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Autore: _Ella_    07/08/2010    5 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Essì Edo, Axel è da strasbavo.. lo so, ne sono consapevole e mi trovo a pensare che Roxas abbia un gran culo (non solo in senso figurativo xD)
In ogni caso, mia cara Fexy anche io odio Terra perchè è uno stronzo ù.ù Ed ora eccoti spiegato cosa ha il nostro piccolo Roxas ç_________ç Devo dire che mi è costato non poco... vedrai... anzi, vedrete huhu

 

 

La verità fa male

Non ci credeva, no! Non era possibile! Continuava a fissare il soffitto della sua stanza con sguardo vuoto, perso chissà dove. Si chiedeva come l’avrebbe presa, come glielo avrebbe detto ad Axel. Farò passare prima le vacanze, non voglio rovinargliele. E intanto nella solitudine della stanza quella bestia gli faceva compagnia e poteva sentire il suo fiato sul collo, la puzza di carne putrefatta. Gli venne da vomitare, pensando che prima o poi avrebbe azzannato anche lui ed avrebbe fatto la fine di un pezzo di carne. Non aveva pianto alla notizia, il dottore diceva che era in una specie di stato di shock e che non si era ancora reso conto di quello che gli stava accadendo. Esatto, ci aveva azzeccato, forse quando se ne sarebbe accorto avrebbe pianto tutte le sue lacrime. Sua madre continuava a piangere e Naminè e Sora continuavano a chiedere a lui e alla donna cosa fosse successo. Per il momento, in effetti, non era successo proprio niente. Sospirò e girò la testa verso quella bestia, a guardarlo meglio nei suoi occhi ci leggeva la disperazione, forse la stessa che aveva lui adesso. Cercò di toccarlo ma non appena allungò la mano quello scomparve in una nube di fumo nero. Piantò nuovamente gli occhi al soffitto, voleva vedere Axel. Voleva stare con lui, passare con lui ogni minuto ma non poteva, altrimenti gli avrebbe detto tutto e l’avrebbe rattristito. O l’avrebbe fatto disperare. No, non se ne parlava. Come cavolo glielo diceva ora? Come faceva a dirgli che… si passò le mani in faccia, esausto dal troppo pensare. Però voleva dirglielo, doveva! Il rumore dei passi gli impedì di continuare a pensare, nella stanza entrò un Sora saltellante.
-Andiamo a pattinare?- chiese, facendo gli occhi a cucciolo -Dì di sì! Dai, fai venire anche Axel e gli altri due… però questa volta promettimi che non sparite!-, Roxas rise poi annuì
-Va bene!- esclamò, l’altro gli saltò addosso e lui si lasciò strangolare.
Finalmente era il giorno di Natale, si precipitò giù dando gli auguri a tutti, catapultandosi sui regali. La bestia stava annusando quello che gli aveva fatto Axel, così decise di aprire prima quello. Scartò velocemente e sorrise, le lacrime agli occhi. Era una di quelle collane che si dividono, questo era uno yin yang ma nello scatolino c’era solo la parte nera, quella bianca sicuramente cel’aveva Axel. Sorrise, prendendola e legandosela al collo, pensando che aveva fatto bene a regalargli una loro foto incorniciata, era quasi la stessa idea, che sarebbero stati insieme per sempre; prese un foglietto e lesse il significato delle due parti del ciondolo, constatando che la parte nera era proprio adatta a lui. Se quella bianca significava sole, giorno, luce, caldo, estate, primavera, estroversione, vita la sua significava luna, notte, buio, freddo, inverno, autunno, introversione, morte. Accarezzò il muso canino della bestia nera, senza che nessuno lo vedesse, altrimenti l’avrebbero preso per pazzo, poi si concentrò sugli altri regali. Dopo il cenone di Natale mangiarono molto poco quel giorno, sua madre era sempre capace di cucinare a livello industriale nonostante nessuno di loro mangiasse molto, a parte Sora. Così, dopo aver ingoiato a fatica l’ultimo pezzo di pandoro, che a Roxas piaceva tanto, si schiaffò sul divano, con le carte in mano che stava mischiando, aspettando che venissero Riku e Kairi per la solita partitina.
