tornare a studiare la ragazza.
Perché era qui? Cosa poteva aver fatto di tanto grave?
“Sai, Bella si unirà presto alla nostra famiglia” rivelò Aro contento.
In quel momento Eleazar non riuscì a nascondere le proprie emozioni così come aveva fatto fin ora. Fissò Aro nauseato, disgustato di fronte a quello che aveva in mente per lei. Voleva far diventare un così piccolo angelo, una bestia?
“Aro, non puoi! È poco più di una bambina!” esclamò a bassa voce, dimenticandosi il rispetto e le buone maniere.
Renata scattò in sua direzione e mostrò i denti. “Non si discutono le decisioni del Maestro” sibilò.
Aro fece ad entrambi un gesto di pace, prima di voltarsi verso Eleazar.
"Eleazar, la situazione Bella è molto particolare. Per prima cosa ha visto la nostra Jane all’opera, e perciò non possiamo lasciarla andare così facilmente. Secondo, si è rivelata molto dotata anche se prigioniera di questa forma imperfetta” spiegò, fissando Bella con bramosia “È riuscita a respingere sia Alec e Jane, capisci? E anche il mio potere con lei non sortisce alcun effetto! È stupefacente! Bella, sei così speciale!” concluse fissando la bambina, che si strinse ancora di più su sé stessa, spaventata da quel mostro che la fissava senza nascondere i suoi desideri “Abbiamo molte motivazione che ci inducono a credere che lei sia la Predestinata!”
“L’Evoluzione?”domandò Eleazar strabiliato, tornando a studiarla. Possibile che fosse lei? Possibile che lei fosse ciò che la loro razza aspettava da millenni?
“Per esserne certi, però, ci serve una conferma” intervenne Caius stanco di tutta quella tiritera “E i tuoi poteri ci sarebbero molto d’aiuto, ora”
Eleazar sentì una sensazione di nausea impossessarsi di lui. Volevano che li aiutasse a contaminare l’anima di quella ragazzina? Doveva
distruggere la sua vita? No, questo mai.
“Eleazar, non sarai diventato anche tu un fervente difensore degli esseri umani?” insinuò Jane maligna “Cosa c’è, non ti ricordi più a chi devi il tuo rispetto?”
“Su, su, Jane cara” la rimproverò Aro “Eleazar non è più avvezzo ai nostri costumi. Non puoi fargliene una colpa”. Sospirò teatralmente, per poi fissarlo“Il nostro amico è da ammirare, in fondo. Difende le sue nuove idee. Ammirevole. Il problema, però, è un altro”
“Bella, cara” disse poi guardandola con un sorriso dispiaciuto “Temo proprio che Eleazar stia per firmare la tua condanna a morte”
Gli sguardi dell’uomo e della ragazza si puntarono su di lui, illuminati dallo stesso shock. Isabella portò poi i suoi occhi sulla figura del nuovo venuto, supplicanti.
“P-perché?” chiese, rivolta a tutti e a nessuno in particolare. La sua voce, sebbene fosse arrochita dal pianto, era melodica.
“Isabella, non sminuire la tua intelligenza, per favore” la riprese divertito Aro “Sono certo che ormai ti sia chiaro cosa siamo in realtà”
Un tremore si propagò per tutto il corpo della bambina. “Ho v-visto lei…” indicò in lacrime Jane “B-bere il sangue d-di S-sandro… p-pensavo c-che n-on esistes-sero i v-vampiri, p-però…”
“Visto, Eleazar?” la interruppe Aro “Non possiamo lasciarla andare via. Sa troppo. Ed è stato difficile trattenere Caius dal preservare la giustizia…”
Scosse la testa mentre un sorriso sadico incrinava le labbra del fratello biondo.
“Se vuoi che viva, devi dirci se è lei quella che aspettiamo. Altrimenti, il suo destino è già deciso”
Si fissarono senza parlare. Aro lo aveva in pugno, e tutti i presenti ne erano consapevoli.
Così, dopo un breve momento di esitazione, Eleazar spostò lo sguardo sulla bambina, odiandosi dal più profondo del cuore.
E, per un secondo, vide
tutto.
L’esplosione di luce che gli abbagliò gli occhi fu così totale da lasciarlo sconvolto, barcollante e instabile sulle gambe. Le ginocchia gli cedettero, e controllò inerme di fronte alla padrona del mondo.
La sua luce lo avvolgeva cullandolo, proteggendolo dalle ingiustizie della vita. Il calore di quella luce gli rivelò i segreti del creato, rassicurandolo e parlandogli in una lingua fatta di musica, canti e melodie a lui sconosciute, incomprensibili, eppure così familiari. Eleazar sentì le lacrime di commozione scendergli dalle guance mentre Isabella lavava via i peccati dalla sua anima. E i colori, ah, quei colori così sfavillanti, che gli danzavano davanti agli occhi! L’energia dell’universo era contenuta in quelle sfere colorate. Volle provare a toccarli, attrattone.
Ma la luce divenne improvvisamente fuoco, che inghiottì i colori e lo respinse, proteggendo la sua padrona e i suoi segreti. Le fiamme lo cacciarono via, abbagliandolo, bruciandolo, per poi ritirarsi rapidissime e scomparire, facendolo ritornare alla realtà, in quel mondo vecchio e marcio che, dopo quell’esperienza, gli sembrò ancora più indegno di compassione.
Privo di forze, alzò lo sguardo verso la sua signora, che lo fissava sconvolta e preoccupata.
