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Autore: machi    25/07/2010    2 recensioni
Se Piton scoprisse di avere un figlio? e se questo figlio cercasse poi di trovargli una "compagna"?! come reagirà lui? e soprattutto come reagiranno gli altri?!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAD SNAPE

 

 

Capitolo 5: La Tormenta

 

Adrien non riusciva a dormire; era rannicchiato nel suo letto e stringeva tra le sue piccole braccia il suo orsacchiotto con così tanta forza che sembrava fosse sul punto di romperlo.  Aveva paura non solo perché si trovava in una casa fredda e tetra che non gli inspirava fiducia, ma anche perché in quel momento si trovava da solo in una stanza cupa e perché quella notte era una delle più scure che riusciva a ricordare e perché fuori era appena scoppiato un temporale e il piccolo era sempre stato spaventato dalle tempeste…

 

La stanza si illuminò per un breve istante, un secondo e il fortissimo tuono fece tremare le pareti della vecchia casa; Adrien strinse gli occhi più che potè per non vedere le ombre minacciose che sembravano alzarsi intorno a lui, si coprì la testa con un cuscino nella speranza di non sentire più nulla; invano cercava di pensare in qualcosa che non fosse la tormenta.

 

Ricordò gli avvenimenti della giornata che gli era sembrata eterna; ricordò il signore Burns che lo portava via dall’orfanotrofio per portarlo da quello che, diceva, fosse suo padre, il momento in cui vide per la prima volta Severus Piton; Albus Silente che aveva cercato di tranquillizzarlo con parole che gli erano sembrate convincenti.
Ricordò di aver mangiato per la prima volta con suo padre, che dopo avevano cercato per tutta la casa una stanza carina e che Severus gli aveva proibito categoricamente di salire in soffitta, non gli aveva dato nessun valido motivo per non farlo ma Adrien aveva capito che doveva c’entrare qualcosa con quella strana capacità di suo padre di trasformare vecchie sedie quasi rotte in cavallini di legno, cosicché non domandò nulla.

Ricordò che la prima sensazione che aveva avuto quando aveva visto la stanza nella quale si trovava era stata di disgusto e ricordò che Severus gli aveva detto che quando lui era piccolo era solito dormire lì… ma non gli era sembrato convincente…

Per questo, quando si era fatto buio, Adrien avrebbe preferito rimanere con quell’uomo piuttosto che salire in quella stanza dove ora si trovava; durante la sera non aveva fatto praticamente niente.

Piton aveva detto che sarebbero dovuti andare a fare compere il giorno dopo e poco altro; si notava che non era abituato alla presenza di Adrien e ciò non sfuggiva di certo ad Adrien, che non sapeva cosa dire…Piton aveva spostato il cavallino  a dondolo nel giardino poco curato dietro casa, e gli aveva detto che ci poteva giocare se voleva, ma Adrien non ne aveva voglia… non sapeva precisamente cosa volesse fare, però giocare non era la sua priorità.

 

Nonostante la freddezza con cui suo padre l’aveva trattataodurante tutto il giorno, Adrien cercò di temporeggiare il più possibile per non andare a letto; moriva dal sonno seduto in cucina mentre Severus metteva a posto , ma cercava di rimanere sveglio per paura di rimanere da solo in un angolino di quella orribile casa; ovviamente la notte rendeva tutto più tenebroso e dopo era pure arrivata la tormenta  a fare in modo che il bambino non riuscisse a chiudere occhio… ogni volta che un lampo illuminava la stanza, al bambino sembrava di vedere i mostri minacciosi e, nonostante sapesse che non erano reali e nonostante sua madre gli avesse sempre detto che i temporali non erano pericolosi, a lui sembrava che fossero lì per lui; si coprì con la coperta fino al collo; era per quello che non la smetteva di stringere il suo orsacchiotto di peluche e di tanto in tanto si copriva la testolina per tentare di tranquillizzarsi un po’.

