Capitolo 21: Una serata piena di
sorprese
“A |
ndy,
ti vuoi muovere o no?” sbottò la signora Greason, mentre scendeva dal taxi.
“Arrivo,
arrivo… tenga il resto, buon uomo.”
“Grazie, maggiore.” rispose l’autista.[1]
Dopo
avere attraversato la metà del vasto atrio del Savoy,[2] Flanny si voltò indietro, accertando
con disappunto che il marito aveva appena oltrepassato il portone girevole e
procedeva sbadigliando, senza troppo affrettarsi.
“Ma
insomma, vuoi farti trascinare?!”
“Awh…
scusa, tesoro, ma sono stanco morto!”
“Come
mai, non ti sei riposato abbastanza?”
“E
dove?”
“In
teatro: hai ronfato per tutta la commedia!”
“Già,
in effetti…” ricordò l’asso lisciandosi la nuca, imbarazzato, per poi ritrovare
la solita arguzia “…ma d’altra parte te lo dovevi aspettare, dato il titolo!”
ghignò.
I
due stavano tornando dal Pavillion
Theatre, dove avevano assistito alla soirée della commedia Sogno di una notte di mezza estate.
“Spiritoso”
sbuffò la moglie “Shakespeare non è proprio il tuo genere…”
“Beh,
un filmetto con Laurel & Hardy[3] m’avrebbe
certo coinvolto di più!”
“Non
ne dubito” commentò Flanny, con un pizzico d’acredine “bella figura m’hai fatto
fare, con la mia collega!”
Andy
allargò le braccia: “Hai ragione, perdonami… ma mettiti al mio posto: sono sveglio
dalle quattro del mattino, reduce da un volo di sei ore da Norwich a Saint Nazaire
e ritorno. Rincaso alle sette di sera, ancora rintronato dai contraccolpi della
flak e tu, senza neanche darmi il
tempo per una doccia, mi spari su due piedi che la nostra amica ci ha invitato a
vedere quel polpettone, dove recita il suo famoso prim’attore, con successivo
ricevimento al Savoy! Capisco il suo
entusiasmo da prima fan, ma non era meglio una tranquilla cenetta fra amici?
Conosco un posticino a Soho, che…”
“Ho
presente” lo fermò la consorte con un cenno eloquente della mano “ma Candy non
è il tipo da frequentare quel genere di posticini…”
“Scommetto
che il suo bello invece sì!”
Flanny
Greason s’arrestò di colpo, tornando a girarsi di fronte al marito e stringendogli
le spalle: “Ora ascoltami bene: lo so che gli inglesi non ti sono eccessivamente
simpatici[4]… e capisco
che io e Candy non t’abbiamo alleggerito la giornata. Ma lo sai com’e fatta e
quanto ci teneva… perciò ti prego: fa’ uno sforzo e comportati soprattutto da quel
gentiluomo che sei in realtà!”
Quando
la moglie lo guardava con quegli occhi, al contempo severi e amorevoli, Andy
Greason non poteva più discutere, per cui abbozzò un sorriso: “Ma certo, amore.
Ci mancherebbe!”
“Bravo!”
replicò lei, schioccandogli un bacetto a fior di labbra.
Entrati
nel salone principale si fecero strada fra i tavoli volgendo lo sguardo verso i
commensali e le coppie che danzavano sulle note di Night and Day, una celebre canzone di Cole Porter, discretamente
interpretata dall’orchestra dell’hotel.
“Eccola
là…!” disse la donna.
Andy
diresse la sua vista acuta nella direzione indicata, non tardando a scorgere la
loro amica. Giunti al suo tavolo, i coniugi ne notarono subito l’espressione poco
allegra.
“Siamo
qui!” si annunciò Flanny.
“Come
mai tutta sola?” le chiese invece il marito.
La
ragazza abbozzò un malinconico sorriso: “Terry ha dovuto trattenersi in teatro
per parlare col signor Hattaway e la cosa stava andando per le lunghe. Ho preferito
venirvi incontro per non farvi preoccupare.”
“Sei
stata gentile, cara, ma non ce n’era bisogno.” le rispose la collega con la
coda di cavallo.
“Vero”
aggiunse l’asso “e poi trovo assai imprudente, da parte tua, lasciarlo in balia
delle ammiratrici!”