Ansante, continuò a fissarla a lungo, ebbro di quella luce e timoroso di quel fuoco che aveva scorto in lei. E quei colori, Dio!, quei colori! L’unica volta che li aveva scorti era stato in un altro vampiro, ma non erano mai stati così vivi e limpidi, così unici…
E l’oro che lo aveva protetto? Eleazar non l’aveva mai visto.
Indifferente ai richiami che gli scivolavano addosso, si concentrò per riprovare, per ubriacarsi ancora di quelle sensazioni, incurante del timore del fuoco che l’aveva scacciato, desideroso soltanto di raggiungere di nuovo quella pace.
Ma un’insormontabile barriera lo respinse.
“È uno scudo…” mormorò “Ecco perché vi ha respinto… ha un potente scudo mentale che la protegge! Straordinario! Pensa se riuscisse ad estenderlo anche al suo corpo…”
Ma si morse la lingua, ricordandosi di non essere solo e maledicendosi per aver parlato troppo.
Il ghigno di Aro, infatti, si era fatto raccapricciante.
“Quindi è lei? Lei è la Prescelta?” chiese Caius.
Eleazar si rialzò e indossò nuovamente la sua maschera impassibile. Non poteva permettere che la Sua Signora finisse nelle loro mani. Doveva salvarla, portarla via da quel luogo, ma come?
Alec, a un’impercettibile movimento di Aro, si spostò quel tanto che bastava per coprire la porta. Ai suoi piedi, una leggera ombra d’oro pallido iniziò a frusciare, pigra.
Aro sapeva. Aveva capito. E se si fosse azzardato a fare qualsiasi cosa, sarebbero morti entrambi. Trattenendo un ringhio impotente si impose controllo.
“Molto probabile” rispose atono “Ciò che ho visto… è stato unico. Posso dirvi che i suoi poteri saranno incredibilmente potenti. Sarà in grado di controllare gli elementi, anche se il fuoco rimarrà la sua prerogativa. Sarà un ottimo elemento sia in attacco che in difesa, e…”
Ma il suo elogio non poté continuare, poiché entrambi i fratelli porsero la mano ad Aro. Lui le accolse tra le sue e poi sorrise, un sorriso trionfante.
“Sì. Ne sono sicuro” rispose ai due. Poi si girò verso Isabella. “Visto, bambina? Sei speciale! Non hai sentito l’ottima impressione che hai fatto sul nostro Eleazar? E ti assicuro, non è facile colpirlo!”
Eleazar la guardò implorante, supplicandola di perdonarlo. Non aveva esagerato nel descrivere i molti doni che possedeva, ma aveva parlato con un tono talmente ardente e accalorato per proteggerla. Non poteva morire, non lei. Non si sarebbe perdonato se fosse successo qualcosa. Non poteva portarla via di là, né farla  fuggire dalla sorte che l’attendeva. Poteva solo sperare che, con le sue parole, le fosse riservato un destino migliore, magari pari a quello di Jane. Servita, riverita ed elogiata. E un giorno sarebbe tornato a chiederle perdono, accettando qualsiasi pena volesse dargli per averla obbligata a una pseudo vita da dannata.
Ma non poteva permettere che morisse. Questo no.
“M-ma… io non s-sono s-speciale!” singhiozzò Isabella “Vi prego, vi prego! Lasciatemi tornare a c-casa! N-non dirò nul-la… per favore…”
Aro le si inginocchiò accanto, facendola appiattire ancora di più contro il muro. “No, Isabella. Non piangere” le sussurrò “Noi ti stiamo offrendo la possibilità di una vita migliore. È un privilegio enorme quello che ti sto facendo, sai? Diventerai una di noi! Una splendida, meravigliosa immortale che comanderà il mondo in nostro nome”
“M-ma io n-non…”
“Eleazar, aiutami a conquistare Isabella!” disse Aro “Confermale anche tu che lei è ciò che cerchiamo. La perla che ci manca”
Un sibilo secco da parte di Jane, calmato da un gesto del fratello. Eleazar fissò Aro, impassibile.
Non voleva essere complice. Non voleva  che le accadesse qualcosa, non poteva permetterlo.
“Dobbiamo forse dedurre che ti sia sbagliato, Eleazar”?” intervenne Caius “Dovremmo ucciderla subito?”
Giocavano sporco. Sapevano che non l’avrebbe permesso. Conoscevano le sue debolezze.
Eleazar alzò le spalle, fingendo un’indifferenza che non aveva. “Se proprio volete trasformarla, fate pure. Al limite, avrete trovato un altro elemento”
“Molto bene, allora!” esclamò Aro rialzandosi “Penso che… sì, Jane possa procedere. Credo tu sia la più indicata”
Jane sorrise sadica e si avvicinò.
“Ma come, Aro? Qui? E
Jane?” sussurrai a voce bassa fissandolo terrorizzato.
Aro alzò le spalle. “Jane si merita una ricompensa” disse solo. Si voltò verso Isabella. “Sentirai un po’ male, inizialmente, ma quello che riceverai in cambio sarà senza pari”
Isabella fissò terrorizzata l’avvicinarsi della bambina.
“Ti prego!” urlò all’indirizzo di Eleazar, straziandogli il cuore.
E non poteva immaginare quanto l’uomo volesse aiutarla. Quanto Eleazar volesse uccidere quei vecchi bastardi, prenderla e portarla in salvo. Di quanto desiderasse questo, e di quanto fosse consapevole che se avesse azzardato un solo movimento avrebbero ucciso entrambi.