 

Però quel tuono era stato il peggiore di tutti; all’inizio Adrien si era nascosto sotto le coperte e aveva tentato di chiudere gli occhi, il rumore della pioggia riuscì a tranquillizzarlo per qualche secondo e riuscì a raccogliere il coraggio sufficiente per guardarsi intorno un’altra volta… Un momento dopo comprovò che era stato un grande errore…quando si produsse un nuovo lampo, Adrien distinse chiaramente la figura di un uomo, dai capelli lunghi e dagli occhi brillanti…Adrien soffocò un urlo e volle chiudere gli occhi, ma era cosi terrorizzato che non ci riuscì…

 

La stanza rimase nuovamente buia e si poteva sentire solo il fruscio dell’acqua che cadeva con fierezza e la respirazione anormale del bambino, che in quel momento si era messo a piangere quasi senza rendersene conto…

 

Il lampo che seguì servì a far capire ad Adrien che quella figura non era un prodotto della sua immaginazione; l’uomo continuava a stare lì, in piedi vicino alla finestra, guardandolo fisso e, guidato da un istinto di sopravvivenza che fino a quel giorno mai aveva provato, il bambino veloce come un fulmine si alzò dal letto e uscì correndo dalla stanza, senza guardarsi indietro nemmeno una volta, e cercando la stanza di suo padre.

 

Severus gli aveva detto che lui avrebbe dormito nella stanza affianco, nel caso gli fosse servito qualcosa durante la notte, e Adrien entrò lì senza pensare alle conseguenze; probabilmente suo padre si sarebbe arrabbiato con lui, ma preferiva affrontare l’ira di Severus piuttosto che lo sguardo brillante di quel uomo nella sua stanza….

 

Da parte sua, nemmeno Severus riusciva a dormire, ma non perché il temporale lo preoccupasse troppo; difatti non si era nemmeno accorto della brutalità con cui la pioggia cadeva dato che i suoi pensieri erano concentrati su Adrien…credeva che in quel momento il bambino stesse dormendo; aveva notato che la casa gli incuteva timore ma durante la cena gli era sembrato abbastanza stanco da cadere in un profondo sonno non appena si fosse messo a letto.

 

Severus si sentiva alquanto strano sapendo che un bambino dormiva a pochi passi da lui e pensava a come guadagnarsi la sua fiducia; si era reso conto che durante la giornata Adrien aveva cercato un paio di volte di prendergli la mano, forse come era solito fare con sua madre, quando lei era ancora viva, ma l’uomo aveva rifiutato qualsiasi forma di contatto fisico col bimbo. Non che sentisse ribrezzo verso il bambino ma non si sentiva ancora pronto per quello. Ignorava come si sarebbe sentito se Adrien lo toccava o se tentava di dargli un abbraccio, però sapeva  che sarebbe stato qualcosa di tremendamente diverso da qualsiasi cosa avesse sentito fino a quel momento: se ascoltare quella sua vocina infantile lo emozionava cosi tanto da sentire una curiosa pressione nel petto, se solo il fatto di vederlo destava dentro di lui un istinto di protezione che gli era completamente sconosciuto…  cosa avrebbe sentito se lo avesse toccato per la prima volta? Aveva paura… era mai possibile che il suo istinto paterno si stesse risvegliando lentamente in lui, durante le ore che aveva trascorso con Adrien? Piton cercava di mentire a se stesso, lui non era quel tipo di uomo che si lasciava prendere dai sentimenti (alcune volte dubitava perfino di essere capace di sentire qualcosa), ma con quel bambino tutto gli sembrava così diverzo, iniziava a credersi capace di fare cose che fino ad allora non aveva mai pensato.

