DAD
SNAPE
Capitolo 5:
Adrien
non riusciva a dormire; era rannicchiato nel suo letto e stringeva tra le sue
piccole braccia il suo orsacchiotto con così tanta forza che sembrava
fosse sul punto di romperlo. Aveva
paura non solo perché si trovava in una casa fredda e tetra che non gli
inspirava fiducia, ma anche perché in quel momento si trovava da solo in
una stanza cupa e perché quella notte era una delle più scure che
riusciva a ricordare e perché fuori era appena scoppiato un temporale e
il piccolo era sempre stato spaventato dalle tempeste…
La
stanza si illuminò per un breve istante, un secondo e il fortissimo
tuono fece tremare le pareti della vecchia casa; Adrien strinse gli occhi
più che potè per non vedere le ombre minacciose che sembravano
alzarsi intorno a lui, si coprì la testa con un cuscino nella speranza
di non sentire più nulla; invano cercava di pensare in qualcosa che non
fosse la tormenta.
Ricordò
gli avvenimenti della giornata che gli era sembrata eterna; ricordò il
signore Burns che lo portava via dall’orfanotrofio per portarlo da quello
che, diceva, fosse suo padre, il momento in cui vide per la prima volta Severus
Piton; Albus Silente che aveva cercato di tranquillizzarlo con parole che gli
erano sembrate convincenti.
Ricordò di aver mangiato per la prima volta con suo padre, che dopo
avevano cercato per tutta la casa una stanza carina e che Severus gli aveva
proibito categoricamente di salire in soffitta, non gli aveva dato nessun
valido motivo per non farlo ma Adrien aveva capito che doveva c’entrare
qualcosa con quella strana capacità di suo padre di trasformare vecchie
sedie quasi rotte in cavallini di legno, cosicché non domandò
nulla.
Ricordò
che la prima sensazione che aveva avuto quando aveva visto la stanza nella quale
si trovava era stata di disgusto e ricordò che Severus gli aveva detto
che quando lui era piccolo era solito dormire lì… ma non gli era
sembrato convincente…
Per
questo, quando si era fatto buio, Adrien avrebbe preferito rimanere con
quell’uomo piuttosto che salire in quella stanza dove ora si trovava; durante
la sera non aveva fatto praticamente niente.
Piton aveva
detto che sarebbero dovuti andare a fare compere il giorno dopo e poco altro;
si notava che non era abituato alla presenza di Adrien e ciò non
sfuggiva di certo ad Adrien, che non sapeva cosa dire…Piton aveva
spostato il cavallino a dondolo nel
giardino poco curato dietro casa, e gli aveva detto che ci poteva giocare se
voleva, ma Adrien non ne aveva voglia… non sapeva precisamente cosa volesse
fare, però giocare non era la sua priorità.
Nonostante
la freddezza con cui suo padre l’aveva trattataodurante tutto il giorno,
Adrien cercò di temporeggiare il più possibile per non andare a
letto; moriva dal sonno seduto in cucina mentre Severus metteva a posto , ma
cercava di rimanere sveglio per paura di rimanere da solo in un angolino di
quella orribile casa; ovviamente la notte rendeva tutto più tenebroso e
dopo era pure arrivata la tormenta
a fare in modo che il bambino non riuscisse a chiudere occhio…
ogni volta che un lampo illuminava la stanza, al bambino sembrava di vedere i
mostri minacciosi e, nonostante sapesse che non erano reali e nonostante sua
madre gli avesse sempre detto che i temporali non erano pericolosi, a lui
sembrava che fossero lì per lui; si coprì con la coperta fino al
collo; era per quello che non la smetteva di stringere il suo orsacchiotto di
peluche e di tanto in tanto si copriva la testolina per tentare di
tranquillizzarsi un po’.
