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Autore: Fuuma    28/07/2010    6 recensioni
Non sono passati molti anni dalla seconda volta in cui la squadra Mew ha salvato la terra e tutti i suoi abitanti, ma sono sufficienti perchè perfino un ragazzo come Ryou, possa mettere da parte la propria genialità, per iniziare una vita nuova.
Facile. Dicono.
Ma è più facile ritrovare sulla propria strada una vecchia fiamma. Il primo amore.
-Scritta per il Fanon Fest-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il primo amore non si scorda mai
Serie:
Tokyo Mew Mew
Rating:
PG
Genre:
Sentimental
Character:
Ryou Shirogane, Ichigo Momomiya
Pairing: RyouxIchigo
(oneside)
Prompt:
Tokyo Mew Mew, Ryan x Strawberry, Capelli lunghi
Conteggio Parole:
1180
Note:
Ambientata dopo la serie di Mew Berry e compagnia bella.
Disclaimers:
I personaggi di Tokyo Mew Mew sono degli aventi diritto.
La Flashfic è scritta per il Fanon!Fest@FW.it
 

.Il primo amore non si scorda mai.

Nuovo progetto. Nuovi nemici da affrontare. Nuova Mew-leader.

E poi era finito anche questo.

Vittoria per tutti.

Due a zero per i buoni.

Il mondo era di nuovo un posto sicuro in cui abitare e le ragazze potevano tornare alla loro vita normale, pensando solo alla scuola, al futuro e ai ragazzi.

Per un po' aveva funzionato.

Per un po' ci aveva creduto anche Ryou.

Aveva iniziato a frequentare qualche corso della facoltà di ingegneria informatica e robotica, così, per sfizio, e pian piano iniziava a sentirsi un diciannovenne come tutti gli altri, un po' più intelligente e con un po' più di esperienza alle spalle, ma ci si poteva accontentare.

Lui si poteva accontentare.

Anche di Meimi, con cui aveva iniziato a vedersi da qualche settimana.

 

«Shirogane.»

 

Almeno finché non si trovò di nuovo a fare i conti con il proprio passato.

 

«Ichigo...»

 

Il primo amore non si scorda mai, diceva qualcuno.

Dio, se aveva ragione.

 

«Lo sapevo che eri tu!» esclamò lei, correndogli in contro dal fondo della strada, con un abito bianco che ondeggiava morbidamente intorno al suo corpo.

Era cresciuta, le forme si erano fatte più femminili e piacenti e quel visetto paffuto che le ricordava addosso si era trasformato nel volto di un'adolescente, con tanto di lucidalabbra rosa confetto a dipingere la bocca.

Quando si fermò davanti a lui, con i sandaletti alla schiava che ne fasciavano i piedi piccoli e le braccia incrociate dietro la schiena, per un istante gli sembrò di rivedere la vecchia Ichigo, quella bimbetta sempre allegra, con i grandi occhi nocciola, i capelli di un colore improbabile e nove vite come un gatto.

Non pensava si potesse cambiare tanto in così pochi anni.

«Embè?»

Aggrottò la fronte davanti alla domanda di lei che aveva cominciato a scrutarlo con aria diffidente.

«Non dici niente? Non ci vediamo da una vita e non hai nessuna cattiveria da rifilarmi?» gli spiegò, lasciandolo per qualche istante perplesso.

Finchè non si ritrovò a ridere, senza apparente motivo.

«Non ci vediamo da una vita e la prima cosa che ti aspetti da me è davvero una cattiveria?» domandò lui, sollevando la mano sinistra, per scoccarle un buffetto sulla fronte.

Era più alta, constatò.

Ed era anche più bella.

Maledettamente più bella.

«Allora, che cosa ci fai qui?»

Gli occhi di Ichigo brillavano di una luce curiosa, Ryou li osservò per qualche istante, cercando di immaginare cosa avessero visto in questi anni e poi indicò con un cenno del capo l'edificio in muratura bianca alle proprie spalle.

«Si può dire che sia la mia università.» rispose.

«Eh?»

«Eh, cosa?»

«TU vai a scuola?»

«In realtà sono diventato insegnante di Algoritmi applicati alla scienza di vita nell'universo

Ci fu un lungo momento di pausa alla sua risposta, in cui Ichigo trattenne il fiato, sbarrò gli occhi, spalancò la bocca, agitò l'indice sotto il naso del ragazzo per indicarlo e, deglutendo con soggezione, balbettò un: «Da... davvero?»

Dèi, quanto era buffa.

Ryou non poté che abbandonarsi ad una risata genuina, una delle poche che, anche a distanza di anni, riusciva a concedersi raramente. E dopo tutto questo tempo, lei rimaneva una delle poche persone che riusciva a farlo ridere.

