Il Natale passò veloce, Usagi aveva scartato i regali con le
sue amiche il giorno della vigilia e poi aveva festeggiato con i suoi genitori.
Il giorno della partenza si avvicinava e solo lei sapeva
quando avesse voglia di scappare… non voleva vedere Mamoru amoreggiare con lei,
era troppo doloroso.
Oppure era la cosa giusta da fare… magari così si sarebbe
messa il cuore in pace.
Jonathan si era offerto di guidare lui fino allo chalet in
montagna di Aruka, così la mattina
del 30 Dicembre si presentò sotto casa di Usagi assieme a Mamoru e Aruka.
- Dovete scusarla…- fece Ikuko servendo della limonata in salotto – ma mia figlia non sa cosa
significhi la puntualità.
- Siamo abituati signora. – fece gentilmente Jonathan prendendo
il suo bicchiere – Ma non doveva disturbarsi… potevamo aspettare Usagi in
macchina.
- Non poteva lasciarvi fuori con questo freddo. – rispose
con un sorriso la donna.
- E poi..- echeggiò il padre di Usagi alle sue spalle-
volevo proprio vedere con chi andava in vacanza mia figlia.
Jonathan deglutì a vuoto un paio di volte, si era già
trovato davanti alla gelosia del signor Tsukino e non era mai stato un incontro
piacevole.
- Andiamo caro, - intervenne a suo favore la madre di Usagi
– Jonathan lo conosciamo bene.
Mamoru, nel frattempo si face molto più attento, era
chiaro che i genitori di Usagi non conoscessero tutte le vicissitudini amorose
della figlia altrimenti quel Jonathan non avrebbe le simpatie della signora
Tsukino.
In compenso si divertiva come un matto vedendo le
occhiatacce che il padre di Usagi gli lanciava.
- Sì, ma io non mi fido!- ringhiò sospettoso l’uomo.
- Eccomi! – urlò in quel momento Usagi dalle scale mentre
portava giù la sua valigia.
- Ti aiuto io Usa. – si affrettò a dire Jonathan cercando di
sottrarsi dallo sguardo inceneritore di Kenji.
- Grazie Jonathan. – sorrise lei prendendo la borsa.
- Accidenti Usa, cosa ci hai messo dentro? Un elefante?-
sbottò il ragazzo prendo la valigia.
- Lo stretto indispensabile!- fece lei pestando un piede a
terra – Se non mi vuoi con te in vacanza basta dirlo!
- Come siamo permalose oggi!- sorrise l’altro uscendo di
casa e sistemando l’ultimo bagaglio.
Salutarono i genitori di Usagi e si misero in marcia sotto
le direttive di Aruko.
- E’ molto lontano questo paesino Aruka?- domandò Mamoru
guardando fuori dal finestrino.
- Tre ore di macchina... neve permettendo ovviamente.
Usagi stava in silenzio, aveva lo sguardo fisso sulla strada
che sfrecciava davanti a lei. Poteva sentire i borbottii di Aruka alle sue
spalle e i baci che dava sul viso di Mamoru... dio se avesse potuto lanciarla
giù dalla macchina in corsa.
Nello stesso momento Mamoru stava cercando di far capire ad
Aruka che non era educato sbaciucchiarsi nella macchina di altri e fissava
Jonathan e Usagi, entrambi silenziosi e con lo sguardo davanti a loro. Quando
cambiava le marce il ragazzo sfiorava delicatamente il ginocchio di lei...
quanto avrebbe voluto staccargli la mano e darla da mangiare ad un cane
randagio.
Verso metà viaggio Aruka iniziò a sentirsi male, dovettero
fermarsi a lato dell’autostrada per farle prendere una boccata d’aria fresca.
- Aruka tutto a posto?- chiese Mamoru preoccupato.
- Sì, ma é la macchina... soffro il mal d’auto. – spiegò con
gli occhi chiusi e prendendo lunghe boccate d’aria.
- E non potevi dirlo subito! – sbuffò Usagi incrociando le
braccia sul petto.
- Così tu ti facevi li viaggio con Mamoru vero Usagi?
– rispose acida l’altra.
- Si vede che stai male... stai farneticando! – rispose la
ragazza voltando il viso dall’altra parte.
- Avete intenzione di litigare per tutta la vacanza?- chiese abbastanza infastidito
Mamoru.
Entrambe arrossirono
imbarazzate.
- Hai fatto arrabbiare
il mio fidanzato.
Usagi alzò gli occhi al
cielo, pregando un qualsiasi Dio di darle abbastanza forza per non strozzarla e
lasciare il suo corpo esanime in mezzo all’autostrada trafficata.
