Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Ayako_Chan    23/08/2010    1 recensioni
[Fanfiction partecipante al Contest "5 stagioni - Tema Estivo" indetto dal forum di Gold Insanity; Vincitrice del premio Pucciness e del premio Fics Scelta dai Lettori ]
L'ultima Guerra Sacra si è conclusa con una tregua fra Athena e il Signore degli Inferi.
Questa è una giornata: una giornata che potrebbe essere qualunque giornata. Oggi, o anni e anni fa.
Un tempo che sembra riavvolto.
Ma non per tutti. Perché la Pace, a volte, è peggio della Guerra: da il tempo per pensare.
[Special Guest Star: Rhadamantys di Wyvern]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Contest
Ok. Questa è la versione iniziale della fanfiction - quella più lunga, così come era prima che la modificassi per presentarla al contest. Tutto sommato alla fine mi piace di più la versione definitiva (quella che ho postato prima), anche se, in questa versione, sono particolarmente affezionata all'inizio (che è poi la differenza maggiore: non c'é Sion, ma ci sono Aioros e Saori). E ci sono affezionata perchè loro sono il mio Aioros e la mia Saori. Il mio Aioros che non vedo come un eroe senza macchia e senza paura: ma solo come un uomo, come un Cavaliere come gli altri che ha fatto la cosa giusta al momento giusto. E che ora si ritrova ad affrontare una nuova vita in un corpo troppo giovane, troppo inesperto. perché, in fondo, della vita Sagitter ha sperimentato ben poco. La mia saori, invece, è umana e Dea. Non è la ragazzina imbranata (passatemela, vi prego) dell'inizio della serie. E' Dea, quindi lontana in qualche modo. Sacra. Ma è anche abbastanza umana da conversare personalmente coi suoi Cavalieri, per cercare di aiutarli. E', insomma, la Saori dell'Hades Sanctuary: che discute con Milo; con la quale Milo si permette di dissentire; che perdona Kanon e piange per lui e Milo. Ma è anche la Saori che si reca da sola da Hades, decisa ad affrontare la Morte.
Insomma, mi piacciono. Ecco.
C'é qualche battuta in più nel dialogo fra Rhadamantys e Kanon. E una in più in quella fra Saga e Aioros. Per il resto, le due versioni sono piuttosti simili.
Buona lettura!
PS: risponderò alle recensioni qui sotto, aggiornando la pagina, tra tipo una settimana.





n
Rewind






Erano passate due settimane; due settimane da quando Athena era riuscita a concludere una sorta di pace provvisoria con Hades, riportando tutti i suoi cavalieri sulla terra, vivi. Due settimane da quando il Santuario era ritornato il luogo di Pace e Onore che era nato per essere, silente sentinella che vegliava sul destino del mondo.
Quattordici lunghi giorni in cui tutto era cambiato e rimasto - nello stesso tempo - uguale. In cui rapporti si erano creati e approfonditi, distrutti e riparati.
Quattordici giorni di sguardi guardinghi verso i presunti traditori - Camus, Shura, Saga, DeathMask e Aphrodite - che, in fondo, traditori non erano stati. Di sfiducia verso un ritrovato Kanon di Gemini.
Ma, sostanzialmente, la ripresa delle visite del cavaliere dell'Ottava casa a quello dell'Undicesima, o il ritorno di Sion a guida del Santuario, o ancora la presenza di un Dhoko ringiovanito toccava in minima parte il cavaliere del Sagittario, in quel momento seduto su di una roccia che dominava la scalinata del Tempio.
Strinse un pugno di quel corpo ritrovato - troppo giovane - che non riusciva a sentire come proprio.
Perché lui era già morto. Le Parche avevano già reciso il filo della sua vita, e lui si sentiva come se non appartenesse più a quel mondo. Tante, troppe cose erano successe da quando si era sacrificato; tutto era cambiato, ferite e dolori che non poteva neanche immaginare segnavano i corpi e le anime dei suoi compagni; per lui, invece, il tempo si era fermato anni prima. In modo apparentemente infamante ma in verità glorioso. Sapeva di essere diventato un esempio, un faro nel buio per i cinque Bronze Saint che avevano accompagnato Athena fino alla fine. E, forse anche per quello, sentiva ancora di più la distanza dagli altri.
Lo consideravano un idolo; ma era soltanto un Cavaliere come loro. Al suo posto, avrebbe potuto benissimo esserci un altro.
E ora che tutto era finito, quell'immagine che i suoi compagni si erano fatti di lui rischiava di diventare terribilmente gravosa da mantenere.