Perdonami, penso disperato, prima di parlare, Ti prego, perdonami, se puoi.
“Mi dispiace” disse atono “io non posso farci nulla”
Uscì a passi lenti dalla stanza mentre Jane si gettava su Isabella…
 

“...E scappai via, come un codardo, lasciando Isabella al suo destino”
Le parole di nostro zio, così come le immagini dei suoi ricordi che avevo seguito fin’ora, svanirono, lasciando dietro di loro un pesante silenzio.
Era ormai pomeriggio inoltrato, e il buio già dominava il paesaggio intorno a noi.
I nostri sguardi non si erano spostati dalla figura di Eleazar, in piedi al centro del salone, per tutta la durata del racconto; ora, invece, ognuno di noi fissava un punto differente della stanza, con i più svariati sentimenti nelle iridi dorate. Dolore, preoccupazione, ansia, paura, rabbia, si alternavano nei nostri occhi come una girandola impazzita.
Nessuno osava aprir bocca, troppo sconvolto per poter parlare, persi com’eravamo in quel terrificante racconto.
Un brivido mi percorse la spina dorsale. Vedere con i miei occhi ciò che gli altri avevano solo sentito era stato atroce. Il terrore dipinto sul volto di quel piccolo angelo…
La vista di quella Bella umana, così fragile, rinchiusa come un animale in mezzo a quei mostri mi aveva straziato l’anima. E ringraziai che Eleazar se n’era andato prima che Jane l’attaccasse, perché non avrei sopportato la vista di lei sconvolta dal dolore.
Rafforzai la presa intorno alla vita di Bella, stringendola ancora di più al mio petto, ma nulla, non ottenni reazioni da lei.
Era diventata apatica.
Raggomitolata su sé stessa, le ginocchia al petto e le braccia a cingerle, stava seduta tra le mie gambe, in silenzio, immobile, il viso posato sulle braccia con i capelli a nasconderla dal mondo. Piangeva; interrottamente, da quando era rientrata in casa, non aveva smesso di piangere in silenzio.
Era un supplizio terribile vederla ridotta in quello stato, straziante quasi quanto la sua fuga di poche ore prima. Se Carlisle non l’avesse ripresa…
Riportai la mente a quei tremendi istanti, da quando mi aveva allontanato con una specie di onda d’energia, fino al momento in cui io e Eleazar non li avevamo inseguiti nel folto del bosco, trovandoli nei pressi del fiume.
Era inginocchiata a terra, le braccia attorno al busto, e singhiozzava, in preda a un enorme dolore; Carlisle la sovrastava, e curvo su di lei le teneva bloccate le braccia. Pazzo di dolore ero corso da Bella, cadendole di fronte, per poi tentare di alzarle il viso con gentilezza. Con gli occhi rossi e gonfi di pianto mi aveva guardato per un secondo, persi; poi, il buio. La luce che li aveva sempre animati era scomparsa, così come i tremori e i singulti che le sconvolgevano il corpo. Aveva voltato la testa, sfuggendo al nostro sguardo, e non aveva più parlato o compiuto movimenti.
Sorda ai nostri richiami, alle nostre suppliche, a tutto; Carlisle si era visto costretto a sollevarla e lei ancora non aveva reagito, mantenendo lo sguardo fisso sul manto erboso. Avevamo provato a rimetterla in piedi, ma era scivolata al suolo, come se non riuscisse a rimanere stabile sulle gambe. Non aveva protestato quando l’avevo presa in braccio io; non aveva fiatato quando Esme, Rose e le altre le erano sciamate intorno, spaventate dalla sua apatia.
Nemmeno un sospiro. Solo lacrime.
Le fissai la nuca, stringendola a me ancora di più. Sembrava una bambola, rotta. Morta.
Scacciai via quell’immagine, non riuscendo a sopportarla, e mi chinai posando il mento sui suoi capelli. Nulla. Nessuna reazione.
“Non è passato giorno” riprese Eleazar “In cui non pensassi a ciò di cui ero stato la causa. In cui non impiegassi tutto il mio ingegno per trovare una soluzione per… liberarti”. Spostò lo sguardo su Isabella.
“Allora era questo che ti tormentava” sussurrò Carmen fissandolo addolorata “Oh, Eleazar…”
“Mi dispiace averti fatto preoccupare, Carmen” rispose lui con un’accennata dolcezza nella voce “Ma non merito proprio la tua compassione”
Si voltò verso di noi, lo sguardo mortificato. “Ho tentato, molte volte, di mettermi in contatto con Volterra” proseguì “Ho chiesto notizie su di te, ma non ho ottenuto nulla. Non che ci sperassi veramente, certo. Così, un giorno, quasi un anno fa, decisi di far ritorno a Corte”
La sua famiglia lo guardò stupefatta. “Ma allora quel tuo viaggio in Egitto…” soffiò Garrett.
“Ho chiesto a Benjamin di fornirmi una copertura nel caso mi aveste cercato” spiegò voltandosi verso il figlio “Vi chiedo perdono per avervi mentito, ma ho preferito tenervi allo scuro per non farvi correre rischi”
Vidi la mascella delle tre sorelle contrarsi. Quel déjà-vu aveva ricordato loro lo stesso comportamento dalla loro creatrice, Sasha. Per un momento, si erano sentite tradite anche da lui.
“Non sono riuscito ad ottenere nulla, comunque, se non una cordiale bugia” riprese Eleazar “Mi hanno gentilmente informato che Isabella godeva di ampi privilegi nel loro palazzo e aveva accettato la sua nuova condizione senza creare molti fastidi. Aggiunsero anche che non mi riteneva responsabile e non aveva nulla da comunicarmi. Gli chiesi se potessi vederla, ma mi dissero che stava conducendo un’importante spedizione in Asia centrale, e che non sarebbe tornata prima di un mese. Così fui invitato ad andarmene”
Posò il suo sguardo sulla figura di Bella.
Cosa le hanno fatto…, pensò angosciato, È tutta colpa mia se è ridotta in questo stato.
Lo fissai nelle iridi, facendo un impercettibile segno di diniego col capo.
La verità era che nemmeno io sapevo come giudicare le azioni di mio zio.
