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Autore: Sunny    18/10/2005    42 recensioni
A vent'anni dalla scomparsa di Voldemort, il Mondo della Magia si vede ricomparire il suo Marchio Nero nell'oscurità della notte... ma questa volta in campo scenderanno anche nuove forze, più decise e più agguerrite che mai. Intrighi mortali, lotte all'ultimo sangue, amori inarrestabili e passioni travolgenti sconvolgeranno gli eroi della 'vecchia' e della 'nuova' guardia, in un mondo in guerra in cui il cuore ha la meglio anche sulla ragione...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono davvero mortificata per il ritardo mostruoso di questo capitolo, ma mia sorella si sta per laureare e occupa la maggior parte del tempo il computer… poveretta, è un lavoraccio la tesi che le hanno assegnato e ha pochissimo tempo per mettere insieme

Sono davvero mortificata per il ritardo mostruoso di questo capitolo, ma mia sorella sta per laurearsi e occupa la maggior parte del tempo il computer… poveretta, è un lavoraccio la tesi che le hanno assegnato e ha pochissimo tempo per mettere insieme tutti i pezzi, perciò lei ha la precedenza assoluta sul pc almeno fino alla fine di Gennaio… sorry sorry sorry! U.U"

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 13: TI ODIO

 

 

 

You were everything, everything that I wanted
We were meant to be, supposed to be, but we lost it
All of the memories, so close to me, just fade away
All this time you were pretending
So much for my happy ending

                                               My Happy Ending, Avril Lavigne

 

 

***************

 

 

Camminava molto piano, facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Si era creato un buon alibi la sera precedente, ma se l’avessero visto uscire a quell’ora del mattino e con un mantello nero addosso, di sicuro avrebbe suscitato qualche sospetto. Controllò l’ora… erano appena le quattro e mezza del mattino, doveva incontrarsi con Anthony e gli altri di lì a una manciata di minuti, ma le cose si sarebbero svolte qualche ora più tardi.

 

Forse fu il pensiero di quello che stava per scatenarsi, o il fatto che stesse passando davanti alla porta di Katie… ma per la prima volta in vita sua il ragazzo biondo sentì il bisogno di passarsi sui pantaloni le mani sudate. Inverosimile… non gli era mai capitato che gli sudassero le mani prima.

 

Alex rimase immobile a fissare la porta della camera di Katie. Era un atto di egoismo, l’ennesimo, ma sentiva il bisogno di rivederla un’ultima volta prima del Big Bang… non l’avrebbe più vista così. Lentamente aprì la porta, badando a evitare scricchiolii e cigolii.

 

La stanza non era completamente al buio, c’era una piccola lampada che garantiva una visibilità minima… piccolo dolce angelo, non ti piace proprio l’oscurità, eh?, pensò intenerito lui mentre si avvicinava per guardarla. Era bellissima… quando mai non lo era, ma in quel momento lo sembrava ancora di più. Dormiva profondamente, con i morbidi capelli biondi sparsi sul cuscino e un braccio morbidamente abbandonato sullo stomaco.

 

Dio, quanto sei bella, angelo mio…

 

Tutto di lei gli dava pace e serenità, perfino sentire il respiro tranquillo che le usciva dalle labbra socchiuse… era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.

 

…povero amore mio… così ignara…

 

Alex le sedette accanto e le sfiorò la guancia col dorso delle dita, piano come il petalo di una rosa, per non svegliarla… Dio solo sapeva quando l’avrebbe vista di nuovo dormire così serenamente e non disperata, alla ricerca di qualche ora di sonno per sfuggire alla realtà… le accarezzò anche la fronte, i capelli, la mano… niente poteva esprimere a sufficienza il suo esasperante senso di colpa.

 

Perdonami, amore mio… ma io sono nato per questa missione, è la mia vita… non potrei tirarmi indietro neanche volendo. Lo so, per colpa mia tu soffrirai infinitamente… ma ti prometto che durerà poco. Farò in modo che i tempi siano brevissimi, prima passerà questo momento di dolore e prima ti riprenderai. Mi occuperò io di te, vedrai… nel nuovo mondo farò in modo che tu sia felice… ti tratteranno come una regina, il tuo nome sarà sacro, mi prenderò cura di te per  sempre… ci sposeremo subito e avrai un castello, non una casa… e altro che giardino, ti comprerò un bosco intero dove potrai allevare tutti gli animali che vorrai. Ti farò ritrovare il sorriso, quel sorriso che adoro tanto… qualunque cosa vorrai sarà tua, non dovrai desiderare più nulla. Lo so che non è questo il tipo di felicità che sogni tu… ma questo è il mio destino, amore, non posso fermare il corso delle cose. Ce la costruiremo insieme la nostra felicità… ti giuro che se è un’altra famiglia che vuoi l’avrai, faremo tutti i bambini che vuoi… basta solo che non smetti di sorridere, amore… ti darò anche l’anima, ma tu non smettere mai di sorridere. Ti prego…

 

Alex sospirò e si chinò su di lei… le sfiorò le labbra con le sue e le baciò la punta del naso e la fronte. Katie respirò più profondamente nel sonno, ma nulla di più. Col cuore pesante come un macigno, Alex si alzò in piedi e la guardò a lungo un’ultima volta… poi si coprì la testa col cappuccio del mantello e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Perdonami, piccolo angelo.

 

 

***************

 

 

Katie finì di sistemarsi i capelli in una lunga e morbida treccia da cui immancabilmente uscivano i soliti ricci ribelli, e canticchiando scese giù per le scalette di casa finchè non raggiunse la cucina… e con sua grande sorpresa, tutto preso a leggere la Gazzetta del Profeta, ci trovò…

 

“Papà!” esclamò allegramente, baciandogli la guancia.

 

“Ehi, tesoro.” Ron mise giù il giornale e sorrise. “Te la sei presa comoda stamattina, eh?”

 

Katie controllò l’orologio. “Ops.”

 

Ron ridacchiò. “Hai fatto bene a dormire un po’, a Hogwarts certi lussi non te li puoi permettere. Dai, siediti, ti preparo la colazione.”

 

“Grazie.” Katie si sedette mentre suo padre si alzava per cercare un pentolino in cui far bollire il latte. “Se ne sono già andati tutti?”

 

Ron annuì, versando il latte nel pentolino e accendendo il fuoco con un colpo di bacchetta. “Mamma e Simon sono a lavorare… il tuo amico?”

 

“Il mio ragazzo.” Lo corresse divertita lei, ridendo. “Non ti ricordi? E’ dovuto andare in Ungheria dalla sorella per qualche ora, tornerà prima di pranzo.”

 

“Ah, già.” Ron fece un sorrisetto. “E così, dopo tutti questi anni di fidanzamento, mi hai piantato per uno sbarbatello.”

 

Katie rise allegramente e scosse la testa. “Però tu resti sempre il primo uomo della mia vita.”

 

“E lo credo bene.” Fece altrettanto allegro Ron… adorava il sorriso contagioso di sua figlia. “Dimmi un po’… ti ci trovi bene?”

 

“Con lo sbarbatello?” Katie gli strizzò l’occhiolino e afferrò un biscotto dalla scatola aperta sul tavolo. “Altrochè.”

 

Ron con un colpetto di bacchetta spense il fornello e versò il latte nella tazza di Katie, tornando a sedersi davanti a lei. “E’ un bravo ragazzo?”

 

“Si, molto.” Katie si riempì la bocca dei gustosi biscotti bagnati nel latte.

 

“E ti rispetta?”

 

“Asciolutamente sci.” Fece a bocca piena la ragazzina.

 

“Le mani le tiene a posto?”

 

Katie ingoiò rumorosamente il boccone. “Papà!”

 

“Scusa tanto, bella bionda, ma tanto tempo fa ho avuto la vostra età anch’io.”

 

Katie rise. “Tu hai ancora la nostra età nel cervello, papy.”

 

Questo fece ridere Ron. “Tu assomigli un po’ troppo a tua madre, signorina.”

 

Katie sorrise largamente. “Mamma era già innamorata di te alla mia età?”

 

Ron inarcò le sopracciglia. “Innamorata forse no… ma abbiamo cominciato a vederci diversamente.”

 

“E quando le hai detto per la prima volta che l’amavi?”

 

Ron sorrise quasi malinconicamente a quei ricordi. “In un momento decisamente incasinato… beh, diciamo che mamma e io all’inizio abbiamo fatto un po’ di confusione, poi abbiamo sistemato tutto… e siete spuntati voi, uno dopo l’altro.”

 

Katie mutò l’espressione sognante che assumeva sempre sentendo i racconti sui suoi genitori in una ben più maliziosa e furbetta. “Anche Jack e Amelia stanno facendo tanta confusione…”

 

Ron si sporse in avanti con fare complice. “Fai anche tu il tifo per loro?”

 

“Tu non immagini quanto!”

 

Entrambi scoppiarono a ridere. “Ah, benedetta biondina…”

 

Katie riprese a fare colazione. “Papà, se hai la mattinata libera perché non andiamo a farci un giretto insieme? E’ una vita che non lo facciamo.”

