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Autore: Hi Ban    25/07/2010    3 recensioni
Hermione Jane Granger, il pomeriggio del suo primo appuntamento ufficiale, senza terzi incomodi – Harry era stato relegato al fianco di Paciock a tempo indeterminato –, aveva potuto costatare che gli uomini erano come il volo. Ciò che riguardava l’altro sesso, per lei, era cosa che non si poteva apprendere sui libri.
Era però altrettanto sicura che, se il volo era apprendibile tramite la pratica, gli uomini erano qualcosa che lei non avrebbe mai capito.
La grande Hermione Granger, amica del Bambino Sopravvissuto, si era arresa all’evidenza dei fatti: capire qualsiasi elemento che avesse ‘gli attributi’ – non in senso figurato – e una tendenza spropositata per il Quidditch era impossibile.

[pseudo Draco/Hermione xD]
*Tredicesima classificata al Give it a Second Chance, indetto da Fabi_Fabi e vincitrice del premio 'miglior commedia'*
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Leccate di Thestral e cucine affollate


Hermione Jane Granger, il pomeriggio del suo primo appuntamento ufficiale, senza terzi incomodi – Harry era stato relegato al fianco di Paciock a tempo indeterminato –, aveva potuto costatare che gli uomini erano come il volo. Ciò che riguardava l’altro sesso, per lei, era cosa che non si poteva apprendere sui libri.
Era però altrettanto sicura che, se il volo era apprendibile tramite la pratica, gli uomini erano qualcosa che lei non avrebbe mai capito.
La grande Hermione Granger, amica del Bambino Sopravvissuto, si era arresa all’evidenza dei fatti: capire qualsiasi elemento che avesse ‘gli attributi’ – non in senso figurato – e una tendenza spropositata per il Quidditch era impossibile.
A darle quella conferma, così come un fulmine a ciel sereno, era stato Ronald Weasley, quando l’aveva vista quel pomeriggio.
La Grifondoro, una volta sbollita la rabbia, gli avrebbe anche concesso che lui prima di parlare non pensava neanche per sbaglio, ma la rabbia non le sarebbe sbollita nel giro di poco.
Si era sottoposta alle torture di Ginny per tutto il pomeriggio, aveva tirato fuori il meglio di sé per quell’appuntamento che aveva agognato da neanche lei sapeva quando. Si era perfino messa una gonna e lei, se non era costretta dalla divisa, evitava di metterla. E lui era riuscito a rovinare tutto in men che non si dica.
Quando era arrivata nella Sala Comune dei Grifondoro, Ron si era alzato, le era arrivato vicino e l’aveva scrutata neanche fosse stata una nuova scopa e poi aveva dato vita al pandemonio con una sola frase.
“Hermione, un Thestral ha leccato i tuoi capelli?”
Il sorriso che aveva sfoggiato in sua presenza aveva vacillato, per poi trasformarsi in una smorfia sconvolta.
Personalmente, se c’era una cosa di cui quel giorno Hermione poteva andare fiera erano proprio i capelli, a cui aveva dedicato più tempo e lavoro.
“C-cosa?” Era riuscita solo a balbettare, nutrendo ancora una magra speranza che lei avesse capito male o che lui avesse bevuto qualcosa di forte. Meglio per lui se, in quel caso, fosse stato davvero molto forte.
Lui, con la grazia della piovra nel Lago Nero, le aveva afferrato una ciocca di capelli, strofinandoli sotto le dita.
“Sono più crespi del solito, quasi... appiccicosi.” Aveva commentato come se stesse parlando dell’orlo del suo mantello.
Hermione Granger non aveva parole e il che era tutto dire.
Quando poi la ragazza si era decisa a chiudere la bocca e a razionalizzare l’accaduto, aveva assunto un cipiglio più severo di quello della McGranitt, che sarebbe stata fiera della sua allieva.
Ronald, dall’alto della sua intelligenza, aveva capito che c’era qualcosa che non andava.
“Stai bene?” Aveva chiesto titubante, quando aveva visto che non diceva una parola.