 

Quando la porta della sua stanza si aprì repentinamente, Severus si ricompose sul letto, e in modo istintivo, allungò la mano verso la sua bacchetta, che giaceva sopra il comodino, ed illuminò magicamente la stanza. Erano stati davvero troppi gli anni in cui era vissuto da solo, troppi gli anni con la preoccupazione di essere attaccato improvvisamente; troppi i nemici per sentirsi al sicuro e, nonostante ciò, quando puntò la bacchetta contro la porta mentre si alzava dal letto prontamente con uno sguardo minaccioso, tutto ciò che vide fu un bambino di quattro anni con i capelli arruffati che singhiozzava afferrando il suo orsacchiotto e che correva verso di lui come se fosse inseguito dallo stesso diavolo…  Severus fece per dire qualcosa, ma si ritrovò con Adrien che si aggrappava alle sue gambe e rimase muto, paralizzato e con la mente in bianco… abbassò la bacchetta e cercò di trovare una spiegazione a quello che stava accadendo, senza alcun risultato, ovvio, dopodiché si risedette sul letto e tentò di scollarsi di dosso Adrien dalle sue gambe, ma il bambino sembrava essere incollato a esse e non c’era modo di staccarlo…Severus, solo allora, capì che il bimbo era terrorizzato e, senza sapere né il perché né come, gli passo una mano sulla sua testolina, con timidezza ma “sapendo” che ciò era la cosa corretta da fare in quel momento; dopo si inclinò un po’ in avanti e pose le sue mani sulle spalle del bambino… Adrien era così piccolo, così fragile, che Severus sentì uno strano nodo alla gola; così come aveva temuto,  il primo contatto con il bimbo lo turbò, lo spaventò e lo emozionò. Così come temeva, non aveva mai sentito niente di simile a tutto ciò e, sebbene in un primo momento avesse cercato una spiegazione capì presto che era inutile farlo. Erano sentimenti, e i sentimenti non sempre possono essere spiegati.

 

Poco a poco la respirazione del bambino rallentò; Piton non gli aveva detto niente, non gli aveva chiesto che cosa era successo, ma Adrien si sentì molto più tranquillo e protetto. Sentì che l’uomo della sua stanza, se era reale, non avrebbe potuto fargli del male finchè suo padre gli fosse stato vicino. Dopo qualche istante, mentre l’intensità della tormenta diminuiva ed Adrien smetteva di piangere, Severus riuscì a staccare il bambino dalle sue gambe, e con le mani su quelle spalline lo guardò intensamente, senza nascondere la tenerezza che sentiva in quel momento.

 

- Che ti succede, Adrien?- gli chiese con dolcezza, sebbene in realtà si fosse fatto un’idea; anche lui, quando aveva avuto quattro anni, aveva temuto le tormente… lui non aveva avuto altra scelta se non quella di abituarsi, ma per Adrien poteva essere diverso…

 

- C’è un uomo nel… nella… mia stanza – rispose Adrien guardandosi indietro, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano  -non… non voglio tornare lì… di nuovo…- singhiozzò di nuovo e Piton temette un nuovo pianto.

 

- Io non credo che ci sia qualcuno nella tua stanza. – disse, accarezzandogli il viso e fissando la porta del dormitorio –Ma, se c’è un uomo…- si alzò in piedi e con una voce profonda, senza però perdere la dolcezza , per rasserenare Adrien aggiunse – me ne occuperò io-

Piton infatti pensò che Adrien aveva avuto un incubo e che quindi quell’uomo era reale solo nella mente del bimbo

 

- Vieni con me?-

 

Adrien guardò la mano che suo padre gli porgeva quasi sorridente; sembrava così sicuro che non sarebbe successo niente… ma lui aveva visto quell’uomo, non lo aveva immaginato; lo aveva visto vicino alla finestra, che lo osservava, lui non si era spaventato per un frutto della sua immaginazione, ma per qualcosa di reale. Quell’uomo voleva fargli del male, Adrien lo sapeva… ma forse suo padre sapeva ciò che faceva e forse era in grado di liberarsi di lui per sempre, per cui gli prese la mano e notò come Piton gliela stringesse con forza, come se volesse rassicurarlo e calmare la sua paura.

