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Autore: SakiJune    21/07/2010    1 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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@Ila: No, fortunatamente nel cartone animato Bors non compare, fiuuu!! Era un modo per spoilerarti quello che comunque leggerai più sotto. Cioè, chi se la sposa. *ma perchééé devo combinare sempre questi crossover pasticciati?*
Anche a me Celemon piace, perché è uguale a me. Ma dovevo scegliere tra fare morire lei o un altro personaggio, e... ho optato per tutti e due *HAHA! stile Nelson Muntz*
Ma... come? La tua AMATA Ginevra? E da quando? *rotola* Comunque sappi che mi sono commossa quando ho visto le notifiche delle recensioni apparire una dopo l'altra, io non merito tanto!! *fusa micionesche*








Capitolo cinque - L'anello magico, istruzioni per l'uso.


- Mi avevi proibito di tornare, Amren, e credimi se ti dico che avrei voluto farne a meno. Tocca a te. Puoi farmi arrestare, qui, adesso, oppure ascoltarmi.
Garanwyn si morse il labbro. Sentiva che presto gli sarebbe stato chiesto di scegliere, ma non era la scelta in sé che lo turbava: aveva già deciso, e non aveva timore di dirlo. Ma voleva ancora bene ad Elyan, e se Amren avesse deciso di denunciarlo...
- Come sei riuscito ad entrare? È zeppo di guardie ovunque. - Amren sembrava preoccupato, ma non furioso. Stava ancora soppesando i rischi che tutti e tre correvano in quel momento, ma poi il dispetto e il pudore lo colsero: - Cos'hai visto? Quanto sei riuscito a vedere?
Elyan rispose che sapeva da tempo dei rapporti tra loro, e che non aveva nulla da dire a proposito; lo sguardo fermo rivelava la sua sincerità. Questo atteggiamento li rassicurò in un certo modo.
- Non voglio nascondervi nulla. Sir Lancelot mi ha inviato a raccogliere informazioni sulle intenzioni del re nei confronti della regina Ginevra. Sono riuscito a scoprire che all'alba verrà eseguita la sentenza, o meglio... così è stabilito.
- Perché... lui lo impedirà?
- Se mi lascerete andare, gli dirò ciò che gli necessita sapere per giungere qui e condurla in salvo, sì, è questo il suo proposito.
Amren era combattuto. Ecco cosa significava ciò che aveva appena detto a Garanwyn: essere liberi è un dono raro. Permettere che Sir Lancelot entrasse a Camelot e liberasse la regina era un tradimento grave. La tribù dei Coritani era stata fedele a re Ambrosius, ad Uther Pendragon e ora a suo figlio Arthur. Suo nonno, Corneus, era morto in battaglia contro l'offensiva dei re del Nord. Suo padre aveva affiancato re Arthur in ogni singola guerra, in ogni decisione, popolare o impopolare che fosse. E lui stava per spezzare un patto antichissimo, saldo e sacro - per che cosa? Per la vita di una donna infedele? Per un amico altrettanto inaffidabile, che aveva rotto il fidanzamento con sua sorella?
No. Amren non lo denunciò per un'altra e più semplice ragione: sapeva che Garanwyn non gliel'avrebbe perdonato. E tanto gli bastò. Annuì, senza sorridere.
Elyan si inginocchiò per ringraziarlo, ma lui ne ebbe orrore. - Queste smancerie riservale ai tuoi amici oltre lo stretto o a tua moglie, non a me.
- Ma devo dirti... non c'è stato nessun matrimonio, è andato tutto a monte! - bisbigliò Elyan, felice di poter rivelare quel dettaglio che poteva, doveva fargli piacere. - Non ho tradito Eneuawc, e se già l'hai rassicurata sul mio amore, ora le dirai che sono ancora suo, che quando potremo tornare senza vergogna io la sposerò...
Garanwyn era al settimo cielo. - Le parlerò io. - Attese, con un fremito nel cuore.
E la domanda arrivò, perché Elyan non poteva esimersi dal metterlo di fronte a quella scelta, se partire con lui per Joyous Gard oppure restare a Camelot.
Gli rispose con voce sottile ma ferma: - Se non ti reco offesa, desidero restare.
Il figlio di Bors disse che la sua decisione non alterava minimamente la sua stima per lui e anzi, per usare le sue parole, "quella temerarietà lo inorgogliva"; gli ricordò comunque che in caso di pericolo avrebbe trovato un rifugio sicuro ad Estangore perché, conoscendolo, era sicuro che Brandegoris si sarebbe mantenuto estraneo alla contesa.
Così si separarono, Amren ed Elyan, ancora nemici ma legati da una speranza di riconciliazione. Ah! Quelle naïveté!