Però
quel tuono era stato il peggiore di tutti; all’inizio Adrien si era
nascosto sotto le coperte e aveva tentato di chiudere gli occhi, il rumore
della pioggia riuscì a tranquillizzarlo per qualche secondo e
riuscì a raccogliere il coraggio sufficiente per guardarsi intorno
un’altra volta… Un momento dopo comprovò che era stato un
grande errore…quando si produsse un nuovo lampo, Adrien distinse
chiaramente la figura di un uomo, dai capelli lunghi e dagli occhi
brillanti…Adrien soffocò un urlo e volle chiudere gli occhi, ma
era cosi terrorizzato che non ci riuscì…
La
stanza rimase nuovamente buia e si poteva sentire solo il fruscio
dell’acqua che cadeva con fierezza e la respirazione anormale del
bambino, che in quel momento si era messo a piangere quasi senza rendersene
conto…
Il
lampo che seguì servì a far capire ad Adrien che quella figura
non era un prodotto della sua immaginazione; l’uomo continuava a stare
lì, in piedi vicino alla finestra, guardandolo fisso e, guidato da un
istinto di sopravvivenza che fino a quel giorno mai aveva provato, il bambino
veloce come un fulmine si alzò dal letto e uscì correndo dalla
stanza, senza guardarsi indietro nemmeno una volta, e cercando la stanza di suo
padre.
Severus
gli aveva detto che lui avrebbe dormito nella stanza affianco, nel caso gli
fosse servito qualcosa durante la notte, e Adrien entrò lì senza
pensare alle conseguenze; probabilmente suo padre si sarebbe arrabbiato con
lui, ma preferiva affrontare l’ira di Severus piuttosto che lo sguardo
brillante di quel uomo nella sua stanza….
Da parte
sua, nemmeno Severus riusciva a dormire, ma non perché il temporale lo
preoccupasse troppo; difatti non si era nemmeno accorto della brutalità
con cui la pioggia cadeva dato che i suoi pensieri erano concentrati su
Adrien…credeva che in quel momento il bambino stesse dormendo; aveva
notato che la casa gli incuteva timore ma durante la cena gli era sembrato
abbastanza stanco da cadere in un profondo sonno non appena si fosse messo a
letto.
Severus
si sentiva alquanto strano sapendo che un bambino dormiva a pochi passi da lui
e pensava a come guadagnarsi la sua fiducia; si era reso conto che durante la
giornata Adrien aveva cercato un paio di volte di prendergli la mano, forse
come era solito fare con sua madre, quando lei era ancora viva, ma l’uomo
aveva rifiutato qualsiasi forma di contatto fisico col bimbo. Non che sentisse
ribrezzo verso il bambino ma non si sentiva ancora pronto per quello. Ignorava
come si sarebbe sentito se Adrien lo toccava o se tentava di dargli un
abbraccio, però sapeva che
sarebbe stato qualcosa di tremendamente diverso da qualsiasi cosa avesse
sentito fino a quel momento: se ascoltare quella sua vocina infantile lo
emozionava cosi tanto da sentire una curiosa pressione nel petto, se solo il
fatto di vederlo destava dentro di lui un istinto di protezione che gli era
completamente sconosciuto…
cosa avrebbe sentito se lo avesse toccato per la prima volta? Aveva
paura… era mai possibile che il suo istinto paterno si stesse
risvegliando lentamente in lui, durante le ore che aveva trascorso con Adrien?
Piton cercava di mentire a se stesso, lui non era quel tipo di uomo che si
lasciava prendere dai sentimenti (alcune volte dubitava perfino di essere
capace di sentire qualcosa), ma con quel bambino tutto gli sembrava così
diverzo, iniziava a credersi capace di fare cose che fino ad allora non aveva
mai pensato.
