Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: FunnyPink    09/08/2010    9 recensioni
La mia storia, mi dispiace ma non ho saputo trattenerla mi è venuta e ho dovuto scriverla, le parole sono uscite con vita propria.
Edward e Bella sono destinati a incontrarsi, lei non ha avuto una vita facile, vive per strada, neanche lui ha conosciuto subito la felicità, ma l'ha trovata grazie e a Esme e Carlisle, ma quando entrerà nella sua vita Bella...
Sono umani, sono giovani, cosa hanno da perdere, tutto e niente!
Dal -Capitolo 10-:
-Dopo qualche secondo la sua voce mi arrivò agli orecchi
"aiutami, ti prego, Edward, aiutami"
Crollò, le sue gambe cedettero, e sentii, il suo peso scivolare giù, le feci forza sul suo corpo tenendola, in un attimo mi ero chinato, e le avevo passato un braccio dietro i ginocchi, la sua testa stava appoggiata di lato al mio braccio, senza forze, ma sveglia, sentivo il respiro e lievi gemiti
"Edward, ti prego"
"ci sono io, non ti preoccupare ci sono, io, ti aiuto io"-
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

  

Ciao a tutti ragazzi, scusate il ritardo, ma quando si inizia le ferie non so perchè spuntano fuori un sacco di cose da fare! Mia madre ovviamente mi convolge, vai a comprare questo, portami in città, al mercato, c'è da risistemare questa stanza, da imbiancare....ma dove stavano tutte queste cose durante l'anno O_O

Mi dispiace alcuni di voi speravano che tutto andasse per il meglio, sinceramente anche io, ma il mondo non va mai come voglio io....quindi leggete, comunque credo che adesso abbiamo toccato il fondo.







Pov Bella



Dolore, solo dolore, l'unica cosa che provavo o sentivo fuori e dentro di me.

Avevo una fitta alla testa fortissima, non capivo ne ricordavo nulla di dove stessi dormendo.

I miei sensi mi portarono un rumore ovattato di auto, clacson, classica vita di New York. Ma i rumori che mi arrivavano erano strani, come sentissi male da un'orecchio, come se fossi dentro una campana, cercai di aprire gli occhi e lo trovai più difficle del solito.

Poggiavo su un terreno freddo e duro, troppo duro, ancora non riuscivo a riprendere i sensi, era tutto confuso, strano, non riuscivo a muovere niente, volevo muovere un braccio, alzarlo, ma non riuscivo, non avevo le forze, non riuscivo a mandare quell'impulso per dire -alzati braccio!- ,quindi rimasi ferma, lentamente riaprii anche gli occhi, era tutto offuscato, mi ci vollero vari minuti per riuscire a mettere a fuoco, quel tanto che serviva per distinguerla, una carta appallottolata accanto a me, molto vicina al volto. Man mano che rimasi là stesa crebbe in me un'ansia, mentre il mio corpo e il mio cervello prendevano conscienza di se, cercai di ricordare dove mi fossi addormentata il giorno prima, ma non riuscivo a concentrarmi, non ricordavo. Cercai allora di sollevare la testa, trovai la forza, ma questa mi abbandonò all'istante quando ebbi una forte fitta alla fronte, penetrò come una scheggia, abbagliandomi e togliendomi la vista in un istante, mi riappoggiai sull'asfalto, impaurita e dolorante. Avevo sempre più paura.

Sarà stato il panico, ma avevo sempre più voglia di alzarmi di la, di volermi muovere, mossi un braccio grattandolo sull'asfalto, e lo alzai, stavolta ce la feci, cercai di osservarlo, era graffiato, e aveva dei lividi, non ricordavo di avermeli fatti, erano tondi sull'avambraccio e sul polso, e la mano...le unghie erano rotte e c'era del sangue.

Il mio respiro era sempre più accellerato, avevo paura della verità, di sapere le mie condizioni, ma volevo alzarmi di li, come a cancellare qualcosa, come se il mio malessere venisse da quel buco di strada dove mi trovavo, tra i rifiuti e l'asfalto sporco.

Mi passai inquieta la mano sulla maglia, ma trovai un lembo di pelle scoperta, lo passai ancora e trovai ancora lembi di pelle, un pezzettino di stoffa e ancora pelle, volevo piangere ancora non avevo realizzato ma sapevo che volevo piangere, ma non lo feci, ma gemetti, anzi mugulai di paura. Cercai al volo di alzarmi a sedere, ma non appena feci per alzarmi, ebbi ancora delle fitte, stavolta a lamentarmi fu sia la testa che lo sterno, le costole, bucava tutto, un fianco iniziò a pulsarmi, il fiato quasi mi mancò di nuovo, e mi raggomitolai un attimo per cercare di riprendermi.