Il dolore che aveva provato per la sorte di Isabella era indiscutibilmente sincero, e non si era estinto negli anni, ma anzi, lo aveva tormentato ogni singolo giorno della sua vita. Il pensiero di lei prigioniera e utilizzata come oggetto lo aveva dilaniato. Si riteneva l’unico colpevole per non essere riuscito a portarla via da lì.
E aveva ragione. Era anche colpa sua se Bella si trovava, ora, in queste condizioni. Lei non avrebbe dovuto subire tutto ciò. Forse, sarebbe stato meglio se ci fosse stato Eleazar, al suo posto, a patire le molteplici atrocità che le erano toccate.
Alla fine, era soltanto colpa sua.
Così come era comparso, quel pensiero svanì, lasciandomi profondamente disgustato di me stesso.
Come potevo aver pensato una cosa così orribile su mio zio? Come se per lui fosse stato facile. Era ritornato nel posto che più odiava, aveva fatto tutto il possibile per tutelare i suoi cari, aveva tentato in ogni modo di fornire un destino per lo meno piacevole a una completa sconosciuta, e come se non bastasse in tutti quegli anni non si era concesso un attimo di pace, tormentato per la sorte di una semplice umana.
E io mi permettevo di recargli offesa?
Eleazar aveva tentato il possibile e l’impossibile, per lei; aveva fallito, ma non si era dato pace. Era solo da ammirare.
Portai lo sguardo su Bella. Cosa ne pensi tu, stellina?, pensai, Parlami. Per favore, di’ qualcosa.
“Ma s-si può sapere cosa diavolo è l’Evoluzione?”
Il pigolio incrinato di Alice squarciò l’aria, come il tuono che seguì subito dopo. Bella ebbe un tremito che si propagò anche al mio corpo.
Mia sorella portò ancora una volta lo sguardo sofferente sulla mia stellina; stretta tra le braccia di Jasper, sapevo che se ne fosse stata in grado avrebbe versato fiumi di lacrime. Eleazar, Carmen e Carlisle si scambiarono uno sguardo, presi in contropiede.
“Ecco… diciamo che è più che altro una leggenda” iniziò Carmen con voce incerta “Una voce di corridoio che aleggiava a Volterra, quando noi eravamo in servizio. Ma a quanto pare si è rivelata una veritiera profezia”
“Forse è meglio spiegare dal principio” intervenne Carlisle. Focalizzammo la nostra attenzione su di lui, che prese un respiro e iniziò a raccontare.
“Come ben sappiamo, la teoria evoluzionistica della nostra specie si scinde in due versioni, una che segue il modello Darwiniano, per così dire, e l’altra che afferma che noi vampiri siamo venuti al mondo senza seguire una particolare evoluzione, comparendo sulla Terra con le nostre qualità” cominciò “Ma per quanto possiamo andare a ritroso nel tempo, nessuna delle due trova fondamento. Non ci sono testimonianze che ci forniscano prove certe della nostra, diciamo, storia. Le più antiche tracce della nostra presenza nella vita degli uomini risalgono all’antica Babilonia, ma potremmo aver solcato le vie di questa terra già millenni prima. Il vero quesito irrisolto, però, non è tanto la nostra apparizione sulla Terra, quanto lo sviluppo dei nostri poteri.”
“Come abbiamo sviluppato la nostra forza, la nostra velocità, i nostri sensi sviluppati?” continuò, facendo scorrere lo sguardo su tutti noi “I nostri poteri supplementari da cosa derivano? Sono davvero poteri ampliati della nostra condizione umana? Se questo fosse vero, allora equivarrebbe a dire che in ogni singolo essere umano giace sopito un potere segreto, di cui non se ne conosce la natura. E se ciò fosse vero, come si sono potenziati in noi? La nostra razza è stata, un tempo, primitiva come quella degli uomini?”
Fece una breve pausa, fissandoci negli occhi. “Ma per quanto ne sappiamo, la nostra razza ha raggiunto la piena maturazione delle sue capacità otto secoli orsono. Da quanto ho potuto apprendere dai diari dei Volturi, che studiano la nostra evoluzione da quando sono saliti al potere, non abbiamo subito alcun cambiamento da allora”
“Eppure” prese la parola Carmen “Un secolo prima che Carlisle nascesse, più o meno, a Volterra si iniziò ad avvertire una certa inquietudine. I tre sovrani erano in attesa di qualcosa, qualcosa che aveva sconvolto la loro mente al tal punto di far quasi dimenticare loro il proprio compito. Iniziarono a circolare strane voci su una leggenda” contrasse le labbra in un sorriso beffardo a quella parola “la causa dell’inquietudine dei Signori. Passavano i giorni, i mesi, e questo clima teso si avvertiva sempre più. Tutta la Guardia era scossa dall’impazienza dei regnanti. Non era raro che per un nonnulla si potesse perdere la vita. Finché, una notte, tutto ciò sembrò svanire. Fu come se nulla fosse successo”
“Tranne per il sorriso inquietante di Aro” sibilò duro Eleazar.
“La leggenda si era avverata” continuò Carmen “Era nato un Envrial
La testa di Bella scattò in direzione di Carmen così rapidamente da risultarmi quasi sfuocata. Nella mente di mia zia riuscii a vedere il volto di Bella, devastato dalle lacrime e dalla paura, venire per un attimo sconvolto dalla sorpresa.
Il volto di Carmen divenne una maschera di dispiacere. “Mi dispiace, niña, ma è morto molto prima che tu venissi al mondo”
Isabella non disse nulla. Si limitò a sottrarsi ai nostri sguardi e tornare a proteggersi dal mondo, nella stessa posizione di prima.
“Bella…” la chiamai, ma non ottenni reazioni.
“Hai detto un Envrial, giusto?” continuò Emmett con voce incolore. Mai avevo sentito mio fratello così privo di vitalità. “Sarebbe?”
“L’evoluzione della razza dei vampiri”
La voce di Bella proveniva direttamente dall’oltretomba. Faceva paura. Roca, incolore, insofferente. Morta.