Amava il Natale per quello, più che per i regali, perché stavano sempre assieme a fare tardi la notte, a volte si addormentavano addirittura con le carte in mano. No, precisiamo, quello era lui, che era abbastanza dormiglione, non pigro perché quello era Sora, ma dormiglione. Cominciò già a sbadigliare verso le sei del pomeriggio, facendosi prendere in giro da Riku
-Sei sempre il solito, Roxas- rise -Perché non inviti anche Axel?-
-Ma com’è che sembra che voi vogliate vederlo più di me?- scherzò -Comunque l’ho chiamato prima, ha detto che stava con Demyx…  e mi ha invitato ad andare lì dopo cena, quindi non sarò con voi. Però ha detto che se volete potete venire. Ci sono anche Xaldin e Xigbar-
-Direi di si… però è meglio che vai a dormire- rispose Kairi -Che quelli faranno parecchio tardi!- il biondo sbadigliò, annuendo
-Bella idea, io vado. Naminè svegliami verso le otto, che mi lavo e mi vesto così andiamo-.
Come la ragazza aveva promesso andò a svegliarlo alle otto, o meglio un quarto d’ora prima per dargli il tempo di connettere il cervello, che gli serviva sempre. Il biondo si alzò dopo dieci minuti, prese i vestiti ed andò a farsi la doccia, sbuffò.
-Andiamo, ora mi spii anche nel bagno? Esci fuori, da bravo- accarezzò la testa della bestia, ormai gli sembrava quasi dolce e tenera, quella si dissolse come era comparsa.
La madre li accompagnò a casa di Axel con l’auto, non voleva che se la facessero a piedi con quel gelo, poi sarebbero tornati con Xaldin e Xigbar. Entrarono, la casa era tutta addobbata e dal salotto proveniva la versione di “Bianco Natal” in stile rockettaro, Demyx ci stava dando proprio dentro. Salutarono allegramente tutti, dando gli auguri, poi cominciarono a giocare. Il Tiratore Libero era ubriaco fradicio, eppure era lucido, doveva esserci abituato davvero all’alcool. A differenza sua, Roxas, che aveva mandato giù solo un bicchierino di grappa si sentiva più che brillo e cercò di stare attento, di non dire cose a sproposito. Sentì uno sbuffo e si girò, Bestia era al suo fianco, messo a quattro zampe per stare seduto; un brivido gli attraversò la schiena accarezzandolo, gli altri lo guardarono e scoppiarono a ridere, dando la colpa a quello che faceva perché era ubriaco. Sì, come no. Ormai si erano fatte le sei del mattino, Xigbar dormiva sul divano, ubriaco fradicio, loro parlavano perché sonno non ne avevano. Roxas tirò giù il secondo bicchierino, non era ubriaco ma si sentiva leggero, la testa non gli faceva più male e la lingua si muoveva da sola, come se fosse quella a comandare il cervello, che capiva solo dopo quello che la bocca diceva.
-Sapete… questo è l’ultimo Natale che passiamo assieme- ridacchiò il biondo, attirando l’attenzione degli altri, troppo lucidi per non stare attenti; Roxas cominciò ad accarezzare il bicchierino con sguardo torvo -Ho un cancro al cervello… morirò entro l’anno prossimo, bei cazzi-.
Un bicchiere si frantumò, Sora aveva chi occhi sgranati e boccheggiava. Guardò tutti, palesemente gelati da quello che aveva detto, sconvolti. Il rumore fu capace di risvegliarlo da quella specie di stato che gli aveva dato l’alcool e si rese conto della cazzata che aveva fatto. Sospirò, mettendosi le mani in faccia. Ormai era fatta e non erano ubriachi per sua sfortuna, non si sarebbero addormentati scordando tutto.
