Capitolo
3
Kal-tor
ri nem-torcu iwe’ th’hi!
Anno:
2261
(Saiyuki Original Soundtrack – Sanzo Kaisou)
-Riprenditi, forza!- il medico si
trascinò fino al corpo del Vulcaniano e gli accostò un orecchio al fianco.
Un brivido freddo gli percorse come
una scarica elettrica la spina dorsale, fino a conficcarsi con forza nelle
tempie: il battito del Vulcaniano, di solito più veloce rispetto a quello dei
un semplice terrestre, era lento persino per gli standard umani. Era fioco,
fragile, come se ogni contrazione degli atri fosse stato un movimento troppo
faticoso perché il cuore potesse sostenerlo ancora a lungo.
Passandosi una mano sulla fronte
sudata, il medico si chiese da quanto tempo il Vulcaniano si trovasse
effettivamente nella cella e a quali tipo di torture fosse stato sottoposto.
Quando lui, dopo essere stato diviso
dagli altri membri dell’equipaggio, era stato gettato a forza dentro quella
squallida e minuscola cella, il Vulcaniano si trovava già lì, in condizioni
critiche.
Ma i primi tempi il Vulcaniano aveva
qualche breve intervallo di lucidità, se tali si potevano chiamare i momenti in
cui si alzava di scatto, gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta in un
ringhio spaventoso, con la saliva che colava bianca e schiumosa ai lati della
labbra. La voce gli usciva come rantoli incomprensibili dalla gola irritata, le
parole rotolavano via, sibilanti e spezzate, impregnate di sangue, mescolate in
frasi senza senso. Il medico, la cui conoscenza della lingua Vulcaniana era
alquanto limitata, distingueva appena qualche frase lacerata dalla febbre, ma
il più delle volte i suoni che l’altro emetteva mentre raschiava il terreno con
le dita lunghe e ricoperte di graffi, non erano altro che quello. Suoni.
Poi, con un tempo che il medico non era
riuscito a calcolare, quegli intervalli si erano fatti sempre più rari, fino a
scomparire del tutto.
Il Vulcaniano stava morendo e lui non
poteva fare nulla per impedirlo.
Se solo avesse avuto i suoi strumenti,
le sue macchine, allora sì, forse, avrebbe potuto salvarlo!
O almeno, sarebbe riuscito a salvare
il suo corpo, ma la sua mente..
Se si
vuole uccidere un Vulcaniano gli avevano detto una volta Non serve un phaser o un veleno. Distruggi
la sua mente e distruggerai lui.
Il medico posò una mano sulla fronte
sudata del Vulcaniano, scostandogli la frangia scura, scomposta e sporca, che
era andata a coprirgli occhi cerchiati di nero, incollandosi alla pelle.
Un rumore improvviso alle spalle lo
fece voltare di scatto.
Una guardia nerboruta, con due zanne
ricurve che partivano dal labbro superiore e arrivavano oltre il mento cadente,
stava aprendo la cella, il mazzo di chiavi ben stretto tra le dita callose,
coperte di bubboni verdi.
Aprì la porta con un cigolio ed entrò,
sbuffando come un toro inferocito.
Un ringhio uscì dalle labbra del
medico che, nonostante la debolezza, fece per alzarsi e sfidare la guardia aliena
a prenderlo e portarlo via, ma una stretta ferrea al polso lo trascinò di nuovo
a terra. Incredulo, il medico si voltò a fissare il Vulcaniano che, il viso
acceso dalla febbre, gli occhi sgranati e folli, lo stava chiamando.
Il medico corrugò le sopracciglia e
scosse la testa, senza capire cosa il Vulcaniano gli stesse urlando: dalle
labbra rotte, macchiate di verde e costellate da grumi di sangue ormai secco,
uscivano solo suoni gutturali, come se le parole, nel tentativo di liberarsi
dalla stretta della gola, stessero raschiando con prepotenza la bocca.