 

- Andiamo allora – disse Piton, assicurandosi però di avere la sua bacchetta in mano, nel caso Adrien avesse avuto ragione e qualche ladro fosse entrato credendo che la casa fosse inabitata; non sarebbe stata la prima volta…

 

Piton condusse il bimbo lungo il corridoio, e questa volta accese le luci affinché Adrien non provasse paura; la verità è che, quando la casa era illuminata sembrava meno lugubre, ma era ben lontana dall’essere bella… quando giunsero davanti alla porta della stanza di Adrien, che era rimasta socchiusa dopo la precipitata fuga di Adrien, Severus si pose alle spalle del bimbo e illuminò la stanza con la bacchetta.

 

Non c’era nessuno; il letto era lì, con le coperte ingarbugliate a causa dei continui giri di Adrien che aveva cercato invano di frenare il suo panico e, vicino alla finestra, vi era infine un vecchio appendiabiti dal quale pendeva un lungo abito. Severus sorrise, lasciò la mano del bimbo e si avvicinò all’”uomo” che tanto aveva spaventato Adrien. Ovviamente era stata tutta immaginazione di un bambino di quattro anni  spaventato dalla pioggia. Niente di cui doversi preoccupare.  

 

- Era solo l’appendiabiti – disse con calma Piton, facendo gesto ad Adrien di tornare a letto -non hai niente di cui avere paura; la tempesta sta per finire e qui non c’è nessuno, vedi?-

 

- Ma…- Adrien indicò la finestra, poco convinto della spiegazione appena ricevuto. – Era lì… mi guardava… gli brillavano gli occhi…-

 

- Dev’essere stata la tempesta, Adrien – disse Piton, avvicinandolo al letto con attenzione,    -cerca di dormire, va bene?-

-

- Ma… - Adrien si rannicchiò di nuovo sul letto e si guardò intorno, timoroso; strinse di nuovo il suo orsacchiotto fortemente –io… non...-

 

- Hai paura?- lo interruppe Piton, sedendosi al suo fianco e aggrottando le sopracciglia; sapeva ciò che tentava di dirgli Adrien, sebbene non osasse, forse era una buona occasione per guadagnarsi la sua fiducia  -vuoi dormire con me stanotte?-

 

Adrien non ebbe bisogno di sentire altro, si alzò di botto, convinto ad andarsene via da quella stanza il prima possibile. Piton sorrise, gli arruffò i capelli di nuovo e gli tese la sua mano, che il piccolo afferrò con piacere. Anche se aveva visto che non c’era nessuno nella sua stanza, Adrien temeva lo stesso che quel uomo potesse tornare perché, e lui ne era certo, lui non aveva visto un appendiabiti, ma un uomo in piedi, capace di fargli del male in qualsiasi momento.

 

Di ritorno alla sua stanza, Piton chiuse la porta tranquillamente e, senza che Adrien si accorgesse di niente, fece un incantesimo affinché nessuno, né maghi né gabbani, potesse entrare nella stanza quella notte. Non poteva perdere quell’abitudine che aveva ormai da molti anni e che gli aveva permesso di essere ancora vivo; non sapeva perché ma quando Adrien gli aveva parlato di quegli occhi brillanti, aveva capito che un appendiabiti non poteva aver creato quell’effetto, sebbene fosse indotto a pensare che tutto ciò era stato un semplice incubo.

 

Adrien  si precipitò sotto le coperte del letto con il suo orsacchiotto, che non era disposto a lasciare da solo per nessun motivo al mondo. Si rannicchiò a un estremo del letto, e osservò minaccioso la finestra. La tempesta stava per finire, ma Adrien era convinto che se non l’avesse vigilata essa sarebbe ricominciata più forte di prima… Piton lo guardò mentre si sistemava nel letto… spense la luce e si sdraiò a pancia in su; Adrien si rigirava inquietamente da una parte e dall’altra, e poco a poco si avvicinava a suo padre, finchè la sua spalla toccò il braccio dell’uomo; solo allora appoggiò la sua faccina sul suo orsetto e chiuse gli occhi per dormire, del tutto tranquillo, sentendosi protetto, al sicuro.

