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Autore: ColdBlood     04/08/2010    1 recensioni
Seguito di It's Hard to Keep a Promise
In Canada fa freddo. Davvero tanto freddo.
Questa era l’unica cosa a cui riusciva a pensare Matthew seduto sul sedile del tourbus in movimento, con gli anfibi appoggiati al tavolo.[...]
Distolse lo sguardo dalla strada che correva veloce sotto il bus e guardò in avanti, sul tavolo.
No, il freddo non era l’unica cosa a cui riusciva a pensare, perché loro stavano andando a Vancouver per il Taste Of Chaos.
E li, dopo un anno e mezzo, avrebbe rivisto Alex Varkatzas.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Avenged Sevenfold
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'It's Hard to Keep a Promise'
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Don’t Ask Why
 
 
In Canada fa freddo. Davvero tanto freddo.
Questa era l’unica cosa a cui riusciva a pensare Matthew seduto sul sedile del tourbus in movimento, con gli anfibi appoggiati al tavolo.
Zack quando era passato per dirigersi alla zona notte gli aveva detto di togliergli perché: “Lì sopra ci mangiamo, noi!” ma lui non lo aveva fatto perché stare rannicchiato con le gambe contro il petto gli dava la sensazione di proteggersi dal freddo.
Distolse lo sguardo dalla strada che correva veloce sotto il bus e guardò in avanti, sul tavolo.
No, il freddo non era l’unica cosa a cui riusciva a pensare, perché loro stavano andando a Vancouver per il Taste Of Chaos.
E li, dopo un anno e mezzo, avrebbe rivisto Alex Varkatzas.
Era facile fingere che niente fosse successo quando era così lontano da lui: quando per  smettere di pensarci bastava chiudere una pagina di Internet oppure uscire dalla stanza quando Brian era andato a comprare il nuovo cd degli Atreyu e ne parlava esponendo il suo giudizio positivo.
Ma ora sarebbe stato difficile…impossibile.  
Ora avrebbe dovuto rivederlo, rivedere i suoi occhi e tutto sarebbe tornato alla mente, come se fosse successo solo il giorno prima, e non avrebbe potuto far nulla per evitarlo.
- Ragazzi…siamo quasi arrivati. – disse Jimmy, che era stato a distrarre il loro autista per le ultime due ore e mezza, anche se il cartellino attaccato proprio davanti al posto del passeggero ordinava esattamente il contrario.
Brian che era stravaccato sul divano a dormicchiare alzò la testa e tirò fuori un “finalmente” con tono saturo di sonno.
Jimmy passò accanto a lui e non gli risparmiò uno schiaffetto sulla testa, mentre passava oltre per andare ad avvertire anche Johnny e Zack nella loro cuccette.
Matthew tornò a guardare fuori dal finestrino, e come detto, dopo una decina di minuti vide il grande palco in lontananza e un po’ più vicino l’ampio parcheggio verso il cui si stavano dirigendo.
Improvvisamente Matt vide Brian sedersi davanti a lui, dall’altra parte del tavolo, e guardare come lui fuori dal finestrino.
- Ehi Gas! – urlò poi, all’autista – Se puoi prendi posto vicino al bus degli Atreyu! – continuò poi e Matthew sgranò gli occhi.
- Cazzo, è davvero un bel po’ che non vediamo i ragazzi, vero? – fece poi verso di lui Brian, dopo che ebbe ottenuto risposta positiva da Gas.
- Già…è un casino di tempo. – fece, a bassa voce, dopo essersi ripreso e abbassando gli occhi sul volantino del Taste Of Chaos poggiato sul tavolo.
- Oh guarda! Ci sono Alex e Brandon fuori dal bus! – esclamò poi, mentre il bus iniziava a rallentare.
Matthew si voltò di scatto verso il vetro e lo vide, li accanto al suo bus con il suo batterista, e stava guardando lui.
 
 
Alex stava ascoltando Brandon parlare quando improvvisamente si fermò, lasciando a metà il suo racconto, guardando qualcosa alle sue spalle.
- Guarda un po’ chi è arrivato. Beh, meglio tardi che mai. – commentò il batterista.
 Alex si voltò giusto per vedere il bus con la scritta “Avenged Sevenfold” e il DeathBat, disegnato sulla fiancata, entrare nel parcheggio e avvicinarsi, facendosi spazio tra gli altri bus.
Quella volta Matthew non aveva potuto far nulla per evitarlo e ora lo avrebbe dovuto rivedere dopo un anno e mezzo circa di silenzio.
Riconobbe il suo profilo del suo viso al finestrino, quando fu abbastanza vicino da poterlo fare. Poi Matt girò la testa ed incontrò i suoi occhi, e vedendo subito dopo la sua espressione di sorpresa.
Quello sguardo fu abbastanza per fargli capire che, dopotutto, per lui, niente era cambiato.
Deglutì e distolse lo sguardo, incrociando le braccia al petto e guardando per terra.
Il bus nel frattempo parcheggiò nel posto apposito a qualche metro da quello degli Atreyu e un po’ di più da quello dei Bullet For My Valentine.
Brian, ormai completamente sveglio, fu il primo ad infilarsi il giaccone e precipitarsi fuori dal bus per andare a parlare con i colleghi.
Gli altri ci misero qualche minuto di più, ma l’ultimo a decidersi di scendere dal bus, fu Matthew.
Quando scese, stringendosi nella giacca di pelle, vide i suoi compagni di band salutare Alex e Brandon, con pacche e grandi abbracci, mentre chiedevano loro anche degli altri mancanti all’appello.
Per quanto Alex stesse cercando di comportarsi normalmente non poté non dedicare a lui la sua attenzione, quando lo vide avvicinarsi lentamente al gruppetto che si era venuto a formare.
- Ehi ragazzi…- disse poi,  allungando una mano verso Brandon per salutarlo.
- Ehi amico! – salutò l’altro.
In realtà lui non voleva abbracciarlo, perché se avesse abbracciato Brandon avrebbe dovuto farlo anche con Alex, ma non poté certo porre resistenza quando il batterista lo tirò verso di se per un veloce abbraccio fraterno, così come aveva fatto anche con gli altri componenti degli Avenged.
Quando poi toccò ad Alex lui alzò gli occhi per posarli nei suoi, solo per capire cosa sarebbe stato meglio fare. Alex voleva salutarlo con una stretta di mano virile e amichevole? O voleva abbracciarlo anche lui, forse?
Vide che Alex aveva tirato su l’angolo della bocca in un mezzo sorriso.
- Ehi Matt…da quanto tempo. – disse, sottovoce, guardandolo attentamente negli occhi.
Gli altri erano impegnati a chiacchierare, e probabilmente nessuno stava facendo caso a loro, ma Matt voleva togliersi subito da quella situazione e così gli strinse forte una mano e lo attirò a se, come Brandon aveva fatto precedentemente con lui, dandogli una pacca sulla spalla con l’altra mano.      – Ciao Alex. -  
Detto questo si allontanò immediatamente, quasi si fosse bruciato, lasciando Alex al suo posto, un po’ sorpreso e anche disorientato.
L’odore di Matt lo aveva investito senza pietà e sentiva come se gli fosse rimasto impregnato addosso quando l’altro cantante si era ritirato.
- Voi che siete qui da qualche giorno…- stava dicendo Johnny nel frattempo.
- Non è che c’è un posto per fare una cena decente? Eravamo in ritardo, quindi non ci siamo fermati neanche una volta per mettere sotto i denti qualcosa che non fossero snack e merendine. – disse.
Alex rise, riprendendosi un po’, e annuì – Si, certo. C’è un posto carino poco lontano da qui. È anche abbastanza tranquillo, ma sai com’è, con il festival qui c’è ovunque qualche fan o fotografo. Comunque non penso sia un problema. –
Brian fece spallucce – Con la fame che ho potrei potrebbero fotografarmi anche in bocca e non mi importerebbe! –
 