 

“Mi piacerebbe molto, amore, ma zio Harry e io dobbiamo fare una cosa.”

 

“Imbottire la poltrona del nuovo generale di dinamite?”

 

Ron rise. “E’ una proposta fin troppo interessante, ma purtroppo da scartare in partenza… no, dobbiamo prendere contatti con un paio di personcine.”

 

“Uh.” Katie fece una smorfia comica. “Roba top-secret, ho capito.”

 

“Brava la mia piccola soldatessa. E tu? Che progetti hai per stamattina?”

 

Katie alzò spallucce. “A questo punto me ne vado da Simon… ho voglia di coccole.”

 

“Esatto, così si fa… le coccole te le devi prendere dalle persone giuste.”

 

“Fra le quali non rientra lo sbarbatello, dico bene?”

 

“Più che bene, amore mio.”

 

Katie scoppiò a ridere e scosse la testa. “Papà, a volte sei quasi peggio di Jack.”

 

“Si, eh?” ridacchiando, Ron si alzò. “Andiamo, ti accompagno da Simon che tanto è di strada.”

 

“Ok, grazie.” Katie lasciò la sua tazza nel lavello e si mise a sua volta in piedi. “Bada, però… vedi di non cacciarti nei pasticci, capito?”

 

“Sissignora.”

 

“Riposo, colonnello.” Ridendo, Katie ne approfittò per sfiorare con le dita la fronte di suo padre… la faceva sentire utile il fatto di poterlo aiutare a sentirsi sempre pronto e forte. Anche se lui non si accorgeva di quell’aiuto, lei cercava ogni occasione per sfiorare lui o sua madre… in fondo era tornata per aiutarli, no? Alleviare un po’ i loro animi da tutte le preoccupazioni di quel periodo orribile era il minimo che potesse fare.

 

 

***************

 

 

“Ben svegliato, eroe dei mille boccini d’oro.”

 

Dan sorrise e rispose al bacio prima ancora di aprire gli occhi, e quando lo fece il suo sorriso si allargò… Sarah era ancora più bella di primo mattino, con i capelli raccolti in modo spettinato, l’elegantissima vestaglia di seta rosa e il vassoio con la colazione sulle gambe.

 

Sarah gli diede un’occhiata ai capelli e scoppiò a ridere. “In che situazione hai la testa, nemmeno te lo puoi immaginare.”

 

Dan ridacchiò e si passò una mano fra i capelli ribelli. “Ehi, guarda che è soprattutto colpa tua… con la tua fissa sui miei poveri capelli martiri.” Le disse allegramente, mentre si tirava su nel letto e si appoggiava comodamente con la schiena sui cuscini.

 

Sarah appoggiò il vassoio sul comodino e fece un sorriso soddisfatto e felice, mentre si rimirava il bellissimo anellino in oro bianco che aveva al dito da poche ore. All’anulare della mano destra. “Quanto vorrei poterlo portare senza tutte queste maledette precauzioni…”

 

Dan afferrò una ciambella dal vassoio e l’assaggiò. “Lì dov’è sta bene.”

 

Sarah scrollò le spalle. “Si, però… è l’anulare della mano sinistra il dito giusto per le ragazze impegnate.”

 

Lui le fece un sorriso adorabile. “Non è importante dove lo porti… basta che ti ricordi di chi te l’ha regalato.”

 

“Ah, questo non sarà difficile.” Lei si accoccolò contro la sua spalla, lasciandosi abbracciare. “Il mio ragazzo è un tipino leggermente pieno di sé.”

 

Dan rise. “Chi, io? Naaahh…”

 

Sarah si lasciò contagiare da quella risata, e per qualche minuto si accontentò di rimanere in silenzio ad accarezzargli l’addome. “Mi piace averti per casa a prima mattina.”

 

Dan le stampò un bacio sul collo. “Sapessi quanto piace a me, amore. e sai cosa non sopporto? Che non possiamo fare quello che vogliamo per colpa di una massa di bigotti col cervello più piccolo di una nocciolina.”

 

Sarah fece un sorriso amaro. “Dan, la carriera è una cosa importante… siamo ancora giovani e le strade sono ancora tutte aperte davanti a noi. Non ci possiamo precludere niente, e sai perché?”

 

“Perché?” le chiese piano Dan, mentre le accarezzava la schiena morbida.

 

“Perché alla lunga finiremmo col rinfacciarcelo.” Sarah gli diede un piccolo bacio sul petto e lo guardò negli occhi. “E io non voglio che succeda… non voglio rovinare quello che c’è fra noi. Non mi sono mai spinta così con un ragazzo come ho fatto con te, sai.”

 

“Ah no?” Dan le fece scorrere le dita fra i capelli. “Niente fughe d’amore, niente attacchi di desiderio potente, niente anelli di fidanzamento, niente di niente?”

 

Sarah fece un sorrisetto furbastro. “A pensarci bene un mese fa Emìle Ducroix dei Tornado mi ha chiesto di accompagnarlo a vedere una partita della Scozia insieme a tutta la sua famiglia.”

 

“Un mese fa?” Dan si limitò a inarcare un sopracciglio. “E com’è che non ne sapevo niente di questa storiella?”

 

Sarah rise. “Andiamo, poveretto… oltre all’umiliazione del no, volevi anche la beffa?”

 

“Beh, io non ci avrei sputato sopra…”

 

Sarah ridacchiò, ma dopo un po’ tornò seria e si accigliò. Gli prese il mento in una mano e ottenne il suo sguardo e la sua attenzione. “Senti un po’, tu… è una mia impressione, o è vero che non sai essere geloso?”

 

“Cos’è, ti dispiace che non sono il classico ragazzo iperprotettivo?”

 

“Assolutamente no, anzi…” Sarah si accoccolò meglio sotto di lui e gli accarezzò un braccio. “Mi chiedevo solo come fai a essere sempre così tranquillo del fatto tuo… pur restando padrone del tuo territorio, diciamo. Io sono molto più gelosa di te.”

 

Dan fece un sorrisetto e le fece scorrere le dita lungo la guancia. “Ti ricordi di avermi confessato che ti sei innamorata di me quando mi hai visto volare?” lei annuì. “Beh, io mi sono innamorato di te quando ho visto il modo strepitoso che hai di gestire tutti i tipi di situazioni. Sei fenomenale… forte, tenace, sicura, indipendente… ti sei guadagnata completamente la mia stima e la mia fiducia. E’ naturale che se la situazione lo richiedesse interverrei, ma tu sei in gamba… e sei uno schianto.”

 

Sarah fece un sorriso dolcissimo e gli accarezzò il viso. “E’ la cosa più bella che mi potessi dire… nessuno ha mai avuto tanta fiducia in me.”

 

Dan le sfiorò le labbra con le sue, e le fece un occhiolino. “Tu meriteresti molto di più di un paio di complimenti, bellissimo esemplare di donna che non sei altro.”

 

“Penso lo stesso di te.” Ridacchiando, Sarah si trascinò sulle sue gambe solide e ci si sedette. “Allora, diciamo che abbiamo un’altra ora intera a disposizione prima che Royson allerti l’intero stato per trovarti… come lo impieghiamo questo tempo?”

 

Dan sorrise malizioso. “Innanzitutto mangiando, perché sto morendo di fame. Ci vuole una bella colazione: pane, burro e marmellata, magari anche uova e pancetta, un bel cornetto alla crema…”

 

Sarah rise. “Ma sei veramente un maiale!”

 

“Ehi, sono uno sportivo. Mi devo mantenere.”

 

“Sbaglio o gli sportivi devono essere magri?”

 

“Vedi ciccia da qualche parte, Miss Douglas?”

 

“Ok, uno a zero per te. Eppure ancora non capisco dove va a finire tutto quello che ti divori.”

 

“Niente di più facile, amore.” Dan mise su la sua migliore espressione da canaglia. “Nel profondo sud.”

 

Sarah scoppiò a ridere, coinvolgendo anche lui, e gli riempì il braccio di piccole sberle. Incapaci di smettere di ridere – e felici per questo – si rotolarono fra le coperte fino a cadere quasi dal letto, il che moltiplicò le risate… Sarah sorrise al ragazzo che le finì praticamente addosso, e gli accarezzò le braccia e le spalle. Quanto avrebbe voluto passare tutta la vita così…

 

Dan le accarezzò il viso. “Scompariamo per oggi… freghiamocene del mondo intero. Solo io e te.”

 

La risposta inequivocabile di Sarah fu un lungo, coinvolgente ed appassionatissimo bacio.

 

 

****************

 

 

Katie si accigliò… per l’ennesima volta il vento sferzante le aveva punto le guance con la sua violenza e l’aveva fatta stringere nelle spalle. Guardò con rancore il cielo completamente annuvolato… perché non c’era il sole? Simon lavorava in una bellissima tenuta tutta verde che col cielo azzurro e il sole era uno spettacolo quasi divino, mentre così aveva una strana aria carica di elettricità… Katie scosse la testa, costringendosi a guardare oltre quei pensieri strani, e percorse il piccolo sentiero finchè non fu arrivata nella grande vallata verde.