-Che cazzo stai dicendo?!- urlò Riku, la voce non sembrava nemmeno la sua; lo guardò un attimo, affranto, poi guardò ancora il bicchiere ormai vuoto
-La verità… forse non arriverò nemmeno a compiere sedici anni. Sarete in due a festeggiare d’ora in poi-
-Dimmi che stai scherzando… che stai sparando un mucchio di cazzate e che è uno scherzo- la voce di Axel tremava, aveva perso la madre ed ora lui, non ebbe nemmeno il coraggio di guardarlo
-Purtroppo non sto scherzando- ecco, le lacrime che aveva evitato di versare per così tanto tempo ora stavano scendendo, bagnandogli il volto; strinse gli occhi e si morse il labbro, tenendo la testa bassa, non voleva piangere… ormai era inutile, non c’era niente da fare, sarebbe morto in meno di un anno -Non imparerò nemmeno a guidare- fece con sarcasmo
-Roxas non c’è niente da ridere!- urlò sua sorella, scossa dai singhiozzi -Perché non cel’hai detto?!-
-A dire la verità, Nami, avrei dovuto dirvelo dopo le vacanze ma sono il solito buono a nulla-
-Oddio- sussurrò Demyx, sull’orlo delle lacrime, stringendo convulsamente il sitar tra le dita della mano.
Roxas lasciò cadere la testa sul tavolo, nascondendola tra le mani. Non voleva vederli piangere, non voleva vedere che erano tristi per lui. Avrebbe voluto svegliarsi, voleva che quello fosse un incubo. Non voleva morire… era così ingiusto. Insomma, sapeva che prima o poi sarebbe successo ma sarebbe capitato troppo presto… non sarebbe arrivato nemmeno alla maturità. Singhiozzò in silenzio, nessuno si muoveva, c’era solo il rumore di Xigbar che russava beatamente. Era stato un cretino, aveva rovinato tutto, ogni cosa era stata spezzata grazie a lui, alla sua notizia. Sorrise tra le lacrime, sentendo il commento del Feroce Lanciere
-Porco Dio-.
Già, esattamente.
-No! Cazzo non puoi morire!- urlò Sora, alzandosi dalla sedia; Roxas lo guardò e gli sorrise dolcemente -Non sorridere… quando sorridi c’è sempre qualcosa che… che non va- singhiozzò, stringendo i pugni appoggiati al tavolo.
Quando erano tornati a casa non aveva avuto nemmeno il coraggio di salutare Axel. Dopo aver parlato era rimasto come una statua di sale, fissando con sguardo vuoto il pavimento. Naminè piangeva ancora, entro in casa tirando su col naso e poi gli era saltata addosso abbracciandolo. I tre gemelli si accomodarono sul divano, Roxas con la testa sulle gambe di Sora, Naminè con la testa sulla spalla del moro. In silenzio, senza dire niente. La morte ha solo quel rumore.
Voleva vedere Axel, non gl’importava di nient’altro. Il suo silenzio era stato devastante. Uscì di casa un ora dopo, solo il tempo di far addormentare i suoi due gemelli e corse a perdifiato verso la casa del rosso. Bussò, tanto anche se stava dormendo non gl’importava. Se lo trovò di fronte, gli occhi arrossati di chi deve aver pianto fino ad un momento prima, forse aveva smesso solo per aprire la porta. Lo spinse dentro, baciandolo con disperazione, sentendosi bagnare le labbra da qualcosa di salato. Strinse forte il suo ragazzo, che piangeva silenziosamente, portandolo sul divano, lasciando che si accoccolasse sulla sua spalla. Soffio di Fiamme Danzanti gli sbottonò il giubbino, abbassando il collo della maglietta per avere libero accesso alla pelle di Roxas, che morse facendogli provare un dolore immenso, un morso forte e morboso, disperato quasi. Non gli disse nulla, lo lasciò fare. Quando il dolore passò Axel gli stava leccando la ferita, giocherellando col ciondolo di Roxas, rimase un momento immobile, poi cominciò a piangere.