 
°°°
 
Un’ora dopo erano tutti seduti ad un grande tavolo nel ristorante di cui Alex aveva parlato.
I ragazzi degli Avenged avevano ordinato tanta roba che gli altri erano rimasti sbalorditi per qualche secondo, poi avevano preso a ridere.
Matt ed Alex erano uno davanti all’altro, negli ultimi due posti sulla destra.
Alex aveva cercato di mettersi accanto a Brandon, ma Jimmy lo aveva battuto sul tempo, prendendo posto accanto a lui, e non aveva potuto far altro che sedersi sull’ultima sedia rimasta libera, lanciando un’occhiata a Matt che abbassò lo sguardo appena i loro occhi si incontrarono.
Quella era proprio una situazione di merda.
Cosa si aspettava, comunque? Che tutto sarebbe stato normale?
Ma doveva dire la verità. Era quasi sollevato dal fatto che Matt, evidentemente,  non aveva dimenticato cosa era successo tra di loro. Ma poi…come avrebbe potuto?
Se ci fosse riuscito magari avrebbe potuto chiedergli come aveva fatto.
Matt era silenzioso, e parecchio sulle sue, come tutte le volte che aveva altro per la testa, quindi Alex tentò di non pensarci facendosi coinvolgere nella conversazione che stavano portando avanti gli altri ragazzi, molto rumorosamente, dando un po’ fastidio agli altri clienti.
Ad un certo punto però, mentre stava ridendo ad una battuta, allungò le gambe sotto il tavolo e non calcolò bene le distanze, perché urtò con il piede lo stinco di Matt.
Si bloccò immediatamente e si voltò verso di lui. Matthew lo stava guardando.
- Scusa. – bisbigliò.
Il cantante degli Avenged borbottò un “Fa nulla” e poi riabbassò lo sguardo sul suo piatto, tornando a mangiare.
Cercò di non far più caso a lui, ma sposto la sua attenzione nuovamente sul resto della tavolata, poi però, improvvisamente, Matt si alzò dal tavolo senza dire nulla e si allontanò verso i bagni.
Alex lo seguì con lo sguardo chiedendosi cosa diavolo gli prendesse.
Sembrava un animale braccato, sempre serio, sulle sue, quasi apatico ma vagamente scontroso.
Decise che era tempo di parlare, scoprire se il motivo di quel suo comportamento era quello che era successo tra di loro tempo prima, e mettere subito a tacere la cosa.
Si alzò anche lui, questa volta attirando l’attenzione di Jimmy al suo fianco.
- Dove vai? – gli chiese infatti il batterista.
- Vado un attimo in bagno. Torno subito. – rispose, e vide il ragazzo annuire, prima di seguire anche lui il percorso compiuto prima dall’altro cantante.
Quando entrò in bagno vide che Matt era davanti allo specchio e aveva il viso umido di acqua.
- Stai bene Matt? – gli chiese, chiudendosi la porta alle spalle.
Matt si voltò verso di lui – Perché sei qui? – ribatté, scontroso.
Alex fece spallucce e si appoggiò con la schiena alla porta chiusa.
- Volevo sapere cosa c’è che non va. Ti comporti in modo strano. –
- Mi comporto in modo strano, eh Alex?! – esplose a quel punto Matt, voltandosi con tutto il corpo verso di lui ed avanzando di qualche passo.
L’altro ragazzo non poté fermarsi dallo spalancare gli occhi, sorpreso da quello scatto improvviso.
- Si, ti comporti in modo strano Matt! E perché abbiamo scopato? Certo, non mi aspettavo che sarebbe tornato tutto come prima, ma la stai facendo davvero troppo lunga!  – lo ribeccò poi, ripresosi.
- Dio, abbassa la voce! – lo riproverò immediatamente il biondo. – Non è una cosa di cui vado particolarmente fiero, sai? –
Alex sollevò le sopracciglia, scuotendo la testa – Sei davvero assurdo. Come se fossi stato io quello a dire “Dio, ho voglia di baciarti Alex!” – disse, facendogli il verso.
- Vaffanculo Alex! Come se tu non mi avessi chiesto di scoparti subito dopo! –
Il greco sospirò. Stavano praticamente giocando a rinfacciarsi quello che era successo, come se non fosse stata una cosa che avevano fatto insieme. Era una cosa che odiava, e di cui era già stanco.
Se da quelle belle sensazioni che c’erano state quella notte, si era passato all’orgoglio, al senso di colpa e al rancore, beh, non aveva voglia di partecipare oltre a quel gioco autodistruttivo.
- Il tuo problema è la mia presenza, non è vero? Il fatto che i nostri gruppi siano amici? Bene…farò qualcosa in proposito perché, sinceramente Matt, odio le persone che non sanno prendersi le proprie responsabilità. Si, è vero…quella notte ti ho chiesto di scoparmi e io lo ammetto. Ma tu l’hai fatto…e continui a dare a me la colpa per questo. Quindi non ho più niente da dirti. – detto questo si voltò ed uscì dal bagno, consapevole del fatto che no, Matthew non aveva dimenticato quello che era successo tra di loro, ma dopo quello che si erano detti, avrebbe tanto voluto che l’avesse fatto.
 