-Dante’kam1-
pregò e quel punto, sul volto del medico si dipinse un’espressione confusa,
stupita. -Kal-tor ri nem-torcu iwe’
th’hi!2-
Il Vulcaniano emise un altro gemito,
seguito da un rantolo, poi il suo corpo ebbe un ultimo spasimo e rimase
immobile; gli occhi, vuoti, spenti, fissavano attoniti il soffitto e il respiro
era tornato ad essere un flebile alzarsi del petto insanguinato.
Dante serrò la mascella e si rialzò,
barcollando di fronte al corpo del Vulcaniano, il sudore che gli rigava freddo
le tempie e la vista cosparsa di macchie nere.
-Non lo porterai via, hai capito?-
ringhiò, rivolto alla guardia –Ho già perso un Vulcaniano una volta, non
lascerò che accada di nuovo-
La guardia rimase un istante in
silenzio, poi scoppiò a ridere, un suono grottesco, un abbaiare rauco e
continuo, graffiante.
Prima che potesse ribellarsi, il
medico sentì le dita tozze della guardia chiudersi attorno al polso e venne
trascinato fuori dalla cella, con quella risata gorgogliante che gli palpitava
nelle orecchie.
***
(Final Fantasy IX Original Soundtrack – Queen of the
Abyss)
Kharandel, il mercante di schiavi,
soppesò per qualche istante il calice di vino che teneva fra gli artigli
ricurvi, prima di portarselo alle labbra e sorseggiarlo con cura.
Schioccò la lingua verde contro il
palato, con evidente soddisfazione, e tornò a rivolgere lo sguardo ai propri
clienti: quello che doveva essere il capo stava seduto con la schiena
rigidamente appoggiata contro il divano, mentre sotto il rigonfiamento del
mantello scuro, che ne celava i lineamenti, le mani erano poggiate sulle cosce.
Dietro di lui stavano altre sei figure incappucciate, immobili e silenziose.
Il mercante ghignò e accavallò le
gambe, facendo dondolare il largo piede, le cui dita, lunghe e sottili, erano
unite da una membrana sottile di pelle grigiastra.
Dalla sua sinistra arrivò il suono
pesante dei passi delle sue guardie, accompagnato dallo strascicare affaticato
della mercanzia. Si voltò, deliziato, mentre la porta di legno rosso si apriva
senza un cigolio e Kuy-Tahk-t’uhl, uno dei suoi sottoposti, strattonava, a suon
di ringhi e sbuffi, la catena d’argento e di rubini cui erano legati alcuni
schiavi.
Kharandel aveva ordinato che venissero
portati solo alcuni rappresentati delle specie su cui era riuscito a mettere le
mani sopra, lasciando la merce più preziosa in coda alla fila. Ci sarebbe stato
anche l’altro da portare, ma tanto
era ormai diventato una merce inutile, senza valore; sarebbe morto presto, diventando
uno dei cadaveri in più che marcivano sui pavimenti delle celle.
La prima a fare la sua comparsa fu
Vaaina, una femmina di Orione, dai lunghi capelli neri che le cadevano in
morbide pieghe sulle spalle, arricciandosi sui seni torniti e sollevandosi ad
ogni respiro; poi venne la volta di Anubereth, un giovane di Aset, un
pianetucolo ai confini del quadrante, sfuggito alla “tutela” della Federazione;
aveva la carnagione scura degli abitanti del deserto e gli occhi di un intenso
azzurro, resi ancor più lunghi e profondi dal pigmento naturale, scuro, che ne sottolineava
il profilo.
Poi Siye, la Deltana.
Kharandel l’aveva pagata fior di Crediti e
monete d’oro in un bordello della città, e non si era minimamente interessato
su come Siye ci fosse finita. L’importante era che, in una vendita, sarebbe
valsa il doppio, se non il triplo, di quello che aveva pagato nel comprarla.
Era una Deltana, e lui era l’unico a possedere una schiava del genere su tutto
Mukade.
Le labbra seriche del mercante si
piegarono in un ghigno astuto.
Sì, lei e l’ultimo esemplare non
venivano mostrati a tutti i suoi clienti, ma solo a quelli più facoltosi e che,
cosa più importante, dimostravano di essere tali. E a giudicare dal plico di
permessi e Crediti che il suo nuovo cliente gli aveva lasciato sul tavolino di
vetro come “piccolo anticipo” ..bhè non doveva certo passarsela male in quanto
a disponibilità economica.
