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Autore: Strega_Mogana    17/10/2005    3 recensioni
Usagi é una normalissima studentessa dell'ultimo anno che sogna il principe azzurro. Sarà il nuovo compagno di classe a far breccia nel suo cuore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il Natale passò veloce, Usagi aveva scartato i regali con le sue amiche il giorno della vigilia e poi aveva festeggiato con i suoi genitori.

Il giorno della partenza si avvicinava e solo lei sapeva quando avesse voglia di scappare… non voleva vedere Mamoru amoreggiare con lei, era troppo doloroso.

Oppure era la cosa giusta da fare… magari così si sarebbe messa il cuore in pace.

Jonathan si era offerto di guidare lui fino allo chalet in montagna di Aruka,          così la mattina del 30 Dicembre si presentò sotto casa di Usagi assieme a Mamoru e Aruka.

- Dovete scusarla…- fece Ikuko servendo della limonata in salotto – ma mia figlia non sa cosa significhi la puntualità.

- Siamo abituati signora. – fece gentilmente Jonathan prendendo il suo bicchiere – Ma non doveva disturbarsi… potevamo aspettare Usagi in macchina.

- Non poteva lasciarvi fuori con questo freddo. – rispose con un sorriso la donna.

- E poi..- echeggiò il padre di Usagi alle sue spalle- volevo proprio vedere con chi andava in vacanza mia figlia.

Jonathan deglutì a vuoto un paio di volte, si era già trovato davanti alla gelosia del signor Tsukino e non era mai stato un incontro piacevole.

- Andiamo caro, - intervenne a suo favore la madre di Usagi – Jonathan lo conosciamo bene.

Mamoru, nel frattempo si face molto più attento, era chiaro che i genitori di Usagi non conoscessero tutte le vicissitudini amorose della figlia altrimenti quel Jonathan non avrebbe le simpatie della signora Tsukino.

In compenso si divertiva come un matto vedendo le occhiatacce che il padre di Usagi gli lanciava. 

- Sì, ma io non mi fido!- ringhiò sospettoso l’uomo.

- Eccomi! – urlò in quel momento Usagi dalle scale mentre portava giù la sua valigia.

- Ti aiuto io Usa. – si affrettò a dire Jonathan cercando di sottrarsi dallo sguardo inceneritore di Kenji.

- Grazie Jonathan. – sorrise lei prendendo la borsa.

- Accidenti Usa, cosa ci hai messo dentro? Un elefante?- sbottò il ragazzo prendo la valigia.

- Lo stretto indispensabile!- fece lei pestando un piede a terra – Se non mi vuoi con te in vacanza basta dirlo!

- Come siamo permalose oggi!- sorrise l’altro uscendo di casa e sistemando l’ultimo bagaglio.

Salutarono i genitori di Usagi e si misero in marcia sotto le direttive di Aruko.

- E’ molto lontano questo paesino Aruka?- domandò Mamoru guardando fuori dal finestrino.

- Tre ore di macchina... neve permettendo ovviamente.

Usagi stava in silenzio, aveva lo sguardo fisso sulla strada che sfrecciava davanti a lei. Poteva sentire i borbottii di Aruka alle sue spalle e i baci che dava sul viso di Mamoru... dio se avesse potuto lanciarla giù dalla macchina in corsa.

Nello stesso momento Mamoru stava cercando di far capire ad Aruka che non era educato sbaciucchiarsi nella macchina di altri e fissava Jonathan e Usagi, entrambi silenziosi e con lo sguardo davanti a loro. Quando cambiava le marce il ragazzo sfiorava delicatamente il ginocchio di lei... quanto avrebbe voluto staccargli la mano e darla da mangiare ad un cane randagio.

Verso metà viaggio Aruka iniziò a sentirsi male, dovettero fermarsi a lato dell’autostrada per farle prendere una boccata d’aria fresca.

- Aruka tutto a posto?- chiese Mamoru preoccupato.

- Sì, ma é la macchina... soffro il mal d’auto. – spiegò con gli occhi chiusi e prendendo lunghe boccate d’aria.

- E non potevi dirlo subito! – sbuffò Usagi incrociando le braccia sul petto.

- Così tu ti facevi li viaggio con Mamoru vero Usagi? – rispose acida l’altra.

- Si vede che stai male... stai farneticando! – rispose la ragazza voltando il viso dall’altra parte.

- Avete intenzione di litigare per tutta la vacanza?- chiese abbastanza infastidito Mamoru.

Entrambe arrossirono imbarazzate.

- Hai fatto arrabbiare il mio fidanzato.

