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Autore: _Ella_    14/08/2010    6 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Avviso alla gentile clientela: in questo capitolo ci saranno stranezze pari solo a quelle di Beautiful!
Tutti i personaggi e i fatti accaduti sono puramente casuali.
Bollino rosso. MOLTO ROSSO.

 

 

Luci psichedeliche

Un po’ si dispiacque quando, svegliandosi, non aveva visto Axel al suo fianco… chissà quando sen’era andato… non si era accorto di nulla. Ma, soprattutto, chissà che faccia avrebbero fatto i suoi genitori nel vederlo dormire con lui. Sicuramente avrebbero pensato male e si sarebbero infuriati come belve. Ridacchiò stiracchiandosi, di certo non avrebbero mai pensato che lui, il menefreghista e responsabile Roxas, potesse lasciarsi andare così tanto.
Scese a fare colazione, i suoi gemelli facevano allusioni a quello che era successo quella notte e su quello che credevano avessero fatto nella stanza. Non perse nemmeno tempo a smentire, non gli importava e non gli avrebbero mai nemmeno creduto, anche lui al loro posto avrebbe pensato chissà cosa.
Suo padre non lo salutò e non si aspettò nemmeno che lo facesse, sia chiaro.
Questa volta dovette stare al volere di Sora e Naminè che il giorno prima avevano dovuto fare tutto quello che voleva lui; se lo meritavano, quindi almeno quella giornata lasciò che arrivassero più tardi fuori la scuola.
Come ormai succedeva spesso, appena scendevano dall’auto ai tre gemelli si avvicinavano Riku e Kairi e Axel e Demyx quindi alla fine stavano tutti vicini e a loro si aggiungevano anche Xaldin e Xigbar.
Proprio come nel sogno il gruppo dei nuovi bulli ospitava Xemnas, Saix e Marluxia; il suo ragazzo guardava il primo con odio, forse quello che gli aveva detto nel sogno faceva ancora male. Lo abbracciò, costringendolo a concentrarsi su di lui piuttosto che sul Superiore.
-Come avete passato la nottata?- chiese malizioso Xaldin, il biondo sorrise
-Non ci crederai, ma non ha voluto fare niente-
-Il funghetto dice il vero?- chiese di nuovo, fissando un imbarazzato Axel
-Sì, non ho voluto fare niente… problemi?-
-Oooooooh!- fece Demyx, la bocca un perfetto ovale -Gli si stanno calmando gli ormoni!- il Tiratore libero rise
-Non ci credo! Lui e Xaldeeen sono i due porno della situazione!-
-Allora? Ha preferito fare il romantico!- commentò Kairi
-È proprio questo il problema!- fecero i tre ex bulli, poi continuò il migliore amico
-Il nostro Soffio di Fiamme Danzanti…-
-È innamorato come una ragazzina!- finirono in coro Xigbar e Xaldin.
La vena frontale del rosso cominciò a pulsare, il biondo per poco non scoppiò a ridere, era lì che cercava di calmarsi, i pugni chiusi.
-Io vi uccido- sibilò il diretto interessato che fino a quel momento era stato zitto -Cominciate a correre!-.
Sfrecciarono tutti lontano, verso il parcheggio, lasciandosi dietro le impronte ed un furioso Axel.
Roxas intanto era rimasto con un sorriso ebete e venne richiamato, facendo ridere i quattro presenti. Innamorato come una ragazzina, addirittura? La campanella suonò poco dopo così i cinque si avviarono in classe. Non per caso, Marluxia lo spintonò per poi chiedere scusa ridacchiando. Alzò un sopracciglio, perplesso, poi seguì Naminè.
Durante l’intervallo Axel guardava con ostilità i suoi amici, sicuramente era successo qualcos’altro perché i tre ridacchiavano di gusto e, alla fine, sempre con la sua solita delicatezza il rosso li mandò “A farsi fottere da una scimmia con l’AIDS”. Roxas, dopo aver riso come tutti gli altri, si girò in direzione del gruppetto di bulli, notando che lo fissavano, soprattutto il rosa che aveva nello sguardo un non so ché di peccaminoso che lo fece rabbrividire visibilmente. Il suo ragazzo e il metallaro, dopo essersi accorti anche loro dello sguardo che Marluxia rivolgeva al piccolo, si fissarono e senza pensarci due volte lo presero di peso, portandolo via dalla visuale del Leggiadro Sicario, ignorando le proteste di Roxas.
