Fanfic su attori > Johnny Depp
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Autore: BlackPearl    04/08/2010    9 recensioni
Quando avevo letto il cognome del mio datore di lavoro, l'avevo scambiata per una coincidenza.
Quando avevo parlato con lui, non avevo cambiato opinione.
Poi però mi sono stabilita a casa sua, e ho dovuto accettare il fatto che Daniel è il fratello di Johnny Depp.
Ma sì, m'ero convinta che dovevo rimuovere quel microscopico particolare dalla mia testa. E ce l'avevo fatta -va bene, con grande sforzo-.
Ma che ne potevo sapere io che suo fratello avrebbe innescato una serie di sfortunati eventi che mi avrebbero portato a... sì, anche a desiderare di essere una pennetta?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fourth
Capitolo otto
How can you mend a broken heart?;






Vianne's POV

*Per quanto tempo ancora gli terrai il muso?*
Non sono affari tuoi, lasciami in pace.
*Va a parlargli. Dai, ti ha chiesto scusa ieri sera!*
Sì, dopo avermi urlato quanto sono inutile nella sua vita!
*Dopo aver scoperto che la fidanzata lo tradiva da chissà quanto tempo, scusa tanto se sta un po' scazzato eh! Vorrei vedere te al suo posto!*
Ma che c'entra!
*C'entra. MUOVI IL CULO*
Insomma, non parlavamo dalla sera precedente. Ero uscita dalla mia camera per andare in bagno e l'avevo incrociato nel corridoio, senza osare guardarlo negli occhi.
Lui mi aveva aspettato nella mia stanza ma l'avevo cacciato di malo modo, ancora scossa per quella discussione che mi aveva ferita non poco.
Non avevo chiuso occhio, quella notte. Avevo battibeccato con Ermengarda sulle ragioni che avevano spinto Johnny a reagire così, e, anche se non volevo ammetterlo, non aveva tutti i torti. Mi ero convinta che avremmo dovuto fare pace. Ero pronta a fare il primo passo.
Se solo lui fosse uscito dalla sua stanza, la mattina seguente.
Sembravo una sentinella della Muraglia Cinese. Andavo avanti e indietro per il corridoio aspettando che aprisse la porta e si decidesse a scendere e a fare colazione.
Non avevo il coraggio di bussare, però. Magari stava ancora dormendo.
Con la scusa di controllare Danny, che riposava placidamente abbracciato al cuscino, passavo davanti alla sua camera e mi fermavo qualche secondo a origliare. Non sentivo il benchè minimo rumore.
La cosa stava iniziando a darmi sui nervi.
Sbuffavo consultandomi con Ashley al telefono.
«Secondo me, dovresti bussare.»
«Poi si arrabbia. Gli da fastidio quando lo svegliano»
«Per quanto ne sai potrebbe essere morto soffocato tra le lenzuola, non è il tipo che poltrisce a letto! Dai, vai a controllare, fallo per me! Non hai paura che gli sia successo qualcosa?»
«Certo che ho paura, idiota! Ho il batticuore da quando mi sono alzata! Ci manca solo che gli sia successo qualcosa, davvero. Poi posso anche suicidarmi.»
«Ci tieni troppo a lui, V. Faglielo capire, dimostragli che ci sei, anche quando ti tratta male.. lo apprezzerà. Vedrai, secondo me non vede l'ora di farsi perdonare» Aggiunse, con un tono malizioso.
«Stupida»
«Quando vi metterete insieme, voglio fare un giro sulla giostra. Ricordalo!»
«...»
«Sto scherzando, daiii! Apri. Quella. Benedetta. Porta.»
«Va bene.»
Riattaccai e presi un bel respiro profondo. In quel preciso istante, la suoneria del cellulare di Johnny arrivò forte e chiara persino a me, dall'altro lato della porta.
Okay. La prova del nove. Se è sveglio risponderà. E se non è sveglio si sveglierà, che cacchio.
Il telefono continuò a squillare per diversi minuti. Stavo iniziando a preoccuparmi seriamente.
«Johnny» Lo chiamai, sperando mi sentisse. «Johnny, rispondi» Osai bussare un paio di volte, col cuore in gola. Niente.
«Ora basta» Aprii la porta e mi spaventai, vedendolo sul letto con le braccia incrociate sotto la testa a fissare il soffitto. Particolare trascurabile, indossava solo un paio di pantaloncini particolarmente aderenti.
«Joh, perchè non rispondi? JOH!» Mi avvicinai al comodino e presi il telefono, sul quale lampeggiava la scritta 'mamma'.
«E' tua madre, vorrai rispondere spero»
