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Autore: _Ella_    28/08/2010    5 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Eccomiiiii! :P A pubblicare al rientro dalle vacanze! :D Mi siete mancati *sigh*
Allora, da questo capitolo ho incominciato ad odiarmi profondamente, per non parlare degli altri che ho scritto! ù.ù Odiatemi anche voi! Povero Demdem... ç____ç Ma ho detto troppo!
Buona lettura! :P

Pagine di Diario

Aprirono la porta ed entrarono in silenzio, cercando di chiuderla senza fare il minimo rumore. Non che qualcuno avesse potuto sentirli, ormai non c’era nessuno. Eppure era tutto lì, come un tempo, Demyx aveva detto che erano andati via senza prendere niente, solo lo stretto e indispensabile, avrebbero mandato qualcuno a prendere il resto delle cose all’inizio del nuovo anno.
Andarono subito nella stanza di Reno, senza indugiare in altri posti, qualcosa lì doveva pur esserci, dopotutto era il suo posto più intimo. Il più grande gli disse di togliere il quadro, dietro c’era una cassaforte e ne sapeva anche la combinazione, lui e Axel l’avevano scoperta anni prima ma non avevano mai avuto il coraggio di aprirla. Un po’ per paura, un po’ perché non era importante, l’importante era aver scoperto la combinazione. Aprirono, non c’era granché solo una chiave, segno che quel che custodiva era in casa.
-Perché non sel’è portata?-
-A che scopo? Pure se fossero venuti dei ladri chi avrebbe rubato una chiave?-
-E a che serve?- chiese ancora Roxas.
Il più grande ci pensò un attimo, poi gli si illuminò il viso.
-La biblioteca-.
Lo seguì, non sapeva ci fosse una biblioteca in quel posto nonostante fosse più di un anno che ci andava, contando il suo sogno, ovviamente. L’odore che lo invase era invitante, odore di carta, anche un po’ di umidità, ma bello. Se le finestre fossero state aperte il sole sarebbe filtrato oltre le tende leggere, donando un colore rossastro e luminoso al legno scuro, ma dovettero accontentarsi del lampione in cristallo. Se fosse stato un altro momento si sarebbe perso a fissare incantato tutti quei tomi, sfiorare gli scaffali, ma seguì spedito Demyx, senza soffermarsi sulla bellezza di quel luogo.
C’era uno scaffale chiuso da un anta, la chiave sembrava proprio servire per aprirla; infatti così fu. Aprirono l’anta, notato che dentro non c’erano altro che normalissimi libri, noiosi a dire il vero; il truzzo accennò un’espressione mezzo disgustata, facendolo sorridere, poi Roxas si riscosse e ne prese uno, cominciandolo a sfogliare, notando che non c’era proprio niente di strano in quel libro per essere stato chiuso a chiave ma qualcosa attirò la sua attenzione: sotto la rilegatura ruvida, all’interno, c’era una specie di altura che non rendeva la pagina piatta, così ne segnò i contorni, formando un rettangolo. Demyx lo fissò e spalancò gli occhi
-Un foglio-
-Prendi un coltello-.
Si aspettò che andasse a prenderlo in cucina o a casa sua, invece il ragazzo prese le chiavi dell’auto e premette il pulsantino sul portachiavi ed una lama ne uscì con uno scatto, vicino al suo viso.
-Non ti scandalizzare, è solo un portachiavi! Svelto, non ti serviva?-.
Annuì di rimando, ignorando che quasi gli aveva cavato un occhio e cominciò a grattare per far scollare la copertina. Il foglio che ne uscì era piegato con cura, leggermente ingiallito; lo aprì con una calma esasperante, per poi far scorrere velocemente gli occhi su tutta la pagina, guardando la scrittura sottile ed ordinata.

“24 febbraio.
È passata mezza settimana da quando mia moglie è morta. Quello stupido piange ancora, è così irritante sentirlo piangere la notte, vederlo mogio durante il giorno. Non che mi importi qualcosa del suo stato, ovviamente, ripeto è solo incredibilmente irritante. Non ne vuole sapere di andare a scuola ed io non riesco a togliermelo dai piedi, viene a piangere da me e vuole che io lo consoli… che stupido, credevo capisse, invece non si è reso conto che io sono felice della morte di quella donna. È così fastidioso anche il fatto che tutti vengano a dare le condoglianze… come se non avessi di meglio da fare, poi. A darmi fastidio ci pensa anche Demyx, il bimbetto tutto pepe, cerca di tirare su di morale mio figlio e ci riesce anche e io invece voglio che anneghi nel dolore perché lo odio, se non fosse nato io non sarei mai stato costretto a sposarla… che stupida, mi amava ed è morta. L’amore porta solo a questo e spero che Axel non impari mai ad amare, lo spero per lui o ne morirà. Non lo dico per un impeto d’amore, piuttosto non voglio altre condoglianze… poi organizzare un funerale è scocciante, tremendamente.”