 

Era tutto uno spettacolo… la natura nella sua condizione più bella. La vegetazione era nel pieno del suo risveglio primaverile, e i draghi – ce n’erano più o meno una ventina – se ne stavano comodamente sdraiati sull’erba o mangiavano con aria pigra e rilassata, espressione della serenità che straripava in quell’ambiente. C’erano almeno una decina di allevatori, ognuno intento a far qualcosa, ma Katie ci mise un secondo a trovare suo fratello. Era in piedi a braccia conserte, accanto al suo grassoccio amico di sempre Sam, e osservava il cielo con un sopracciglio inarcato. Che anche lui avvertisse quella strana elettricità nell’aria attorno a sé?

 

Simon si voltò quando si sentì chiamare, e fece subito un gran sorriso. “Kat, che sopresa!”

 

Anche Sam l’accolse allegramente quando la vide che si avvicinava. “Ciao ricciolina, è un secolo che non ci si vede.”

 

Katie scoccò un bacio sulla guancia di suo fratello. “Eh, io non sgattaiolo misteriosamente da Hogwarts come faceva qualcuno di mia conoscenza.” Sam ridacchiò e annuì.

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “E poi la signorina adesso è impegnata, non lo sapevi?”

 

“Ma non mi dire.” Sam fece una faccia buffissima. “E questa è la seconda femmina di famiglia che ci giochiamo.”

 

“Si, ma questa almeno sta con uno quasi normale.” Fece ridendo Simon.

 

Katie fece un sorrisino complice. “Ancora ti rode di aver perso Julie, Sam?”

 

Il ragazzone fece una smorfia e si grattò la nuca. “Grazie infinite per la frecciatina, degna sorella di tanto fratello.”

 

Simon rise e le strapazzò i capelli. “E’ colpa dello spirito Weasley, non te la prendere con lei.”

 

Katie fece un’adorabile faccia da cucciolo bastonato. “Scuuusa!”

 

 

 

 

 

“Merda… merda!!!”

 

Anthony guardò con la coda dell’occhio Alex… pur restando nascosto insieme a lui dietro il cespuglio, si era strappato di dosso il mantello dell’invisibilità. “Alex!” sibilò a voce bassa. “Che cazzo fai?!”

 

“Lei non doveva essere qui!” sussurrò rabbiosamente Alex, che nei nervi strappò un ciuffetto d’erba da terra. “Maledizione!!”

 

“Stai calmo!” Anthony si guardò frettolosamente in giro, cercando di assicurarsi che gli altri uomini della squadra fossero rimasti nascosti dietro gli alberi e i cespugli senza accorgersi di niente. “Non ti preoccupare, faremo attenzione…”

 

“Stronzate! Qui tra un poco si scatenerà l’inferno!”

 

Anthony si passò una mano sulla faccia. “Senti Malfoy, c’è suo fratello con lei, non le accadrà assolutamente niente! Non è lei il nostro obiettivo, ci serve lui, te ne sei dimenticato?!”

 

Alex afferrò per il bavero del mantello il suo amico e lo strattonò in avanti. “Apri bene quelle cazzo di orecchie, io non farò niente per metterla in pericolo, è chiaro??”

 

Anthony si lasciò scappare una serie di epiteti irripetibili. “…va bene, ho capito, ma cosa pensi di fare? Perché secondo me ti sta sfuggendo, ma dobbiamo pizzicare Simon Weasley e lo dobbiamo fare ora!!!”

 

“Prendi tu il controllo.” Alex si infilò di nuovo il mantello dell’invisibilità e fece per alzarsi.

 

“No!! No, Malfoy!!” sibilò Anthony, afferrandolo per un braccio. “Che cosa cazzo racconto io a Stephen?!? Non ti puoi far vedere, ci fottiamo tutto il piano così!!”

 

Alex si divincolò dalla presa. “Portati avanti col passo finale, muoviti.” E senza dargli il tempo di replicare, si coprì la testa col cappuccio e si allontanò a passi veloci. Anthony maledisse tutto quello che c’era da maledire, e fece un cenno a uno degli uomini nascosti dietro la quercia alla sua destra.

 

 

 

 

“Tanto lo so che hai una fidanzata pure tu, solo che ce la tieni nascosta!”

 

“Ma tua sorella lo fa apposta?”

 

Simon e Katie risero… era divertente tormentare Sam, ci cascava sempre. E a quanto sembrava il loro umorismo si diffondeva facilmente, perché uno dei draghi chinò il collo fino a dare una piccola spinta col muso a Simon.

 

“Ehi Celeste, amore.” il ragazzo l’accarezzò.

 

“Questo sarebbe il cucciolo di drago che è nato lo scorso inverno?” gli chiese incuriosita la sorella.

 

Simon annuì. “Non è più tanto cucciola, come vedi, ma resta sempre il mio amore.”

 

Katie sorrise intenerita e senza la minima paura accarezzò a sua volta il drago, che sembrò gradire molto. “E’ bellissima… guardala, si capisce da un miglio che per te si butterebbe anche nel fuoco.”

 

Simon ridacchiò. “Più che altro il fuoco lo produce, ma il senso è quello.”

 

Una specie di strano ruggito rauco e basso fece sobbalzare Katie, ma non Simon e Sam, che si voltarono subito verso la fonte del rumoraccio. Poco distante da loro uno dei draghi ringhiava contro gli altri, e i quattro allevatori nei paraggi sembravano stupiti.

 

“Ehi, Simon!” fece uno di loro, indicando l’abbeveratoio. “L’acqua era normale stamattina? Pare che Hector non l’abbia gradita!”

 

“Oggi è giorno di integratori?” Sam scosse la testa. “Si, era acqua semplice!”

 

L’altro ragazzo non fece in tempo a rispondergli che il drago inferocito emise un assordante verso arrabbiato e sputò fuoco tutto attorno a sé, aizzando anche gli altri draghi.

 

“Ma che diavolo…” Sam spalancò gli occhi quando vide il drago furioso dimenarsi e caricare un altro drago, che a sua volta rispose con una zaffata di fuoco.

 

“Katie, vai a metterti al sicuro nella radura.” Simon le indicò la salita oltre la vallata, che era piena di alberi.

 

Lei scosse la testa. “E’ pericoloso, lascia che ti aiuti…”

 

“Sono più tranquillo se ti metti al riparo.” Simon le diede un bacetto e una piccola spinta prima di correre con Sam verso l’assurda rissa fra draghi, a cui si era aggiunto un terzo, che gli altri ragazzi non riuscivano a frenare.

 

Katie decise a malincuore di obbedire a suo fratello, ma si fermò poco prima della radura per poter guardare… era così in ansia, sembrava che i draghi fossero impazziti. Sparavano fuoco da tutte le parti, si attaccavano come arpie e i suoni che emettevano sembravano ruggiti assordanti. Alcuni allevatori erano saliti sulle scope e stavano provando a dividerli con le catene, ma era chiaramente inutile. Non riusciva a vedere dov’era Simon… ma il vero problema per Katie fu un attimo dopo, quando sentì qualcosa – probabilmente una mano – tapparle la bocca e un braccio afferrarla per la vita e trascinarla indietro. Terrorizzata, Katie lanciò uno strillo soffocato che in quel trambusto nessuno sentì, e a nulla servì scalciare come una pazza, perché chi la teneva in quella morsa stava riuscendo nel suo intento di attirarla nella radura alberata. Katie continuò a scalciare e a dimenarsi disperatamente, finchè…

 

“Zitta, fermati… sono io! Sono io!!”

 

Katie rimase pietrificata nel riconoscere quella voce… s’immobilizzò e spalancò gli occhi quando vide il suo ragazzo apparire dal nulla, sotto un mantello dell’invisibilità. “…Alex?” mormorò confusa e incredula.

 

Alex lanciò un’occhiata verso l’inferno nella valle e tornò a incrociare lo sguardo basito della ragazza. “Adesso non posso spiegarti niente, però…”

 

“Perché mi hai detto che dovevi andare in Ungheria?” il tono di Katie era ancora confuso, ma anche lievemente accusatorio. “Che ci fai qui?”

 

“Ora non ti posso spiegare, non c’è tempo.” Alex si passò nervosamente una mano fra i capelli. “Te ne devi andare via da qui, subito.”

 

“Che stai dicendo…”

 

“Katie, ti supplico, va’ via di qui!! E’ pericoloso, e presto sarà anche peggio!”

 

Katie si accigliò e lo guardò come se cercasse di capire. “…che cosa ne sai? Alex… cosa ne sai tu?”

 

Alex vide i suoi occhi spalancarsi, il suo viso impallidire, la sua mano sfiorare la bocca… era una ragazza intelligente, e non era difficile fare due più due… “Katie…”

 

“…no…” Katie scosse nervosamente la testa e fece un passo indietro. “…no… non è possibile che tu abbia tramato qualcosa alle mie spalle, non ci credo…”

 

“Amore, ti prego…”

 

Katie si aggrappò disperatamente alla sua camicia. “Dimmi che non è vero… dimmi che tu non hai niente a che fare con qualsiasi cosa stia per succedere… dimmelo… dimmelo, ti giuro che ti crederò, ma dimmelo…”

 

I suoi occhi sconvolti e disperati e il suo tono supplice furono una pugnalata al cuore, e in un gesto di disperazione Alex la strinse a sé. “Ti supplico, amore mio, ti scongiuro… parleremo e ti spiegherò tutto quanto, ma adesso devi andartene da qui…”

 

Katie singhiozzò forte e gli occhi le si riempirono di lacrime. “…ma come hai potuto…” con uno scatto di rabbia si sottrasse violentemente a quell’abbraccio. “Come hai potuto?! In cosa sei coinvolto?!”

