È la volta di Saïx! Vi confesso che non mi piace molto questo
personaggio .__. Non è stato facile trovare una trama in cui
coinvolgerlo, anche perché lui è il membro meno ‘attivo’
dell’Organizzazione dopo Xemnas, nel senso che
non ha alcun ruolo in 358/2 days se non quello di assegnare le missioni agli altri
membri. Ma alla fine ho trovato un’analogia che mi è sembrata
buona e… Beh, ecco a voi il risultato.
Ringrazio profondamente
le tre recensioni!
Dany92: Anch’io adoro Peter *-* E ho
voluto giocare proprio su quel contrasto assurdo tra lui e Zexion.
Perché, sotto sotto, a me Zexion
sa di puccioso. xD Sono
felice che ti sia piaciuto! (Nessuno meglio di me può capirti; Roxas è sempre un colpo al cuore. <3 Quando seppi
che lo doppiava Jesse McCartney mi sono un po’
allarmata, ma alla fine il risultato mi è sembrato più che buono xD Nuu, stai seguendo Kuroshitsuji?! Kyah, Ciel vestito da ragazza che viene molestato dal
Visconte è una sagoma xD E hai visto la scena
del corpetto? Yaoi spudorato o__ò ! xD) Un bacio e a presto!
Sarephen:
Ti adoro. No, sul serio. Ho
letto la tua recensione a Come in un film
e ho detto queste esatte parole, e adesso le ripeto. Ti adoro. La precedente
recensione è arrivata, tranquilla; e anche di quella non so come
ringraziarti. Mi hai commossa, dico davvero. <3 Spero che anche questo
capitolo ti piaccia!
kimagattinanera: Lol, anche
per me è stato divertente abbinare Vexen allo Stregatto xD Grazie mille per il
tuo commento!
Grazie anche a chi si
limita a leggere. Vi lascio al capitolo ^^
Prompt:
#14. Bad and good, black and white –
there is no such thing
Rating: Giallo
Genere: Drammatico
Ambientazione: Circa la prima settimana di 358/2 days
VII
Non
esiste il bene o il male. Esiste solo il potere, e quelli troppo deboli per
averlo.
{ Harry Potter e la
Pietra Filosofale }
Il
prigioniero ansima di fatica. Il corpo immenso, abbandonato sul pavimento della
fredda cella in cui lo tengono rinchiuso da giorni, è scosso da tremiti,
il petto si abbassa e si solleva in quella corsa infinita che è il
respiro di una creatura stanca. Il muso contorto in un’espressione di
sofferenza, i denti aguzzi baluginanti nella penombra, gli artigli scheggiati.
Bestia, lo chiamano ora. Perché ha
perso il suo nome nello stesso momento in cui ha perso la sua umanità.
Eppure mai nessuno direbbe che non è
umano, pensando al modo in cui si
ostina a resistere.
Il motivo di quegli artigli rotti, di quel
dolore nei tratti, di quel corpo esausto è l’attaccamento a quella
stessa umanità che la Bestia ha già perso e che vuole tenersi
stretta anche se da anni per lui è già troppo tardi.
Ha percosso le pareti, preso a pugni il
pavimento, morso le sbarre, e malgrado la sconfitta non si arrende ancora.
Il carceriere lo guarda e pensa che
vorrebbe averne tanti di mostri come lui.
Si avvicina, lo studia attentamente, senza
una parola, ma le bestie hanno sensi molto più fini di quelli degli
esseri umani. Il prigioniero tiene gli occhi chiusi, ma ringhia alla sua
presenza – due file di denti pericolosi in vari modi.
« Non ne avete ancora abbastanza?
»
È la Bestia a pronunciare quelle
parole, che suonerebbero molto più giuste dalle labbra del Nessuno al di
qua delle sbarre. Saïx resta impassibile a
quella dimostrazione di fierezza, ma sente che non molti altri saprebbero
dissimulare la riverenza di fronte a tanta forza d’animo.
« Questo è esattamente
ciò che ero venuto a dirti. »
La Bestia si tira su di scatto, spalancando
gli occhi ferini, e sputa veleno e bile ai suoi piedi, al di là delle
sbarre.
« Non cederò mai. Mai. »
« Tu non hai bisogno del mondo
là fuori. » Lo circuisce: sa che è inutile, ma non
può fare altrimenti. Lui è uguale a loro, in quel cuore che
ancora ha. « Non riesci a capire? Rifletti. Sposando la nostra causa
avrai tutto ciò che desideri. Avrai il potere di un cuore che
potrà conferirti un nuovo aspetto, l’aspetto di uomo che ti
è stato negato per pura presunzione di giudizio. Perché non accetti
di lavorare con noi? È ciò che di meglio potrai mai ottenere.
»
Il prigioniero resta immobile nel centro
della cella, a ringhiare la sua rabbia contro un essere che non può
comprenderla semplicemente perché non ricorda cosa sia.
« Quelli come te non possono capire
» risponde, e questa volta la sua voce è bassa e roca, trattenuta.
Quasi a voler fargli capire, invece.
« Menti a te stesso, uomo. Io
non sono come voi. Anche se ho perso mani e piedi e le mie membra si sono
riempite di una forza animale, riesco ancora a discernere la differenza tra
ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. »
Saïx scaccia via quelle
parole e l’ironia di cui gronda la parola ‘uomo’ con un unico
gesto secco della mano.
