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Autore: _Ella_    23/07/2010    5 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Morsi Morbosi



Le superiori, il posto che pullula in assoluto di idioti che si atteggiano a fare i prepotenti, che si credono quelli “buoni”. Buoni a cosa? A dare fastidio ai più piccoli, quelli che non sarebbero capaci di affrontarli, punzecchiare chiunque per avere una scusa per mettere le mani addosso. Senza un futuro. Roxas li odiava, non aveva né paura né timore di loro. Semplicemente li odiava e se ne avesse avuta l’occasione non si sarebbe tirato indietro per ferire quell’idiota che il gruppo aveva per capo: Axel. Alla fine se davvero nulla avesse potuto sfiorarlo non sarebbe stato un bullo, no? Quelli sono estremamente fragili. Come il diamante. Duri e fragili come il diamante. Eccoli, all’entrata della scuola, si muovevano in gruppo schiamazzando come idioti, il rosso che rideva a gran voce per le stupidaggini che diceva il biondo del gruppo, Demyx il musicista, tra di loro lo chiamavano il Notturno Melodico perché organizzava sempre feste dopo la mezzanotte. Roxas doveva ammettere che non gli dispiaceva poi così tanto il biondo, alla fine era simpatico, solo era finito in quella combriccola perché lui e Axel erano amici sin dall’asilo. Il rosso era anche conosciuto come Soffio di Fiamme Danzanti, era un piromane di prima categoria. Poi c’era l’Eroe del Silenzio, Laxaeus, un armadio che aveva la testa vuota come un pallone e che non diceva una parola ma picchiava maledettamente bene. Xaldin, il Feroce Lanciere, era un metallaro che picchiava anche senza un perché, bestemmiava alla grande e il suo inseparabile amico di combriccole era Xigbar, il Tiratore Libero - l’ubriacone di turno - non si sapeva del perché di quel nome, le opzioni erano due: o perché riusciva a colpirti con un sasso da decine di metri di distanza in posizioni disumane, o perché se lo tirava continuamente. Poi c’era lei, la ragazza, l’unica donna di quel gruppo, Larxene la fidanzata del capo, la Ninfa Selvaggia… oh, eccome se era selvaggia, una stronza di prim’ordine e la lingua affilata come rasoi, tutte le ragazze la temevano.
Che idiota, si atteggiava a fico, tutte le ragazze gli andavano dietro e lui dopo essersele fatte le trattava come zerbini. L’unico più umano lì in mezzo è Demyx! pensò il ragazzino, per poi spostare lo sguardo a sua sorella Naminè, la sua gemella, intenta a parlare con Kairi.
-Rox, oggi vieni agli allenamenti di scherma vero?- gli aveva chiesto Sora, l’altro suo gemello, ed aveva annuito.
Avere due gemelli non era proprio una pacchia, lui poi era anche l’ultimo nato e sentirsi dire da quei due, che erano diecimila volte più infantili di Roxas, che lui era il più piccolo lo infastidiva. Poi si trovavano sempre a fare le feste assieme e lui, che volentieri ne avrebbe fatto a meno, si trovava in un chiasso assordante in mezzo a persone che non conosceva. No, non era un amante del chiasso, però gli piaceva parecchio stare assieme a Riku e Kairi e i sue gemelli. Erano un quintetto perfetto.
-Sei taciturno oggi- aveva notato l’albino, dandogli una pacca sulla spalla -Se non la smetti di fissarli quelli vengono qui e ti uccidono-
-Pensi che non me la sappia cavare?- disse con una nota di offesa nella voce, sua sorella aveva riso
-Bhè, potresti sempre scivolare sotto le loro gambe, visto quanto sono alti- storse il naso, in effetti non era granché alto -E di certo non puoi fronteggiarli con una spada!- già, non poteva e si trovò a sperare che finissero nel medioevo.
-Che ore sono?- chiese, stranamente disinteressato a tutto quello che gli succedeva attorno
-Mancano ancora dieci minuti per la campane… Rox, dove vai?- fece Kairi -Bha, oggi è parecchio strano!-.
Si incamminò nel cortile, salutando di tanto in tanto qualcuno che conosceva ma senza fermarsi per parlare, era parecchio preoccupato per l’interrogazione di scienze, quel professore sapeva essere spietato anche con un neonato, figurarsi con loro. Bene, ci mancava solo di incrociare il sestetto di idioti nel suo giro. Fece finta di non vederli, lo sguardo alto da orgoglioso qual’era, non li guardò nemmeno in faccia per evitare di prenderli a parole. Il rosso gli diede un colpo di spalla e lui lo fissò come si può guardare un bambino che fa i capricci, quasi con pietà
-Biondino, che fai, non chiedi scusa?- fece con disprezzo Axel e il suo migliore amico gli posò una mano sulla spalla, Almeno cen’è uno ragionevole