-Funghetto, hai la minima idea del perché si chiami Leggiadro Sicario?- accennò un no -Bene, perché “uccide” le sue vittime a colpi di spada, se capisci quale spada intendo- lo guardò confuso
-Il cazzo, C-A-Z-Z-O! Got it memorized?! Stagli alla larga-
-Quindi lui mi fissava perché… ODDIO!- urlò, saltando addosso a Xaldin, aggrappandosi alle sue spalle, cercando di nascondersi
-Il piccino e agile a quanto vedo… funghetto, stai calmo, ci pensiamo io e il piromane; fa tanto il bravo ma non ci metterà molto a far prendere fuoco a quel frocio-
-Angioletto, basta che non fai nulla che possa eccitarl… siamo fottuti, sei tremendamente eccitante-
-Io sarò fottuto!-
-Calma, porco Dio, non ti lasceremo mai solo, funghetto, ora scendi-.
Una volta tornati, gli unici fessi che non avevano capito niente erano Sora, Demyx e le due ragazze. Riku fissò Roxas, poi guardò i due che l’avevano portato via.
-Se esce dalla classe lo seguo-
-Perfetto… in ogni caso, Marluxia è in classe mia e di Demyx, quando esce ti mando un messaggio, quando rientra pure- fece il rosso, serio come non mai
-Funghetto, porti parecchi casini!-.
Davvero Marluxia poteva essere tanto pericoloso? Sembrava fossero degli agenti della CIA e lui il testimone da proteggere; fu a dir poco snervante, in quei giorni, non poter andare in bagno e passare l’intervallo in classe sorvegliato dalle sue quattro guardie del corpo. Infondo lo facevano per lui ma non poteva nemmeno uscire di casa da solo, ormai non usciva proprio, lo faceva solo per andare agli allenamenti di scherma. Poi, finalmente, erano arrivate le vacanze di Natale.
Era con Axel quel pomeriggio, erano andati a comperare i regali per gli altri e non facevano che chiedere cosa volesse l’altro; insomma, fare gli stessi regali del sogno era stupido e per di più la collana già l’avevano. Erano ad ammirare una vetrina quando Roxas venne tirato via da Acel per entrare nel negozio. Il biondo lo guardò come a dire “che ti viene così all’improvviso?”
-C’erano Marluxia e Larxene… cazzo, cazzo, cazzo!-
-Calmo, guarda stanno andando vi… merda, nascondimi!-.
Axel si guardò intorno e lo buttò dentro al camerino dove c’era uno sgabello e Roxas ci salì sopra, cercando di farsi piccolo piccolo, guardando le ombre da fuori. Per la loro incredibile fortuna quei due avevano visto il suo ragazzo… impossibile non vederlo con i capelli che si trova! Trattenne il fiato, sperando che non lo sentissero.
-Bam bum baby!- salutò il rosso, riusciva a fare la parte del normale benissimo, per quanto normale fosse uno come lui, si intende
-Yatta! Axel, non sei col tuo fidanzatino?-
-No, got it memorized?! Ero qui perché dovevo fare un regalo… poi ho visto in giro ed ho pensato di provare qualcosa-
-Adorabile- sputò con acidità Larxene -Andiamo via-.
Il rosso sospirò sollevato, cacciando la testa dentro al camerino. Roxas sbatté la testa contro il muro, ringraziando il cielo che non lo avessero visto, che non avessero avvertito la sua presenza.
-Ora torniamo a casa- ordinò quasi -Non ci tengo ad essere stuprato-
-Dai, vieni angioletto-.
Si rilassò solo quando varcò la soglia di casa, buttò il giubbino e la sciarpa sul divano e vi si stese, togliendosi le scarpe e lasciandole per terra. E se Marluxia avesse trovato il momento in cui era solo? Magari l’avrebbe preso di sorpresa quando era sotto la doccia o quando sonnecchiava sul divano, quando era solo in casa… Basta, non ne posso più! Tutte a me, cazzo!
La porta si aprì e per poco non urlò di paura, poi tirò un sospiro di sollievo, era solo sua madre.
-Cosa c’è che non va, tesoro?- la guardò sorpreso, come l’aveva capito? -Quando sei disordinato c’è sempre qualcosa che non va- spiegò, sedendosi vicino a lui
-Sono solo stanco- rispose.
