Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: _Ella_    06/08/2010    5 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Lo svolgimento

 

Era tornato, niente di meglio per “festeggiare” la sua guarigione. Purtroppo la febbre era durata per qualche giorno in più ed aveva potuto vedere Axel solo a metà settimana. Era tornato prima di capodanno, sì ma anche prima di Natale. Caspita, doveva fargli un regalo e non aveva la più pallida idea di cosa. Quel pomeriggio avrebbero fatto una passeggiata a piedi e ci sarebbero stati anche Demyx e Xaldin, peccato che Riku, Sora, Naminè e Kairi si fossero autoinvitati. Maledetti. Scalpitava alla finestra, guardando la strada da dove sarebbero dovuti venire i tre e non riusciva a stare calmo. Avrebbe rivisto Axel! Sembrava che non lo vedesse da secoli. Lo chiamarono chiedendogli se la smetteva di battere i piedi per terra come se fosse un cavallo imbizzarrito, rompiscatole. Eccoli! Scattò verso la porta, inciampando nella tenda della finestra e non spiaccicandosi a terra per miracolo. Aprì la porta e corse verso il suo ragazzo che non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo che cadde nella neve, trovandosi Roxas addosso che lo baciava con foga.
-Wow!- fece Xaldin ridendo -Funghetto, lascialo respirare!-, il biondo si staccò dalle labbra di Axel che sorrideva compiaciuto, nonostante il dolore e il gelo della neve che gli si stava infilando nelle ossa
-Ti sono mancato, angioletto?-
-Non immagini quanto!- lo baciò ancora, poi si ricordò di una discussione e si staccò, lo sguardo tormentato.

Era in salotto, la febbre stava andando via finalmente e avrebbe rivisto il suo ragazzo non appena fosse stato meglio. Si era accoccolato sulla poltrona avvolto il un coperta, un libro in mano e una tazza di cioccolato bollente sul tavolino al suo fianco. La casa era vuota, o perlomeno non c’erano i suoi gemelli che erano a casa di Riku, e tutto era silenzioso, si sentiva solo la televisione che sua madre stava vedendo in cucina. La porta si aprì e si chiuse, lasciando entrare suo padre, lo guardò sottecchi togliersi il cappotto bagnato dalla neve, non lo salutò neppure, non si parlavano da quando aveva detto che aveva un problema. Non si era nemmeno sforzato di chiedergli scusa ed era questo che faceva più male, avrebbe anche voluto che lo salutasse al ritorno da lavoro ma non l’aveva fatto e lui non avrebbe ceduto, non era lui quello che aveva sbagliato. L’uomo andò in cucina, dichiarando felicemente che aveva finito di lavorare fino al giorno della befana, poi era calato il silenzio. Sua mamma era ancora furiosa con lui per quello che aveva detto al suo bambino ma ovviamente non lo dava a vedere, almeno non spesso. Prestò poi attenzione al libro, che era sicuro più interessante di ascoltare il silenzio. Sentì dei passi, oh ora scommetteva che gli avrebbe anche rinfacciato che se ne stava sempre a leggere.
-Puoi almeno guardarmi?- fece furente, quello furente doveva essere Roxas che invece lo guardò con sguardo neutrale, aspettando che parlasse -Non sono d’accordo con quello che stai facendo, chiaro?-
-Cosa starei facendo, sentiamo?-
-Ti vedi con… con un uomo, Roxas! E c’è più di una cosa sbagliata in questo. Vorrei conoscerlo ma non ci riesco, non riesco nemmeno più a guardarti- sentì un groppo in gola, con questo che voleva dire? -Non voglio sentirlo più nominare in questa casa, ti è chiaro? Ti lascerò fare quello che vuoi perché tanto lo faresti lo stesso ma di lui non voglio sapere niente, così farò finta che mio figlio sia ancora normale!-
-Io sono normale!- urlò, non riuscendo più a trattenersi -Cos’è, ti da fastidio non poterti più vantare che il tuo figlioletto cambia donne ogni notte?! Mi dispiace che non potrai più parlare di me perché ti vergogni di avere un figlio gay ma è quello che sono! E se vuoi posso anche non chiamarti più papà, se vuoi puoi anche dire che io sono l’unico della famiglia che non ha te come padre, che sono un bastardo! Preferirei esserlo sinceramente, piuttosto avere un padre che mi trova sbagliato!- suo padre strinse i pugni, ci mancava poco che lo picchiasse ma aveva imparato che con lui, a differenza di Sora, uno schiaffo non serviva per fargli abbassare il tono, per rimetterlo sulla “giusta strada”, con lui funzionavano le parole taglienti e velenose.
