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Autore: Ashbear    27/07/2010    2 recensioni
Rinoa e Squall. È la caduta che definisce il tuo cammino attraverso la vita. È come continui a vivere dopo la caduta che definisce chi sei. In un secondo, un proiettile ha cambiato tutto. Se le parole che hai confessato non dovevano essere sentite, non sarebbe abbastanza cancellare il passato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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AFTER THE FALL
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo VII. Lives in Choosing ~

Le piccole gocce da sole non facevano nulla sul vetro, eppure, con la forza di gravità, scivolavano sulla finestra mescolandosi l'una all'altra. Insieme, una goccia diventavano due, due diventavano tre, fino a che alla fine tutte si sommarono. Continuarono a moltiplicarsi fino a quando una scia tracciò il suo unico percorso sulla superficie liscia.

Rinoa posò l'unghia sulla finestra sbarrando il passo al flusso di condensa. In qualche modo non importava; poteva bloccare il suo corso solo per un momento. Non si può fermare ciò che deve muoversi. La gravità era una forza ben superiore e l'acqua trovava il suo sentiero. Continuava a muoversi, ma ironicamente, Rinoa Heartilly si sentiva come se fosse lei a rimanere ferma.

La giovane Strega espirò più forte di quanto avesse inteso, guardando con fare distratto il cielo notturno. I suoi occhi colsero il bagliore di luccicanti luci bianche. Le lampadine erano disseminate tra i rami degli alberi davanti alla zona commerciale - una vista che brillava radiosa al crepuscolo. Erano identiche alle luci natalizie che si usano per decorare un albero sempreverde o per sottolineare i contorni del tetto di una famiglia. Ma queste luci brillavano all'esterno tutto l'anno. Piccole lampadine bianche luccicavano - era un tentativo di liberare Timber dall'apparenza di essere industriale, per offrirne una dalla natura più accogliente. Era solo un miglioramento estetico su tutti i fronti, ma dalla finestra del suo ufficio le luci danzavano come lucciole. Forse il miglioramento era superficiale per molti ufficiali, ma le luci erano bellissime e di natura così semplice. Onestamente lei vedeva una magia tranquillizzante nella loro luce, e inoltre gli abitanti Timber sembravano approvarle. Loro più di chiunque altro meritavano la bellezza, anche se sotto forma di poche file di luci create dall'uomo.

Avrebbe dovuto essere a casa adesso, ma onestamente, non aveva nessuno da cui tornare. Rinoa si era abituata a portare Angelo in ufficio. All'inizio la lasciava in un cortiletto esterno, ma man mano che la sua posizione nel governo era cresciuta al cane era stata garantita una maggiore libertà. Ora Angelo era quasi considerata come la mascotte 'non ufficiale' di Timber. La cagnetta aveva più ammiratori in quell'edificio della sua padrona; cosa di cui, onestamente, Rinoa era grata. Angelo dormiva persino su una coperta personalizzata lavorata a mano. Era un regalo dell'Anziano della tribù degli Shumi che aveva ricevuto a una riunione dell'anno precedente.

Facendo un altro respiro profondo, Rinoa tornò a guardare le pile assortite di carte sistemate strategicamente sulla sua scrivania. Non era insolito per lei immergersi nel lavoro, era anzi diventata la norma. Era qualcosa di tangibile in cui poteva perdersi; forse era quello il motivo per cui era così difficile per lei lasciare l'ufficio.

Si costrinse a sedersi, anche se parte di lei voleva solo scappare... correre nella pioggia estiva e sentire semplicemente qualcosa. Non importava che fosse fredda e bagnata, che fosse spaventata o che fosse persino la paura di essere completamente sola. Ora come ora, sarebbe stato meglio del vuoto con cui doveva lottare per non esserne consumata.

Appoggiandosi allo schienale della sedia, cercò di evitare di vagare con la mente - quello tendeva sempre a essere la sua rovina. Era quando pensava troppo che metteva in dubbio se stessa e ogni decisione che la portava a questo momento della sua vita. Non le piaceva vivere nel passato, anche se non stava esattamente vivendo nel presente. I suoi pensieri vagavano spesso a qualcosa nel mezzo, per manipolare ricordi nel modo in cui lei voleva che fossero. O peggio ancora, creare quelli che non erano mai esistiti.