Quando
la porta della sua stanza si aprì repentinamente, Severus si ricompose
sul letto, e in modo istintivo, allungò la mano verso la sua bacchetta,
che giaceva sopra il comodino, ed illuminò magicamente la stanza. Erano
stati davvero troppi gli anni in cui era vissuto da solo, troppi gli anni con
la preoccupazione di essere attaccato improvvisamente; troppi i nemici per
sentirsi al sicuro e, nonostante ciò, quando puntò la bacchetta
contro la porta mentre si alzava dal letto prontamente con uno sguardo
minaccioso, tutto ciò che vide fu un bambino di quattro anni con i
capelli arruffati che singhiozzava afferrando il suo orsacchiotto e che correva
verso di lui come se fosse inseguito dallo stesso diavolo… Severus fece per dire qualcosa, ma si
ritrovò con Adrien che si aggrappava alle sue gambe e rimase muto,
paralizzato e con la mente in bianco… abbassò la bacchetta e
cercò di trovare una spiegazione a quello che stava accadendo, senza
alcun risultato, ovvio, dopodiché si risedette sul letto e tentò
di scollarsi di dosso Adrien dalle sue gambe, ma il bambino sembrava essere
incollato a esse e non c’era modo di staccarlo…Severus, solo
allora, capì che il bimbo era terrorizzato e, senza sapere né il
perché né come, gli passo una mano sulla sua testolina, con
timidezza ma “sapendo” che ciò era la cosa corretta da fare
in quel momento; dopo si inclinò un po’ in avanti e pose le sue mani
sulle spalle del bambino… Adrien era così piccolo, così
fragile, che Severus sentì uno strano nodo alla gola; così come
aveva temuto, il primo contatto con
il bimbo lo turbò, lo spaventò e lo emozionò. Così
come temeva, non aveva mai sentito niente di simile a tutto ciò e,
sebbene in un primo momento avesse cercato una spiegazione capì presto
che era inutile farlo. Erano sentimenti, e i sentimenti non sempre possono
essere spiegati.
Poco a
poco la respirazione del bambino rallentò; Piton non gli aveva detto
niente, non gli aveva chiesto che cosa era successo, ma Adrien si sentì
molto più tranquillo e protetto. Sentì che l’uomo della sua
stanza, se era reale, non avrebbe potuto fargli del male finchè suo
padre gli fosse stato vicino. Dopo qualche istante, mentre l’intensità
della tormenta diminuiva ed Adrien smetteva di piangere, Severus riuscì
a staccare il bambino dalle sue gambe, e con le mani su quelle spalline lo
guardò intensamente, senza nascondere la tenerezza che sentiva in quel
momento.
- Che
ti succede, Adrien?- gli chiese con dolcezza, sebbene in realtà si fosse
fatto un’idea; anche lui, quando aveva avuto quattro anni, aveva temuto
le tormente… lui non aveva avuto altra scelta se non quella di abituarsi,
ma per Adrien poteva essere diverso…
-
C’è un uomo nel… nella… mia stanza – rispose
Adrien guardandosi indietro, asciugandosi le lacrime con il dorso della
mano -non… non voglio tornare
lì… di nuovo…- singhiozzò di nuovo e Piton temette un
nuovo pianto.
- Io
non credo che ci sia qualcuno nella tua stanza. – disse, accarezzandogli
il viso e fissando la porta del dormitorio –Ma, se c’è un
uomo…- si alzò in piedi e con una voce profonda, senza però
perdere la dolcezza , per rasserenare Adrien aggiunse – me ne
occuperò io-
Piton
infatti pensò che Adrien aveva avuto un incubo e che quindi
quell’uomo era reale solo nella mente del bimbo
- Vieni
con me?-
Adrien guardò la mano che suo padre gli porgeva quasi
sorridente; sembrava così sicuro che non sarebbe successo niente…
ma lui aveva visto quell’uomo, non lo aveva immaginato; lo aveva visto
vicino alla finestra, che lo osservava, lui non si era spaventato per un frutto
della sua immaginazione, ma per qualcosa di reale. Quell’uomo voleva
fargli del male, Adrien lo sapeva… ma forse suo padre sapeva ciò
che faceva e forse era in grado di liberarsi di lui per sempre, per cui gli
prese la mano e notò come Piton gliela stringesse con forza, come se
volesse rassicurarlo e calmare la sua paura.