Sembrò che la bugia avesse funzionato perché Aqua tolse la confusione e lo lasciò in pace. No, aspetta, non c’è cascata… altrimenti mi avrebbe fatto togliere il casino. Sbuffò, non vedeva l’ora che tutto finisse.
Era a leggere in pace in camera sua quando, senza nemmeno bussare, Demyx si fiondò su di lui, spaventandolo e facendogli male; poi il Notturno Melodico gli sorrise.
-Devi venire in discoteca, stasera. Sono riuscito a farmi ingaggiare come dj!-
-Davvero? Ci vengo sicuro! Non vedo l’ora di sentirti… te lo dicevo che ce la facevi-
-Grazieeeee!- lo stritolò, poi lo lasciò andare -Ora vado, sono le otto e devo preparare tutto. Mettiti d’accordo con Ax. Ci vediamo stasera!- detto questo scomparve velocemente.
Odiava la discoteca ma per lui questo ed altro… non gli costava niente, dopotutto. Chiamò il suo ragazzo, sarebbe passato a prenderlo con Xaldin, c’era anche Xigbar. Bene, ora sicuramente tutto si sarebbe complicato perché Sora e Naminè si sarebbero autoinvitati e lo avrebbero detto anche a Riku e a Kairi… o forse no, se faceva tutto in silenzio. Avvisò sua madre a voce bassa, intimandola a non parlarne, poi scivolò in bagno per lavarsi. Axel gli aveva detto che in discoteca era d’obbligo la camicia. Bha, vallo a capire; in ogni caso fece tutto come gli aveva detto e infilò per ultimi il polsino con gli anelli, poi aspettò in salotto. Quando vide l’auto salutò velocemente ed uscì; faceva un freddo cane a quell’ora, si strinse meglio nel giubbino per poi infilarsi nell’auto del metallaro.
-Buonasera!- salutò, Axel lo fissava senza dire niente, poi tirò fuori il sorriso più malizioso del mondo -Hey, che hai?-
-Quanto sei figo stasera!- gli altri due avanti risero, Xigbar si girò a guardarli
-Indovinate?- lo guardarono confusi -Ci ha appena sorpassati Mansex e con lui c’erano Sailor Moon, la bionda e il frocio-
-Porca puttana- si fece scappare Roxas, non era da lui dire parolacce così pesanti ma ci voleva, o forse lo disse semplicemente perché la vicinanza a Xaldin lo stava influenzando.
-Tu stacci vicino, funghetto. Io e Axel non ci ubriachiamo mai, baderemo a te-.
Sperava davvero che non ci fossero problemi, altrimenti non immaginava neppure che gli sarebbe successo. Rabbrividì solo al pensiero.
Una volta arrivati parcheggiarono, Axel gli cingeva le spalle con un braccio e lo sentiva chiaramente teso, così gli mise il suo braccio attorno ai fianchi e sembrò calmarsi, o almeno si rilassarono meglio entrambi. Lasciarono i cappotti all’entrata, c’erano due donne che li controllavano, poi scesero le scale e la musica divenne assordante, le luci che cambiavano improvvisamente colore rendevano tutto caotico e sballato; sentì la presa di Axel farsi più forte ma non era teso ora, semmai concentrato; seguì la traiettoria dello squardo del rosso, i suoi occhi versi erano puntati dall’altra parte del locale, vicino al bancone; li vide anche lui e si sentì le gambe cedere.
-Va tutto bene, angioletto- urlò nel suo orecchio ma lo sentì come un sussurro a causa della musica alta -Vieni che troviamo Dem- annuì e si lasciò portare, tenendogli la mano.
Il Notturno Melodico, mai soprannome fu più azzeccato in quel momento, aveva una T-shirt bianca con disegnati dei dischi fluorescenti, Nike ai piedi e occhiali fluorescenti sul naso.
-Vi aspettavo!- urlò nelle loro orecchie, per poi sbaciucchiarsi con Xaldin
-Ti consiglio di non fare l’idiota con le ragazze-
-Non sono io “Mr. Porno”. Guarda che dalla consolle ti vedo!-
-Tranquillo Dem- lo baciò ancora -Vado a cercare quel guercio prima che si metta nei guai! In bocca al lupo!-.
Axel gli diede una pacca sulla spalla
-Facci divertire!-
-Non vedo l’ora- commentò, per poi salire alla postazione del dj. E si sentiva che c’era la mano di quel truzzo, aveva la musica nel sangue.
