Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Mistryss    30/07/2010    2 recensioni
Correva l'anno 1760 circa, e fra i tetti di una città del paese di Arjanne, si aggirava una misteriosa figura nerovestita.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Era una Domenica mattina come tante altre in città, e Jean e Maria avevano approfittato della bella giornata per farsi una passeggiata per la strada.

- Maledizione, possibile che debba sempre uscire di casa con indosso 'sti fastidiosi vestiti?? - si lamentava Maria, vestita con un elegante vestito da dama, mentre si osservava disgustata. - Perchè non posso mettermi anche io un paio di pantaloni e una camicia come fai tu, Jean?!

- Hai una minima idea di che figuraccia faresti vestita da uomo? Non puoi presentarti in giro vestita in quel modo, alla gente non piace molto vedere donne vestite da uomo, quindi o ti prenderebbero per pazza, o ti riderebbero dietro ogni volta che ti vedono, e poi, finirebbe che ci andrebbe di mezzo anche il buon nome della nostra famiglia!

- Uff...ho capito, ho capito... - borbottò seccata la ragazzina.

I due proseguirono lungo il marciapiede con tanto di alberi sul ciglio, che si snodava seguendo preciso la direzione della strada, posto troppo pericoloso per dei pedoni, a causa della folle velocità delle carrozze. Le case erano tutte piuttosto chiare, e ognuna aveva un ingresso sempre riccamente decorato, e magari anche con una piccola scala che conduceva proprio davanti alla porta.

Tutto era nella norma, era solo una normale passeggiatina fuori d'altronde, finchè una voce non richiamò l'attenzione dei due fratelli.

- Mariiiiieeee!

Una ragazzina all'incirca dell'età di Maria, con i lunghi capelli castani acconciati in una sontuosa pettinatura, e un lungo vestito rosa scollato pieno di merletti, correva assieme a altre tre ragazze nella direzione dei due fratelli.

- Oh, no... - sussurrò Maria quando sentì quella voce squillante. - Jean, presto, nascondimi! - disse poi nascondendosi dietro il fratello e a un albero.

La ragazzina con il suo gruppetto si fermò davanti a Jean, sorridendo raggiante.

- Buon giorno Jean, vostra sorella non c'è? - domandò poi curiosa.

- Maria? Ah, sì, è qui dietro. - rispose lui scostandosi da davanti alla sorella minore che si ritrovò così scoperta.

- Eh?! Cosa?! Traditore! - urlò Maria al fratello, che intanto continuava a sghignazzare divertito.

- Oh, Marie! Cosa ci facevi lì dietro? E come stai? Era da qualche tempo che non ti vedevamo in giro! - disse la ragazza sorridendo allegramente.

- Per l'ennesima volta Josephine, mi chiamo Maria, non Marie! - rispose seccata Maria.

- Ma è vero che sei stata male? Ho saputo che hai avuto la febbre.. - chiese poi una seconda ragazza.

- Sì, Eloise, è vero...

- Era forse mal d'amore? - s'intromise con fare drammatico una terza.

Maria la guardò indecisa se prenderla a ceffoni o meno: possibile che ogni volta arrivassero a quel genere di discorsi? Alla fine trasse un profondo respiro e rispose.

- No Clarisse, non era mal d'amore...

- Ma non vuoi avere un ragazzo? - domandò una quarta

- Non ancora, Francine...

- Piuttosto Marie, hai saputo la novità? - domandò con occhi sognanti Clarisse

- No...non l'ho saputa... - rispose Maria, ormai rassegnata all'idea che almeno per quel giorno non l'avrebbero chiamata con il nome giusto.

- Si è appena trasferito qui in città un certo barone Lacroix con tutta la sua famiglia, e il figlio è così cariiiiinooo! - spiegò la ragazza seguita da sospiri sognanti da parte delle sue amiche.

La giovane nobile invece la guardò piuttosto disinteressata: non le erano mai interessati quel genere di discorsi, per cui trovava superfluo che continuassero a parlarne con lei. Ma perchè stare zitta, quando avrebbe potuto rompere facilmente quella disgustosa atmosfera mielosa e sognante?

- E con ciò? Perchè lo venite a raccontare a me? E soprattutto, perchè vi ostinate a venirmi sempre a cercare? Lo volete capire che io sto bene per conto mio?

Ebbe l'effetto desiderato: le quattro ragazze caddero dalle nuvole e dovettero tornare con i piedi per terra, shockkate dalla frase della ragazza.

- Ma come?! Vuoi dirmi che non t'interessa?? Pare che questo ragazzo sia già l'idolo di tutte le ragazze della città, non possiamo farcelo scappare, e neanche tu puoi! - ribattè quasi stizzita Francine.

- E io non credo che tu davvero non ci voglia... - disse invece Eloise - secondo me, in realtà non sai come dirlo, ma ci vuoi tanto bene! Solo che tu sei così abituata a stare in mezzo agli uomini, che non sai esprimerti come si deve. Per questo non ti vogliamo lasciare sola, ti faremmo solo soffrire, e tutto a causa del fatto che non ti sai esprimere!

Maria le osservò stupita annuire convinte e con decisione riguardo all'ultima frase. Allora le sue sensazioni erano fondate, non era lei che era tanto strana, erano loro che erano ottusamente stupide e oche! Dopo questo però, non sapeva più dove sbattere la testa: come farglielo capire a quelle teste dure che diceva sul serio? A volte pensava non ci fosse modo.

- Parliamo d'altro, che ne dite? - propose cercando di portare il discorso su un argomento serio.

- D'accordo, di cosa vuoi parlare? - accettò al volo Josephine.

- Vorrei sapere, che cosa ne pensate delle forze dell'ordine? Io trovo siano un vero branco di incompetenti, non sono capaci manco a fermare un ladro come Black Rose! Sono loro la giustizia, dovrebbero essere esemplari e cercare di portare a termine il loro lavoro al meglio, e invece si lasciano scappare i criminali, magari anche perchè in caso sia qualcuno di noi nobili, basta pagare per farli stare zitti!