 

Fu allora che per Severus divenne difficile prendere sonno; senza cambiare la sua posizione, girò la testa per vedere Adrien. Notò che la sua respirazione era rallentata in pochi secondi e che si era addormentato quasi subito. Piton sospirò, si girò e allungò il braccio lungo le spalle del bimbo, senza sapere perché lo faceva. Semplicemente aveva bisogno di farlo… Adrien girò il suo corpo fino ad avere il suo viso di fronte a quello di Piton che per la prima volta nella sua vita si addormentò osservando i lineamenti del volto sereno di quel bambino di quattro anni che era giunto inaspettatamente nella sua vita per complicargliela e al quale sentiva di voler bene, per quanto gli costasse ammetterlo…

 

- Dunque hai dormito con lui…- commentò Silente mentre sorseggiava la sua tazza di caffè - e come è stato?-

 

- Strano… - borbottò Severus –troppo raro direi…-

 

Silente era giunto a casa del professore di pozioni molto presto; durante tutto il giorno precedente non aveva fatto altro che pensare a quella nuova situazione che stava attraversando Severus Snape e non potè rimandare oltre la sua visita per assicurarsi che Piton avesse tutto sotto controllo; aveva notato perfettamente che Adrien non aveva voluto rimanere da solo con il padre il giorno prima, aveva notato il suo timore e lo preoccupava. Sapeva che Severus non gli avrebbe mai fatto del male (un vero male ovviamente perché molte volte il suo comportamento con i suoi alunni non era mai stato dolce), ma era logico pensare che il giorno prima non fosse stato uno dei migliori per Adrien e, se Albus poteva fare in modo di far sentire il bambino meglio con la sua sola presenza, a lui non costava nulla presentarsi in casa di Severus alle prime ore del mattino.

 

Sapeva che Severus era solito svegliarsi alle prime luci dell’alba e quel giorno non fu un’eccezione; quando apparve nel camino del suo soggiorno Severus era già in piedi e andava in giro per la casa nonostante sembrasse più un animale in gabbia che il solito uomo freddo e distante che era sempre stato; era divertente comprovare i nervi che gli provocava la presenza di un piccolo bimbo.

 

-quindi, dopotutto- disse Albus con sarcasmo- c’è un cuoricino nascosto lì dentro- e segnalò il petto di Severus.

 

-il mostriciattolo era terrorizzato- ribattè Severus negando l’insinuazione di Dumbledore- cosa altro potevo fare?lasciarlo solo perché non chiuda occhio tutta la notte?-

 

-certo, certo, non avevi proprio altra scelta- disse invece Dumbledore con un tono di voce che poco piaceva al professore e con un sorriso che lo molestava ancora di più.

 

-sta ancora dormendo?-

 

-credo…se fosse sveglio sarebbe già sceso; a quanto pare la casa gli provoca una paura atroce..-

 

-non mi meraviglia- Albus si guardò attorno- quando è stata l’ultima volta che hai cambiato il colore della casa?

 

-non cominciare Albus…la casa va bene cosi; a me piace cosi…

 

-oh certo!tu adori trascorrere gli inverni in una capanna oscura e fredda; questa casa è un paradiso di colori in confronto a quello…

 

-ho capito Albus- Severus sbuffò e si sedette di fronte a lui- quando è la prossima riunione dell’Ordine?

 

-non cambiare argomento…ti stavo giusto per raccomandare un maestro in questo genere di cose che non è poi neanche tanto caro…

 

-Albus!!