E poi l’ultimo della fila, Kharandel
dovette trattenersi per non lasciarsi sfuggire una risata gorgogliante.
Un Essere Umano, ma non un Essere
Umano qualunque, no.
Era uno degli ultimi sopravvissuti al
terribile incidente che aveva portato le loro navette di salvataggio a finire
inesorabilmente catturate dalla gravità di Mukade e schiantarsi sulla sua
superficie.
Oh, sì. Uno schiavo umano, per di più
appartenente alla Federazione e poteva essere comprato, picchiato, seviziato,
ucciso senza che Starfleet potesse
alzare un dito. Non si potevano infrangere regole che non esistevano, e su
Mukade le leggi della Federazione non avevano alcun valore.
Solo una cosa infastidiva oltre ogni
immaginazione il mercante di schiavi: gli esseri umani erano deboli.
Molti, in quelle due settimane da
quando li aveva catturati, erano già morti, o per le ferite riportate nello
schianto o nel combattimento contro Kuy-Tahk-t’uhl e altri dei suoi, oppure per
inedia. E anche l’esemplare che aveva ordinato di portare non stava facendo
bella mostra di sé: i capelli fulvi gli circondavano scomposti il viso magro,
emaciato e pallido, e la barba gli era già ricresciuta, nascondendo, almeno, i
tagli che le guardie gli avevano fatto, se apposta o per pura casualità a
Kharandel non importava, quando l’avevano rasato; gli abiti, o meglio, la
tunica lunga e sporca che era andata a sostituire la divisa lacera e macchiata
di sangue, pendeva in modo grottesco dalle spalle e dal corpo smagrito. Gli occhi
offuscati, gonfi, e le incrostazioni di sporco non aiutavano a dare una visione
positiva di insieme, ma tant’è..le donne erano ridotte anche peggio.
Una voce dentro il mercante rise,
dicendogli che forse la colpa per quello era anche sua.
-Allora- iniziò Kharandel –Che cosa ne
pensate?-
Il cliente si alzò lentamente dal
divano e passò in rassegna i quattro schiavi, prima di fermarsi davanti
all’essere umano e prendergli il volto tra le dita, alzandogli appena il mento
e voltandolo un po’ a destra e un po’ a sinistra, quasi stesse controllando in
che stato versava un cavallo o un Burumin di Oridian VII.
-A quanto lo vendi?- domandò il cliente, lasciando andare l’umano, dal cui
viso era defluito il poco sangue rimasto e si reggeva a stento sulle gambe
tremanti.
-Seicentotrenta crediti o
settecentocinquanta monete d’oro3- rispose Kharandel, ghignando –Gli
Umani sono merce preziosa-
Il cliente annuì
-Quanti ve ne sono rimasti, ancora?-
-Una quindicina- il mercante si passò
la lingua sulle labbra –Gli Umano sono merce preziosa e..richiesta-
***
(Kingdom Hearts II Original Soundtrack – Organization
XIII)
-Una quindicina?- Kirk, seduto sul
bordo della cuccetta, sgranò gli occhi –Così pochi?-
-Considerate le condizioni igieniche e
di salute in cui sembrano trovarsi, e la richiesta di schiavi umani, il fatto
che quindici uomini si siano salvati è da considerarsi un inaspettato colpo di
fortuna-
-Un colpo di fortuna?- il Capitano
sbatté un pugno sul tavolo, facendo traballare lo schermo del visore –Spock,
vuol dire che dei centoventi membri della USS Ifigenia ne possiamo salvare solo
quindici! E forse nemmeno quelli- si prese la testa tra le mani, costringendosi
a riprendere la calma.
Il Vulcaniano, dall’altra parte dello
schermo, rimase in silenzio.
Kirk, dopo un paio di respiri
profondi, rialzò lo sguardo e fissò il suo Primo Ufficiale.