Il rosso lo portò in pista e cominciarono a ballare, dopo un po’ si fermarono ed andarono a prendere da bere. Roxas puntò gli occhi su Demyx, era concentrato e rilassato allo stesso tempo, si vedeva che stava bene, che si sentiva a suo agio. Sorrise quando il dj lo guardò ed alzò il bicchiere per brindare al suo successo, l’altro alzò il pollice, poi tonò a concentrarsi sulla musica.
-È un mito-
-Lo penso da quando abbiamo cinque anni- fece Axel, bevendo la sua bibita -Aspetta un attimo qui-.
Roxas si appoggiò al muro, ridendo nel vedere la caduta di uno Xigbar ubriaco. Alzò lo sguardo e per poco non sputò tutto. Che cazzo fai?! Gli occhi divennero lucidi, il suo ragazzo si stava sbaciucchiando con Larxene?! Ingollò tutto il bicchiere, andando a prendere qualcosa di forte. Brutto bastardo! Bevve tutto d’un sorso e si sentì lo stomaco in fiamme, la testa leggera. Bene, era ubriaco, avrebbe fatto di tutto ora. O molto più probabilmente voleva far credere a sé stesso di essere ubriaco e avrebbe dato la colpa delle sue azioni all’alcool. Lo vide e sorrise, raggiungendolo a passo veloce. Spiaccicò Marluxia al muro, salì su un tavolino diventando più alto di lui di qualche centimetro e cominciò a baciarlo senza pensare agli sguardi sconvolti degli altri due che erano con lui, senza pensare al senso di nausea che gli stava attanagliando lo stomaco. Infilò prepotentemente la lingua nella bocca del rosa che lo lasciò fare, forse voleva vedere fin dove sarebbe arrivato. Mai sfidarmi.
-Mica scemo Axel- rise il più grande -Sei qualcosa di micidiale-.
Roxas abbassò lo sguardo, notando che il cavallo dei pantaloni di Marluxia era gonfio, allora il rosso non esagerava quando gli diceva che con lui si eccitava subito; si leccò le labbra, e gli occhi dell’altro vennero invasi da una luce strana. Lo fece scendere dal tavolino, continuando a baciarlo finché Roxas, preso da un brivido di freddo, si staccò notando che erano nel retro del locale, dove c’erano un paio di bidoni ed una recinzione alta. Questo ora mi divide in due… ma non gli avrebbe lasciato fare tutto, si sarebbe divertito anche lui. Prese a tremare a causa del freddo, dopotutto era quasi Natale e lui aveva indosso solo una camicia.
-Ora ti faccio tremare io, il freddo sarà l’ultimo dei tuoi problemi, tesoruccio-.
Ripresero a baciarsi ancora, quando il biondo sentì la porta di metallo sbattere e all’improvviso vide Marluxia per terra.
-Brutto frocio di merda! Vatti a inculare il tuo capo!-.
Delicato e dolce Axel. Lo fulminò con lo sguardo, incrociando le braccia al petto; il rosso lo guardò in modo strano, indecifrabile, poi lo prese per il polso e lo portò dentro, prese i cappotti e lo buttò nella macchina di Demyx, facendola partire ad una velocità pazzesca. Il biondo sperò solo che non la rompesse perché la macchina non aveva nemmeno una settimana di vita. Si imbronciò sul sedile, portando le gambe al petto ed incrociando le braccia, non lo degnò nemmeno di uno sguardo, intanto avrebbe voluto volentieri vomitare tutto quello che aveva bevuto. L’auto frenò bruscamente, sentì la portiera sbattere e poco dopo la sua aprirsi, allora alzò il volto e fulminò Axel.
-Si può sapere che ti è preso, nanerottolo?!-
-Inutile che ti incazzi, qui io devo essere l’alterato! Cos’è, ti sono venuti a dire che limonavo con Marluxia e ti hanno disturbato mentre facevi lo stesso con quella puttana?!-
Il rosso si strinse il naso all’altezza degli occhi con l’indice e il pollice, cercando calma, poi sospirò.