"Aioros." Mormorò una voce dolce alle sue spalle, mentre Sagitter irrigidiva appena le spalle, colto alla sprovvista. Si rilassò subito, però, avvertendo il cosmo che prima gli era stato celato.

"Athena." Rispose, voltandosi e inchinandosi alla sua presenza, manifestamente sorpreso. "Non mi aspettavo di vedervi qui."

Saori sorrise, facendogli cenno di tornare a mettersi comodo. La leggera brezza che arrivava dalla scogliera le scompigliava appena la veste candida e i capelli. Non portava nessun tipo di insegna: sarebbe parsa una ragazza come tante altre, se non fosse stato per il suo cosmo dorato che si riversata in ondate di quieta potenza, pacifico.

"Seiya e i ragazzi sono andati a far visita agli altri Cavalieri," spiegò, avvicinandosi di un passo. "E io ho avuto come un presentimento, e mi sono diretta qui." Abbassò lo sguardo sulla figura giovane di Sagitter. "Qualcosa ti turba?"

La domanda era stata posta con estremo tatto; Aioros sollevò per un istante gli occhi su quella figura immacolata, così apparentemente delicata e umana. Sorrise mestamente, sapendo di non poterle mentire.

"Pensavo a come tutto risulti uguale e diverso a prima. A come tutti mi considerino un idolo quando in realtà..." sollevò una mano, osservandola in controluce "... sono solo un uomo, un Cavaliere come tanti altri."

"Temi di non essere all'altezza dell'immagine che gli altri si sono fatti di te?"

Dopo un attimo di esitazione, annuì.

Saori rivolse lo sguardo verso la scalinata di marmo lucente; poi ancora più in là, al mare scintillante di diamanti.

"Non essere così preoccupato, nobile Aioros. Sono tutti uomini e Cavalieri allo stesso tempo. Capiranno." Mormorò. Dopo un attimo di silenzio, aggiunse: "Ma non è soltanto questo che ti tormenta, vero?"

Aioros si morse un labbro, sorpreso dalla sua perspicacia.
Guardò la Dea. Poi il mare. Poi di nuovo lei. Sospirò.

"Saga." Mille parole, una vita e una morte in un solo nome. "Mi evita."

Lo sguardo, prima limpido, di Saori Kido si tinse di tristezza. "Non riesci a immaginare il perché?"

"Sì, certo." Una pausa. "Ma... vorrei parlargli. A me non importa di quello che è stato. Ma non voglio riaprire una ferita già sanguinante."

La Dea si umettò le labbra, poggiando una mano sulla spalla di Sagitter. "Aioros." Lo richiamò, gentilmente ma con decisione, inducendolo a spostare lo sguardo su di lei. "Guarda." Disse, indicando con un gesto il Santuario. "Voi non riuscite ad andare avanti, come invece gli altri stanno facendo."

Allora Aioros comprese ciò che prima era stato soltanto una consapevolezza indistinta: credeva di aver ricominciato a vivere, ma in realtà quelle due settimane erano state giorni di stasi. Di immobilità. Una non vita in balia di pensieri e preoccupazioni.
Come poteva uscirne?

"Tutto è uguale e diverso." Riprese Athena. "Sion è di nuovo a capo del Santuario, tutti sono tornati a presiedere le Case. Solo... con molte cicatrici in più. Sta a te ora, nobile Aioros, decidere se rimanere nel passato o andare avanti." Fece una pausa, prima di aggiungere a bassa voce: "Ma sai... credo che sia Saga quello che ha sofferto più di tutti."

Il Cavaliere annuì. "Lo avete capito subito, vero? E' per questo... che avete concesso il perdono anche a Kanon?"

Forse si era spinto troppo oltre. Era irrispettoso, da parte sua, questionare le sue decisioni, sebbene quella domanda fosse stata posta con semplice e pura curiosità.
Saori, però, si limitò a sorridere; ed era il sorriso della Dea, infinitamente antico ed infinitamente saggio, il sorriso di colei che sa. Aioros chinò appena il capo in riverenza, senza aggiungere nulla: perché le decisioni di Athena erano legge; perché quelle decisioni erano sempre prese con infinita misericordia e bontà. Perché lei riusciva a guardare nel cuore dei suoi Cavalieri, vedendovi sempre la luce.


Sagitter la osservò allontanarsi, stupendosi ancora una volta di come dentro di lei l'umano e il divino fossero così intrinsecabilmente avviluppati fra di loro.
Meditò ancora a lungo sulle sue parole, e infine decise.