 
°°°
 
- Ehi ragazzi, dov’è Alex? Non viene a vedere il concerto? – chiese Brian, seduto su una cassa spenta, accordando la sua chitarra.
Brandon, era seduto poco più in la con i suoi compagni, aspettando il momento in cui gli Avenged sarebbero saliti sul palco. A loro sarebbe toccato solo il giorno successivo, in un’altra località.
- Credo che sia ancora con Padge. Ha detto che andava a mangiare qualcosa con lui. Anche ieri sera è sparito sul bus dei Bullet. L’ho visto solo di sfuggita questa mattina. – rispose Brandon.
Matt, che stava chiacchierando con Jimmy e Johnny dando le spalle a loro, smise di prestare attenzione a quello che si diceva tra di loro, spostandola invece su quello che si diceva dietro di lui.
Così era questo quello che intendeva Alex quando aveva detto che avrebbe fatto qualcosa in proposito?
- Non credo che abbia dormito sul nostro bus stanotte, sai Brandon? – fece ad un certo punto Marc, seduto a gambe penzoloni.
Brandon si girò verso di lui, dubbioso – Come sarebbe a dire? L’ho visto questa mattina presto, prima che uscisse di nuovo. –
- Si, lo so. Ma questa notte mi sono svegliato per andarmi a prendere un bicchiere d’acqua, e lui non era nella sua cuccetta. Anche se ero più di là che di qua, ne sono abbastanza sicuro. – spiegò l’altro.
Brandon annuì – Beh, allora avrà dormito dai Bullet. Comunque si sta comportando in modo strano…- disse poi, lanciando un’occhiata alla schiena di Matt.
Vide che era ancora girato, ma aveva la testa lievemente voltata verso di loro, tanto che poteva vederne appena il profilo, e stava in silenzio mentre Johnny e Jimmy continuavano a parlare di non si sa cosa.
Matt stava ascoltando, ne era sicuro, ed era anche sicuro che la causa del comportamento strano che Alex aveva assunto dal pranzo del giorno precedente, era lui.
E Brandon aveva ragione. Matt aveva ascoltato tutto.
Alex non aveva dormito nel loro bus quella notte. Aveva dormito dai Bullet? Ma che cosa poteva avere a che fare quello con lui?
Certamente Matt e gli altri non stavano con il suo gruppo anche la notte! O almeno non tutta la notte!
Qualcos’altro l’aveva tenuto fuori un’intera notte.
Si mosse immediatamente, istintivamente, senza neanche pensarci, verso il corridoio che portava fuori da dietro le quinte del grande palco.
- Matt, dove vai? – chiese Zack, che stava arrivando proprio dalla parte opposta, con una cassa di birre fresche in mano.
- Torno subito. – gli disse soltanto.
- Matt! Tra pochissimo dobbiamo salire sul palco! – esclamò immediatamente Brian, sorpreso.
- Torno subito, ho detto! – ruggì allora lui, continuando a camminare lontano da loro.
Brian si voltò verso gli occhi, ad occhi aperti – Ma che gli prende? – chiese.
Brandon seppe che tra poco avrebbero saputo dove si trovava Alex.
 
 
Matt si avviò senza esitazione al parcheggio, con gli occhi socchiusi e le labbra strette in un broncio nervoso.
Dove diavolo era?
Nel parcheggio non c’era nessuno e i bus avevano le luci tutte spente. Ovviamente tutti i gruppi erano intorno al palco, sia chi avrebbe dovuto suonare quella sera come loro, sia a chi invece sarebbe toccato il giorno successivo.
Passò velocemente tra i bus, arrivando al proprio e dando un’occhiata a quello degli Atreyu poco lontano. Tutto buio. Non era li.
E allora cercò quello dei Bullet, camminando velocemente. Doveva fare presto. Brian aveva ragione, tra poco sarebbero dovuti salire sul palco e lui non doveva far aspettare il pubblico.
E poi lo vide. O meglio…li vide.
C’era Matt, vicino al bus dei Bullet For My Valentine, e accanto a lui un ragazzo con i capelli lunghi e un pizzetto strano.
Era uno dei chitarristi quel tipo, vero? Padge?
Alex scoppiò a ridere, improvvisamente, rompendo lo strano silenzio che c’era nel parcheggio. Si sentivano solo in lontananza il chiasso della folla e la musica che avevano messo per intrattenerli in attesa del gruppo.
Indietreggiò, sentendosi completamente scoperto. Se Alex avesse voltato di pochissimo la testa lo avrebbe visto.
Aveva le mani nelle tasche del giubbetto ed ascoltava il ragazzo davanti a se che sembrava stesse parlando di qualcosa di divertente.
Poi la porta del bus si aprì e ne uscirono gli altri componenti del gruppo.
Ora probabilmente si sarebbero mossi e avrebbero raggiunto il palco, quindi li precedette, girando le spalle e tornando indietro, cercando di ignorare il fastidio profondo che aveva sentito nello stomaco, quando aveva visto Alex ridere con quel ragazzo.
Padge.
Era lui il motivo per il quale Alex non era tornato al bus, quella notte.
Ne era maledettamente sicuro.
 
°°°
 
La mattina successiva la passarono in viaggio verso la meta successiva e Matt trascorse il tempo steso nella sua cuccetta con l’I-Pod nelle orecchie a pensare a quello che era successo, o meglio non successo, la sera precedente.
Dopo che erano scesi dal palco erano andati a festeggiare, come succedeva sempre, e quando gli Avenged ed il resto degli Atreyu erano entrati in un locale, avevano visto che c’erano anche Alex e i componenti di altri gruppi, oltre a Padge ed il resto dei Bullet.
Matt aveva voltato la testa per nessun motivo in particolare ed aveva visto lo sguardo leggermente ferito di Brandon e quello stranito di Marc, Travis e Dan, i suoi compagni di band.
Alex gli aveva visti e si era fermato a salutarli, proponendo poi di unire i vari gruppi.
Sembrava allegro, forse aveva anche bevuto un po’, ma non lo avrebbe potuto dire con sicurezza, dato che il ragazzo si era impegnato per non incontrare neanche per sbaglio i suoi occhi.
Avevano unito parecchi tavoli, facendo impazzire alcuni camerieri con le migliaia di ordinazioni, ma erano entrambi quasi ai due estremi.
Seduto li aveva pensato che Alex non aveva capito niente.
Per non farlo sentire in quel modo Alex sarebbe dovuto sparire completamente dalla sua vita. Ma allora perché, per tutta la serata, non era riuscito a togliergli gli occhi di dosso?
Perché non aveva potuto fare a meno di mettersi in modo di poterlo guardare senza che qualcuno si potesse mettere tra di loro?
Ma quello che aveva potuto appurare era che qualcuno era già tra di loro.
Padge era stato per tutta la serata accanto a lui ed insieme avevano portato avanti una specie di spettacolino molto brillo, facendo ridere l’intera tavolata.
Ripensandoci ora, nella sua cuccetta, si sentiva esattamente come si era sentito la sera precedente con quella scena davanti agli occhi. Si sentiva impotente, arrabbiato, nervoso e soprattutto autolesionista. Perché aveva continuato a guardare quella scenetta anche se lo faceva star male.
Vedere Alex ridere, gli faceva sentire una rabbia tale che avrebbe voluto sfogarla tirando pugni contro il muro della cuccetta, distruggendosi le nocche.
Oppure prendere Alex per la gola e sfogarla su di lui.
Ma quando ci pensò non gli venne in mente di, magari, dargli un pugno o chissà cos’altro.
No, immaginò di poterlo prendere e sbattere su un letto, e poi prenderlo, come lo aveva preso quella notte. Si chiese se Alex sarebbe stato consenziente questa volta.
 