- Andiamo allora
– disse Piton, assicurandosi però di avere la sua bacchetta in
mano, nel caso Adrien avesse avuto ragione e qualche ladro fosse entrato
credendo che la casa fosse inabitata; non sarebbe stata la prima volta…
Piton condusse il
bimbo lungo il corridoio, e questa volta accese le luci affinché Adrien
non provasse paura; la verità è che, quando la casa era
illuminata sembrava meno lugubre, ma era ben lontana dall’essere
bella… quando giunsero davanti alla porta della stanza di Adrien, che era
rimasta socchiusa dopo la precipitata fuga di Adrien, Severus si pose alle
spalle del bimbo e illuminò la stanza con la bacchetta.
Non c’era
nessuno; il letto era lì, con le coperte ingarbugliate a causa dei
continui giri di Adrien che aveva cercato invano di frenare il suo panico e,
vicino alla finestra, vi era infine un vecchio appendiabiti dal quale pendeva
un lungo abito. Severus sorrise, lasciò la mano del bimbo e si
avvicinò all’”uomo” che tanto aveva spaventato Adrien.
Ovviamente era stata tutta immaginazione di un bambino di quattro anni spaventato dalla pioggia. Niente di cui
doversi preoccupare.
- Era solo
l’appendiabiti – disse con calma Piton, facendo gesto ad Adrien di
tornare a letto -non hai niente di cui avere paura; la tempesta sta per finire
e qui non c’è nessuno, vedi?-
- Ma…- Adrien
indicò la finestra, poco convinto della spiegazione appena ricevuto.
– Era lì… mi guardava… gli brillavano gli
occhi…-
- Dev’essere
stata la tempesta, Adrien – disse Piton, avvicinandolo al letto con
attenzione, -cerca di dormire, va bene?-
-
- Ma… -
Adrien si rannicchiò di nuovo sul letto e si guardò intorno, timoroso;
strinse di nuovo il suo orsacchiotto fortemente –io… non...-
- Hai paura?- lo
interruppe Piton, sedendosi al suo fianco e aggrottando le sopracciglia; sapeva
ciò che tentava di dirgli Adrien, sebbene non osasse, forse era una
buona occasione per guadagnarsi la sua fiducia -vuoi dormire con me stanotte?-
Adrien non ebbe
bisogno di sentire altro, si alzò di botto, convinto ad andarsene via da
quella stanza il prima possibile. Piton sorrise, gli arruffò i capelli
di nuovo e gli tese la sua mano, che il piccolo afferrò con piacere.
Anche se aveva visto che non c’era nessuno nella sua stanza, Adrien
temeva lo stesso che quel uomo potesse tornare perché, e lui ne era
certo, lui non aveva visto un appendiabiti, ma un uomo in piedi, capace di
fargli del male in qualsiasi momento.
Di ritorno alla sua
stanza, Piton chiuse la porta tranquillamente e, senza che Adrien si accorgesse
di niente, fece un incantesimo affinché nessuno, né maghi
né gabbani, potesse entrare nella stanza quella notte. Non poteva perdere
quell’abitudine che aveva ormai da molti anni e che gli aveva permesso di
essere ancora vivo; non sapeva perché ma quando Adrien gli aveva parlato
di quegli occhi brillanti, aveva capito che un appendiabiti non poteva aver
creato quell’effetto, sebbene fosse indotto a pensare che tutto
ciò era stato un semplice incubo.
Adrien si precipitò sotto le coperte del
letto con il suo orsacchiotto, che non era disposto a lasciare da solo per
nessun motivo al mondo. Si rannicchiò a un estremo del letto, e osservò
minaccioso la finestra. La tempesta stava per finire, ma Adrien era convinto
che se non l’avesse vigilata essa sarebbe ricominciata più forte
di prima… Piton lo guardò mentre si sistemava nel letto…
spense la luce e si sdraiò a pancia in su; Adrien si rigirava
inquietamente da una parte e dall’altra, e poco a poco si avvicinava a
suo padre, finchè la sua spalla toccò il braccio dell’uomo;
solo allora appoggiò la sua faccina sul suo orsetto e chiuse gli occhi
per dormire, del tutto tranquillo, sentendosi protetto, al sicuro.