 

“E’ una storia lunga, non posso…”

 

“Che cosa vuoi?! Sei qui per me?!”

 

“No!!” Alex guardò solo brevemente l’inferno di fuoco che stava creando il drago impazzito nella valle… quegli occhi furiosi e delusi erano difficili da guardare. “Io non ti farei mai del male!”

 

Katie lo fissò più confusa di prima. “E allora perché? Perché sta succedendo questo casino, cosa diavolo hai fatto?”

 

Alex scosse la testa. “Non vogliamo niente da te…”

 

“Non volete? Tu e chi??”

 

“Lascia perdere queste cose!” Alex cercò di cambiare argomento, di guadagnare tempo… per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare. “Devi andartene e basta, maledizione!!”

 

“Ma c’è mio fratello lì in mezzo!!!” se Katie credeva di aver raggiunto il massimo della sofferenza e dello stupore poco prima, si rese conto che non era vero… perché la sensazione orribile che provò quando vide la smorfia colpevole di Alex era mille volte peggio. “…oh no… no, no, no… non puoi prendertela con Simon, non ti ha fatto niente!! Ti scongiuro, lui no!!! Lui no, te ne prego!!!”

 

Alex sentiva lo stomaco bruciargli al punto da dargli la nausea. Quella reazione il suo piano non l’aveva prevista… niente di quello che era successo negli ultimi minuti era previsto. “Non dipende da me…”

 

“Ti imploro!!!” piagnucolò Katie, aggrappandosi alle sue mani. “Farò tutto quello che mi dirai di fare, non dirò niente a nessuno… farò qualsiasi cosa, ma non fare del male a Simon… te ne prego… te lo chiedo per pietà…”

 

Alex chiuse forte gli occhi. Che voglia di morire che lo aveva colto improvvisamente… “Amore mio, non c’è niente che ti negherei…” le sussurrò, prendendole il viso fra le mani. “…ma non posso fare niente per tuo fratello.”

 

Katie respinse violentemente indietro le sue mani. “Sei un bastardo!!!” gli urlò, ma quando si voltò per correre verso la valle si sentì afferrare come prima dal suo braccio attorno alla vita.

 

Alex fece fatica a trattenerla, scalciava come una puledra impazzita e urlava contro la sua mano con tutto il fiato che aveva in gola… sprecato, considerando che lui era ben più forte, ma c’era quel dolore fisso al cuore che gli rendeva tutto più difficile…

 

…perdonami, angelo mio, ma non posso lasciarti andare… saresti in pericolo, e se ti succedesse qualcosa io impazzirei… perdonami se sto barattando la mia pazzia con la tua, perdonami…

 

 

 

 

“…porca miseria puttana!!” Sam e Simon fecero appena in tempo a ripararsi dietro un masso prima che la fiammata prendesse anche loro. “Se trovo chi ha messo l’acqua stamattina…”

 

“Piuttosto quello che c’era in quella cazzo di acqua!” Simon cercò di sporgersi oltre il masso per vedere in che condizioni era quella terribile rissa fra draghi. “Guarda Hector, Sam… non sono versi di rabbia, quello è dolore! Qualunque cosa fosse in quella maledetta acqua, lo sta facendo soffrire atrocemente!”

 

Sam tentò di vedere… il drago ruggiva verso il cielo e sputava fuoco verso gli altri allevatori che provavano a trattenerlo con le catene. Lui le spezzava sollevandosi sulle zampe posteriori e li assordava coi suoi versi terribili, mentre gli altri draghi avevano smesso di caricarsi fra loro e a loro volta ruggivano verso l’alto quasi come se avessero capito il vero motivo del comportamento del loro simile, e sbattevano a terra le zampe così forte che sembrava di essere in mezzo a un terremoto.

 

“…ammettendo che la tua idea sia quella vincente, come pensi di risolvere questo casino?”

 

Il drago emise uno sbuffo di fuoco che fece incendiare due alberi a poca distanza. La fiammata fece cadere dalla scopa uno dei ragazzi che manteneva la cima della catena, e il drago impigliandovisi dentro ruggì ancora di più.

 

“No, no, no!” Simon si sporse oltre il masso. “Tom!! Giù quelle catene, lo state solo provocando!!!”

 

“Non riusciamo a trattenerlo!!” gli urlò di rimando l’altro allevatore, mentre una zampa di uno dei draghi lo mancava di poco.

 

“Merda!” Sam gli fece cenno di guardarsi alle spalle. “Tom, dietro di te!!!”

 

Simon si sforzò di usare il suo proverbiale sangue freddo… gli bastò un’occhiata per verificare la situazione e studiare una strategia. “Va bene, sta’ a sentire: tu e io cercheremo di allontanare Hector dagli altri, così almeno cominciamo a limitare il problema.”

 

Sam fece una smorfia carica d’insicurezza. “E poi come lo calmiamo?”

 

“…ci penseremo al momento opportuno.” Simon si alzò in piedi, e facendo attenzione uscì allo scoperto.

 

“…quanto detesto quando fa così!” brontolò Sam alzando gli occhi al cielo, alzandosi a sua volta per andar dietro al suo amico.

 

Se c’era una cosa che aveva imparato bene in tutti quegli anni era che i draghi non sopportavano i rumori forti… perciò Simon si cacciò due dita in bocca e fischiò più forte che potè. “Ehi, Hector!! Da questa parte, vieni!” i ripetuti fischi ottennero il risultato voluto: il drago infastiditosi si voltò nella direzione del ragazzo e avanzò minacciosamente.

 

“Simon!!” uno degli allevatori smanettò freneticamente nella sua direzione. “Non fare pazzie, Hector è andato!!”

 

“Cuciti la bocca, Mark!!” Simon continuò a correre nella direzione opposta al branco dei draghi, portandosi dietro l’animalone inferocito. “Avanti, Hector, vieni qui!!”

 

Il drago si fermò davanti alle rocce vicine alla cascata e si sollevò sulle zampe posteriori, lanciando un verso fortissimo di protesta verso il cielo. Sam si coprì le orecchie. “Cosa prevede il tuo brillantissimo piano ora, cervellone?!?”

 

Simon strinse i pugni. “Senti, tu distrailo mentre io provo a salirgli in groppa, e al mio tre…” prima che i due ragazzi potessero prevederlo, il drago tornò carponi e soffiò contro di loro una vampata di fuoco. Simon fu veloce abbastanza da evitarla, ma Sam no… lui fu preso alla schiena e finì a terra, urlando per il dolore. “Sam!!!”

 

Quell’attimo di distrazione costò caro a Simon… non vide arrivare la zampa del drago e non potè evitare i suoi artigli, che lo inchiodarono alla roccia alle sue spalle conficcandosi impietosamente nel piccolissimo spazio fra la sua spalla e la camicia che portava. Simon strinse i denti per soffocare un lamento… per quanto potesse essere una ferita superficiale, la sua spalla era stata appena ‘graffiata’ dagli artigli di un drago, il che non era affatto indolore, in più poteva sentire un rivoletto di sangue scorrergli lungo la schiena. Ma soprattutto in quella posizione non poteva muoversi… era completamente bloccato.

 

“Simon!!”

 

“Attento!!”

 

I due ragazzi che erano balzati sulle scope non l’avrebbero mai raggiunto in tempo, Simon questo lo sapeva, per questo quando vide il drago attirare indietro la testa capì che era davvero finita… ma proprio quando il muso ruggente si abbassò su di lui, il drago venne violentemente caricato da un esemplare della sua stessa specie e rotolò qualche decina di metri alla sua destra, dove giacque supino a terra.

 

Simon tirò un enorme sospiro di sollievo e accarezzò con affetto e gratitudine il muso del suo drago preferito. “Grazie Celeste… grazie, amore mio.” Le mormorò, baciandole quel musone duro che gli stava urtando affettuosamente il braccio in cerca di coccole.

 

L’atmosfera era completamente cambiata: gli altri draghi avevano smesso di litigare e stavano emettendo strani lamenti verso il cielo, e mentre alcuni allevatori cercavano di calmarli, gli altri spegnevano gli incendi e recuperavano i numerosi feriti. Simon sentì il cuore stringersi alla vista di Hector lì a terra, immobile e incapace di fare altro, che respirava forte e velocemente e non emetteva che piccoli sbuffi di fumo dalle narici. Simon fu al suo fianco in un attimo nonostante le urla e gli avvertimenti dei suoi amici e colleghi. Non avrebbe lasciato che quel povero animale innocente soffrisse da solo, senza un conforto. Gli si inginocchiò accanto e gli accarezzò lentamente la grossa testa e il collo… respirava forte, aveva le pupille dilatate… stava soffrendo molto. Simon strinse forte gli occhi, ricacciando indietro lacrime di rabbia che avevano tanta voglia di uscire, e appoggiò la fronte contro quel muso ansante. Poteva sentire il suo dolore… e gli straziava il cuore.