-Dovrei?- chiese stufato tenendo le mani nelle tasche, fronteggiando il suo sguardo minaccioso celato dai magnifici occhi verdi. Ma a che pensi, Rox? Quello ora ti uccide e tu pensi che i suoi occhi siano belli?
-Esattamente, dovresti, nanerottolo!-
-Allora mi dispiace- disse facendo spallucce, lo stesso tono che si userebbe assecondando un pazzo per non continuare a sentire i suoi deliri, gli girò le spalle ed andò via.
Sentì i passi dietro di sé. Bene, sono morto… almeno scampo l’interrogazione. Si girò giusto in tempo per evitare un cazzotto, la scherma l’aveva dotato di riflessi pronti ma di certo non si aspettava che Axel gli avrebbe anche tirato un calcio nell’inguine e per poco non urlò, mordendosi la lingua, non gli avrebbe dato soddisfazione, infatti continuò a guardarlo negli occhi e gli pestò anche un piede con tutta la cattiveria possibile. Cazzo se era nei guai. Il rosso si ritirò un attimo indietro, e ebbe abbastanza campo per vedere Laxaeus e Xaldin avvicinarsi. Morto, morto, morto… sono molto morto! Non sapeva come era possibile essere molto morto, ma essere morto era poco. Deglutì ma non si mosse, non sarebbe scappato, non avrebbe fatto la figura del codardo.
-Ragazzi dai!- la voce di Demyx arrivò quasi come un ordine di un angelo salvatore -Lasciatelo stare!-, Axel storse il naso, bruciandolo con gli occhi e il ragazzino invece fece un sorrisino ilare. Quello ti lascia vivo e tu che fai, provochi?
-Andiamo… Dem questa me la paghi e tu, nanerottolo, non sarai così fortunato la prossima volta!-
-Sei sempre il solito idiota- fece il Notturno Melodico colpendo il suo migliore amico sulla nuca.
Sono… vivo! Non aveva nemmeno un po’ di sangue, nemmeno un po’, nessuno poteva vantarsi di aver avuto il fegato di rispondere al rosso e di esserne uscito incolume. Ringraziò mentalmente il truzzetto biondo, poi si avviò per continuare il giro.
Mancavano ancora pochi minuti al suono della campanella, forse avrebbe dovuto avviarsi ma si stufava. Vide da lontano una cresta bionda stranamente non preceduta né seguita da una zazzera rossa. Demyx lo guardò forse come si guardava un idiota.
-Non dovresti startene da solo, Axel è parecchio incazzato- ma lui invece che andarsene si strinse nelle spalle -Hai fegato, sai? O forse sei solo pazzo- rise
-Bhè, grazie comunque…-
-Il mio amico è solo una gran testa di cazzo… e in quanto a te non credo che potrò salvarti ancora- si allontanò avvicinandosi alla sua moto celeste, quasi lo stesso colore della maglia a giromanica che indossava, prese qualcosa, poi andò via senza salutarlo, non che si aspettasse che lo facesse, sia chiaro.
Entrò nell’aula, i suoi amici, soprattutto suo fratello Sora, lo guardavano in modo strano, quasi sorpresi.
-Stai bene?- chiese Riku con sguardo indagatore -Tutto intero?- come diavolo facevano a saperlo? Forse capirono che era sconcertato, infatti Kairi poi si spiegò
-Quello, il capo, non parlava molto bene di te in effetti, che hai combinato?-.
Spiegò vagamente quello che aveva fatto, a quanto pareva tutta la classe ascoltava e lo fissava con gli occhi sorpresi e sgranati. Infondo la sua era stata solo fortuna, no? Non ebbe più tempo di pensare all’accaduto, il professore di scienze entrò e lo guardò minacciosamente, perquisendolo per una buona ora. Stronzo.
Finalmente un quarto d’ora d’intervallo. Preferiva le superiori alle medie solo per quello, perché alle medie non lo facevano uscire dalla classe e l’intervallo era sempre passato in classe con la supervisione di un professore. Forse però quella volta avrebbe preferito ci fosse un professore. Seppur abbastanza lontano sentiva lo sguardo di Soffio di Fiamme Danzanti dietro il collo, come un coltello che scottava, come se volesse marchiarlo a fuoco per assicurarsi che tutti sapessero che era suo, precisiamo però, una sua vittima. Un brivido freddo gli percorse la schiena nonostante la fine di settembre non fosse arrivata mai così calda. Preferiva di gran lunga quando al primo anno era lui che odiava quella combriccola, soprattutto il suo capo, quando l’odio non era ricambiato. Poi sospirò, al diavolo, era riuscito a vincere contro quell’idiota ed ora tutti ne parlavano. Lui che era il bullo, anche il più famoso della scuola, assieme alla suo gruppo e qualche altro ragazzo. Aveva sconfitto il capo dei capi, solo al primo round, certo. Finalmente la campanella, non ne poteva più di quell’angoscia.
-Roxas!- tuonò la sua professoressa di letteratura, facendola sobbalzare -E’ la quinta volta che ti chiamo, credo proprio che passerai un oretta qui, dopo la mia lezione- perfetto, una punizione per cominciare bene la settimana.