Le altre ragazze la guardarono ammutolite: non sapevano cosa poter dire al riguardo, non se n'erano mai interessate molto di come lavoravano le forze dell'ordine.

- Beh...in effetti...

- Ora che ci penso, ricordo che una volta dei ladri ci hanno rubato un po' di argenteria, ma i gendarmi non sono mai riusciti a trovarli.. - ammise Francine.

- Invece a me è capitato che una volta un tizio mi seguiva sempre, ogni volta che uscivo di casa. Lo abbiamo detto ai gendarmi ma non hanno saputo fare nulla, è dovuto intervenire personalmente mio padre per mandarlo definitivamente via... - raccontò Clarisse.

- Visto? Anche voi avete le prove di quello che sostengo! Le forze dell'ordine sono buone a nulla! Anche se sono in tanti, sono un branco di incompetenti! Vi ricordate il caso della contessa? S'era affidata a non so quante guardie per il suo gioiello, e il ladro le ha sbaragliate tutte e s'è fregato il diamante! << L'ho dovuto inseguire sul tetto per fermarlo! Però non ricordo bene cosa sia successo...so che stavo duellando con lui, e poi mi sono ritrovata il mattino dopo nel mio letto con la febbre... >>

- E tu che faresti al posto loro, Marie? - fu la domanda di Eloise

- Ottima domanda! Mi pare ovvio! Fossi al posto loro inseguirei senza perdere tempo ogni criminale, e non mi fermerei finchè non fosse assicurato alla giustizia! E cercherei in ogni modo di dimostrare ai cittadini che possono fare affidamento su di me! A proposito del caso della contessa...Jean, la contessa ti ha spiegato perchè all'esposizione ha poi messo delle guardie, anche se diceva che non si fidava della polizia?

- Sì...ha detto qualcosa riguardo al fatto che non sapeva a chi altri rivolgersi, il marito sosteneva che affidarsi solo a un ragazzo non era prudente, e così ha chiamato le guardie. - rispose Jean, che aveva sempre assistito alla discussione stando però in disparte.

Le altre ragazze stettero un attimo a pensare a ciò che aveva detto Maria: non capitava loro molto spesso di fare discorsi del genere, anche perchè non erano particolarmente di loro interesse, però pur di farla rimanere con loro volevano provarci. Ma la cosa durò poco, infatti poco dopo una di loro stufò e tornò a parlare del figlio del barone, mentre Maria si arrese e con il fratello proseguì la passeggiata.

 

Quella sera nel salotto della villa De la Rou, la giovane non la smetteva di chiedersi se esisteva un qualche sistema per togliersi di torno quelle piattole di Josephine e amiche, ma proprio quando stava per trovare una soluzione, René entrò nella stanza.

- Signorina Maria - la chiamò - suo padre vorrebbe vederla. Aspetta voi e vostro fratello nel suo studio.

- Ho capito, grazie René.

 

Poco dopo Maria era davanti alla porta dello studio del padre. L'atteggiamento di quest'ultimo la metteva sempre in soggezione, anche perchè dava l'impressione di non essere mai molto interessato ad altro che il suo lavoro, ma non poteva certo bloccarsi davanti a lui per questo, quindi trasse un profondo respiro e bussò.

- Padre, mi avete chiamato? - domandò timidamente con quanta più naturalezza possibile.

- Sì, entra pure - fu la risposta sua da oltre la porta.

Lo studio era una stanza rettangolare di medie dimensioni. C'erano pochi mobili, ma tutti in legno pregiato e pieno di decorazioni. Un divanetto in pelle stava contro il muro a destra della porta, mentre gli angoli a sinistra erano occupati da statue in marmo di avi illustri, la parete destra era invece occupata completamente da una enorme libreria in ebano, piena di libri su vari argomenti. Infine al centro della stanza si trovava la scrivania in faggio dietro la quale si trovava monsieur de la Rou con le spalle rivolte alla finestra dietro di lui, mentre alla sua sinistra stava appeso l'enorme ritratto del padre, uomo che Maria non aveva mai conosciuto, ma che sapeva essere una persona severa, stando a ciò che le era stato raccontanto.

La giovane sì guardò intorno alla ricerca del fratello, che trovò appoggiato al muro vicino al divanetto mentre aspettava a braccia conserte.

Monsieur De la Rou fece segno ai due di avvicinarsi, e senza fiatare, entrambi eseguirono.

- Figli miei, vi ho convocati qui per un motivo preciso: Venerdì sera si terrà un ballo presso la villa del barone la Floeur. Sono state invitate molte famiglie, compresa la nostra. Io però ho importanti affari da sbrigare e non posso partecipare, quindi voglio che andiate voi in mia rappresentanza.

- D'accordo, padre. - rispose immediatamente Jean

- Cosa, un ballo?! - esclamò Maria più che mai sorpresa e abbattuta all'idea.

- Esatto, vuoi forse dirmi che non vuoi andarci? - chiese senza molti interesse il padre

- Beh, se è possibile...

- Scordatelo. Sei un membro dell'alta società, è tuo dovere partecipare a questi eventi. - fu la risposta secca e che, dal tono, non ammetteva repliche.

La ragazza trattene a stento un "uff" per la seccatura: se avesse osato rispondere così al padre temeva che quest'ultimo avrebbe avuto una pessima reazione.

- ...d'accordo...ho capito...

Detto questo, prese la porta e uscì, seguita dal fratello.

- Che ti è preso prima? Non è da te lasciarti scappare commenti così davanti a nostro padre! Cosa credevi di ottenere? Lo sai che tanto non te lo avrebbe permesso. - chiese Jean non appena ebbe chiuso alle sue spalle la porta.

- Lo so, è che l'incontro con quelle oche di Francine, Josephine, Eloise e Clarisse mi ha ridotto i nervi a pezzi, e quindi quando ho sentito del ballo....anche perchè ricordati che io odio ballare, non mi piacciono le feste, e aggiungici anche il fatto che con molta probabilità le troverò pure lì. Insomma, non ci ho più visto e il commento è stato quello che hai sentito tu stesso... Bah, non pensiamoci più, tanto non servirebbe a nulla: quel che è stato è stato. Spero solo davvero di non trovare anche loro al ballo, sennò potrei non rispondere più delle mie azioni.