 

…perché… perché prendersela con un innocente… noi uomini abbiamo una predisposizione naturale a fare del male, ma gli animali no… i draghi non hanno fatto mai niente a nessuno… perché accanirsi così? Perché?!

 

Il drago emise un lamento stanco e debole, e Simon continuò ad accarezzarlo dolcemente.

 

“Ssh… sono qui, Hector… ci sono qui io… tieni duro, ragazzo, so che ce la puoi fare…”

 

La pioggia che cominciò a cadere fitta e pesante si portò via anche le sue ultime speranze. Quel povero drago stava morendo, Simon lo percepiva… non riusciva a sentire i rumori del campo, degli allevatori e degli altri draghi, era come se sentisse amplificato solo il battito sempre più lento del cuore di quel povero animale morente.

 

“…va tutto bene, Hector, va tutto bene… io resto con te… piano, così… sshh…”

 

In qualche modo la voce e le carezze del ragazzo sembrarono placare i lamenti del drago… si rilassò lentamente, e il suo respiro rallentò… finchè non si fermò del tutto.

 

Simon serrò forte i denti… uno dei draghi a lui più cari gli era morto fra le braccia senza un perché, e oltretutto fra sofferenze atroci. In uno scatto di rabbia colpì la terra con un pugno. La pioggia era terribilmente fitta e veloce, ma non gli oscurava la vista quanto la rabbia che provava.

 

“…chi cazzo sei…” ruggì fra i denti. “CHI CAZZO SEI?!? VIENI FUORI E ABBI IL CORAGGIO DI PRENDERTELA CON ME, MALEDETTO BASTARDO!!! VIENI FUORI!!! VIENI FUORI, MALEDIZIONE, FATTI VEDERE, DANNATO VIGLIACCO!!!!!”

 

 

 

 

Dopo l’ennesimo morso alla mano e una spinta ben piazzata, Katie riuscì a liberarsi da quella presa ferrea e si voltò a guardare il ragazzo che aveva davanti a lei, restando a distanza di sicurezza. Alex si ritrovò a desiderare che non l’avesse mai fatto… in quei bellissimi occhi azzurri non c’era traccia della solita allegra vitalità e gioia di vivere, bensì c’era delusione, confusione, rabbia e incredulità. Tutte messe lì da lui. E non c’era bisogno di poteri paranormali per sentire che quella ragazzina sempre allegra e solare stava sperimentando un tipo di dolore che non aveva previsto di dover mai affrontare.

 

“Dimmi solo perché.” Mormorò tremante Katie, mentre la pioggia che li martellava si confondeva con le sue lacrime.

 

Alex ingoiò il nodo che gli si era formato alla gola. “Non dovevano andare così le cose.” provò a dire. “Non avrei voluto farti soffrire, ma era inevitabile… è la mia missione.”

 

Katie si morse le labbra. Quindi tutto quello che c’è stato fra noi…

 

Alex fece un passo avanti. “Katie, quello che non sai è che io…”

 

“Stammi lontano.” Katie fece un passo indietro, e con grande dignità soppresse un singulto. “Non avvicinarti mai più… né a me né alla mia famiglia.”

 

Alex sentì fino all’ultimo il peso delle sue parole… e il pensiero di averla persa superò perfino l’angoscia per aver mandato all’aria il suo piano proprio nel momento cruciale.

 

“Sei solo un maledetto bugiardo…” replicò rabbiosamente Katie fra le lacrime, e senza degnarlo di un altro sguardo girò sui tacchi e corse verso la vallata.

 

Alex rimase lì fermo, cercando di digerire tutto quello che era successo… chiuse forte gli occhi, lasciandosi inondare da quella pioggia impietosa. L’incubo era appena cominciato, purtroppo, per lui… ma soprattutto per lei.

 

 

***************

 

 

“Amelia? Amelia??”

 

Jack entrò come una furia in casa, correndo e guardandosi in giro nella speranza di trovarla subito… la vide sdraiata sul divano, con un libro in mano mentre si accarezzava l’addome rotondo. Per quei pochi secondi che le parole gli arrivarono alle orecchie capì che stava leggendo una favola della buonanotte…

 

“Amy!!” Jack piombò sul divano accanto a lei, facendola sussultare. “Tesoro, stai bene?”

 

Amelia fece un sorriso confuso, provando un improvviso senso di protezione quando sentì la mano grande e callosa di Jack posarsi sul suo pancione. “Certo, perché?”

 

“Susy mi ha detto che ti sei sentita poco bene…”

 

Amelia sorrise amabilmente e gli accarezzò il viso. “E’ solo un po’ di mal di schiena, tutto qui.”

 

Jack non parve rassicurato. “Ti ha già visto zia Ginny?”

 

“Ero con tua madre, che mi ha rassicurato e mi ha raccontato che dolori di schiena le davi tu quando ti aspettava.”

 

Questo calmò un po’ il ragazzo rosso. “Si?”

 

“Si.” Amelia scrollò serenamente le spalle. “Si vede che la piccola si è posizionata male e stiamo un po’ scomode tutte e due. Le stavo leggendo una favola per farla sentire più tranquilla.”

 

Jack tirò un sospiro di sollievo e sorrise, accarezzandole dolcemente il ventre arrotondato. “Questa piccola peste non è neanche tutta formata che già comincia a farsi rispettare, eh? Mi ricorda qualcuno di mia conoscenza.”

 

Amelia ridacchiò. “Già.”

 

“E con quanto orgoglio ieri spalancava quelle gambette per far vedere che è una signorina… dì un po’, piccola pulce, da chi l’hai presa tutta questa sfacciataggine che mammina è proprio l’opposto?”

 

E’ una domanda retorica? “Sai, non credo che tu voglia saperlo veramente.”

 

Jack fece una faccia disgustata. “L’Innominabile Stronzone bastardo malefico figlio di…”

 

“Abbiamo afferrato perfettamente il concetto, grazie.” Lo interruppe Amelia, senza riuscire a nascondere un sorrisetto divertito. “Dai, non fare quella faccia… lo abbiamo già affrontato mille volte questo discorso, no?”

 

“Mh.” Jack preferì cambiare argomento… ogni volta che si parlava dell’Innominabile Stronzone gli prudevano troppo le mani. “Lasciamo perdere queste cazzate. Come ti senti adesso?”

 

Amelia inarcò le sopracciglia. “Ancora? Non è niente di anormale, è un banalissimo mal di schiena. Com’è venuto passerà.”

 

Jack la guardò per un lungo momento, poi scosse la testa. “Tu sei qualcosa di incredibile…”

 

Amelia rise. “Io? E perché?”

 

“No, è che…” lui fece un piccolo sorriso. “Sei la donna più coraggiosa che abbia mai conosciuto… guardati, non hai paura di niente, la sofferenza fisica non ti scalfisce neanche… sei semplicemente una forza della natura.”

 

Amelia scosse la testa, sorridendo. “Non sai quanto ti sbagli… ho paura di un’infinità di cose. E non credere che la sofferenza fisica non mi spaventi, anzi… dicono che i dolori del parto siano i più atroci, ho i brividi solo a pensarci… però poi penso che il premio finale sarà la mia bambina, e allora le paure e il dolore si fanno sopportabili.”

 

Jack la guardò incantato… era una ragazza di una forza e una tenacia senza eguali, coraggiosa e dolcissima… e anche bella. Si, era più bella da quando aveva quel piccolo pancione. Più femminile… più interessante, ma in un modo che neanche lui capiva bene. Le prese una mano nelle sue e gliela baciò, accarezzandone coi polpastrelli il dorso. “Sarai la mamma migliore del mondo… e la tua bambina è fortunata.”

 

Lei sorrise dolcemente. “Grazie.”

 

Lui esitò… aveva una voglia folle di farle quella domanda fin da quando aveva saputo che la sua Popò era incinta, ma non era mai stato in grado di formulare la richiesta in modo adeguato. Ora però si sentiva più tranquillo, e quello gli pareva il momento buono… si trattava semplicemente di essere sinceri, e loro lo erano sempre stati l’uno con l’altra. “Senti, Amy… riusciresti a darmi una risposta senza scendere troppo nei dettagli?”

 

“Credo di si, non lo so… cosa vuoi sapere?”

 

“…uhm… ecco, vedi… il fatto è che tu sei tutta piccoletta, no… cioè si, insomma, non è che fisicamente sei un donnone, ecco.”

 

“Grazie per avermi ricordato che sono una specie di scopettino.”

 

“Ma no, non essere scema… non è questo il punto. Il punto è che siccome la bambina… insomma, prende un po’ da entrambi i genitori, no? Quindi praticamente…”

 

Amelia inarcò le sopracciglia. “…Jack?”

