La scuola era veramente agli
sgoccioli e Usagi si era trovata costretta a studiare molto più del solito
sotto lo sguardo attento e per nulla permissivo di Ami.
Si ritrovava tutti i pomeriggi
con le ragazze da Rei o al bar di Motoki per ripassare e studiare assieme.
Come al solito non capiva come
facessero le sue amiche a ricordarsi tutte quelle informazioni senza che la
testa scoppiasse. All’ennesima equazione di matematica sbagliò talmente tante
cose che Ami, per poco, non scoppiava a piangere dalla disperazione.
- Usagi possibile che tu non
capisca proprio nulla di matematica? – chiese la ragazza coi capelli azzurro
con un triste sospiro.
Usagi aveva la testa china, era
disperata... se gli altri anni era riuscita a farcela agli esami finale
quest’anno la vedeva proprio male.
Se veniva bocciata poteva anche
scappare di casa tanto sua madre non l’avrebbe mai fatta entrare... in più si
sentiva tremendamente in colpa verso le sue compagne, stavano tutte rallentando
il ritmo per permetterle di capire il programma.
- Dovete avere pazienza con
testolina buffa. – echeggiò la voce divertita di Mamoru – Lo sapete che ha la
testa dura come una roccia! Sicuramente sarà ancora ferma alle tabelline!
Usagi strinse i pugni sulle
ginocchia dalla rabbia, sentiva il suo corpo tremare e gli occhi le si
riempirono di lacrime ma il suo orgoglio non avrebbe mai permesso di farle
cadere... non davanti a Mamoru Chiba.
- Mi hai proprio stufato
Mamoru...- mormorò con la voce inclinata dalla rabbia.
- Come scusa? – chiese il
ragazzo allungando il collo per vederla meglio.
- Ho detto, - ripeté più forte
alzando il capo e mostrando gli occhi lucidi e infuocati di rabbia – che mi hai
proprio stufato!
Mamoru alzò un sopracciglio
divertito, Usagi stava tirando fuori le unghie...
- E così io ti avrei stufato? –
ripeté lui cercando di mantenere un certo controllo della situazione.
- Sì, mi hai proprio rotto le
scatole! – urlò scattando in piedi - Sempre a criticare e giudicare, a ridere
dei miei modi di fare e della mia capigliatura! Perché non te ne resti nel tuo
appartamento così almeno non infastidisci nessuno con la tua arroganza? –
infuriata Usagi prese le sue cose, le buttò dentro la cartella in malo modo e
uscì fuori dal bar.
Mamoru era rimasto allibito da
tutta la rabbia che gli aveva scaricato addosso, sentiva gli occhi dei presenti
fissarlo increduli e allibiti.
Divenne rosso ma non per la
figuraccia che gli aveva fatto fare Usagi ma per la rabbia... chi si credeva
quella smorfiosa per trattarlo in quel modo arrogante? Si alzò, lasciò perdere
la sua roba e si mi mise a rincorrerla. Sapeva dove abitava ed era certo che si
stesse dirigendo a casa.
Infatti, la trovò poco dopo
stava camminando velocemente verso casa, aveva lo sguardo fisso sul marciapiede
e si vedeva che stava piangendo.
Ma Mamoru non vide le lacrime,
non vide la sua tristezza, vide solo la rabbia che gli aveva scagliato, la
raggiunse e le prese un braccio.
Usagi si spaventò facendo cadere
la cartella che, gonfia com’era, si aprì spargendo i libri e i quaderni attorno
a loro.
- Lasciami Mamoru!- urlò Usagi
spaventata dallo sguardo gelido dell’altro.
- No! Ora mi chiedi scusa per
quello che mi hai detto.
- Io devo chiederti scusa? Mi
hai trattata male fin dal nostro primo incontro!
- Solo perché io sono sempre la
vittima della tua infinita goffaggine! Usagi quando dimostri al mondo intero
che sei cresciuta?
- Non sono affari tuoi Mister
Uomo Perfettino! Io non devo dirti nulla! Lasciami andare!
- Non solo sei goffa e
maldestra, hai anche la faccia tosta di rispondermi sempre.
- Sei tu che non hai meglio da
fare che prendermi in giro in continuazione. Trovati una ragazza Mamoru! Anzi
ora che ci penso nessuna con un po’ di sale in zucca potrebbe mai amare un
iceberg come te!
- Nello stesso modo in cui nessun un ragazzo sensato potrebbe mai amare uno stomaco ambulate come te!
- Sei odioso, insensibile,
arrogante, presuntoso e pure brutto! – ormai la litigata era fuori controllo
per entrambi, Mamoru continuava a tenere Usagi per il braccio mentre la
fulminava con lo sguardo, Usagi tentava di divincolarsi da quella morsa
convinta che, continuando di questo passo, sarebbero arrivati alle mani. Ormai
nessuno dei due faceva caso alla gente che passava gettando occhiate furtive e
non molto amichevoli.
- E tu se piagnona, golosa,
testarda, maldestra e pigra!
- Non sono affari tuoi quello
che sono Mamoru... e ora lasciami! – con uno strattone di più forte Usagi si liberò
e si chinò per raccogliere le sue cose.
Mamoru la guardava dall’alto,
doveva andarsene e finire lì la questione ma proprio non ci riusciva... quella
mocciosetta era capace di tirare fuori il peggio di lui.
- Sei così pigra da non renderti
conto che le tue amiche studiano di notte per gli esami e che quando vi
incontrate non fanno altro che aiutati a capire qualcosa.
- E credi che non lo sappia
Mamoru Chiba?- domandò lei continuando a prendere le sue cose – Lo so che non
studiano quando ci sono io. Credi che mi piaccia pendere brutti voti? Io mi
impegno e prendo a stento la sufficienza! Smettila di giudicare... e,
soprattutto, stai lontano da me una volta per tutte! – si alzò e fissò il
ragazzo dritto nei suoi occhi scuri come le profondità marine - Tuxedo Kamen
deve stare accanto alle Sailor ma non é detto che Mamoru debba stare sempre
alle costole di Usagi! Quando ci sono io cambia strada!
- Oh certo che cambierò strada!
– urlò Mamoru ormai completamente irritato – Almeno così non correrò il rischio
di finire a terra, perché quando ci vediamo finisce sempre che mi vieni
addosso.
- E credimi sempre con la speranza di farti molto male! – Usagi
girò sui tacchi e corse e verso casa.
Mamoru rimase ancora qualche
secondo fermo in mezzo al marciapiede, quando la vide scomparire tra la folla
strinse i pugni... mai far arrabbiare Mamoru Chiba!