Smise di leggere, una rabbia incredibile gli era montata dentro, alzò lo sguardo su Demyx, tremava, batté improvvisamente il pugno sul tavolo su cui si erano seduti facendolo sobbalzare.
-Pezzo di merda!- urlò, infuriato -Vado a prendere gli altri libri, aspetta qui-.
Ne presero uno a caso, notando che sia la copertina che il retro avevano un foglio.

“3 dicembre.
Mia moglie sta male, per me, io ne gioisco e faccio di tutto per farla sentire ancora peggio. Spero che mi lasci ma sembra amarmi ancora tanto… amore, che parola stupida ed insensata. Non amo nemmeno mio figlio, quindi… è così stupida, davvero, insomma sa che la tradisco, ormai lo faccio da prima che nascesse Axel, eppure si ostina a perdonarmi. Non la capisco, dice che non la capirò mai ed è meglio così, non voglio capire queste cose.”

“15 ottobre.
È arrivata gente nuova in città, ovviamente io lo so, non c’è niente che non sappia. Una coppietta che sta per sposarsi… bei cazzi, lei è una grande puttana. Mi dispiace per lui ma se lei mi vuole io non credo che rifiuterò, ormai sono due anni che tradisco mia moglie… a me sinceramente che mia moglie mi tradisse non mi avrebbe dato granché fastidio, ma se lo avesse fatto mentre era incinta… insomma un minimo di pudore. Quella ragazza dai capelli celesti invece sembra non importarsene, anzi sembra che il fatto di essere incinta la ecciti più del dovuto, più di quanto eccitante sia l’idea di tradire.
Io? Ovviamente non mi faccio scrupoli… che mi importa del suo stato. Dicono aspetti tre gemelli... io già uno non lo sopporto, figurarsi tre! Ma Aqua, lei, sembra contenta di aspettarli, dice che è un “dono fantastico”. Ma per favore, prima tante belle parole sull’amore e poi vuole che io me la scopi.”

Silenzio, un assoluto silenzio. Non era possibile… allora… quello che Axel gli aveva detto era vero? La versione di Reno era giusta… e sua madre gli aveva mentito di nuovo, per vergogna, sempre per vergogna e debolezza. Ora capiva perché Ventus non voleva lasciarla sola. Sentì qualcosa stringergli la mano che era rimasta come incollata alla carta, alzò lo sguardo su Demyx che gli sorrideva.
-Va tutto bene?- che domanda stupida, aveva appena scoperto che sua madre aveva fatto sesso con Reno mentre lui era dentro di lei, nel suo ventre; annuì, mentendo, ormai era una cosa passata, la cosa che faceva male era che gli avessero mentito, ancora.
-Leggi tu le altre…- chiese, porgendogli i libri, ringraziandolo mentalmente per non essersi tirato indietro.
Non aveva mai sentito Demyx leggere… era una cosa stupenda. La sua voce di per sé era bella, come quella di Axel solo che non era roca, ma ugualmente adulta. La voce di Demyx era bella, punto. In ogni caso, adesso che leggeva lo stava ipnotizzando, nonostante la voce non fosse poi così diversa dal solito, sembrava che cantasse, le parole erano intonate su una melodia invisibile… e capì perché al rosso piaceva tanto che il suo migliore amico gli leggesse qualsiasi cosa, dalle favole ad un ritaglio di giornale. Gliel’aveva detto una volta, distrattamente, solo ora sen’era ricordato.
-Mi ascolti?-
-… S-sì, scusa… ero più che altro concentrato sul suo della tua voce che sulle parole… rileggi, per favore- sorrise, imbarazzato, ma ti pare che in un momento del genere fantasticava sulla voce del biondo? Certo che non lo conosceva proprio, invidiò Axel per un momento, perché di quella persona così fantastica conosceva tutto; solo per un momento, poi dovette concentrarsi.

“30 ottobre.
Ormai quella mi cerca sempre, di continuo, non credo che suo marito sospetti qualcosa… ha una faccia d’angelo, una faccia ingenua. Eppure scommetto che se ci scopre non la passerò parecchio liscia, come se potesse farmi del male. Io sono ricco, potente. Lui no.”