-Mi abbandoni anche tu- il biondo lo strinse forte, cercando di non piangere anche lui
-Non voglio, Axel. Io non voglio morire… non voglio lasciarti, non voglio!- quasi un capriccio, un inutile capriccio -Voglio stare con te fino alla vecchiaia…-
-Starai con me per tutta la vita- rispose, singhiozzando, bella fregatura… quando gli diceva così intendeva per più tempo, per molto più tempo.
Alla fine si addormentarono, stremati per la nottata lunga, per il dolore, per l’energia persa a piangere; avvolti tra le coperte del divano che sembrava essere molto più accogliente di qualsiasi letto.
La verità faceva male a tutti loro, la verità quasi venne scordata. Lui fu l’unico a non dimenticarla, non poteva, ormai aveva sempre quella specie di cane a seguito che lo lasciava da solo soltanto quando lo chiedeva. Non credeva che la morte potesse avere quell’aspetto. Forse l’avrebbe sbranato, chi poteva dirlo. Dicevano che gli stava andando bene, che era già molto se viveva da più di tre mesi.
Quella era un’ennesima giornata che passava con Axel dopo la scuola. Spesso e volentieri facevano l’amore come se potesse essere l’ultima volta, altre volte ridevano con Demyx. Aveva legato molto con il Notturno Melodico e gli dispiaceva di averlo fatto solo alla fine. Il suo ragazzo aveva la patente, era contento di averlo visto compiere i suoi diciotto anni. Era tutto così strano, forse sarà la solita frase fatta, ma è vero che ti accorgi del valore di qualcosa quando la stai perdendo o quando già l’hai persa. Lui stava cominciando ad assaporare tutto, cercava di fare più cose che poteva senza importarsi di niente, senza farsi peso di quello che pensava la gente. Il rosso bussò il clacson, aveva una bellissima Mini Cooper rossa, fantasioso non è vero? Era corso verso di lui, urlando alla mamma che andava via. Lo baciò una volta entrato in macchina, lesse nel suo sguardo qualcosa di strano.
-Angelo mio, oggi imparerai a guidare!-.
Detto questo partì ad una velocità supersonica, portandolo in un posto abbastanza isolato. Anzi, totalmente isolato. Era una radura che avevano raggiunto seguendo l’autostrada, piena di fiori e alberi fioriti, dopotutto era primavera. Respirò a pieni polmoni quel profumo, poi Axel scese dalla macchina aprendogli la portiera.
-Che aspetti? Vai al posto di guida, tanto la macchina non puoi sfasciarmela!-
-Mi stai sfidando?- lo prese in giro, saltando sul seggiolino e mettendolo più vicino allo sterzo
-Non sia mai! Era un affermazione… ora guida, dai-.
E giudò, spericolatamente, poi seguendo la logica. Forse era passata mezz’ora, quando il rosso gli indicò di prendere l’autostrada. Ma era impazzito?! Non seppe per quale motivo ma la prese, era un cretino più di lui, avrebbe potuto uccidere qualcuno. Seguì la strada, andando chissà dove. Gli venne da piangere, aveva imparato a guidare… sapeva guidare! Si calmò, non era la cosa migliore piangere mentre guardava la strada eppure gli occhi si riempirono di lacrime.
-Che piangi, angioletto?-
-Sono contento- il rosso si sporse per baciargli la guancia
-Hey, che ne dici di fermarci in un praticello?-
-Ho un idea migliore-.