Ed Hermione Jane Granger era esplosa come la pozione di Neville quel giorno nell’ora del professor Piton, forse creando anche più danni.
“Mi chiedi se sto bene?” Aveva proferito incredula e Ron aveva balbettato qualcosa di fin troppo simile ad un ‘ma cos’ho fatto’.
“No che non sto bene, razza di... di...” La rabbia era tanta che si ritrovò a sbuffare frustrata e a sbattere i piedi per terra, come una bambina piccola.
“S-senti Hermione...” Aveva iniziato, arrossito in zona orecchie, come da copione.
“Senti un corno! Io mi sono sprecata per questo appuntamento! Ci ho messo ore per rendere i capelli così e tu mi dici che sono stati leccati da un Thestral?” Aveva strillato indignata.
“M-ma Lavanda...”
Ed era bastato quel nome per farle scattare la mano verso la bacchetta, per poi brandirla contro l’amico.
Prima quella gallina le fregava Ron e poi doveva sentirla nominare anche il giorno del suo pseudo appuntamento? Decisamente era troppo anche per Hermione.
“Cosa c’entra ora lei?” Aveva chiesto fredda e palesemente infastidita.
“Beh... le avevo chiesto dei consigli... e mi ha detto di fare dei complimenti... aveva detto che avrei potuto dire qualcosa sui capelli o...”
Storse il naso sapendo che aveva chiesto aiuto a Lavanda; dovette ammettere a se stessa, però, che forse era stato un bene che avesse chiesto a lei, perché l’unica persona a cui avrebbe potuto chiedere consiglio, senza venire schiantato – Ginny non era dell’umore giusto in quel periodo –, era Harry e quello diceva tutto.
“E il tuo ti è sembrato un complimento?” Lo aveva interrotto, stringendo più saldamente tra le mani la bacchetta. Aveva preso a camminare per la Sala Comune che, magicamente, si era svuotata: quando Hermione Granger si arrabbiava, era meglio stare alla larga.
A dividerla da Ron ora c’era il tavolino.
“Ma Hermione... cioè, è vero... pensavo premiassi la sincerità!” Aveva tentato di giustificarsi, ma Hermione non gli aveva dato tempo di finire neanche quella frase, ancora più irata dopo quella sua uscita e aveva agitato la bacchetta: in men che non si dica, un libro lasciato da uno studente sul tavolino davanti a lei fu sbalzato a grande potenza verso Ron, che si era abbassato giusto in tempo per non beccarselo in faccia.
“Hermione!” Aveva gracchiato poi scandalizzato, fissandola sconvolto.
“Te lo meriti, razza di cefalo! Era il nostro appuntamento e la prima cosa che fai è insultarmi!”
La rabbia aveva iniziato a scemare, la tristezza ne aveva preso il posto.
“Ma...”
“Zitto! Tu non ci sai proprio fare con le donne, Ronald!” Aveva commentato amara, prima di dirigersi verso la porta.
Lui la fissava stupito da ciò che era successo; probabilmente buona parte di ciò che era accaduto il suo cervello non lo aveva ancora metabolizzato.
Hermione si era ritrovata a pregare che fosse così, ma mentre usciva lo aveva sentito sbuffare e poi borbottare un indistinguibile ‘donne’.
Questa volta il soprammobile sul tavolino vicino aveva colpito Ron dritto in faccia.

***

L’uscita trionfale e fiera che aveva fatto dal dormitorio, nonostante l’amarezza per la situazione, si era tramutata in un vagare senza metà per i corridoi del castello, ovviamente vuoto perché tutti erano ad Hogsmeade. Dove dovevano andare anche lei e Ron, constatò tristemente.
Spesso Hermione si era chiesta perché Ron fosse così dannatamente idiota certe volte, ma la sua domanda non trovava mai risposta; sconsolata dal fatto che i parenti stessi del ragazzo si erano posti il medesimo quesito da ben quindici anni senza sapere la risposta, aveva concluso che quella altro non era che una domanda esistenziale.
Aveva osservato la sua immagine riflessa in una vetrata, cercando i segni che avevano portato Ron a dare quel giudizio sui capelli, ma lei non poteva fare altro che trovarli normali, più accettabili del solito.