“17 dicembre.
Ho ucciso un uomo… non credevo di poter riuscire, non pensavo nemmeno di farlo. Invece l’ho fatto. Una rissa, l’abbiamo fatta sembrare una rissa scatenata per sua ripicca. Ed in effetti lui era venuto per vendicarsi, in un certo senso, voleva farmela pagare, sono sicuro che quella puttana di Aqua gli ha detto che l’ho costretta ed invece è lei che ha cercato me. Ma sto divagando. È venuto ed io l’ho aspettato, ovviamente, non sono mai stato il tipo di uomo che si tira indietro. Non potevo ucciderlo al momento, ovviamente, altrimenti anche se – come era stato deciso – avessimo finto che fosse stata una rissa la sua morte sarebbe stata colpa mia. No. Sephiroth ha pensato bene di avvelenarlo, un veleno che l’avrebbe portato al coma. Erano quasi tre mesi che era nel letto dell’ospedale e mentre i suoi cari lo piangevano, sua moglie ed io eravamo nel loro letto. Lei l’ha ucciso per la seconda volta. Non credo che la rivedrò più, insomma, ora che il marito è morto mi è passato lo sfizio e poi quel Terra credo che mi ucciderebbe senza pensarci due volte. In fondo non ho bisogno di lei, ce ne sono tante di donne!”.

I due fremettero al loro posto… ecco, avevano trovato quello che cercavano!
-Quindi è stata mia madre a cercarlo ed è stata una cosa volontaria, è stato omicidio-
-Sephiroth… il poliziotto che ci sta sempre alle calcagna! Quello che ce la fa passare sempre liscia! L’amico di Reno… Dio che uomo schifoso e viscido…- Demyx strinse la lettera tra i polpastrelli -Voglio continuare a leggere. Se vuoi-.
Non sapeva se voleva. Tutto quello che leggevano faceva male, un male incredibile al cuore. Ma annuì, più cose scoprivano, meglio era.

8 marzo.
È il compleanno di Axel, oggi, il suo sesto compleanno. Come al solito sua madre gli ha organizzato una festa coi fiocchi e lui è tutto contento anche se, così dice, gli basterebbe solo una festa piccola e con Demyx… odio quel biondino, mi innervosisce, non odio così tanto sua madre, questo no. Forse, dico forse, la notte scorsa avrei dovuto trattenermi ma non ci sono riuscito… quella donna è così… non so, nel suo sguardo ingenuo celato da quegli occhi azzurri come l’acqua ci trovo qualcosa di irresistibile. Bhè, all’inizio ha cercato di resistere ma poi mi ha lasciato fare. Piangeva, esattamente come suo figlio, in silenzio e poi singhiozzava un po’ più forte. Lui le somiglia così tanto, credo che se non fosse un maschio ci farei un pensiero…”.

Demyx si sbloccò, deglutendo a vuoto, Roxas lo fissò: era sconvolto, furioso, guardava con schifo i foglio e lo lasciò di scatto, quasi con repulsione verso quel pensiero rivolto a lui, per quello che Reno aveva fatto a sua madre.
-Figlio di puttana- ringhiò tra i denti
-Demyx…- lo chiamò, alzandosi e mettendosi al suo fianco, -Rispondimi-
-È la persona più schifosa…- la voce era impercettibile, poi cominciò ad urlare -Quel grandissimo bastardo non la passerà liscia! HA VIOLENTATO MIA MADRE! HA UCCISO TUO PADRE!- le parole rimbombarono nella stanza vuota, ferendo più volte le orecchie di entrambi -Ho persino paura di leggero il resto… farsi un pensiero su… su di me- rabbrividì, chiudendo gli occhi, il suo corpo era scosso trai tremiti, Roxas gli prese il volto tra le mani, quella non era una reazione normale.
-Dimmi la verità. Per… per caso ti ha… ti ha fatto qualcosa?- la voce gli tremò, l’altro scosse la testa, le lacrime cominciarono a scendergli giù dal volto, in silenzio, poi venne scosso da un singhiozzo
-Io… io non volevo denunciarlo per quello… Axel, lui come la prenderebbe?-.
Si pietrificò al suo posto. Dio… Strinse forte Demyx, lasciando che piangesse contro la sua felpa, chiuse gli occhi. Chissà quanti altri orrori c’erano in quelle pagine, non aveva il coraggio di scoprirlo. Reno non aveva ucciso solo una persona, aveva ucciso solo una persona volontariamente, le altre aveva lasciato che morissero lentamente a causa sua, a causa dell’enorme sbaglio che era la sua esistenza. Come poteva una singola persona creare così dolore?
E tutti avrebbero saputo, la verità sarebbe saltata fuori, superando la vergogna e qualsiasi altra cosa. E Axel sarebbe stato finalmente libero da tutti i compromessi del padre, un padre che non lo aveva mai amato… un uomo che non ama non può essere un padre; Reno non è nemmeno un uomo.