Ora trovava conforto nel lavoro. Era onestamente orgogliosa dei suoi successi, e con tutti i diritti: aveva avuto successo grazie ai suoi meriti. Per una volta Rinoa non viveva nell'ombra di suo padre, di sua madre, o persino della SeeD, ma per la sua buona volontà e devozione nei confronti di Timber. Non negava comunque il vuoto, e guardare Irvine e Selphie che si sposavano era stata onestamente una ricaduta più di quanto si fosse inizialmente aspettata.

Tre mesi? La giovane Strega poteva a malapena credere che quel tempo fosse passato così velocemente, ma comunque si poteva chiederglielo qualsiasi altro giorno e lei avrebbe comunque detto che sembrava che il tempo si fosse fermato. Ogni tanto aveva parlato con Selphie, ma era tutto lì, 'ogni tanto'. La sua amica era felice, serena nel suo nuovo ruolo di moglie. Dubitava che i due fossero cambiati molto dal matrimonio, sarebbero sempre stati soltanto Irvine e Selphie - sposati o no.

Era quella la vera bellezza della loro relazione - Irvine e Selphie sembravano sempre essere fedeli a se stessi. Forse era qualcosa che avrebbe dovuto imparare da loro. Invece tendeva ad accumulare le emozioni; sempre col timore di dire o fare qualcosa che avrebbe infastidito Squall. Poteva spingere solo fino ad un certo punto prima che lui scappasse, persino fino al punto di non sentire più di avere una propria identità.

Alla fine, non aveva importato comunque. Forse lei era quella che se ne era andata quella notte, ma lui era quello che era 'scappato' molto prima di allora. Ma poi, forse era l'unica conclusione logica della loro relazione. Aveva sentito i sussurri fin dall'inizio, ma era decisa e determinata a provare che ciascuna di quelle critiche era sbagliata.

Ma alla fine, avevano provato che lei si sbagliava. Era stata la sua natura ingenua allora? Le sue indiscrezioni di gioventù che erano più o meno trasmesse a chiunque ascoltasse volentieri al Garden. Ossessione, infatuazione, incantesimo... le aveva sentite tutte, ma mai i pettegolezzi includevano la parola 'amore'. Quello era qualcosa che semplicemente non si era mai sentito; in qualche modo le persone esterne non avevano mai capito la natura della loro relazione. In un certo senso, dubitava che persino lei e Squall avessero iniziato a capirne il significato, ma poi, non aveva nessun diritto di parlare a nome del suo ex Cavaliere... non l'aveva proprio mai avuto.

Pensare al passato era inutile, lo sapeva. Solo che sembrava più facile quel giorno. Era come se avesse dovuto rivivere tutto un'altra volta fin dal matrimonio. Aveva cercato di non pensarci, ma quel giorno i ricordi venivano rivissuti a colori su carta patinata.

Mordendosi il labbro, prese la matita facendo passare le carte sulla sua scrivania. Era diventata una forma di terapia, immergersi totalmente e con tutto il cuore nelle preoccupazioni di Timber. La matita scorse sulla carta mentre scriveva le sue iniziali sulle richieste di spesa settimanale del suo dipartimento. Un rumore basso le fece alzare gli occhi su un giovane uomo in piedi sulla soglia.

"Ehi tesoro, perché sei ancora qui?"

Rinoa sorrise alzando gli occhi al cielo per la frustrazione, "Zone... come se ci fosse bisogno di chiederlo. Penso che sia meglio chiedere: cosa ci fai tu ancora qui?"

"Oh, a quello posso facilmente rispondere," disse lui con fare furbo, nascondendosi qualcosa dietro la schiena. "Insalata di tonno."

"Insalata di tonno?" chiese lei confusa. "Se quello è un nome segreto per l'ultima operazione militare... non mi stupisco che abbiamo così tanti problemi."

"Hey! Come Ufficiale Capo della Milizia di Timber, sono molto offeso!"

Lei rise, accantonando il commento con un movimento della mano. "Allora cos'è questa operazione 'insalata di tonno'? O non ho autorizzazioni sufficienti per saperlo?"