Fu allora che per
Severus divenne difficile prendere sonno; senza cambiare la sua posizione,
girò la testa per vedere Adrien. Notò che la sua respirazione era
rallentata in pochi secondi e che si era addormentato quasi subito. Piton sospirò,
si girò e allungò il braccio lungo le spalle del bimbo, senza
sapere perché lo faceva. Semplicemente aveva bisogno di farlo…
Adrien girò il suo corpo fino ad avere il suo viso di fronte a quello di
Piton che per la prima volta nella sua vita si addormentò osservando i
lineamenti del volto sereno di quel bambino di quattro anni che era giunto
inaspettatamente nella sua vita per complicargliela e al quale sentiva di voler
bene, per quanto gli costasse ammetterlo…
- Dunque hai
dormito con lui…- commentò Silente mentre sorseggiava la sua tazza
di caffè - e come è stato?-
- Strano… -
borbottò Severus –troppo raro direi…-
Silente era giunto
a casa del professore di pozioni molto presto; durante tutto il giorno
precedente non aveva fatto altro che pensare a quella nuova situazione che
stava attraversando Severus Snape e non potè rimandare oltre la sua
visita per assicurarsi che Piton avesse tutto sotto controllo; aveva notato
perfettamente che Adrien non aveva voluto rimanere da solo con il padre il giorno
prima, aveva notato il suo timore e lo preoccupava. Sapeva che Severus non gli
avrebbe mai fatto del male (un vero male ovviamente perché molte volte
il suo comportamento con i suoi alunni non era mai stato dolce), ma era logico
pensare che il giorno prima non fosse stato uno dei migliori per Adrien e, se Albus
poteva fare in modo di far sentire il bambino meglio con la sua sola presenza,
a lui non costava nulla presentarsi in casa di Severus alle prime ore del
mattino.
Sapeva che Severus
era solito svegliarsi alle prime luci dell’alba e quel giorno non fu un’eccezione;
quando apparve nel camino del suo soggiorno Severus era già in piedi e
andava in giro per la casa nonostante sembrasse più un animale in gabbia
che il solito uomo freddo e distante che era sempre stato; era divertente
comprovare i nervi che gli provocava la presenza di un piccolo bimbo.
-quindi, dopotutto-
disse Albus con sarcasmo- c’è un cuoricino nascosto lì
dentro- e segnalò il petto di Severus.
-il mostriciattolo
era terrorizzato- ribattè Severus negando l’insinuazione di
Dumbledore- cosa altro potevo fare?lasciarlo solo perché non chiuda
occhio tutta la notte?-
-certo, certo, non
avevi proprio altra scelta- disse invece Dumbledore con un tono di voce che
poco piaceva al professore e con un sorriso che lo molestava ancora di
più.
-sta ancora
dormendo?-
-credo…se
fosse sveglio sarebbe già sceso; a quanto pare la casa gli provoca una
paura atroce..-
-non mi meraviglia-
Albus si guardò attorno- quando è stata l’ultima volta che
hai cambiato il colore della casa?
-non cominciare
Albus…la casa va bene cosi; a me piace cosi…
-oh certo!tu adori
trascorrere gli inverni in una capanna oscura e fredda; questa casa è un
paradiso di colori in confronto a quello…
-ho capito Albus-
Severus sbuffò e si sedette di fronte a lui- quando è la prossima
riunione dell’Ordine?
-non cambiare
argomento…ti stavo giusto per raccomandare un maestro in questo genere di
cose che non è poi neanche tanto caro…
-Albus!!
