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Autore: _Ella_    23/07/2010    6 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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L’ira funesta

Erano arrivati prima fuori la scuola, stranamente Naminè non ci aveva messo troppo tempo in bagno e Sora non si era addormentato sul water e lui, Roxas, era riuscito ad alzarsi al primo trillare della sveglia. Sarebbe stato a dir poco fantastico restare più tempo con Riku e Kairi fuori la scuola, se non fosse stato che, come a sentire il suo odore, Axel era arrivato dieci secondi dopo, sbattendo furiosamente la porta della BMW del padre e raggiungendo il suo migliore amico che aveva guardato il povero ragazzino del secondo anno con pietà. Roxas deglutì, nemmeno quell’angelo canterino l’avrebbe salvato quella volta. Sarebbe morto così, a quindici anni compiuti da qualche mese, tra una risposta velenosa e un pensiero strano. Che pensiero strano? Che quel bullo fosse attraente. Dannatamente attraente. Demyx cominciò ad avvicinarsi a lui, facendo finta che gli altri non esistessero lo guardò per poi grattarsi il capo.
-Vuole vederti, in privato. Puoi benissimo rifiutare, dice- il suo sguardo era un imploro di rifiutare, ma il biondo più piccolo rise beffardo nonostante le occhiatacce dei suoi gemelli e dei suoi amici
-Cos’è? Non riesce a parlare dopo i colpi che ha preso nelle palle? Che me lo venga a dire di persona- il truzzo scosse la testa, sghignazzando ed allontanandosi.
-Ti ha dato di volta il cervello?!- urlò Riku -Quello ti uccide!-.
Ma Roxas fece finta di non ascoltarlo e guardò Axel, che si scrollava di dosso una mano di Larxene, e cominciava a camminare verso di lui, il volto furioso. Poi, quando gli fu avanti sorrise sinistramente
-Saresti così gentile, pezzo di merda, da onorarmi della tua compagnia?-
-Ti accontenti di poco, quanto vedo- rispose l’altro, il suo fratello gemello si colpì la faccia.
Axel si girò facendogli chiaramente capire di seguirlo, e lui non si tirò indietro, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederlo spaurito. Che grande cazzata che stai facendo, Roxas. E non aveva tutti i torti, insomma, per il suo orgoglio ci avrebbe rimesso la pelle. Scavalcarono una finestra socchiusa, trovandosi in un’aula impolverata con la porta chiusa, sembrava più uno sgabuzzino. Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene che si trovò contro il muro, la mano del rosso sul suo petto che premeva quasi a schiacciarlo, l’altra a sinistra della sua testa. Avvicinò la bocca al suo orecchio, curvandosi leggermente con la schiena
-Piccoletto, sai che mi fai andare al manicomio?- Roxas sgranò gli occhi, quando il morso del rosso gli ferì il labbro inferiore e lo spinse via, il sapore metallico del sangue in bocca e cominciò a succhiarsi il labbro per pulirlo; intanto Axel rideva, le braccia conserte -Dovresti vedere la tua faccia-
-Va a farti fottere, pervertito del cazzo-.
Il rosso uscì dalla finestra e si allontanò, lasciando solo il più piccolo che tremava ancora per… no, non sapeva per cosa. Prese il cellulare per specchiarsi e cominciò ad imprecare: aveva il segno rosso di due canini conficcategli nel labbro, ma cos’era, un vampiro per caso? Uscì dalla finestra continuando a succhiarsi il labbro, quando passo vicino al gruppetto del cannibale fulminò quest’ultimo che si leccò le labbra e le schioccò. Ora come avrebbe spiegato quei due puntini rossi che grondavano di sangue ai suoi amici che lo stavano aspettando? Forse sarebbe stato zitto, anche se non gliel’avrebbero permesso di sicuro. Sua sorella fece una faccia alquanto sconvolta
-Ma che avete fatto?- il biondo roteò gli occhi
-Mi ha morso- rispose e Sora scoppiò a ridere -Non ci trovo niente da ridere, quello ora mi renderà la vita impossibile-
-Se non ti ha ucciso… vuol dire che gli sei simpatico- ipotizzò Riku -O vuole giocare col pranzo-.