 

“…ho il terrore che questa bambina venga su troppo grandicella per il tuo fisico, ho paura che possa farti male. In quel… diavolo di libro sulla maternità c’era scritto che è pericoloso per le donne di conformazione esile avere figli troppo paffuti, si rischiano emorragie… senti, non so nemmeno quello che sto dicendo, so solo che mi odio perché ti sto spaventando invece di rassicurarti, però ho questa paura da settimane e non so come farmela passare, insomma…” Jack parlava veloce come una macchina da scrivere. “Voglio solo capire se c’è la possibilità che questa bambina ti combini qualche pasticcio in più… perciò, questo maledetto Innominabile… è uno stronzone o uno stronzino?”

 

Amelia arrossì furiosamente e si morse le labbra. “I bambini sono tutti piccoli quando nascono…”

 

Jack le prese la mano. “Non volevo metterti in imbarazzo… mi preoccupo per te.”

 

Amelia sospirò stancamente e distolse lo sguardo. “Lo so, e ti ringrazio… ma non devi avere paura. So già che il parto sarà dolorissimo, che la bambina sia piccola o grande… farà male comunque. Ma poi pensa che gioia avere la mia piccola fra le braccia… non mi importerà di altro che di lei.”

 

“Beh… in tal caso bisogna documentarsi su come fanno i koala a fare i cuccioli.” Lei rise, e lui le fece scorrere un dito lungo il naso. “Ascolta… hai già pensato a chi vuoi portare con te in sala parto?”

 

Amelia scrollò le spalle. “In realtà pensavo di chiederlo a tua madre.”

 

Jack assunse un’aria delusa. “Oh.”

 

“Ti sei offeso?” Amelia subito lo prese per le spalle. “No, ma che cosa cavolo hai capito, scemo? Lo faccio per te, non sarà esattamente il tipo di spettacolo che a un ragazzo piace…”

 

“Beh, potrei sempre non guardare quello che fanno i guaritori.” Jack le si avvicinò di più. “Il fatto è che non ce la faccio a restare fuori ad aspettare, magari pure sentendo te che urli dentro quella stanza… senza sapere quello che ti stanno facendo… vorrei avere l’onore di dividere con te questo momento così importante della tua vita.” Le sussurrò, accarezzandole dolcemente il viso col dorso della mano. “Vorrei poter essere il primo ad avere la gioia di vederti con la tua bambina fra le braccia. Vorrei vedere quel sorriso splendido che già so che farai… e chiamami masochista, ma vorrei che fosse la mia mano quella che stritolerai quando sentirai dolore.” aggiunse con un sorrisetto.

 

Amelia era commossa… fece un sorriso lacrimoso e gli gettò le braccia al collo, felice come non credeva che sarebbe mai stata dopo tutto quello che era successo fra loro. “Che cosa ho fatto per meritarti?”

 

Jack le baciò la testa. “Sei nata, questa è la cosa migliore che potessi fare.”

 

Amelia sorrise e si asciugò con un dito una piccola lacrima che le era scivolata lungo la guancia. Appoggiò la testa contro la sua spalla e si lasciò cullare da quell’abbraccio… era così bello sentirsi amata e protetta. Magari amata non nel senso che aveva sempre sognato lei, ma era comunque tanto grande il bene che quel ragazzo le voleva… le riempiva il cuore. La faceva sentire felice… pericolosamente felice, visto che immancabilmente questo le ricordava l’ultima volta che era stata così felice… in una fredda notte di neve di Gennaio…

 

Jack inspirò profondamente l’odore di pulito dei capelli di Amelia, e la racchiuse ancora di più nel suo abbraccio protettivo. Era così strano provare sensazioni così contrapposte contemporaneamente… quella ragazza era così forte e tenace che lo faceva sentire orgoglioso ogni istante di più, e allo stesso tempo ogni volta che poteva abbracciarla in quel modo e farle sentire che lui l’avrebbe protetta da ogni male… era un’emozione fortissima innanzitutto per lui. Chinò leggermente il capo per incrociare lo sguardo dolce e tranquillo di quella cerbiatta che in quel momento gli faceva venir voglia di tenerla in collo tutta la sera e anche la notte… i suoi occhi grandi erano sempre stati la sua passione, così come per quanto l’avesse sempre presa in giro su questo, adorava vederla arrossire… era una cosa che tante delle ragazze che aveva frequentato non facevano più ormai, tutte sicure del fatto loro. Lei no… era una miscela combinata di sicurezza e timidezza, e se da un lato era la perfetta compagnia, dall’altro a volte sembrava un cucciolo da coccolare. Quasi non si rese conto che la stava stringendo di più a sé, né si accorse che i loro nasi si stavano urtando leggermente per la troppa vicinanza… era stato un gesto istintivo. Adorava il profumo fresco della sua amica… gli era anche stranamente familiare, come se gli ricordasse qualcosa che in realtà non riusciva nemmeno lui a inquadrare… qualcosa di bello, però… qualcosa di sereno…

 

Amelia non osò muoversi di un millimetro, benchè il buonsenso le stesse urlando che ritrarsi era la cosa migliore… non stavano facendo niente, in fondo, lui la stava solo guardando con molta intensità… solo che lei quell’intensità l’aveva già vista una volta, e rivederne una specie di copia era del tutto negativo, assolutamente negativo… e il suo stupido cuore si ostinava a battere troppo forte per i suoi gusti!

 

Jack si lasciò trasportare dal suo istinto quando le sfiorò la guancia con la mano… non riusciva a spiegarsi perché tutto gli sembrava diverso, solo… in quei mesi in cui erano stati a contatto così stretto era come se si fosse modificato qualcosa nel loro rapporto… perché lui non si era mai sognato di fare apprezzamenti sulle sue labbra prima, mentre ora le trovava così belle, così baciabili… e non era normale che pensasse una cosa del genere! Però lo pensava ora… era davvero sbagliato? Oppure era normale? Chi aveva il potere di stabilire se il suo istinto coincidesse anche con i desideri del suo cuore a pezzi? Forse bastava lasciarsi trasportare dalle emozioni… e sporsi un po’ più in avanti…

 

Entrambi sobbalzarono bruscamente sentendo il rumore di un gufo che picchiettava con accanimento contro la finestra.

 

Jack si alzò e si passò una mano fra i capelli, la frustrazione evidentissima sul suo viso. “Avanti, rompipalle, entra.” brontolò, aprendo la finestra e lasciando che il gufo grigio entrasse nella stanza. Il pennuto svolazzò sulla sua testa, depositò un biglietto sulle gambe di Amelia ed uscì immediatamente. Sforzandosi di non maledirlo ad alta voce, Jack richiuse la finestra e tornò a guardare Amelia che, più rossa che mai, stava aprendo il biglietto spiegazzato per leggerlo. “…uhm… chi è che rompe?” domandò un po’ impacciato lui.

 

Amelia lesse il biglietto… e impallidì vistosamente.

 

Jack si accigliò. “Che è successo?”

 

 

***************

 

 

Fu una fortuna che nonostante la gravidanza Amelia corresse così veloce, perché Jack non sarebbe riuscito a rallentare… non con quell’angoscia in corpo. Si fiondarono lungo i corridoi del San Mungo come due furie, cercando di trovare in fretta la sala d’aspetto davanti alla sala operatoria… ma era come in un incubo, più andavano avanti e più non la trovavano. Quell’ospedale non era mai sembrato un dedalo di corridoi come in quei tremendi momenti. Fu solo alla fine di una interminabile corsa che trovarono una porta rossa più larga, e la superarono di corsa per immettersi in un corridoio che dava sulla saletta che cercavano.

 

In piedi davanti alla porta della sala operatoria c’era Marsh, con tanto di camice e aria di chi ha a malapena il tempo di spiccicare due parole prima di dover andare via… stava mormorando a Simon qualcosa parlando velocemente, poi quando il ragazzo annuì lui gli battè una mano sulla spalla e rientrò nella sala operatoria. Simon si accovacciò di nuovo davanti alla panca su cui stava seduta Katie, che teneva il viso nascosto fra le ginocchia strette al petto, e le accarezzò la testa.

 

“State… state bene?” chiese senza fiato Jack, quando finalmente lui e Amelia li ebbero raggiunti. “Tutto ok?”

 

“Si, si…” Simon si tirò su in piedi e annuì, stropicciandosi gli occhi.

 

“Ehi, tesoro…” Amelia accarezzò i capelli di Katie e cercò di farle sollevare la testa per verificare che anche lei stesse bene.

 

“Katie!” fece allarmato Jack, afferrandola per le braccia e trascinandola in piedi. Quando le vide gli occhi rossi e gonfi, subito le prese il viso fra le mani. “Amore mio, stai bene?”

 

Katie annuì e tirò su col naso, abbassando lo sguardo. Gli diede un bacio sulla mano e gliela strinse fra le sue, ma poi scelse di nascondere il viso nell’abbraccio materno e premuroso di Amelia.

 

“E’ tutto finito, piccolina…” le disse la ragazza mora, baciandole la fronte e tenendola stretta a sé. “Siete al sicuro ora.”

 

“Mi dispiace di avervi fatto correre qua… proprio Amely, che non dovrebbe agitarsi…” Simon si strinse nelle spalle e non riuscì a soffocare un colpo di tosse. “Non sapevamo chi chiamare… mamma è irreperibile, pare sia al Ministero, papà e zio Harry sono irrintracciabili…”

 

“Hai fatto benissimo a chiamare noi, ci mancherebbe altro.” Gli rispose subito Amelia.