-È lei che ha baciato me-
-Usa queste scuse con uno che non le abbia usate almeno tre volte al giorno…- la voce si incrinò e scoppiò a piangere
-Ecco che arrivano gli effetti indesiderati dell’alcool- roteò gli occhi, poi lo strinse, tutta l’incazzatura passata -Oi, angioletto, calmati-
-Cosa c’è che non va in me? Perché papà non mi parla?! Ormai con Sora lo fa! Mi odia, mi odia!- urlò, cominciando poi a singhiozzare -E tu… perché non ti sei staccato?! IO TI AMO… BRUTTO BASTARDO!-
-Shhh… amore va tutto bene-.
Se fosse stato in sé Roxas si sarebbe accorto che aveva il tono più dolce e calmo del mondo, ma le orecchie gli fischiavano e la testa gli faceva troppo male.
-Non va… be-bene niente! Mi ha sem-mpre odiato! Io sono stato sempre que-quello in più!- si sentì stringere fortissimo quasi da fargli mancare il respiro, si calmò un po’ poi scoppiò di nuovo in lacrime -Per lui io… io non sono niente! E anche tu non mi ami!-
-Non è vero, io ti amo, Roxas, non ti permettere di dire il contrario!-
-E allora perché l’hai baciata?!- urlò con quanto più fiato aveva nei polmoni, ferendosi la gola
-Non lo so… ma ti scongiuro, non piangere che mi sto sentendo male-.
Si calmò dopo un buon quarto d’ora, era ancora abbracciato ad Axel che lo stringeva senza stancarsi. Strofinò il viso nel suo giubbotto, poi si tirò leggermente indietro per guardarlo.
-Devo vomitare-
-Non farlo nella macchina di De…- troppo tardi -Mi uccide, mi spella- commentò, mentre teneva la fronte a Roxas per evitare che abbassasse troppo il volto.
Poco dopo si riprese, la fronte madida di sudore, il volto pallido illuminato dalla luce bianca dei lampioni; posò la testa sullo schienale del sedile, sospirò chiudendo gli occhi.
-Promettimi che non mi farai bere mai più-
-Non ti permetterò di bere nemmeno a cinquant’anni! Ora scendi che devo ripulire-
-Axel?- quello rispose con un mugolio -Scusa-
-Se non mi fossi lasciato andare non sarebbe successo nulla di tutto questo… è colpa mia, sono un cretino-.
Non si dissero altro, poi rientrarono in auto. La testa gli faceva ancora male, fissò di sottecchi il suo ragazzo, per non parlare significava che era pensieroso e per esserlo c’era qualcosa che non andava.
-Non cel’ho con te- gli sussurrò
-Sono solo preoccupato. Ora quello non ti lascerà in pace un secondo… perché ti ho lasciato da solo?!- si posò una mano in faccia
-Axel! Guarda la strada che già non hai la patente- sbiancò -Cazzo…!-
-Demyx ci sbriciola e poi si divertirà a mettere insieme le ossa per giocarci a shangai!-.
Fermò l’auto, un poliziotto si affacciò intimandolo ad abbassare il finestrino.
-Buona sera!- salutò il rosso, calmo all’inverosimile
-Tu?! È da mesi che non ti vedo in giro a fare casino, e se non sbaglio tu diciotto anni li fai a marzo-.
-Non ne sarei così sicuro, Sephy- bene, avevano avuto anche la fortuna di incontrare un poliziotto che di sicuro aveva memorizzato la fedina penale di Axel senza sforzi o con suo grande dispiacere
-Un giorno ti denuncerò per oltraggio a pubblico ufficiale. Ora seguimi fino alla centrale, poi chiamiamo chi di dovere-
-… Lui non possiamo portarlo a casa? Sta male- guardò sottecchi Roxas che lo ringraziava mentalmente
-Non farà male ai suoi genitori sapere che, nonostante minorenne, ha bevuto fino a vomitare-.
Merda. Odiò quel poliziotto anche se faceva il suo lavoro stupendamente e magari lo avrebbe anche ammirato se ora non ci fosse dentro fino al suo ultimo ciuffo di capelli. Sospirò, che poteva succedergli? Un anno di punizione con acqua e pane e una giornaliera dose di schiaffi? Non male. Già immaginava la faccia di Demyx, la furia nei suoi occhi azzurri a sapere che ora anche superando il limite per un k/h l’auto, la sua amata auto gli sarebbe stata sequestrata. Arrivarono in centrale dopo un quarto d’ora, il rosso salutava tutti amichevolmente, lui avrebbe volentieri voluto scomparire. Sgranò gli occhi quando il poliziotto aprì la porta della cella.