Si alzò, diretto alla Terza Casa.







***







Saga osservava il paesaggio da una delle finestre della Terza Casa, senza osare avventurarsi al di fuori. Aveva appena concesso il passaggio a Mu, forse diretto da Shaka, forse dal suo maestro. Non aveva chiesto.
Gli sembrava così strano, essere di nuovo lì. A volte sollevava lo sguardo verso la Tredicesima, come se quei lunghi anni non fossero stati che un incubo. Poi il viso di Aioros tornava ad affacciarsi alla sua memoria: e il senso di colpa e la vergogna tornavano a tormentarlo.
Perché era ancora vivo?
Perché Athena aveva riportato in vita anche lui? Lui che aveva tentato di ucciderla. Lui che era un usurpatore. Lui che era tornato per prendere la sua testa.

"Saga."

Alzò lo sguardo, incontrando occhi uguali ma diversi.
Avere Kanon lì con lui era la cosa più strana di tutte: un sogno e un incubo mischiati insieme.

"Sì?"

Il gemello esitò sulla soglia; poi scosse il capo, voltandosi. "No, nulla."
Saga si morse un labbro. Era così da quando erano tornati: estranei nella loro casa, quasi estranei l'uno per l'altro.
Era tutto come se quei lunghi anni non ci fossero mai stati: tranne che per quelle troppe parole non dette che aleggiavano fra loro; fantasmi del passato troppo importanti per essere ignorati.

"Dove vai?" Chiese, nonostante lo sapesse già.

"Via."

"Kanon, non credo sia sagg--" tentò di fermarlo; ma venne zittito dall'occhiata di fuoco del fratello. Ricordò il medesimo sguardo attraverso sbarre di roccia impossibili da infrangere.
Deglutì mentre Kanon, senza aggiungere niente, si allontanava.
Provò il fortissimo impulso di alzare una mano e trattenerlo, stringerlo a sé in modo da non farlo più andar via. In modo da cancellare tutto quello che era successo, per tornare a quella totale e dolce comunione che c'era stata tra di loro tempo prima. In un altro tempo, in un'altra vita.
Sentire ancora il suo calore accanto a lui.
Provò un moto di irritazione al pensiero delle braccia di altri - di un altro in particolare - che di lì a poco avrebbero stretto suo fratello. Braccia che da troppo tempo non erano le sue.
Ma, in fondo, non era a Rhadamantys - perché era da lui che Kanon andava, sempre - che la sua rabbia era rivolta. Era a se stesso.
Non era nemmeno tanto il fatto che l'amante del gemello fosse uno spectre di Hades ad infastidirlo, quanto semplicemente il fatto che suddetto spectre aveva ottenuto da Kanon quell'intimità che un tempo aveva solo con lui.
Scosse il capo. Non aveva nessun diritto sul fratello. Non quando i suoi stessi pensieri continuavano – ancora e dopo tutto quello che era successo – a essere divisi fra Kanon e Aioros.

Aioros.
 

Era tornato tutto come tanti anni prima
: tranne lui stesso.
Ma lui non poteva tornare al se stesso di tanti anni prima. Non poteva, non doveva e non voleva. Il ricordo di occhi rossi che lo guardavano dallo specchio ancora lo tormentava.
Come poteva fare allora?

Saga
.

Sobbalzò quasi, preso alla provvista, quando il cosmo del Cavaliere del Sagittario carezzò leggero il suo, chiedendo l'accesso alla Terza Casa.
Talmente assorto nei suoi pensieri, non aveva notato il suo arrivo.
Si guardò freneticamente intorno, forse in cerca di una via di fuga; di un modo per evitare la conversazione. Non ne trovò.
Cercando di convincersi che, forse, l’altro Cavaliere era diretto da Aldebaran – cosa alquanto improbabile in realtà – gli concesse l’ingresso.

Si umettò le labbra quando sulla soglia comparve la splendente figura di Aioros.
Distolse lo sguardo, la colpa a bruciarli incandescente nel petto.

"Come mai sei venuto?" Chiese, più secco di quanto intendesse.

Aioros ignorò il suo tono, sedendosi di fronte a lui.

"Volevo vederti." Disse semplicemente.