Sentii, sempre con quel suono ovattato il rumore di una sirena, e questo, mi scosse, dovevo chiedere aiuto, contemporaneamente ricordai anche che il giorno prima stavo all'ospedale, mi serviva il loro aiuto, ma non avevo le forze per gridare, non ne avevo neanche per piangere o gemere più forte.

Ma l'adrenalina la paura e la voglia di scappare mi aiutarono non so come a trovare delle forze, il dolore mi arrivò come prima ma ero preparata e riuscii a alzarmi quel poco che mi consentì di tenermi sui gomiti. Allora mi vidi.

Sentii come se mi trovassi senza aria, adesso capivo cosa provava un asmatico, una persona che sta annegando, affannavo, ma non riuscivo a distogliere gli occhi.

Ero seminuda, e piena di sangue. Solo allora riuscii a farlo e gridai.

Il mio stesso urlo mi scosse, colta non so da quale forza cercai di tirarmi su i pantaloni, non avevano più il bottone, ma non me ne accorsi, erano rossi, e puzzavano di sangue secco, non potevo preoccuparmi dell'intimo, non c'era non volevo neanche cercarlo, ne vederlo. La mia pancia era semi scoperta, il mio reggiseno ovviamente non stava al suo posto, mi chiusi così buona parte del lembo della maglia con la mano.

Tutto faceva male, tutto era confuso, ma mi tirai su in ginocchio e non so con quale forza anche in piedi, anche se mi abbandonai al muro, dal dolore e dai giramenti, mi toccai la testa nel punto che faceva più male, e vi trovai del sangue, ormai secco, ma sicuramente avevo la testa ferita. I pantaloni stavano su con la cerniera, così con una mano ai lembi della t-shirt e una al muro camminai, reggendomi a questo, cercai di seguire i rumori più forti, auto, voci e un'altra ambulanza, zoppicavo e rimanevo piegata su un fianco, non riuscivo a drizzarmi.

Arrivai a una via più ampia, macchine e persone andavano verso una porta a vetri, era l'ospedale. Sentivo solo il rumore del miei respiri, lunghi e rumorosi, ma anche incrinati dal dolore. Altri ricordi del giorno prima mi arrivarono mentre cercavo con le forze che avevo di varcare la seconda porta a vetri, sentii esclamazioni varie intorno a me, ma non capivo e non sentivo bene, andavo dritta verso il bancone, non vidi bene neanche la figura terrorizzata davanti a me, che gridò e chiamò forse altre persone, ma questo aumentò solo il mio terrore, altre persone mi si avvicinarono, ma io gridai, non so neanche da quale parte di me questo uscii, ma cominciai ad arretrare e urlare, non volevo quelle persone, vedevo mani alzate, voci, teste, non le volevo, gridai ancora, strillavo, mi scontrai contro qualcosa, era un carrello, vidi della roba scintillante, forse qualche strumento dei dottori, e afferrai qualcosa, forse un coltellino, non aveva importavanza, lo puntai verso quella gente, che si farmarono, io arretrai ancora e trovai il muro, strillai, gemetti, non sapevo neanche io cosa volevo, volevo aiuto, ma non di loro, avevo paura di loro, delle loro mani. Fu allora che ricordai, l'unico che potevo fidarmi.

"Edward Cullen bordout street 54, Edward Cullen bordout street 54" dissi, ma quelle persone non fecero niente, ne lui venne, anzi una mano, sembrò allungarsi verso di me, strillai impaurita e agitai quella specie di arma, penso che si ritrasse ma io cominciai a gridare

"EDWARD CULLEN BORDOUT STREET 54, EDWARD CULLEN BORDOUT STREET 54, EDWARD CULLEN..."

ero un disco continuo, un disco rotto.





Edward Pov



Ero appena arrivato agli spoiatoi, mi stavo infilando la divisa e agganciando i bottoni, salutai malamente quello stronzo di Newton, che mi doveva quasi un mese in ore, per tutte le volte che mi aveva chiesto un favore, o di coprire le sue uscite clandestine, i suoi forfet a lavoro avevo fatto turni anche di 24h con il pericolo di non essere lesto e lucido, uno stronzo, e io troppo buono.