Fortunatamente quel Dio non aveva nulla da fare e esaudì il desiderio della
ragazza.
- Beh ma Usagi non ha
tutti i torti. – intervenne Jonathan – Se stai male non puoi di certo viaggiare
dietro... scambiatevi i posti voi due.
- Cosa?- urlarono in
coro le due ragazze.
- Andiamo non possiamo
stare tutto il giorno in autostrada per decidere chi sta davanti e chi no. –
fece Mamoru esasperato – Aruka se stai male in macchina devi stare davanti e
non mi sembra il caso di tenere Usagi in braccio.
Con riluttanza Usagi e
Aruka si scambiarono i posti e si rimisero in marcia.
Usagi stava appoggiata
alla portiera di destra, evitando volontariamente di guardare Mamoru che,
proprio come lei, guardava ovunque anziché alla sua destra.
Il silenzio era
diventato fastidioso, Jonathan e Aruka si lanciavano qualche occhiata e poi
controllavano i posti dietro per controllare che quei de fossero ancora vivi,
sembrava quasi che non respirassero.
Santo cielo Usagi...
sento il tuo profumo anche da qui... vorrei solo stringerti forte a me...
invece lo fa quel cretino ossigenato!
Mamoru.. perché non
riusciamo più a parlarci come un tempo? Cos’é successo tra di noi... stavamo
costruendo qualcosa e poi é arrivata quella a distruggere i nostri piani.
Senza una ragione
apparente Usagi aprì la sua borsa e prese un piccolo quadernetto verde, Mamoru
l’osservava attraverso il vetro del finestrino.
Ricordava benissimo
quando quella testolina buffa gli aveva confidato il suo segreto più grande e
ricordava, altrettanto bene, il suo desiderio di poter leggere quello che lei
scriveva.
Ma poi tutto era finito,
il bel sogno che stavano vivendo si era trasformato in quell’incubo spaventoso.
La fissò per parecchi
minuti, Usagi fissava la pagina bianca bel quaderno, con la penna in mano ma
non scriveva nulla.
Con un sospiro, carico
di sconforto, rimise a posto il quaderno e tornò a guardare fuori dal
finestrino.
- Usa tutto bene?-
chiese Jonathan guardando la ragazza dallo specchietto retrovisore, quel
sospiro non era da lei.
- Sì. – mentì con gli
occhi chiusi e la fronte appoggiata al vetro freddo.
Non va tutto bene...
il mio sogno... l’unica cosa che mi faceva sentire viva é come scomparso.
Non riesco più a
mettere giù neppure una parola o una frase... non sono più capace di sognare...
Ricacciò indietro le
lacrime, quella sua segreta ambizione di diventare scrittrice era tutta la sua
vita e ora era come sparita... proprio come l’amicizia con Mamoru.
- Mamoru caro guarda il
lago!- esplose in quel momento Aruka.
Stavano attraversando un
ponte, sotto di loro il lago risplendeva come se fosse una lastra di vetro e le
montagne attorno erano tutte ricoperte di neve.
Senza rendersi conto di
quello che stava facendo, Usagi si buttò sul lato sinistro della macchina per
vedere meglio il panorama.
Praticamente era finita
in braccio a Mamoru.
- E’ bellissimo! – disse
con un sorriso e gli occhi lucidi.
Mamoru, da parte sua,
non osava neppure sfiorarla o dirle di togliersi di torno... era così leggera,
sembrava così fragile ed indifesa in confronto al suo corpo muscoloso, il suo
viso era illuminato da quel bellissimo sorriso... era da tanto che non la
vedeva sorridere.
Sei bellissima
Usagi... potrei anche morire ora... sarebbe la morte più dolce e serena del
mondo.
Usagi si sentì
osservata, voltò il capo trovandosi il viso di Mamoru a qualche centimetro dal
suo... non si era resa conto che stava tra le braccia del ragazzo.
Mi devo
allontanare... sì... so che devo farlo.... Ma é così bello, mi sento così
protetta e al sicuro. I suoi occhi sono così scuri e luminosi, come due stelle
che brillano, il suo profumo é così penetrante ma non mi da fastidio anzi... é
dolce proprio come lui.
- Usagi ti vuoi levare
dal mio fidanzato?- chiese seccata Aruka voltandosi verso di loro.
I due arrossirono
vistosamente.
- Mi... mi dispiace...-
balbettò lei tornando al suo posto.
- Non importa. – fece
lui poggiando la nuca sul sedile e chiudendo gli occhi.