“Tesoro”
intervenne la consorte, rifilandogli una gomitata nel fianco “che ne dici di
sederci a bere qualcosa, mentre lo aspettiamo?”
“Ottima
idea…!” rispose lui, mascherando il dolore con una smorfia. Accomodatosi,
attirò l’attenzione d’un cameriere e ordinò - suo malgrado - uno scotch allungato per lui e due spremute
d’arancia per le signore. Quando vennero serviti, Andy alzò il bicchiere e
propose un brindisi per rimediare alla gaffe precedente: “Bene… al nostro
superbo attore e alla sua luminosa carriera. E, naturalmente, anche alla sua musa
ispiratrice!” concluse guardando la bionda.
“Grazie
di cuore” rispose lei, sorridendo dolcemente “v’è piaciuta la commedia?”
“Molto”
s’affrettò a rispondere Flanny, premendo leggermente il piede destro su quello
sinistro del marito “era la prima volta che potevo assistere ad un classico e
l’esperienza è stata del tutto positiva. Il talento del tuo fidanzato, poi, è senz’altro
all’altezza della fama!”
Ringraziando
nuovamente l’amica con un cenno del capo, Candy guardò allora il suo quasi
omonimo: “E tu, Andy, cosa mi dici? Sei riuscito a capirci qualcosa, fra un
sonnellino e l’altro?” gli chiese, con affettuosa ironia.
“Beh,
ecco…” rispose lui, trastullandosi la cravatta “…se devo essere proprio
sincero… pur ammirando la bravura del tuo attore, devo confessarti di non
essere riuscito a capirci un granché… sai, io ed i classici non siamo mai
andati molto d’accordo!” concluse con un sorrisetto imbarazzato.
“Effettivamente” confermò la sua compagna, con malizia
“la tua antologia giovanile era limitata ai fumetti e ai romanzi d’avventure, se
non erro.”
“Non nego che Verne fosse più presente di Shakespeare,
nella mia biblioteca” rispose lui, di rimando, leggermente piccato “d’altra
parte i suoi romanzi futuristici hanno contribuito non poco a istillarmi la
passione per la tecnica e l’aeronautica in particolare!”
“Sta’ tranquillo, Andy” intervenne la bionda, col suo eterno
istinto pacificatorio “è giusto che ognuno segua le proprie inclinazioni. Ho
sempre ammirato le persone che svolgono con passione il loro lavoro, come tu e
Terry… per non parlare della mia prima maestra!” terminò guardando la signora
Greason.
“Sei troppo buona, Candy. Te lo dico sempre di non
esagerare!” scherzò lei.
“A Cesare quel che è di Cesare” rispose lei,
strizzando l’occhio “peccato, però, che tuo marito fosse così spossato: alcune
scene di quell’opera sono davvero affascinanti. Anche il personaggio di Ermia è
magistralmente interpretato.”
“È vero” ammise Andy, senza troppo pensarci “la
presenza di quell’attrice è davvero notevole. Com’è che si chiama? Karen Kleis,
mi pare…”
“Figurati se non eri sveglio, quando recitava lei”
saltò su la moglie “sempre il solito!”
“E tu sempre a lamentarti” ridacchiò lui “pensa alla
povera Candy, piuttosto: almeno io
non ci recito accanto!”
“Pfui… Candy non ha bisogno di preoccuparsi, perché
Terence Granchester è sicuramente più serio di te! Vero, cara?”
“Non posso lamentarmi…!” rispose l’interessata, con lieve
accento strascicato.
“Ehi, hanno attaccato con Polvere di Stelle…” Andy si alzò e tese la mano alla moglie “…balliamo?”
“T’è già passata la stanchezza? Prima, per poco non
cascavi per terra!”
“Beh, ma è una delle nostre canzoni preferite…” tentò
goffamente di rimediare “…non ti va?”
Lei scosse la testa: “Scusami, amore, ma ho ancora i
piedi che fumano: sono stata in corsia per tutta la mattina e in sala
operatoria per l’intero pomeriggio. Tu, almeno, in carlinga, puoi startene
seduto!”
“Spiritosona! Vuoi far cambio, per caso?”
“Scherzi? Ci tengo ai miei pazienti!”
“Va bene, come non detto” sospirò il maggiore. Poi, incrociando
lo sguardo con Candy, si ritrovò improvvisamente a chiederle “posso…?”
