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Autore: Silyia_Shio    15/07/2010    3 recensioni
E se i draghi non fossero la razza più antica? La vita di una ragazza dall'esistenza artificiale, che nasconde dentro di sé il cuore di creature meravigliose e antiche, s'incrocerà con quelle degli eroi di Alagaësia modificando le esistenze di tutti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte chiara, la luna splendeva alta nel cielo, illuminando il viale che Murtagh stava percorrendo.

Non era riuscito a prender sonno, l’ultimo incontro con Eragon l’aveva turbato. Gli aveva detto che poteva liberarsi dalla morsa di Galbatorix, semplicemente cambiando qualcosa di sé. Già, semplicemente. Come se fosse facile modificare sé stessi da un momento all’altro.

La verità è che lui non sarebbe mai riuscito a scappare dalla ragnatela del re. Quand’era nato l’avevano gettato nella sua ragnatela di sangue e pazzia, e per quanto potesse allontanarsi dal ragno, non riusciva mai, veramente, a scappare. Sarebbe rimasto per sempre intrappolato fino alla fine dei suoi giorni. E probabilmente sarebbe stato il suo unico fratello, l’unico legame di sangue rimastogli, ad ucciderlo.

E mentre, immerso in questi pensieri, continuava a camminare lungo il viale, qualcosa alla sua destra si mosse.

Murtagh si fermò, pronto ad attaccare qualsiasi spia così pazza da aggredirlo.

Il fruscio continuò e poco dopo, nella sua mente, sentì una risata. Leggera, candida ma anche ironica.

Nella sua memoria gli tornò in mente una leggenda che aveva sentito da piccolo: esisteva una razza, ormai ridotta a qualche piccola famiglia, di esseri simili a fate, però con quattro ali, quattro braccia, la bocca piena di denti sottili ed affilati. Questi esseri venivano sempre introdotti dalle loro stridule risate che servivano a far perdere i viandanti nei boschi, da essi infestati.

Però quella risata non era stridula e non lo stava confondendo.

I fruscii terminarono ed il silenzio riprese possesso del giardino.

Riprese a camminare, ma a qualche passo di distanza si fermò. Dall’atro lato del roseto che gli arrivava fino al basso ventre, una ragazza era seduta sull’erba fissando il vuoto.

Da quand’era arrivato, quattro giorni prima, non l’aveva mai vista e pensare che ogni notte seguiva quello stesso sentiero incapace d’addormentarsi perché tormentato dal suo destino.

Murtagh si avvicinò al roseto per osservarla meglio, ma anche quando pestò una ramo secco facendolo scricchiolare, la ragazza non si mosse. Ella continuava a star seduta sul prato decorato di rugiada con indosso solo una semplice tunica bianca e lacerata in alcuni punti a difenderla dal vento, lo stesso vento che le faceva ondeggiare il lunghissimi capelli neri ai lati del viso.

Poi ella si volse.

Si alzò e si avvicinò al roseto sorridendo.

Abbassò lo sguardo sulle rose senza alzarlo.

“Qual è il tuo nome?” chiese Murtagh.

La ragazza non rispose né alzò il viso su di lui, come se non esistesse; in compensò abbassò il viso ad annusare una rosa che aveva preso tra le dita.

La mente di lui fu pervasa dalla sensazione di un dolce profumo, ma non era lui ad annusare la rosa, ma lei.

Possibile che ella riuscisse a penetrare le sue barriere mentali?

La ragazza staccò una rosa che era ormai appassita e se la poggiò al centro della mano destra, chiudendoci sopra il palmo della sinistra.

Nella mente di lui fluirono di nuovo i pensieri di lei, e vide l’immagine di una rosa bianca.

Quando ella riaprì la mano, la rosa appassita era diventata una meravigliosa rosa bianca percorsa da minuscole venature rosse.

Ella gliela porse, e in quel momento Murtagh vide i suoi occhi: le pupille erano bianco perla ed al centro c’era un piccola corona di pagliuzze d’argento.

Quella ragazza non era umana.

Lei sorrise e gli prese la mano.

Murtagh era incapace di muoversi e non riusciva neanche a formulare dei pensieri, sentiva solo una profonda pace.

La ragazza fece scivolare la rosa nel palmo di lui, e dopo un ultimo sorriso si allontanò.

Ma poco prima di sparire nell’ombra del porticato della piccola fortezza, nella quale sembrava alloggiare, si volse.

 

 Nieblÿia, questo è il mio nome.

 

In quell’istante un forte vento gelido si alzò ed ella scomparve.

 

 

 

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come vi è sembrato questo primo capitolo?

spero vi sia piaciuto, almeno un po'!

è la mia prima fanfiction su Eragon e sono molto emozionata di scriverla e condividerla con voi!=^^=

aspetti molte recensione!

al prossimo capitolo!

   
 
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