Vendetta
La
mensa era
abbastanza affollata, come ogni sabato d’altronde. Finalmente
il fine settimana
ti avrebbe portato a rilassarti e a fare quel famoso invito che tanto
Wilson ti
rinfacciava di non riuscire a fare.
Sorridi,
contento giusto quanto basta per far capire alla donna in fondo alla
stanza che
ti avrebbe sicuramente rovinato la giornata.
Sorride
anche lei, orgogliosa, avvicinandosi a passi svelti.
“Dottoressa
Cuddy!” la accogli con una calorosa ironia.
Lei ignora
il tuo saluto e ti prende per un braccio, trascinandoti fuori dalla
mensa.
“Stavo
giusto per invitarla a cena da me questa sera – continui
ironico, facendo una
smorfia di dolore per la stretta al braccio – ma se continua
così andrà a
finire che da qui a questa sera vado in cancrena.”
“Smetti di
fare l’imbecille per una volta!- Cuddy molla la presa,
sbattendoti sul petto
due cartellette rosse con dei nominativi sopra – Sandy Lewis,
è qui sotto dalle
otto di questa mattina!”
“Ho avuto
una brutta nottata.”
“Anne
Breston, sono tre giorni di fila che viene per farsi visitare da
te!”
“Una brutta
settimana in realtà.”
“Tutte le
tue cartelle le ho dovute suddividere alle varie infermiere per
riuscire a
compilarle entro la fine dell’anno!”
“Quindi, per
questa sera lo prendo come un si?”
“Ed ho
passato l’intera mattinata inventando balle per cercare di
non far credere a
una tua paziente che ogni volta che prendi il vicodin devi andare a
fare una
trasfusione per far coagulare il sangue! – sbotta, alzando le
mani in aria e
gesticolando. Cielo, quando adori farla infuriare in quel modo!
– Solo per non
dire che sei un tossicodipendente drogato da far paura!”
“Si può
sempre rimediare a questo…”
“Ok...adesso
basta.” annuisce Cuddy innervosita.
Sul tuo
volto si stampa un sorriso di soddisfazione. Si è arresa.
“Passo a
prenderti alle otto”
Lei ti guarda
seccata, chinando il capo
lateralmente e fissandoti con una strana intensità.
“Ok House-
si avvicina di un passo, con insolita dolcezza, e un brivido ti
percorre improvvisamente
la schiena. È a pochi centimetri da te adesso, la sua mano
è sul tuo petto –
Verrò a cena con te.”
Quella frase
è un sussurro, ma già ti rimbomba nella mente.
Cuddy si
alza sulle punte dei suoi tacchi e vedi le sue labbra avvicinarsi alle
tue, e
già immagini il loro sapore. Qualcosa di intenso, qualcosa
di morbido, dolce,
tenace, qualcosa…
Apri gli
occhi ormai assopiti, la vedi sorridere beffarda mentre si ferma a
pochi
millimetri dalle tue labbra, sbattendoti nuovamente le cartelle sul
petto “Verrò
a cena con te il giorno in cui ti rifarai di tutte le ore perse in
ambulatorio!” proclama, lasciandoti immobile mentre si
allontana per dirigersi
chissà dove.
Sospiri,
buttando uno sguardo alle cartelle.
Nel
2056… ti
riscatterai nel 2056!!
“A lavoro…” Sbotti, sempre più convinto di quanto quella donna sia capace di manovrarti a suo piacimento.