“Envrial, nell’antica lingua dei Sacerdoti del Sol Calante, significa Nuovo Potere”  continuò inespressiva, senza sollevare il capo “I Volturi la usano per indicare la nuova razza di vampiri che tanto bramano. Hanno capacità di gran lunga superiori a quelle di un vampiro normale. Possono controllare gli elementi per poter compiere le cose più straordinarie. Padroneggiano poteri psichici inimmaginabili, e le loro difese sono indistruttibili”. Fece una pausa. “Almeno, queste sono parte delle congetture che ho dovuto appurare sulla mia pelle”
“I Volturi hanno fatto esperimenti su di te?” chiese Tanya, agghiacciata.
“Io servo a questo. Sono una cavia”
Un lampo seguì le sue parole, e il picchiettio della pioggia che precipitava al suolo si fece più pesante.
“Il pregio più grande della mia razza lo posseggono le donne” continuò senza particolar tono “Possiamo avere dei figli di sangue, sebbene non si sappia nulla né sulla gravidanza né la crescita dei feti. Ma i Volturi sono ben decisi a far luce su questo aspetto. Era solo questione di tempo prima che dessero il loro consenso per farmi violentare. E, una volta dato alla luce un mio eventuale figlio, esso sarebbe stato vivisezionato come una rana e studiato nel più piccolo particolare. Almeno, il primogenito”
Sentii un conato serrarmi la gola, e non fui il solo. Esme e Rose, poi, fissavano Isabella disgustate, tanto dall’immagine vivida che aveva prodotto nelle loro menti quanto per il distacco con cui aveva pronunciato quelle parole. Come se la cosa non la toccasse minimamente.
“Smettila” sibilai, un’implorazione per lei e per me; non riuscivo a sopportare il peso di quella verità. Perché Bella stava dicendo il vero, e su questo non si poteva discutere.
“Perché?” mi chiese Bella “Vi sto solo informando del futuro che è stato prescritto per me”
Sentii un altro brandello della mia anima sfumare nel nulla a quelle parole. La rassegnazione totale con cui le aveva pronunciate mi aveva destabilizzato. Dunque, non le importava nulla della sua sorte? Sarebbe tornata a Volterra, avrebbe subito di nuovo (forse per sempre) gli orrori che ci stava descrivendo senza provare a ribellarsi? Aveva scelto di essere un semplice pezzo di carne morta, sia dentro che fuori?
No, non l’avrei permesso. Questo mai. Io avrei…
“Se pensi che sia davvero questo, il tuo destino, allora posso sempre riaccompagnarti a Volterra”
Ci voltammo tutti scandalizzati Eleazar, che immobile, appoggiato al muro, fissava Bella con sguardo indecifrabile.
“Papà!” esclamarono stupefatti i figli, nello stesso istante in cui io gli ringhiai furiosamente contro, stringendo Bella al mio petto. Istintivamente, Carmen rispose al mio ringhio per proteggere il suo compagno.
“Tentiamo di mantenere la calma” intervenne Carlisle “Eleazar, ti prego di smetterla. Subito
“Perché?” replico questi serafico “Mi sembra che Isabella non si attenda altro dalla vita se non il suo destino. Allora perché farla attendere?”
“Se vuoi ritrovarti le ossa del corpo fratturate, fai pure, zio” ringhiai sentendo Bella tramare.
Stai calmo, Edward, mi disse, Non voglio farle del male.
“Mi sembra che Isabella abbia accettato il suo destino, e non voglia far nulla per cambiarlo”replicò però ad alta voce. Alzò le spalle. “Perché farla attendere?”
Questa volta a ringhiare fu Esme, prontamente trattenuta da Carlisle, mentre un coro di “Smettila, Eleazar!” si alzò dai suoi figli.
“E di mia figlia che stai parlando!” sibilò livida mia madre, liberandosi con rabbia dalla stretta del compagno “E prima che tu possa farle qualcosa ti ritroverai con qualche articolazione in meno, lo giuro sulla mia famiglia!”
Carmen si accucciò di fronte al marito, ringhiando. “Indietro!”
“Carmen” soffiò Eleazar, addolorato.
“Esme!” la riprese Carlisle, sbalordito quanto noi.
“Non doveva dire certe cose. Ha ragione mamma” disse Emmett, appoggiato subito da Jasper.
“Ma zia non doveva minacciare papà!” replicarono i nostri cugini.
I toni si alzarono. Ringhi, urla e parole grosse iniziarono a volare per la stanza. I miei fratelli e le mie sorelle presero a inveire contro i nostri cugini, mentre Carmen ed Esme erano a un passo dal menar le mani, incuranti della prese dei loro mariti che le invitavano alla ragione.
Era scoppiato il caos. Una lite degenerativa, che poteva con molta facilità trasformarsi in una faida.
Osservavo lo svolgersi degli eventi come un anonimo spettatore. Non facevo nulla per fermarli né per placare la zuffa, insofferente alle loro liti; non mi importava nulla di loro, perché tutto il mio dolore, la mia concentrazione era catturata da quel piccolo fagotto che aveva ripreso a tremare tra le mie braccia.
La fissavo impotente, svuotato da ogni cosa che non fosse il dolore. Dolore per la mia incapacità di aiutarla. Dolore per essere stato così stupido da pensar che assecondandola, fingendo che tutto fosse sempre andato bene, potesse essere la soluzione miglior, per lei. Dolore, acuto e rabbioso dolore perché l’unica cosa che sapevo e potevo fare per lei, sapendola in quello stato, era auto-commiserarmi e piangermi addosso.
“Siete sempre state buone amiche, non c’è bisogno di…”
“… Stai dicendo che nostra sorella merita di essere rinchiusa…”
“… Se non fossi sempre così cieca, cugina, capiresti anche tu che…”
“… La situazione ormai non è più…”
“… Se è la guerra che volete…”
“… Bene! Allora…”
Le urla si fecero sempre più alte, i ringhi sempre più frequenti… e i singhiozzi divennero bassi mormorii.
“..no… non è così… no… basta… smettila…”
Osservai il corpo di Isabella venir scosso da tremiti che pian piano si tramutarono in vere e proprie convulsioni. Le lampade del salotto iniziarono ad andare ad intermittenza, attirando l’attenzione degli altri, che smisero di urlarsi contro per osservarsi attorno, basiti.
Succede, alle volte, che delle persone miti e apparentemente tranquille portino nei loro cuori enormi, pesanti fardelli. Possono essere problemi famigliari, torbidi segreti, inimmaginabile eventi che hanno anche solo sfiorato per un attimo la loro esistenza ma che, però, hanno lasciato cicatrici indelebili nel loro cuore. Il reale problema è che chiunque circondi queste povere esistenze raramente si accorge dei loro demoni interiori e, se puta caso ne venisse a conoscenza, una ancor più piccola percentuale è disposta ad aiutarli. Così, queste persone si ritrovano sole, senza nessuno a cui aggrapparsi veramente, con qualcosa che va contro la loro comprensione con cui convivere per tanto, tanto tempo, accumulando, senza affrontarli mai, ogni più piccolo momento buio.
E quando alla fine giunge il momento della resa dei conti, l’esplosione che causano è inevitabile quanto devastante.
“Non è vero… non è assolutamente vero…” singhiozzò Isabella prendendosi il capo tra le mani.
“Balla…” la chiamai, spaventato.
“NON È UNA MIA COLPA!” urlò sollevando il capo verso il cielo, sconvolta dal dolore.
Si scatenò il pandemonio. Le lampade, lo schermo del televisore, i vasi e la grande vetrata esplosero, riempiendo il salotto dei loro petali affilati, costringendoci a riparaci gli occhi. Gli allarmi delle auto scattarono, levando al cielo i loro sgraziati lamenti. Buio e pioggia divennero i padroni nel soggiorno.
“Santo. Dio!” esclamò Garrett tappandosi le orecchie con le mani “Che diavolo succede?!”
L’antifurto della casa e l’allarme anti-incendio si unirono impazziti a quello spettacolo senza precedenti, disturbando ancora di più i nostri sensi.
“Qualcuno cortesemente vuole far smettere questo baccano?!” urlò Rosalie.
Ma in quell’istante divenni improvvisamente sordo e cieco al resto del mondo. Perché in quell’istante, il mio piccolo angelo crollò su sé stesso, stringendosi una mano sul cuore.
Credo di aver urlato, forse. In seguito non ricordai niente di quei brevi istanti. Riuscii soltanto a percepire la presenza di Carlisle e Eleazar accorsi al mio fianco, mentre pazzo di dolore sostenevo Bella per le spalle, la morte sul volto delicato del mio angelo.

