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Autore: purepura    27/08/2010    0 recensioni
Quando penso a te, penso al sincronismo. All’accuratezza dei dettagli. Al naturale declino dopo il massimo splendore.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sky is over








    Quando penso a te, penso a una tazzina di ceramica. Una di quelle tazzine che tintinnano al minimo sfiorarle. Una di quelle che mi porto alle labbra senza timore, elegantemente. Una di quelle che tremano sotto al mio tocco.
    Quando penso a te, penso al sincronismo. All’accuratezza dei dettagli. Al naturale declino dopo il massimo splendore.
    Quando penso a te, mi impongo di respirare.
    Quando sogno di te, mi impongo di svegliarmi.




    In un comune giorno nuvoloso, mia madre mi aveva messo in mano quaranta euro e mi aveva commissionato l’incarico di fare la spesa per l’intera settimana.
    Passeggiando per i negozi della via, diretta al supermercato, mi persi tra i miei pensieri.



    In un comune giorno nuvoloso, tu mi avevi accarezzato i capelli, consigliandomi che avevo bisogno di un imminente cambio di look.
    In effetti un po’ di noia stavo iniziando a provarla per il mio comune, patetico e ordinario taglio di capelli.



    In quel comune giorno nuvoloso, con quei soldi non ci comprai del cibo.
    Mia madre non ne fu particolarmente contenta, ma non obbiettò nemmeno.



    Quella sera stessa venne da piovere.
    Ero rannicchiata sul mio letto, dal piumone viola a stelle argento. I miei nuovi capelli dalle méche spudoratamente viola (per la precisione avevo due ciocche colorate e sapevo che una volta disfatta la piastra, non si sarebbe visto quasi nulla) mi ricadevano davanti al viso.
    Lo scroscio della pioggia non mi impedii di sentire lo squillo del telefono.
    Sollevai la testa poco alla volta, e udii la voce di mia madre.



    Quella sera stessa mi ritrovai sotto l’acqua.
    A inizio giugno non fa particolarmente caldo per i miei gusti, ma con solo indosso un leggero vestito e dei sandali larghi, mi dirigevo verso un edificio grande, troppo, e perennemente illuminato.
    Quel che odio degli ospedali è il bianco delle pareti e l’odore di disinfettante.
    Quella sera non percepii nessuno dei due.



    Impeccabile, elegante. Piastra, trucco e méche in prima fila.
    A te piaceva il mio modo di vestire.
    Ma quella nuvolosa mattina mia madre mi aveva obbligata ad indossare quella giacchetta e quella gonna che non avevo mai toccato da quando lei me li aveva presi.



    Una di tante mattine nuvolose, ricordo come mi guardasti.
    In questa mattinata nuvolosa, rammento come mi avresti guardata.
    Ma c’è solo marmo qui.
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Tutto ciò che avete letto non si ispira a fatti veramente accaduti, ma è solo frutto della mia immaginazione.
Ieri sera tutto era iniziato con una semplice poesia, ispirata alla malinconia dei rapporti passati. Poi tutto si è tramutato nelle prime righe che avete letto. E infine in questa Flash.
Naturalmente mi domando se riuscirò mai a scrivere qualcosa di allegro. Ma ne dubito fortemente, l’allegria non fa per me.
Qualche giorno fa, poi, mi è capitato di fare un sogno. Ed era così bello e strano (ma, attenzione: qui non era nuvolo! ^^) che potrei rielaborarlo.
Per il titolo, anche questa volta è stato sfruttato quello di una canzone che sto adorando (ho la fissa: vado a giorni ^^) ossia quella di Serj Tankian.
Chiedo venia a chiunque di voi stia seguendo Dispersa o Le cose cambiano. Non temete, non mi sono dimenticata! =) La voglia è scomparsa misteriosamente, e con lei l’ispirazione.
Per quanto riguarda L’arte della mia disperazione, ci vorrà un po’ più di tempo, perché devo ancora ideare la storia. Proprio così, ho inserito il prologo ma non ho ancora in mente la storia. Notevole! ^^
Vi ringrazio per la pazienza con cui leggete e sopportate i miei deliri.
A presto! ^_^
  
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