“Stupido Ronald.” Borbottò afflitta, riprendendo a camminare.
Quando sentì un miagolio venire da qualche corridoio poco lontano le si drizzarono i capelli in testa e prese a camminare spedita dalla parte opposta. Ci mancava solo quel gattaccio e la giornata era completa.
“C’è qualcuno Mrs Purr?” Sentì la voce gracchiante del custode e storse il naso.
Scese qualche rampa di scale, non mancando di maledire Ron con epiteti triviali; avrebbe potuto rinfacciargli che, oltre a non saperci fare minimamente con lei, era anche colpevole di averla fatta imprecare come non mai.
Stupido Ron.
Non fece caso a dove stava andando, tanto per il momento non aveva in programma di tornare alla sua Sala Comune e non c’era nessuno ad aspettarla. Avrebbe potuto cercare Harry e Neville, poiché era sicura che fossero nel castello: Neville stava, da giorni, letteralmente scappando da una Serpeverde del secondo anno, che continuava a professargli il suo amore appena ne aveva l’occasione. Tutti sapevano che si trattava di un filtro d’amore, per ovvi motivi, ma si ignorava chi vi fosse dietro.
Sbuffò e solo quando fu certa di aver seminato Gazza, si fermò, rendendosi conto di essere finita sotto la Sala Grande. Non pensava di essersi allontanata tanto, ma evidentemente le rampe di scale che aveva sceso erano di più di quelle che ricordava.
Come era ovvio, non vi era anima viva.
Fece quasi per andarsene, poi si ricordò che, essendo sotto la Sala Grande, lì c’erano le cucine e visto che non aveva niente da fare e che era molto tempo che non vi metteva piede, decise di andare lì.
Magari avrebbe evitato di spaventare gli elfi con la storia del C.R.E.P.A, anche se, prima o poi, lei lo avrebbe attuato quel progetto, ne era certa.
Quando si trovò davanti al quadro con il cesto di frutta, solleticò la pera, abbassando la maniglia che comparve subito dopo.
Le cucine di Hogwarts erano esattamente come le ricordava dall’anno precedente, quando faceva le sue scampagnate con Harry e Ron. Quattro lunghi tavoli che erano posizionati esattamente in corrispondenza con quelli che si trovavano sopra e decine e decine di elfi si muovevano spediti, probabilmente preparando già la cena per la sera.
Fece qualche passo verso il centro della cucina, notando lo scintillio delle pentole di ottone. Il profumo del cibo era talmente forte e squisito che Hermione si chiese come facesse a non sentirsi anche da fuori.
“Oh! Tu sei l’amica di Harry Potter! Dobby è felice di rivederti!” Lo squittio della voce di Dobby la fece girare, trovandosi di fronte una montagna di pentole pulite, da cui poi spuntò la faccia dell’elfo.
“Ciao Dobby!” Lo salutò a sua volta.
L’elfo domestico, traballando per il troppo carico, andò a mettere le stoviglie al loro posto e tornò da Hermione.
Gli altri elfi domestici non la degnarono neanche di uno sguardo, molti ancora offesi dal suo tentativo di liberarli.
Dobby le fece segno di abbassarsi alla sua altezza e lei, alzando un sopracciglio incuriosita, fece come le era stato chiesto. Lo vide lanciare occhiate tutto intorno, probabilmente per controllare che nessuno degli altri elfi ascoltasse ciò che le stava per dire.
“Hermione...” iniziò incerto “tu non è qui per tentare di liberare noi, vero?” Bisbigliò.
La Grifondoro avrebbe tanto voluto rispondergli che sarebbe stata comunque una buona idea, ma non era lì per quel motivo, perciò negò con il capo, sorridendogli.
Dobby sospirò sollevato e poi si rivolse nuovamente alla ragazza: “Come mai allora è qui?”
Oh, i motivi erano i più svariati, da uno stupido Ron ad un Ron idiota, ma forse avrebbe dovuto esplicare la situazione con parole un po’ più comprensibili.