Si portò una mano alla bocca, per cercare di darsi un contegno, ma ogni volta lo sguardo cadeva sull'espressione imbronciata di una Ichigo sempre più confusa, lui ricominciava a ridere.

«Kami-sama, non sei cambiata per niente, credulona d'una Ichigo.» iniziò, cercando di prendere respiro «Neppure esiste una materia del genere. Ci studio qui, sciocchina.»

La guardò sbuffare, soffiando sulla frangia e tirandola indietro.

La differenza più grande di lei erano proprio i capelli.

Non resistette all'impulso di allungare una mano per sfiorarli e poi scivolare in una carezza alla guancia lattea.

«Alle volte ci penso al motivo per cui ci siamo tutti persi di vista.» mormorò d'un tratto. La sua voce si era fatta più profonda; Ichigo non era l'unica ad essere cresciuta.

Aveva avuto anche lui quella che le Tokyo Mew Mew definivano “una vita come tutti gli altri”.

Aveva chiuso il Mew Cafè, aveva convinto Kei a smettere di vivere in funzione di lui e ora, pur essendo nello stesso quartiere, vivevano ognuno per conto suo.

«Succede quando si cresce, ognuno prende la propria strada.» ammise Ichigo.

«Wow, che frase matura.»

Lei si portò una mano alla testa, passandola tra i capelli, imbarazzata.

«In realtà è quello che mi ha detto Zakuro-san. L'ho incontrata il mese scorso, sai? Ha iniziato a lavorare per un'agenzia americana, è sempre in giro per il mondo.»

Ryou annuì, in realtà non aveva capito una parola della frase, si limitava ad ascoltare il suono delle parole, la voce di Ichigo, a ricordare le sue lamentele quando per dispetto la obbligava a spazzare le foglie al Cafè o quando la prendeva in giro, soltanto per vederla scaldarsi e rivolgergli tutta la sua attenzione. A lui soltanto. Senza fidanzati, cavalieri blu o alieni di mezzo.

A lui soltanto...

«Avresti dovuto scegliere me, quel giorno.» lo disse con espressione distante, con lo sguardo perso chissà dove nel passato, alla ricerca del giorno in cui aveva confessato ad Ichigo di amarla, le aveva chiesto di scegliere lui al posto di Aoyama e le aveva promesso di renderla felice, anche se sapeva che lei, felice, lo era già.

«Shirogane...»

Ryou scosse il capo, impedendole di dire qualsiasi cosa: scuse, giustificazioni, frasi fatte.

«Stavo scherzando, sciocchina.» mentì, tirandole una ciocca di capelli e ridacchiando della linguaccia che lei gli fece.

Infantile.

Dolce.

Semplicemente splendida.

Lentamente la mano che sostava ai capelli rossicci dell'ex paladina della giustizia scorse via, in una carezza lenta, passando le dita tra ciuffi che si allungavano oltre le spalle e incorniciavano piacevolmente il suo volto di ragazza.

«A proposito»

«Sì?»

«Ti stanno bene i capelli lunghi.»

Ichigo non lo ringraziò a parole. Gli sorrise invece e Ryou pensò che fosse molto meglio.

«Ora devo andare o farò preoccupare troppo Masaya-kun.» annunciò, timidamente e innamorata, come lo era sempre stata quando parlava del suo Aoyama.

Poi, si sollevò sulle punte dei sandali, avvicinandosi a Ryou.

Profumava di fragole.

«Mi ha fatto piacere rivederti.»

Posandogli un bacio alla guancia.

«Anche a me.»

«Promettimi che ci terremo in contatto.»

L'americano le sorrise, annuendo.

«Promesso.»

Anche lei annuì, soddisfatta, con un'aria più matura, lisciandosi le pieghe della gonna del vestito, pronta ad andarsene nuovamente per la propria strada. Ma, prima, c'era un'altra cosa che doveva fare.

«Prima che mi dimentichi,» iniziò, cercando di mantenere un'espressione seria e composta, nonostante il rossore dell'imbarazzo stesse iniziando a spandersi per le guance «Non te l'ho mai chiesto: posso cominciare a chiamarti per nome?»

Ryou l'affiancò, chinandosi su di lei e sorridendo, pieno di fascino e con quel suo fare da bello e impossibile.

«Puoi chiamarmi come preferisci, Ichigo.»

Doveva ammetterlo, era in questi caso che si ritrovava alla perfezione nel ruolo di yankee.

Ne aveva approfittato per respirare ancora il profumo dolce di lei e poi se n'era andato.

Dopotutto sorridente.

Dopotutto contento del fatto che i primi amori non si scordassero mai.

Anche quando non erano ricambiati.
 

«A presto, Ryou-kun.»

 

.THE END.

   
 
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