La bionda spalancò gli occhi, per poi guardare la
mora: “Mah…” titubò “…se a Flanny non dispiace…”
Quest’ultima la guardò con aria strana, poi abbozzò:
“Ma sì, fallo contento. Almeno la smetterà di sparare sciocchezze!”
L’infermiera dai codini dorati porse allora galantemente
la mano all’aitante ufficiale dell’USAAF,
che, con un sorriso amabile, la condusse alla pista da ballo. Qui giunti, la
giovane abbozzò un lieve inchino al suo accompagnatore, che la cinse
gentilmente in vita, ponendole l’altra mano sulla spalla. I due amici, forse
suggestionati dalla dolce melodia di Carmichael, si rilassarono completamente
dopo una dura giornata di lavoro.
Quasi senza rendersene conto, Candy appoggio lentamente
il mento sulla spalla del pilota… era strano, ma la stretta vicinanza
dell’amico le infondeva la medesima sensazione che avvertiva in compagnia del
suo caro “zio adottivo” o quella che, in passato, aveva provato vivendo assieme
al suo primo ragazzo (nipote dello stesso William Andrew) tragicamente perito durante
una battuta di caccia alla volpe.
Anche il nostro asso percepiva una gradevole sensazione
di tranquillità emanare da quella formidabile ragazza, così diversa nel carattere
dalla sua compagna, ma così affine per tenacia e per generosità. Seduta al
tavolo, Flanny Greason li guardava ballare quel lento candidamente abbracciati,
senza che alcun pensiero negativo le passasse per la mente (a parte augurarsi
che l’orchestra non si mettesse a suonare Cheek
to Cheek).
Non era ingenuità, la sua, ma soltanto una ferma
consapevolezza. Flanny non aveva dubbi su chi fosse, anche in quel momento, la
persona posta al centro dei pensieri del marito.
***
Non la pensava però esattamente così un prestante
giovanotto dal volto fiero e dalla folta chioma castana, che proprio in quell’istante
stava entrando nel salone assieme a una bella giovane dai lunghi capelli rossi
e un distinto signore di mezza età. Tutto si aspettava di vedere, a quel
“ricevimento da imboscati”, tranne la donna della sua vita intenta a ballare
fra le braccia di uno sconosciuto!
“Scusatemi un attimo…” disse ai suoi accompagnatori,
la collega Karen Kleis, prim’attrice della Compagnia
Stratford e Robert Hattaway, direttore della medesima. Quindi, coi pugni ben
chiusi, si diresse deciso verso quella coppia singolare.
Proprio mentre i due ballerini si stavano lasciando
cullare dalla musica, sognando entrambi di trovarsi fra le braccia della reciproca
persona amata, l’ufficiale americano si sentì picchiettare bruscamente la punta
di un indice sulla spalla…
“Le dispiace se gliela rubo?”
La coppia smise immediatamente di danzare, prestando
attenzione al nuovo arrivato.
*Terry…!!!* avrebbe voluto gridare l’apparente
“reproba”… ma la voce le morì purtroppo in gola
e il gesto di portarsi la mano alle labbra fu interpretato dal suo gelosissimo
compagno come la conferma che ci fosse in effetti qualcosa di losco.
Anche un “uomo di mondo” come Andy Greason avrebbe saputo
certamente gestire la situazione, se solo le circostanze fossero state leggermente
migliori. Ma lo sguardo duramente ostile di quel bel giovane lo scombussolò, stimolando
malauguratamente la sua parte reattiva, sviluppata in decine di combattimenti
aerei.
“Sì, mi dispiace!” rispose infatti con voce secca e
definitiva.
L’attore alzò il busto facendo un profondo respiro:
“Beh, temo che dovrà passarci sopra, se non vuole ritrovarsi col sedere per
terra!”
“Terry, ti prego! Lascia che…” tentò la bionda.
Con un cenno della mano e un mezzo sorriso, l’asso
zittì la sua partner occasionale e squadrò dritto negli occhi quell’importuno:
“Il mio sedere resterà dov’è, amico. Sarà invece il suo muso da figurino a fare
una brutta fine, se non chiederà immediatamente scusa alla mia accompagnatrice
per la sua insolenza!”
“No, Andy, aspetta!!” tornò a intervenire Candy,
disperata.