-E’ riuscito ad avere una visione,
seppur minima, della planimetria della prigione dove li tengono rinchiusi?-
Il Vulcaniano scosse la testa
-No, Capitano. Il Contatto non è
ancora del tutto stabile, non ricevo che qualche immagine sfocata e frasi senza
alcun senso logico- si interruppe, chiudendo un istante gli occhi. Una ruga
comparve sulla fronte di Spock, le labbra si schiusero appena e le palpebre
ebbero un fremito.
-Spock?- lo chiamò Jim –Allora?-
Quando il Vulcaniano riaprì gli occhi,
Kirk fu certo di aver visto le iridi scure del suo Primo Ufficiale tingersi per
un istante di un tenue azzurro.
-Il Contatto dovrebbe essere completo
in uno punto tre minuti, anche se è difficile assicurarlo con certezza, tenendo
conto del poco tempo che ho avuto a disposizione per instaurare il Legame e la
distanza che mi separa dal medico della USS Ifigenia-
-Medico?- il Capitano inarcò un
sopracciglio.
-Dante Bellini, Aiutante Medico sulla
USS Ifigenia- spiegò il Vulcaniano –Ho avuto l’occasione di conoscerlo durante
i primi anni dell’Accademia- di nuovo, una goccia azzurra si infranse sulle
iridi di Spock e il riflesso di un sorriso gli comparve sulle labbra.
Il tempo di un battito di ciglia, e
Kirk stava di nuovo fissando lo sguardo distaccato del suo Primo Ufficiale.
L’ombra dell’Aiutante Medico, Dante
Bellini, svanì come era apparsa, inghiottita dallo stesso Legame che l’aveva
fatta affiorare nella mente e nel corpo di Spock, come l’onda che si distende e
si ritira, increspandosi, sulla battigia.
-Mi tenga informato sulla situazione,
signor Spock- Jim emise un breve sospiro, prima di passarsi una mano sulla
fronte e stringersi la radice del naso fra le dita –Appena avrà la planimetria,
le manderò in aiuto altre due squadre, di cui farò parte io stesso-
-Non posso che trovarmi in disaccordo
con la sua ultima affermazione- lo avvisò il Vulcaniano, piegando appena la
testa –La sua incolumità è fondamentale. Se lei dovesse morire…-
-Il signor Scott è pienamente in grado
di prendere il mio posto sulla Enterprise e ricondurvi sani e salvi sulla
Terra-
-Non ho alcun dubbio a riguardo-
ribattè Spock, con assoluta calma –Ma la mia opinione rimane comunque la
stessa. Non dovrebbe scendere su Mukade e mettere a rischio la sua incolumità, Capitano-
-Sai che sono sempre disposto ad
ascoltare i tuoi consigli e le tue opinioni- Jim sorrise al suo Primo Ufficiale
–Ma ciò non toglie che scenderò io stesso con una delle prossime squadre di
soccorso-
-Dovrei sorprendermi della inefficienza nel consultarmi
costantemente su cose che hai già deciso?-
Kirk sorrise di nuovo.
-No, Spock- scosse la testa –Mi dà
sicurezza emozionale- e prima che il Vulcaniano potesse rispondere, a parole o
con un sopracciglio inarcato, il Capitano spense la comunicazione e si distese
sulla cuccetta della navetta non-registrata che avevano usato per avvicinarsi a
Mukade senza essere scoperti.
***
-Eleni! Eleni, rispondi!-
La donna emise un gemito strozzato,
mentre una scarica di dolore le partiva dal basso ventre fino alla gola,
lacerandole le corde vocali e strappandole un urlo.
Si mise a carponi, in preda agli
spasmi e ai conati di vomito, gli occhi che si gonfiavano senza controllo, il
volto livido, contratto, sofferente.
Un altro conato, ma dalle labbra le
colò solo un rivolo di saliva, mista al verde acido della bile e dei succhi
gastrici.
Si riappoggiò al muro della cella,
ansimando e con la sensazione che il ventre stesse palpitando per il dolore.
***
Dante portò le mani in avanti per
attutire l’impatto col terreno, poi si voltò di scatto e socchiuse gli occhi in
direzione della guardia che lo aveva gettato di nuovo nella cella.