Usagi alzò gli occhi al cielo, pregando un qualsiasi Dio di darle abbastanza forza per non strozzarla e lasciare il suo corpo esanime in mezzo all’autostrada trafficata. Fortunatamente quel Dio non aveva nulla da fare e esaudì il desiderio della ragazza.

- Beh ma Usagi non ha tutti i torti. – intervenne Jonathan – Se stai male non puoi di certo viaggiare dietro... scambiatevi i posti voi due.

- Cosa?- urlarono in coro le due ragazze.

- Andiamo non possiamo stare tutto il giorno in autostrada per decidere chi sta davanti e chi no. – fece Mamoru esasperato – Aruka se stai male in macchina devi stare davanti e non mi sembra il caso di tenere Usagi in braccio.

Con riluttanza Usagi e Aruka si scambiarono i posti e si rimisero in marcia.

Usagi stava appoggiata alla portiera di destra, evitando volontariamente di guardare Mamoru che, proprio come lei, guardava ovunque anziché alla sua destra.

Il silenzio era diventato fastidioso, Jonathan e Aruka si lanciavano qualche occhiata e poi controllavano i posti dietro per controllare che quei de fossero ancora vivi, sembrava quasi che non respirassero.

 

Santo cielo Usagi... sento il tuo profumo anche da qui... vorrei solo stringerti forte a me... invece lo fa quel cretino ossigenato!

Mamoru.. perché non riusciamo più a parlarci come un tempo? Cos’é successo tra di noi... stavamo costruendo qualcosa e poi é arrivata quella a distruggere i nostri piani.

 

Senza una ragione apparente Usagi aprì la sua borsa e prese un piccolo quadernetto verde, Mamoru l’osservava attraverso il vetro del finestrino.

Ricordava benissimo quando quella testolina buffa gli aveva confidato il suo segreto più grande e ricordava, altrettanto bene, il suo desiderio di poter leggere quello che lei scriveva.

Ma poi tutto era finito, il bel sogno che stavano vivendo si era trasformato in quell’incubo spaventoso.

La fissò per parecchi minuti, Usagi fissava la pagina bianca bel quaderno, con la penna in mano ma non scriveva nulla.

Con un sospiro, carico di sconforto, rimise a posto il quaderno e tornò a guardare fuori dal finestrino.

- Usa tutto bene?- chiese Jonathan guardando la ragazza dallo specchietto retrovisore, quel sospiro non era da lei.

- Sì. – mentì con gli occhi chiusi e la fronte appoggiata al vetro freddo.

 

Non va tutto bene... il mio sogno... l’unica cosa che mi faceva sentire viva é come scomparso.

Non riesco più a mettere giù neppure una parola o una frase... non sono più capace di sognare...

 

Ricacciò indietro le lacrime, quella sua segreta ambizione di diventare scrittrice era tutta la sua vita e ora era come sparita... proprio come l’amicizia con Mamoru.

- Mamoru caro guarda il lago!- esplose in quel momento Aruka.

Stavano attraversando un ponte, sotto di loro il lago risplendeva come se fosse una lastra di vetro e le montagne attorno erano tutte ricoperte di neve.

Senza rendersi conto di quello che stava facendo, Usagi si buttò sul lato sinistro della macchina per vedere meglio il panorama.

Praticamente era finita in braccio a Mamoru.

- E’ bellissimo! – disse con un sorriso e gli occhi lucidi.

Mamoru, da parte sua, non osava neppure sfiorarla o dirle di togliersi di torno... era così leggera, sembrava così fragile ed indifesa in confronto al suo corpo muscoloso, il suo viso era illuminato da quel bellissimo sorriso... era da tanto che non la vedeva sorridere.

 

Sei bellissima Usagi... potrei anche morire ora... sarebbe la morte più dolce e serena del mondo.

 

Usagi si sentì osservata, voltò il capo trovandosi il viso di Mamoru a qualche centimetro dal suo... non si era resa conto che stava tra le braccia del ragazzo.

 

Mi devo allontanare... sì... so che devo farlo.... Ma é così bello, mi sento così protetta e al sicuro. I suoi occhi sono così scuri e luminosi, come due stelle che brillano, il suo profumo é così penetrante ma non mi da fastidio anzi... é dolce proprio come lui.

 

- Usagi ti vuoi levare dal mio fidanzato?- chiese seccata Aruka voltandosi verso di loro.

I due arrossirono vistosamente.

- Mi... mi dispiace...- balbettò lei tornando al suo posto.

- Non importa. – fece lui poggiando la nuca sul sedile e chiudendo gli occhi.

 

   
 
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