 

“Tu sei sicuro di stare bene?” Jack non poteva dirsi certo che suo fratello fosse nella condizione migliore… aveva l’aria stanca e il viso un po’ più arrossato del normale, e affannava leggermente. “Questa te la sei fatta controllare?” gli chiese, indicando la ferita sulla spalla che ormai non sanguinava nemmeno più.

 

“E’ una stronzata, Jack, me ne faccio di continuo di questi graffi. Sam era messo molto peggio di me.”

 

“Non se ne sa ancora nulla?” domandò Amelia, senza smettere di abbracciare Katie.

 

“Ho parlato adesso con Marsh, pare che per fortuna siano riusciti a medicare in tempo l’ustione. Gli resterà solo qualche cicatrice.” Simon riprese fiato… sembrava che ne avesse poco a disposizione.

 

Jack sbuffò e si passò una mano fra i capelli. “Ok, cerchiamo di capirci qualcosa… spiegami bene cos’è successo.”

 

“Hanno avvelenato uno dei nostri draghi.” Simon abbassò lo sguardo. “L’ho visto morire… ha sofferto fino all’ultimo.”

 

Jack gli appoggiò una mano sulla spalla e gliela strinse amorevolmente. Sapeva quanto Simon adorasse i suoi draghi, poteva solo immaginare cosa stesse passando. “Li hai visti?”

 

Simon tossì e scosse la testa. “No… devono averlo fatto stanotte. Hanno approfittato della pioggia di questa notte, il veleno era nelle pozzanghere di acqua piovana. I draghi preferiscono le pozzanghere agli abbeveratoi quando ne trovano, per loro è come un istinto naturale.”

 

“Bastardi astuti.” Sibilò disgustata Amelia.

 

“Li prendiamo questi pezzi di merda. E gliela facciamo pagare anche con gli interessi.” Jack vide con la coda dell’occhio suo fratello, che cercava di stabilizzare il respiro affannoso… di sicuro a breve lo avrebbe trascinato anche per i capelli a farsi dare una controllata, ma in quel momento gli premeva capire di Katie. Aveva l’aria di essere sotto shock. “Katie, tu che ci facevi lì?”

 

Simon esitò. Avrebbe voluto risparmiare a sua sorella la penosa incombenza di ripetere a loro quello che aveva appena raccontato a lui fra i singhiozzi, ma parlare al suo posto non l’avrebbe aiutata. L’unica cosa che poteva fare era darle l’avvio. “E’ venuta per avere un po’ di conforto… lei e Alex si sono lasciati.”

 

Jack si accigliò. “Perché? Stavate bene insieme…”

 

Amelia dolcemente la districò dal suo abbraccio. “E’ successo qualcosa?”

 

“Non è che questo bastardello ha fatto qualcosa per cui…”

 

“Jack.” Amelia lo zittì con uno sguardo in tralice.

 

Simon approfittò di quel momento in cui tutta l’attenzione era su sua sorella… strinse forte gli occhi, si appoggiò una mano sul petto e provò a regolarizzare il respiro. Si sentiva come se ci fosse un macigno a comprimergli la gabbia toracica, e il cuore gli batteva forte… che diavolo gli stava capitando?

 

Katie tirò su col naso. “Io non…” a quel punto doveva e poteva solo dire la verità, per quanto dolorosa potesse essere. Sarebbe stato un primo passo già ammettere a se stessa quell’agghiacciante situazione. “…c’è una cosa che dovete… che dovete sapere su Alex.”

 

“Cosa?”

 

Katie sentiva solo una gran voglia di piangere. “Io ho… ho commesso uno sbaglio enorme. E stupido, anche.”

 

Jack non nascose la sua preoccupazione crescente. “Che stai cercando di dire, Katie?”

 

“J-Jack…”

 

In quella manciata di istanti che gli servì per voltarsi, Jack ebbe il tempo di sentire il sangue gelarsi nelle vene al suono della voce di suo fratello così debole e sofferente… e quando lo guardò, il suo cuore mancò un battito. Simon aveva gli occhi chiusi e un’espressione di dolore stampata sul viso pallidissimo, respirava con un fortissimo affanno e si comprimeva il petto con una mano.

 

“Oh!! Pannolone, che c’è?!” Jack fu al suo fianco in un attimo.

 

“Simon!” Amelia scattò subito in avanti.

 

“Che ti succede??” Katie sentì un’ondata di angoscia strizzarle lo stomaco in un pugno tanto da farle rischiare di vomitare proprio in quel momento e proprio lì.

 

Simon sembrò voler dire qualcosa… ma tutto quello che riuscì a fare fu contrarre il viso per il dolore e crollare addosso al fratello, trascinandoselo per terra.

 

“Simon!!”

 

“No!!”

 

Jack immediatamente gli sentì il polso… era velocissimo. “Avanti, Pannolone, non fare scherzi…”cercò di sistemarselo meglio fra le braccia e provò a scuoterlo. “Simon, stai spaventando tua sorella! Rispondimi, dai!” l’unica risposta che Jack ottenne fu un affanno continuo e incalzante, così provò a sentirgli la fronte per chiarirsi un dubbio. “Dio santo… ha la febbre altissima!”

 

“Corro a chiamare qualcuno!” Amelia scattò indietro verso il corridoio, correndo più veloce che poteva.

 

Katie era inorridita e terrorizzata… s’inginocchiò accanto a suo fratello e gli accarezzò il viso arrossato. Era bollente, umido di sudore… e soprattutto sembrava che stesse peggiorando a vista d’occhio. Simon ansimava ancora di più e teneva gli occhi serrati forte… stava soffrendo, e lei non poteva fare nulla per aiutarlo!

 

“Non aver paura, Katie, adesso gli passa…” Jack era bianco come un lenzuolo, ma si rese conto che sua sorella era molto più fragile e bisognosa di aiuto in quel momento, doveva per forza mantenere la calma… anche se non era mai stato il suo forte. “Gli passa tutto, è solo un po’ di febbre. Tieni duro, Pannolone, adesso arrivano i soccorsi…”

 

Katie stava provando un senso di impotenza straziante. Non solo per colpa sua era capitato qualcosa a suo fratello… adesso non poteva nemmeno aiutarlo, perché non sapeva come fare! In un moto di disperazione gli accarezzò la fronte e una tempia, chiudendo gli occhi. Forse poteva provare ad aiutarlo nell’unico modo che conoscesse, magari funzionava… strinse forte gli occhi e si concentrò più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita.

 

…e fu un bombardamento di immagini e sensazioni orribili. Freddo, neve ghiacciata e ispida, buio e vento sferzante… un cimitero… pieno di alberi secchi e rami spezzati senza l’ombra di una foglia… un cimitero… e una lapide bianca, con un nome maledettamente familiare…

 

Scansata non troppo gentilmente da un’infermiera, Katie recuperò la vista e tornò nel mondo normale, ma non riuscì a fare altro che restare lì imbambolata anche quando si sentì tirare indietro da Jack. Era sotto shock. Avrebbe voluto urlare al guaritore e alle infermiere che stavano soccorrendo Simon di far presto, di aiutarlo, di non lasciarlo morire… ma la terribile visione che aveva appena avuto l’aveva lasciata senza un goccio di saliva nella gola.

 

 

***************

 

Without the mask where will you hide?
Can't find yourself  lost in your lies
I know the truth now, I know who you are
And I don't love you anymore
It never was and never will be
You don't know how you've betrayed me
And somehow you've got everybody fooled

                                                           Everybody’s fool, Evanescence

 

***************

 

 

Katie si tirò su boccheggiante e si allontanò dalla piccola pozza di vomito in cui aveva riversato anche l’anima, e barcollando si trascinò fino ad appoggiarsi a uno degli alberi nel parco del San Mungo. Boccheggiava… le mancava l’aria per respirare. Era incredibile come riuscisse a sentire nitidamente il dolore di tutti gli altri senza averli nemmeno sfiorati… ma forse le sensazioni erano così nette perché altro non erano che lo specchio delle sue. Dolore, rabbia, impotenza… e più di loro, lei era schiacciata da un devastante senso di colpa.

 

Ancora sentiva rimbombare nel cervello le parole del guaritore che aveva visitato suo fratello… attraverso quella stupida ferita superficiale sulla spalla, Simon era entrato in contatto con lo stesso veleno che aveva ucciso il suo drago… un veleno spaventosamente potente e, questo era il vero dramma, mai visto prima. Di conseguenza un antidoto non c’era. Katie ancora sentiva i brividi percorrerle la schiena come quando il guaritore aveva spiegato come agisse quel maledetto siero… Simon sarebbe morto consumandosi tra sofferenze atroci proprio come il suo drago, solo più lentamente, tormentato da febbri altissime che a poco a poco gli avrebbero logorato l’organismo e i cinque sensi. Chi lo aveva avvelenato aveva fatto bene i suoi conti… lo avrebbero torturato a distanza, e allo stesso tempo avrebbero logorato anche tutti quelli che gli stavano attorno… il tutto senza smascherarsi. Tre obiettivi in un colpo solo. Simon era giovane e forte, il suo fisico lottava bene…ma il suo guaritore era stato chiaro, per quanto potesse cercare di resistere non aveva più di una settimana di vita.