Sbuffò e cercò di concentrarsi, ma con scarsi risultati. Andiamo, in fondo tutta la fortuna gli aveva fatto compagnia quella mattina, no? Ed ora si trovava da solo nell’aula delle punizioni, con un professore che era in giro chissà dove, e un incazzatissimo Axel che lo guardava accigliato, le braccia conserte, facendogli risultare difficile fingere che non ci fosse. Se l’avesse pestato lì, senza Demyx che lo avesse potuto fermare sarebbe morto, ma almeno il professore avrebbe sentito le urla e la colpa non poteva che ricadere su quell’idiota dai capelli incredibilmente assurdi.
-Mi sembra incredibile che uno come te finisca in punizione- strano che gli rivolgesse la parola
-Uno come me, come?-
-Il solito sfigato, quello che non farebbe male ad una mosca e che nessuno si fila- Roxas sbuffò, quella punizione si rivelava più noiosa del solito, quanto parlava a vanvera quello -Sai, mi farebbe parecchio piacere spaccarti la faccia, nanerottolo-
-Mh? Davvero?- com’era noioso, a pensarci gli avrebbe riso in faccia perché non lo stava degnando della minima attenzione mentre scarabocchiava cose senza senso su un quaderno.
Sentì lo strisciare della sedia sul pavimento, poi due mani candide e affusolate si poggiarono sul banco una al di qua e una al dilà del quadernino a quadretti. Alzò stancamente il viso e lo guardò come a dire “Cazzo vuoi?”, scavandosi la fossa da solo. Axel lo spinse per terra per poi prenderlo per il collo e sbatterlo al muro furiosamente, non seppe con quale forza ma Roxas gli tirò una ginocchiata nelle palle e la stretta alla sua gola scomparve, perché il rosso era accasciato per terra. Male, vero? Pensò ghignando quando il più grande lo guardò trucidamente.
-Tu- si alzò e gli tirò un pugno nello stomaco e uno sullo zigomo che cominciò a gonfiarsi immediatamente mentre tossendo sputacchiava delle goccioline rosse, poi dinuovo un pugno allo stomaco che lo fece accasciare per terra, la vista offuscata dal dolore e dalle lacrime che a stento tratteneva. Axel gli prese i capelli e glieli strattonò furiosamente per costringerlo a guardarlo.
-Roxas, no?-
-Vaffanculo- un calcio sempre allo stomaco e questa volta sputò la saliva che era completamente rossa
-Non so dove trovi ancora questa spavalderia, stronzetto, ma posso assicurarti che ti sei scavato la fossa...- ed un altro calcio, il biondo rise beffardo
-Cos’è? Mi atterri ora perché hai paura che possa darti un altro calcio nelle palle avanti tutta la scuola, domani, Axel?- in uno scatto gli tirò un pugno dove l’aveva colpito prima e il rosso si accasciò dinuovo, arrivando alla sua altezza -Sì, fa male-
-Brutto figlio…!- in quel momento il professore entrò, cominciò a urlare contro il più grande e l’altro sorrise alla faccia sua
-Buona fortuna, Soffio di Fiamme Danzanti…-.
Era nell’infermeria della scuola, sua madre era venuta a prenderlo ed aveva cominciato a sbraitare in una maniera assordante, dicendo al professore che mai avrebbe dovuto lasciare suo figlio solo in compagnia di un individuo del genere. Intanto Roxas aveva raccontato tutto al suo gemello che lo guardava allibito.
-Dio… sei il mio mito!- lo abbracciò con foga, quasi soffocandolo -Però ti scongiuro, cerca di non farti uccidere!-
-Sora stai calmo!-
-Io ti invidio… sei sempre così freddo e sarcastico anche quando qualcuno ti pesta… e l’hai anche colpito due volte! La tua indifferenza l’avrà fatto incazzare come una belva!-
-Non sono poi così felice di scatenare la sua ira, sai? Però ne sono contento anche io… ho sentito che lo sospenderanno per un giorno-
-Solo uno?-
-E’ ricco, Sora, i preside non può permettersi di mettersi contro due persone che hanno dato un sacco di soldi a questo liceo-
-Già! Le famiglie nostra, di Riku e Kairi non metterebbero assieme nemmeno la metà di quello che ha lui!-
-Sai quanto mi importa… tanto essere sospeso a lui non interessa molto-.
Erano tornati a casa, sua madre ancora furibonda, lui stranamente sollevato ma allo stesso tempo preoccupato. Il suo stato d’animo cambiava furiosamente faccia e mentre si trovava a sorridere corrucciava la fronte. Anche a Naminè era stato detto tutto ed immediatamente era corsa al telefono per chiamare Kairi e dirglielo mentre Sora era già nella casa di fianco per parlare con Riku. Ma che aveva fatto? In fin dei conti le aveva prese da quell’idiota. Idiota… sì, ma maledettamente bello.

 

 

   
 
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