- Lo spero per te.

 

E così il Venerdì sera arrivò e con esso anche la festa, da alcuni molto attesa, mentre da altri, fra cui Maria, per niente desiderata.

Quella sera indossava un abito color crema ancora più elegante di quello usato quella Domenica: pizzi e merletti ornavano ogni singolo punto del vestito, la scollatura era ampia e lasciava scoperta gran parte della schiena, la gonna era piena di balze ed era piuttosto ampia, talmente tanto che formava quasi un mezzo strascico. Lei si era opposta con tutta la sua forza all'idea di doversi far fare un indumento così vistoso, ma non c'era stato niente da fare e nonostante lo detestasse con tutta l'anima, era stata costretta a indossarlo pure quella volta. Infine i capelli erano acconciati leggermente diversi dal solito: i boccoli erano molto più voluminosi, e anzichè essere chiusi in una coda bassa con una pinza, erano legati in una coda alta tenuta ferma da un fiocco.

- Aaaargh! Odio queste maledettissime feste anche per questo: devo vestirmi sempre elegante! - si lamentava la giovane osservando ripugnata il suo vestito.

- Ma sù dai, divertiti! Le feste sono fatte per questo, no? E poi, nostro padre ha solo voluto che partecipassimo in sua rappresentanza, per cui ora che abbiamo fatto gli omaggi al padrone di casa, chi ci impedisce di spassarcela?

- Bah...

Il ballo si svolgeva in una enorme sala circolare, illuminata da un paio di grossi lampadari di cristallo e senza nemmeno un mobile che potesse mai dare fastidio durante le danze. L'orchestra era piuttosto ampia, ma rispetto alle dimensioni della stanza non occupavano molto spazio, e la loro musica dava il via a ogni danza.

Ad un tratto, un gruppo di sei o sette ragazze, si diresse proprio verso il punto esatto in cui Jean e Maria si trovavano.

- Ehi, gruppo di ammiratrici in arrivo - disse la ragazzina al fratello.

- Monsieur Jean - disse una di loro quando li ebbero raggiunti - la prego, vorrebbe ballare con me?

- E con me! - disse una seconda

- E me! - una terza

- Anche me!

Presto tutte le ragazze del gruppo stavano insistentemente chiedendo al giovane di concedere loro un ballo.

- Ehm...mi dispiace ragazze... - iniziò lui - ma, ecco, vedete....ehm...devo tenere d'occhio la mia sorellina! Se le succedesse qualcosa mio padre mi staccherebbe la testa, e quindi è meglio che faccio come lui vuole. Vorrei concedervi l'onore, ma se ballassi con voi poi perderei di vista lei. - disse stringendosi al fianco la sorella.

Le ragazze emisero dei sospiri di delusione, ma se ne andarono senza protestare. Quando se ne furono andate, Maria si rivolse al fratello.

- Com'è che sono la tua sorellina solo quando ti fa comodo?

- Ehm...

- Maria! - urlò all'improvviso una voce femminile, interrompendo il discorso fra i due fratelli.

Si trattava di una ragazzina all'incirca dell'età di Maria, dagli occhi marroni e i capelli castani cotonati e acconciati in modo elegante, con indosso un abito celeste tutto merlettato.

- Oh, Frédérique! - esclamò sorpresa Maria.

- Tu vai pure dalla tua amica! - disse sbrigativamente Jean contento di essersela cavata.

La sorella in tutta risposta gli lanciò un occhiataccia il cui messaggio era chiaro: "con te faccio i conti dopo", dopodichè, andò incontro all'amica.

- Che bella sorpresa, non mi immaginavo di trovarti qui! - disse la ragazzina.

- Infatti non volevo venire, ma mio padre mi ha costretta... - fu la risposta di Maria - Piuttosto... come va a te con quelle peppie di cui mi parli ogni tanto?

- Ah, ho trovato un modo per sistemare le cose! "Se non puoi batterli, unisciti a loro" dice il detto, e così ho fatto. Mi fingo loro amica e così mi lasciano stare.

- Io se lo facessi peggiorerei solo le cose: sono più appiccicose della resina, stare con loro vuol dire volersi male!

- Sono così fastidiose?

- Sì, lo sono! Non fanno altro che spettegolare su tutto e tutti: tizio ha fatto quello, l'altra ha i capelli orribili, oppure il figlio del barone è bellissimo, ecc..

In quel momento, l'amica vide un giovane sui quindici anni avvicinarsi a loro.

- Ehi, a proposito di bei ragazzi....ce n'è uno che sta venendo verso di noi!

Il giovane si fermò davanti alle due, guardò dritta negli occhi Maria e le porse la mano.

- Mademoiselle, volete concedermi l'onore di questo ballo? - le chiese galantemente.

- Ooooh, sta dicendo a te!! - quasi urlò estasiata Frédérique.

Maria ci pensò a lungo, alla fine anche se non troppo convinta, accettò.

- Vai! - le sussurrò l'amica.

I due si spostarono al centro della sala e insieme agli altri iniziarono a danzare elegantemente.

- Potreste almeno dirmi come vi chiamate? - chiese lei.

- Ma certo, il mio nome è François.

- E il vostro cognome?
- Preferirei non dirvelo. Ah, posso dirvi che siete davvero bella? E quel vestito vi sta d'incanto.

Maria lo fissò piuttosto infastidita: non sopportava tutti quegli esagerati complimenti, le davano l'impressione di essere falsi.

- Lecchino - disse lei fredda e pungente.

- Oh, ne deduco non siete un'amante dei complimenti.

- Esatto.

Il giovane François le sollevò con la mano il mento e sorrise maliziosamente.

- Interessante, mi piacciono le ragazze così...

Ballarono insieme per ancora alcuni minuti, poi Maria venne lasciata più o meno dove era partita. Jean le si avvicinò tranquillo ma senza mai staccare gli occhi di dosso al ragazzo che se n'era appena andato.

- Chi era quel tizio con cui hai ballato?

