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Autore: Shinmen    16/07/2010    0 recensioni
La mia prima fanfiction, dall'inizio poco originale ma migliora poi. Gild è orfano, ha sempre sognato di diventare SeeD, ma imparerà cosa vuol dire esserlo davvero scoprendo passo dopo passo la verità sul suo misterioso padre.
Genere: Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il treno si fermò sbuffando e stridendo, come un vecchio con la tosse, sui binari. Kunmon aprì distrattamente un occhio, l'iride verde si posò sonnolenta sul paesaggio che si vedeva fuori dal finestrino mentre una voce, proveniente dall'interfono informava i passeggeri dell'arrivo del convoglio al confine con Galbadia. Il treno darebbe rimasto fermo per una mezzora, fino al termine dei controlli doganali dell'esercito galbadiano, controlli che erano diventati molto precisi da quando era scoppiata la guerra, gia prevedeva di dover far spulciare il contenuto della sua sacca ad una muta di soldati in divisa blu.

 

"...preghiamo i signori di rimanere ai propri posti, ci scusiamo per il disturbo e vi auguriamo un buon proseguimento di viaggio."

 

L'interfono si spense con una scarica e un click. Kunmon appoggiò un piede sul sedile di fronte a lui, aveva tutto lo scompartimento per se, nonostante il sorriso "cordiale" che aveva stampato in viso,ogni passeggero che aveva aperto la porta dello scompartimento gli aveva rivolto un sorriso nervoso e si era affrettato a cercare un altro posto.

 

Forse perché il sorriso più che farlo sembrare una persona aperta e gentile lo faceva assomigliare vagamente ad un pazzo da internamento, o forse a causa della katana, lunga quasi un metro e sessanta, che stava appoggiata al sedile di fronte a lui.

 

La porta dello scompartimento si aprì, sulla soglia stava dritto in piedi un uomo, sorreggeva, non senza una certa fatica, due grosse e voluminose valigie blu. Da dietro una di queste facevano capolino due visi di bambino, un maschio e una femmina, talmente simili da non poter dubitare che fossero gemelli. Entrambi dai capelli neri, come quelli dell'uomo, il bambino li aveva lisci, lunghi fino poco sotto le spalle, tra la cascata color ebano spiccava una treccia che gli ricadeva a lato.

 

Quelli della sorella invece cascavano disordinatamente sulle spalle in una valanga ricciuta e disordinata. Entrambi avevano il viso punteggiato di lentiggini e fissavano la katana di Kunmon con due paia di occhi spalancati, castani per il maschio e verdi per la sorella. Dietro al gruppetto composto dall'uomo e dai due bambini, più che vederla si avvertiva un'altra persona.

 

L'uomo, fissando Kunmon con i suoi occhi verdi, che si specchiavano in quelli dello spadaccino, da dietro le lenti degli occhiali facendo un cenno con la testa a comprendere l'intero scompartimento parlò.

 

"è libero?"

 

Per risposta Kunmon si alzò in piedi, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. Si avvicinò all'uomo e teatralmente gli sfilò gli occhiali dal naso, ci alitò sopra e prese a pulirli con ilò bordo della maglia, mentre l'altro lo fissava sconcertato.

 

Kunmon finì di pulire gli occhiali.

 

"Ma caro amico, ma potete anche vederlo ben da solo che è libero"

 

Pose di nuovo gli occhiali da vista dalle lenti rettangolari sul naso dell'uomo.

 

"O perlomeno dovreste riuscirci ora"

 

Concluse con un mezzo inchino come ad invitarlo ad entrare. L'uomo rimase a fissarlo come se fosse un fenomeno da baraccone, indeciso se quello strano personaggio lo stesse prendendo in giro o se, più semplicemente, fosse completamente pazzo. Dalle sue spalle provenne una risatina soffocata.

 

"Entra pure tesoro, non preoccuparti non credo sia pericoloso"

 

Kunmon sollevò la testa inarcando il sopracciglio destro. Merda, sta volta la scenetta da manicomio non ha funzionato... vorrà dire che mi toccherà fare il viaggio con questa famigliola felice...

 

Senza che il sorriso da perfetto imbecille che aveva in viso gli si incrinasse di un millimetro con una piroetta si risedette al suo posto appoggiando la katana al sedile , tenendola ferma con il piede destro. Ricominciò a fissare pigramente fuori dal finestrino non degnando di uno sguardo l'uomo che, fatto entrare il resto della famiglia all'interno dello scompartimento, si era messo a sistemare le due pesanti ed ingombranti valigie sul portapacchi che ad ogni movimento di queste scricchiolava come se dovesse spezzarsi da un momento all'altro rovesciando sui passeggeri il contenuto dei due pesantissimi oggetti che sorreggeva.

 

Lo spadaccino socchiuse gli occhi, accecato da un raggio di sole, si stava facendo tardi, ma quanto ci impiegava l'esercito a controllare un treno?