"Certo che le hai," rispose lui entrando nella stanza mentre si toglieva un sacchetto bianco da dietro la schiena. "È perché l'operazione 'insalata di tonno' era una missione per me: andare alla gastronomia e fortificare la presa su questo tramezzino. L'ultimo rapporto dei servizi segreti affermava che non hai pranzato e che c'erano probabilità che non ti fossi fermata per cenare."

"Ti ho mai detto quanto mi fai paura?" lo stuzzicò. La giovane donna sorrise mettendo i gomiti sulla scrivania, posando il mento sui palmi. "E bisogna che sistemi il tuo rapporto. Per i rapporti 'ufficiali', ho mangiato... un cracker, che conta tipo come un pranzo," si difese. Allungandosi, gli prese il sacchetto dalle mani. "Zone, sei così dolce... ma ti rendi conto, vero, che odio l'insalata di tonno più di qualunque altra cosa?"

"Certo che lo so, Signorina Esagerazione, e questo è l'esatto motivo per cui ti ho portato un tramezzino al prosciutto e formaggio. Gli ho dato solo un 'nome di copertura' per liberarmi di tutti i tramezzini nemici nelle vicinanze."

Lei rise forte aprendo il sacchetto e iniziò a togliere la sottile copertura di pellicola trasparente. "Hai fatto il test psichico recentemente?"

"Diamine no, ho evitato quelle cose per anni," rispose lui arrogante sedendosi davanti a lei. Incrociando le braccia, si appoggiò allo schienale mettendo i piedi sulla scrivania.

"Nemmeno per scherzo," ridacchiò lei, prima di allungarsi e spingergli giù i piedi. Sollevò un sopracciglio, quasi sfidandolo a rimettere in piedi sulla scrivania. Era l'unica interazione normale che aveva avuto in tutta la giornata, anche se a volte sembrava più che altro di essere disturbata da un fratello maggiore. "Ora, se potessi solo insegnarti un po' di buona educazione la mia giornata sarebbe completa, ma ti ringrazio comunque per il cibo. E tu, hai mangiato?"

"Sì, qualche ora fa, durante quelle che, a dire il vero, le norme della società considerano le ore per i pasti."

"Chi ha mai detto che voglio seguire le norme?" replicò lei con un sorriso condiscendente, mordendo di nuovo il tramezzino.

"Osservazione accolta," rise lui scuotendo la testa. Rinoa poteva essere testarda a volte, non c'era modo di negarlo. "Anche se non mi hai mai risposto."

"Risposto a cosa? Ti ho ringraziato per il tramezzino, no?"

"Sì, Rin... ma non hai risposto alla mia domanda, perché sei ancora qui?"

"Senti..." sospirò, incapace di nascondere la sua irritazione. Mettendosi la mano sinistra sulla fronte, si strofinò la tempia con il pollice. Poteva sentire che la tensione stava diventando un forte mal di testa. Rinoa conosceva a memoria questa ramanzina; l'aveva sentita da tutti. Diamine, se Angelo avesse potuto parlare, la sua compagna pelosa l'avrebbe ripetuta parola per parola. Invece, il cane la fissava semplicemente con occhi accusatori e la faceva sentire in colpa tutte le notti in silenzio.

"Zone, sai, non ho voglia di ripetere la stessa routine con te. Mi conosci da... beh, da molto tempo. Penso onestamente a te e a Watts come a due fratelli maggiori, più che parenti di sangue. So che voi sentite la stessa cosa - come se fossi la sorellina o la 'principessa' che dovete ancora proteggere. Watts ha attraversato la stessa fase iperprotettiva prima che riuscissi finalmente a convincerlo. Ma adesso che ha la sua famiglia, non significa che tu devi prendere il suo ruolo nel preoccuparti di me."

Si fermò abbassando lo sguardo su nulla in particolare. Per qualche ragione non riusciva a trovare la forza di guardarlo negli occhi - almeno non in quel momento, non quel giorno, e non riguardo a quell'argomento. "Zone, so cosa sto facendo... sono cresciuta molto tempo fa. Posso dire sinceramente che non devi preoccuparti per me."