Un ghigno beffardo spuntò sul volto del famoso
interprete shakespeariano: “Ah, insolente io? Un giudizio davvero singolare,
per venire da uno yankee!”
“Per favore, Terence…!”
L’attore aveva messo nella voce tutto il disprezzò che
poteva esprimere, ignorando del tutto il fatto che il titolo che aveva utilizzato,
rappresentava per l’asso un complimento![5]
“Ha qualcosa da ridire sugli yankies?” lo incalzò infatti
Andy con palese aria di sfida.
“Non mi basterebbe la nottata intera per elencarle i
motivi per cui mi state sulle scatole. Non ultimo, il vizio di fare sempre i
galletti con le donne altrui!”
“Smettila, Terry: non è come credi!” insistette ancora
la povera collega di Flanny, talmente spiazzata da quell’assurda situazione, da
non riuscire nemmeno a tirar fuori la sua ben nota grinta.
“Buona, tu” le rispose il suo promesso “me la vedo io
con questo bellimbusto gallonato!”
“Donne altrui?”
replicò con sarcasmo il bellimbusto “Questa poi… guardi che la signorina qui
presente è una mia connazionale!”
“Ah, davvero?” ribatté l’inglese, leggermente divertito
da quel duello in punta di forchetta “Ma guarda quant’è piccolo il mondo. Perché
si da il caso che sia anche la mia
fidanzata!”
Candy arrossì abbassando il capo, pronta ad assistere
all’imbarazzo dell’amico e a scusarsi di conseguenza. Ma la reazione del
maggiore non fu esattamente quella prevista: “Ah, sì? Mi spiace, compare, ma il
trucco è vecchio. Ora decolla, prima che perda la pazienza!”
“Sarai tu a decollare!!” rispose veemente l’attore,
che l’aveva già persa di colpo.
“Terence, no…!!”
L’inglese sferrò un potente diretto all’avversario…
che quest’ultimo, inaspettatamente, riuscì a bloccare con il palmo della mano![6]
“Troppo lento, amico” ghignò lui “è questo il guaio di
voi limey: siete lenti. Ecco perché avete sempre bisogno di noi per togliervi
le castagne dal fuoco!”
“Castagne?” ghignò Terry a sua volta “Come questa?” chiese, ironicamente, mollando
al rivale un fulmineo upper-cut con la sinistra.
Come aveva profetizzato il talentuoso attore,
l’altrettanto celebre asso finì effettivamente col sedere per terra… non senza
aver prima travolto un povero cameriere sessantenne, il cui vassoio si rovesciò
inesorabile coi bicchieri e i cocktail che trasportava, i cui liquidi contenutivi
andarono direttamente a impreziosire lo smoking di Robert Hattaway e l’abito da
sera di Karen Kleis!
“Vi detesto, voi yankee” esclamò Terence Grenchester,
incurante del brusio proveniente dalla stupefatta folla di spettatori, fra i
quali alcuni reporter che avevano già iniziato a far scattare i flash “la
vostra rozzezza, il vostro cinico pragmatismo, la vostra sicurezza d’arricchiti,
la vostra arrogante presunzione d’essere sempre
nel giusto…”
“Abbiamo anche un altro difetto…” lo interruppe Andy
guardandolo torvo, mentre si strusciava il dorso della mano sul mento,
alzandosi lentamente.
“Sarò lieto di conoscere anche quello!”
“…non la facciamo mai
passare liscia!!” e, con mossa repentina, sferrò un potente destro allo stomaco
di Terence, per poi restituirgli l’upper-cut di poco prima. L’attore sarebbe
certamente finito piatto sul marmo del salone, se non avesse incontrato il
tavolo del buffet, che per lo scossone ricevuto fece rovesciare caraffe e
bottiglie sovrastanti, con discreto disappunto dei convenuti che stavano servendosi
lungo il lato opposto, futuri prossimi clienti delle premiate lavanderie
londinesi.
“Terry…!!!” gridò Candy, del tutto sgomenta.
“Niente male…” commentò il fidanzato, ansimando “…ora,
però, facciamo sul serio!”
“Quando vuoi, limey” rispose lo yankee, mettendosi in
guardia “io sono qua!”
“Adesso basta!!”