In quel momento suonò il mio cellulare privato, avevo dimenticato di mettere il silenzioso, il mio turno stava per iniziare, lo presi in mano, quasi tentato di riattaccare, ma appena lessi il nome, ebbi un sussulto, era mia sorella Rosalie, anche lei aveva appena iniziato il turno, l'avevo portata io dato che avevamo oggi gli stessi orari, non mi chiamerebbe mai per qualcosa di stupido, quindi premetti la cornetta e risposi

"Rose" dissi

"EDWARD" urlò lei, e mi preoccupai

"Rose, Rose, stai bene che c'è?"

"EDWARD DEVI VENIRE AL PRONTO SOCCORSO, DEVI CORRERE TI PREGO" urlò ancora, c'era urgenza nella voce, e questo mi spaventò

"CALMATI ROSE! Stai bene, è Emmett? Alice, che succede ?" chiesi ormai in ansia

"no sto bene, ma tu devi correre"

"sto iniziando il turno io non so..."

"VIENI! ORA!" mi voltai allora con un senso d'ansia nello spogliatoio e vidi Newton ancora intento a rimettersi la camicia, aveva finito il turno, ma adesso era il momento di ricambiare i favori

"TU! Newton mi devi fare il turno adesso, non c'è tempo devo scappare"

"hei amico io ho finito adesso, non ci penso propr-"mi avvicinai a una spanna dal suo viso, ero dieci centimetri più alto di lui, e il mio volto dovette impressionarlo

"senti stronzo, mi devi venti giorni e più di lavoro arretrato, adesso fai il mio cazzo di turno perchè ho un'emergenza! Intesi??" annuì, quieto e muto, e io corsi fuori della stanza, uscendo dal garage, ripresi il cellulare portando all'orecchio

"ROSE CHE SUCCEDE, CHI...?"

"la ragazza di ieri, quella del bambino ti prego CORRI !!"

"BELLA"gridai, più volte chiamandola, corsi verso le porte dell'ospedale infilando in tasca il cellulare.

"BELLA" gridai una volta dentro, ma c'era solo una gran trambusto, vidi degli infermieri e dei dottori fare capannello, intravidi Rosalie, agitare una mano, freneticamente e senti un grido, uno strillo, terribile, angosciante. Andai verso le persone sentendo gridare una voce

"EDWARD C-CULLEN, EDWARD CULLEN BORDOUT STREET, STREET 54, EDWARD, EDWARD" gridava, la voce l'avevo riconosciuta a malapena e ebbi paura.

"fatemi passare VIA, LARGO! Devo passare" e passai, ma quello che vidi, mi gelò il sangue.



Una figura stava vicino al muro, piccola e agitata e terribilmente indifesa, cercava di allontanare tutti da se agitando quello che pareva un bisturi, era un'immagine di dolore. Dovetti fare un grande sforzo per non distogliere lo sguardo, disgustato da tanto dolore, mi sentii impotente. Quella fragila creatura, stava li, era scalza e le gambe le tremavano, non reggendole bene il peso, la fasciatura che le avevo fatto era piena di sangue, i pantaloni avevo l'impressione che stessero su solo perchè aderenti, erano slacciati e pieni di sangue, sentivo l'odore anche a quella distanza, la pancia era quasi del tutto scoperta e notai un grosso ematoma su un fianco, la maglia era strappata quasi del tutto, e un suo braccio la teneva su al petto, per pararsi il seno, il volto era graffiato e una lunga linea di sangue raffermo le cadeva dalla fronte, dai capelli, sporchi e appiccicati dal sangue, le braccia erano nere, e sporche di sangue anche queste. Era l'immagine peggiore che avessi mai visto, viva e in piedi, cosciente, la sua bellissima figura così...così turbata e così maltrattata, ebbi quasi un conato di vomito, realizzando quasi sicuramente cosa fosse successo, e portai una mano alla bocca e una allo stomaco, per trattenermi.

Stava ancora ripetendo il mio nome e la mia via, impaurita e completamente impazzita, così lo feci, un passo, due, nella sua direzione...

"Bella! Bella sono io Edward" gridò ancora e strinsi gli occhi, il dolore era in quelle urla, e parlai ancora più forte "BELLA, SONO EDWARD, piccola, sono io, ricordi, guardami, guardami Bella, sono Edward, sono Edward, sono Edward" continuò agitanto il bisturi, ma mi avvicinai lo stesso, quando fui abbastanza vicino, forse riuscì a mettermi a fuoco, aveva le pupille un po' dilatate, quei suoi bellisssimi occhi, rimanevano sempre gli stessi anche in questo momento, e li cercai, per farmi riconoscere, forse ci riuscii perchè non agitò più la sua arma, e mi fissò un paio di secondi, poi il bisturi le cadde di mano, ma rimase immobile.