 

-va bene, va bene!certo che non hai proprio il senso dell’umorismo…

 

-rispondimi- insistette Severus con fermezza- mentre ero al San Mungo non hai voluto parlarmi sui progetti che avevi, però adesso è arrivato il momento…

 

-davvero?- Albus alzò le sopracciglia- sinceramente, Severus, non credo che questo sia il momento adeguato perché tu ricominci la caccia dei mangiamorte, soprattutto tenendo in contro che hai un bambino di quattro anni dormendo nella tua stanza di cui sei l’unico responsabile…

 

-Albus…

 

-parlo sul serio…perché non ti prendi una pausa? Goditi ciò che rimane di questa estate, conosci tuo figlio e, quando cominceranno le classi, ne riparleremo.

 

-ma non posso mica rimanere con le mani in mano mentre voi fate tutto…voglio collaborare…

 

- hai già fatto abbastanza, credimi- Albus finì la sua tazza di caffè e dopo aver lasciato la tazza sul tavolo aggiunse- e se vuoi davvero esserci d’aiuto lo farai stando fermo, capito?

 

-non mi dirai proprio nulla?- sussurrò Piton dopo un paio di secondi, chiaramente infastidito.

 

-ho paura, Severus, che oggi ho un tema molto più interessante di cui parlare…-Albus si risedette allegramente sulla sedia.

 

In quel momento “il tema più interessante” irruppe in cucina coi capelli cosi scompigliati che Severus si chiese se sarebbe stato possibile sistemarli, ancora in pigiama e con gli occhi semichiusi, abbracciato al suo orsacchiotto, come sempre. Dopo quella notte era logico pensare che il bimbo non appena sveglio si sarebbe precipitato in cucina spaventato in cerca di qualcuno che lo proteggesse, ma al contrario Adrien entrò in cucina con dei piccoli saltelli allegri, emanando una vitalità che fino a quel momento era rimasta nascosta. Quando entrò, guardò i due uomini che parlavano in cucina e si avvicinò ad Albus sorridendo e sfregandosi un po’gli occhi.

 

-Buongiorno Signore- disse con voce roca, alzano una delle sue piccole mani in segno di saluto.

 

-Buongiorno Adrien- Albus gli sorrise e gli passò una mano tra i capelli; il bimbo corrugò un po’ le narici. Non capiva perché tutti avessero l’abitudine di spettinarlo (anche se quella mattina lo era già di suo)-come hai dormito?-

 

-molto bene, signore- Adrien non smetteva di sorridere; guardò timidamente suo padre, come se non sapesse cosa pensare di lui dopo tutto ciò che era successo il giorno prima.

 

-ho sentito dire che le tormente ti fanno paura…

 

-si, signore- Adrien abbassò un momento lo sguardo; dopo si avvicinò a Dumbledore  e gli fece cenno con la sua piccola mano di avvicinarsi a lui per parlargli di qualcosa di molto riservato. Albus allora lo prese con dolcezza e lo fece sedere sulle sue ginocchia- mio padre non mi crede, ma questa notte c’era un uomo nella mia camera….

 

-un uomo?

 

-aveva i capelli lunghi e portava una di queste cose- e indicò la tunica di Dumbledore- e mi guardava come se mi volesse fare qualcosa…

 

Adrien aveva bisogno di raccontare la sua esperienza a qualcuno; sapeva che suo padre credeva che l’uomo di quella notte non era reale e, siccome non conosceva nessun altro se non quel signore che aveva davanti, pensò che Albus Dumbledore fosse l’uomo perfetto per lui. Con un po’ di fortuna forse gli avrebbe anche creduto e, forse, avrebbe fatto qualcosa per scoprire chi fosse quell’uomo che era entrato nella sua stanza e aveva voluto fargli del male.

 

-Adrien- la voce di Severus interruppe quella conversazione; il bambino girò la testa e lo guardò. Non c’era più paura nei suoi occhi ma solo diffidenza.- tua mamma ti ha insegnato a vestirti da solo?