A quel tono bifonico, secco e autoritario, i due
contendenti s’irrigidirono, scrutando smarriti le loro signore, che li
fissavano con uno sguardo di ghiaccio. Posando ciascuna la mano sulla spalla
del proprio “discolaccio” (e scacciando a fatica la tentazione di prenderli per
le orecchie) le due infermiere li spinsero l’uno di fronte all’altro.
“E adesso datevi la mano!” ordinò loro Candy.
“E presentatevi!” aggiunse Flanny, che aveva già
compreso com’erano andate le cose.
Cercando di darsi un contegno, attore e pilota si
guardarono un poco di sbieco, lasciando comunque trasparire una leggera parvenza
di reciproco rispetto.
“Un’ottima impostazione, limey” disse l’ufficiale
dell’USAAF “faresti furore, sul
ring!”
“Anche tu sei sprecato, in quell’uniforme, yank”
ribatté asciuttamente l’altro “con chi ho l’onore di essermi battuto?”
“Maggiore Andrew Steve Greason, sir… aviazione dell’esercito.”
Grenchester spalancò gli occhi: “Onore doppio, allora:
se ti batti in cielo come quaggiù, compiango di cuore i poveri jerries!”[7]
“Lusingato” sorrise Andy “restando in argomento, posso
conoscere il nome del primo avversario che mi ha sbattuto giù?”[8]
“Terence Graham Grenchester, compagnia teatrale Stratford.”
L’americano sobbalzò a sua volta: “È davvero una
serata di sorprese… qua la zampa, limey!”
“Con piacere, yankee!”
Lo sguardo soddisfatto che intercorse fra Candy White
Andrew e Flanny Hamilton Greason, condito dagli applausi di tutti i presenti
nel grande salone del Savoy, venne
bruscamente interrotto da un forte e sinistro scrocchiare, seguito da un grido
di dolore da parte dei due riappacificati gentlemen… i quali, evidentemente (e
fors’anche inconsciamente) avevano voluto prendersi un’ultima rivincita. Se però
la “stretta yankee” dell’asso era giustamente rinomata, non lo era da meno quella
dell’attore shakespeariano!
E siccome, dopo qualche ora, una preoccupante emicrania
era subentrata in entrambi al dolore della mano, quei due capoccioni dovettero
passare la nottata in ospedale per essere sottoposti a osservazioni mediche che
li tennero ricoverati fino al pomeriggio successivo. Superfluo aggiungere che
le due passate compagne di stanza della Scuola
Mary Jane dovettero sudare i proverbiali sette camici per tenere a bada le
loro colleghe (Natalie, Eleonor e soprattutto Judith) rimaste completamente
rimbambite dalla contemporanea presenza dei loro due “idoli”…![9]
***
Due anni dopo quell’increscioso “incidente diplomatico”
fra le due principali nazioni alleate nella lotta contro il nazismo,[10]
l’albionico protagonista di quell’avvenimento stava trascorrendo un breve
periodo di vacanza nel castello di famiglia, situato nella Contea scozzese di
Perthshire. I suoi genitori si erano trasferiti lì da quando la madre,
l’attrice Eleanor Baker, aveva abbandonato le scene per sposare l’ex amante.
Il Duca di Grenchester, dopo un travagliato duello con
la sua coscienza, aveva finalmente chiesto e ottenuto il divorzio dalla sua
legittima consorte (un’acida contessa che l’aveva “accalappiato” per puro prestigio
sociale), incoraggiato nella sua decisione dalla mossa di Edoardo VII, che
aveva rinunciato al trono di Gran Bretagna nel 1936 per unirsi a Wallis
Simpson. Cosicché, il figlio naturale di Richard Grenchester, l’ormai affermato
talento di Broadway, aveva recuperato il titolo di primogenito, assieme al
diritto di successione nobiliare.
Tutto questo non era comunque bastato a eliminare completamente
la vecchia ruggine con il duca per averlo separato dalla madre quando suo nonno
aveva richiamato severamente in Patria il figlio Richard, minacciando di
ripudiarlo per il suo libertinaggio con un’attrice americana.
Una
delle ragioni dietro al risentimento di Terence verso gli Stati Uniti stava proprio
nell’impotenza delle autorità americane nel non avere allora difeso i diritti
della madre. Purtroppo, come aveva spiegato alla povera signora Baker un
desolato funzionario del Dipartimento di Stato, essendo il suo bambino
registrato all’anagrafe come figlio di un suddito britannico e avendo
abbandonato il territorio federale prima del 5° anno di età, non poteva
essergli concessa la cittadinanza, pur essendo nato sul suolo americano. In
caso contrario, una volta accertato l’effettivo “sequestro”,
“Sei
ancora alzato, tesoro?”