-È obbligatorio, resterete qui fino all’arrivo dei vostri genitori-.
Si accomodò sulla branda, Axel al suo fianco si rilassò, il volto tranquillo, sorrideva beatamente.
-Che c’è di divertente?!-
-Niente, ma non va male. Oh, tu non sei abituato… io qui ci sono cresciuto quasi- rise -Credi che i tuoi la prenderanno male?-
-Come minimo. Messo in prigione per una sbronza! Ma che cazzata… io neanche posso bere, quindi-
-Angioletto, stai calmo-.
Si sporse, baciandolo delicatamente, infastidendolo.
-Non per sembrarti pesante ma non vorrei essere denunciato per atti osceni in luogo pubblico- Soffio di Fiamme Danzanti si leccò il labbro, mettendosi cavalcioni sulle sue gambe, le ginocchia a stringergli i fianchi
-Che tipo di atti osceni?- chiuse gli occhi, dicendosi di stare calmo, di non cedere alla voce così calda e roca del suo ragazzo, di non assecondarlo altrimenti non immaginava neppure… con la fortuna che aveva avuto quella giornata sicuramente li avrebbero scoperti; quasi sobbalzò dalla sorpresa quando sentì i denti di Axel giocare con la pelle del suo collo, salendo fino alle labbra; cercò di opporsi, ma come al solito lo metteva a tacere, gli faceva annebbiare la mente con pensieri sconnessi -Non mi hai risposto, angioletto- certo, chiamarlo in quel modo in certi momenti era una grande presa per culo.
-Non… Axel… per favore…- poi un sospiro più forte, che segnava per sempre la sua sconfitta.
Mandò al diavolo l’ultimo neurone che non si stava facendo le seghe per la troppa eccitazione; cominciò a sbottonargli il pantalone, facendolo ridere
-E non volevi…-
-Se parli un altro po’ te lo succhio finché non si consuma e scompare- arrossì quando si accorse che l’ultimo neurone forse lo stava sfottendo un po’
-Cos’è che vuoi fare?- lo baciò famelicamente -Guarda che non è una caramella-
-Leccalecca?- provò
-È la tua ultima parola, ora avrai la bocca un po’ occupata-.
Era ancora in ginocchio, le labbra un po’ sporche, il suo ragazzo si sistemò i pantaloni, poi la porta sbatté, lasciando entrare i tre genitori e il poliziotto che, vedendo la scena, sgranarono gli occhi, sconvolti, imbarazzati all’inverosimile. Roxas boccheggiò un po’, tirandosi di scatto in piedi, doveva nascondersi o sarebbe morto dalla vergogna, fissò Axel che era… infastidito?
-Proprio ora che mi divertivo- sbuffò -E chiudi la bocca, amore, non cel’ho ancora lì dentro, purtroppo-.
Fece mente locale, avrebbe dovuto fargliela pagare prima o poi per parecchie cose che non gli andavano giù. Si ripulì, guardando il pavimento, non aveva il coraggio di incrociare nemmeno uno sguardo delle persone che c’erano lì, il rosso invece li guardava e quasi si chiedeva cosa avessero da guardare con quella faccia.
-Come se poi non avessero mai fatto niente- si lasciò scappare, la faccia dei genitori si incupì invece il poliziotto sembrò divertito
-Stendiamo un velo pietoso-.
Roxas alzò finalmente lo sguardo e vide per la prima volta il padre del suo ragazzo: aveva i capelli rosso scuro raccolti in un codino, spennati all’inverosimile con le punte che andavano verso l’alto, due occhi di un  bel verde ma non luminoso quanto quello del figlio, un paio di strani occhiali poggiati sulla fronte.
-Oh, andiamo Reno, chissà quante volte l’hai fatto per tradire la mamma- non aveva mai sentito quel tono nella voce di Axel, era così accusatorio, pungente, cattivo
-In ogni caso, signori, vostro figlio era abbastanza ubriaco e lui guidava senza patente. Non è molto grave, contando il fatto che ha guidato solo per soccorrerlo, poi non hanno fatto male a nessuno, quindi…-
-Grazie mille, Sephiroth- fece Terra, stringendogli la mano e senza aggiungere altro lo fulminò, cosa che Reno faceva con suo figlio.