"È solo che odio vedere che cosa ti ha fatto."

Ed ecco che doveva dirlo. Non di nuovo, e non da qualcuno a cui teneva davvero. Zone avrebbe dovuto saperlo; avrebbe dovuto sapere di non dare la colpa di tutto a Squall Leonhart. Questa era una sua scelta. Perché nessuno riusciva a capirlo? Nascose la mano sinistra, stringendo inconsciamente il pugno cercando di controllare la rabbia che le cresceva dentro.

"Sai che questo non è quello che mi ha fatto lui, quante volte devo spiegarlo?" Si alzò, spingendo indietro la sedia con più forza del previsto. Scoprì che il suo corpo era sul punto di tremare... per rabbia e repressione, per stanchezza e fatica. A Zone non era mai piaciuto Squall, era stato evidente fin dalla loro prima missione a Timber, ma aveva imparato a convivere con lui nel tempo. Ma dopo il ritorno di Rinoa, le sembrava che Zone provasse a volte più risentimento di lei, mentre Watts era un po' più tollerante nei confronti del Comandante.

Zone fu scioccato dalla sua reazione, non l'aveva mai vista comportarsi in maniera così evidentemente scossa riguardo a quell'argomento. Vero, il fatto che Leonhart non gli piacesse non era un segreto, ma comunque di solito lei non lo affrontava sulla questione. Forse Rinoa aveva ragione, aveva solo bisogno di supporto in quel momento, e non qualcuno che le ricordasse costantemente il passato. Anche se era dura, l'aveva vista cambiare nel corso degli anni. Era passata dall'essere uno spirito libero alla persona in piedi di fronte a lui. Poteva ancora vedere la vecchia Rinoa da qualche parte, ma lei era stata semplicemente intrappolata dalla vita, più di quanto avrebbe dato a vedere. Sperava solo che in uno di quei giorni si sarebbe arrabbiata, infuriata, o avrebbe finalmente affrontato i suoi sentimenti per Squall. Fino ad allora, temeva che si sarebbe nascosta in quell'ufficio guardando la vita che le passava accanto dalla finestra del terzo piano. Ci teneva troppo a lei per lasciarle percorrere quel sentiero da sola.

"Rinoa, mi dispiace... non intendevo dire niente."

"No, nessuno intende mai niente," confessò infine più a se stessa che al suo amico. "A-anche a me dispiace." Non sapeva perché questa volta fosse stata così irritata rispetto a tutte le altre innumerevoli volte. Di solito lasciava perdere queste cose con un po' di raziocinio. Beh, poteva pensare a una ragione per cui la sua reazione era così insolita. Allungò la mano, aprì il cassetto della scrivania, e ne tirò fuori una busta che gettò verso Zone, che sedeva in silenzio.

"Sono arrivate queste oggi," ammise piano, ancora incapace di guardarlo negli occhi. "Credo che vederle mi abbia disturbato più di quanto pensavo."

*~*~*~*~*

Il Comandante aprì il cassetto della scrivania, tirandone fuori un piccolo contenitore bianco. Imprecando sottovoce, armeggiò con la chiusura a prova di bambino posizionata attentamente sulla bottiglietta di pastiglie. La testa gli pulsava, e tutto fino a quel momento indicava solo il fatto che la giornata sarebbe andata di male in peggio. Borbottò qualche sillaba impercettibile, mettendosi due pastiglie bianche nel palmo della mano. Dopo alcuni momenti di riflessione, guardò la bottiglia, e si mise altre due aspirine sulla mano.

E così raddoppiava la dose raccomandata - quella era solo una 'linea guida' comunque. I produttori delle dannate pastiglie non avevano idea dello stress a cui era sottoposto. Se avesse davvero voluto, avrebbe potuto marciare dritto all'ufficio della dottoressa Kadowaki e ottenere una prescrizione per qualcosa di molto più forte. Ma poi, non voleva far sapere a nessuno che questo posto si stava infine mangiando via la sua sanità mentale, nemmeno al suo medico.