“Niente, è solo che ho un amico idiota che mi ha fatto arrabbiare.” Disse sorridendo, anche se in modo visibilmente più tirato di prima: ce l’aveva ancora a morte con Ron.
“Non è Harry Potter, vero?” Chiese subito allarmato da quella possibilità.
“No, no!” Negò subito, prima che andasse in panico.
Alla fine Hermione fece la cosa più Babbana che avrebbe potuto fare: con una cioccolata calda, si sedette su uno sgabello vicino al camino, finendo per raccontare ciò che ne era stato del suo disastroso appuntamento ad un Dobby che la ascoltava, mentre pelava le patate, per non mancare alla sua funzione di elfo domestico. Gli altri elfi girarono alla larga dal camino e si avvicinavano solo se era strettamente necessario e la cosa andava più che bene.
Non si era trattenuta, Hermione, dal far sgorgare quelle lacrime che avrebbe voluto versare molto prima, ma che aveva messo da parte, troppo succube della rabbia.
Se non le piaceva litigare in generale, litigare o con Ron o con Harry per lei era davvero devastante. Perché sì, avevano litigato. O forse era una litigata a senso unico, in cui solo lei era arrabbiata, ma non importava.
Ogni tanto Dobby elargiva qualche consolazione, mentre tentava di non tagliarsi le dita con il coltello e, seppure non potessero fare granché, Hermione apprezzò molto il gesto.
“Hermione vuole un’altra cioccolata calda?” Chiese gentile Dobby e Hermione, già amareggiata di suo, si disse mentalmente che fatto trenta, tanto valeva fare trentuno e accettò.
Uno schiocco di dita e la cioccolata si materializzò sul tavolino lì vicino.
“Grazie Dobby.” Così dicendo, si alzò sorseggiando la sua cioccolata e si sgranchì un po’ le gambe. Non sapeva da quanto tempo era lì, ma non se ne fece un problema.
Ad un tratto sentì un rumore provenire da una tenda lì di fianco, che nascondeva una piccola dispensa in cui gli elfi tenevano gli ingredienti.
Prima aveva notato che gli elfi si avvicinavano a quel ripostiglio, per poi fare dietrofront quasi terrorizzati. Cosa poteva esserci lì dietro?
Posò la tazza sul tavolino e, armata di bacchetta, vi si avvicinò. Spostò piano la tenda.
Non fece neanche in tempo ad alzare la bacchetta che venne afferrata per un braccio e tirata dentro, finendo per andare a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno, perché era animato, eccome. Infatti non ci mise molto a staccarsela di dosso e a tapparle la bocca, prima che Hermione piantasse un urlo degno di lei.
“Granger, fa rumore e te la farò pagare.” Sibilò quello che Hermione scoprì essere Draco Malfoy. “Malfoy, sei tu quello che mi ha teso un’imboscata.” Ribatté lei, beccandosi un sibilo che doveva essere uno ‘shhhh’.
Lei stava per uscire, quando Malfoy la prese nuovamente per un braccio. Tentò di divincolarsi, ma lui non era dello stesso parere.
“Tu di qui non esci.”
Hermione però aveva già tentato nuovamente di uscire, con scarsi risultati ovviamente.
“Mezzosangue, non costringermi a sporcarmi le mani con te più del dovuto.” Mormorò lui cattivo, mollandole finalmente il braccio.
Hermione sbuffò e incrociò le braccia al petto, realizzando quella che era la situazione.
Si trovava in una specie di dispensa con Draco Malfoy, che ora stava spiando nella cucina alla ricerca di qualcosa.
E una domanda sorse spontanea: cosa ci faceva Malfoy in uno stanzino per il cibo?
“Malfoy, è troppo chiederti che diavolo ci fai tu qui dentro e perché non mi vuoi lasciare uscire?” Domandò stizzita e sbuffò sonoramente quando lui le fece cenno di fare silenzio.
“Non ti faccio uscire perché di te non mi fido neanche un po’ Granger e diresti a tutti dove sono se te lo chiedessero.”
“Furetto, ti stai per caso nascondendo?” Domandò sarcastica. Non sarebbe stata la prima volta che faceva qualche casino e poi si andava a nascondere fino a che qualcuno non metteva a posto le cose per lui.