- Ah, non ne ho idea...

- Mariiieeeee! - urlò all'improvviso una voce squillante in mezzo alla folla.

Poco dopo, spuntarono all'orizzonte Josephine, Eloise, Francine e Clarisse, che velocemente circondarono Maria.

- Oooh, vedo che ti sei data da fare nonostante quello che hai detto Domenica! - disse Clarisse tutta emozionata

- Già, non me lo sarei mai aspettata da te! - fu il commento di Eloise

Maria però le guardò piuttosto confusa.

- Scusate, ma di che state parlando??

- Oh, non fare la finta tonta! Hai ballato con il figlio del barone Lacroix! - le fece notare Clarisse.

- Ah - fu la breve risposta di Maria, non molto interessata alla questione.

- Come "ah"?! Parla! Avanti, racconta! Che tipo è? - la esortò Francine

- Mah...è stato gentile, anche troppo. Mi faceva tutti dei complimenti sul vestito, su di me, e cose del genere. Mai visto ragazzo più stucchevole.

- Oooh, chissà come dev'essere stato bello ballare con lui.. -  mormorò con occhi sognanti Josephine.

- Se vuoi la prossima volta che me lo chiedono passo il testimone a te... - disse ironica Maria.

- Magari! - ripose prontamente lei che ci aveva creduto davvero.

- Non dicevo sul serio...- brontolò  Maria

- Ragazze! - esclamò all'improvviso Clarisse preoccupata. - Avete presente quell'assassino di cui ultimamente si parla?

- Chi, quello che uccide le giovani aristocratiche? - chiese Josephine.

- Esatto, lui! Ho appena sentito da alcune ragazze che ha colpito ancora!

- Oh, cielo! - esclamò Francine.

- Con questo tipaccio che gira per la città, ho paura a tornare a casa la sera!

- E perchè mai? Tanto sei in carrozza, no? - le fece notare Maria.

- Sì, ma non sempre, ogni tanto la sera esco a fare una passeggiata lungo il viale davanti alla villa, e quell'assassino potrebbe benissimo essere in agguato dietro l'angolo! Oooh, ho paura!

- Tsk! Se quel tipo osasse solo avvicinarsi a me, con un paio di calci e pugni lo disarmerei e lo fermerei! - disse Maria orgogliosamente.

- Bravaa! - dissero in coro le altre ragazze applaudendola.

- Maria, guarda che è pericoloso avere a che fare con un assassino. - le disse però Jean molto seriamente. - Ti faccio presente che non è un gioco.

- Guarda che lo so benissimo!

- Ragazze, secondo voi, l'assassino potrebbe essere quel ladro di cui si parla tanto negli ultimi mesi? Mi riferisco a quel Black Rose... - chiese pensierosa Clarisse.

A quelle parole, Jean strinse i pugni, mentre dentro di sè era già furioso: come osavano dare a lui dell'assassino?! Era un ladro sì, ma non un assassino, e non avrebbe mai alzato un dito su una ragazza!

- Assolutamente no. - disse all'improvviso Maria. – Black Rose non può essere l'assassino.

- E per quale ragione? - le domandò Clarisse sorpresa.

- Beh..

Maria rimase un momento indecisa: non poteva certo parlare loro del fatto che avesse avuto a che fare con quel ladro molte volte, ma non poteva certo lasciare che accusassero di essere un assassino, chi di certo non lo era! Alla fine alzò lo sguardo verso le sue coetanee e parlò.

- Per quel poco che so di Black Rose, è un ladro che cerca sempre di introdursi nelle case a tarda notte e passando nei punti meno sorvegliati. Stando a quello che dicono le guardie di solito, nessuno ci ha mai rimesso la vita con lui, nemmeno chi lo intralciava, al massimo si ritrovava con qualche osso rotto. A rigor di logica, per quale motivo dovrebbe assalire delle ragazze indifese? Per rubar loro qualche gioiello? Anche se fosse, è più probabile che cercherebbe di addormentarle o stordirle piuttosto che ucciderle, non vi pare?

- Effettivamente non hai tutti i torti... - ammise Clarisse.

- Scusate se vi interrompo ragazze, - s'intromise all'improvviso Jean. - ma per noi due è ora di congedarci. Vi auguro una buona notte!

E così dicendo, con la sorella tranquillamente si diresse verso l'uscita.

- Perchè pensi che Black Rose non centri in questa storia? - le chiese all'improvviso.

- L'ho detto prima, no?

- Quella era solo una mezza scusa per non dire alle ragazze che di notte gli dai la caccia. Mi credi così stupido da non accorgermene?

- Mpf, hai ragione... Il fatto è che l'ho affrontato tante volte ormai, si direbbe un tipo leale, e anche uno che non attacca a meno che non ci sia altra soluzione. Inoltre, più di una volta volendo mi avrebbe potuto uccidere, invece s'è semplicemente limitato a mettermi fuori gioco. Uno così non può assolutamente essere un assassino. E anche quello che ho detto alle altre me lo fa davvero pensare. Insomma, sarà un ladro, ma penso che sia una brava persona.

- Ho capito. << Incredibile, non pensavo che lei avesse una così buona opinione di Black Rose. Non mi aspettavo proprio che sarebbe stata lei a difendermi da quelle accuse... >>

Mentre i due si dirigevano verso l'uscita, in mezzo alla folla Maria notò il giovane François Lacroix, che non appena la vide, la fece un elegante inchino in segno di saluto, e la giovane nobile in tutta risposta girò frettolosamente la testa dall'altra parte scocciata.

<< Quel tipo non mi piace...spero proprio di non incontrarlo più! >> Pensò uscendo.

 

Ma un paio di giorni dopo alla residenza De la Rou, Maria ricevette una notizia per niente piacevole.

- A-andare a cena...dalla famiglia Lacroix?!?! - esclamò sbigottita.

Quasi disperata si lasciò andare lungo la sedia nella sala da pranzo.