Si gettò tutte le quattro pillole in bocca e allungò una mano a prendere bicchiere d'acqua sulla sua scrivania. Quando finì di ingoiare, notò una grossa busta marrone scuro nella posta in entrata. Diversi fax bianchi erano stati posati al di sopra, e grugnì sottovoce mentre li spostava. Li avrebbe controllati a breve, Dio sapeva che sarebbero stati lì ad aspettarlo. Alcune cose non cambiavano mai.

La prima cosa che attirò la sua attenzione era il semplice fatto che sulla busta avevano scritto a mano. Non era battuta a macchina o stampata con un'etichetta di plastica; qualcosa di scritto a mano era sempre più raro nel suo lavoro. Sciolse lo spago che la teneva chiusa, facendo molta attenzione mentre ispezionava il pacchetto. Di nuovo, era qualcos'altro che l'età e l'esperienza gli avevano insegnato sul lavoro - non si può mai essere troppo cauti.

Si sentì quasi un perfetto idiota quando vide cosa conteneva, quasi. Certo - se non fosse stato così fissato su uno dei soggetti. A volte si sentiva ancora come l'adolescente timido che si appoggiava a un pilastro di marmo, spaventato e fuori posto. Altre volte si sentiva un vecchio, ben oltre i suoi anni. In quel momento, era una bizzarra combinazione di entrambe le cose.

Le fotografie lucide sembravano estranee, scattate in un giorno che ricordava a malapena. Forse parte della sua mente l'aveva inconsciamente bloccato. Si chiese quanto sembrasse patetico a fissarla in una foto, ma onestamente non gli interessava. Irvine e Selphie erano al centro della fotografia, e gli amici degli sposi bilanciati sui due lati. Era strano, stavano tutti sorridendo... tranne lui. Anche se sembrava che ci fosse un'ombra di un mezzo sorriso sulle sue labbra. Rinoa, d'altro canto, sorrideva radiosa, sembrando l'angelo che ricordava, solo più matura. Anche il vestito rosso che aveva indossato sembrava starle alla perfezione; in un certo senso era quasi come guardare qualcuno completamente diverso. Ma poi, forse lei lo era davvero. In ogni fotografia di lei che aveva sembrava così giovane; forse entrambi lo erano allora. Ma poi, forse erano stati costretti a crescere molto prima di quando avrebbero dovuto farlo. Insieme avevano visto così tanto, erano passati attraverso così tanti cambiamenti, emotivi e non.

A volte desiderava poterle dire quanto fosse orgoglioso di lei, ma sapeva che detto da lui non significava molto. Aveva fatto così tanto per Timber e lavorato così duramente. Per Rinoa la sua posizione non era soltanto un lavoro. Si sentiva responsabile per ogni cittadino di Timber e aveva sempre a cuore i loro migliori interessi. Parlava davvero a nome delle persone, e quello era qualcosa che lui non aveva mai fatto. Aveva accettato malvolentieri il ruolo di Comandante, e aveva perfino pensato di dimettersi allora. Ora era qualcosa che faceva per lealtà e per dovere, ma non l'avrebbe mai fatto con il cuore che lei metteva nel suo lavoro. Dio, era una cosa che ammirava.

Guardò la data scritta in fondo alle fotografie del matrimonio, erano passati davvero soltanto tre mesi? Sembrava così tanto di più, ma quello non lo sorprendeva. Lo scorso mese erano stati ufficialmente tre anni da quando si era separato da Rinoa; ironico come fosse un periodo più lungo della durata della loro intera relazione romantica. Ma durante quegli anni con lei aveva passato molti cambiamenti, imparato così tanto della vita - nel bene e nel male. Anni prima era solo un adolescente a disagio che cercava di fare bene il Comandante, l'amico, il Cavaliere e l'amante. Era solo che da qualche parte nel mezzo i ruoli si erano sovrapposti, fino a quando era rimasta solo una versione diluita dei tre.

"Squall, Cid ha cercato di contattarti."

La voce di Zell lo spaventò; sentì immediatamente una qualche specie di imbarazzo per averla fissata nella fotografia. Le rimise velocemente nella busta fingendo che non fossero altro che un qualsiasi altro appunto che stesse leggendo. Gettò casualmente le foto in mezzo alla posta in entrata, passando ora a far scorrere i fax che aveva accantonato precedentemente.