“Merlino, Granger, abbassa quella dannata voce.” Soffiò. Hermione non demorse e ripeté la domanda.
“E anche se fosse Granger?”
Ad un tratto la tenda che li separava dalla cucina fu spostata leggermente e, in men che non si dica, il povero elfo, che era venuto solo a prendere qualcosa per preparare la cena, fu agguantato per quello che doveva essere un grembiule da Malfoy.
“Malfoy!” Gracchiò lei scandalizzata, ma lui la zittì con un’occhiataccia.
“Tu non mi hai visto, chiaro? E ora vattene.” Ringhiò verso il poveretto, che balbettò qualcosa che dovevano essere delle scuse ingarbugliate e uscì quasi di corsa.
“Sei un idiota! Non puoi fare una cosa del genere!” Soffiò.
“Io per salvarmi il culo faccio quel che mi pare, Granger.” E si sporse nuovamente per controllare oltre la tenda.
Passarono quelli che a Hermione parvero interminabili minuti, in cui aveva imprecato contro Malfoy senza tentare di non essere sentita. Lui, dal canto suo, sembrava troppo preso dal nascondersi anche per comportarsi come suo solito; si era limitato a guardarla con sguardo sdegnoso e a blaterare a sua volta qualche ‘stupida mezzosangue’ e via dicendo.
“Malfoy, si può sapere da cosa ti nascondi?” Chiese esasperata.
Lui non fece neanche in tempo a dirle di stare zitta o semplicemente ad ignorarla, perché la porta della cucina si aprì di colpo, facendo sobbalzare tutti i presenti, compresi i due ragazzi, per poi chiudersi con un colpo ancora più secco.
Hermione tentò di spiare da un buco nella tenda, scorgendo a malapena la figura di quella che doveva essere una ragazza, anche abbastanza corpulenta per essere precisi. La Bulstrode, in confronto, poteva andare a posare in un set fotografico per il Settimanale delle Streghe come miglior ragazza dell’anno.
Dal ‘merda’ borbottato da Malfoy, lei doveva essere ciò da cui si nascondeva.
Draco Malfoy si nascondeva da una ragazza?
In fondo non c’era da stupirsi: il ragazzo era un codardo senza precedenti.
“Chi è?” Bisbigliò piano, tanto che quasi neanche lei riuscì a sentire ciò che aveva detto.
“Caroline Browning.”
“Ma non è una Serpeverde del settimo?” Chiese confusa.
Perché si nascondeva da una della sua stessa casa?
“Dov’è Malfoy?” Tuonò la ragazza, facendo sobbalzare tutti gli elfi.
Qualche ‘non lo sappiamo’ ruppe il silenzio che era calato dopo e poi ripresero tutti a fare ciò che avevano iniziato. Lei non parve molto soddisfatta della risposta, infatti picchiò un piede per terra, facendo cadere all’elfo che le era passato sfortunatamente di fianco, tutte le pentole.
“A me uno dei suoi amichetti idioti ha detto che era venuto a grattare una pera, è ovvio che sia qui!” Borbottò furente, mentre vagava con lo sguardo per la cucina.
Malfoy si passò sconsolato una mano sulla faccia: quando aveva detto a Tiger e Goyle di non dire a nessuno dove andava e di sviarli, quei due sicuramente non avevano capito proprio niente, ma avevano annuito.
Stupido lui che aveva pensato veramente che avessero inteso ciò che aveva detto.
E quel grattare una pera era davvero il peggior modo in cui quei due idioti potevano parlare in codice. Se li immaginava anche, che ridevano come due ebeti. Idioti.
Quando li avrebbe avuti sottomano, gliele avrebbe suonate di santa ragione; sempre che la ragazza non decidesse di traumatizzare gi elfi e se ne andasse.
“Qui non c’è nessuno!” La voce squillante di Dobby arrivò dalla parte opposta della cucina.
“E chi lo dice?”
“Io lo dice!” Affermò fiero Dobby.
La ragazza sbuffò nuovamente e, dopo una perlustrazione accurata della cucina, decise di andarsene, sbattendo nuovamente la porta.
