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Autore: _Ella_    16/08/2010    5 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Eccomi con il capitolo, è un po' corto ma non vedevo l'ora di pubblicarlo! ^^
Io vi amo, lo sapete, no? ù.ù

 

In frantumi

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, o almeno quello che ne restava. Il russare di Sora l’aveva accompagnato nei suoi pensieri tutto il tempo, finché, stremato non si era alzato per svegliarlo.
-Mh? Che c’è Roxas?- il castano fece un grande sbadiglio, guardandolo con gli occhi lucidi e appiccicati dal sonno
-Posso… posso dormire con te?-.
Era curioso, si vedeva, dopotutto il biondo dormiva con lui solo quando era confuso, talmente tanto che non sapeva se gli andavano bene le cose o meno, forse magari non si ricordava nemmeno come si chiamava. Si scostò per fargli spazio e il più piccolo si infilò sotto il piumone, accoccolandosi sotto l’ala protettiva di suo fratello. Per quanto potesse essere infantile, quando cercava il suo aiuto si rivelava più protettivo di una mamma orsa. Lo abbracciò, lasciandolo spiazzato, Roxas non era il tipo di ragazzo che amava le smancerie.
-Vuoi parlare?- scosse la testa -Vuoi che dorma e faccia finta che non sei incasinato?- la scosse ancora, così il fratello aspettò semplicemente che trovasse il momento per dirgli tutto.
-Sono successe delle cose, stanotte. Passo al sodo, sai che non amo i giri di parole. Terra… bhè, lui non è nostro padre-.
Sentì il corpo del gemello irrigidirsi ed alzò il viso per guardarlo: Sora era palesemente sconvolto, ovvio che lo fosse, così gli raccontò tutta la storia senza tralasciare nulla. Il suo gemello era d’accordissimo con lui, era Terra il loro vero padre, anche se Ventus non aveva nessuna colpa.
-Quindi… il problema è Axel?-
-Bhè sì. Insomma se… se la prende male? Se Reno gli ha raccontato le cose a modo suo e quindi l’ha spinto ad odiarmi?-
-Lui non ti odierebbe mai-.
E ci sperava davvero. Diamine, perché quell’anno il Natale non ne voleva sapere di passare in tranquillità?! Ora c’era anche quel maniaco che l’avrebbe perseguitato. Di bene in meglio.
-Come credi che la prenderà Naminè?- chiese il biondo, spezzando il silenzio
-Come noi… senti, sarebbe meglio che tu informassi Axel prima di suo padre-
-Dopo lo chiamo. Non credo che alle cinque del mattino stia sve…-.
Il cellulare vibrò, a quanto pareva quella notte non era fatta per dormire. Per chiamare a quell’ora significava che…-
-L’hai saputo?- chiesero in coro Roxas ed Axel, poi quest’ultimo continuò
-Dobbiamo vederci, ora. Voglio sapere qual è la tua versione dei fatti. Non mi fido del mio vecchio-
-Dimmi dove-
-Vengo io lì. Mi arrampico per la finestra-
-Bene, ti aspetto-.
Non ebbe nemmeno il tempo di spiegare a Sora che sentirono bussare alla finestra, vedendo che Axel era fuori ed aspettava di entrare. Allora era già qui! Aprì, lasciandolo entrare; il rosso salutò velocemente Sora, si accomodò sul letto del suo ragazzo, aspettando che raccontasse. Era nervoso, a Roxas sembrò che fosse in combutta con se stesso, non riuscendo a capire se aveva fatto bene ad entrare in quella casa. Cel’ha con noi. E sentì il cuore spezzarsi per l’ennesima volta quella notte.
-Mio padre- fece Axel, indispettito che non fosse stato il biondo a cominciare -Ha detto che Terra non è vostro padre, che quello vero è morto in una rissa contro di lui e che è stato Ventus a scaturirle perché era furioso che e geloso con mio padre perché vostra madre l’ha tradito con lui-.
Ecco perché era innervosito.
-Secondo la nostra versione, invece, tuo padre voleva a tutti i costi nostra madre e per questo Ventus e lui hanno fatto a botte-
-Non so a chi credere-
-Che vuoi dire?- s’intromise Sora
-Bhè, non hanno fatto che mentirci. Perché non dovrebbero farlo adesso?-.
Aveva ragione. Eppure… insomma, lui credeva ai suoi non alla versione di Reno!
-Ad ogni modo non me ne frega un emerito cazzo di questa storia, adesso. Non mi cambia la vita. Il problema è lui… Reno, vuole che trasferiamo-
-Cosa?! E tu glielo permetterai anche?!-