Due righe su ciò che era accaduto in Francia, poiché non si deve pensare che Elyan mentisse a riguardo.
La signora era bella, senza dubbio, schietta e gentile. Aveva accolto Bors, Lionel, Ector ed Elyan con una gran festa, i cibi più squisiti e la musica più allegra. Aveva detto che tutto considerato, forse, insomma non si aspettava che il futuro sposo fosse così giovane, e tra un ballo e l'altro aveva chiesto ad Elyan se avesse già una fanciulla nel cuore.
- Lady Juliana, siete sempre così franca? - aveva risposto il ragazzo, imbarazzato.
- E voi, siete così devoto a vostro padre da sposare una persona che non amate, sapendo che sarete infelice per il resto della vostra vita?
Elyan non avrebbe potuto rispondere in nessun modo senza ferire i suoi sentimenti o adularla - ed entrambe le cose non le avrebbero fatto piacere; finalmente aveva capito che doveva essere sincero di rimando, e aveva confessato: - Sì, rispetto le decisioni di mio padre e no, non credo che voi possiate in alcun modo rendermi infelice, signora...
- E non credete che potrei essere io a soffrirne? - aveva replicato Lady Juliana.
Non lo stava guardando negli occhi e voltandosi Elyan scoprì il perché.
Era in corso un corteggiamento che nulla lasciava all'immaginazione. Suo zio Lionel, che giocava a dadi con Ector, aveva già perso un piccolo patrimonio; affermare che fosse distratto dalla bellezza della signora del castello era un termine troppo vago per rendere l'idea. Ne era letteralmente stregato, e quando Elyan era tornato a guardare in volto la sua promessa si era reso conto che il sentimento era reciproco.
In breve, Sir Bors non fu soddisfatto della piega che avevano preso gli eventi, ma non aveva potuto opporsi a lungo alle nozze di suo fratello: in questo modo i suoi progetti non erano andati affatto a monte, ma anzi si erano conclusi nel modo più felice. E già Elyan pregustava il momento in cui avrebbe potuto sciogliere l'equivoco e presentarsi al cospetto di madamigella Eneuawc a testa alta, o forse strisciando ai suoi piedi, che importava? Bastava che lo perdonasse!
Ma proprio al loro ritorno si era scatenato il putiferio, perché per una volta che Bors aveva dispensato un saggio consiglio - ed era veramente raro, si badi bene -  Sir Lancelot non l'aveva voluto ascoltare.
Ma non indugerò su eventi già narrati altrove. Avevamo lasciato i nostri giovani cavalieri, l'uno che sgusciava a fare rapporto a Sir Lancelot, mentre l'altro...


