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Autore: Fuuma    01/08/2010    3 recensioni
Gli aveva chiesto perchè avesse salutato tutti tranne lui, lo aveva fermato dal cercare il suicidio in una trappola di fuoco e fiamme che non avrebbe lasciato scampo ed alla fine si era seduto accanto a lui, aspettando in silenzio che Neal tornasse dal mondo dei morti, lasciando i morti con i morti.
[Spoiler sulla puntata 1x14]
-scritta per il Fanon Fest-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: She's gone
Serie:
White Collar
Rating:
PG
Genre:
Angst
Character:
Peter Burke, Neal Caffrey
Pairing:
PeterxNeal (pre-slash), NealxKate PeterxElizabeth
(implicit)
Warning:
SPOILER
Prompt: White Collar, Peter Burke x Neal Caffrey, Kate
Conteggio Parole:
1.484
Note:
A prescindere da come è andata a finire la prima stagione di WhiCo, io sono ancora scettica sul fatto che Kate amasse davvero Neal, sta di fatto che lei come pg non mi è mai piaciuto (E manco Alex *_*"... ma ha già qualcosa più di Kate), ciò non toglie che è stata e probabilmente rimarrà ancora a lungo l'ossessione di Neal e con il finale della prima stagione... beh, non potevo non scriverci su qualcosa *_*". Anche perchè la prima puntata della seconda serie qualche dubbio lo lascia >_>".

Detto questo, lo slash come nell'altra fic c'è ma non si vede (?), ma prima o poi giuro che devo riuscire a far combinare qualcosa a quei due. Sia mai che io mi accontenti di un amore che non solo è platonico, ma pure mai confessato >_>!

Disclaimers: I personaggi di White Collar sono degli aventi diritto.
La Flashfic è scritta per il Fanon!Fest@
FW.it

Missing moment della puntata 1x14 - Out of the box

 

.She's gone.

L'ululato delle sirene si era spento da qualche ora, la cenere aveva ricoperto la pista d'atterraggio e poi spazzata via dal vento serale.

Faceva freddo, un freddo fottuto che penetrava nelle ossa e si insinuava tra le trame della stoffa nera della giacca di Peter che, di solito, diceva “FBI e me ne vanto, perché ho fatto la cosa giusta”; questa volta si limitava a prendersi gioco di lui e sibilargli bastardamente “La cosa giusta non è bastata, grand'uomo. Bello schifo di lavoro che fai se non serve a salvare le persone che i tuoi amici amano!”.

Eppure quello stesso lavoro lo aveva portato fino a lì, in un hangar che puzzava di lamiere e carne bruciata, seduto sull'asfalto di una pista d'atterraggio a guardare dritto davanti a sé, affondando lo sguardo scuro nella cappa notturna che stava ingoiando New York.

Quello stesso lavoro lo aveva portato a conoscere il più famoso tra i falsari della città, a catturarlo due volte e, soprattutto, a portarselo al proprio fianco per fare di lui una persona migliore. Uno dei Buoni. Uno di cui andare fieri.

Ed ora era lì, insieme a lui.

Peter. Neal. Un hangar alle spalle ed una pista asfaltata sotto di loro.

E, naturalmente, Kate, il ricordo di Kate, lo sguardo di Kate dall'oblò, la mano di Kate che aveva salutato Neal dall'aereo, il sorriso di Kate che gli aveva rivolto... la morte di Kate sotto ai loro occhi.

Kate. Kate. KateKateKateKate.

Sempre e solo lei a riempire i pensieri di Neal.

Peter si strinse nelle spalle, cercando di non pensare al freddo e al vento che, mano a mano che le ore erano passate, aveva iniziato a soffiare sempre più forte, cancellando il vociare degli agenti che avevano perimetrato l'area, il clic delle macchine fotografiche per la catalogazione delle prove e il via-vai della scientifica.

Alla fine erano rimasti solo loro due, alla faccia del “Peter, voglio rimanere solo. Ti prego.” del giovane truffatore.