Pochissimi minuti prima, finito il pranzo suo padre aveva annunciato che erano stati invitati a cena dalla famiglia Lacroix per Sabato, e in pochi secondi, per Maria fu come se il mondo le crollasse addosso. Aveva avuto una sola esperienza con il figlio del barone, e già non lo poteva più vedere! Ci mancava solo che ora dovesse anche andare a cena a casa sua...Ma d'altronde che poteva fare lei, rifiutare? Anche se lo avesse fatto suo padre le avrebbe imposto di andare, quindi non c'era via di scampo. L'unica cosa da fare era aspettare che arrivasse quel giorno, sperando che nel frattempo per qualche motivo la cena venisse disdetta.

 

Ma i giorni passarono in fretta, e la tanto sperata disdetta della cena non arrivò, così Maria dovette andare. Anche quella sera indossava un abito elegante, ma non la smetteva di cercare di sistemarselo in ogni modo.

<< Maledizione alle domestiche, m'hanno legato il bustino troppo stretto! Aaargh che tortura! >>

Quando suo padre bussò alla porta, il maggiordomo che aprì immediatamente li condusse nel salotto, dove il padrone di casa e la sua famiglia li stavano aspettando. Il barone era un uomo piuttosto alto, non troppo magro di circa quarant'anni. I capelli castani erano elegantemente pettinati all'indietro, mentre i baffoni, dello stesso colore, erano curati alla perfezione.

- Benvenuti nella mia umile dimora, cari ospiti! - disse monsieur Lacroix - Permettete che vi presenti i membri della mia famiglia: questo ragazzo alla mia destra è mio figlio François, - disse

- Piacere di conoscervi gentili ospiti. - disse il ragazzo, rivolgendosi a Jean e suo padre, per poi osservare Maria. - Oh, che sorpresa! Non credevo di rivedervi così presto dopo il ballo di Venerdì, mademoiselle. - continuò poi rivolto alla ragazza.

Dopo questo piccolo benvenuto da parte del figlio, il barone riprese:

- Mentre la donna alla mia sinistra invece è mia moglie Alphonsine.

- Piacere di conoscervi - disse la donna accennando un inchino.

- Il piacere è nostro, madame - rispose elegantemente monsieur De la Rou. - Ora, permettete a me di presentarvi i membri della mia famiglia: questo ragazzo è mio figlio Jean, il primogenito; mentre questa ragazza è mia figlia Maria, anche se mi pare di capire che vostro figlio la conosca già.

In quel momento, un servitore bussò leggermente alla porta per poi entrare.

- Perdonate l'intrusione, ma volevo avvisarvi che la cena è pronta. - annunciò.

- Oh, bene! Che ne dite? Vogliamo accomodarci a tavola? - disse il barone.

- Con piacere - fu la risposta dell'ospite.

La cena durò quasi due ore, talmente era ricca di pietanze di ogni genere da servire, e fu consumata tutta in rigoroso silenzio come l'etichetta richiedeva. Manco Maria, che di solito non amava rispettare questo tipo di regole mangiò in assoluto silenzio, probabilmente seccata di dover essere lì a cenare assieme a quel tipo che proprio non riusciva a sopportare. Al termine della cena, i sei tornarono nella sala di prima e si misero tranquillamente a chiacchierare del più e del meno: finanza, mode, fatti di cronaca e molto altro.

- Allora François, da quello che m'è parso di capire, tu e la signorina Maria vi conoscete già. Potrei sapere come vi siete conosciuti? - domandò ad un tratto monsieur Lacroix al figlio.

- Beh padre, ci siamo semplicemente incontrati al ballo di Venerdì sera. Mi è parsa disponibile, e così le ho chiesto di concedermi un ballo, e dopo quattro chiacchiere insieme, l'ho riportata dove l'avevo vista.

- Capisco.

- Come ti sembra mia figlia? - chiese curioso monsieur De la Rou, come se la diretta interessata non fosse neanche presente.

- Oh, beh, la trovo una ragazza particolarmente interessante. Vorrei poterla conoscere meglio, e uscirci insieme. Sempre, se a voi sta bene monsieur.

- Ma certo che mi sta bene. Anzi, perchè non organizziamo ora una vostra uscita? - propose entusiasta l'uomo.

- Mi farebbe un immenso piacere, monsieur!

- Ehm...scusate...ma la mia opinione non conta? - domandò Maria che già non sopportava che prendessero decisioni per lei, figurarsi poi delle uscite con un ragazzo che non sopportava.

- Maria, questa potrebbe essere la buona occasione per farti il ragazzo, se non il fidanzato, quindi non discutere con le mie decisioni! - spiegò velocemente suo padre, con un interesse che raramente mostrava. - Allora François....quando saresti disponibile?

- Beh, la settimana del quindici sono completamente libero, in ogni ora dato che il mio insegnante deve andare a un convegno.

- Splendido, mia figlia invece in settimana può nel pomeriggio a partire dalle tre emmezza, e tutta la sera fino alle dieci emmezza. In che ora quindi preferiresti che vi incontraste?

- Credo che la sera del sedici possa andare bene.

Maria lanciò a Jean uno sguardo di supplica, il cui significato era chiaro: "Aiutami, fa' qualcosa!". Ma in tutta risposta, lui si limitò ad alzare le spalle ridacchiando un po' divertito dalla situazione.

- Bene, allora è deciso! Vada per la sera del sedici! - commentò soddisfatto.

- Va bene se verrò a prendere sua figlia per le otto?

- Certamente.

<< Bene, la serata sta andando di male in peggio: prima mi tocca andare a cena da uno che mi sta sul culo, ora invece devo pure uscirci Martedì sedici! >>  pensava Maria abbattuta.

- Dai, guarda il lato positivo: almeno ora anche una tavola piatta come te s'è trovata il ragazzo! - le disse Jean sghignazzando.

La ragazzina avrebbe voluto prendere il vaso che era appoggiato sul tavolino davanti a lei, e tirarlo dietro al fratello, ma dato che non erano soli si limitò a rifilargli un pestone degno di questo nome sul piede.

- Deficiente! - gli disse mentre questi tratteneva un grido di dolore.

Fra una chiacchiera e l'altra, dopo un po' uscì lo stesso argomento che al ballo aveva fatto tanto preoccupare Josephine e le altre: l'assassino di ragazze nobili.