Sarebbe riuscito a dormire almeno per una mezz'ora? Amren ne dubitava. Ma anche restar fuori a prendere freddo non aveva molto senso. Che cosa aveva senso, dopotutto? La sua famiglia. Il corpo di Garanwyn stretto al suo, la sua voce, i suoi capelli. E l'augurio che tutti gli equivoci si sarebbero risolti, che non sarebbe stato versato altro sangue... era chiedere troppo?
Udì un tonfo e un agitarsi d'acqua dall'altro lato del cortile, in un punto che non riusciva a vedere. Forse un gatto o un altro animale era caduto nel pozzo. Riusciva a immaginarlo: le zampette che si dibattevano, i tentativi di restare a galla, poi l'immobilità assoluta, la pace. La morte era così semplice. Crudele, ma semplice. È lei che ci sceglie, non ci chiede a che cosa rinunciare...
Un luccichio catturò la sua attenzione. C'era qualcosa a terra, vicino all'ingresso, così si chinò a raccoglierlo. Aggrottò la fronte: era un anello, forse d'argento; ne sentì sprigionare la magia e ciò non lo stupì. Non si chiese di chi fosse, né se poteva fargli del male. Quando fu nella sua stanza, stringendolo nel pugno, espresse un desiderio semplice ed ingenuo: non essere costretto ad assistere all'esecuzione. Se fosse stato più previdente e compassionevole, avrebbe ricordato che qualcun altro meritava questa grazia più di lui.
Scivolò in un sonno innaturale, una sensazione di vertigine intensa, e presto fu colto da una febbre altissima. Si chiese perché il mare dei suoi sogni fosse rosso fuoco, questa volta, e perché la sete non si spegnesse... nuove immagini vorticavano nella sua mente sino a farlo urlare: quel gatto annegato, che ora aveva un volto di donna, figure grottesche, strapiombi, campi di battaglia, scaffali colmi di libri che riempivano pareti smisurate - poi tornava il fuoco e riduceva tutto in cenere - e città deserte dalle strade lastricate di scheletri, e barili colmi di sangue, e unicorni braccati da arcieri dal volto di demone... poi fu buio, e una mano ruvida si posò sulla sua fronte. Qualcuno l'aveva sollevato dal pavimento e si ritrovò sul letto, incapace di muovere un solo muscolo. Gli tolsero le scarpe, sentì una coperta posarsi su di lui e provò ad aprire le palpebre, che sembravano pesare come macigni. Balbettò: - Acqua... - e svenne di nuovo.
Di nuovo le visioni, di nuovo l'angoscia rutilante sull'acqua: ma poi la luce si fece neutra, sentì una spugna bagnargli il viso, rinfrescargli le labbra e prese a succhiarla avidamente.
- Bene, stai già meglio... che cos'hai in mano? Amren, che cos'è questo? Mio Dio, lo so cos'è! Chi te l'ha dato?
Forse sarebbe riuscito a rispondere, se il frastuono proveniente dall'esterno non avesse fatto scattare in piedi il suo soccorritore; udì i suoi passi pesanti allontanarsi. Gli aveva preso l'anello, ma questa era l'ultima delle sue preoccupazioni.
Trascorse l'intera giornata nel dormiveglia, mentre la febbre scendeva e solo un lieve languore gli intorpidiva ancora le membra; verso sera, quando tornò completamente in sé, si stupì di essere stato abbandonato a se stesso per così lungo tempo. Con cautela si alzò, si avviò alle cucine e chiese da mangiare: c'era solo una vecchia cuoca, che gli mise davanti della carne e del pane. Amren mangiò con appetito poi, sentendosi in forze, pensò di uscire a prendere una boccata d'aria: ma le urla che provenivano dalla Sala lo fecero affrettare in quella direzione.
La scena era pietosa, insopportabile alla vista e quasi grottesca, tanto più che i protagonisti non erano fragili creature ma uomini forti e potenti.
Qualcosa di terribile doveva essere accaduto, perché i volti del re e dei suoi ufficiali erano trasfigurati da un dolore folle: suo zio Gawain, più di tutti, sembrava aver perso il senno. Al contrario Sir Mordred esibiva un certo contegno, ma era una curiosa eccezione in quel trambusto; nondimeno suo padre gli andò incontro facendogli cenno di seguirlo fuori dalla stanza.
Alla fioca luce del corridoio si accorse che aveva gli occhi rossi di pianto, e sentì il suo braccio stringerlo così forte da fargli male. Chiuse gli occhi e chiese cosa fosse accaduto ma, quando Sir Bedivere lo accontentò, si rese conto che avrebbe preferito non sapere.
- Dovrei essere adirato con te perché ti sei sottratto al tuo dovere, ma so e sento che non me ne importa nulla. Se tua madre avesse perso anche te... oh ragazzo mio, va' da lei! Ha bisogno di tutto il conforto possibile, ed io non posso allontanarmi...
- Non accusarlo di un torto che non merita, fratello. - Sir Lucan li aveva raggiunti. - Era ammalato la scorsa notte, e posso giurare davanti a Dio che non era in condizioni di muovere un passo; in quanto al dovere, fossero stati tutti disertori oggi! Ma vivi!
Bedivere non osò contraddirlo, rinunciando a quelle occhiate di finta collera che spesso gli riservava.
- Dunque eravate voi, zio... che dire, grazie di avermi prestato soccorso. - boccheggiò Amren, ricordando all'improvviso tutto quanto era accaduto: l'incontro d'amore con Garanwyn, l'arrivo di Elyan, quel compromesso che ora si rivelava un vero e proprio tradimento...
Lucan fece una smorfia che significava "Ne parleremo in un'altra occasione" riferendosi probabilmente all'anello, e non si accorse che il volto del nipote aveva cambiato colore.
- Amren, ti prego, va' da tua madre. Dille che vorrei essere con lei in questo terribile momento - ripeté Bedivere con sollecitudine.
Il giovane obbedì, sentendosi addosso - come un pesante mantello di tenebre - la sua parte di colpa per quella tragedia.