-va bene, va
bene!certo che non hai proprio il senso dell’umorismo…
-rispondimi-
insistette Severus con fermezza- mentre ero al San Mungo non hai voluto
parlarmi sui progetti che avevi, però adesso è arrivato il
momento…
-davvero?- Albus
alzò le sopracciglia- sinceramente, Severus, non credo che questo sia il
momento adeguato perché tu ricominci la caccia dei mangiamorte,
soprattutto tenendo in contro che hai un bambino di quattro anni dormendo nella
tua stanza di cui sei l’unico responsabile…
-Albus…
-parlo sul
serio…perché non ti prendi una pausa? Goditi ciò che rimane
di questa estate, conosci tuo figlio e, quando cominceranno le classi, ne
riparleremo.
-ma non posso mica
rimanere con le mani in mano mentre voi fate tutto…voglio
collaborare…
- hai già
fatto abbastanza, credimi- Albus finì la sua tazza di caffè e
dopo aver lasciato la tazza sul tavolo aggiunse- e se vuoi davvero esserci
d’aiuto lo farai stando fermo, capito?
-non mi dirai
proprio nulla?- sussurrò Piton dopo un paio di secondi, chiaramente
infastidito.
-ho paura, Severus,
che oggi ho un tema molto più interessante di cui parlare…-Albus
si risedette allegramente sulla sedia.
In quel momento
“il tema più interessante” irruppe in cucina coi capelli
cosi scompigliati che Severus si chiese se sarebbe stato possibile sistemarli,
ancora in pigiama e con gli occhi semichiusi, abbracciato al suo orsacchiotto,
come sempre. Dopo quella notte era logico pensare che il bimbo non appena
sveglio si sarebbe precipitato in cucina spaventato in cerca di qualcuno che lo
proteggesse, ma al contrario Adrien entrò in cucina con dei piccoli
saltelli allegri, emanando una vitalità che fino a quel momento era
rimasta nascosta. Quando entrò, guardò i due uomini che parlavano
in cucina e si avvicinò ad Albus sorridendo e sfregandosi un
po’gli occhi.
-Buongiorno
Signore- disse con voce roca, alzano una delle sue piccole mani in segno di
saluto.
-Buongiorno Adrien-
Albus gli sorrise e gli passò una mano tra i capelli; il bimbo
corrugò un po’ le narici. Non capiva perché tutti avessero
l’abitudine di spettinarlo (anche se quella mattina lo era già di
suo)-come hai dormito?-
-molto bene,
signore- Adrien non smetteva di sorridere; guardò timidamente suo padre,
come se non sapesse cosa pensare di lui dopo tutto ciò che era successo
il giorno prima.
-ho sentito dire
che le tormente ti fanno paura…
-si, signore-
Adrien abbassò un momento lo sguardo; dopo si avvicinò a
Dumbledore e gli fece cenno con la
sua piccola mano di avvicinarsi a lui per parlargli di qualcosa di molto
riservato. Albus allora lo prese con dolcezza e lo fece sedere sulle sue
ginocchia- mio padre non mi crede, ma questa notte c’era un uomo nella
mia camera….
-un uomo?
-aveva i capelli
lunghi e portava una di queste cose- e indicò la tunica di Dumbledore- e
mi guardava come se mi volesse fare qualcosa…
Adrien aveva
bisogno di raccontare la sua esperienza a qualcuno; sapeva che suo padre
credeva che l’uomo di quella notte non era reale e, siccome non conosceva
nessun altro se non quel signore che aveva davanti, pensò che Albus Dumbledore
fosse l’uomo perfetto per lui. Con un po’ di fortuna forse gli
avrebbe anche creduto e, forse, avrebbe fatto qualcosa per scoprire chi fosse
quell’uomo che era entrato nella sua stanza e aveva voluto fargli del
male.
-Adrien- la voce di
Severus interruppe quella conversazione; il bambino girò la testa e lo
guardò. Non c’era più paura nei suoi occhi ma solo
diffidenza.- tua mamma ti ha insegnato a vestirti da solo?