- Lo avete saputo, barone? Quell'assassino ha colpito ancora: altre tre ragazze sono state uccise! - disse il conte De la Rou

- Di nuovo? Non se ne può più! Siamo arrivati a quindici vittime! Ma le forze dell'ordine non hanno nemmeno un indizio su chi sia il colpevole? - domandò il barone.

- No, nessuna. Si sa solo che agisce di notte, che colpisce le giovani di famiglia nobile, e che le colpisce quando sono sole. - spiegò Jean.

- Non è una buona notizia....conte, voi che avete anche una figlia femmina, non avete paura a farla uscire?

- Sì, in parte sì, ma dato che ho con me anche mio figlio Jean, in parte mi sento più tranquillo perchè so che può vegliare su di lei, anche se so che Maria in fondo è in grado di badare a se stessa. Però vorrei che si facesse qualcosa per questo assassino!

- A me basterebbe che lo trovassero e che lo ghigliottinassero! Almeno avrei la soddisfazione di vedere morto colui che ha osato fare del male a delle innocenti ragazze. - disse furioso François.

- Giusto! Ben detto, figliolo! - lo incoraggiò il padre.

Il resto della serata trascorse piuttosto tranquillamente, con discorsi piuttosto simili a quelli dell'inizio, e senza mai qualche particolare interesse ad un determinato discorso. L'argomento dell'uscita fra Maria e François non venne più toccato, e Maria quasi pensò che se ne fossero dimenticati.

 

Ma una volta tornata a casa suo padre le disse che avrebbe informato tutti i servi per il giorno dell'uscita, in modo che la potessero sempre tenere sotto controllo per poterla fare arrivare all'appuntamento in perfetta forma. La giovane d'altro canto sperava comunque di riuscire a giocare i servitori: data la sua salute cagionevole, con un po' di fortuna, poteva fingersi malata, e così evitare l'appuntamento! O almeno così sperava: nei giorni a seguire, le vennero sempre servite pietanze particolarmente salutari, in modo che per lei fosse quasi impossibile ammalarsi in qualche modo prima che andasse all'appuntamento. Era tutto ben pianificato ormai, e per quanto lei provasse a dare sintomi di malessere, veniva tenuta in salute con brodi e altri cibi che prevenissero malattie di ogni genere. Alla fine, si dovette arrendere e sperare che il giorno stabilito arrivasse in fretta: via il dente, via il dolore.

 

Alla fine Martedì sedici arrivò, e Maria si sentì quasi sollevata. Non ne poteva più di quella roba quasi da malati, almeno una volta finita quest'uscita l'avrebbero fatta tornare al cibo solito.

Il giovane François suonò alla porta alle otto di sera precise, non un minuto di più, non uno di meno. Indossava una giacca blu scuro quasi nera con alcuni fiori ricamati lungo i polsini, e sotto un panciotto blu avio con la camicia bianca, abbinati a un paio di pantaloni neri, e infine una spada, in caso di brutti incontri. Maria dato che non ci teneva particolarmente a questa uscita, cercò di mettersi il vestito più comodo e meno elegante che aveva, usando come scusa che quello era il suo preferito e che voleva indossarlo in un occasione speciale come quella. Non rimasero in casa molto tempo: dopo un paio di chiacchiere con monsieur De la Rou sull'orario per riportare la figlia a casa, François prese per mano la ragazzina e con lei uscì.

Fuori ormai non c'era molta gente dato che si stava facendo sera, in giro c'erano quasi solo carrozze che portavano a passeggio o a casa i vari nobili del posto, solo loro passeggiavano tranquilli.

- Hey, posso farti una domanda? - chiese ad un tratto Maria.

- Dimmi pure.

- Si può sapere perchè ci tieni così tanto ad uscire con me?

- Perchè ti trovo interessante: le ragazze di solito cadono ai miei piedi, impazziscono per poter avere un ballo con me, o anche meno, altre invece mi vogliono solo per il mio titolo. Tu invece non dimostri il minimo interesse per me, anzi, ho anche l'impressione di non piacerti.

- Non è un'impressione: non mi piaci proprio!

- Ecco, appunto. Tu sei diversa però, a te non importa del mio titolo, nè della mia bellezza o altro, mi tratti con freddezza e mi dai del tu anche se non ci conosciamo! Per questo voglio conoscerti meglio, voglio capire perchè sei diversa.

- Sono diversa perchè io penso, zuccone!

Il giovane rise leggermente.

- È proprio questo che mi piace di te.

 

Nel frattempo, alla villa della famiglia De la Rou, Jean silenziosamente si apprestava ad indossare i panni di Black Rose, quando sentì qualcuno bussare alla porta.

- Padron Jean, sono René.

- Vieni, entra pure.

- Vi ho portato i vostri stivali lucidati. - disse entrando

- Perfetto, grazie, ne avevo proprio bisogno! - esclamò Jean per poi prenderli dalle mani del servitore e infilarseli.

- Oh, vedo che vi state preparando per uscire. - notò vedendo il proprio padrone con gli abiti da ladro.

- Sì, dato che Maria non c'è, voglio approfittarne per cercare di rubare qualcosa in tutta tranquillità.

- E con i gendarmi come la mettete?

- Oh, quelli sono dei rammolliti: hanno una pessima mira, e sono disordinati, capita spesso che s'inciampino fra di loro! A volte invece corrono davvero piano, li supero in un attimo e così mi tengo la refurtiva. Non ho nulla di cui preoccuparmi, con quelli!

- Capisco. Però vorrei che mi facesse il favore di prendere con sè oltre alla spada che già usa, una seconda.

- Uh? E per quale motivo?

- Vi sembrerà una cosa ridicola, ma ho un brutto presentimento, e penso che un'altra spada quindi vi possa servire.

 

Erano ormai le dieci di sera, e per strada lungo cui camminavano Maria e François, non passava nessuno. La luce era poca, in parte a causa delle nuvole che coprivano la Luna, in parte per via dei pochi lampioni presenti nella strada dato che era poco trafficata. L'aria iniziava a farsi umida, probabilmente più tardi si sarebbe messo a piovere.