Dea, le tue statue crollano.
Terra, le tue montagne tremano.
Cielo, i tuoi figli piangono.
Tutto è ormai spezzato e perso,
galleggiano i relitti di un tempo concluso.

Dopo aver vagato a lungo per il castello, stordito ed in pena, Garanwyn trovò il padre profondamente addormentato con la testa sul tavolo. Una brocca vuota e un mestolo macchiato di vino gli fecero capire che non si sarebbe svegliato tanto presto. Rimase a guardarlo, trasognato. Non l'aveva mai visto così indifeso e umano. E poi Sir Lucan si affacciò nella stanza:
- L'ha presa bene, credimi. E per tutto il resto lo coprirò io. Ho le spalle larghe, dicono.
Si schiarì la voce, non sapendo bene come trattare con lui. Non era diverso dai suoi nipoti, in fondo, pensò. Tranne per il fatto che non era fortunato come loro.
- Mi dispiace per tua sorella.
- Non era buona con me - Garanwyn fece spallucce, irritato, ma si sentì subito in colpa.
- Non era nemmeno cattiva. E neanche lui. - continuò accennando a Kay. - Credimi, un giorno si renderà conto che ti vuole bene. Gliene concederai l'occasione?
- Sì - rispose incerto, provando il desiderio di abbracciare quell'uomo.
- Il mondo va a rovescio. Siete voi che dovete insegnarci a vivere e ad amare... siete voi.
Garanwyn lo guardò negli occhi, quegli occhi neri che non avevano mai fatto palpitare il cuore di una dama, la barba che incorniciava un viso comune e un poco rude.
- Siete gentile, signore.
Lucan sorrise e scivolò via senza far rumore. Era il suo mestiere, dopotutto, essere trasparente. Gentile, già, simpatico, certo, infaticabile, senza dubbio, ma trasparente.
A chi importava della sua felicità? Non a lei.
E ancora no, non le avrebbe attribuito un totale disinteresse; lei gli voleva bene a modo suo, nei limiti del decoro. D'altra parte, se mai si fosse comportata altrimenti, non si sarebbe forse sciupata quell'immagine sublime che aveva di lei? Eppure quella notte aveva avuto la tentazione di usare l'anello per soddisfare il proprio desiderio! Di distruggere tutto ciò che aveva! Dio, se Sir Lancelot non fosse arrivato come una furia provocando la strage e distogliendolo da quei pensieri, avrebbe chiesto di averla...
La sua unica amica! Colei che chiamava sorella, che si fidava di lui ciecamente, che rideva alle sue trovate e non sapeva cosa si agitava nel suo animo! Che poi, chi sa quando l'avrebbe più vista sorridere, dopo quanto era accaduto...
Aveva visto per la prima volta l'anello magico il giorno delle nozze di Gawain con dama Ragnell. Sapeva del suo potere discreto ma efficace, dei suoi rischi e dell'assoluta casualità con cui esaudiva il desiderio sincero di chi lo possedeva e credeva nella sua forza. Un desiderio e uno soltanto. Tutto questo era riuscito ad estorcere tempo prima a Sir Gromer in una serata di bevute.
Sapeva anche che Gawain ignorava le sue proprietà, ma vi era tanto affezionato che non l'avrebbe mai donato ad altri che al figlio maggiore, in occasione delle sue nozze... dunque perché non era nel Galles, al dito della legittima moglie del povero Sir Gingalain? Perché il destino l'affidava ora al peggiore degli uomini?
- Sono un miserabile, turpe, infame traditore. - Si batteva il petto, la vergogna che saliva a disgustarlo di se stesso, e capì d'un tratto cosa voleva veramente. Stringendo in mano quell'oggetto malefico, formulò la sua richiesta.

Io, Sir Lucan di Lindsey, maggiordomo di Camelot,
non voglio sopravvivere alle tre persone che più amo.
Il mio re,
mio fratello,
e la sua signora, colei per cui soffro, il cui nome non merito di pronunciare.




   
 
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