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Autore: Bay    25/08/2010    2 recensioni
La mia prima ff, siate buoni! La mia idea è di far sviluppare la storia a chi di voi è interessato, magari scriviamo un capitolo l'uno! Aramis ormai è a un bivio: dovrà decidere cosa fare della sua vita, se restare moschettiere o riprendere la sua vita da donna. A quanto pare le due cose sono inconciliabili! Ma un viaggio nel tempo, poco più di 150 anni dopo, e un incontro con una donna che ha rinunciato ad essere tale per volontà di altri, le darà modo di cambiare idea. Queste due donne anche grazie all'aiuto degli uomini intorno a loro, avranno modo di confrontarsi e capirsi, e dare l'una qualcosa all'altra...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Si risvegliò poco dopo… Non ricordava cosa fosse successo, i suoi ricordi si fermavano a quello strano bagliore. Non c’era più una stalla dietro di lei, non un vecchio palazzo abbandonato, ma un bellissimo palazzo mai visto, lei si trovava in un giardino maestoso, dove imponenti fontane e bellissimi fiori adornavano il paesaggio.  Cosa ci faceva lì? Dove era finita? Cercò inutilmente il suo cavallo, cercò una via d’uscita, ma non la trovò.

Allora decise di entrare in quel palazzo, vide delle lussuose carrozze ferme all’ingresso… ma non c’era nessuno. “Saranno tutti dentro” pensò. Era tutto così strano per lei, così nuovo, così bello. Vide un gruppo di soldati vestiti in modo molto strano, non sembravano moschettieri né guardie del cardinale, dovevano essere  per forza stranieri. Si nascose, cominciò a pensare di essere stata rapita… la confusione più totale non le permetteva di fare chiarezza su quanto stava accadendo. Quei soldati si misero sull’attenti al passaggio di quello che doveva essere il loro capitano. Sì, erano per forza stranieri, il capitano aveva un’aria altera, biondo, con lo sguardo fiero e temuto da tutti. Aramis si avvicinò e sgranò gli occhi per lo stupore: era una donna! Una bellissima donna, vestita da uomo! In lei si rafforzò la convinzione che doveva essere stata rapita da qualche straniero del nord. Ma… ma la donna parlava francese!

Quale strano scherzo era quello?

“Soldati! Il nostro Re Luigi XVI e la Regina Maria Antonietta sono pronti per affrontare il viaggio a Parigi, noi dovremo scortarli secondo le disposizioni che vi sono state impartite su mio ordine dal vice comandante Girodelle. Fate molta attenzione!”

Quella donna stava proprio parlando di un certo Re Luigi XVI! “Ma… il Re di Francia è Luigi XIII! E non ci sono altri Re in Europa con questo nome!” pensò una sempre più esterrefatta e impaurita Aramis.

La donna comandante aveva accanto a sé due uomini: uno alla sua sinistra, quel Girodelle di cui parlava, e un altro uomo, alla sua destra, con abiti civili…

Doveva saperne di più, trovare almeno la via di casa!

Il comandante-donna congedò alcuni dei suoi uomini che avevano terminato il loro turno, poi si diresse nuovamente all’interno di quell’incredibile palazzo.

Aramis decise che doveva darsi una smossa, avrebbe dovuto trovare il suo cavallo o rubarne uno, non sapeva però dove andare. Fu così che decise di seguire di soppiatto alcuni degli uomini che si erano congedati per “prendere in prestito” il cavallo di uno di loro. Facendo attenzione a non farsi scoprire, aspettò che uscisse l’ultimo soldato da quella che sembrava un’enorme stalla, ma piuttosto regale, e non appena questi si allontanò dalla visuale degli altri soldati lei lo colpì violentemente alla nuca. Gli sfilò la giubba e lo strano cappello e se li mise per evitare di farsi scoprire. Prese uno dei cavalli della stalla, quello che sembrava il più mansueto – voleva evitare di far troppo rumore – e uscì piano piano con esso, sempre cercando di non farsi vedere.

Non appena arrivò a quella che sembrava l’uscita da quell’enorme complesso residenziale, dopo aver rivolto il saluto militare ad altri soldati di guardia – effettivamente doveva essere la Reggia di quel Luigi XVI, pensò – cavalcò a gran velocità percorrendo la strada che le si presentava, dopo qualche minuto si fermò in una radura e gettò via gli indumenti sottratti a quel povero soldato che aveva colpito, e che, non appena rinvenuto, avrebbe avuto sicuramente problemi con quello strano capitano. 

Dopo aver rimesso i suoi abiti, cercò di capire quale fosse la strada verso Parigi dato che riconosceva i luoghi vicino la sua città, e il suo infallibile senso dell’orientamento la spinse verso la rotta giusta. Lungo la strada passarono varie volte delle carrozze riccamente adornate, sicuramente non nello stile di moda nel suo mondo, ma piuttosto sfarzose… Era molto confusa, e il fatto che fosse comunque in Francia la faceva sentire sempre più smarrita.

