Los
Angeles – New York
Seduta,
osservavo la mia città farsi sempre più piccola,
più lontana, fino a sparire.
Non riuscivo a chiudere gli occhi, nonostante sentissi il peso della
stanchezza e del dolore incombere sulle palpebre, non riuscivo a
smettere di fissare l’oblò; come per magia,
quell’oblò sembrò trasformarsi in uno
specchio, uno specchio dove rividi me stessa negli ultimi due anni
della mia vita, mentre la musica continuava incessante a suonare nelle
orecchie.
Un susseguirsi di immagini scorsero nella mia mente: il mio cuore disintegrato, la mia schifosissima forza di volontà, che si è rivelata forte quanto una stringa di morbida liquirizia, le feste fino all’alba, i litri di alcool, i risvegli con un gran mal di testa e un ragazzo a fianco di cui ignoravo il nome, lo shopping con Nikki, le incazzature dei miei, i giornali scandalistici, i miei pessimi voti, quel cretino di Stephen, con il quale mi ero ripresa e lasciata per mesi, le uscite con Evan, i fotografi, le sfilate, le foto, qualche video musicale e lui, il mio Kyle. La nostra musica. Noi.
Kyle
riusciva sempre a farmi ridere di gusto e insieme facevamo un gran
casino; ogni volta che mi stava vicino mi sentivo protetta,
invulnerabile, bastava un suo sguardo per non sentirmi sola. Mi capiva.
Mi voleva bene.
Era tornato da New York quando i miei l’avevano avvisato, di
quanto fosse accaduto con Stephen, dopo due mesi che non uscivo da casa
e non parlavo con nessuno, nemmeno con Nikki.
Insomma, ero messa peggio di uno straccio usato e gettato in un lurido
ripostiglio.
Poi arrivò lui, Kyle, solo per me.
Bellissimo,
anzi stupendo, ancora meglio dell’ultima volta che
l’avevo visto, un anno prima. Si era trasferito a New York
per lavoro, prima che io e Steve ci lasciassimo, per incidere il nuovo
disco con la sua band, i LUX, e per
qualche sfilata
di moda e pubblicità.
Kyle, più bello di un Dio greco, più bello di un
quadro che qualsiasi artista abbia mai dipinto, più bello di
quello spettacolo naturale di quando il sole fa capolino dietro le
stelle, più bello di qualsiasi ragazzo sul quale i miei
occhi si fossero mai posati.
Le fotografie non gli rendevano giustizia, era troppo bello anche per
gli obbiettivi delle fotocamere, che non riuscivano a catturare quello
che, in realtà, quel ragazzo fosse veramente: un angelo di
sovrumana bellezza. Non un angelo qualsiasi, bensì un
angelo di una dolcezza e di una bellezza senza pari alcuno.
E per me, Kyle, era la persona più importante in assoluto.
Alto,
capelli biondi, occhi verdi come l’erba illuminata dai raggi
di sole dopo un temporale, profondi, penetranti, roba da perdersi
dentro e annegare senza fiatare, due
labbra da far arrapare anche la più patetica puritana del
mondo, una voce terribilmente sexy, cadenzata e melodica come una
sinfonia; spalle da nuotatore, schiena ampia e liscia,
addominali perfetti, non eccessivamente giganti ma ben evidenti,
fondoschiena da urlo e bicipiti pronti al guizzo. Solo a vederlo si
risvegliavano gli ormoni, anche quelli completamente in letargo,
pietrificati o ibernati sotto tonnellate di ghiaccio.
Dolce, gentile, provocante, malizioso, solare, estroverso, sincero..
Insomma era praticamente l’essere perfetto in tutti i sensi.
Era possibile che un ragazzo così incredibilmente divino
potesse avere dei difetti?
Purtroppo si, come tutti quelli della sua specie che si rispettino, in
fatto di donne, era un grandissimo stronzo.
Ma a me non importava.
Abbiamo
vissuto in simbiosi per quasi due anni, dove andava lui c’ero
anch’io.
Ho visto la morte in faccia un sacco di volte per colpa sua, tutte le
donne che gli giravano intorno, mi avrebbero strangolato con le loro
mani se fosse stato possibile, a dirla tutta, credo proprio
che strangolato sia
un termine molto limitativo. Ma non importava nemmeno questo,
il rapporto che
avevamo io e Kyle era unico, ed ero anche stra-invidiata per questo.