Gemini non rispose.
Sagitter sospirò. Non era stato facile, per lui, scendere alla Terza Casa. Aveva atteso settimane, prima di decidersi.
Osservò distrattamente una mano di quel corpo troppo giovane, troppo inesperto della vita, prima di allungarla - solo apparentemente ferma - per voltare il viso del Cavaliere di Gemini verso di lui.
Saga fu costretto a incontrare i suoi occhi - troppo sinceri.

"Dobbiamo parlare."


Tornare indietro, andare avanti.

Come fare?









***









"Ah!" Kanon gemette forte, affondando le unghie nella schiena dell'amante e gettando la testa all'indietro, mentre le ultime ondate dell'orgasmo si diffondevano nel suo corpo, cancellando ogni pensiero coerente.
Rhadamantys si accasciò sul petto del Cavaliere, respirando pesantemente al suo orecchio e osservando a occhi socchiusi i lunghi capelli del compagno, sparsi disordinatamente sull'ampio materasso.

"Dei." Mormorò Gemini, mentre aspettava che il respiro si regolarizzasse.

La Viverna ghignò, volutamente bastarda "Sei già stanco, Kanon?"

L'altro si limitò a scoccargli un'occhiataccia. Ricevette in risposta solo un'altro ghigno, mentre l'amante si accomodava sui cuscini.
Stettero in silenzio a lungo, finché Rhadamantys - stanco dell'insolito silenzio - non riprese a far vagare una mano sul petto dell'altro.
Kanon lo lasciò fare, tornando a fissare il soffitto.

"Dannazione!" sbottò infine, bloccando il Giudice che aveva da poco sostituito la mano con le sue labbra.

"Non è possibile che quell'idiota passi le sue giornate a fissare un punto imprecisato della Scalinata!" Non è possibile che passi le giornate a pensare solo a lui! Aggiunse fra sé e sé; la gelosia che tornava bruciante.
Rhadamantys tentò di ignorare gli sproloqui del Cavaliere, ma venne nuovamente interrotto quando Kanon si sollevò sui gomiti per fissarlo con sguardo accusatore.

"Non tenta nemmeno di parlarmi!” Neanche fossi stato io a rinchiuderlo in una prigione condannandolo a morte, aggiunse ancora, nonostante riconoscesse l’ingiustizia di quel pensiero.
Egoisticamente, però, incolpare Saga, ora che la guerra era finita, era molto più semplice che affrontare i suoi sentimenti e la sua colpa.


Rhadamantys si limitò a fissarlo. Gemini si scosse, a disagio, cercando di evitare quell’esame del Giudice.

 "Si raccoglie sempre ciò che si ha seminato." Gli disse soltanto la Viverna.

"Parli della tua giustizia."

"Parlo della giustizia così come deve essere."

"Una punizione eterna."

Il giudice inclinò appena il capo, rivolgendogli uno sguardo impenetrabile. "Ma nel mondo degli uomini nulla è eterno."

Kanon si stese nuovamente sui cuscini, pensieroso e irritato.


"E ora, parliamo della tua punizione."

Sollevò un sopracciglio. "Che vuoi dire?"

"Trovo oltremodo offensivo che, mentre sei qua nel mio letto, tu ti metta a pensare a tuo fratello."

"Oh." Gemini sorrise sornione. "E come hai intenzione di punirmi?"

Una luce pericolosa si accese negli occhi della Viverna, mentre strisciava sul corpo dell'amante.
Predatore.









***








Nella Terza Casa aleggiava un silenzio pesante. Carico di rimorsi, e aspettative.
Saga poggiò un bicchiere d'acqua e ghiaccio sul tavolo davanti al compagno di un tempo, prima di girarsi e tornare ad appoggiarsi al davanzale della finestra. Per non guardarlo. 

"Saga..." incominciò Sagitter, deciso a rompere quel silenzio.

"Aioros." Lo interruppe l'altro, scuotendo il capo. "Lascia stare. Non c'é niente di cui parlare."

Agrottò le sopracciglia. "Io credo di sì, invece." Trasse un profondo respiro. "Saga...perché mi eviti?"

"Io non ti sto evit--" cercò subito di negare, ma lo sguardo dell’altro lo bloccò.
Un sospiro.
"E va bene!” Ammise, con un tono a metà fra l'arrabbiato e il frustrato. “Sì, ti sto evitando. Ti sembra così strano dopo ciò che è successo?"


"Saga," ripeté, "quello che è stato..."

"Io ho ordinato la tua esecuzione!"

"Non mi importa." Sentenziò, lapidario e sincero, gli occhi di quell'insostenibile verde fissi nei suoi.