L'Angolino Che Vorrei:
C’è chi mi vorrà uccidere, chi mi vorrà lapidare, chi vorrà solo che soffra… ma per ora, sono qui e mi limito ad aggiornare. Che dire di questo? Beh, intanto è uno dei capitolo più complessi che abbia scritto, ed è solo la prima parta. E mi piace. Parecchio. Ma vorrei sapere voi cosa ne pensate. Poi, la quasi faida tra Denali e Cullen… si risolverà? Probabile. E Bella… beh, suo sarà il prossimo pov. Ma non saranno rose e fiori.

 CAPITOLO DEDICATO A TUTTI COLORO CHE HANNO SOSTENUTO UN QUALSIASI TIPO DI ESAME, ANCHE QUELLO DEL SANGUE. E A VOI ALTRI, COME ME, SUVVIA: NOI CI SIAMO GODUTI UN MESE IN PIU’ DI VACANZE, NO? ^^

Recensioni:

Smanukil: credo che con questo ritardo abbia veramente mandato al manicomio qualcheduno. xD Mea culpa. Allora, il grande caos si dovrebbe risolvere in tre, quattro capitoli massimo, ma non prometto nulla. Mi piace cimentarmi nei drammi, in questo periodo. A proposito, grazie per i consigli riguardo il King dell’horror. Ancora non ho avuto tempo di leggere qualcosa, se non a pezzi e velocemente, ma ho trovato una bella lettura interessante da fare sotto l’ombrellone. In oltre, un enorme GRAZIE di cuore per farmi notare tutti gli ORRORI di lingue straniere che commetto (non è che per caso te la cavi anche in Svedese? Quella frase me l’ha detta il traduttore, quindi non mi fido…); se noti qualche altro strafalcione dimmelo subito, per favore. Inoltre, ho notato parecchio errori anche di italiano, rileggendo lo scritto, quindi inizierò il restyling di tutto questo polpettone a breve. Un abbraccio, e grazie!
titty88: Grazie infinite! Sono felice di averti trasmesso così tanto. Spero che il pov Eddy abbia chiarito un po’ di più. Il prossimo sarà pov Bella, vedrò di sorprenderti ancora!
lucisaba
: Welcome in our big crazy family! Addirittura adorare? Nonostante sia così scostante e inaffidabile negli aggiornamenti? Grazie mille! 
Wind
: carissima, sono riapparsa! Ormai davvero non ci speravi più. Spero che anche questo mi valga qualche punto sulla scala di gradimento. L’effetto sorpresa ci sarà anche qui, credo, ma di sicuro nel prossimo farò scintille! Un bacio.
valli
: welcome in our big crazy family! Grazie, stella. Più che altro, a far impazzire Bella è lo shock dei suoi ricordi che la figura di Eleazar gli evoca, piuttosto che lui in persona. In questo capitolo forse lo spiego meglio, comunque. La fiducia che Bella ripone nei Cullen, gli unici in cui crede, a cui vuole bene, viene a mancare quando si rivede davanti lo “zio”. Non si fida neppure più di Carlisle, il che fa ragionare. Fammi sapere che ne pensi di questo. Bacio.
kandy_angel
: Welcome in our big crazy family! grazie infinite!
mylifeabeautifullie
: Sister! Quanto tempo che non leggevo le tue recensioni!!! Anche io voglio vivere con i fratelli Cullen! ;) Ti dirò che amo davvero molto scriverete tutte le scempiaggini che si inventano. Vorrei fare un capitolo a parte su Emmett che vuole diventare un monaco buddista! Anche se ancora meglio è far crollare le facciate da “Perfetta Perfezione” dei coniugi Cullen. Io Esme ce la vedo troppo come giocatrice incallita! Mentre Carlisle non credo che sia così mansueto, suvvia! Per Tanya, l’ho detto, a me francamente sta anche piuttosto simpatica – non come frega-uomini, ma povera scaricata cronica dall’infatuazione della sua eternità (per maggiori dettagli, mail privata da richiedere xD) vediamo cosa ne pensi di questo capitolo. Bacionissimi!
Finleyna 4 Ever
: Prezzemolina! O.O Come sorella perfida?! Io sono buonissima! Mi diverto solo a tagliare i capitoli sul più bello! La scena di Esme e Edward mi ha lasciata commossa, e non scherzo, mentre la scrivevo: non si è mia mostrato molto il legame affettivo che li lega, giusto? Più che altro si parla di Edward e Carlisle. Bah! Vediamo cosa ne pensi di questo. bacio
vanderbit
: welcome in our big crazy family! Ciao, e grazie! Si, hai ragione, dovrei aggiornare un po’ più spesso, ma in questi mesi ho avuto un casino da fare… mi mancava da morire scrivere, lo giuro. Sia per l’arrivo dei Volturi che il fidanzamento di Bella e Edward dovrai aspettare un po’, sorry! A presto!
miss_cullen90
: Welcome in our big crazy Family!Un milione di grazie per i tuoi fantastici complimenti. Sono contenta che la mia scrittura sappia ammaliare così tanto chi legge, il mio scopo è proprio questo. Se posso confessarlo, il momento Carlisle/Bella e quello Esme/Edward sono le mie due scene preferite del capitolo. L’amore è palpabile, credo – anche se alla fine non è L’Amore che tutti si aspettano, eh, eh… Sinceramente su Eleazar non l’avrei mai detto neanche io. Ma la folgorazione mi è venuta passeggiando, e così ho detto perché no? Dopotutto, mi sembra che in questa storia tutte le comparse abbiano un ruolo decisivo, e francamente non voglio che quello dello zio si riduca a sergente nella grande battaglia finale… è scontato. Vorrei fare qualcosa di diverso, ma sono ancora molto lontana! xD Anche Tanya è una sorpresa, vero? Bah, vediamo più avanti! Un bacio!
valinacullen89
: Carissima! Scusa il ritardo! Fina ad adesso, Tanya non è così cattiva, vero? Vedremo più avanti. Mentre Eleazar è diventato l’orco… che intrigo avvincente… il problema è che non so come uscirne fuori! XD No, qualcosa ho in mente, ma devo solo scriverla. A presto, si spera!
aLbICoCCaCiDa