-Vorrei davvero che tu lo fossi- quelle parole ebbero la capacità di fargli venire la nausea, per poco non vomitava sul parquet -Ma sarai mio figlio finché non morirai-.
-Non preoccuparti,
Terra, magari sarai fortunato e morirò prima di quanto speri-.

Non aveva fatto parola con nessuno di quella discussione, ovviamente sua madre aveva sentito ma non aveva fatto allusioni su quello che si erano detti, voleva che fosse acqua passata ma ormai Roxas e suo marito non si salutavano nemmeno più. Che bel Natale del cazzo. Pensò, rialzandosi e aiutando Axel a fare lo stesso. Il rosso lo abbracciò, sussurrandogli all’orecchio che voleva sapere quello che era successo. Già, voleva dirglielo, peccato che ci fosse tutta quella gente… li avrebbero mollati, che altro, anche per un quarto d’ora che sarebbe bastato senza dubbio. Meglio avvisare Xaldin e Demyx, così avrebbero fatto di tutto per trattenerli. Cominciarono ad incamminarsi mentre il Notturno Melodico parlottava allegramente con il suo gemello e Riku, le due ragazze erano distratte dalle vetrine così lui e Axel sgattaiolarono via, correndo velocemente più lontano possibile, dove non li avrebbero trovati e nessuno avrebbe potuto disturbarli. Il più grande lo baciò, prima di tirare fuori dalla tasca del giubbotto un pacchettino. Il biondo lo prese incuriosito e sorrise, ecco di che collezione parlava, non ci aveva mai fatto nemmeno caso che aveva davvero una collezione di polsini e anelli. Si infilò il polsino a quadretti bianchi e neri a destra e i due anelli, sempre uno nero e uno bianco, alla stessa mano.
-Sai, siamo noi due. Tu sei il bianco perché sei un angioletto, io sono il nero-
-Grazie- fece sorridente, baciandolo
-Ora però mi dici che caspita è successo, got it memorized?-.
Dirglielo non era facile, dopotutto era “colpa sua” se suo padre non lo riteneva normale e voleva che non fosse suo figlio. Poco male, aveva capito che pensava più a se stesso che agli altri. Cominciò in maniera confusa, poi si calmò e raccontò tutto per filo e per segno, versando anche qualche lacrima di rabbia e delusione, non voleva che la prendesse male, perché adesso Axel era davvero l’unica cosa che gli importava. Non capiva perché, era strano, ma con lui era tutto diverso, era un'altra persona, senza quell’aria da menefreghista, sempre col sorriso sulle labbra e gli occhi luminosi, così dicevano.
-Sai, Axel, non mi importa. Non rinuncerò a te per farlo contento, il suo è solo uno stupido capriccio da bambino-
-Gli passera, angioletto, non preoccuparti… è solo confuso e sconcertato… un po’ la stessa reazione che ha avuto il mio vecchio-.
Poi si alzò in piedi, quasi preso da una scossa e prendendolo per il polso se lo tirò dietro, lui lo seguì confuso non capendo che voleva fare. Quando capì dove stavano andando alzò un sopracciglio, ma che gli passava per la testa a quell’ananas rosso? Quell’idiota… Dio, sembrava passato un secolo da quando era convinto che di fianco a quella parola, sul vocabolario, ci fosse la foto del rosso. Bhè, lo pensava anche adesso ma con un po’ più di affetto. Axel aprì la porta di casa sua e la chiuse subito, sbattendoci contro Roxas, cominciando a baciargli famelicamente il collo. Quello era sicuramente un idiota patentato, l’aveva portato via improvvisamente per cosa? Perché aveva voglia di fare sesso?