Non avevano trovato il momento giusto per denunciarlo, avevano deciso di far passare le vacanze, tanto per il compleanno di Axel c’era tempo.
A dire la verità i momenti c’erano stati, solo non avevano avuto il coraggio. Denunciare Reno, dare tutte quelle lettere alla polizia, significava far uscire gli scheletri dall’armadio di non poche persone; Roxas si era accorto che Demyx era parecchio a disagio per quella storia ma lui non riusciva a trovare una parola per calmarlo, forse perché non provava pietà per lui solo un fortissimo dispiacere. Lo ammirava, non avrebbe mai pensato che quel ragazzo così alla mano potesse essere tanto forte, così forte da tenersi dentro un segreto come quello. Non avevano parlato coi loro genitori, avrebbero fatto tutto da soli perché sicuramente avrebbero cercato di dissuaderli e loro volevano andare fino in fondo.
Mancavano pochi giorni all’inizio della scuola, come al solito se ne stavano nei dintorni del parco, dopo quella giornata avevano legato di più, forse perché avevano in comune molte più cose di quanto non avessero mai immaginato. Demyx era semplice nel modo di essere, negli occhi ci potevi leggere tutto, spesso ci trovavi solo allegria e spensieratezza; eppure non era immaturo come pensava, tutt’altro, era… Demyx era incredibilmente speciale. Demyx era il tipo di ragazzo che si fida subito delle persone, un po’ ingenuamente, ma che è capace di capire subito se una persona è buona o fa finta di esserlo, il Notturno Melodico era capace di guardarti dentro. Poi era un artista. Lasciando da parte il suo talento nel fare i remix, era un genio della musica… aveva sentito un paio di canzoni scritte da lui, musica e testo e gliel’aveva anche cantate, la sua voce gli faceva venire i brividi, profonda e limpida allo stesso tempo.
E non riusciva a non pensare quanto fortunati fossero Axel, per averlo come migliore amico, e Xaldin, avendolo come fidanzato. Un po’ gli dispiaceva non essere importante per una persona come lui.
-Sai da che ricordo io e Axel non abbiamo mai litigato- ovvio, come potevi litigare con uno come Demyx?
-È un bene-
-Già, siamo sempre d’accordo su tutto… e sinceramente non mi hai mai dato fastidio fare quello che faceva lui perché… perché non lo so. Semplicemente mi va di farlo contento, anche se poi alla fine è lui che accontenta me. Nonostante io sia il più grande mi tratta come se fossi un fratello più piccolo-
-Forse perché sei un po’ ingenuo… anche se più maturo di lui. Molto più maturo-
-Sì, infatti, sono sempre io che cerco di calmarlo, è una testa calda lo sai meglio di me. Ma almeno lui mi ha sempre aperto gli occhi… credo che quello che so lo devo a lui-.
Si era sempre chiesto come avrebbe reagito al posto suo, per quello che era successo. Dopotutto Demyx era il migliore amico del figlio dell’uomo che lo aveva violentato, fosse stato in lui non avrebbe avuto il coraggio di mettere piede nella casa di Reno e forse si sarebbe anche allontanato da Axel.
-Posso… posso farti una domanda parecchio privata?-
-Certo, avanti, spara!- sorrise il più grande
-Ecco, quando è successo?- poi scosse la testa -No, non fa niente non sono affari miei!-
-Era qualche settimana dopo che Axel ha fatto sei anni, me lo ricordo. Cel’avevo anche io sei anni- sorrise amaramente -Mi ha costretto a fargli… cioè, gliel’ho…-
-Ho capito, non ti preoccupare- gli posò la mano sulla spalla -Se non te la senti non fa niente, non avrei nemmeno dovuto chiedertelo-
-No, voglio parlarne. Sei il primo a saperlo… non ho mai detto niente a nessuno- si fermò un attimo, poi sospirò -Mi ha letteralmente sfondato, ricordo che mi usciva il sangue, non ha smesso di uscire per mezz’ora. Non ho mai detto niente, dopotutto non sapevo di che si trattasse, quando ho cominciato a capire decisi di non fare parola con nessuno… Axel era il mio migliore amico, aveva superato la morte di sua madre con difficoltà e scoprire che suo padre, oltre a tradire sua madre mi aveva fatto quello… non lo avrebbe sopportato. Forse mi darà dello stupido… ma ho sempre avuto vergogna di dirlo. Io… da quel giorno non mi sono mai avvicinato a Reno, almeno non da solo. Avevo il terrore di lui, cel’ho ancora, quando lo vedo non riesco a non pensare a quello che mi ha fatto. È una sensazione orribile, mi sento ancora sporco dopo tutti questi anni-