- Sai, nonostante sia molto desiderato dalle ragazze, le ragazze che io desidero finiscono sempre per rifiutarmi.. - disse improvvisamente il giovane.

- Ah, allora non sono l'unica a cui non piaci!

- Sì, è vero... Ma sai, lo trovo triste.. Non amo essere respinto, soprattutto se ho faticato tanto per farmi notare dalla ragazza in questione. Eppure a volte mi rifiutano con tanta freddezza...non pensano ai miei sentimenti? Sembra proprio di no, sono egoiste, pensano solo a quello che piace a loro, mentre io vengo lasciato in disparte...

<< Perchè mi sta raccontando questo? Dove vuole arrivare? Ho un brutto presentimento... >>

- Odio essere rifiutato, non voglio essere rifiutato! Già mia madre mi rifiutò pochi anni dopo la mia nascita a causa di una malattia, ora non voglio più essere lasciato solo!

- Che stai dicendo? Il giorno della cena c'era anche lei!

- Oh, ma quella non è la mia vera madre..come il barone non è il mio vero padre. Io sono solo un trovatello che hanno raccolto dalla strada! E lo so già che anche loro prima o poi mi lasceranno solo...

Senza che la ragazza se ne accorgesse, i due si stavano addentrando in una zona piuttosto buia e sporca della città, ma incurante di questo, il giovane François continuò il suo discorso quasi delirante.

- Tutti mi lasciano solo...anche le ragazze che ho più desiderato! Ma perchè loro dovrebbero fare la bella vita, mentre io mi danno l'anima a causa loro? Non è giusto! Io non ho potuto averle, ma ora nessun'altro le avrà, nessuno! Per fortuna che il mio amico Jacque mi capisce...è merito suo se chi mi rifiuta la paga cara!

- Nessuno le potrà....avere? - mormorò Maria stupita, quando all'improvviso le sorse un terribile dubbio. - Vuoi dirmi che le hai...uccise?

- Certo che sì! Ora solo i vermi potranno stare con loro! Geniale vero?

- No...tu sei pazzo!

Maria lentamente arretrò cercando di allontanarsi il più possibile da quel pazzoide, finchè sentì di essere andata a sbattere contro qualcosa, così si voltò, e vide dietro di lei un ragazzo circa di diciassette anni, con tutta la faccia sporca e gli abiti poveri in alcuni punti strappati e in altri rammendati.

- Ah, ecco il mio amico Jacque! - esclamò allegro François. - Cara Maria, anche tu mi hai respinto, e quindi anche tu farai quella fine: la fine di Marianne, Caroline e delle altre tredici ragazze che hanno osato rifiutare il mio amore!

- Quindici ragazze uccise..? Ma allora sei tu quel pazzo assassino che va a uccidere le ragazze aristocratiche!

- Sì, sono io!! - esclamò con una luce folle e sadica negli occhi - Che vuoi fare, fermarmi?! Non puoi, perchè sei la nostra preda ora, e quindi morirai!

Velocemente il diciassettenne compagno del nobile la afferrò da dietro cercando di tenerla il più possibile ferma, nonostante lei non la smettesse di dimenarsi.

- Quelle parole che hai detto quella sera, quando hai detto che volevi vedere morto colui che aveva assassinato le ragazze, allora erano tutte bugie?! - gridò quasi furiosa la ragazza.

- Un perfetto esempio di recitazione, non credi?

- Tu....schifoso bastardo!

Furiosa assestò un pesante pestone al ragazzo dietro di lei, e approfittando della distrazione provocatagli riuscì a liberarsi dalla presa, per poi iniziare correre per sfuggire ai due assassini che intanto s'erano gettati al suo inseguimento. Una svolta a destra, un'altra, dritto, una svolta a sinistra, sempre più al buio, finchè all'ennesima svolta non si ritrovò in un vicolo cieco e con le spalle al muro. Non ebbe il tempo di uscire da lì che i suoi inseguitori la raggiunsero.

- Avanti, non fare storie e lasciati uccidere... - disse François sfoderando un pugnale.

- Tsk! << E ora che faccio? Maledizione, mi hanno tagliato ogni via di fuga! >>

I due fecero per avventarsi sulla giovane nobile, ma all'improvviso qualcuno lanciò contro di loro delle tegole, mancandoli di poco.

- Lo sapete che non è molto corretto avventarsi così, in due, su una ragazza? - disse loro una voce da un tetto accanto al vicolo.

I tre alzarono contemporaneamente lo sguardo in direzione della voce, e ciò che videro, era ciò che meno si aspettavano: una figura completamente in nero, stava appollaiata sul tetto lì accanto ad osservarli.

- B-Black Rose?! Cosa ci fai qui?! - esclamò sorpresa Maria.

- Mi pare ovvio, no?

Con un balzo il ladro saltò giù dal tetto, e atterrò davanti a lei.

- Vengo a tirarti fuori dai guai!

- Non mi serve il tuo aiuto!

- Tu dici? Loro sono in due, e armati, tu saresti da sola e disarmata, mi spieghi come li affronteresti?

- ... E va bene! D'accordo, dammi pure una mano...

- Ottimo. - concluse il ladro sfoderando la spada.

- Oh, e così questo è il famoso ladro Black Rose! - esclamò con arroganza il giovane François. - Cos'è, fai il gentiluomo ora?

- Una specie.

- Beh, non m'importa cosa tu sia, resta il fatto che questi non sono affari che ti riguardano, sparisci!

- E lasciarvi fare del male a questa mademoiselle? Mi dispiace ma non è nel mio stile.

- Ti rifiuti, quindi? Va bene, ma poi non scappare con la coda fra le gambe quando ti avremo sistemato! - disse estraendo anche lui la spada.

- Hey, Maria, dato che sai combattere anche tu con la spada, mentre io affronto questo tu pensa all'altro! - le consigliò senza prestare attenzione all'avversario.

- Eh?! E con che, scusa?! - domandò lei sorpresa.