-Voglio sapere cosa ho fatto per averti fatto venire questa voglia improvvisa-
-Oh, tu non hai bisogno di fare niente, già vederti mi eccita parecchio…- cominciò a palparlo mentre gli mordicchiava le orecchie; bene, era anche un molestatore! Rise, attirando la sua attenzione -Che ridi?-
-Sei un pervertito- commentò, prima di lasciarsi sfuggire un gemito sentendo la mano del rosso sfiorargli l’intimità,
-Esatto e per tua sfortuna, angioletto, sarai costretto a fare quello che voglio-
-Altrimenti, che mi fai?- se lo scostò di dosso, allontanandosi dalla porta e da lui, cominciando a camminare verso la cucina, sedendosi su una sedia; Axel lo raggiunse, e lui lo guardò, aveva gli occhi lucidi dall’eccitazione e un brivido gli attraversò la schiena, era stato lui a “ridurlo” così.
-Vuoi davvero sapere che ti farei?-
-Mh… vediamo se può interessarmi- fece, fintamente annoiato; l’altro rise, avvicinandosi, poggiando la testa sul tavolo
-Sei uno stronzo, lo sai?-
-Quest’angioletto starà imparando da te-.
Axel rise ancora, poi lo baciò, sedendosi sulle sue gambe. Se Roxas la prima volta era un po’ timido, tremante e lasciava fare al più grande quello che voleva, ora aveva riacquisito tutto il suo essere latin lover e non gli stava permettendo di prendere il controllo della situazione. Si misero quasi a litigare, una lotta a chi stuzzicava meglio l’altro, una discussione per chi baciasse meglio. Senza che se ne accorgessero erano finiti sul divano, forse perché continuavano quasi a fare un valzer per spostarsi e decidere chi dovesse stare con la schiena contro il muro, Axel seduto e Roxas a cavalcioni su di lui, che gli tormentava il collo con baci e morsetti. Sentì Axel sospirare e sorrise contro la pelle del suo collo, finalmente gli aveva strappato un gemito. Gli baciò famelicamente le labbra, poi si alzò.
-Il mio lavoro qui è finito- commentò, la faccia di quell’ananas rosso era da immortalare
-Che?!-
La sua voce era acuta e il piccolo scoppiò a ridere; sentì i passi dell’altro farsi più vicini, il suo odore invaderlo mentre rideva ancora ad occhi chiusi, poi si calmò e lo guardò. Axel si curvò verso di lui prendendogli le mani tra le sue, le labbra vicine al suo orecchio. Glielo morse dolcemente, lo leccò senza ritegno
-Vuoi davvero finirla qui, Roxas?- se prima sarebbe potuto andare via e ridere sulla sua reazione, ora, dopo che aveva usato quella voce così sexy, sarebbe rimasto per tutta la vita a farsi fare ogni cosa -Guarda che se non rispondi la smetto-.
Ok, ora lo odiava, gli avrebbe fatto passare le pene dell’inferno, altro che angioletto. Deglutì a vuoto, chiuse gli occhi per ingannare l’imbarazzo, per non guardare Axel negli occhi perché altrimenti gli avrebbe potuto dire qualsiasi cosa
-Allora smettila- l’avevo detto, no? Mai sfidarlo. L’altro rimase in silenzio per un po’, poi rise, la sua splendida risata roca che lo faceva tremare dentro
-Nonostante tutto non hai ancora smesso di fare quello che io non voglio, nanerottolo- ora sveniva, sveniva di sicuro, quella era quasi una minaccia e se il rosso lo minacciava mentre era eccitato significava che gliel’avrebbe fatta pagare solo in un modo, deglutì prima che l’altro continuasse -… Lo sai che tra dolore e piacere folle c’è un sottilissimo filo? Ti farò fare il funambolo, oggi-.
Almeno ora sapeva che il suo ragazzo non era un bugiardo. Era quasi devastato, aveva dormito per ore intere e persino i sogni avevano fatto il gioco di Axel, ancora gli risuonava in testa la sua risatina soddisfatta, quando lui si stava assopendo. Si alzò in piedi, il rosso stava vedendo la televisione bevendo la coca cola, quant’era bello…
-Buon giorno- lo salutò -Lo sai, angioletto, che sono le dieci e mezza del mattino e che hai dormito per più di dodici ore, perché ti ho posseduto, egregiamente direi, per quasi tre ore?-
-COSA?! Potevi anche svegliarmi! Mio Dio, mi ammazzeranno! Erano le sei quando siamo arrivati a casa tua!- cominciò a pregare in tutte le lingue che conosceva
-Ma dormivi così bene…- si scusò l’altro, alzandosi per baciarlo dolcemente -Dai, vestiti che ti riaccompagno a casa- Roxas alzò un sopracciglio -Sei nudo, mio caro e credo che sia stato un miracolo se non ti ho violentato nel sonno-
-Oh, grazie tante- gli diede un altro bacio, prima di alzarsi e vestirsi, era sicuramente nei guai ma non gli importava, qualsiasi cosa gli fosse capitata andava bene dopo aver passato quelle tre ore con Axel.