Come
potevo non amare quel ragazzo?
Lo stesso ragazzo che aveva appeso al muro quel cretino di Steve e non
solo lui, lo stesso ragazzo che aveva diviso il letto per non
farmi fare incubi e tenermi compagnia, lo stesso ragazzo che mi aveva
fatto comparire in alcuni suoi video musicali, lo stesso ragazzo che mi
è stato sempre accanto, anche se era, fisicamente,
dall’altra parte del globo in concerto, lo stesso ragazzo che
mi faceva stare bene, semplicemente bene solo per il fatto di essermi
vicino.
E soprattutto lo stesso ragazzo che, per me, ha fatto slittare di un
anno e mezzo l’uscita del nuovo album dei Lux, lo stesso
ragazzo che mi ha insegnato a suonare la chitarra, lo stesso ragazzo
che ha intitolato quell’album “Little
Princess”.
Kyle mi ha sempre definito la sua
piccola principessa. Era impossibile non amarlo.
Con questi pensieri, gli occhi si chiusero, il respiro si tranquillizzò e finalmente mi addormentai.
Arrivai al Campus; piccole palazzine circondate dal verde, qualche casetta e un piccolo laghetto. Segui le indicazioni e mi ritrovai alla piccola palazzina che ospitava il mio alloggio; dovevo sbrigarmi, non volevo essere riconosciuta.
Campus
nuovo, vita nuova, immagine diversa e comportamento diverso.
La Samantha di Los Angeles non sarebbe più esistita. Non
poteva più esistere, non dopo tutto quello che era successo
in quel posto
che, fino poche ore prima, era casa mia.
Quegli
ultimi due anni mi avevano cambiata, fatto innalzare una barriera
indistruttibile, tutto il dolore provato si era saldato intorno e mi
proteggeva da tutto quello che si trovava all'esterno. Ero diventata
irascibile, nervosa, menefreghista, una grandissima stronza,
completamente svuotata di sentimenti verso il prossimo, approfittatrice
e menefreghista.
Avevo bisogno di ritrovarmi, o trovare almeno un minimo di equilibrio;
certo,
avevo comunque le mie convinzioni e i buoni propositi, come
non volere nuove
amiciziee non volere intorno nessun essere di sesso maschile.
A quale
scopo sarebbe servito? A farsi prendere nuovamente in giro? Al massimo
qualche ragazzo solo per appagamento e piacere fisico, ma avrei cercato
di resistere il più possibile, niente uomini; non volevo
fare un altro video per Kyle, non volevo fare nessun’altra
sfilata, volevo solo finire gli studi, che per colpa mia,
ma grazie anche all'emerito cretino di Steave, mi ero giocata parecchi
esami.
Volevo ritrovare me stessa, riprendere qualcuna delle mie passioni,
evitare di discutere con delle oche, evitare qualsiasi cosa mi
ricordasse casa; avevo bisogno di
tranquillità, solamente tranquillità, niente
condizionamenti dall'esterno, solo pace, serenità e me
stessa.
Dovevo ritrovare la via smarrita, perché per troppo
tempo avevo percorso quella sbagliata, l'eccessivo divertimento mi
stava solo portando alla distruzione di me stessa.
Non sarebbe stata un'impresa epica, dovevo solo essere schiva
e invisibile.
Entrai in camera. La stanza era carina non troppo piccola e non troppo grande, c’erano due armadi, un bel letto king size, un bagno privato con doccia, una scrivania, un tavolo con due sedie e una bellissima vista sul parco e sul laghetto. Ero sicura che mamma e papà avevano fatto in modo che la loro bambina stesse veramente bene.
Aprii
l’unica valigia che avevo preparato solo con le mie mani, il
resto della roba sarebbe arrivata, il giorno
successivo, con il corriere.
Mi feci una nota mentale, ringraziare
mamma, così occupata a fare film ma sempre così
presente.
Presi l’occorrente necessario e mi fiondai in bagno.
Operazione: Change look.
Dopo
un'ora e mezza, uscii. Nessuno avrebbe potuto riconoscermi. Ero fiera
di me stessa.
Mi misi
il pigiama, mi sdraiai nel letto, presi il cellulare e feci tre
chiamate.
Una a
Nikki, per avvisarla che ero arrivata, che stavo come al solito e che
il change look era perfetto.