Già, giocare col pranzo. La campanella finalmente era suonata e lui continuava a succhiarsi il labbro per abitudine dato che ormai il sangue aveva smesso di uscire. Alla prima ora avevano fisica, perfetto, niente di meglio che sfogarsi un po’ con la pallavolo o una corsa. L’unica cosa negativa era che gli girava la testa. Il veleno di quella serpe sta scorrendo nel mio corpo. Andò a mettersi la tuta nello spogliatoio e ne uscì nemmeno un minuto dopo, per cominciare a correre, doveva liberare la mente da tutta l’ansia di essersi messo contro uno come Axel che con quel morso aveva fatto la prima mossa. Mi renderà la vita impossibile e poi mi ucciderà, ecco che vuole fare. Intanto la testa faceva sempre più male e dovette fermarsi, si sentiva sballato. Il professore gli si era avvicinato, aveva il volto pallido come quello di un fantasma. Forse lo stava chiamando, ma lui riusciva a sentire delle ovattate parole insensate che però gli rimbombavano nella testa, come se stesse sott’acqua. Le gambe cedettero e poi divenne tutto scuro.
L’infermeria ormai sembrava essere la sua seconda casa, al suo fianco vedeva un cespuglio marrone, una macchia indistinta, capì che era Sora; poi tutto riprese forma e le orecchie smisero di fischiare. Magari ora sono anche io un vampiro…
-Roxas, come ti senti?!- urlò il castano facendolo sobbalzare, l’infermiera gli tirò un schiaffo in testa
-Come stai adesso?- chiese dolcemente la donna, lui annuì
-Bene, mi sento solo stanco-
-Ovvio, hai avuto un sovraccarico di ormoni- il biondo sgranò gli occhi -Ti sei emozionato troppo e non hai esternato in qualche modo, quindi sei svenuto-.
Emozionato troppo? Ma lui quella mattina aveva solo… era solamente stato “baciato” dal rosso. Già. Ecco spiegato.
-Può essere anche un’emozione negativa?- chiese, sperando che non gli fosse piaciuto, altrimenti si sarebbe cominciato a preoccupare
-Certo, magari è dato dal morso che ti hanno dato sul labbro… e non smentire, non sono un’infermiera per nulla- Roxas arrossì fino alla punta dei capelli e sentì suo fratello che teneva a stento le risate -Tel’hanno dato stamattina, giusto?-
-Ecco spiegato. Per i prossimi giorni cerca di startene buono altrimenti sverrai all’istante e, a meno che non vuoi accamparti qui in infermeria, ti consiglierei di stare attento-.
La cosa positiva fu che non poterono interrogarlo, quella negativa era che aveva avuto un sovraccarico di ormoni per un morso sulle labbra. Da un maschio. Da Axel! Sperò che era rabbia, vergogna o qualsiasi altra cosa ma non piacere né eccitazione. Ti prego… cos’ho fatto di male io? Aveva stuzzicato quell’ananas, ecco che aveva fatto. La professoressa lo mandò a prendere dei libri nel suo ufficio, bene, avrebbe fatto un giretto. Gliene poteva andare bene una? No a quanto pareva. Perché aveva incontrato quell’ananas anche in corridoio? Sperò che non gli rivolgesse la parola ma, andiamo, non poteva andargli bene qualcosa!
-Guarda chi si incontra, Roxas- che bello in suo nome pronunciato dalla sua voce roca e adulta… Ecco, era svenuto.
Sì, accamparsi in infermeria non era poi una brutta idea. Cominciò a sentire le voci dell’infermiera e di Axel… allora era stato lui a portarlo lì? Wow, aveva avuto pietà per il suo nemico.
-Che gli hai fatto?-
-Io niente, come vede non ha nemmeno una ferita! Io l’ho solo salutato e quello è diventato bianco ed è crollato! Poi non sarei stato così stupido da portarlo in infermeria per colpa mia, le pare?-.
Aprì gli occhi, l’ananas rosso era poggiato con le spalle al muro, le braccia incrociate e lo fissava, quando si accorse che aveva aperto gli occhi sorrise.
-Sei fragile come una femminuccia, sai?- fece finta di non ascoltarlo e si alzò puntellandosi sulle mani ma una fitta alla testa lo fece cadere dinuovo con la testa sul cuscino -Stai fermo! Hai preso una botta alla testa!- gli si avvicinò, aiutandolo ad alzarlo
-Perché mi aiuti?- chiese Roxas, in realtà non gli dispiaceva poi così tanto
-Voglio che tu non sia così deboluccio quando dovrò fartela pagare, nanerottolo-
-Nanerottolo? Pensavo fossimo passati a Roxas- ghignò e vide che Axel cercava una via di scampo.
-Visto che se ti chiamo per nome svieni…- sussurrò all’orecchio e il biondo cercò di stare calmo, non doveva svenire dinuovo, ora era il rosso che aveva messo nel sacco lui.
-Allora, per tua sfortuna, dovrai aspettare un paio di giorni, Axel-
-L’attesa aumenta il desiderio, Roxas- deglutì, richiamando quel briciolo di autocontrollo che doveva essergli rimasto da qualche parte -Ti donano questi puntini rossi-.