« Giusto o sbagliato, male o
bene… Credi davvero che esista tutto ciò? Sei abbastanza
intelligente da capire che nulla è sbagliato e nulla è giusto, ma
che tutto esiste in funzione di uno scopo. Tornare ad essere veri uomini
è ciò di cui abbiamo bisogno, tu ed io e i miei compagni. Non
è giusto, non è sbagliato, è unicamente il nostro
obiettivo. »
La Bestia, di colpo, sembra una creatura
sfinita. Sospira e con un braccio afferra una delle aste di ferro che li
dividono e che segnano solo i confini fisici della sua prigione. Forse potrebbe
riuscire a piegarla, ma forse non ne ha più la forza o forse non ne ha
più la voglia.
« Tu non sai… Non sai…
»
« Cosa, non so? »
Si passa una zampa artigliata sul muso. Un
gesto tanto repentino che gli artigli incidono la carne e un taglio scuro
compare sulla sua guancia, ma lui non sembra neppure accorgersene. La lascia
cadere e si abbandona contro la parete. La sua voce non è ancora quella
della sconfitta.
« Tempo fa, probabilmente ti avrei
obbedito. Avrei seguito la tua strada senza protestare. Vedi, anch’io
come te non avevo nulla… Nulla da perdere. »
Si interrompe, come a sfidarlo di volerlo
contraddire. Saïx tace. Non può
contraddirlo. I Nessuno non hanno
nulla, e quel poco che hanno è per loro fonte di tormento e rimpianto. O
di qualcosa che sembra essere tale.
« Ma poi… » La Bestia
abbassa la voce, china il capo e sorride.
E non c’è più traccia dell’animale in quel sorriso.
« Poi è arrivata lei. »
« Conosco la tua storia. » Saïx ripete lo stesso gesto; non ne capisce il motivo,
ma non intende più ascoltarlo. « Di come pensi che quella giovane
sia la persona che spezzerà la tua maledizione. Tuttavia ti ripeto che
non hai bisogno di illuderti. Non hai bisogno di lei… Adam.
»
Gli occhi della Bestia tornano a
scintillare d’ira, e con il loro bagliore spezzano
l’oscurità della stanza e del mondo intero.
Forse gli ha fatto male udire di nuovo il
proprio vecchio nome, o forse semplicemente le parole che sono venute prima.
« Cosa
ne sai, tu, di ciò di cui ho bisogno io? »
È un lampo: prima di vedere il suo
movimento, Saïx sente alla gola la morsa delle
sue zampe bruscamente infilate tra le sbarre. Cerca di recuperare il fiato, gli
occhi a poca distanza dalle fauci della Bestia.
« Cosa ne sai, tu, di
un’ossessione che ti fa stare bene anziché male? »
Racimola abbastanza forze da evocare la sua
Claymore. Cerca di colpire il mostro che gli sta di
fronte, ma il risultato è che le sbarre vengono danneggiate, e che la
Bestia, ringhiando, inizia a forzarle per uscire dalla cella.
« Cosa ne sai, tu, della speranza e
della fiducia? »
Gli salta addosso. Saïx
cerca nuovamente e ripetutamente di colpirlo, ma la Bestia è fuori di
sé e la disperazione lo rende innaturalmente lucido. Evita ogni suo
colpo, finché è abbastanza vicino da posargli gli artigli sul
petto e gettarlo a terra, calando su di lui. La sua bocca è un tunnel
nero famelico e pulsante di ferocia.
« Cosa
ne sai, tu, dell’amore? »
E ad un tratto, proprio quando Saïx si vede perduto, la Bestia si ferma.
È come se un’ombra si
diradasse lentamente dal suo volto. I lineamenti contratti si distendono, gli
occhi perdono quella luce folle e assassina che li animava, e alla rabbia si
sovrappongono uno ad uno stupore, fatica e infine il nulla assoluto.
La stretta su di lui si allenta e il mostro
si ritrae lentamente, alzandosi sulle zampe posteriori, come un essere umano.
Saïx esita per qualche
istante, ma rendendosi conto che l’altro non intende attaccarlo di nuovo
si decide infine a sollevarsi su di un gomito, stupito dalla sua resa.
La Bestia lo guarda a lungo, con gli occhi che
potrebbe avere un vecchio che ha visto scorrere la vita del cosmo.
« Le nostre strade sono diverse.
» Nel silenzio, la sua voce è il sussurro del soldato reduce da
una guerra che non ha mai voluto combattere. « Qui ci dividiamo
definitivamente. Segui la tua. Io seguirò la mia. »
Scatta verso l’unica porta della
segreta, lasciandogli addosso solo una goccia del suo stesso sangue, scorso via
dalla ferita che si è procurato da solo, in quell’attimo di
debolezza rappresentato dal pensiero di ‘lei’.
E sparisce nel buio di fuori.
Saïx si alza con gesti
cauti, lenti. Riflette. È stata dura catturarlo. Sarà impossibile
riprenderlo. A questo punto, non gli resta che inviare il custode del Keyblade al Castello della Bestia, e di stare a guardare.
Raccoglie la Claymore
e si volta a guardare con disprezzo le sbarre distrutte sparse sul pavimento.
Alla fine, non è neppure riuscito ad ucciderlo.
Debole.
Eppure, se ripensa al suo sguardo, alle sue
parole, alla sua voce mentre parlava di Belle, non può fare a meno di
chiedersi se la Bestia non sia in realtà molto più umano di
chiunque altro abbia mai conosciuto, dotato di cuore o meno.