Continua a respirare
I want to
change the world… instead I sleep
I want to
believe in more than you and me
But all
that I know is I’m breathing
All I can
do is keep breathing
Ingrid Michaelson – Keep breathing –
Dentro, fuori…
Sforzati, non puoi trattenere l’aria per sempre…
Continua a respirare.
Alzati e torna nella tenda, non c’è più nulla che tu possa
fare. Restare a piangere nel fango non servirà a nessuno.
Se n’è andato.
I tuoi singhiozzi si confondono nel ticchettio della
pioggia, li porta via il vento, ma non arriveranno a lui.
Se n’è andato, è lontano, non tornerà.
Chiudi gli occhi che continuano a lacrimare, stringi i
pugni sul tuo vestito bagnato, vorresti alzarti da terra, ma ti sembra che
qualsiasi azione, qualsiasi gesto, anche il più semplice, anche il solo
rimetterti in piedi e camminare siano divenuti impossibili.
Ed è così.
La pioggia inzuppa la tua pelle, arriva a colpirti le ossa,
ricorda milioni di dita che picchiettano sul tuo corpo, che ti deridono, che ti
giudicano, ti chini sotto la loro sentenza, i singhiozzi seguitano a scuoterti
contro il tuo volere.
Tutto è avvolto da una patina di irrealtà, sfocato, forse
stai sognando, forse ora ti trasformerai in fango, ti scioglierai e diventerai
parte della terra che lui ha calpestato, che è sotto le tue ginocchia, che
sporca il tuo abito… e poi ti sveglierai e sarai nel tuo letto, all’asciutto,
dentro la tenda, Harry che già prepara il tè per colazione e Ron che si trascina
in piedi ancora assonnato.
Ma sei troppo intelligente per capire che non stai
dormendo. Indugi ancora un attimo nella consapevolezza di aver perso qualcosa
d’importante, provi a normalizzare il respiro.
Puoi farcela, dentro, fuori… dentro, fuori…
Raccogli le forze che ti rimangono e con fatica ti rialzi
piano, le gambe tremano, ti gira la testa. Ti guardi attorno disorientata,
cercando di ricordare la direzione per arrivare alla tenda, la riconosci poco
distante da te, immersa nel buio e una nuova morsa ti stringe la gola: la
desolazione incombe sul vostro riparo come una nebbia densa e non c’è più
nemmeno lui a diradarla.
Resti a guardarla ferma sul posto, indecisa se
raggiungerla. Forse, nonostante tutto, trovarti all’asciutto ti aiuterà a
schiarirti le idee.
Procedi piano sulle gambe vacillanti, rischi d’inciampare,
ogni passo sembra durare un secolo, la mente si svuota, a poco a poco il tuo
unico obbiettivo diventa il riuscire a spingerti fino al tuo letto, speri di poter
trovare conforto nello squallore del vostro rifugio.
Ti accorgi di essere arrivata perché non è più così buio, fatichi ancora a mettere a fuoco ciò che hai davanti, le
gocce di pioggia rimaste intrappolate tra le tue ciglia ti fanno guardare
quello che ti circonda sotto la loro prospettiva, o forse sono residui di
lacrime…
Ti asciughi il viso col dorso delle mani, Harry è poco
distante dall’entrata, ti da le spalle, stringe i
pugni, trema quasi, non sai se per il freddo o per la rabbia, ti ha sentito
entrare e ora sembra in attesa, forse sta aspettando un tuo discorso. Deglutisci,
incapace di rivolgerti a lui immediatamente. Cerchi il coraggio per parlare, -
E’… an-an-andato! Si è
Smaterializzato!* – sussurri balbettando.
E in qualche modo il fatto di averlo detto rende la
situazione più vera, quasi come se fino ad un attimo prima non ci credessi seriamente.
Crolli sulla prima sedia che vedi, il peso delle parole
grava su di te con la stessa insistenza con cui la pioggia tormentava il tuo
viso, tanto che sei costretta a calare la testa, a raggomitolarti su te stessa
per difenderti da quello che hai appena pronunciato.