-Non è colpa mia, nanerottolo, forse è un po’ incazzato dopo che ho guidato senza patente per salvarti il culo, letteralmente-
-Oh, scusami tanto se mi sono incazzato dopo che mi hai tradito! Forse ha ragione mia madre quando dice che sei uguale a tuo padre!-
-Forse hai ragione. Stai attento, potresti morire anche questa volta, la depressione è brutta-.
Aprì con ferocia la finestra e scomparve poco dopo dalla sua visuale. Che diavolo ho fatto?!
Lo chiamò più volte ma il motorino non si fermò; forse non l’aveva sentito o, molto più probabilmente, l’aveva ignorato. Che serata di merda. Si lasciò cadere sul letto, le mani a coprire il volto, sentiva lo sguardo del gemello che lo stava quasi dividendo in due. Si alzò con uno scatto, prendendo le chiavi del motorino e il casco da sopra la scrivania.
-Dove diavolo vai?-
-Lo seguo- rispose, secco.
Si calò dalla finestra, ormai la porta era quasi inutile, salì sul motorino e partì alla ricerca del suo ragazzo. Lo raggiunse che erano vicini alla villa del rosso, lo superò e gli si parò avanti, facendolo fermare. Axel spense il motore e lui fece lo stesso, si levarono il casco e si fissarono negli occhi per un buon minuto, senza dire niente.
-Mi hai raggiunto, dimmi- sotto la voce neutra si sentiva chiaramente un filo di irritazione
-Perché cel’hai con me?-
-Cos…?! Mi chiedi perché cel’ho con… tzè, te lo dico io. Questa notte, solo in una fottutissima nottata, hai baciato il tuo presunto stupratore, nanerottolo; stanotte mi hai dato del bastardo ed hai detto che sono come mio padre la persona che odio di più in assoluto!-
-Ti ricordo che hai baciato… quella, o te lo sei dimenticato? Mi hai tradito avanti ai miei occhi, mi hai lasciato per baciarla, sono io che dovrei avercela con te! Ma ti ho perdonato e per di più non cel’ho con te nemmeno per la storia che ci hanno raccontato. E ti chiedo anche scusa, adesso, per averti insultato; non ho fatto che implorare il tuo perdono stanotte ma a te, in quella testa bacata che ti ritrovi, non ti è nemmeno passata l’idea che ci sono rimasto male, che avrei voluto delle scuse! Com’è che dicevi: tu sei l’unico che non tradirei? Si è visto-
-Roxas, era solo un bacio!-
-Allora puoi baciare chiunque quando ti pare, tanto io chi sono? Bene, buono a sapersi, me lo dicevi prima così mi sarei dato alla pazza gioia baciando chiunque-.
Calò il silenzio, il rosso sospirò, riavviandosi i capelli
-Scusa. Mi dispiace. Non lo so che mi è preso ed hai tutto il diritto di avercela con me-
-Lo so. So che ne ho il diritto, ci mancherebbe altro- commentò -Forse è meglio che continuiamo a parlare domani-
-Già, forse-.
Roxas si infilò il casco e riaccese il motorino, girando per tornare a casa. Era ancora notte fonda, l’alba sarebbe arrivata tra un paio d’ore, il freddo era pungente e si era anche dimenticato di infilarsi i guanti in pelle per non gelarsi le dita. Quella notte era di sicuro la più lunga e snervante di tutta la sua vita. Era quasi vicino a casa sua, mancavano un paio di isolati e ringraziò che la poca benzina stesse resistendo a non scomparire via. Aveva fatto bene a cambiare il carburatore con uno nuovo, ora quasi non gli importava di aver lavorato un intero mese estivo per averlo. Andava piano, già era un miracolo che non fosse morto spiaccicato in un muro mentre rincorreva Axel, a causa del ghiaccio per terra, poi non era particolarmente lucido. Chissà perché il sonno arriva nei momenti meno opportuni. Una macchina sfrecciò verso di lui, sull’altra corsia, girando a sbarrargli la strada con una manovra pazzesca. Frenò d’un botto, non riuscì a muovere un dito quando vide Saix scendere dall’auto, non si oppose nemmeno quando gli si avvicinò, per poi colpirlo in testa. Prima di svenire del tutto gli venne in mente un solo pensiero: sono fottuto.
Aveva un mal di testa micidiale ed ora che ci pensava anche la schiena gli faceva male. Si stiracchiò, accoccolandosi poi nelle coperte, sentiva freddo, chissà perché non si era messo il pigiama. Aspetta un momento… Si disse di non urlare, non subito, senza nemmeno aprire gli occhi. Ok, quello non era il suo letto, niente di che, no? Magari era da Axel. Aprì piano gli occhi, impaurito di scoprire dove si trovava. L’urlo fu acuto, avrebbe giurato di sentire qualche vetro infrangersi, durò per una decina di secondi, poi scattò fuori dalle coperte, buttandosi contro il muro.