: Gioia! Anche tu ti fai desiderare, eh? Com’è andato l’esame? Spero bene, così ti godrai anche questo cappy – prendilo come un regalo! Eh sì, è Eleazar a dare problemi, e non Tanya. Ma come finirà? E comunque, non credo di voler dividere ANCORA Eddy e Bells. Magari nel prossimo capitolo! Un bacio
Fc27
: Ciao Francy! Intanto il tuo commento non è inutile, anzi. Anche a me Bella e Edward hanno stufato, perciò… rimarranno così! No, scherzo… vedrai, vedrai… che Edward qualcosa abbia capito è possibile, ma non agisce. In questo è rimasto identico all’originale. Comunque, fammi sapere cosa ne pensi del resto, ok? Un bacio!
googletta
: Salve! Sei già partita consapevole che il mio ritardo si sarebbe prolungato, eh? xD Scusa. Comunque concordo con te, in questo capitolo chi soffre di più, oltre Bella, è Carlisle che si sente chiamare bugiardo dalla sua figlioletta. Comunque, perdona la mia stupita, ma non ho ben capito quali sono i punti che ti hanno maggiormente sconvolta. Se magari me li facessi notare nella prossima recensione, vedrò di chiarirteli. A presto.
Mr Darcy
: Sconvolgente, vero? Per una volta il mio cervellino si è applicato e ha combinato qualcosa di buono! Vedremo più avanti. Si, Eleazar è il “cattivo” della situazione. Ma sarà davvero così? E Tanya? È solo una simpatica cuginetta, o porterà guai? Mistery. xD Che ne pensi di questo capitolo-spiegazione?
bigia
: stella! Grazie! A volte temo che le mie spiegazioni siano incomprensibili al pubblico, o semplicemente noiose. È bello sapere che sbaglio. ^^ grazie infinite, un bacio
Giulia miao
: Altro che sfiga. Bella ha una microspia in corpo, perché la sfortuna la trova sempre, soprattutto quando’è felice. Sarò troppo crudele
Elfa sognatrice
: Sai, in realtà Eleazar doveva essere un nuovo membro della congrega dei vegetariani. Mi spiego, avrebbe dovuto conoscere Bella a Volterra quando lui era in servizio, ormai stanco del suo lavoro, e dopo aver visto gli orrori a cui l’aveva costretta avrebbe dovuto scappare e rifugiarsi da Carlisle, incontrare Carmen (madre delle sorelle Denali) e poi vissero felici e contenti. Ma non ero precisa con le date e tutto, perciò…  Sinceramente nemmeno io avevo idea di come fare per farlo spiegare a Bella, perciò ho fatto un Edward pov.! xD Tecnica segreta!
Imaginary82
: chiedo venia per il mio ritardo ritarderrimo! Sia per questo che per lo scorso capitolo. Non è assolutamente corretto nei vostri confronti, non si fa! Ma… l’ho fatto. Sorry. Perciò è stato carino, come capitolo? Cioè, Esme e Carly con personalità nascoste, Tanyuccia che fa la brava, e Eleazar che porta guai… dai, è stato carino, ammettilo. Mi perdoni’ xD Un bacione!
WhiteRose
: Anche io pensavo di Odiare Tanya. Quindi, ho pensato, perché non redimerla un po’? vediamo che ne penserai tra due capitoli. Un bacio.
Musa_Talia
: Laura, carissima! L’anno prossimo inizio filosofia! Cioè, non c’entra niente, ma sono emozionatissima alla sola idea! Vediamo cosa dire di questo capitolo. I sentimenti per quanto palesi dei due protagonisti si devono scontrare con un muro chiamato ottusità dalla maggior parte degli studiosi. In realtà, credo che chi ne sia più consapevole sia Bella, ma sinceramente ho i miei dubbi anche io! Un “mi piaci” sarebbe troppo poco per Edward, e un “ti amo” troppo per Bella. Quindi, nisba. Per la creatività, ammetto che io le mie notti le passo insonni, e al mattino questi sono i risultati. Ammetto che i lati nascosti dei genitori Cullen hanno fatto scalpore, ma io li ho sempre visti così, matti da legare e pronti a dimostrarlo alla prima occasione. Del resto, con dei figli così… i Denali sono una grossa incognita anche per me, sai? Non so ancora che parte dar loro. E invece, che ne dici della storia di Eleazar? È semplicemente troppo? Fammi sapere. Un bacio.
irly18: Fede! Ti ho spedito due mail, una proprio ieri! Ma che accidenti gli prende al mio msn? E che caspio! Va beh, ci provo da efp. Per quanto riguarda la storia, se vuoi stamparla sono sicuro quattrocento pagine. Io le ho stampate così posso correggere gli errori, però è un bel mattone! A presto, un bacio!
Lily Evans 93
: eh, povera Bellina, in mano a una strega come me! e povero Eleazar! Ho spiegato largamente perché l’ha fatto, no? Poverini, sono così incompresi! Mi piacciono troppo! Un bacio.
LAZIONELCUORE: Welcome in our big crazy family! Ciao, carissima! Ho visto che mi hai aggiunto tra gli amici di
faccialibro, anche se non ho avuto modo di comunicare con te. La chat ha deciso momentaneamente di morire, va beh… sono felice di ricevere così tanti complimenti, e spero che anche questo capitolo non ti abbia deluso!
luisina: Sisterina! Che bello, nonostante fossi piena come un uovo di impegni hai recensito! Ti adoro! Stasera connettiti, ti prego! La scena ti Tanya ti ha sorpreso, davvero? Sinceramente Tanya non mi ha mai fatto ne caldo ne freddo, quindi, ho voluto renderla più “buona”, se così possiamo dire. Però qualche cosettina adesso glie la faccio combinare… oppure no. Sono molto indecisa. Per la reazione esagerata delle sorelle Denali, posso toglierti il dubbio. Immagina la scena: agosto, l’una pm, un’autostrada che passa nel Canyon. Una macchina si ferma. Scende un uomo. Posa una scatola a terra. Rimonta, se ne va. Dalla scatola emerge un batuffolo di pelo. Un golden retriver di tre mesi, che lo guarda uggiolando con gli occhioni lucidi. Bella fa lo stesso effetto. Da qui, lo sclero delle Denali sister. xD Meno male che mi fai dei complimenti su il mio modo di portare avanti scene e rapporti! Ormai non ne posso più neanche io, ti assicuro. Diamoci una svegliata! Ora le cose si sono movimentate un po’. Ho fatto bene o male? Attendo una tua critica, più spietata che puoi. Bacione!