C’è un secondo di silenzio puro, in cui non odi più
neppure il rumore della tempesta, ma senti chiaramente il cuore sgretolarsi in
mille pezzi. La ragione ti ha fatto restare vicino ad Harry, ma il tuo cuore se
n’è andato via con Ron e dentro ti ha lasciato solo un fragile involucro vuoto
che si sta frantumando, e riesci a riconoscere ogni ferita che si allarga nel
tuo petto e fa così male che per un attimo credi che morirai,
che non sopporterai a lungo il dolore, e ti stupisci che una cosa ormai senza
vita possa recare una sofferenza così grande.
Si blocca il respiro di nuovo, porti una mano al petto, è una
tortura, pensi disperata che affogare potrebbe essere più tollerabile.
Quando finalmente riesci a far uscire l’aria dai polmoni,
scoppi a piangere un’altra volta; eri nell’abisso, stavi annegando, poi lo
spirito di sopravvivenza ha trovato modo di riportarti a galla, ma l’unica cosa
che volevi davvero era lasciarti sopraffare dal dolore… ogni respiro che esce
dalla tua bocca ti raschia la gola, ogni singhiozzo fa più male del precedente.
Harry ti posa sulle spalle qualcosa, avevi dimenticato di
essere fradicia di pioggia. È la coperta di Ron, il suo odore che la impregna
sembra volerti schiacciare, ti pesa addosso come un macigno; intrappolato nelle
trame del tessuto c’è ancora il calore del suo corpo e si avviluppa a te e ti stritola, ti toglie l’aria ancora. Vorresti urlare,
alzarti e urlare perché sai che non ci si può ridurre così, per nessuno, avevi
giurato a te stessa che non l’avresti mai permesso. Stremata, ti costringi ad
apparire meno patetica, ti alzi dalla sedia, ti avvicini ai letti dove Harry
finge di dormire già ringraziandolo mentalmente per i suoi occhi chiusi, perché
non potresti sopportare quello che riusciresti a leggervi dentro: la colpa, il
rancore, l’angoscia e la compassione.
Lontano dal suo sguardo ti stendi sul letto di Ron.
Accarezzi il materasso, il lenzuolo, il cuscino, ti
stringi addosso la sua coperta, affondi il viso nel
suo profumo, è quasi come se fosse ancora lì. Afferri le sue cose con rabbia,
te le sfreghi addosso, sperando che il suo odore ti rimanga attaccato, che una
parte di lui possa rimanerti accanto anche adesso che lui è lontano.
Ma sai che è tutto inutile, che niente rimarrà con te e lui
non tornerà.
La tristezza e la rassegnazione si distendono ai tuoi lati
a confortarti, senti le loro carezze gentili sulla pelle. Smetti di lottare,
lasci che le tue membra si abbandonino alla stanchezza, chiudi gli occhi e
sprofondi la testa nel cuscino.
Regolarizzi il respiro.
Stai pensando di dormire.
Dormire è una buona idea.
Dormire, è l’unica cosa che puoi tollerare adesso, l’unica
cosa che puoi concederti, l’unica cosa per cui hai ancora forza…
Domani, con il nuovo giorno, mentre preparerai il
necessario per andarvene, guarderai nella direzione in cui lui è scomparso
nella notte e spererai di vederlo ricomparire, seguiterai a cercare i suoi
occhi, aspetterai di ascoltare la sua voce che ti chiede perdono e ti giura che
non ti lascerà più e poi ti odierai per esserti permessa di illuderti, perché
sai perfettamente che lui non tornerà, che ti ha deluso ancora e che hai deluso
te stessa nel momento in cui gli concedevi un’altra possibilità.
Ma ora non puoi farci niente, nemmeno domani, e tutte le
mattine in cui aprirai gli occhi e desidererai di vederlo entrare dall’uscio
della tenda pentito di avervi lasciato, e tutte le notti che sognerai il suo
ritorno. Il ricordo di ciò che non è stato continuerà ad inseguirti ogni
istante.
Non potrai farci niente.
Non puoi farci niente.
Tutto quello che puoi fare ora è continuare a respirare…
*da Harry Potter e i doni della morte pag 287
Le mie storie mancano da questo sito da una vita, e mi
rendo conto che questa non è sicuramente la maniera migliore per tornare, ma,
beh, l’ho scritto e quindi ve lo beccate!
Se vi fa schifo vi capisco, ma prometto (suona come una
minaccia, eh?) che le prossime storie saranno meno drammatiche… spero!
A prestissimo.
Emmahp7