 

Katie crollò in ginocchio, mentre le lacrime le scendevano fin nel collo. Non aveva mai provato una sofferenza simile, centuplicata per di più da quelle degli altri. Sua madre alla notizia si era sentita male, e se non ci fosse stato zio Harry sarebbe caduta a terra. Suo padre aveva aggredito il guaritore, accusandolo di non volersi applicare a cercare una cura, e sarebbe finita male se non si fosse messa di mezzo una Amelia in lacrime. Jack si era come bloccato, nascondendo la testa fra le mani. E lei… lei era fuggita via di corsa. Era scappata fuori, nel vano tentativo di non essere bersagliata anche dal dolore degli altri, visto che il suo era già insostenibile. E non erano stati ancora avvisati zia Ginny, Dan, Julie… Mel

 

I singhiozzi che impedivano a Katie di respirare la facevano sussultare violentemente… Simon, il suo Simon, stava morendo… in quel modo tremendo, poi… ed era tutta colpa sua! L’aveva portato lei il nemico in casa! Non sapeva che ruolo avesse avuto Alex in quella faccenda, non sapeva con chi lavorasse, ma lui sapeva… sapeva che Simon sarebbe stato colpito… l’aveva tradita. L’aveva venduta. E ora, per quella sua maledetta ingenuità, la persona che più adorava al mondo ne stava pagando le conseguenze. Era così ingiusto, se almeno avesse potuto pagare su se stessa il prezzo di quell’errore!

 

Katie sbattè gli occhi e cercò di asciugarseli alla men peggio, e sollevando lo sguardo vide un’ombra… all’inizio pensò che la sagoma in piedi davanti a lei fosse solo il frutto della sua immaginazione… poi mise a fuoco la vista e capì che non era affatto un miraggio. “Tu…” sibilò, scattando in piedi e marciando con una rabbia disperata verso di lui. “Tu, sporco traditore!! Canaglia, bastardo assassino!!!”

 

Alex non la fermò quando si sentì spingere violentemente indietro. Era stravolta, non c’era traccia della quotidiana gioia di vivere in lei… e la cosa più orribile era proprio che lui, avendo mandato all’aria il piano, non poteva recitare la parte del fidanzato consolatore e raccogliere le sue lacrime come avrebbe dovuto e voluto.

 

“Che cosa ci sei venuto a fare qui, eh?!” gli urlò disperata e furiosa Katie, ottenendo un attimo di tregua dai singulti del suo pianto disperato. “Per assicurarti che il tuo piano sia riuscito?? Vuoi festeggiare il successo, razza di bastardo impenitente?!”

 

Alex non battè ciglio. “Sono venuto per te.”

 

“Vuoi avvelenare anche me?!?” urlò lei. “Vuoi farlo?!”

 

Lui la gelò con uno dei suoi sguardi glaciali. “Lo sai che non potrei.”

 

“Ma come ti permetti…!” furibonda e incredula, Katie gli si gettò addosso e lo riempì di spinte, calci, pugni… la forza le veniva da tutto il suo dolore e dalla rabbia che provava. “Sei uno sporco bugiardo!! Traditore, io ti credevo una persona di cui fidarsi… ti ho detto tutti i miei segreti… ti ho portato a casa mia!!! Sei senza cuore, in tutti questi mesi non hai fatto altro che riempirmi di bugie!!! Era tutto falso!!”

 

Improvvisamente Alex reagì, immobilizzandole i polsi. “Non ti ho detto solo bugie! Hai ragione, ti ho mentito su molte cose… ma è vero che ti amo! Per quanto questo mi metta nei guai fino al collo, dannazione, io ti amo da impazzire!!”

 

“Che ne sai tu dell’amore???” gli gridò lei con quanto fiato aveva in gola, e un attimo dopo i suoi singhiozzi le mozzarono il respiro. “Ma che cosa ti ho fatto per meritare questo…” piagnucolò.

 

Alex scosse freneticamente la testa. “Katie, non è una decisione che ho preso io… ma questi erano i miei ordini!”

 

“Che razza di uomo sei se esegui tutto quello che ti viene detto come una macchina senza cervello?!”

 

“Ne va del mio onore, non capisci?!”

 

“Non c’è onore a prendersela con un innocente!!!” Katie tentò inutilmente di placare il suo pianto, ma nuove lacrime le bagnarono il viso. “Che onore potresti mai avere così… perché ci stai facendo questo, per vendicarti di qualcosa che ti hanno fatto i miei genitori? Allora giocatela pure ad armi pari con loro, ma lascia in pace Simon… ha solo ventidue anni, ha tutta una vita davanti! Ti supplico, non permettere che muoia, te ne prego!!!”

 

Alex giurò di non essersi mai sentito fisicamente male come in quel momento. Lo stomaco gli bruciava come se gli avessero appiccato del fuoco dall’interno… poteva avvertire la disperazione di Katie, e lo straziava. “Non dipende da me…” mormorò.

 

Katie si aggrappò alla sua camicia, pazza di disperazione. “Allora prendi me! Farò tutto quello che vorrai, ti seguirò ovunque, esaudirò ogni singolo tuo desiderio, ma ti supplico… ti imploro, abbi pietà!” non sapendo cos’altro fare, gli accarezzò ripetutamente una guancia. “Per favore, se è vero che mi ami… è un atto di pietà che ti sto chiedendo, Alex!!!”

 

Lui strinse forte gli occhi e le prese il viso fra le mani. “Amore mio, non c’è niente che ti negherei… ma questo non lo posso fare.” sussurrò, sconfitto.

 

Katie lo respinse violentemente indietro. “Verme…” sibilò, gelida. “Non ti far vedere mai più… ti odio, ti odio con tutte le mie forze.” Altre lacrime le scivolarono lungo il viso. “Vattene.”

 

Alex esitò… non sapeva come, ma avrebbe dato la vita pur di rivedere su quel viso tanto amato il sorriso che gli aveva regalato tanti momenti felici… non c’era più traccia di quel sorriso adesso.

 

“VATTENE!!!”

 

Con la morte nel cuore, il ragazzo prese la sua passaporta… i loro occhi si incrociarono solo per un ultimo lunghissimo attimo, e poi lui sparì.

 

 

 

************************

 

 

 

ç________ç Avete ragione, non mi faccio sentire per tanto tempo e poi torno con questa bomba… purtroppo era in programma questa cosa tremenda, ma io avevo avvertito di non dare nulla di scontato già all’inizio della storia! E poi mi ha contagiato lo zio Strek, che ogni tanto fa una carneficina e dimezza il cast delle sue storie! ^_________-  Ehi, non mi fate gli occhi cattivi! X_x

 

Ok, probabilmente adesso mi ritroverò un’orda di recensione di odio profondo… sono psicologicamente preparata… U.U Vorrei poter rispondere con calma a tutte le bellissime recensioni – numerosissime, per la mia gioia! Vi adoro! *^___^* - per il chap precedente, ma ho dovuto scrivere questo chap tra ieri sera e stamattina perché era l’unico momento in cui mia sorella non usava il computer per la sua tesi… e le ho promesso di darle una mano oggi pomeriggio, perciò dovrei rimandare la pubblicazione di questo chap in attesa di trovare il tempo per rispondervi…e francamente non mi sembra molto corretto farvi aspettare ancora, già è stata un’attesa lunga… scusatemi, amorini, non è colpa mia! Questa povera sorella in questo momento ha davvero bisogno di una mano, non mi posso tirare indietro! (…oltre al fatto che sarebbe capace di bastonarmi se le togliessi tempo… #_____#) Mi farò perdonare la prossima volta, giuro!!! Intanto permettetemi di ringraziare con tutto il mio cuore e il mio affetto la mia beta Sara Lee, che ha lavorato a razzo, e poi voi, adorati recensitori:

 

Avana Kedavra, Caillean, Anduril, Ruka88, Maria-chan, Angele87, Giuggizzu, Fabry, Cloe, MM1981, Blacky, Saphira89, Miky Black, Alewen, Kaho_chan, Phoebe80, MandyJJ, Hiromi, Judie, Vale, Kim, Lilychang, Maga Magò, Meggie, Saturnia, Lady Numb, Giuggy, Lilith, Strekon, Ciccina, Lazyl, Ayashi, Giuggia89, Alissa11, Gandalf, Sibillara, Dark_Iori, Deepderk, Sirius4ever e Lily.

 

…vi adoro quando siete così numerosi! *^_____^* Spero di non aver dimenticato nessuno… perdonatemi se non vi ho dedicato l’angolino delle risposte come al solito, me mortificata! X_X Però vvtttttttttttb! Il prossimo capitolo vedrò di sfornarlo un po’ prima… vi anticipo già che s’intitola “Il vero coraggio”. Un baciottolo fortissimo!!!

 

Sunny (tesista NON tesista ma improvvisata dattilografa… U.U")

 

 

  
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