Saliti sul Liberty e messo il casco partirono verso casa sua. Non avrebbe voluto andarsene ma qualcosa gli diceva che era meglio, che se si fosse trattenuto un altro momento lo avrebbero ucciso e impiccato e lui non voleva morire, non ora che era così felice. Sussultò mentre guardava la strada, quella figura nera e spaventosa era ricomparsa, chiuse gli occhi e piantò la testa coperta dal casco nella schiena del rosso, tenendo gli occhi chiusi. Che diamine succedeva da un po’ di giorni? Erano arrivati e nemmeno sen’era accorto, scese dal motorino e si tolse il casco, guardò Axel per salutarlo e lo baciò dolcemente, aspettò sul marciapiede che si allontanasse. Mentre quello girava vide ancora la figura, proprio di fronte a lui sul ciglio della strada, era una cosa orribile ed era anche più definita dell’ultima volta: il corpo doveva essere quello di un animale, come un cane, ma si teneva sulle zampe posteriori che erano più grandi e con degli artigli spaventosi, il volto pieno di cicatrici che rendevano il pelo rado, gli occhi uno rosso e l’altro giallo assolutamente maligni, la bocca contorta in un espressione di dolore, imbestialita dalle grandi zanne che ne uscivano. Era tutto nero, spaventoso e terribilmente animalesco, eppure con qualcosa che gli ricordava un umano. Chiuse gli occhi, respirando a pieni polmoni, quando li riaprì non lo vide più e rientrò in casa, certo quello che lo aspettava era assai più spaventoso di quella specie di cane.
-È tornato!- urlò Naminè, vedendolo per poi correre ad abbracciarlo -Ma dove eri finito?-
-Ero da Axel- ridacchiò, ricevendo dalla ragazza uno scappellotto e un sorriso felice.
Ovviamente era stata immancabile la sgridata, questa volta solo da parte di sua madre. Ovviamente Terra non voleva sapere più nulla di lui, Brutto stronzo… vaffanculo. Mi dispiace solo di non poter rimanere incinto! E così era stato esonerato dal regalo di Natale, certo come no, sua madre non l’avrebbe mai privato di una cosa del genere; comunque chiese scusa, spiegò che si era addormentato ed aveva dormito per più di dodici ore, quindi non avrebbe mai potuto avvertire. Sua madre sospirò, per poi ridacchiare, osservando che l’amore è una brutta malattia ma la migliore delle cure. Bhà, valla a capire. Si avviò per andare in camera sua, quando sussultò, vedendo cosa c’era sopra le scale. Non ne poteva più di vedere quel mostro disumano, era la terza volta nell’arco di mezz’ora. Respirò affannosamente, aveva paura, era una cosa assolutamente orribile e se non ci avesse fatto l’abitudine avrebbe cominciato ad urlare.
Si svegliò di soprassalto, che ci faceva in ospedale?! Era svenuto di nuovo?! Sentì un pianto e mugolando frustrato si parò le orecchie, stizzito. Il dottore gli si avvicinò, l’aria più morta di quella che aveva di solito, certo per essere un dottore non era parecchio rassicurante. Gli puntò una lucina negli occhi e lui li chiuse subito, capendo poi che avrebbe dovuto tenerli aperti.
-Non fare i capricci e leva queste mani-.
Così fece, capendo poi che quel pianto era di sua madre
-Ho una notizia per te, ragazzo e non ti piacerà, stanne certo-. 

Una notizia che non gli piacera... bhè, aspetterete la prossima puntata per saperlo! bwhahaha :P
Come al solito ringrazio tutti eccetera, eccetera... ormai sono diventata ripetitiva! Ma non mi stancherò mai di dire che vi ringrazio infinitamente per le recensioni! *___________* Soprattutto ai tre che non mi stanno abbandonando! :P Io vi amo
E comunque, sì, anche io odio Terra ù.ù Stronzo! Bhè, al prossimo capitolo, credo arriverà domani perchè già l'ho scritto... huhuhu <3

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: _Ella_