“Appena lo racconterò ai miei amici mi prenderanno per pazza! E comunque potrei aver scoperto qualcosa di losco… Devo tornare immediatamente a Parigi, devo parlarne con Athos e Porthos!” si disse, per cercare di farsi coraggio…

Dopo quasi un’ora di strada, decise di fermarsi presso uno stagno per dissetare il suo cavallo: intravedeva da lì la città, era Parigi, l’aveva riconosciuta! Tirò un sospiro di sollievo, presto sarebbe stata dal capitano De Treville, gli avrebbe detto che alle porte di un piccolo villaggio lì vicino c’era un’immensa reggia e un Re chiamato Luigi XVI e un comandante delle Guardie Reali donna! No, non poteva dire ciò… forse aveva sbagliato tutto, forse era in preda a un brutto sogno o ad un’allucinazione… Diamine, aveva bevuto davvero troppo la sera prima! In preda a questi pensieri quasi non si accorse dell’arrivo di quegli strani soldati che cavalcavano lentamente scortando alcune carrozze simili a quelle che aveva incontrato (ma che non avevano fatto caso a lei) di cui una era veramente superba. Doveva essere quella del Re… Vide il capitano donna scortata sempre da quei due uomini, e fece un cenno a quello non vestito militarmente… Aramis cercò di nascondersi per bene, probabilmente ancora non si erano accorti dello svenimento del soldato…

Sembravano essersi allontanati abbastanza da lei, quando vide l’uomo in abiti civili (e “poveri” rispetto agli altri) tornare indietro… Rallentò vistosamente quando si trovò vicino a lei e scese per quella radura… Era in trappola. Quell’uomo l’avrebbe vista, dunque non le restava che scappare. Il perché non lo comprese, ma sentiva che doveva uscire da quella situazione. Andò verso il cavallo, salì sopra e cercò di andare via velocemente. Ma ormai era troppo tardi. L’uomo l’aveva vista, l’aveva raggiunta velocemente e ormai le si parava davanti.

“Chi siete? E perché avete uno dei cavalli della Guardia! Scendete subito da esso!”

Presa di coraggio, la giovane donna replicò:

“Sono Aramis, Moschettiere del Re Luigi XIII, e ho smarrito la mia strada… Piuttosto dovreste dirmi voi chi siete, e chi è il vostro Re! Sono in Francia e l’unico Re del mio paese è Luigi XIII!”

“Ah ah ah! Voi siete un pazzo! Moschettiere del Re! E questo vostro travestimento dovrebbe farmi credere quanto affermate! Vi ordino di scendere immediatamente dal cavallo, se non volete piangere le conseguenze del vostro gesto. Per qualcosa del genere il Re potrebbe condannarvi a morte. Vi darò la possibilità di fuggire, è meglio che mi ascoltiate!”

“Non vi siete ancora presentato e già mi minacciate. Non sapete con chi avete a che fare. Bene, scenderò dal cavallo, ma vi avverto, sarà solo per sfidarvi a duello. Mi avete offeso con le vostre insinuazioni, io sono Aramis dei Moschettieri e non tollero una tale onta!”

“Bene, se è ciò che volete non dovrete preoccuparvi”, così facendo scese dal suo cavallo e sguainò la spada. Aramis lo imitò.

“Sono André Grandier, attendente del comandante delle Guardie Reali, il conte Oscar François de Jarjayes. In guardia!”

“Ah… siete solo un servo! Per questo la mia punizione sarà ancora più grande!”

Senza dire altro, André cominciò il duello… Non si aspettava di certo di avere un avversario così ostico! Aramis era pur sempre un uomo mingherlino rispetto a lui, alto quasi un metro e novanta… I colpi delle loro spade si fecero via via più violenti, quando, mentre indietreggiava, Aramis cadde rovinosamente a terra e André con un calcio allontanò prontamente la sua spada. Una strana spada, notò, molto antica eppure molto ben tenuta… Chissà da dove aveva preso quegli abiti…

“Bene, nonostante le vostre offese, io sono sempre un gentiluomo, anche se non di rango nobile. Vi risparmierò, ma adesso voltatevi!”

Non appena si voltò, André rimase esterrefatto: colui che aveva battuto a duello… in realtà era una donna! Da lontano e durante la lotta non si era soffermato su quei lineamenti fini, sulla dolcezza di quel viso, sulla delicatezza di quelle mani e sulla lucentezza di quei lunghi capelli biondi, anche se legati da un nastro.

“Ma… ma voi… siete una donna! Vestita come un uomo del ‘600! Ma cosa vi siete messa in testa! Perché siete qui, perché dite di essere un Moschettiere, i Moschettieri non esistono da decenni! Non capisco…”

Non dimenticando le buone maniere, le porse la mano e seppur con riluttanza, la donna accettò quell’aiuto per alzarsi da terra.