«No» Finalmente una parola. Sospirai sollevata, chiudendo gli occhi per un istante.
«Come sarebbe no? Non puoi dire no, è tua madre. Ha bisogno di sentirti, e lo sai»
«Non ora»
Presi il telefono e pigiai il tasto verde. Poi glielo premetti sull'orecchio. «Parla»
Lui mi guardò storto e sbuffò, per poi dire «Pronto?» Mi sistemai accanto a lui per ascoltare. Volevo assicurarmi andasse tutto bene.
«Tesoro, mi hai fatta preoccupare»
«Sto bene» Tipico. Gli tirai un leggero spintone e lui mi diede un pizzico.
«Da quando in qua mi prendi in giro? Credi che me la beva?» Povera mamma.
«Francamente, spero di sì»
«Va bene, non hai voglia di parlare. Stai mangiando almeno?» Mimai un 'noooo' e ricevetti un altro pizzico.
«Ahia, stronzo!» Ridacchiai cercando di morderlo sulla spalla, ma lui mi allontanò col braccio.
«Sì mamma, sì» Mormorò scocciato.
«E Danny come sta?» Johnny allontanò il telefono dall'orecchio e sbuffò. «Ohh, per l'amor del cielo! Un interrogatorio di prima mattina»
Sospirai e presi il telefono.
«Ehm, salve, signora.. sono Vianne, la governante. Johnny è in preda a un attacco di pigrizia acuto, sono sicura che la richiamerà più tardi. Comunque Danny sta bene, Johnny sta.. superando la.. cosa della Paradis, e insomma, tutto va per il meglio. La prego, non si offenda se ho risposto io, ma Johnny è molto stanco.»
«Chiedile come stanno i bambini» Mormorò Johnny prima di sprofondare di nuovo nel cuscino.
«A proposito, Johnny vuole sapere come stanno i bambini» Chiesi, gentile. Mi alzai e uscii dalla stanza, lasciandolo ancora un po' da solo.
Parlai ancora del più e del meno con colei che ha reso il mondo un posto migliore, e riattaccai salutandola.
Il corridoio era silenzioso così come il resto della casa. Aprii la porta della stanza di Joh piano piano, preparandomi nuovamente alla visione di tanta bellezza.
Johnny era sdraiato e fissava la porta. In quel momento, fissava me.
Deglutii un po' in imbarazzo e mi avvicinai, senza sapere bene cosa fare.
«I bambini stanno bene. Tua madre non gli ha ancora detto di Vanessa, ma lo farà presto e con la dovuta cautela. Dovresti chiamarla stasera, o domani. E' preoccupata per te.»
«Sto bene.»
Lo guardai scettica. «Tranne per il fatto che stai per essere fagocitato dal tuo stesso letto»
«Piccolezze» Sorrise lui.
Rimanemmo a guardarci, in silenzio. Sbattemmo le ciglia contemporaneamente e fui costretta a serrare le labbra per non scoppiare a ridere. Brutta idea quella di guardare le sue, che fremevano e le guance cominciavano a sollevarsi.
Due secondi dopo stavamo ridendo come bambini a cui fanno il solletico, con la pancia tra le mani.
Johnny allungò una mano e mi trascinò sul letto, stringendomi tra le sue braccia. Mi diede un morso sulla spalla facendomi ridere ancora di più.
Quando le guance iniziarono a dolere, cominciammo a respirare regolarmente, calmando la crisi di risate che ci aveva assalito all'improvviso.
«Mi dispiace tanto per ieri. Non posso prometterti che non accadrà più, ma cercherò seriamente di cucirmi la bocca la prossima volta. Non intendevo dire quello che ho detto, sul serio»
«Tranquillo, ti ho già perdonato. Stai passando un brutto periodo, è comprensibile»
«Niente è comprensibile in questa vita. Nelle ultime settimane, poi.. se c'è una cosa che ho capito è che la vita è imprevedibile, e spesso può succedere anche l'impensabile. Ci si può sentire come mai prima, nel bene e nel male. Soprattutto nel bene, devo dire, nonostante tutto» Mi sussurrò all'orecchio, facendo accelerare nuovamente i battiti del mio povero cuore.
Queste frasi.. quest'animo poetico e dannato.. lo faceva proprio apposta a provocarmi.
«La mia parte filosofica ti lascia sempre senza parole, eh?» Ridacchiò alle mie spalle.
«Sì, e pure quella provocatoria» Gli lanciai un'occhiata divertita prima di alzarmi. «Dove vai?»
«Non ho mosso un dito da stamattina. Troppo occupata a scervellarmi a causa tua. Devo lavorare. E sarebbe ora che lo facessi anche tu! Alzati, pigrone. C'è il copione che ti aspetta»
«E va bene, mommy