Il
giovane attore si riscosse a quella calda voce, alzando gli occhi dal libro che
leggeva: “Come vedi…”
L’ancora
affascinante quarantacinquenne gli carezzò delicatamente la testa. Suo figlio
non gradiva eccessivamente quelle “moine da moccioso”, ma lei sapeva che le
avrebbe giustamente tollerate, dopo che per anni non le aveva nemmeno permesso
di toccarlo con un dito.
“Non
riuscivi a dormire?”
“Già…”
rispose Terence, laconico.
Eleanor
sospirò: “Io e tuo padre speravamo tanto che potessi portare anche Candy. Lo
sai che adesso è come una figlia, per noi.”
Lui
mostrò un sorriso agrodolce: “Lo sa anche lei e vi ringrazia. Purtroppo
all’ospedale di Newhaven c’era troppo lavoro perché le accordassero una
licenza.”
La
madre lo baciò fra i capelli: “Sei stato un tesoro a venire ugualmente fin
quassù.”
“Beh… non è che, per me, voi due non contiate proprio nulla!”
“Grazie, caro… e ringrazia per noi anche Candy, quanto
la rivedrai.”
“Non mancherò.” rispose, asciutto, per poi dirsi *Come
se avessi potuto restare a Londra senza che non mi spingesse sul treno a calcioni!*
Scuotendo la testa, tentò di riprendere la lettura, ma
stavolta fu la voce del duca in persona a interromperlo nuovamente: “Ah, siete
ancora in piedi, vedo… meglio così.”
“Che succede, caro?” domandò Eleanor, sorpresa dall’improvvisa
comparsa del marito.
“Abbiamo visite. E cercano nostro figlio.”
L’interessato corrugò la fronte, stupito soprattutto nel
vedere uno sconosciuto, alle spalle del padre, che indossava l’uniforme di
capitano della Royal Air Force.
“Lei è il signor Terence Grenchester?” s’informò
costui.
“In persona” rispose l’attore, alzandosi e facendo
qualche passo verso il militare “in cosa posso esserle utile?” domandò in tono fermo,
quanto cortese.
L’aviatore salutò: “Capitano James Pearson, del
Comando Caccia. Devo pregarla di seguirmi immediatamente al campo di Redgorton.
Un Mosquito[12] sta
aspettando sulla pista per condurla alla base americana di Grant Field, presso Newhaven. È un caso di emergenza!”
La bocca dell’attore si curvò in un sorriso scettico:
“Non mi dica che sono stato scritturato dal circolo ricreativo della Decima Air Force: pensavo che il livello
culturale degli ex coloni si fosse fermato alle Silly Simphonies[13]
della Disney!”
“Per favore, figliolo” lo redarguì la madre “cerca di
non essere scortese!”
L’aviatore della RAF,
capendo subito con chi aveva a che fare, imitò il sorriso sardonico dell’interlocutore:
“In confidenza, signor Grenchester, gli yankies non piacciono molto neppure a
me. Ma si ricordi che sono gli unici che abbiamo[14] e
che, senza di loro, noi e i sovietici staremmo probabilmente lustrando gli
stivali ai tedeschi da tre anni a questa parte! Se lei non si presenta entro
qualche ora all’ospedale St.Mary di
Newhaven, il generale Andrew Steve Greason morirà dissanguato o, in alternativa,
dovranno amputargli le gambe per sopravvenuta cancrena. È rimasto gravemente ferito
in azione e, senza una trasfusione, non possono operarlo. Un’infermiera
dell’ospedale ha riferito all’ufficiale medico della Decima che il rarissimo
gruppo sanguigno del generale è fortuitamente identico al suo. Sappia inoltre
che, un paio d’anni fa, stavo per essere abbattuto sopra Dieppe, quando
comparve provvidenzialmente quello yankee strepitoso, che piombò sui tre
dannati jerries che mi stavano alle costole, spazzandoli via uno dopo l’altro. In
conclusione l’avverto che, se entro dieci secondi non mi seguirà spontaneamente,
provvederò io stesso a convincerla nel modo più efficace” detto ciò, Pearson
alzò il braccio sinistro per fissare il suo cronografo “comincio a contare…”
Considerando che l’infermiera succitata era senza
dubbio la sua Candy, che lei stessa non lo avrebbe guardato più in faccia se
non fosse accorso ad aiutare il marito della sua mentrice, che si trattava di
salvare la ghirba allo “yankee meno buzzurro del pianeta” e soprattutto che
l’ufficiale della RAF era un
individuo discretamente piantato, Terence Graham Grenchester si decise di buon
grado a fare la cosa più giusta.