Tornò indietro appena poté, seguendo la strada a ritroso. Voleva andare nel bosco che Axel tanto amava, quello che aveva visto con le foglie rosse, con la neve e con la neve sciolta. Ancora doveva vederlo fiorito e sarebbe stato bellissimo, semplicemente divino, amare il suo ragazzo in quel posto. Rimase a boccheggiare, vedendo tutti i fiori sbocciati, erano rosa e arancioni, altri bianchi. Il profumo era delizioso e non gli dispiaceva, nemmeno tanto forte e non dava fastidio. Era stato strano sentire l’erba umida dietro la schiena ma fantastico, fare l’amore mentre le farfalle ti volavano intorno, il cinguettare degli uccelli…
-Siamo in paradiso, angioletto- sussurrò Axel mordendogli l’orecchio
-Credi che io possa andarci, in paradiso?- era serio e il rosso lo guardò con un sorriso rassicurante
-Certo e sarai il mio angelo custode, vero?- il biondo annuì convinto
-Preferirei stare qui con te, ma se non si può fare altrimenti…- lo baciò dolcemente, succhiandogli il labbro, mordendoglielo, giocando a chi facesse meglio.
Nessuno a scuola sapeva quello che gli sarebbe successo, tranne chi era stato presente a casa di Axel. Nemmeno Xigbar lo sapeva e forse era un po’ crudele, ma poco importava. Non aveva mai amato così tanto la scuola, Roxas. Perché la confusione lo faceva sentire vivo, nonostante si sentisse spesso stanco o il mal di testa gli rendeva impossibile ascoltare anche solo una voce, nonostante svenisse più spesso del solito o la bestia lo osservava da più o meno vicino. Non gli importava. Sapeva che sarebbe morto presto o tardi, quindi era inutile crogiolarsi nella disperazione, come stava facendo sua madre… lei faceva davvero finta di essere allegra e non lo faceva nemmeno bene. Chi invece non se ne importava, sembrava essere proprio Terra che ancora non gli rivolgeva la parola se non per lo stretto indispensabile o per obbligo. Lo odiava e un po’ lo frustrava che non gli chiedesse scusa, che non dicesse che gli sarebbe mancato… anche solo un abbraccio sarebbe andato bene, magari sarebbe stato lui a chiedergli il perdono sul letto di morte, se avesse potuto. Sarebbe andata così, se lo sentiva. Ormai c’era un altro gruppo di bulli, comandato da un tizio con i capelli grigi e l’aria seria, lo chiamavano Superiore e nel suo gruppo c’erano Larxene, Laxaeus che non aveva abbastanza cervello per stare senza qualcuno che lo comandasse ed uno nuovo, un mezzo travestito dai capelli rosa, il Leggiadro Sicario e  un ragazzo dai capelli blu, il Mago che danza sulla luna…
-Perché non Sailor Moon?- rise Axel -Che nome idiota-
-Ha parlato Soffio di Fiamme Danzanti!- scherzò Demyx -Però hai ragione, insomma, noi ci siamo dati soprannomi che rispecchiavano quello che facevamo, Superiore e Maghetto Lunatico sono cretini!-
-Il Mago che danza sulla luna!- precisò Xaldin, ridendo.
Certo erano parecchio strani quei due, sembrava stessero assieme. Ma c’era qualcuno etero, in quella scuola?! Il gruppetto che si era creato stava a stento lontano dai vecchi componenti, si vedeva che c’era ostilità ma preferivano comunque non stuzzicare. Fino a quel giorno ovviamente.
-Sapete cosa c’è di peggio quando muore tua mamma? Sapere che è morta perché tuo padre le metteva le corna!- rise Xemnas, il Superiore.
Axel respirò a fondo, chi cazzo glielo aveva detto a quel cretino?! Cercò di non surriscaldarsi, cosa che gli riuscì molto male, ma si trattenne dall’andare a pestarlo a sangue e poi a dargli fuoco. Roxas e Demyx cercarono di distrarlo, iniziando a riuscirci, quando il nuovo bullo pronunciò l’irreparabile.
-Poi, se ti muore anche il ragazzo sei proprio uno sfigato! E porti anche sfiga, magari!- rise, accompagnato dalle risate di tutti gli altri.
Il rosso si girò a fronteggiarlo, furente, era una decina di metri più lontano, si coprì il volto con l’espressione più beffarda che poteva.
-Heylà, Mansex!- lo chiamò, facendolo adirare -Che dicevi?-
-Hai sentito bene che dicevo, Axel- fece tra i denti.