"E-edw-ard" biascicò, la voce roca e disperata, sentii, la voglia di piangere io stesso, la mia voce suonò incrinata quasi come la sua.

"si so-no io Bella"abbassò il braccio, e sentii nuovamente il suo sguardo forte, come se nuovamente mi volesse parlare con gli occhi, mi travolse, mi restituì tutto il dolore che provava, e come una bambina che non si regge bene sulle gambe, fece un passo avanti, poi un'altro e io le andai in contro frettolosamente, quando ci scontrammo, si butto tra le mie braccia, sul mio petto, e d'istinto l'abbracciai forte, cercando di tenerla più vicina a me possibile, di proteggerla, anche se era ormai tardi, la sentii scoppiare a piangere, e gemere, lamentarsi, ma non la lasciai, stava crollando.

Sentii le sue braccia intorno al mio busto, aggrapparsi con la poca forza che aveva, la tenni stretta, e abbassai il volto sui suoi capelli, strinsi forte gli occhi, ma una lacrima mi scese ugualmente, quanto dolore, quanto dolore, poggiai le labbra sui capelli, anche se sporchi, anche se appiccicosi. Dopo qualche secondo la sua voce mi arrivò agli orecchi

"aiutami, ti prego, Edward, aiutami"

Crollò, le sue gambe cedettero, e sentii, il suo peso scivolare giù, le feci forza sul suo corpo tenendola, in un attimo mi ero chinato, e le avevo passato un braccio dietro i ginocchi, la sua testa stava appoggiata di lato al mio braccio, senza forze, ma sveglia, sentivo il respiro e lievi gemiti

"Edward, ti prego"

"ci sono io, non ti preoccupare ci sono, io, ti aiuto io" alcuni dottori mi vennero incontro, delle infermiere "noo-o, no, no" ripeté lei con quella poca voce che aveva e cercò di portare il braccio verso di loro

"fermi, non vi avvicinate, statele lontano" dissi a tutti quelli intorno a me, stringendo il suo corpo e allontanandola dagli altri, sentii delle proteste, e mi guardai intorno, vedendo la figura, avanti a gli altri, di mia sorella col suo camice rosa,e gli occhi, pieni di lacrime non cadute, ma lucidi, "Rosalie, Rose"escamai, poi guardai bella "Bella ti ricordi di mia sorella, Rosalie, la ragazza bionda che stava col bambino, ti ricordi di lei? Lei è buona Bella, puoi fidarti di lei, è buona, vuole solo aiutarti, può farlo?può avvicinarsi lei Bella?" chiesi cercando di convincerla, avevo bisogno di aiuto "si-i" disse con un filo di voce, gli occhi sempre chiusi e poggiata a me.

"Rose, vieni, aiutami, solo te! gli altri statemi lontani, ce ne occupiamo noi" cominciai a correre verso una stanza vuota, la trovai, dietro di me entrò Rose, anche lei correndo, chiuse la porta e le tapparelle del vetro, intanto io stesi il corpo di bella, sul lettino, non voleva lasciare la mia maglia, con la mano si teneva stretta "bella sono qui, non ti lascio"presi la sua mano con la mia sinistra, stringendola e lei mi rispose, teneva sempre gli occhi chiusi, sicuramente era per lei meno doloroso. Vidi Rose, prendere una siringa e metterci dentro della morfina, per il dolore e tornare da noi

"Bella, ciao Bella, sono Rosalie, ti devo fare una punturina per il dolore, ti farà stare meglio, ok, poi ti do qualcosa anche per dormire, va bene?così riposi tranquilla e noi ti curiamo i tagli ok, non ti faremo del male puoi fidarti" si avvicinò piano, prima palesandole la sua presenza sul suo braccio, l'accarezzò, poi delicatamente le avvicinò la siringa e le fece la puntura, io rimasi ad aspettare, intanto Rose, continuava ad affaccendarsi intorno, le stava preparando una soluzione per farla dormire, e stava per attaccarle la flebo.