Era passata proprio davanti alla tenda dietro cui erano nascosti i due e entrambi ringraziarono Merlino che la ragazza non spiccasse certo per ingegno.
Malfoy tirò via la tenda e uscì, facendo scappare un ignaro elfo che stava passando proprio lì davanti; il Serpeverde ne sorrise compiaciuto.
“Idiota.” Soffiò Hermione e anche lei venne fuori, ritrovandosi poco dopo un Dobby che le veniva incontro velocemente con un vassoio in mano.
“Dobby pensava che tu era scappata!” Disse spalancando gli occhi.
“No, Dobby, solo che...”
Non le diede modo di finire di parlare che sporse il vassoio verso di lei e le sorrise.
Cioccolata calda.
La Grifondoro non se lo fece ripetere due volte e lo ringraziò. A sua madre e a suo padre, se fossero venuti a sapere di tutte quelle cioccolate calde, di certo sarebbe preso un colpo; la sfortuna di avere genitori dentisti.
“Anche per lei, Signor Malfoy.” Disse Dobby, solo che a lui fece un debole inchino, ancora molto legato alla servitù che aveva esercitato verso la famiglia del Serpeverde neanche troppo tempo prima.
Malfoy lo osservò sdegnoso e Hermione credette seriamente che lo avrebbe apostrofato con epiteti degni di lui. Lui invece si limitò solo a prendere la tazza con malagrazia e a borbottare qualcosa tra i denti.
I due ragazzi andarono a sedersi sulla panca vicino al grande camino in mattoni, ad un rigoroso metro di distanza.
“Allora Furetto, cos’hai fatto per far arrabbiare tanto quella lì?” Chiese curiosa, per poi aggiungere: “Le hai per caso detto che i suoi capelli sembrano leccati da un Thestral?” Il sarcasmo nella domanda non celava bene quella nota di amarezza che, anche volendo, Hermione non sarebbe riuscita a evitare.
Lui alzò appena un sopracciglio biondo, mentre il liquido caldo e zuccherato gli riscaldava la gola. Poi comprese che forse si riferiva al fantomatico ‘non complimento’ che Pel Di Carota le aveva fatto. Durante la patetica scenetta a cui era stato costretto, per ovvi motivi, ad assistere, non lo aveva mai specificato, però blaterava qualcosa a proposito dei capelli.
“Oh, questo deve essere il complimento che il tuo amico ti ha fatto. Tra l’altro, bella scenata prima.” Disse sarcastico, mentre Hermione diventava di tutti i colori: non aveva pensato al fatto che lui potesse aver sentito e visto tutto.
“Tu, razza di furetto idiota! Quanto hai sentito?” Chiese, tentando di mantenere un minimo di autocontrollo, per non mandare a farsi benedire il suo orgoglio definitivamente.
“Lo stupido Ronald sa quanti insulti gli hai mandato dietro?” Chiese sarcastico.
Oh, aveva sentito tutto perciò. Hermione era quasi sicura di aver iniziato la sua arringa con uno ‘stupido Ronald’.
“E così i due idioti del trio Potter si sono messi insieme. E lui con chi lo appioppate, con la Weasley mitomane?” Chiese ghignando.
“Sei solo un idiota, Malfoy. Sentiamo, tu con le ragazze sai fare di meglio, vero? La Browning non sembra molto felice.” Asserì lei, sviando prontamente il discorso. Non aveva voglia di sentire insulti sui suoi amici e sarebbe finita con l’affatturare Malfoy se non teneva chiusa quella sua amata bocca Purosangue.
“Ovvio che non era felice Granger. Se tu fossi stata ingannata saresti al settimo cielo? Ne dubito.” Disse sprezzante, mentre continuava a bere la cioccolata, al contrario di Hermione, che vi aveva dato sì e no qualche sorsetto.
“Che vuoi dire?”
“Ho fatto una scommessa con Blaise e Nott, doveva mettere un filtro d’amore nel suo succo di zucca per farla innamorare di quell’idiota di Paciock.”
“Allora sei tu l’idiota che c’è dietro! Avrei dovuto immaginarlo.”