Bella_Cullen_1987: ciao cara! Visto? Oltre ai Pazzi Cullen ci sono i Pazzi Denali! Che belle famiglie! Carly e bella sono davvero da diabete in questo capitolo, però mi piacciono. E noto con piacere che anche a te Eleazar ha stupito! Sono contenta! Un bacio
MimiMiaotwilight4e
: raggio di sole! Ciao! Condoglianze per il tuo computer, so cosa vuol dire. Piccy! Dove sei??? (il mio computer defunto xD). Dici che con Bella sono troppo sadica? Può darsi! Anche se in questo capitolo ho spiegato il perché. Penso che sapere che il suo giudice è un amico intimo di Carlisle abbia minato seriamente la fiducia in quest’ultimo. Tanya, invece, è un’altra persona, ma vedremo se mantenerla così’. Un bacio!
 _zafry_: Fiore… non ha ancora una mia recensione, ma l’ho seguita. Sempre. E ammetto che mi ha fatto piangere dalle ristate. È un’idea originale, frizzante, e piena di energia, e fa sempre piacere rileggere di questo Edward sfacciato e questa Bella con gli artigli. Bravissima. Torna presto e aggiorna con il tuo meraviglioso scritto. Io ti farò trovare una recensione per ogni capitolo. Bacio
hale1843: Sister! I Cullen broche sono sempre i  migliori, eh? Ma anche questi cuginetti iperattivi intrigano! Anche se zietto ce ne combina, di guai,… a presto!
Obviously moi
: Welcome in our big crazy family! Sono onorata che tu ti sia iscritta al sito anche per commentare questa storiella.  E ancora di più che trovi così tanta meraviglia nei miei scritti, sia nell’intreccio che nei singoli personaggi. E per la sottile quanto rara dote del saper coniugare un verbo al congiuntivo lo ammetto, siamo rimasti in pochi. E a me in particolar modo da un fastidio tremendo quando, sentendo parlare alla televisore qualcuno di IMPORTANTE, noto certi strafalcioni che solo Dio sa. Sarò troppo fiscale? xD un bacio 
piccolinainnamora
: ecco l’aggiornamento, con tante scuse!
ColeiCheAmaEdward
: stavolta sono in ritardo io con la mail! Sabato mi metto e scriverò a tutti, anche a chi non c’entra niente. Piaciuto il cappy? Sono felice. Dimmi che ne pensi di questo! A presto!
MalyCullen
: Betina mia, non c’è bisogno di scusarsi! Se sei stata un po’ incasinata con la scuola non ci sono problemi. Dopotutto, non sei mica al mio servizio, no? xD Sono contenta che ti sia piaciuto così tanto la castroneria che ho scritto,  sai che amo pigiare a casaccio i tastini… eherh! Ora pubblico e stasera mi metto a rileggere un qualcosa nota come NESSIE’S SISTER… sarà cartaccia? xD bah! Ma ti devo dire GRAZIE. Grazie per aver votato questa storia. Grazie per quelle magnifiche parole che mi hanno fatto commuovere. Grazie per avermi dato la forza per continuare a scrivere con la tua recensione. Non so se i miei scritti siano davvero degni di tanta considerazione, ma finché riuscirò a far sognare te e tutti quelli che mi seguono non ho intenzione di smettere. Voglio portare a termine questa storia non solo per me, ma per tutti quelli che si sono affezionati ad essa e ai suoi personaggi. Grazie, betina, per esserci sempre, anche se non ci sentiamo troppo spesso. Grazie di tutto.
Human_
: welcome in our big crazy family! Non ti preoccupare, hai recensito, alla fine, mi basta! Sono felicissima che la storia ti piaccia così tanto. E sono io a ringraziare te per le tue splendide parole. Il mio desiderio è emozionare che mi segue, stupirlo e divertirlo con le mie bizzarrie. E è per me fonte di orgoglio sapere che ci soro riuscita con te. Quindi, sono io a ringraziarti. A presto. 
Silver_Alchemist
: Carissima, la suspense non ti ha ucciso, vero? Io poi come faccio senza di te? Vediamo che ne pensi di questo. Un bacione!
mistica88: welcome in our big crazy family! Grazie mille per I complimenti. Comunque, ho solo avuto tre mesi incasinatissimi. Ma sono ritornata. Io non sparisco mai! ;)

Ringrazio ancora:

I coraggiosi che mi hanno messo tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie. Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai saliti a 403; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me: silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 245 stelline mie.

I fantastci 27 che hanno deciso di ricordarmi.
I supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I tantissimi
che continuano a seguirmi in silenzio, come Protettori.
E a tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere pazienza, perché non sono proprio un fulmine nel rispondere.

 
Novità: Su FACEBOOK sono MARZIA ZIVERI. Se volete potete aggiungermi, ma ditemi chi siete, ovvero, il nickname di efp. ^^

Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it

 

Reazioni

[...] Perchè? Perchè diavolo ogni volta che ero felice doveva sccedere qualcosa? [...]
[...] Dammi la possibilità di proteggerti [...]
[…] Fungo da esca per attirare i Cullen nelle schiere di Volterra […]
[…] Bene, fa pure! Vai a morire! Ma non ti aspettare che pianga per te, dopo! [….]

  
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