“Io sono Aramis dei Moschettieri, ve lo ripeto, vi giuro che non sono un pazzo e non sto mentendo… quanto al fatto che sono una donna… come avete fatto a capirlo… i miei compagni non sanno nulla… solo D’Artagnan lo ha scoperto… Non so cosa ci faccio qui, dovrei essere in caserma, dal capitano De Treville, ad eseguire gli ordini del mio Re…”

“Beh… sono da sempre l’attendente di un comandante donna, è facile per me intuire che anche voi siete una donna. E siamo nel 1779. Non nel 1600. Siamo sotto il regno di Luigi XVI, succeduto a Luigi XV, che a sua volta successe al Re Luigi XIV, il Re Sole, figlio del vostro Luigi XIII. Adesso attendo delle spiegazioni più plausibili, oppure dovrò pensare che siete pazza. E poi, se fosse proprio come dite voi, che ci facevate alla Reggia di Versailles? Devo dire comunque che sapete battervi bene, dove avete imparato?”

“Ehi, calmatevi! E’ vero, sono una donna, ma sono anche un Moschettiere del Re. Vi giuro che non vi ho mentito, dovete credermi. Non so dove sia finita, lasciatemi andare a Parigi, vi dimostrerò che non mento, andremo dal capitano e vi spiegherà tutto lui… A meno che non siate voi a dire la verità, e sia davvero nel 1779… Cosa assurda, mi sembra di vivere un brutto incubo!”

Aramis non riuscì a pensare a niente, solo che voleva tornare a casa. Si ricordò che doveva ancora avere un lasciapassare speciale che possedevano solo i Moschettieri scelti, che avevano una certa libertà di azione. Frugò nella tasca della sua casacca e lo trovò. Sopra vi era apposta la firma del capitano De Treville e del Re. Era quasi paralizzata dalla possibilità che il giovane che le era di fronte potesse dire la verità. Dopotutto, aveva finora visto cose molto strane, a lei sconosciute… Ed era sveglia, di questo ne era certa, non stava sognando. Fiduciosa, aprì questo lasciapassare e lo mostrò ad André, non prima di aver tirato un sospiro di sollievo.

André lo guardò attentamente… inizialmente aveva pensato che questa donna stesse farneticando, che il suo fosse un travestimento degno di una persona non sana di mente. Non voleva farle del male, l’aveva disarmata, non senza difficoltà, però sembrava una persona innocua… nei suoi occhi poteva leggere lo smarrimento e l’angoscia, ma la sua risolutezza e il modo in cui aveva combattuto, con una certa classe e maestria (sicuramente più classe di quella di André, dovette ammettere a sé stesso), lo colpirono facendogli dubitare dell’insania della donna. Dopo aver letto il contenuto del foglio, sul quale era posto il sigillo del Re Luigi XIII, si accorse delle due firme. E vide quella di Luigi XIII. Era autentica.

Ora, le cose potevano essere solo due: o quella donna stava dicendo la verità, oppure aveva rubato quel foglio, che in realtà doveva trovarsi nell’archivio del Louvre insieme a tutti gli altri lasciapassare.

André aveva una cultura paragonabile, se non superiore, a quella di un nobile. Per volontà del generale De Jarjayes aveva studiato la storia di Francia con Oscar, sapeva tutto di Moschettieri e dell’assetto militare del 1600. Sapeva le modalità di azione, la divisa e la storia del valoroso D’Artagnan. E lei lo conosceva. Diceva di essere pure suo amico. Ora che ci pensava… si ricordava anche di aver letto di un certo Aramis, che assieme ad Athos e Porthos formava una gruppo scelto del corpo dei Moschettieri. Ma aveva solo vaghi ricordi. Doveva controllare personalmente. Dare una soluzione a quella strana situazione. Come poteva una donna del 1600 trovarsi catapultata nel 1779? Glielo chiese.

“Sembra autentico… Ora, ditemi, come ha fatto un Moschettiere del Re, per giunta donna, cosa inammissibile a quel tempo, arrivare nel Regno di Luigi XVI? Non vi sembra una cosa impossibile? Come potete giustificare la vostra presenza qui?” André disse quelle parole quasi con ironia.

“Non lo so. Ieri sera mi trovavo in giro con i miei compagni, ma poi… tornando verso casa mi sono imbattuta in un temporale strano… ho trovato rifugio in una stalla in attesa che il temporale finisse… Ero con il mio cavallo, sono uscita dalla stalla solo perché attratta da una strana luce… Sembrava densa… - e mentre lo diceva abbassava gli occhi perché quella storia sembrava assurda soprattutto a lei – mi sono sentita attratta così da entrare in quel bagliore… e poi mi sono svegliata in quella che chiamate la Reggia di Versailles.”

“Forse si trattava di una porta spazio-temporale… Ne ho letto qualcosa una volta in un manoscritto di un autore un po’ troppo fantasioso… Devo accertarmi che voi stiate dicendo la verità. Non vi lascerò libera. Non vi farò arrestare. Ma dovete venire con me e fidarvi di me. So cosa fare. Vi troverò degli abiti consoni ad una donna. E dovete assumere il nome di una donna. Non potrete tenere la spada…”

E dicendo questo guardò profondamente negli occhi e nell’anima della ragazza, capendo che anche lui poteva fidarsi di lei.



  
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