 

Sbuffando frugò in una delle tasche dell'impermeabile e ne estrasse un paio di occhiali da sole tondi dalle lenti viola. Li guardò un attimo in controluce, erano rigati e segnati un po' ovunque. Con un altro sbuffo li pulì con la maglia e li inforcò. Non diede che uno sguardo veloce alla donna che si era seduta  di fronte a lui per poi tornare a guardare fuori.

 

Ad un tratto si sentì tirare i capelli. Si voltò con un sorriso irritato, solo per trovarsi a pochi centimetri dal viso sorridente della bambina che stringeva nei pugnetti una lunga ciocca argentata.

 

"Piccolina ti dispiacerebbe lasciare la presa?" Prima che ti strozzi davanti ai tuoi...

 

Per tutta risposta la bambina, che stava in piedi sul sedile di fianco al suo, diede un forte strattone ai capelli, trascinandosi dietro la testa di Kunmon che assecondava il movimento mugugnando dal dolore.

 

"Maledetta mocc..."

 

Si morse la lingua per il dolore. Abbassò lo sguardo e si ritrovò a fissare il consanguineo della piccola peste che si divertiva a giocare al tiro alla fune con la sua chioma. Questi gli aveva appena mollato un calcio sullo stinco della gamba destra, quella che sorreggeva la katana. Non che Kunmon avrebbe spostato la gamba di un millimetro nemmeno dopo un centinaio di calci del genere, ma ciò non toglieva che facesse un male del diavolo.

 

Fu cosi che il temibile spadaccino si ritrovò in una posizione scomoda almeno quanto era ridicola. Seduto tutto proteso verso la sua sinistra per non rimanere calvo con largo anticipo sui tempi, mentre allo stesso tempo si sforzava di tenere ferma la gamba bersagliata dal ragazzino, che sopperiva alla mancanza di forza con una precisione maniacale, riusciva sempre a colpire nello stesso punto.

 

L'uomo, finito di sistemare i bagagli, si voltò e rimase interdetto per un momento alla vista dei suoi due pargoli che avevano messo K.O lo spadaccino. Poi mormorò un " mi scusi" e si affrettò per liberare Kunmon dalla sua pestifera progenie.

 

Gesto che fu interrotto da una risata squillante. Kunmon si voltò a fissare la donna seduta di fronte a lui, poiché era stata lei a ridere. I capelli castani ricci, tenuti a malapena a freno da un elastico, le cadevano disordinatamente dietro la schiena. Gli occhi dello stesso colore dei capelli ed il viso punteggiato di lentiggini, su cui si apriva un sorriso divertito.

 

"Non sei cambiato di una virgola, continui ad attirare i bambini come una calamita fratellone"

 

Kunmon sobbalzò per la sorpresa, tanto che gli occhiali gli caddero dal naso rimbalzando per terra e, cosa molto più rara, il sorriso gli si smorzò in viso, lasciando spazio ad un espressione sorpresa. Anche se la sua maschera si incrinò, fu comunque solo per un secondo, si ricompose in fretta. Afferrò la bambina per la collottola del vestito e la sollevò  portandosela vicino mentre con l'altra mano raccoglieva gli occhiali e se li rimetteva sul naso con cura. Quasi fingendo che fossero da vista se li aggiustò sul naso mentre fissava con occhio critico ed indagatore ogni minima parte del viso della bambina.

 

Questa, che teneva ancora stretta la ciocca di capelli dello spadaccino, gli sorrideva di rimando, per nulla turbata.

 

"Hai i capelli lunghi come quelli di una ragazza signore"

 

Gli disse come se stesse rivelandogli un segreto di massima sicurezza. Kunmon con un espressione del tutto abbacchiata spostò lo sguardo sul ragazzino che invece fissava, grattandosi il mento con una mano, la sua gamba destra, tentando forse di scoprire per quale arcano mistero non si fosse spostata di un millimetro sotto i suoi colpi.

 

Kunmon esasperato riportò il suo sguardo sulla donna.

 

"Dopotutto avrei dovuto immaginarlo....Potevano solo essere figli tuoi Vise"

 

La donna scoppiò a ridere in risposta.

 

"Gia immagino che sia una dote di famiglia appiccicatisi addosso"

 

"A proposito, non è che potresti riprenderti questa coppia di pesti prima che mi rendano un brutto zoppo uomo calvo?" Disse soavemente rivolgendosi alla sorella.

 

Vise rise di nuovo, poi si rivolse al marito.

 

"Rynard, caro, non è che potresti recuperare Estel e Eorin prima che mettano fuori combattimento loro zio?"

 

"ZIO!?"

 

Rynard e Kunmon fissarono intontiti la donna. L'uomo dai capelli neri si riprese per primo affettandosi a liberare lo spadaccino da quella scomoda situazione.

 

Kunmon rimase nella stessa posizione, senza muoversi di un centimetro, pareva trasformato in una statua di sale. Zio!?... Bene... Fantastico... Dopo questa direi che la fama di mercenario spietato ecc ecc... è definitivamente partita.

  
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