Avevo pianificato con
lei tutto nei minimi dettagli, dovevamo solo sperare nel risultato.
L’altra telefonata la feci ai miei, ringraziandoli per aver
accettato la mia decisione e comunicando loro che, finalmente, la loro
bambina era arrivata sana e salva al campus senza commettere nessuno
scandalo e senza che le accadesse nulla.
Infine l’ultima telefonata a Kyle.
Dopo tre o quattro squilli rispose,
“Pronto,
mia piccola principessa, sei arrivata?Tutto bene?
Com’è andato il viaggio? E il campus? Ti hanno
infastidito?”
Ecco un altro piccolo difetto di Kyle, quando voleva sapere qualcosa
partiva a raffica con le domande finché non riceveva
risposta.
“Calma, calma mio piccolo principe, respira tra una parola e l’altra" sorrisi tra me " O potresti soffocare.. Poi come farei senza di te?”
“Dai principessa non farmi stare in pena..”
“Ok, ok. Sono arrivata al Campus meno di tre ore fa, volo tranquillo, nessuna rottura all’aeroporto. Il Campus sembra carino, c’è tanto verde, le palazzine sono piccole e c’è un lago. La camera non è niente male, ma credo che qui ci sia sotto lo zampino di mamma e papà. Change look completato. Domani arriva il corriere con il resto delle mie cose… Kyle?”
“Si?”
“Mi manchi tantissimo, spero di rivederti presto…”
“Anche tu , mi manchi tanto.. appena riesco faccio un salto a trovarti, ma non so dirti con certezza quando, dato che il nuovo album è appena stato lanciato, mi sa proprio che io e i ragazzi, questa volta, dovremo correre parecchio, ma ti prometto che appena riesco a liberarmi per qualche giorno, vengo subito da te con un bellissimo regalo, solo per la mia principessa”
“Wow! Allora vuoi continuare a viziarmi mio principe.. Fossi in te non lo farei, potrei abituarmici troppo bene.. “ sghignazzai.
“Principessa, lo sai che sei l’unica donna che amo, forse più di me stesso? Quindi ti vizio come e quando mi pare.. E poi, se non ricordo male, la cosa non ti dispiace affatto..” rise cristallino. Era una gioia del cuore sentirlo ridere così.
“Già… " e lo imitai "Ragione in più per aspettare con ansia di rivederti. Kyle, forse è meglio che mi metta a dormire, sono abbastanza a pezzi, ci sentiamo presto. Fai il bravo, ricorda che ti penso sempre e soprattutto che sei la persona più importante della mia vita.”
“Sogni d’oro mia dolce little princess, sai che non farei niente che ti possa provocare anche un solo briciolo di sofferenza; stai tranquilla e mettiti a dormire che i primi giorni saranno lunghi, ci sentiamo presto. Chiama quando vuoi, anche a tutte le ore, ma questo lo sai già.. Ti voglio bene Sammy..”
“Sul fatto di chiamarti a tutte le ore non avevo dubbi, soprattutto di notte, vero Kyle?" sogghignai "Bhè.. sogni d’oro anche a te, mio dolce principe”
Rise “ Hey, un’altra cosa che mi fa impazzire di te, è che ci capiamo al volo.. un bacio e a presto”
Tu.. tu.. tu..
Appoggiai il cellulare sul comodino e con un piccolo ma sincero sorriso mi addormentai.
Angolino Autrice: E anche il secondo capitolo
è volto al termine. Samantha e Kyle si vogliono un bene
dell'anima, e qui non ci sono dubbi. Il loro è un rapporto
unico ma non voglio svelarvi nulla. Posso solamente dire che Kyle lo
rivedremo in carne ed ossa..e questa è una promessa.
D'altronde è un dato di fatto, quei due non possono stare
troppo lontani.. per millemila motivi. Sammy è giunta a New
York, portando con se buoni propositi e aspettative ed ha ritrovato
parte della sua forza. Si, perchè la voglia di cambiare e
sistemare se stessa, quel qualcosa che si è
indiscutibilmente sporcato, macchiato, riovinato, nasce da qualcosa che
ha dentro, e non saprei trovare un termine più corretto di
forza interiore. L'unica domanda da porsi è: Ce la fara?
Riuscirà a riprendersi? Oppure ci sono solo i propositi e
non riuscirà a mantenerli? Avrà forza a
sufficienza per ritornare quella di un tempo? Alla prossima.