Si stava allontanando, il volto basso, quando si sentì tirare ed Axel lo baciò, avrebbe riso, certo che sapeva proprio come far arrabbiare di più le persone. Non fece la parte del sorpreso, voleva anche lui che si arrabbiassero, che suo padre si arrabbiasse, sicuro che Aqua non avesse nulla in contrario, così ricambiò il bacio, un bacio decisamente osceno; salutò con la manina il poliziotto, augurandosi di non vederlo più ed uscì seguendo i suoi verso l’auto.
S’accomodò sul sedile dietro, cercando di non pensare alla figura fatta, cercando di non pensare al mal di testa, cercando di non pensare alla cazzata che aveva fatto con Marluxia; insomma, cercò di cancellare quella notte dalla sua mente. Girò leggermente la testa al lato, fuori i lampioni schizzavano veloci, si concentrò sulla luce che andava e veniva, andava e veniva con un ritmo incessante; tutto quel silenzio, rotto solo dai sospiri lo snervava un po’ ma se ne beò, non sarebbe mai riuscito a seguire un discorso ora. Nonostante tutto, nonostante quella notte erano successe parecchie cose di cui preoccuparsi, era sereno, calmo, la testa completamente libera da qualsiasi pensiero che prima l’aveva occupata. Ma che gli importava? Avrebbe ricordato quella notte come la più strana della sua vita, che fino a poco tempo prima non aveva conosciuto nemmeno un brivido di follia, di stranezza. Aveva sempre pensato a tutto quello che faceva, non si era mai lasciato andare ed ora amava farlo ogni tanto, in modo giusto ai suoi occhi, per la sua coscienza che forse non funzionava. Ma era l’amore che l’aveva cambiato e tanto bastava per rendere tutto così assurdamente giusto. La macchina entrò nel vialetto di casa sua, fermandosi nel garage.
-Dobbiamo parlare- fece sua madre -Non ne posso più di fingere-.
Alzò un sopracciglio, poi sbadigliò
-Ora?-
-È meglio così- commentò Terra, scendendo dall’auto.
Il garage si chiuse cigolando, poi entrarono in casa con la porta che collegava questo alla cucina. Accesero le luci, era tutto silenzioso, si sentiva solo il brontolio del frigo e improvvisamente l’abbaiare di un cane spezzò quella melodia continua, si sedette a tavola, aspettando una super strigliata che però sembrò non essere il primo pensiero dei suoi genitori. Aqua mise a fare il caffè, l’osservò fare i suoi abituali movimenti con le mani tremanti, che le prendeva?
-Mamma, va tutto bene?-
-Sì, tesoro. Tutto bene- gli sembrò una risposta preparata ma non insistette, aspettando che parlassero.
Finalmente la donna si sedette, versando il caffè nelle tazzine, dandone anche a lui, spiegandogli che ne aveva bisogno per prestare attenzione.
-La cosa è abbastanza semplice, Roxas- fissò l’uomo che gli era seduto avanti, le parole sembravano costargli -Io sono d’accordissimo sulla tua storia con Axel- D’accordissimo?! Ma scherzi?! -In realtà è tua madre quella che non vuole-.
-Che significa?-
-Che ho finto di essere contenta per te… ho cercato di non odiare quel ragazzo ma non ci sono riuscita e non riuscivo nemmeno ad essere io quella che avresti odiato… quindi Terra ha fatto solamente il mio volere-.
Il suo sconvolgimento era palese. Più che sconvolto non ci stava capendo un emerito niente.
-Roxas, io non sono tuo padre- sgranò gli occhi, passando lo sguardo da lui a sua madre
-Che significa?- ripeté, la voce che tremava
-Ora ti racconto, amore, tu prometti di ascoltare senza interrompermi- annuì -Quando… quando ero incinta da tre mesi, mi veniva un uomo dietro, mi faceva della avance, ma io non volevo perché ero innamorata di tuo padre, che presto sarebbe divenuto mio marito. Alla fine… diciamo che hanno scatenato una rissa, si odiavano a vicenda ovviamente- la voce le si incrinò, così tossì per sforzarsi di non piangere -L’uomo ne uscì con qualche osso rotto, tuo padre andò in coma e morì dopo due giorni- Terra le strinse la mano, per poi continuare
-In realtà… io ho sposato tua madre solo per non lasciarla sola. Mio fratello, tuo padre, non avrebbe voluto che crescesse tre gemelli senza nessuno al suo fianco-.