 

-si..

 

-allora perché non sali e ti sistemi?dopo ti pettinerò, farai colazione e andremo a fare compere.

 

Adrien non disse nulla. Fece un piccolo salto per scendere a terra dalla gambe di Silente e sparì dalla cucina in un batter d’occhio. Silente lo osservò attentamente, pensando nelle parole che aveva appena ascoltato.

 

-cos’è questa storia dell’uomo nella sua stanza?

 

-penso sia stato a causa della tempesta…- Piton strinse le spalle, alzandosi e cercando qualcosa da preparare ad Adrien, forse un po’ di latte con delle fette biscottate… -c’è un appendiabiti nella stanza; sicuramente a causa dei lampi gli sarà sembrato di vedere qualcuno, ma io mi sono assicurato che non ci fosse nessuno.

 

-hai pensato ai mangiamorte che sono rimasti liberi…?

 

-no, non può essere –Severus negò con la testa; sì, c’aveva pensato e tutta quella vicenda lo preoccupava  -sarebbero degli stupidi se venissero a cercarmi, sarebbe come entrare nella tana del lupo.

 

-sono irritati e non hanno niente da perdere. Non penso che a loro interessi di essere nella tana del lupo, pur di vendicarsi dell’uomo che li ha traditi

 

-So proteggermi da solo – Piton si stava atteggiando in modo cocciuto, anche se sapeva che Silente aveva ragione –provino ad attaccarmi e…!

 

-E se provassero ad attaccare Adrien? – quel commento fece sì che Piton rimanesse zitto con le mascelle rigide –tu sapresti difenderti, non ne ho dubbi, ma lui? È un bambino e, anche se non c’hai pensato, ti rende vulnerabile.

 

Severus rimase zitto; sapeva che Silente aveva ragione e, anche se Adrien si trovava in quella casa da poco, l’idea che potesse capitargli qualcosa lo preoccupava… era possibile, dopotutto, e doveva tenere gli occhi molto aperti

 

-Forse potresti fare qualche incantesimo per proteggerlo…- borbottò, nonostante ciò gli costasse molto, dato che odiava chiedere favori, soprattutto ad Albus Silente.

-Certamente – Albus sorrise, soddisfatto, e decise di cambiare tema nel caso Adrien ascoltasse qualcosa e facesse domande inappropriate –hai detto che andate a fare delle compere?

 

-Non ho niente di decente da fargli mangiare –Piton si strinse nelle spalle –Inoltre non ci sono giocattoli, e lui ha solo quell’orsacchiotto e il cavallo a dondolo di ieri…

 

-Ma non mi dire!- esclamò Silente con ironia –Un padre affettuoso! Chi l’avrebbe mai detto?

 

Severus volle protestare, ma le risate di Albus Silente furono così forti che niente e nessuno avrebbe potuto fermarle; così Piton si dovette limitare ad aspettare che quelle risate finissero. Dopo, quando Adrien ritornò in cucina, vestito con un pantaloncino corto color rosso, una camicetta bianca e con le scarpe del giorno precedente, Piton propose a Dumbledore di accompagnarli al centro commerciale, ma Albus affermò che aveva tante cose da fare e li lasciò da soli. Piton, nonostante la conversazione avuto con Silente riguardo i mangiamorte, era comunque disposto a trascorrere una bella giornata con Adrien.

 

Il suo primo vero giorno insieme ad Adrien Belfort.

 

Spazio autrice

 

E finalmente eccoci qui! Quinto chap dopo tre anni! Evvai! Penso sia un record ^^

Grazie per tutte le recensioni avute fin’ora!

JuliaSnape: mi fa piacere che ti piaccia la mia fic! Spero di non deluderti!

Ladyhawke25: spero che ti sia piaciuto l’attenggiamento di Piton! Hehe in effetti è difficile rendere il suo personaggio come papà!

 

 

 

 

 

  
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