- Con questa... - rispose il ladro mostrandole un'altra spada appena accanto al fodero di quella che aveva estratto. - Oppure hai paura di farti male o rovinarti il vestito? - aggiunse poi con fare provocatorio.

- Cosa?! Nient'affatto! Passami quella spada!

- Benissimo, al volo! - le disse senza nascondere un sorrisetto divertito mentre le lanciava l'arma.

- Non ignorarmi! - sibilò furioso François per poi gettarsi all'attacco del suo avversario che intanto era ancora voltato.

- Anche attaccare alla spalle è scorretto, sai? - commentò sarcastico Black Rose mentre schivava l'affondo.

- Dannazione! - borbottò fra se e sè il giovane.

Pochi istanti dopo, entrambi duellavano usando tutta la loro forza e senza darsi un attimo di tregua, a differenza di Maria che essendo rimasta incantata a guardarli, s'era quasi scordata del suo avversario.

- Una donna che combatte con la spada? Ma per favore! Cosa credi di farmi, ragazzina? - domandò sarcastico il complice di François.

Maria lo guardò seccata: come osava sottovalutarla solo perchè una ragazza?! Poi, con un sorriso maligno stampato in faccia rispose:

- Oh, adesso vedrai.

Senza aspettare oltre iniziò ad attaccare: affondo, imbroccata, parata, dritto sgualdembro, senza mai perdere un colpo. Contro il fratello spesso perdeva, ma il suo avversario a confronto era una nullità, un misero vermiciattolo, che lei avrebbe sconfitto.

Dal canto suo, il suo avversario era rimasto sconvolto: mai aveva incontrato una donna che sapesse combattere con la spada, e soprattutto, mai si sarebbe aspettato che una donna gli tenesse testa con tanta facilità! Però non poteva permettersi di essere battuto, tantomeno da una donna, che doveva essere preda sua e dell'amico François! Era incerto sulle mosse da eseguire, ma dopo essersi dato una scrollata veloce per riprendersi, partì anche lui all'attacco: parata, finta di stoccata, stoccata e affondo. Ma Maria rispondeva rapidamente: fendente, dritto tondo, affondo, parata, finchè non riuscì a dominare senza problemi il duello.

Nel frattempo Jean continuava a tenere testa senza problemi a François, che era sempre più irritato e ansioso di tornare all'omicidio, e non voleva perdere tempo nel duello, quindi prima finiva meglio era. Tentò con un imbroccata, che venne però fermata con un legamento seguito da una stoccata, a cui rispose con un fendente che venne però schivato, finchè ad un certo punto con una cavazione, Black Rose  fece volare via la spada al suo avversario e gli puntò la sua alla gola, nello stesso istante in cui Maria lo faceva con il suo avversario.

- Fine dei giochi. - dissero in coro i due.

Senza perdere ulteriore tempo, infilzarono con la spada la gamba destra o sinistra dei due farabutti, in modo da evitare loro di scappare via facilmente.

- Bene, e ora che si fa? - chiese poi Maria.

- Beh, tu va' a chiamare i gendarmi e di' loro che questi due hanno cercato di ammazzarti, io intanto sto qui e li tengo d'occhio in modo che non fuggano. Quando i gendarmi arriveranno, io me la svignerò. - spiegò il ladro.

- E tu credi che ti lascerei davvero andare via così facilmente, proprio ora che ti ho a tiro? - chiese scettica.

- Un po' ti conosco, non mi sembri il tipo di persona che approfitta di una situazione simile per sistemare i fatti suoi. Insomma: tu sei mal concia, io sono malconcio, che senso avrebbe duellare fra di noi per decidere chi l'ha vinta?

- Hai ragione... Va bene, vado. Ma come lo spiego ai gendarmi il fatto che 'sti due sono conciati così male?

- Boh, inventati magari che due gentiluomini li hanno affrontati, e che dovevano aspettare qua, ma quando torni con loro quei gentiluomini sono spariti.

- Che razza di scusa...ma meglio che niente...Uff...Allora vado. E in quanto a te, vedi di non farti rivedere troppo presto, ladro da strapazzo! - gli disse con tono di minaccia.

- Non contarci, mademoiselle dei miei stivali! - rispose lui con un sorrisetto di sfida.

Maria stanca si allontanò verso la stazione dei gendarmi più vicina possibile, lasciando così il ladro solo con i due assassini, e con i suoi pensieri.

<< Uff...per fortuna ho dato ascolto a René e ho preso una seconda spada con me, ma non posso fare a meno di domandarmi cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo...L'avrebbero uccisa? Oppure in qualche modo se la sarebbe cavata, e avrebbe anche pensato bene di vantarsene in giro? A volte Maria prende le cose tropo poco seriamente: per lei è come se fosse un gioco. Ma la vita non è un gioco, dovrà capirlo prima o poi. >>

 

Qualche giorno dopo, Jean e Maria davanti alla villa della famiglia Lacroix, osservavano i fattorini indaffarati a caricare sulle carrozze e sui carri, gli ultimi bagagli dei Lacroix.

- E così il barone se ne va, eh? - osservò Maria.

- Già, dopo che ha scoperto che il figlio è un assassino, non si è più fatto vedere in città...

- Ma che fine faranno il figlio del barone, e il suo complice?

- Mah, pare che il complice lo ghigliottineranno un giorno di questi. François invece, si vocifera che il padre lo abbia fatto rinchiudere in qualche collegio...o forse in monastero. Insomma, la pellaccia l'ha salva purtroppo.

- Il figlio in monastero e il padre invece si trasferisce...

- Evidentemente per lui sarà una vergogna tale, che preferisce andare a rifarsi la vita in un posto dove nessuno lo conosce, che mostrare ancora la sua faccia qui. - commentò duramente.

- Quanto veleno nelle tue parole... - notò la ragazza.

- Il fatto è che non sopporto queste persone codarde che invece che affrontare il giudizio degli altri, preferiscono fuggire lontano, per salvare l'apparenza e per sfuggire alle pesanti responsabilità che gravano su di loro.

- Non sopporti questo genere di persone, eppure ne siamo spesso circondati.

- Già.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Mistryss