-Che cazzo ci faccio qui?!- fece subito dopo, senza prendere nemmeno aria per i polmoni.
Marluxia era calmo, sorrideva al suo scombussolamento. Dio… l’aveva fottuto mentre dormiva?!
-Tesoruccio, non ti allarmare, senza il tuo consenso non avrei fatto nulla. O almeno, te lo chiedo, se dici di no lo faccio ugualmente ma ti do un’opportunità!- forse la sua faccia diceva tutto, sicuramente era così, il rosa rise, rotolando sul letto -Hai dormito tutto il tempo come un angioletto, anche in macchina, avevo una voglia matta. Poi, in questi cinque due cinque minuti che sei stato nel mio letto, ho pensato a cosa farti-
-Tu non mi farai un bel niente! Io me ne vado, brutto pervertito-.
Marluxia rise, per l’ennesima volta, si sentiva un po’ cretino per aver avuto tutta quella sicurezza, dopotutto, se fosse stato facile distoglierlo dall’intento di stuprarlo non si sarebbero preoccupati tanto per lui. Tremò un attimo, anche per il freddo, impercettibilmente. Se fosse uscito vivo da quella situazione l’avrebbe denunciato, ma qualcosa gli diceva che per essere ancora a piede libero dopo la fama che si era creato non sarebbe servito. Odiava la gente che non ha un punto debole, inattaccabile per il lato della giustizia. Per questo aveva odiato anche Axel. Ma perché pensava a lui in un momento come quello?! Si riscosse quando sentì i passi del più grande, si stava avvicinando e lui si allontanò allo stesso ritmo. Se non poteva evitare di essere violentato almeno avrebbe lottato fino all’ultimo.
-Oh, andiamo, dire che sei stato tu a cercarmi. Forse, se tu sapessi la verità… saresti il primo a volere un favore da me-
-La verità?- chiese con una punta di ironia
-Cos’è, il tuo fidanzatino non tel’ha detto?- rise, ancora, gli avrebbe volentieri spaccato la faccia -Sai perché hai baciato Larxene? C’era una “spia” di suo padre e l’ha fatto per proteggerti mio caro, altrimenti ti avrebbe pestato-
-Sono tutte stronzate-
-Ahah, certo, una stronzata è anche il suo trasloco?- ghignò -No, questo tel’ha detto, credo però che abbia evitato di omettere un piccolo particolare: si deve sposare-.
Ok, non era vero. Non poteva essere vero, diamine! Non erano più nei tempi che i matrimoni sono combinati e si fanno così presto! Incrociò le braccia, ridendo scettico.
-Già, ovviamente, e chi è la sposa, sentiamo?-
-Fattelo dire da lui, no?-.
Bussò alla porta, parecchio strano visto che fuori c’era sicuramente un corridoio. Aprirono la porta, Xemnas e Saix stavano mantenendo per le braccia Axel e lo buttarono dentro. Che diamine ci faceva lì?
-Ti ha seguito quando stavi tornando a casa, quindi ha visto che ti rapivamo e ci ha seguito. Stupido da parte sua venire solo con quel metallaro, è bastato dire che se non la finivano di fare casino Demyx era nei guai e sono stati fermi-.
Lo fissò, gli occhi verdi erano agitati, lui era agitato, avrebbe voluto sicuramente staccare a morsi la testa di quella barbie fuori misura e col corpo di un Ken. Axel incrociò le braccia, continuando a fissare il rosa in cagnesco.
-Allora? Se non parli lo faccio io!-
-Ma andiamo, è una storia senza capo né coda! Promesso sposo di una svampita che non vede l’ora di stare con lui per avere più soldi di quanti ne ha… tzè-.
Silenzio. Un fottutissimo silenzio. Era vero. Era vero! ERA VERO?! Non era possibile, assolutamente, ma scherziamo?! Il rosa cominciò a vestirsi, lanciandogli poi i suoi. Sbuffò.
-Speravo arrivasse dopo, volevo fare qual cosina ma non importa. Masturbarmi mentre dormivi è stato un contentino niente male-.
Che.
Schifo.
Se non fosse che c’era qualcosa di più importante l’avrebbe picchiato, si sarebbe incazzato come una bestia.
-Dobbiamo parlare, Roxas-.
Quella notte sembrava non voler finire.
E il cuore si ruppe ancora. In mille e più pezzi.

   
 
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