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Autore: Fuuma    19/08/2010    2 recensioni
Pensava che i buoni -quelli come Peter- non mentissero mai.
Per lo meno, non a lui.
-scritta per il Fanon Fest-
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Good guy, bad liar
Serie: White Collar
Rating: PG
Genre: Introspettivo
Character: Peter Burke, Neal Caffrey
Pairing: //

Warning: SPOILER

Prompt: White Collar, Peter Burke x Neal Caffrey, «Mi hai mentito.»
Conteggio Parole: 482

Disclaimers: I personaggi di White Collar sono degli aventi diritto.
Basata sull'episodio 2x02 - Need to know

Fic scritta per il Fanon!Fest@FW.it

 

.Good guy, bad liar.

 

Quello di Neal è un sorriso che non si può davvero definire tale e non somiglia nemmeno lontanamente a quelli che Peter è abituato a vedergli in faccia.

È una sorta di curva abbozzata, infilata sulla bocca per mascherare le sfumature di delusione che, invece, gli legge chiaramente negli occhi, poco prima che le labbra si schiudano e lascino che sia la voce ad accusarlo apertamente.

«Io non ti ho mai mentito.» lo dice guardandolo negli occhi, dall'altra parte della scrivania, chiusi entrambi nell'ufficio di Burke che, alle volte, da' l'impressione di essere costruito in un mondo a parte - un mondo in cui i buoni vincono sempre e la gente che mente finisce dietro le sbarre.

Eppure Peter è lì seduto.

E gli ha mentito.

«Lo hai fatto. Mi hai mentito, Peter.» continua a ripetere lo sguardo del truffatore e forse Peter è intimamente grato di non sentirle realmente quelle parole, perché avrebbero un suono diverso sulla bocca di Neal, suonerebbero come l'urlo addolorato di una fiducia morsa dai suoi stessi denti. Non è un'immagine piacevole, non lo è neppure sentirsi in colpa per qualcosa che aveva il diritto di fare.

Mentire a Neal.

Lo ha fatto per lui, in fondo.

È questa la stronzata che si è ripetuto la sera prima, quando ha chiesto a Diana di incontrarsi nel proprio appartamento per discutere del carillon e di tutto ciò che lo circonda.

«Oh per favore, Neal, tu menti di mestiere.» si difende, piccato (colpevole!), pronto a far valere le proprie ragioni di agente dell'FBI, marito fedele e uomo più vecchio nella stanza.

Ma Neal non è un ragazzino: è giovane e impudente, ma non è più un ragazzino da parecchio tempo.

«Non ho mai mentito a te.»

Ed è in grado di mettere a tacere Peter con una frase soltanto, sei parole ed un punto.

Questo è un colpo basso.

Per un istante, tutto quello che si può vedere sul volto dell'uomo è la confusione.

«Forse ti ho fatto arrivare a conclusioni incorrette,» riprende Neal «Ma non sono mai state menzogne.»

In un solo attimo centinaia di pensieri si sono affacciati alla mente dell'agente, confondendolo, lasciandolo boccheggiante: Neal ha sempre mentito a tutti tranne che a lui, lui ha ferito Neal, Neal credeva in lui, Neal, Neal e ancora Neal.

Lo stesso Neal che si muove in passi lenti per l'ufficio, fino a dargli le spalle e specchiare il proprio riflesso sbiadito sul vetro che circonda la stanza, dividendoli dal resto del mondo – quel mondo fatto di cattivi che mentono e finiranno dietro le sbarre, anche se tutti mentono -buoni e cattivi-, prima o poi, per un motivo o per un altro.

Per Neal.

O, forse, più per se stessi.

La verità è che non è Neal ad avere bisogno di protezione, è Peter ad avere bisogno di proteggerlo e, che lui lo voglia o meno, continuerà a farlo.

 

.THE END.

   
 
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