Quando arrivarono a destinazione si mossero in massa verso il ristorante più vicino, e ancora una volta Alex non era con loro.
Matthew allora capì che doveva fare qualcosa. Da quando avevano avuto quella discussione nel bagno di quel ristorante, non aveva fatto altro che pensare a lui.
Se aveva voluto monopolizzare la sua testa con questo comportamento, ci era riuscito alla grande. In un modo che lo faceva arrabbiare ancora di più.
Quindi li lasciò davanti al ristorante e tornò indietro, intenzionato a far qualcosa per mettere fine a quella sensazione terrificante che sentiva nello stomaco.
Tornò al parcheggio e questa volta non perse neanche tempo a passare dal proprio bus o da quello degli Atreyu, andando direttamente verso quello dei Bullet For My Valentine, sapendo ormai che lo avrebbe trovato li.
Non si chiese neanche con che faccia sarebbe andato a bussare alla porta del bus, ma andrò dritto dicendosi che ci avrebbe pensato sul momento.
Ma non ce ne fu bisogno perché improvvisamente lo vide poco più avanti a lui che camminava tranquillamente, con le mani affondante nelle tasche dei jeans.
Seguì semplicemente l’istinto e gli andò dietro, prendendolo in modo molto brusco per un braccio.
Alex si voltò, spaventato da quel tocco improvviso, e strattonò il braccio per liberarsi ancor prima di vedere che si trattava di Matt.
- Dio Matt, mi hai spaventato! – fece, passandosi una mano sul viso.
Matthew non rispose, lo riprese semplicemente per il polso e se lo tirò dietro.
Lo portò dietro un bus, mentre Alex continuava a chiedergli dove lo stesse portando, e ce lo sbatté contro, poggiando entrambe le mani ai lati della sua testa.
Alex si zittì, vedendo il viso di Matt così vicino a lui.
Per un attimo fece in modo di aderire completamente al bus, per poter stare quanto più possibile lontano da lui.
Ma poi lo guardò negli occhi.
Matt era visibilmente nervoso, era vero, ma lo guardava fisso e per un attimo credette di essere tornato ad un anno e mezzo prima, quando lo aveva messo con le spalle al muro e aveva detto di aver voglia di baciarlo.
Non poté fare a meno di abbozzare un sorriso e poi alzò lentamente un braccio per avvicinare la mano alla guancia di Matt.
Ma il ragazzo si allontanò ancor prima che riuscisse a toccarlo davvero, dando un colpo alla sua mano, spostandola bruscamente.
Alex perse immediatamente il sorriso e strinse la mano a pugno, sentendosi completamente rifiutato ed umiliato.
- Che vuoi Matt, si può sapere? – chiese allora, incrociando le braccia al petto
- Questo sarebbe secondo te il modo per risolvere le cose? – gli chiese a quel punto Matt, velenoso – Lasciare i tuoi compagni come se non facessi parte del gruppo e non farti vedere? –
Alex sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo.
- Ma cosa ti aspettavi? Che dicessi ai ragazzi di non frequentarvi più così che io non ti stessi in mezzo alle palle, Matt? – fece, alzando un po’ la voce.
- E poi, Dio Matt, voi davvero farmi credere che il problema è il tempo che passo con la mia cazzo di band?! Cosa vuoi ancora da me? Prima mi dici di starti lontano, poi mi cerchi e mi fai una scenata. Cosa vuoi!? –
Matt rimase in silenzio e voltò un attimo la testa verso il bus dei Bullet poco lontano da loro.
- Ci vai a letto con quel tipo? Padge? – disse poi, guardandolo di sottecchi.
Alex si prese un attimo, guardandolo spiazzato.
Non si aspettava una domanda simile.
- Con Padge? Dio, no. Siamo amici da tempo! – esclamò, scuotendo la testa.
- Non hai dormito con gli altri l’altra notte Alex, non prendermi in giro! – ribatté Matt, visibilmente nervoso.
Cercava comunque di tenere la voce bassa per non attirare l’attenzione di nessuno.
Il biondo rimase in silenzio, scrutandolo a lungo.
- Matt…mi stai facendo una scenata di gelosia, ne sei consapevole vero? – gli chiese poi, sottovoce, guardandolo dritto negli occhi.
Matthew interruppe immediatamente il contatto visivo.
- Non dire cazzate, ora. Volevo solo sapere se ti trovi qualcuno da scopare ogni volta che vai a qualche concerto! –
Alex aveva sentito il cuore aumentare i battiti quando l’altro gli aveva chiesto se era andato a letto con Padge, ma ormai aveva fatto l’abitudine al fatto che ogni volta che Matt apriva la bocca…lo faceva per ferirlo.
 Si passò una mano sul viso, sospirando. Era stanco.
- Sai Matt…quando ti ho fatto quella promessa, sul fatto di non rimanerci impigliati e cazzate varie, io l’ho fatto anche per cercare di tutelarmi. Ma pensandoci…ti sto concedendo anche troppo. Avrei dovuto mandarti a fanculo dopo essere stati a letto insieme. Anzi…non ci sarei proprio dovuto venire a letto con te. Non ne è valsa davvero la pena, per tutto quello che continui a dirmi ora. –
Allungò un braccio verso la sua spalla e lo spintonò un po’, per farlo spostare di lato e poter passare oltre.
Matthew rimase a guardargli le spalle, senza avere il coraggio di fare quello che avrebbe dovuto fare. Cioè andargli dietro e chiedergli scusa, perché era un’idiota e non pensava quello che aveva detto.
E che aveva ragione: era geloso. Geloso marcio di quel Padge!
 
 
°°°
 
Alex tornò al proprio bus invece di andare da Padge come aveva programmato prima dell’attacco a sorpresa di Matt.
Si stese sul suo letto e non poté fare a meno di pensare a quello che si erano detti.
Matt era geloso, su questo non ci pioveva, e quando lui glielo aveva detto si era difeso tirando fuori una cattiveria. Perché era vero, Alex aveva già avuto qualche amante, ma Matt era il primo e anche l’ultimo del “mondo della musica” con cui aveva fatto sesso.
Ma a quanto pare Matthew Sanders era la scelta peggiore che avrebbe mai potuto fare.
Padge sicuramente sarebbe stato più sincero con se stesso e non avrebbe mai detto quelle cose.
Se Brandon non fosse stato quasi come un fratello per lui, si sarebbe innamorato istantaneamente di lui.
Ma Matthew. Matthew era stata una gran cazzata.
Forse la meno brutta tra le cazzate, ma era stata pur sempre una cazzata innamorarsi di Matthew Sanders.
 