«Joh, a tavola! E' pronto» Entrai nello studio dove stava leggendo il copione.
«Ferma, donna! Non sapete che avete a che fare col Capitan Jack Sparrow?» Si alzò e mi venne incontro, sventolando il copione davanti al mio naso.
Risi ed ebbi un'irrefrenabile voglia di strappargli quei fogli da mano e leggerli tutto d'un fiato.
«Certo, Capitano. Anche Jack Sparrow deve mangiare, però. Vedo se posso procurare anche una bottiglia di rum, mh?»
«Ho trovato la donna della mia vita» Disse, serio.
Sta recitando. E' ovvio che sta recitando. Mi costrinsi a sorridere, e lo trascinai in cucina.
«Dopo mi fai vedere qualche scena, però. Non voglio obiezioni!»
«Mi stai ricattando?»
«Sì.»
«Mmm.. badass»


«Toc toc» Due ore dopo ero di nuovo alla sua porta, con uno spuntino tra le mani.
«Anche la merenda? Ma sei davvero da sposare» Sorrise, guardandomi a metà tra il divertito e il malizioso.
«Se non smetti di provocare non sai dove te la trovi, la merenda.» Risposi con lo stesso sorriso, facendolo ridere.
«Ehi, scherzi a parte. Volevo ringraziarti. Sei stata meravigliosa, tutto questo tempo.. davvero. Ho pensato che magari, stasera.. potremmo cenare insieme.»
Ero talmente distratta dalla sua mano che si accarezzava la nuca, che quasi non feci caso alle sue parole. Poi, realizzai.
Lo guardai ma non dissi nulla.
«Ho chiamato Debbie. Starà lei con Danny. Non c'è di che preoccuparsi.» Annuì, per rassicurarmi.
Non era solo quello che mi preoccupava, però. C'era qualcosa che dovevo ricordare.. ma cosa? Mah, non doveva essere nulla di importante.
«Okay.» Risposi, col cuore in gola, pregustando la serata.
Cosa ci si mette per una cena con Johnny Depp? Si accettano consigli.
Ovviamente, la prima cosa che feci fu chiamare Ashley. Era lei l'esperta di moda, tra le due.
«Devi vestirti di nero. Quella è la prima cosa.»
«Uhm. Pantaloni o gonna?»
«Dio, Vianne. Pantaloni o gonna? Non devi andare a cena coi compagni del liceo, nè a un colloquio di lavoro. V-E-S-T-I-T-O!»
Tasto dolente.
Non avevo molti vestiti. Neri, poi.
«Ho capito» Sbuffò Ash, interpretando il mio silenzio. «Ne ho io uno perfetto, e te lo porto tra.. una mezz'ora.»
Si sentiva lontano un miglio che cercava di camuffare l'euforia.
«E va bene.»
«Sìììì!»
«Ma te ne vai subito.»
«Subitissimo.» Rispose, e quasi riuscivo a vederla, che sorrideva a centosessantamila denti.