-Demyx io… non lo dico tanto per dire, mi dispiace, anche se non serve a niente dirlo-
-Non servono parole, giuro, parlandone con te mi sento molto meglio. Vorrei che Axel non lo scoprisse-.
Lo abbracciò, solo lui poteva capirlo, solo Demyx poteva capire quanto stava male a non avercelo accanto
-Mi manca così tanto- sussurrò, cercando di non piangere -La cosa che fa più male è saperlo tra le braccia di qualcun altro- lo strinse più forte -Mi sento un idiota… in confronto a quello che è successo a te…- l’altro lo zittì
-È una cosa passata, ormai. E, credimi, se Xaldin mi abbandonasse per sposarsi mi sentirei come te, dico davvero-.
Si staccò leggermente per guardarlo negli occhi, erano così limpidi, simili ai suoi; abbassò lo guardo, sentendo poi la carezza di Demyx sulla sua guancia gelata, senza nemmeno che se ne accorgesse sentì il suo naso sfiorarsi con quello dell’altro e chiuse gli occhi, rilassandosi sotto il suo tocco delicato, restando immobile per evitare che le loro labbra, che già si sfioravano leggermente, approfondissero quel tocco; non voleva muoversi, semplicemente aveva capito che l’altro aveva un bisogno esigente d’affetto, in generale, ed ora che aveva tirato fuori quella storia ne voleva di più. Sobbalzò appena, quando il Notturno Melodico approfondì, baciandolo senza alcuna malizia o desiderio, era un bacio dato solo e soltanto per incamerare il bene che Roxas gli voleva. Forse non si tirò indietro solo perché anche lui ne voleva, di affetto, e questa volta fu lui ad approfondire il bacio, succhiandogli le labbra e leccandogliele, finché Demyx non infilò la lingua nella sua bocca. Poco dopo si tirò indietro, quasi avesse avuto una scossa, le gote leggermente rosse
-S-scusa!- balbettò il più grande, fissando la strada
-Non fa niente, ho capito- rispose solamente, arrossendo leggermente -Quando lo facciamo?- fece dopo, facendogli capire che aveva lasciato perdere, dopotutto non era successo niente di che, dimenticava che però Demyx era il migliore amico di Axel, questo di sicuro il più grande non sel’era scordato
-Se non ci diamo una mossa non porteremo mai queste alla polizia- tirò fuori dalla tasca un pacchetto con dentro tutte le lettere, le tenevano sempre dietro -Andiamo, ora. Senza dire niente a nessuno, nemmeno ad Axel gli spiegheremo tutto dopo-.
Lo prese per il polso, tirandoselo dietro fino alla macchina e lo intimò di fare presto, Roxas fece tutto senza ribattere, forse era meglio adesso o non lo avrebbero fatto mai più. Avevano deciso di andare un po’ più lontano, avevano paura dell’influenza del potere di Reno o comunque del fatto che Sephiroth potesse manomettere qualcosa. Prese un grosso respiro ed entrarono.
-Dobbiamo fare una denuncia- fece Demyx, la voce ferma, sicuramente lui non sarebbe stato tanto calmo; l’uomo che sedeva dietro la scrivania li fissò con più attenzione e quando il biondo scandì bene il nome della persona da denunciare, il poliziotto sgranò gli occhi, dicendo loro di seguirlo.
Fu più facile del previsto, dissero senza troppi giri di parole che Reno era un assassino e c’entrava anche Sephiroth, dissero che aveva violentato delle persone. L’uomo che era di fronte a loro li fissò sottecchi mentre sfogliava tutte le lettere.
-Sei tu, il figlio di quell’uomo che ha ucciso, sbaglio?-
-No, non si sbaglia- rispose tranquillamente
-Daremo un occhiata più approfondita, siete anche nei guai per esservi intrufolati in una proprietà privata senza autorizzazione-
-Avevamo le chiavi, mel’ha date il figlio di Reno, siamo amici-
-Vedremo, ora andate, vi chiameremo noi-.
Soffiarono via tutta la tensione e sorrisero: finalmente! Ora però sarebbe arrivata la parte più difficile.

   
 
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