L'agente non si era neppure preso la briga di rispondergli che, anche volendo, non avrebbe potuto lasciarlo lì da solo. Per quanto insensibili e fuori luogo, c'erano sempre procedure da seguire.

Lo aveva guardato negli occhi, leggendo disperazione a scheggiare l'azzurro delle sue iridi, e si era seduto vicino a lui.

Neal non aveva più parlato. Si era limitato a chiudere gli occhi quando il soprabito di Peter era scivolato a coprirgli le spalle ed era affondato lentamente nel proprio dolore.

In silenzio. Pensando.

Piangendo. In silenzio.

Tormentandosi nei sensi di colpa. In...

«Maledizione...» soffiò flebile, mettendo immediatamente in all'erta Peter, già voltato verso di lui. Affondò la testa tra le ginocchia, stringendo tra le dita i capelli castani che avevano perso da tempo la loro piega perfetta.

«E' come un incubo...» riprese. La voce era così sottile che l'agente fece fatica a sentirlo e forse si convinse di aver immaginato che l'altro avesse parlato.

«Neal.» lo chiamò, ma questo servì soltanto per farlo tornare in silenzio e lasciare che altri minuti scorressero lenti ed angoscianti.

Poi, d'un tratto, accadde.

Neal sollevò la testa, voltandosi verso l'uomo, fissandolo con occhi lucidi che sembravano doversi sciogliere da un momento all'altro e Peter vide qualcosa -qualcosa di profondamente sbagliato- attraversarli. Poi il falsario scattò: si sollevò in piedi agilmente ed iniziò a correre. Davanti a sé. A perdifiato. Correndo, correndo e facendo solo quello, come se null'altro fosse importante.

«Ma che diavolo...» riuscì ad articolare Peter, mentre lo guardava allontanarsi velocemente, cercando di capire che cosa gli passasse per la testa -Kate a parte- fino a realizzare che si trattava di una cosa soltanto.

Correre via.

Scappare.

Lontano.

(Da lui.)

«Neal!» ringhiò, alzandosi in piedi a propria volta e, a propria volta, iniziando a corrergli dietro, conscio del proprio ruolo.

Neal si nascondeva. Peter lo trovava.

Neal correva. Peter lo rincorreva.

Neal scappava. Peter lo catturava.

Era stato così fin dall'inizio, fino dalla prima cattura, fino da quel giorno nell'appartamento di Kate riempito da Neal e da una bottiglia vuota, fino da quando i due si conoscevano.

«Maledizione Neal, ora fermati!» urlò, con l'aria frizzante che gli sbatteva negli occhi, rendendolo in parte cieco, ed il falsario a pochi passi da sé che continuava nella sua folle corsa.

Per un attimo gli sembrò che il ragazzo rallentasse o che perdesse l'equilibrio e rischiasse di cadere.

Qualsiasi cosa fosse, non avvenne.

Le braccia di Peter superarono il suo corpo e lo catturò.

Come aveva fatto poche ore prima, per impedirgli di gettarsi tra le fiamme che avevano avviluppato l'aereo in cui Kate era morta. Per impedirgli di raggiungerla e morire a propria volta. E, come qualche ora prima, Neal si dibatteva, cercando di andare avanti, raggiungere una meta inesistente.

«Ora calmati Neal, è finita, è finita!» ruggì l'agente, con un braccio stretto intorno alle sue spalle ed uno intorno alla vita, mentre il ragazzo lentamente smetteva di dibattersi e si abbandonava alla stretta.

«Avrei dovuto saperlo.» parlò, ansimando per la corsa e non solo «Avrei dovuto... era tutto troppo facile, scomparire legalmente, un aereo che mi attende, Kate di nuovo con me... Come ho fatto ad essere così stupido e non capirlo?»

Ma c'era dell'altro.

Neal tremava, con gli occhi sbarrati e lo sguardo perso nel vuoto, aggrappato disperatamente alle braccia di Peter che lo tenevano stretto per impedirgli di scappare e, contemporaneamente, lo sostenevano per impedirgli di cadere.

Tremava per la disperazione, per l'adrenalina della fuga, ma, soprattutto, per la paura di essere stato ad un passo dalla morte. Di nuovo. E questa volta ci era andato vicino, dannatamente vicino.