Il vestito era davvero bello. Corto -molto-, nero, di jersey, e lasciava una spalla scoperta. Sembrava il vestito di una dea moderna.
E mi stava una meraviglia.
Quando finalmente terminò la seduta di trucco, Ashley andò via tutta soddisfatta. Non solo aveva visto Johnny, ma era rimasta più tempo del previsto.
Mi guardai allo specchio, dopo aver constatato che mancavano più o meno cinque minuti all'ora X.
I capelli erano mossi e cadevano morbidi sulle spalle, fermati solo da un lato con una piccola forcina a forma di fiore.
Sussultai quando qualcuno bussò alla porta. Era Debbie. «Mr Depp.. attende.» Disse, con la stessa riverenza di Tockins ne 'La Bella e la Bestia'.
Sorrisi, e mi affrettai a scendere.
Johnny mi sentì e si voltò a guardarmi. Era la prima volta che mi vedeva così elegante.
«Wow» Fu l'unica cosa che disse. E bastò, credetemi. Mi prese la mano e vi posò un soffice bacio.
«Non ho parole. Sei.. bellissima, Vianne.»
«Anche tu» Davvero. Stava da Dio. Camicia grigia, gilet aperto nero e pantaloni scuri. Aveva tirato indietro i capelli, come in Chocolat, e.. mamma mia, era proprio illegale. Come i pensieri che suscitava.
Ashley era sicuramente della stessa opinione, a giudicare dall'espressione ebete e dal cartello appeso in testa che recitava 'chiuso per ferie'.
«Il sabato più bello della tua vita» Sussurrò, guardandomi con gli occhi lucidi. «Sto morendo di invidia, lo sai?»
«Lo so.» Sorrisi, mentre Johnny andò al telefono per prenotare un taxi. Meglio passare inosservati.
Eppure, c'era qualcosa che stavo tralasciando. Un pensiero che premeva per essere ricordato. Mi era balzato alla mente quando Ashley aveva detto 'sabato'.
Sabato.. sabato..
*Se ti dico 'Ryan'?*
CAZZO.
Avevo completamente dimenticato l'appuntamento con Ryan! Mi portai una mano alla bocca, imprecando mentalmente.
«V, che hai? Che è successo? Ti fa male un dente?»
«No, scema! L'appuntamento con Ryan»
Lei sgranò gli occhi guardandomi allucinata, proprio mentre Johnny fece la sua comparsa al mio fianco.
«Va tutto bene?» Domandò, scrutandoci.
«Ehm, sì! Ci penso io V, vai pure» Ash ci spinse fuori casa promettendomi che se ne sarebbe occupata lei.