Non ebbe neanche il tempo di rendersi pienamente conto del pensiero che gli aveva appena attraversato la mente, perché sentì la porta del bus aprirsi e delle voci riempire la zona giorno.
Lui rimase al suo posto, ma poco dopo la porta della zona notte si aprì e qualcuno avanzò nel piccolo corridoio e sobbalzò quando lo vide nella sua cuccetta.
- Dio Alex, mi hai spaventato. Che ci fai qui al buio? – gli chiese Brandon, guardandolo dall’alto.
- Volevo riposarmi un po’…- rispose semplicemente il cantante, tirandosi su sui gomiti.
Il ragazzo sembrò studiarlo per un secondo, poi si sedette accanto a lui sul piccolo letto.
- Non abbiamo avuto la possibilità di parlare in questi ultimi giorni ma…ti vedo strano. Cosa succede? C’entra Shadows, non è vero? –
Alex alzò la testa di scatto quando sentì quel nome.
Si, Matt c’entra sempre a quanto pare…
- Poco fa mi ha praticamente sbattuto con le spalle al muro e mi ha chiesto se ero andato a letto con Padge. Mi ha praticamente dato della puttana e io gliel’ho lasciato fare. Ogni volta che c’è lui di mezzo…non ci capisco più un cazzo. E so…so di essere preso da lui e ammetto di aver consumato il pensiero di quella notte a forza di ricordarlo e far finta di riviverlo. Ma perché mi sono dovuto andare a mettere in questo casino? Avevi ragione tu, come al solito. Avrei dovuto darti retta invece di seguire solo il mio uccello…- fece, con tono frustrato, prendendosi la testa fra le mani e affondando le dita tra i suoi capelli scomposti.
Brandon sospirò sonoramente – Credo che sia geloso. Credo che anche lui sia preso da te. Ma…lui è Matt Shadows, Alex. Non puoi aspettarti da lui nulla di più di quello che già ti ha dato. È fidanzato da tantissimo. Non metterebbe mai in pericolo quello che ha…devi cercare di accettarlo ed andare avanti. –
Alex si ritrovò ad annuire meccanicamente.
Si, Brandon aveva evidentemente ragione anche quella volta e capì che dopotutto non era tutto perduro. Insomma…sarebbe benissimo potuto andare avanti se faceva quello che l’amico gli aveva consigliato.
Se, invece di sperarci ancora, se ne faceva una ragione, superarlo non sarebbe dovuto essere troppo difficile. Ma si…infondo tra poco sarebbero potuti tornare a casa, in California, dove le temperature erano più alte, e avrebbe potuto dimenticarlo completamente.
Mancavano pochi giorni alla fine delle loro date nel Taste Of Chaos. Doveva solo adottare il miglior comportamento per riuscire a superare quei pochi giorni.
Prima di tutto: non sarebbe scappato da lui. Avrebbe affrontato la sua presenza, e gli avrebbe fatto capire così che le sue improvvisate e i suoi insulti non erano più accettabili.
Secondo: non sarebbe stato costretto a star lontano dai componenti del suo stesso gruppo per cercare di non dare fastidio a Matt. Non gliene importava niente di dare fastidio a Matt!
Gli sarebbe bastato ignorarlo, e tutto sarebbe andato nel verso giusto.
 
Con questo pensiero in testa, quella sera, dopo il loro concerto, trovò la forza di uscire con i suoi compagni. Erano giorni che non dormiva decentemente, e la stanchezza iniziava a farsi sentire, per questo avrebbe tanto voluto andare a farsi una lunga dormita risanatrice nel suo letto, piccolo ma comodo.
Ma alla fine si era detto che doveva rendere subito chiare le cose, e inoltre non voleva che Matt pensasse che lui fosse scappato ancora.
Voleva fargli capire che era lui l’unico che stava scappando.
 
Quando entrarono in un piccolo bar, Alex si sedette più lontano possibile da lui, dato che l’aver sentito gli occhi di Matthew addosso per tutto il tragitto lo aveva innervosito.
Aveva cercato di partecipare attivamente alla conversazione, perché della sua tattica faceva anche parte il fargli vedere che lui stava benissimo, che non ci pensava già più a tutto quello che era successo,  e che i suoi occhi costantemente attaccati addosso non gli facevano alcun effetto.
Ma non ci stava riuscendo molto ad essere socievole perché gli sbadigli erano sempre più frequenti, e gli occhi iniziavano a chiudersi come se fossero dotati di vita propria.
Ad un certo punto Brandon si alzò dal suo posto accanto ad Alex ed andò al bancone con Jimmy e Zack, per prendere altro da bere e Matthew ne approfittò immediatamente, alzandosi dal suo posto accanto a Brian e sedendosi alla sedia prima occupata dal batterista degli Atreyu.
- Ehi…- lo sentì dire Alex.
Lui prese un sorso della sua birra senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Matt non si lasciò intimidire dalla mancata risposta, bensì insistette.
- Dovresti andare a dormire. Sei distrutto. – gli disse poi, sussurrando un po’ per non farsi sentire da nessuno.
- Tranquillo. – ribatté Alex con gli occhi fissi davanti a se – Non rischio di addormentarmi su questo tavolo, io. – continuò poi, un po’ acido e Matt riconobbe subito il voluto riferimento a quanto successo un anno e mezzo prima.
- Ti va di venire con me, dopo? Voglio parlarti seriamente. Giuro che non farò il coglione questa volta. Mi dispiace per oggi pomeriggio. – rispose Matt, lasciando cadere nel vuoto la risposta acida di Alex.
- Ho un appuntamento con Padge dopo. Proprio qui. – fu la sua risposta telegrafica e priva di esitazione, ma nella sua testa si diede dell’idiota, perché la prima risposta che avrebbe voluto dare era stato un Si.
Matthew allora rimase senza parole e non poté far altro che alzarsi e lasciare nuovamente il posto a Brandon che stava tornando con le mani piene.
Il suo tempo era scaduto.
Aveva avuto la sua possibilità, anzi più di una, e le aveva perse tutte.
Padge, invece, a quanto pare aveva saputo bene quali punti toccare e l’idea che invece lui non aveva fatto altro che sputare veleno addosso ad Alex, lo faceva sentire una merda.
Tornò al suo posto, ma i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da Alex. Nel corso della serata era riuscito ad incontrare il suo sguardo solo una volta e gli era parso di leggere rammarico, ed imbarazzo e nervosismo in quegli occhi.
Solo quel piccolo particolare gli diede il coraggio di dirsi che, forse, non tutto era perduto.
 
°°°
 
- Allora si va? – fece Travis – Sto crollando. – aggiunse poi, con un grande sbadiglio subito dopo per sottolineare il concetto.
Tutti concordarono e si alzarono dalle proprie sedie, facendole strisciare rumorosamente sul pavimento.
Alex però era stato l’unico a non muoversi dal suo posto.
- Alex, andiamo, avanti…- gli disse Brandon, posandogli una mano sulla spalla.
- No, ragazzi, io resto qui. Sto aspettando Padge e gli altri per una birra. Avevano il concerto questa sera. – rispose lui, alzando la testa per abbozzare un sorriso.
Brandon notò i suoi occhi stanchi e le occhiaie sotto di essi.
- Io credo invece che dovremmo andare tutti a dormire. – gli disse infatti, ma il suo cantante scosse ancora la testa.
- No, tu vai, non preoccuparti. Ci facciamo una birra e poi torniamo ai bus. Vai tranquillo. – ribatté e il batterista capì che qualsiasi cosa gli avesse detto, Alex non si sarebbe alzato da quella sedia.
Avrebbe voluto avere la possibilità di costringerlo, perché aveva semplicemente paura che l’amico facesse qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi.
Si chinò su di lui- Per favore Alex, non fare cazzate, okay? –
Il cantante alzò lo sguardo su di lui e annuì – Sta tranquillo, ho detto. Non devi stare sempre a preoccuparti per me. –
Vorrei riuscire a non preoccuparmi, pensò Brandon.
 