Lui alzò un sopracciglio stizzito.
“Modera i termini Sangue Sporco.” Sibilò piano, posando la tazza per terra, subito raccolta da un elfo, che si beccò anche un’occhiataccia dal Serpeverde.
“Suppongo tu non ci sia riuscito e che ti abbia beccato.” Constatò Hermione, non tentando di celare quella nota di soddisfazione che fece storcere il naso al ragazzo.
“Sì, l’ha bevuto Christine Shelley.”
“Ti sta bene Malfuretto.”
“Cruciati, Mezzosangue.”
“Idiota.” Ribatté lei secca e Malfoy non le avrebbe dato l’ultima parola neanche se fosse morta mezzo secondo dopo, ma sentirono un elfo annunciare a gran voce che gli studenti stavano tornando da Hogsmeade.
Cavolo, da quanto tempo si trovava lì?
Se doveva ammetterlo, anche se la conversazione era stata praticamente monopolizzata dagli insulti che si erano rivolti l’un l’altro, avrebbe preferito rimanere a parlare con Malfoy, piuttosto che tornare al suo dormitorio.
Fece per alzarsi, quando vide la mano bianca e affusolata di Malfoy sfilarle di mano la tazza di cioccolata calda che non aveva quasi bevuto.
Lo vide berne un gran sorso, per poi alzarsi e venirle davanti, superandola di gran lunga in altezza.
“E comunque Granger, consiglia a Weasley di farsi prestare gli occhiali dello Sfregiato.” Disse con il solito tono altezzoso e facendo cenno con il capo ai suoi capelli. Dopodiché se ne andò, portandosi dietro la sua tazza di cioccolata calda e bevendosela strada facendo.
Hermione rimase imbambolata per vari minuti, ancora troppo sorpresa per realizzare ciò che era successo.
Certo, ciò che aveva detto Malfoy poteva anche essere interpretato come un commento negativo, ovvero che Ron ci era andato leggero quando aveva espresso quel commento sui suoi capelli, però...
“Hermione sta bene?” Senti Dobby chiedere curioso, ma lei non rispose.
Se lo era immaginato o Draco Malfoy le aveva fatto un complimento vero?


Per Nihal! Perché quando l’ho placcata e le ho chiesto istericamente di trovarmi un’idea per una pseudo Dramione, lei non mi ha mandato a quel paese, come una persona normale. No, mi ha solo chiesto se ero scema. Poi mi ha trovato un’idea, che mi sono rigirata per cavoli miei. Messaggio della dedica: sì, è colpa sua se è uscita questa roba! Prendetevela con lei! Con leeeeeeei! Oh, sì, Grazie Nihal!:3


Uhm. Volevo scrivere una Draco/Hermione, almeno accennata, ma ‘sta roba qua mi lascia abbastanza a desiderare!xD
Nihal mi aveva proposto di scrivere qualcosa in cui Ron e Hermione litigavano e poi lei incontrava Draco... ma se volete potete dare tutta la colpa a lei, anche delle altre cavolate che ho scritto!xD
Mmh. Io ritengo che Malfoy sia un adorabile cagasotto codardo, ma mi piace lo stesso, perciò mi pare ovvio che si nasconda da una tizia che è più o meno quattro volte lui. E sì, le due ragazze di Serpeverde sono beatamente inventate. La leccata di Thestral non so da dove sia uscita, ma non voglio neanche indagare e credo che voi siate dello stesso parere!xD
Yup, non si era capito che Ron mi sta sulle palls, no? Non che mi abbia fatto qualcosa, per carità, mi sta sulle scatole a pelle!:) E no, non mi piace neanche il Ron/Hermione!^^’ Beh, Rose è figlia loro e se non ci fosse lei potrei dire addio al Rose/Scorpius, perciò un po’ sono favorevole. Come se la mia opinione contasse!xD Yep, non c’entra, lo so.
Spero vi piaccia!(:



Edit del 21/9: questa storia si è classificata tredicesima al Give it a Second Chance, indetto da Fabi_Fabi sul forum di Efp.


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