L’energumeno abbaiò e se ne andò sulle
gambe grosse e tozze, facendo roteare l’anello col mazzo di chiavi; il medico
rimase girato verso l’entrata della cella fino a quando il loro tintinnare non
si perse in lontananza.
Chiuse un istante gli occhi,
portandosi una mano alla tempia, dove poteva ancora sentire il tocco caldo e
deciso delle dita del cliente incappucciato. Avvertiva inoltre una sorta di
ronzio nelle orecchie e una punta fissa di dolore dietro alla nuca, come se
qualcosa stesse cercando di forargli la cassa cranica con un phaser al massimo
della potenza.
Scosse la testa per liberarsi dalla
foschia che gli aveva velato gli occhi per un istante, prima di incespicare
verso il Vulcaniano, ancora disteso a terra. Sembrava non essersi mosso dacché
lo aveva pregato di proteggerlo dalla guardia.
Dante lo prese per le spalle e lo
scosse un poco, ma gli occhi rimanevano vuoti, fissi, le pupille talmente
dilatate da aver inghiottito il marrone dell’iride.
-Ehi, svegliati ragazzo- lo chiamò
–Sono io, sono Dante-
Il Vulcaniano non ebbe alcuna
reazione: non un respiro più veloce degli altri, non un movimento dei muscoli
facciali o un irrigidimento delle braccia o delle gambe. Nulla.
Il medico lo riappoggiò a terra e si
portò una mano alla fronte.
Sentì la rabbia e l’impotenza montare
come un’onda dentro di sé, poi un soffio, come una brezza gentile..un’idea.
Certo, il suo vocabolario era ridotto
ai minimi termini, però..
Si schiarì la gola secca, cercando di
mettere ordine nei suoi pensieri, quando si accorse di non dover fare alcuno
sforzo per ricordarsi la lingua Vulcaniana. Strano a dirsi, ma le parole
rilucevano nella sua mente come se il tempo non le avesse mai intaccate, come
se fossero state sempre lì a sua disposizione in attesa di essere riesumate dopo
una decina d’anni di attesa.
-Shroicu
s’kan th’hi?4- chiese e a quelle parole il Vulcaniano parve
riscuotersi. Gli occhi ebbero un guizzo e rotearono, increduli e folli, verso
Dante, che gli sorrise -Hal-tordu un’
yeht ek’ha5-
Il Vulcaniano annuì, lo sguardo
allucinato e attonito, poi alzò un braccio, facendo per posare le dita sul
volto di Dante, ma il medico si alzò in piedi di scatto, le mani che
stringevano con forza le tempie, e crollò a terra, con un gemito.
(Kingdom Hearts II Original Soundtrack – Missing You)
Bianco..
Bianche
le pareti, bianco il soffitto, bianchi i tavoli ordinatamente disposti sul
pavimento, bianco.
Avanzò
di un passo, chiedendosi dove fosse finito ed ecco che un fiume di persone,
candide e senza volto, si riversarono in quella stanza lucida e asettica,
passandogli accanto come il mormorare delle onde di un fiume e sfiorandolo col
soffio gentile di una brezza primaverile.
D’un
tratto, il suo sguardo si sentì guidato verso uno dei tavoli, quello al centro
esatto, se di centro si poteva parlare, della stanza.
Lì
stava seduto l’unica macchia di colore in un tutto quel bianco accecante,
l’unica persona che lui, Dante Bellini, avrebbe preferito non rivedere mai più.
Il
medico chiuse gli occhi e si diresse a passo svelto verso il tavolo, ignorando
le proiezioni mentali che si accavallavano fra le sedie. Oh sì, aveva capito.
Non appena i suoi occhi avevano incontrato quelli scuri dell’altro, aveva
capito ogni cosa.
-Non ti
avevo detto che il Contatto non mi garbava, Spock?- lo apostrofò duramente il
medico, rimanendo in piedi accanto al Vulcaniano e fissandolo con astio.
-Dottore,
non c’era altro modo per comunicare con lei-
Dante
sbuffò e roteò gli occhi, per poi stringersi la radice del naso fra le dita.
-Spock,
perché sei qui? E sappi che con “qui” non intendo la mia proiezione mentale
della mensa dell’Accademia, ma “qui” nella mia testa-
Il
Vulcaniano annuì e lo fissò col solito sguardo, acuto e distaccato.