"E allora perché non ha chiamato?" Affermò Squall come se fosse la domanda più ovvia del mondo.

"Non è riuscito a raggiungerti, ha lasciato molti messaggi in segreteria."

Il Comandante guardò il suo telefono, notando per la prima volta la minacciosa luce rossa. Il suo lampeggiare era quasi una presa in giro alla sua domanda. Forse avrebbe dovuto notarlo prima, ma l'unica cosa in rosso a cui aveva prestato attenzione non era certo una qualsiasi luce lampeggiante e fastidiosa.

"Ci stavo arrivando," affermò Squall in sua difesa anche se non era sicuro del perché. Non doveva certo una risposta a Zell, ma a volte le cose diventavano una questione di orgoglio. "Sono stato molto occupato."

"Ah... sì, vedo." Zell pensò che fosse meglio lasciar perdere. "Ad ogni modo, siamo diretti a Dollet, proprio come nei cari vecchi tempi."

Il Comandante strinse gli occhi, cercando di non perdere il contegno che stava velocemente battendo in ritirata. "Quali cari vecchi tempi?" C'era un sibilo nel suo tono di voce che non sfuggì all'esperto di arti marziali.

"Oh, sì, uhm... volevo solo dire-"

Molte cose passarono nella testa di Zell, ma non poteva costringersi a menzionarne una ad alta voce. Forse perché sapeva che se l'avesse fatto, avrebbe giocato con il fuoco; era stata una domanda carica di significati. Se l'esperto di arti marziali avesse nominato 'l'esame pratico', allora il Comandante avrebbe solo ricordato che aveva incontrato Rinoa quella sera. Se avesse nominato quella volta che le ragazze erano state 'arrestate', beh, quello parlava da solo. Ce n'erano molte altre, ma in qualche modo ognuna riconduceva al ricordo di una certa Strega. L'esperto di arti marziali poteva intuire che quel giorno non era il giorno adatto per richiamare ricordi di lei.

Zell si grattò la nuca; aveva solo detto quella frase come qualcosa di retorico. Sapendo che non c'era nulla di adatto che poteva dire, optò per la scelta migliore - l'ignoranza.

"Sì, non so nemmeno io cosa volevo dire. Solo che ho sempre voluto dirlo."

"Chissenefrega." L'atteggiamento di Squall tornò professionale. Sembrava sempre che quello fosse il suo bastone d'appoggio. Era più facile pensare a quello che alle fotografie nella sua scrivania. Quindi fece l'unica cosa che sapeva fare, l'unica cosa che aveva fatto per tre anni, tornare all'unica cosa che non l'avrebbe mai lasciato.

"Allora, parlami della missione."

Quanto poco sapeva che per la seconda volta nella sua vita, sarebbe stata una missione che avrebbe messo in dubbio tutto ciò che aveva mai saputo.

*****
Note dell'autrice: ciao a tutti, spero che vada tutto bene. Mi dispiace di questa dannata cosa della trama... ma ce n'è davvero una in questa storia, promesso! Fidatevi di me, per favore? Ma poi, forse volete uccidermi. Uhm, sì... ora che i bambini sono a scuola spero di avere più tempo per scrivere... hanno cominciato la prima e la quinta rispettivamente - sono cooooosì vecchia. Comunque, il prossimo aggiornamento in programma sarà per 'Somewhere in Between', ora che ci stiamo lavorando di nuovo. Grazie voi per il supporto come sempre, le vostre recensioni e vostri commenti sono sempre i benvenuti, significano così tanto per me.

Nota della traduttrice: abbiamo superato il pacco di capitoli del matrimonio XD Ce l'abbiamo fatta XD Ora reggete solo un altro paio di capitoli e capirete dove va a parare la storia.
La storia che dà il titolo a questo capitolo è Lives in choosing di Tsukino Kaze; non si prevede di tradurla in italiano. Si tratta di un'AU su Final Fantasy VIII, con protagonisti Squall e Rinoa... personalmente non l'ho mai letta, ma ad un rapido sguardo all'ultimo capitolo non credo che sia completa.
Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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