Peter strinse più forte le braccia intorno a lui, senza preoccuparsi di fargli male; era un maschio, aveva il corpo di un maschio e la muscolatura di un ragazzo sano e forte, avrebbe resistito. In più Neal aveva bisogno di sentirlo, capire che era lì, che non lo aveva lasciato quando gli aveva chiesto di farlo, che non gli avrebbe voltato le spalle perché aveva deciso di andarsene con Kate chissà dove invece che rimanere a New York (con lui) a fare qualcosa di buono.

Era il proprio compito: trovarlo, rincorrerlo, catturarlo... ed infine impedire che cadesse.

«Kate non c'è più...» lo udì mormorare, con una voce che faceva male a sentirsi e sembrava così distante che sarebbe potuta provenire perfino dall'oltretomba.

«No, non c'è.» confermò l'uomo.

«Se ne è andata...»

«E' morta.»

Forse era crudele, sbattergli in faccia la realtà dei fatti con tanta convinzione, ma Peter era fatto così: rude e sincero.

«Ma ci sei ancora tu. Tu sei vivo, Neal.»

E sapeva sempre dire la cosa giusta quando davvero serviva.

«E' poi c'è Mozzie. C'è Elizabeth...»

«Ci sei tu.» aggiunse piano Neal.

Peter tacque per qualche secondo, guardando il capo dell'altro reclinato in avanti e l'insistenza con cui fissava l'asfalto sotto ai propri piedi.

Poggiò il mento contro la sua testa e respirò a fondo.

«Sì, ci sono io.» ammise.

Il falsario annuì lentamente.

«Ci sei tu.» si ripeté.

«Non ti mollo.» soffiò e, per fargli capire che non mentiva, lo abbracciò più forte, fin quasi a stritolarlo; nonostante tutto Neal non si lamentò, né cercò di allontanarsi da lui. Invece chiuse gli occhi, tirando indietro la nuca per poggiarla contro la spalla di Peter.

«La sai la cosa più disgustosa di tutto questo?» domandò «Che non saprò mai se Kate mi amasse davvero.»

Peter arricciò le labbra aggrottando la fronte.

«Vuoi che cominci con la storia dei pesci nell'oceano?» chiese, sdrammatizzando.

Neal non rise.

Ma sorrise.

E fu più che sufficiente.

«Dici che dovremmo andarcene ora?» azzardò.

«Dio sì, ti prego, sto congelando.» sbuffò l'agente, iniziando ad allentare la presa al corpo dell'altro, lentamente, per essere comunque pronto a sostenerlo nel caso le sue gambe lo tradissero.

Non sembrò servire, il truffatore aveva recuperato un po' della sua verve ed anche il sorrisetto birbante che gli rivolse in quel momento era più simile a quelli che gli aveva sempre visto in faccia.

«Chiamami pure Neal.»

Peter fece per dire qualcosa, ma alla fine optò per un'occhiata affilata, un sorriso arricciato e una leggera pacca sulla nuca del giovane, che, in realtà, era un affettuoso “bentornato nel mondo dei vivi”.


 

~


 

«Peter, te lo devo dire.» aveva esordito Neal, mentre l'agente aveva recuperato il proprio soprabito finito a rotolare sulla pista e lentamente si dirigevano verso l'uscita dell'hangar.

«Cosa?»

«Se abbracci Elizabeth allo stesso modo di come hai abbracciato me, tua moglie prima o poi ti denuncerà per violenza domestica.»

«Falla finita Neal e limitati ad apprezzare lo sforzo.»

Neal si fermò, costringendo l'uomo a fare lo stesso e voltarsi preoccupato.

Lo fissò, lo sguardo spalancato che raccoglieva i raggi della luna e li rigettava direttamente negli occhi scuri dell'agente dell'FBI ed un sorriso che, inizialmente, Peter non poté fare a meno di definire splendido.

«Lo faccio Peter, lo faccio.» affermò, per poi avanzare e superarlo insieme ad un timido «..grazie...»

 

.THE END.

   
 
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