°°°
 
Dopo poco che tutti se ne erano andati, Alex si spostò al bancone e prese qualcos’altro da bere. Il bar pian piano si andava svuotando e di Padge e gli altri componenti dei Bullet ancora nessuna traccia.
Si voltava ogni volta che sentiva la porta aprirsi, lo aveva fatto una paio di volte negli ultimi dieci minuti, ma quando lo fece quella volta, non poté credere ai suoi occhi.
Matt era tornato indietro e ora lo cercava nel locale.
Quando i loro occhi si incontrarono, prese a camminare tranquillamente verso il bancone e poi si sedette accanto a lui.
- Che ci fai qui? – gli chiese subito Alex, sorpreso per quell’improvvisata.
- Dov’è Padge? – fece Matt, ignorando la sua domanda, voltandosi solo con la testa verso di lui.
Alex aveva abbandonato il suo bicchiere ancora mezzo pieno sul bancone ed aveva raddrizzato la schiena, con gli occhi fissi su di lui.
- Non è ancora arrivato. Ma tu non hai risposto alla mia domanda. Cosa. Ci. Fai. Qui? – scandì. 
- Non sono un tipo che si arrende facilmente. – rispose a quel punto.
- E questo cosa dovrebbe significare? – esclamò lui, infervorandosi un po’.
- Significa che voglio che lasci perdere Padge e i suoi amichetti, e ti decidi a venire con me. – fu la risposta che ottenne, finalmente.
Aggrottò le sopracciglia – E dove, esattamente? –
- Ho preso una camera in un albergo, qui vicino. – fisse Matt, guardandolo di sottecchi.
Alex rimase sorpreso da quella risposta e poi scoppiò a ridere di gusto.
- Non esiste che io accetti di venire in una camera d’albergo con te, Matt! – fece, ridendo ancora, poi si avvicinò di più al suo viso.
- Non verrei mai e poi mai di nuovo a letto con te. Credevo di averti detto che mi sono largamente pentito di averlo fatto. – sussurrò vicino il suo orecchio, prima di allontanarsi nuovamente.
Matthew sospirò e alzò gli occhi al cielo. – Non era quello il mio invito. Se fosse stato quello te lo avrei detto chiaramente. Io…ho voluto solo trovare un posto tranquillo in cui potremmo riuscire a parlare senza attaccarci. –
Appena ebbe finito di parlare vide che Alex aveva immediatamente aperto la bocca per discutere, ma lui lo interruppe con un gesto della mano.
 - Lo so. Lo so che sono stato l’unico ad attaccarti. Quindi vorrei che tu mi dessi la possibilità di recuperare. Di scusarmi. – fece, senza guardarlo negli occhi.
Alex non rispose subito, anzi si mosse sullo sgabello per girarsi verso il bancone e prendere un sorso della sua birra.
- Non c’è bisogno di andare in una camera d’albergo per chiarire Matt. Possiamo farlo anche qui, ora. – fece allora.
La realtà è che aveva davvero paura di stare chiuso in una camera con lui, come si erano ritrovati ad essere un anno e mezzo prima.
Proprio in quel momento il rumore della porta che si apriva attirò nuovamente la sua attenzione, ma anche quella di Matt, che si girò per vedere Padge, quello che riconobbe come il cantante, Matt Tuck, e il chitarrista, Jay,  entrare nel locale e guardarsi intorno alla sua ricerca.
- No, a quanto pare non possiamo. – sussurrò allora, tornando a guardarlo, poi fece velocemente segno al barista che si avvicinò velocemente.
- Scusa…puoi darmi un pezzo di carta ed una penna? – gli chiese, cortesemente.
Il ragazzo annuì e strappò un foglio dal suo stesso blocco delle ordinazioni, per poi allungargli anche la propria penna.
Matthew allora scrisse velocemente sul foglio, prima di farlo scivolare verso Alex.
- Se dovessi cambiare idea, io dormirò li questa notte. – fece poi, alzandosi dallo sgabello.
Alex, istintivamente, allungò una mano e prese il biglietto, leggendoci sopra il nome dell’albergo e anche il numero della stanza.
Era ancora con gli occhi bassi sul foglio, quando sentì Matthew posare una mano sulla sua coscia e poi il suo fiato contro l’orecchio.
- Non farti toccare da lui, Alex. Non ci andare a letto. – disse, prima di allontanarsi da lui bruscamente, facendolo sentire per un attimo come se gli fosse mancato un sostegno.
Poi se ne andò, passando oltre ai ragazzi che ormai lo avevano individuato all’interno del locale e si stavano avviando verso di lui.
- Ehi…ma quello non era Shadz, degli Avenged? – gli chiese Matt Tuck, con il volto ancora voltato verso la porta che si era appena chiusa dietro le spalle dell’altro cantante.
Alex, come lui, guardava ancora il punto in cui Matt era scomparso dalla sua visuale, ma si trovò ad annuire automaticamente.
- Si...era lui. –
- Perché non si è fermato con noi? – chiese allora Padge, prendendo posto accanto a lui, mentre Jay faceva lo stesso dall’altro lato.
Fece spallucce, tornando a dare attenzione alla sua birra.
- Non lo so. Io non riesco a capirlo. – fu il commento che si lasciò sfuggire.
 
I ragazzi che lo circondavano erano ancora reduci dell’adrenalina scatenata dal concerto, invece lui si sentiva sempre più stanco e soprattutto, non riusciva a pensare ad altro che a Matt e a quella camera d’albergo.
Lo  odiava, perché con un semplice mossa aveva mandato all’aria tutti i suoi piani, e i suoi buoni propositi per riuscire a passare oltre e dimenticarselo.
Matthew lo voleva, ma allo stesso tempo lo respingeva.
Diceva qualcosa per ferirlo volontariamente, e se ne pentiva un attimo dopo.
Ed era vero, non riusciva a capirlo.
Riusciva solo a capire che aveva paura. Ed era geloso.
In quella frase che aveva detto prima di andarsene, Alex sapeva che Matt si riferiva a Padge.
Non farti toccare. Non andare a letto con lui.
Avrebbe voluto tanto avere le palle per farlo. Per andare a letto con Padge e vendicarsi per quello che gli stava facendo passare.
Ma non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Usare Padge per una mera vendetta non sarebbe stato da lui.
Quindi capì che doveva escogitare un altro piano, per liberarsi di lui.
Ci pensò, e ci ripensò, estraniandosi dal mondo chiassoso che lo circondava, ma alla fine, l’unica soluzione che gli venne in mente, era quella che Matthew gli aveva offerto su un piatto d’argento.
Sarebbe andato in quella stanza d’albergo.
L’avrebbe affrontato, e avrebbe ascoltato le sue scuse.
Sarebbe stato ad almeno dieci metri da lui, non si sarebbe avvicinato, non lo avrebbe toccato, anche se ne avesse sentito il bisogno.
Avrebbe ascoltato e poi se ne sarebbe andato, dimenticando tutto come si dimentica un brutto sogno al sorgere del sole.
 