Oh, nemmeno sotto tortura avrebbe detto perché era svenuto dinuovo, mai. Anche se l’avessero esiliato dal gruppo per tutta la vita. Mai, mai! Anche se Sora gli stava saltellando intorno come un coniglietto e Kairi lo tirava per il braccio. Che si facessero gli affari loro, non avrebbe mai detto che era venuto meno in corridoio perché il bullo che tanto odiava l’aveva chiamato per nome. Almeno avrebbe avuto due giorni di pausa senza che nessuno gli rompesse le scatole, perché l’infermiera ora l’aveva obbligato di stare a casa e non gli dispiaceva, avrebbe dormito tutto il tempo senza fare i compiti.
Forse quei due giorni erano passati troppo preso, ed ora si trovava dinuovo nel cortile della scuola con tutti gli occhi addosso. Bhè, tutti gli occhi non proprio, diciamo quelli dei due migliori amici, Demyx e Axel. Chissà perché, poi. Stranamente a quanto credeva il rosso non gli si avvicinò, avrebbe sicuramente aspettato l’intervallo.
Gli toccò essere interrogato in tutte le materie che aveva saltato quei due giorni, peccato non avere più la scusa del sovraccarico di ormoni. Tutti gli chiedevano se stesse meglio e lui dava sempre le stesse risposte. Fuori pioveva, l’autunno era arrivato violento e improvviso, le foglie si stavano ingiallendo e solo qualche albero era ancora verde ma non sarebbe durato molto. Un albero, proprio quello fuori dalla finestra della sua classe, aveva le foglie tutte rosse, solo alcune più scure o più chiare. Si trovò a fissarlo tutta la giornata, chissà perché quell’albero lo incantava particolarmente. E’ rosso come i capelli di Axel… quel pensiero lo fece rabbrividire e tornò a seguire la lezione di geometria. L’intervallo l’aveva salvato da un’ennesima interrogazione, per il momento. Si era staccato dal braccio della sorella ed era andato in bagno, dicendo che li avrebbe raggiunti dopo. Porca di quella… non è possibile! Nel bagno c’erano i due amichetti, il piromane che fumava con la schiena rigorosamente poggiata al muro. Il biondo si zittì quando lo vide entrare.
-Dem, ci lasci soli?- il ragazzo aveva scrollato le spalle e, salutandolo allegramente, era uscito -Nanerottolo, sai che il morso non si vede più?-
-Vuoi darmene un altro?- gli si avvicinò, togliendogli la sigaretta di bocca e pestandola col piede -Odio il fumo- l’altro rise
-Hai davvero fegato, mi farai impazzire- con uno scatto invertì le posizioni e Roxas si trovò le spalle al muro, come due giorni prima, quando Axel l’aveva morso. Si avvicinò al suo orecchio -Mi divertirò parecchio con te, Roxas- gli morse il lobo, il biondo gli tirò un pugno nello stomaco, non credeva gli avesse fatto male ma il più grande si allontanò
-Brutto bastardo!-
-Hey, calma! C-A-L-M-A! Got it memorized?- lo schiacciò nuovamente al muro, il suo profumo era da manicomio e il ragazzo si trovò ad inspirarlo più che poteva, gli occhi socchiusi aspettandosi un colpo o qualcosa del genere, che però non arrivò, sentì invece Axel che gli succhiava via il sangue dall’orecchio ed una scarica di eccitazione gli attraversò la schiena, quasi dividendolo in due.
-Smettila- disse flebilmente, non tanto convinto
-Mandami via, allora-.
Non doveva sfidarlo, nessuno doveva farlo. Roxas lo spinse lontano, accigliato, mentre l’altro rideva, ed uscì dal bagno mandandolo a quel paese. Cominciò a camminare a passo svelto nel corridoio, poi si poggiò ad un muro e si lasciò scivolare per terra, prendendo aria. Quant’era stato eccitante sentire che Axel così vicino, che gli leccava l’orecchio. Stava impazzendo, sarebbe impazzito, il rosso si stava prendendo una bella rivincita. Che voleva fare? Morderlo fino alla morte? Sentì l’orecchio bagnato e si rese conto che sanguinava, sen’era dimenticato. Tornò in bagno per pulirlo, fortunatamente l’ananas cannibale era andato via. Per fortuna il sangue si fermò poco dopo, lasciando spazio ad un segno come una cicatrice, ora come avrebbe spiegato anche quella? 

 

Eccomi col secondo capitolo! ^^ Ringrazio infinitamente _BringMeToLife_ e __federica per aver recensito il mio primo capitolo!! *___* senza di voi non andrei avanti!

   
 
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