“Bene… dal momento che il generale ha contribuito a impedire
che i nazisti mi costringessero a recitare le opere di quel pazzoide di Wagner
in qualche fumosa bettola di Berlino[15] e
che ha pure salvato la pelle ad un mio connazionale… andiamo pure, capitano.
Mamma e papà, se volete scusarmi…”
“Vai, caro” annuì con enfasi la madre “fai presto…!”
“Guarda il lato positivo, figliolo” aggiunse il duca,
con fare ironico, tenendo le mani nelle tasche della veste da camera “da domani
ti potrai vantare di essere anche il fratello di sangue del migliore pilota
alleato!”
Il suo erede stette al gioco: “Così potrò forse riprendermi
qualcuna delle ammiratrici che mi ha soffiato. Sto già impazzendo dalla gioia. Beh,
arrivederci…!”
“Mi raccomando, Terry” disse Eleanor “mettici al
corrente appena possibile.”
“Tranquilla, mamma” rispose il figlio alzando le spalle
con noncuranza “il cuginetto se la
caverà. Ha la pelle dura, lui…!”
[1] La prima parte di questo capitolo si colloca cronologicamente subito dopo il decimo: siamo nel 1942 e il nostro asso, al comando del 444° Gruppo Caccia della Ottava Air Force, porta ancora il grado di maggiore.
[2] Uno dei più facoltosi alberghi della capitale britannica.
[3] Più noti in Italia come Stanlio & Ollio (piacevano anche a Mussolini).
[4] La leggera anglofobia di Andy derivava più che altro
dalla conoscenza col maresciallo Bernard Law Montgomery, il famoso comandante
dell’Ottava Armata britannica, a sua volta scarso estimatore degli americani.
Il loro rapporto era cominciato male fin dall’inizio: durante una conferenza
interalleata al Cairo, Montgomery aveva liquidato una pertinente osservazione
di Eisenhower, puntualizzando che
[5] Il sostantivo yankee
era stato inventato dai britannici durante
[6] Quando poi, calmate le acque, Terry chiese al suo nuovo amico se facesse sollevamento persi, lui rispose con candore: “No, faccio sollevamento caccia!” Allora i comandi manuali dei velivoli non disponevano di servocomandi e i muscoli dei piloti, a lungo andare, si sviluppavano facilmente.
[7] Jerry è il nomignolo dato in guerra ai Tedeschi dagli Inglesi.
[8] Ovviamente l’accidentale duello con Schultz von Heindrich doveva ancora avvenire.
[9] Questo passaggio è dedicato a Zucchero Filato per il suo commento al 15° capitolo.
[10] Si dice che l’allora maggiore Greason si fosse offerto volontario per il teatro operativo del Mediterraneo anche per placare il disappunto del suo comandante supremo, generale Arnold!
[11] Sono stato male anch’io nel vedere quella scena col
piccolo Terence sulla nave che domandava chi fosse “quella signora” e il padre
che gli diceva di andare in cabina. Quel bastardo d’un inglese…! (voce di Andy)
[12] Il De Havilland
Mosquito, detto anche wooden wonder
(meraviglia di legno) è stato un famosissimo aereo militare degli anni
Quaranta. Interamente costruito in legno, ha svolto una molteplice varietà di
ruoli: caccia diurna e notturna, ricognizione, attacco al suolo, bombardamento
in quota, cercatore di bersagli. I primi esemplari erano disarmati, dal momento
che la loro velocità di
[13] Le strisce dei comics (fumetti) stampate sui maggiori quotidiani statunitensi.
[14] Questa frase la pronunciò anche il cancelliere Helmut Schmidt negli anni cinquanta: “Gli americani sono quello che sono, ma sono gli unici americani che abbiamo!”
[15] Beh, forse, considerato il suo talento, gli avrebbero concesso il Teatro dell’Opera!