°°°
 
Aveva piantato in asso Padge, Matt e Jay e se ne era andato.
Padge aveva tentato di chiedergli dove stava andando così di fretta, dato che dopo aver preso quella decisione, si era alzato velocemente dalla sedia, lasciando sul bancone una banconota.
Lui aveva semplicemente risposto che era stanco e che tornava ai bus e prima che i ragazzi potessero offrirsi di accompagnarlo, era scappato via, uscendo dal locale.
Una volta fuori, di nuovo al freddo, si rese conto che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse l’hotel in cui Matt aveva preso la camera.
Aveva solo detto “Qui vicino”
Quindi fermò la prima persona che trovò in mezzo alla strada e cercò indicazioni, fece così per un paio di volte fino a quando finalmente non si trovò davanti all’albergo.
Non si lasciò il tempo materiale per ripensarci ed entrò immediatamente nella Hall, avviandosi verso la reception.
- Scusi, dov’è la stanza 502? – chiese alla ragazza la bancone.
- Terzo piano. Vuole che faccia sapere all’ospite che sta salendo? – chiese poi la ragazza, cortesemente.
- No, la ringrazio. Lasci stare. – fu l’unica risposta veloce che diede Alex, prima di precipitarsi verso gli ascensori.
Non sapeva neanche lui perché stesse correndo in quel modo.
Forse non si voleva dare la possibilità di pensarci meglio, e quindi darsela a gambe levate.
Arrivato al terzo piano camminò lungo il corridoio, fermandosi solo quando vide scritto su una targhetta dorata il numero che stava cercando.
Oramai era fatta. Avrebbe solo dovuto bussare e poi cercare di parlare con Matt  come persone civili.
Ce la poteva fare, si disse.
Quindi bussò.
 
