Stava correndo... da quanto ormai? Non lo sapeva ma la sua
forma fisica gli permetteva di correre per parecchio senza rendersene conto,
voleva allontanarsi, scappare il più lontano possibile da lei... da lui... da
tutti.
- Stupido... imbecille... cretino... – continuava ad
insultarsi da diversi minuti.
Come aveva potuto non capire che Usagi era ancora innamorata
del suo ex?
Perché non gli aveva mai parlato di quel Jonathan?
Perché voleva ancora stare con lui dopo quello che le aveva
fatto?
E perché stava così male per lei?
Perché non le aveva raccontato prima dei sentimenti che
stavano nascendo nel suo cuore?
Perché doveva prenderla in giro quando avrebbe solo voluto
stringerla forte a se?
Troppe domande... nessuna risposta... e questo aumentava il
suo dolore.
Quando anche quel poco di fiato che gli era rimasto finì
Mamoru si fermò in un punto imprecisato della città, non sapeva dove fosse ma
non era importante, non in quel momento almeno. Si mise a sedere sulla prima
panchina libra che trovò e chiuse gli occhi cercando di ordinare al suo cuore
di smettere di battere così forte, o gli sarebbe scoppiato in petto.
Era arrabbiato, triste, frustrato, geloso e un altro milione
di sensazioni mischiate insieme, a volte gli sembravano chiare, altre erano
così mescolate e contorte tra loro da fargli venire solo un forte mal di testa.
Rimase su quella panchina per tutto il pomeriggio, lo
sguardo fisso sui passanti che neppure si accorgevano della sua presenza,
quando anche il sole iniziava a tramontare si alzò e si mise a correre di
nuovo.
Ma, questa volta, sapeva bene dove andare.
Usagi guardava fuori dalla finestra della sua camera... i
sui pensieri vagavano dal bacio di Jonathan alla fuga di Mamoru.
Perché era fuggito?
Possibile che si fosse arrabbiato per averla vista mentre
baciava il suo ex?
E poi perché avrebbe dovuto arrabbiarsi? A lui piaceva
Aruka!
Sbuffò sdraiandosi sul letto... perché questi problemi
dovevano capitare proprio a Natale, il periodo più felice e spensierato
dell’anno.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera.
- Usagi c’é una telefonata per te. – fece Ikuko dall’altra
parte.
- Chi é? – chiese lei sperando, pregando che fosse Mamoru.
- Jonathan.
Usagi sbuffò e tornò a fissare il soffitto.
- Mamma non voglio parlarci.
- Ma Usagi... cosa gli dico?
- Digli di andare al diavolo!
Sua madre non sapeva quello che era successo con Jonathan e
non doveva saperlo... ma, comunque, aveva altro per la testa e non voleva parlare
con lui per sentire altre scuse stupide e promesse fasulle.
Sentì sua madre riferire al ragazzo che non poteva
rispondere e tornò a contemplare quella macchiolina nera sul soffitto bianco.
- Ora cosa devo fare?- parlò ad alta voce – Come mi devo comportare
con Mamoru?
Aruka aprì la porta curiosa di sapere chi venisse a casa sua
a quell’ora.
Ma quello che si trovò davanti era uno spettacolo
inaspettato.
Mamoru ansimava per la corsa, era sudato, i capelli gli si
appiccicavano al viso e aveva uno strano sguardo.
- Mamoru va tutto bene?
Ma lui non rispose, prese la ragazza e la baciò.