-Ho
bisogno della planimetria della dimora di Kharandel- spiegò, posando le mani
sulle cosce e piegando la testa di lato –E lei è l’unico membro della Ifigenia
con cui sono riuscito a venire in contatto-
-Oh
certo!- esclamò il medico –Perché quando siamo arrivati quel figlio di una
cagna di Kharandel mi ha fatto fare un bel tour nei sotterranei, prima di
sbattermi in quella lurida cella- sospirò –Spock, quando ci hanno portati via a
forza, ero più concentrato a mantenermi in piedi, piuttosto che ad osservare il
paesaggio-
-Ma la
sua mente lo era- il Vulcaniano indicò con un ampio gesto della mano il luogo
in cui si trovavano, ora sgombro di tavoli e di persone, ad eccezione di loro
due –Tutto quello di cui necessitiamo per liberarvi, lei e tutti gli altri
membri dell’Ifigenia, sono le immagini registrate dal suo subconscio-
Dante
chiuse un istante gli occhi e avvertì uno spostamento d’aria intorno a lui,
subito colmato dal ruvido ondeggiare delle fronde sopra la testa, dal
cinguettare eccitato di qualche piccolo uccello e dal profumo, intenso,
dell’erba e dei fiori.
-La
foresta di Vallombrosa- la voce di Spock sembrò raggiungerlo da una lunga
distanza e quando Dante riaprì gli occhi lo vide in piedi, sotto un albero dal
tronco spesso e la corteccia scura, l’ombra dei rami che picchiettava sul suo
viso spigoloso.
-E’
così semplice?- domandò il medico –Devo solo concentrarmi e lasciare che le
immagini fluiscano libere? E ogni particolare, anche il più insignificante- e
indicò una farfalla cavolaia che ondeggiava pigramente sopra una margherita, e
una lucertola che saettava tra l’erba, tutti particolari cui, della sua ultima
visita a Vallombrosa,non prestato attenzione –Sarà a tua disposizione per la
planimetria?-
Spock
annuì.
-E sia,
allora-
Dante
emise un lungo sospiro e chiuse gli occhi.
***
-Qui Ponte. Capitano Kirk, risponda-
Jim si alzò di scatto dalla cuccetta e
premette il tasto di attivazione dell’intercom.
-Qui Kirk- rispose –Parli pure,
Tenente Maly'hi-
-Una chiamata criptata da parte del
Primo Ufficiale, il signor Spock, proveniente da Mukade-
La mano di Jim tremò appena.
-La passi sul visore-
Il Capitano tornò a sedersi e il viso
di Spock comparve, pallido e tirato, sullo schermo.
-Abbiamo la planimetria, Capitano- lo
informò.
Kirk annuì
-Molto bene, preparo altre due squadre
di soccorso, poi scenderemo e daremo il via alla missione di salvataggio. Rimanga
sulla navetta e attendi il mio arrivo-
Il Primo Ufficiale non tentò nemmeno
di fermarlo e questo mise Jim in allarme.
-Capitano?-
-Sì? Cosa c’è, signor Spock?-
-C’è un Vulcaniano tra i prigionieri-
1”Dante..” –’kam è un suffisso che la lingua Vulcaniana
usa per distinguere tra “titolo” onorifico e “titolo” familiare. In questo
caso, suonerebbe come un “Onorevole Dante” o qualcosa del genere..un po’ come
il –sama giapponese, per intenderci.
2”Non lasciare che mi portino
via!”
3Non ho idea del valore
effettivo della richiesta, ma non sono riuscita a trovare alcun dato per la
conversione Crediti della Federazione à Moneta. Se voi
sapete qualcosa riguardo, fatemelo sapere e cambierò subito^^
4”Mi senti?”
Diario
di Nemerya, Data Astrale 64034.5.
Maru
Kaite Chikyuu! Maru Kaite Chikyuu! Maru Kaite Chikyuu! Boku Hetalia!!!
Yeehh!