Il rosso rise istericamente, poi si avvicinò a grandi passi all’altro, tirandogli un pugno in pieno volto e facendolo cadere addosso a Saix. Xemnas si alzò, infuriato. Inutile dire che cominciarono a darsele di santa ragione. Se il grigio gli dava un pugno, Axel gliene dava due, così Xemnas gli tirava un calcio e il rosso lo prendeva per i capelli. Il Superiore cadde, inciampando nel muretto che divideva la strada dal prato, cadendoci sopra. Soffio di Fiamme Danzanti gli salì sopra, colpendogli la faccia con rabbia. Non solo aveva insultato lui ma anche sua madre e Roxas! Sentì quest’ultimo e il suo migliore amico che lo chiamavano, pregandolo di fermarsi ma niente l’avrebbe fermato ora. L’altro gli tirò un pugno, facendogli sanguinare il naso ma Axel non demorse, anzi, continuò a tirargli i pugni finché non si sentì alzare per le ascelle da delle mani forti, che lo tennero fermo senza troppi sforzi.
-Xaldin mettimi giù!- urlò -Vaffanculo, sei un grande pezzo di merda, un bastardo di prima categoria! Vai a farti fottere tu e quella grande zoccola di tua madre che mi ha fatto dei grandi pompini!-
-Calmo, Axel, porco Dio!- fece il Feroce Lanciere -Ora ti porto via-.
Delicato, dolce e composto Axel. Che parole soavi, che gesti eroici. Il metallaro se lo tirò dietro, portandolo vicino alla fontanella per farlo pulire dal sangue che gli copriva la faccia e alcuni schizzi erano finiti sulla felpa. Senza pensarci due volte infilò la testa sotto l’acqua, bagnandosi tutti i capelli ma soprattutto raffreddando la testa che sentiva ribollire.
Roxas gli si avvicinò, posandogli la mano sulla spalla, stringendogliela.
-Sto bene- fece il rosso, dopo essere uscito da sotto l’acqua -Vai in classe, io credo che me ne andrò altrove per non ucciderlo-, Xaldin si allontanò salutando il biondo che gli sorrise di rimando
-Io vengo con te… non mi fido di lasciarti solo- rispose, abbracciandolo da dietro -Che ne dici di asciugarti?-
-Forse è meglio, i miei capelli sono in uno stato pietoso-
-Sei bello lo stesso, non temere-.
Entrarono nella Mini Cooper di Axel e si allontanarono dalla scuola per andare a casa sua, il più piccolo rise, chissà se il sorrisino del suo fidanzato non era il solito malizioso. In questo caso, già immaginava che il tempo se ne sarebbe andato in modo parecchio piacevole. Prima che potesse parlare e dire qualsiasi cosa, cominciò lui.
-Mi prometti che quando morirò non tornerai come prima, un bullo?- il rosso accostò l’auto e lo fissò con i suoi splendidi occhi che lo lasciavano sempre stordito, incapace di pensare ad altro che a quelli
-Sì, te lo giuro, Roxas… non voglio essere diverso da come sono adesso, non voglio più far finta di essere ciò che non sono- sorrise tristemente, com’era difficile dirsi addio.
Gli prese il polso e lo tirò a sé, mordendolo sul braccio.
-Mordimi più che puoi… magari funziona davvero- una lacrima gli scivolò dall’occhio, trattenne le altre
-Gli angeli non piangono- Axel gli baciò la fronte, poi la guancia, catturando la goccia d’acqua salata tra le labbra.
Annuì, tenendo sempre gli occhi chiusi. Forse sarebbe divenuto davvero un angelo e l’avrebbe sempre vegliato, poggiandosi sopra la sua spalla, sussurrandogli all’orecchio ciò che era giusto e quello che non lo era.
 
 

 

Io amo Axel... *________* perchè è un violento, perchè è volgare, perchè è buono e terero... *_______* ma soprattutto perchè e so sexy e so hot! ù.ù

   
 
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