Suo padre era morto. Quello che credeva suo padre era suo zio. Era morto… suo padre…
-E come si chiamava?-
-Ventus; identico a te, giuro… sei la sua fotocopia ed anche Axel è la fotocopia di suo padre-.
D’un tratto capì cosa c’entrava il rosso in quella storia e la testa gli girò.
-Il padre di Axel è quell’uomo?-
-Sì. Per questo lo odio… perché è comunque il figlio dell’uomo che ha… che ha ucciso tuo padre-.
La voce le tremava, sicuramente vedeva il suo ragazzo come una copia perfetta di Reno, lo vedeva come uno capace di uccidere a botte… forse a complicare la situazione c’aveva pensato Axel, quando l’aveva pestato e l’aveva fatto svenire. Proprio come tra i nostri due genitori. Ma Axel lo amava, lui non avrebbe fatto mai davvero male a qualcuno. Capiva che sua madre odiasse Reno ma lui non provava la stessa cosa, insomma, se sin da piccolo l’avessero additato dicendogli che quello era l’assassino di suo padre l’avrebbe odiato anche lui ma la figura paterna non gli era mai mancata e fino ad adesso non aveva mai saputo che fosse suo zio. Era come se gli dicessero magari che era nato dopo che era morto un altro figlio, si sarebbe dispiaciuto, certo, ma non avrebbe provato altro che quello. Dispiacere. Ora, certo, un po’ lo faceva incazzare sapere che suo suocero era l’assassino di suo padre ma… infondo, suo padre era Terra. E poi se ne infischiava altamente di tutta quella storia, lui amava Axel e se non l’avrebbe lasciato per quell’odio insensato che sua madre provava nei suoi confronti, il rosso non c’entrava niente con tutta quella storia. Se ben ci pensava sarebbe dovuto essere Axel quello incazzato, quello che l’odiava perché era figlio di qualcuno con cui suo padre aveva – seppur solo col pensiero – tradito sua madre e l’aveva portata alla morte. Quanti anni aveva potuto avere, un paio?
-Perché non… non ne avete mai parlato? Non avete mai neppure accennato il fatto che… che non fosse davvero nostro padre-
-Volevo farlo, volevamo farlo, mentirvi sarebbe stata una cosa sbagliata. Solo che tu, la tua prima parola è stata “papà” e di certo non era rivolta a me. Eravamo un po’ sorpresi perché io non l’ho mai chiamato in quel modo, anzi, usavo sempre dire “andiamo da Terra”, “Terra è a casa”. Quindi abbiamo lasciato correre, preferendo non mettere in mezzo questa storia se non ce ne fosse stato il bisogno-.
Restò in silenzio, cominciando a fissare il tavolo, che voleva? Che odiasse Axel, che lo lasciasse? Aveva sbagliato alla grande.
-Sora e Naminè?-
-Aspettiamo domani per dirlo a loro… devono saperlo-.
Si tormentò le mani
-Non… non c’è una sua foto?-.
Sua madre si alzò, tornò poco dopo con un foglietto un po’ rovinato ma la foto era nitida; era un po’ strano, era come guardarsi allo specchio, Sora e Naminè quasi non gli somigliavano a differenza di Ventus. Passò il dito sulla carta, chissà com’era, che padre sarebbe stato… sospirò, non l’avrebbe mai saputo ma di certo non dava la colpa al suo ragazzo, forse nemmeno a Reno, dopotutto era una rissa, non un omicidio volontario. Quello che vedeva era un uomo uguale a lui, che sorrideva, ma non gli scaturiva alcuna emozione se non tristezza e forse… amarezza, per non averlo conosciuto.
-Questo non è mio padre- fissò Terra, che gli sorrise, alzandosi per abbracciarlo.
Era lui suo padre, l’aveva cresciuto e quindi Ventus restava quello che aveva messo incinta sua madre, che l’amava. Forse era un pensiero crudele ma non lo pensava per cattiveria, lo pensava solo per un affetto troppo forte nei confronti dell’uomo che gli era sempre stato accanto.
Ora gli era anche chiaro l’odio che Reno provava nei suoi confronti, ora si spiegavano tante cose. Quella notte non la smetteva di serbargli sorprese, l’una così diversa dall’altra, che lo abbagliavano, che lo rendevano confuso, luci psichedeliche, novità accecanti.

   
 
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