All’interno della stanza, nel frattempo, Matt era steso sul letto con solo jeans e t-shirt addosso, a piedi nudi. Aveva alzato il riscaldamento della camera, come se avesse sentito il bisogno di sentirsi a casa, in California. E stava facendo zapping alla tv quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera.
Spense immediatamente la tv, facendo scattare il pollice verso il tasto rosso, e poi fissò lo sguardo sulla porta chiusa.
Era lui?
Doveva necessariamente essere lui, dato che aveva dato esplicita richiesta di non essere disturbato, attraverso il cartellino appeso alla maniglia della porta.
Allora era venuto…
In quel momento si rese conto di quanto avesse davvero riflettuto poco su quello che aveva fatto.
Aveva semplicemente seguito quello che il suo istinto gli diceva, cioè di prendere una camera, come per ricordare quello che era successo tra di loro tempo prima, e chiedere scusa.
Ma non aveva davvero riflettuto su come sarebbe stato essere nuovamente chiuso in una stanza d’albergo con Alex.
La volta precedente, poi, c’era stato relativamente poco spazio per le parole, mentre ora, avrebbe dovuto spiegarsi in modo che Alex capisse e comprendesse la sua situazione.
Ma ci sarebbe riuscito?
La persona fuori dalla porta bussò ancora una volta.
Allora si decise a schiarirsi la voce.
- Chi è? – chiese allora, alzandosi dal letto ed avanzando verso la porta.
- Matt…sono io. Alex. – rispose il ragazzo, a bassa voce.
Matt, nonostante tutto, non poté non fare un sospiro di sollievo.
Era venuto.
Decise di non perdere ulteriore tempo e fece gli ultimi passi che lo dividevano dalla porta, tirando già poi la maniglia.
Si mise di lato e l’aprì quel che bastava per farlo entrare, infatti Alex entrò immediatamente senza dire una parola.
- Sei venuto, allora…- iniziò allora Matthew, senza sapere cosa dire, chiudendo la porta.
Alex aveva le mani affondate nelle tasche e, a testa bassa, annuì.
- A quanto pare…-
- Ne sono contento. – commentò lui.
- Forse lo sei solo tu. –
Detto questo Alex alzò lo sguardo su di lui e vide una cosa che lo sorprese non poco.
Matthew aveva gli occhi…spaventati.
Come un detenuto che si avviava alla sedia elettrica.
Lo guardò confuso.
- Perché sei così spaventato? – non poté fare a meno di chiedere.
- Spaventato? Io non sono spaventato! – fece subito Matt, sulla difensiva.
Il greco non riuscì ad evitare una mezza risata.
- Si che lo sei! Manca solo che ti metti a tremare! – esclamò.
- Io non sono spaventato! – ribatté ancora l’altro cantate.
Poi cadde il silenzio per un attimo, in cui rimasero a guardarsi negli occhi, prima di scoppiare entrambi a ridere.
- Ti senti bene? – chiese allora Alex, quando si furono calmati.
Matthew annuì, mesto – Si. Sono solo un po’ nervoso, perché…- non completò la frase perché capì che stare a spiegare il perché del suo nervosismo era solo una perdita di tempo e un modo per girare intorno alle cose e tirarle per le lunghe.
- …non importa. Quello che volevo fare, facendoti venire qui, era scusarmi per il modo immaturo in cui mi sono comportato in questi giorni. So benissimo che la responsabilità di quanto successo è tua quanto mia. Non avevo il diritto di trattarti in quel modo. – gli disse, abbassando un po’ lo sguardo.
Alex fu felice del fatto che la situazione precedente aveva rotto un po’ il ghiaccio, e ora si sentiva più tranquillo e pronto ad una conversazione civile.
Sospirò e si fece indietro, andando ad appoggiarsi al muro con le spalle, lasciando Matt ancora in piedi in mezzo alla stanza.
- Lasciamo stare. La realtà, Matt…è che mi sono illuso. Quella cosa della promessa, è stata una cosa stupida. Infondo sapevo che niente sarebbe più stato come prima, se fossi venuto a letto con te. Ma l’ho fatto lo stesso. Forse avrei fatto meglio ad allontanarti e dirti: “Non so perché tu voglia baciarmi, Matt, ma qualsiasi sia la motivazione, non ne vale la pena. Lascia stare”. Ma non l’ho fatto, perché io volevo venire a letto con te. Perché mi piaci davvero. – disse, con lo sguardo fisso sul pavimento e le mani unite dietro la schiena, contro il muro.
Matthew ascoltò le sue parole con attenzione e ci mise qualche altro secondo prima di rispondere a sua volta.
- Anche tu mi piaci Alex. –
In realtà la risposta che gli era venuta in mente era qualcosa di più lungo, articolato, prolisso. Ma quello che gli era venuto fuori quando aveva aperto la bocca era stato solo quello.
Anche tu mi piaci, Alex.
Il cantante degli Atreyu alzò lo sguardo su di lui, sorpreso.
Non avrebbe mai immaginato che Matt l’avrebbe mai detto ad alta voce.
Lo studiò, senza trovare nulla di intelligente e pertinente da dire, e Matthew ricambiò il suo sguardo in silenzio.
Il suo viso era serio e stava evidentemente aspettando che il primo a parlare fosse lui.
- Tu sei fidanzato Matt…- fu l’unica cosa sensata che Alex riuscì a tirar fuori.
L’altro cantante, di conseguenza, abbassò lo sguardo.
- Lo so. Dio, so che sono fidanzato Alex. Ma tu…quando ti ho visto con Padge, io… - si interruppe, senza riuscire a completare la frase e passandosi una mano tra i capelli, frustrato.
Alex lo osservò, capendo perfettamente quello che voleva dire.
- Perché continuiamo a dare importanza a quella stramaledetta promessa, se nessuno di noi due è in grado di mantenerla? – chiese allora, sottovoce.
- È l’unico ostacolo che ci divide dal punto di non ritorno Alex. – fu la risposta sospirata di Matt.  
- E allora tutto quello che devi fare è capire se ne vale la pena. Se lo vuoi davvero. – fece il biondo, capendo che quello era l’unico modo per uscirne una volta per tutti.
- Ne ho parlato con Brandon, Matt. Lui sa tutto e mi ha detto che tu non puoi darmi più di quello che mi hai già dato. Che hai la tua vita e che non saresti mai disposto a rischiare. È quello che devi capire, e sei solo tu che puoi deciderlo.- disse, con voce bassa, staccandosi dal muro per andare verso il letto che iniziava ad avere un certo fascino per lui.
Ci si sedette sopra, saltandoci un po’ su per testarne la morbidezza.
Ma no, non era quello il momento di essere fiscali, aveva semplicemente bisogno di sdraiarsi e riposare un po’ gli occhi.
Sapeva di dover dare attenzione a Matt, che sembrava stare ancora li, in silenzio, in mezzo alla stanza, pensando a quello che gli aveva appena detto, ma aveva pensato di poter aspettare li, steso, per rilassarsi e non farsi prendere dall’ansia della risposta.
- Oddio, non è così facile Alex. Prendi una decisione, mi dici tu. Ed hai completamente ragione. Solo che non è facile. Tu mi piaci, è vero, ed è una cosa completamente destabilizzante. Con Val…sto con lei da così tanto tempo. Io…io dovevo sposarla, ma tu…tu hai cambiato tutto. – disse Matt, dopo pochi secondi ancora di silenzio. E allora si aspettò di ricevere una risposta, ma fissò lo sguardo su Alex, che era steso sul letto con la testa appoggiata sul cuscino, ma non ne ricevette.
- Alex? – chiamò allora, avvicinandosi al letto.
Ancora nessuna risposta.
- Alex! –
Ancora niente.
Allora si avvicinò al letto e si sporse in avanti.
Non ci poteva credere! Alex…si era addormentato!
- Alex…non puoi addormentarti proprio ora! – esclamò, scuotendolo per la spalla, ma il ragazzo si lamentò nel sonno e gli voltò le spalle, mettendosi su un fianco.
Allora sospirò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, poi però si ritrovò a sorridere, poi a ridere piano.
Fece il giro per poter arrivare dall’altra parte del letto e si stese a sua volta, lentamente, per non svegliare Alex, anche se sembrava che neanche lo scoppio della terza guerra mondiale avrebbe potuto svegliarlo.
Posò la testa sul cuscino, per poi voltarla ed avere la possibilità di guardare il viso dormiente del ragazzo steso accanto a lui.
Lì, mentre lo guardava, capì che non c’era bisogno che Alex dicesse null’altro in più di quello che aveva già detto.
Lo prese, mettendogli un braccio sotto il costato, non preoccupandosi dell’eventualità di svegliarlo, e se lo tirò addosso, prendendolo  tra le braccia.
Per quel movimento forse un po’ brusco Alex aprì gli occhi assonnati, un po’ spaventato.
- Matt! – esclamò, cercando istintivamente di allontanarsi da lui.
- Ehi, calmati! – ribatté subito Matthew, sorpreso dalla sua reazione, trattenendolo tra le braccia.
- Dio, mi sono addormentato! – fece Alex, resosi conto della situazione.
- Che fai? Ti ho detto che non voglio venire di nuovo a letto con te! –
L’altro cantante lo guardò con le sopracciglia sollevate.
- Ma vuoi calmarti? Non stavo facendo nulla. Ti stavo solo abbracciando. – rispose, a voce bassa.
- Perché? Perché mi stavi abbracciando? – chiese Alex, abbassando finalmente la voce e rilassando un po’ i muscoli.
Matthew distolse lo sguardo – Non lo so. Mi andava e basta. –
Ci fu un attimo di silenzio, prima che il greco rispondesse.
- Domani sarà tutto dimenticato, ancora una volta? –
Matt allora cercò di liberare le braccia, di cui una era ancora incastrata tra il fianco di Alex e il materasso, e si mise supino, guardando il soffitto.
- Beh, pensavo, perché portare avanti una promessa falsa che nessuno di noi vuole mantenere? E poi…in fondo noi non viviamo molto lontano uno dall’altro. Potrei, sai, venirti a trovare, quando entrambi finiremo i nostri tour. Potremo darci un po’ di tempo per capire quello che vogliamo. Cosa ne pensi? – chiese poi, voltandosi solo un attimo per incontrare gli occhi di Alex, prima di distogliere nuovamente lo sguardo.
Alex aggrottò immediatamente le sopracciglia e punto un gomito sul materasso per tirarsi su.
- Mi stai chiedendo…di continuare a vederci? – gli chiese poi, temendo di aver sentito male.
Matthew fece spallucce – Beh…si. –
Altri lunghi secondi di silenzio.
Avrebbe voluto voltarsi e vedere l’espressione che aveva allora il viso di Alex, ma non ne aveva il coraggio.
Improvvisamente però sentì le mani del ragazzo sulle spalle e poi lo vide seduto sul proprio bacino.
Sorrideva, Alex.
Poi si abbassò a baciarlo, non dando la possibilità a Matthew di capire cosa stava succedendo.
- Aspetta, aspetta! – lo fermò allora, respingendolo.
- Non avevi detto che non saresti venuto più a letto con me? – gli chiese.
Alex lo guardò un po’ scocciato – Beh, la promessa è spezzata ora, no? Possiamo fare l’amore per la seconda volta, sono nel giusto? –
Matthew sollevò le sopracciglia e poi…si trovò completamente d’accordo.
Quindi portò la mano alla nuca del ragazzo e se lo tirò contro, ricominciando il bacio che aveva così bruscamente e stupidamente interrotto.
Ed era così che doveva essere. Perché in un secondo, quando le labbra di Alex si erano ricongiunte con le sue, tutte le sensazioni, tutto quello che aveva provato quella notte di un anno e mezzo prima, era tornato alla mente come se fosse successo solo il giorno prima.
Solo quello doveva fargli capire che doveva essere necessariamente la cosa giusta da fare. Dare una chance a quello che potevano essere, senza farsi domande, per una volta. Doveva solamente vivere quello che sentiva, fare quello che doveva fare.
Senza chiedere perché.
 
 
 

 

Non poteva essere mollata così, la prima parte! Quindi ho deciso di fare un "piccolo" seguito per concludere in modo decente la Shot precedente! Sono una brava bimba vero? che in vacanza trovo il tempo di scrivere! =) Adoro farlo, comunque =) Visto che si può (o forse si deve?) ho messo queste storie in una serie, dato che sono una il seguito dell'altra e una non si può leggere senza aver letto l'altra. Prima serie qui! xD
Grazie ai cari lettori che hanno recensito la prima parte di questa storia! Questo è un regalo per voi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, eh! baci
Vale
  
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