"No Aioros, non capisci. Tu... voi... forse pensate che quello non fossi io. Non è così! Ho passato anni a cercare di convincermi di questa stessa cosa, ma..." Ma Kanon aveva ragione. "...ero io." Lo disse, e il tono si incrinò appena.

"Saga...”  Sagitter si alzò, avvicinandosi a lui e interrompendo il suo fiume di parole. “Lo so.” Saga inspirò fra i denti, mentre la figura del compagno diventava dolorosamente vicina. "E non mi importa."

"Come può non importarti?"

La pazienza e l’amore di quegli occhi chiari erano quasi insostenibili. "Guarda il Santuario. E’ tutto come prima. Anzi,” si corresse “è meglio, perché non incombe più la minaccia della Guerra Sacra. E' come se quella notte non ci fosse mai stata. Torniamo indietro anche noi, Saga, a quello che siamo stati. Dobbiamo tornare indietro per andare avanti."
Seguì un attimo di silenzio, in cui furono sguardi evitati, desiderio e colpa ad aleggiare nell'aria.

Era quella la risposta?

Ancora una volta la salvezza gli si presentava con quel volto? 

Capì.
E allora furono soltanto le labbra di Saga su quelle del compagno, in gesto dal sapore agrodolce.









***








Era calata la sera.
Aioros se ne era andato poche ore prima, diretto alla quinta casa, lasciandogli un ultimo bacio come commiato.

Ora Saga sedeva - più tranquillo e ancora un po' incredulo - su di una sedia della cucina.
Aveva ancora qualcosa da fare.
Osservava il posto vuoto dall'altra parte del tavolo. E aspettava.
Persino dopo gli avvenimenti di quel pomeriggio, ancora dubitava un po’ di se stesso.
Sospirò.
Un Cavaliere, anche in tempo di pace, non può esitare; ma la pace, a volte, è più difficile della guerra. Ti da il tempo per pensare. Soprattutto ora che era tutto come prima. Tranne quest’ultima cosa.
Saga sapeva cosa gli mancava.
Ed era altrettanto consapevole che sarebbe stata la parte più difficile.

Sentì il cosmo del fratello entrare nella Casa, così familiare ed estraneo allo stesso tempo.
Lo chiamò.

Il gemello si affacciò nella cucina; e, stranamente, il suo sguardo - che fino a quella mattina era stato fisso nel suo, accusatore - ora lo fuggiva.
Kanon si morse appena un labbro. Avvertiva fisicamente la distanza che li separava. Ricordò un tempo in cui le loro menti erano state così vicine da non aver bisogno di parole, per comunicare.
Ricordò il calore della pelle di Saga.
Infine, incontrò i suoi occhi: nascose l'insicurezza dietro la solita maschera sprezzante.

"Dimmi."

"Ricordi la promessa che ci scambiammo in quella pineta, da bambini?"

Questo lo spiazzò. E gli fece male. Tanto da fargli abbandonare quell’atteggiamento di difesa. Perché la ricordava, eccome. Avevano promesso che qualunque cosa avesse cercato di dividerli, l'avrebbero combattuta e sconfitta insieme.
Sogni di bambini.

"Sì." Disse, dopo un po'. "Certo."

"Mi mancano quei giorni."

Kanon distolse lo sguardo. "Anche a me." Fu difficile, ma lo ammise.

Saga prese un respiro. Poi, lo disse. "Allora… torniamo a quei giorni."

Il fratello, tuttavia, si ritrasse. "E' impossibile." Scosse la testa. "Era un'altra vita."

"Anche questa lo è."

Fu silenzio. Ancora.

"Non dico… di cancellare tutto quello che è successo. Solo... riproviamoci. A recuperare ciò che è stato." Aggiunse Saga, in tono più sommesso. Quasi temendo che da un momento all'altro il gemello se ne sarebbe andato. Come aveva sempre fatto.
Kanon attese, combattendo contro quell'idea. Riavvolgere il tempo, senza dimenticare tutto ciò che era successo in quegli anni? Era possibile?

Solo allora notò la bottiglia di Oúzo posata sul tavolo, insieme a due bicchieri.
Si passò una mano fra i capelli, mordendosi un labbro per l’indecisione.
Infine si sedette, versandosi un po' di liquore.

In fondo, potevano far esplodere le galassie.

Parlare non sarebbe stato tanto difficile, no?

"Allora," disse, "da dove cominciamo?"

Ingoiò un sorso, godendosi senza darlo a vedere il sorriso del fratello.



  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Ayako_Chan