-si..
-allora
perché non sali e ti sistemi?dopo ti pettinerò, farai colazione e
andremo a fare compere.
Adrien non disse
nulla. Fece un piccolo salto per scendere a terra dalla gambe di Silente e
sparì dalla cucina in un batter d’occhio. Silente lo
osservò attentamente, pensando nelle parole che aveva appena ascoltato.
-cos’è
questa storia dell’uomo nella sua stanza?
-penso sia stato a
causa della tempesta…- Piton strinse le spalle, alzandosi e cercando
qualcosa da preparare ad Adrien, forse un po’ di latte con delle fette
biscottate… -c’è un appendiabiti nella stanza; sicuramente a
causa dei lampi gli sarà sembrato di vedere qualcuno, ma io mi sono
assicurato che non ci fosse nessuno.
-hai pensato ai
mangiamorte che sono rimasti liberi…?
-no, non può
essere –Severus negò con la testa; sì, c’aveva
pensato e tutta quella vicenda lo preoccupava -sarebbero degli stupidi se venissero a
cercarmi, sarebbe come entrare nella tana del lupo.
-sono irritati e
non hanno niente da perdere. Non penso che a loro interessi di essere nella
tana del lupo, pur di vendicarsi dell’uomo che li ha traditi
-So proteggermi da
solo – Piton si stava atteggiando in modo cocciuto, anche se sapeva che
Silente aveva ragione –provino ad attaccarmi e…!
-E se provassero ad
attaccare Adrien? – quel commento fece sì che Piton rimanesse
zitto con le mascelle rigide –tu sapresti difenderti, non ne ho dubbi, ma
lui? È un bambino e, anche se non c’hai pensato, ti rende
vulnerabile.
Severus rimase
zitto; sapeva che Silente aveva ragione e, anche se Adrien si trovava in quella
casa da poco, l’idea che potesse capitargli qualcosa lo
preoccupava… era possibile, dopotutto, e doveva tenere gli occhi molto
aperti
-Forse
potresti fare qualche incantesimo per proteggerlo…- borbottò,
nonostante ciò gli costasse molto, dato che odiava chiedere favori,
soprattutto ad Albus Silente.
-Certamente –
Albus sorrise, soddisfatto, e decise di cambiare tema nel caso Adrien
ascoltasse qualcosa e facesse domande inappropriate –hai detto che andate
a fare delle compere?
-Non ho niente di
decente da fargli mangiare –Piton si strinse nelle spalle –Inoltre
non ci sono giocattoli, e lui ha solo quell’orsacchiotto e il cavallo a
dondolo di ieri…
-Ma non mi dire!-
esclamò Silente con ironia –Un padre affettuoso! Chi
l’avrebbe mai detto?
Severus volle
protestare, ma le risate di Albus Silente furono così forti che niente e
nessuno avrebbe potuto fermarle; così Piton si dovette limitare ad
aspettare che quelle risate finissero. Dopo, quando Adrien ritornò in
cucina, vestito con un pantaloncino corto color rosso, una camicetta bianca e
con le scarpe del giorno precedente, Piton propose a Dumbledore di
accompagnarli al centro commerciale, ma Albus affermò che aveva tante
cose da fare e li lasciò da soli. Piton, nonostante la conversazione
avuto con Silente riguardo i mangiamorte, era comunque disposto a trascorrere
una bella giornata con Adrien.
Il suo primo vero
giorno insieme ad Adrien Belfort.
Spazio
autrice
E
finalmente eccoci qui! Quinto chap dopo tre anni! Evvai! Penso sia un record ^^
Grazie
per tutte le recensioni avute fin’ora!
JuliaSnape:
mi fa piacere che ti piaccia la mia fic! Spero di non deluderti!
Ladyhawke25:
spero che ti sia piaciuto l’attenggiamento di Piton! Hehe in effetti
è difficile rendere il suo personaggio come papà!