Anche l’Italiano ha fatto la sua comparsa! Un altro connazionale, oltre al
polpo Paul! (Che se tanto mi da tanto, a questi punti sarà finito in un piatto
di patate in qualche ristorante extra-lusso in Germania)
Bhè,
che dire su questo capitolo?
Pseudo
di passaggio direi. Si prepara l’azione che darà il via a tutto e i nuovi
personaggi sono stati tutti presentati. A proposito..alzino la mano quanti
credevano che il Vulcaniano fosse Spock! XD
Vallombrosa.
Aaah, quanto mi piace la Toscana! In parte sono toscana anche io, ma forse sono
più emiliana (Ligure solo per ¼ e francese di adozione..mooolta adozione!) e
Vallombrosa è un paesello che mi è rimasto nel cuore! E’ così bello^^ In più il
mio prozio ci lavorava come Guardia Forestale e ancora adesso mi racconta tante
di quelle belle storie su di lui, sul bosco..mi sembra quasi di viverci (e la
cosa non mi dispiacerebbe affatto) Per il personaggio di Dante, c’è, fra le mie
Shot scritte e cestinate, una in cui compaiono lui e Spock, ma credo che la
pubblicherò solo quando sarò pienamente convinta del risultato, per ora,
limitatevi alla Long Fiction XD (Dai, che il personaggio toscano ci mancava!)
Pooi..Hn.
La questione Mukade – USS Ifigenia – Nave non Registrata.
Anche
se verrà spiegato meglio nei prossimi capitoli, solo una cosa. Kirk usa una
nave non registrata poiché il pianeta Mukade (di mia totale invenzione) ha
rifiutato di far parte della Federazione ed è, in aggiunta, talmente vicino
all’Impero Klingon che i nostri amici dalla fronte spaziosa farebbero carte
false (strano,eh?) per provocare una bella guerra intergalattica tra loro e la
Federazione. Scaricando ovviamente tutta la colpa su Kirkuccio, manco a dirlo
XD
Ultima
cosa! Facciamo tutti i nostri auguri ad Abdulla
e auguriamole un buona fortuna perché esca in modo fantasmagorico dall’esame di
Stato!E in più, ecco anche il mio primo video (comico) su Star Trek! http://www.youtube.com/watch?v=-mOyHL_fCjo
Angolo delle Recensioni
Aspetto
tuoi commenti sulle musiche di questo capitolo!
PASTAAAAAHHHH
e anche VODKAAAAAAAA!
Thiliol: Cara,
ti ringrazio assai! Che bello, quante cose in comune! Anche qui un
po’ di
Vulcaniano, ma meno faticoso rispetto alla prima volta! Anche io
avevo iniziato a studiare l'elfico, tanto tempo fa,con un mio amico.
Poi abbiamo smesso non mi ricordo nemmeno per quale motivo, ma ho
ancora il quaderno con l'alfabeto e i primi tentativi di scrittura!
Io
adoro Big Bang Theory e stimo Sheldon alla follia! Ma non posso aspettare fino
a settembre per vedere la nuova serie, non posso! Non reggerò! *Modalità
melodrammatica: ON*
Spero
ti piacerà anche codesto capitolo!
Persefone Fuxia: I Romulani sanno essere belli acidi, ma credo che questo
sia uno dei motivi per cui li adoriamo tanto! Eh già, chissà cosa avrà voluto
dire *sorriso maligno*
PoFero
Sybok, a me fa impazzire come personaggio! Ci sarebbero così tante cose da
scrivere su di lui! (Suvvia cara, lo so che è difficile, ma dobbiamo farci
forza! Almeno nella TOS Vulcano c’è ancora..ma tutti quei Romulani!
BUAHAAAHAHAHAHAHAHAHA! *scoppia in lacrime*)
Uh, il
caro Shral! Mi piace come personaggio. Non ho idea di come mi sia uscito dalla
tastiera, ma prevedo per lui grandi cose (e lui spera anche grandi fan) e
chissà come mai ha quel rapporto col Romulano..bah!
Oh sì!
Vedrai, non lo lascerò riposare sugli allori della cara Enterprise!
Al prossimo capitolo! Ci vediamo tutti nel
2387!
Tai Nasha no Karosha!