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Autore: lames76    26/07/2010    2 recensioni
Altro racconto sul settimo cavaliere, più maturo e completo del precedente e leggibile singolarmente (leggibile anche senza aver letto il precedente). Menion si ritrova in una situazione critica e per una volta non sarà da solo a combattere il male ma sarà affiancato da valorosi compagni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Premessa: questo racconto è rimasto in cantiere per un sacco di tempo, avevo scritto l'inizio e la fine ma la parte centrale, anche se sapevo cosa doveva accadere non veniva proprio fuori.
Poi è arrivato il compleanno di Salice ed io mi sono detto: "Ecco cosa posso regalarle... su Andrea datti una svegliata e finisci sto benedetto racconto"... e così è stato!
Per questo motivo pubblico, prima del preludio, la dedica.



A Salice per il suo compleanno
Grazie!
Grazie di essere mia amica!
Grazie di sopportarmi!
Grazie di avermi presentato Elos !
Tanti auguri e mille giorni fatati!



Preludio

La folla si era accalcata nella piazza. Erano inferociti e volevano sangue. La giovane donna era tremendamente spaventata, ma non aveva urlato né chiesto pietà mentre veniva legata al palo e mentre le fascine venivano accatastate tutto attorno a lei. L’uomo la guardò fisso negli occhi chiedendole se avesse qualcosa da dire. Lei annuì.
"Tenete un crocifisso sopra i miei occhi così ch'io possa vederlo fino alla morte", non osava dire di più perché temeva che la paura le facesse uscire dalla bocca qualcosa di cui si sarebbe pentita. Quando le fiamme iniziarono ad ardere chiuse gli occhi chiedendo aiuto alla Voce che aveva sempre sentito nella mente e che l’aveva guidata sin da quando era poco più che una bambina. Grazie a quella voce, da semplice pastorella era diventata una condottiera e per lei fu naturale, negli ultimi istanti della sua vita, cercare conforto in essa. E la voce giunse, rincuorandola e dicendole di avere fiducia. Ebbe fede anche quando sentì il calore delle fiamme lambirle le membra, sempre più forte. Non vacillò neppure allora.
Improvvisamente non sentì più il bruciore, né le corde che la bloccavano e riaprì gli occhi confusa.
Si trovava, seduta sull’erba, in una splendida radura, in mezzo ad un boschetto d'alberi ad alto fusto, vicino a lei gorgogliava un torrentello che formava una piccola cascata. Tutto intorno si potevano udire i suoni della natura: i fruscii nei cespugli, i richiami degli uccelli, lo scrosciare del fiumiciattolo.
Di fronte a lei stava una donna, alta e splendida, che indossava una lunga veste azzurra. Era una visione angelica ed appena la vide, la giovane capì che si trovava di fronte ad una creatura superiore. Capì che la Voce che aveva sempre sentito proveniva da lei.
La donna le stava porgendo una mano per farla alzare.
Lei accettò quell’aiuto senza esitazione.
"Benvenuta a casa Giovanna", le disse sorridendole.


La donna riaprì gli occhi scuotendosi da quel ricordo.
Stava ansimando.
La sua schiena era schiacciata contro il muretto.
Si fermò un istante a riflettere spostando dal volto una ciocca dei suoi capelli, impastata di sudore.
Stava combattendo... da quanto oramai?
Davanti ai suoi occhi c’erano solo morti.
I suoi compagni erano caduti nel vano tentativo di difendere quell’ultimo bastione.
Diede un grande respiro riempiendo i polmoni di aria.
Cercò di non far caso all’odore, l’odore della morte che aleggiava nella zona.
"Questa è la fine", pensò con un pizzico di sorpresa.
Aveva sempre saputo che sarebbe arrivata prima o poi.
Guardò la spada che stringeva in pugno.
Quante avventure le erano capitate dalla prima volta che le era stata donata dalla sua Voce.
Un sorriso apparve sul suo volto.
"Vecchia mia", mormorò accarezzando l’elsa intarsiata di rune, "Combatteremo insieme anche quest’ultima battaglia"
I rumori le fecero capire che il nemico si preparava ad un ulteriore assalto.
L’ultimo, visto che rimaneva solo lei a difesa.
Un pensiero si insinuò prepotentemente nella sua mente: forse avrebbe potuto fuggire. I nemici avrebbero vinto comunque, sia che lei fosse caduta, che se fosse fuggita...
Tornò a posare gli occhi sui morti, i suoi compagni.
"Ve lo devo amici", pensò risoluta facendo ai loro corpi una sorta di saluto armato.
Si sollevò in piedi e si mise in piena vista a fronteggiare il nemico, con spavalderia.
Anche se era coperta di sudore e fango era una visione stupenda.
Una leonessa pronta a vedere cara la pelle... una fiera che non si sarebbe arresa senza combattere.
"Facciamo come Davy Crockett ad Alamo!", represse un sorriso, a quella sua affermazione.
Lui sarebbe stato fiero di quella citazione!
Davanti a lei, nell’imbrunire, i suoi avversari erano solo sagome indistinte, erano solo sagome indistinte.
Nere ombre di morte.
Con un urlo si lanciò addosso a loro, sorprendendoli per la sua audacia.
La sua spada brillò di magia ed iniziò ad intonare un canto di morte.
I suoi avversari cominciarono a cadere schizzandole addosso freddo sangue di demone.
I più piccoli di loro si diedero alla fuga di fronte a quell’assalto.

Mai il loro comandante non si fece intimorire.
Era un assalto disperato, non importava quanti soldati sarebbero caduti sotto i suoi colpi, morire era il loro compito, alla fine lui avrebbe vinto comunque.
Strano però che la vittoria avesse quel sapore.
Aveva sognato quel momento da sempre, quindi si era aspettato di provare gioia al momento del trionfo.
Ma, invece, non provava nulla di nulla.
Si scrollò le spalle dicendosi che, forse, era la sua stessa natura che gli impediva di provare sensazioni.
Vide uno dei suoi soldati riuscire a colpire il cavaliere nemico.

Il guerriero barcollò per il colpo subito da uno dei mostri con cui stava combattendo.
"Avanti buona a nulla!", si spronò, "Dimostra di non essere più solo una pastorella... Non cedere al dolore, combatti..."
Un altro colpo le fece appoggiare un ginocchio per terra.
Parò un affondo che aveva visto a stento dato il sangue che le colava sugli occhi.
Il suo o quello dei suoi nemici? Chi poteva dirlo...
Lo sguardo si focalizzò sul comandante nemico.
Si, quello sarebbe stato il suo ultimo obiettivo.
Sarebbe caduta portandolo con sé.
Corse verso di lui travolgendo tutti coloro che le si paravano davanti.
Era così vicina...
Un colpo alla testa la fece piombare a terra, tra il fango.
Altri colpi al corpo.
Non sentiva neppure più dolore, solo un vago senso di malessere.
Un pesante velo nero calò sul suo sguardo.
Così cadde il Primo Cavaliere di Faerie, il giorno che il reame fatato fu conquistato dal male.
   
 
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