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Autore: Yvaine0    06/08/2010    5 recensioni
Ci hanno bombardato. Sono arrivati gli aerei russi e ci hanno bombardato. Due fratelli. Una guerra. E' stato un attimo ed è stato fatale. Abbiamo sentito un fischi e subito dopo le bombe hanno distrutto le nostre case, ucciso donne e bambini. [Questo racconto non è mio, ma di un mio amico che mi ha chiesto di pubblicarlo. A parer mio merita di essere -almeno- letto.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cecenia, 2006
 
 
 
 
 
 
 
 
Ci hanno bombardato. Sono arrivati gli aerei russi e ci hanno bombardato.
 
 
E' stato un attimo ed è stato fatale. Abbiamo sentito un fischi e subito dopo le bombe hanno distrutto le nostre case, ucciso donne e bambini.
 
Sono davanti a casa mia.
Ho cercato fra le macerie, ho trovato mio fratello. 
Sto urlando. Urlo e rivoglio mio fratello. Tutti questi sfollati, e questi cadaveri, li ucciderei più di mille volte per riavere qui il mio parente più caro.
Piango. Piango perchè quando stavo male, mi confidavo con lui. Ora lo tengo in braccio, gli stringo la mano fredda e le vesti lacere. Le mie lacrime gli bagnano la barba.
E' stato tutto così breve. Ogni secondo passato con lui è stato breve.
Vorrei dirgli che è l'orgoglio di mia madre e di mio padre. Vorrei dirgli che l'ammiro, e che spero, un giorno, di poter avere una vita come la sua, vissuta a testa alta.
Ma ormai mio fratello è morto, il suo corpo è un contenitore vuoto ch non voglio lasciare. Continuo a stringerti, fratello mio, e ti maledico. Ti maledico perchè eri qui, oggi, e ormai non sei più.
Prego.
Prego che Dio mi riporti la tua anima. 
Prego che mi mandi sciami di vespe a pungermi e uccidermi, per sapere che un uomo come te, un eroe di tutti i giorni, vive.
Nella mia mente però, nonostante la tua immutata morte, mi assalgono comunque orde di insetti.
Provengono da ovunque, scolopendre e tarantole che mi mordono, e mi pungono, ma non uno dei loro denti, o dei loro morsi, mi riporta i sogni che avevi nel cuore.
Nessuno di loro mi riporta la tua voglia di vivere, di tendere la mano.
Di tutti questi corpi senza vita, solo una vita, e una morte, occupano la mia mente.
Fratello mio, smetto di pregare.
Come può un Dio permettere tutto questo scempio?
Cosa abbiamo fatto noi per meritarci questo?
Se Dio è nostro padre, come può permettere che uno sei suoi figli ne ucci un altro, sotto i suoi occhi?
Se Dio è ovunque, è anche nelle bombe, che sono esplose, oggi, in queste macerie, nella tua morte?
Le tarantole mi mordono la schiena, più forte. Più forte. Più forte.
Non ho più lacrime.
Gli aerei e la guerra hanno stroncato la tua bella gioventù.
Ricordi quando, da bambini correvamo nei campi, col sole e colla pioggia? Ricordi? E guardavamo i lampi dalla finestra, ed eravamo divertiti da tutto quel rumore? Ora i tuoni che sentiamo sono le mitragliatrici e gli scoppi.
Ho paura, fratello mio.
Ascolto le tue labbra chiuse, e non riesco a consolarmi.
I miei occhi non incrocieranno i tuoi, correndo fra i prati, stupendomi per le bellezze della natura, o al mio matrimonio, quando avrò dei figli....
E' stato breve il tuo viaggio.
Tante le cose che non hai visto, tanti i lampi che ci sono passati vicino e non abbiamo visto, nè sentito. Tante le cose che non ti ho detto, e vorrei uccidermi per questo, ma anche il mio treno è quasi arrivato al capolinea. Le urla delle genti si trasformano in canto, in coro celestiale. Mi hanno sparato, Karim.
Fra poco ci rincontreremo, in un aldilà o in un altro.
Mi accascerò a te, come un tulipano sbattuto da una raffica troppo forte, su un papavero calpestato da un bimbo.
Un orizzonte rosso tramonta con noi.
E vengono le stelle.
  
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