Ad un certo punto sentii Bella emettere un forte sospiro e regolarizzare il respiro, la morfina stava avendo effetto "grazie" disse, mi avvicinai al suo volto, le accarezzai la forte allontanandole i capelli "non dirlo neanche Bella, adesso dormirai tranquilla" la sua mano fece forza sulla mia "non andare, non andatevene" disse, "non mi muovo di qui, dormi, dormi e fai bei sogni, sogna un'immensa radura nel verde, con tanti fiori colorati, il rumore dell'acqua del ruscello, l'aria fresca e frizzantina, pura, niente smog, niente odori, se non quello della rugiada fresca del mattino sui tronchi, sogna il silenzio della natura, la tranquillità, la pace, sogna Bella, sogna" dissi cercando di tranquillizzarla, mentre anche la soluzione per dormire fece effetto. Sospirai affaticato.

Spostai un attimo lo sguardo al suo corpo sciupato e martoriato, poco importa che fosse mezza nuda e che la maglia fosse quasi del tutto strappata, incontrai lo sguardo di Rose "puoi cambiarla? Metterle il camice? Dovremo farle la visita...la... lo sai in questi casi va fatta prima...e la denuncia, ma devi farla tu, puoi farlo Rose, so che è dura per te, ma io non ce la faccio, non...non so neanche se voglio saperlo"le chiesi, lei annuì, io mi voltai, un attimo aspettando che mia sorella la svestisse, la sentii gemere, non mi voltai finchè non mi chiamò "Edward" voltandomi, vidi rose che teneva il camice di bella alzato, la ragazza aveva degli slip di carta, ma il suo addome scoperto evidenziava degli ematomi estesi all'altezza delle costole, e mi fece pensare che potesse averne incrinate se non rotte, un ematoma al fianco, e tanti lividi e graffi, spostai lo sguardo giù, e trattenni il fiato, intravedendo uno degli interni coscia, era martoriato, graffiato, insanguinato e rosso, stavo per urlare di rabbia ma mi trattenni, tornai a stringere la mano della ragazza, mentre mia sorella le sistemava le gambe fermandogliele in modo da poterle fare una visita ginecologica, lei che pur avendo studiato ginecologia e ostetricia, ma seguendo anche i corsi di neonatologia, aveva subito la stessa visita.

Mentre aspettavo, pensai a Bella e al fatto che non sapessi nulla di lei, era un'estranea praticamente, ma era così familiare la sua presenza, quasi la conoscessi da sempre, mi aveva dato un gran dolore la sua vista, ma ero stato così felice volesse proprio il mio aiuto. Non so quanto tempo passò quando la voce rotta di mia sorella disse "ho, fa-fatto", la risistemò con cura, ma vidi i suoi occhi, piangeva, "Rose" dissi solo, lei mi fissò intensamente "si edward, si l'hanno, l'hanno..." non riuscì a dirlo ma capii e scoppiai.

Mi alzai di scatto, andando verso la finestra, diedi un calcio alla poltrona e al tavolo, tornai indietro piegandomi sui ginocchi, mi coprii il viso, strinsi i capelli e gridai con rabbia "AAAAAARRAAAAAAAHHHH, CAZZO, NOOOO.....PERCHE'? DIO..." urlai ancora e piansia anche io, stringendo mia sorella, che piangeva con me, mi risedetti poi sulla sedia vicino al letto di Bella a stringendole nuovamente la mano.





Oddio,mi credete se vi dico che ho quasi le lacrime agli occhi??

Ovviamente, non ha un pizzico di realismo, e non può neanche minimamente raccontare cosa prova una donna in quei momenti orribili, spero e prego che nessuno di noi debba mai passarci, è davvero troppo...

Sperando che comunque tutto,vi sia piaciuto, torno a ringraziare tutti quelli che leggono e rimangono in silenzio, siete più di duecento e mi fa molto piacere, grazie a chi ha inserito la storia tra i preferiti e chi tra le storie che ha deciso di seguire, anche troppo a parer mio, in ogni caso GRAZIE.

Vediamo invece quelli che mi hanno chiesto e si sono espressi con recensioni, ormai fisse, siete davvero cari, grazie molte.

micol_cullen1997: grazie del suggerimento, anche io speravo.



MoonLight_95: grazie per anche a te per il suggerimento, anche io porto gli occhiali, grazie per la rassicurazione ;)



giova71 : già ha conosciuto Rose, e già l'ha reincontrata



vanderbit: ciao, il branco in questo momento è andato, ha pensato bene bella, loro sono scappati dal luogo dell'incontro, si muovono, mai nello stesso posto, quindi ha fatto bene a non tornare sul luogo in fin dei conti, però lo ritroveremo, credo che si reincontreranno più avanti però non subito.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: FunnyPink