Di tutti gli appuntamenti galanti che avevo avuto nella mia vita -mica tanti, poi- quello con Johnny fu sicuramente il più imbarazzante.
Avevo il cuore nelle orecchie per l'emozione e nello stomaco per l'agitazione. Ero talmente nervosa che temetti di vomitare tutto, a un certo punto.
Di tanto in tanto mi fermavo per respirare. Dio, sembrava avessi l'asma. Johnny però non notò nulla, o almeno, fu tanto discreto da non farne parola.
Ogni gesto, ogni sguardo, ogni tocco, seppur casuale, mi provocavano un'ondata di emozioni, triplicata rispetto a quella provata con qualsiasi altro uomo.
Accanto a noi c'era una di quelle coppie da diabete, che non smettevano di tenersi la mano e di guardarsi, coi piatti che freddavano sotto ai loro nasi.
Quasi mi aspettavo arrivassero i violinisti e suonassero qualche dolce melodia di sottofondo.
Invece no, fu il turno di una cameriera che passava tra i tavoli e metteva due candele rosse a forma di cuore al centro dei tavoli.
Quando fu il nostro turno, guardai Johnny e desiderai di sprofondare. La cameriera ci guardò dolce e ci augurò una bella serata. Avrei voluto dirle 'no, guarda, ti sbagli. Non siamo fidanzati, nè sposati, nè innamorati. Almeno, non tutti e due.'
Invece tacqui e continuai a fissare la fiamma che emanava un buon odore, fresco e delicato.
Avrei tanto voluto sapere cosa significava, quella serata. Non era un'uscita tanto per cambiare aria. Mi aveva portato in un ristorante esclusivo di Los Angeles, frequentato da gente importante. Non sono luoghi dove porti la governante, o no?
Johnny era davvero pronto a iniziare qualcosa di serio con me? Non sapevo cosa pensare.
A metà della cena, Johnny sussultò appena e si portò una mano alla tasca, estraendo il cellulare.
«E' Debbie.» Mi guardò allarmato. «Deb?» Restò in ascolto per un istante. «Deb, calmati! Cos'è suc-» Si interruppe e stette ad ascoltare. Potevo sentire Debbie urlare e.. piangere?
«Arrivo» Fu l'unica cosa che disse. La sua espressione mi fece venire i brividi.
«Cos'è successo? Johnny? Parlami. Johnny» Fui costretta a correre per stargli dietro. Si era alzato senza dire niente. Aveva lasciato un pacchetto di banconote da cinquecento sul tavolo ed era andato di scatto al guardaroba.
«Johnny, mi vuoi spiegare?» Gli mormorai cercando di stare calma, per non attirare ulteriormente l'attenzione su di noi. Quasi urlai però per farmi dare il cappotto -quelli della reception erano proprio degli incompetenti- mentre Johnny era già corso in strada a chiamare un taxi.
«Ma mi aspetti almeno?!» Esclamai esasperata, stringendo il cappotto sul collo.
Feci appena in tempo a salire sul taxi, altrimenti sarei rimasta anche a piedi!
Johnny guardava fuori, lo sguardo teso e inquieto. Scattò come un fulmine quando arrivammo davanti casa, e per l'agitazione -e la fretta- fece cadere le chiavi, mentre cercava di aprire la porta.
«Debbie!» Urlai appena la vidi. Era seduta per terra, accanto alle scale, e si teneva la testa tra le mani, singhiozzando.
Johnny corse di sopra senza dire nulla.
«Debbie guardami, guardami. Calmati. Ehi, cos'è successo?» Le spostai le mani dal viso, costringendola a guardarmi.
Lei scosse la testa. «Non respira» Disse con un filo di voce. Un forte capogiro mi costrinse a mantenermi al corrimano.
Andai subito da Johnny, e lo trovai nel bagno, inginocchiato accanto a Danny.
Aveva posato due mani sullo sterno e si muoveva su e giù comprimendo il torace.  «Uno, due, tre, quattro..» Sussurrava, poi si avvicinava alla bocca per sentire il respiro.
«Johnny..»
«Uno, due, tre, quattro..»
Il sudore gli imperlava la fronte e aveva gli occhi lucidi.
Mi avvicinai, e sfiorai il collo di Danny con le dita. Non c'era battito. «Johnny» Provai a richiamarlo, dolcemente.
Posai una mano sulla sua, e lui la spostò bruscamente, riprendendo il massaggio cardiaco. Poi, tirò su col naso e vidi la sua bocca incresparsi.
Sospirò, e si fermò. Si passò le mani sulla fronte, sugli occhi, senza smettere di guardare Daniel.
Poi, pianse.


continua...



 



Rieccomi, dopo quasi un mese! Questo capitolo è stato davvero sfiancante XD
E non c'è niente da ridere, lo so.
Insomma, eccoci qua. Siamo arrivati alla grande svolta.
Non so bene cosa dire, lascerò le parole a voi.
Grazie mille, davvero grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo *__* Non ho il tempo di ringraziarvi una a una, ma sappiate che ho adorato i vostri commenti. In questo periodo un po' così, mi strappate tanti di quei sorrisi che non immaginate nemmeno <3

Come al solito, lo spoiler (prometto che le cose miglioreranno dal prossimo capitolo ;)):

[...] Stavo facendo il giro del letto per stendermi quando lui si alzò. «Dove vai?»
«A farmi una doccia. Non puoi dormire con me in queste condizioni»
Risi e scossi la testa. Ma quanto era adorabile da uno a mille?
 [...]

A presto,
Sara.

   
 
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