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Autore: Cucuzza2    28/08/2010    1 recensioni
Insonnia. Un premio di Poesia. Una ragazza tredicenne che vorrebbe a tutti i costi vincere, anche mettendo da parte le proprie emozioni. Le suo compagne, tipiche della nuova generazione. E Marione, personaggio di un libro fantasy, di cui Mariarosa è immensamente cotta...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte buia ma serena. La luna brillava fuori dalla finestra della camera di Mariarosa, filtrata dalla zanzariera. La lampada sul comodino emanava una luce soffusa che brillava appena quanto bastava per rendere visibili il taccuino e la penna.
 
Oh luna leggera
Sto a guardare
Il cielo stellato.
Proferisco un pensier
Mai nominato.
Oh cielo stellato
Sto a guardare
La luna leggera.
E penso “Una vela
Che solca il mare
Candida vela
Che mi fa sognare
Oh, vela, pensaci tu
Vorrei un pensiero
Che rallegri
Questo cuore
E che lo renda
Un po’ meno
Disperato.
Questo ho pensato.”
 
In realtà lei non guardava dalla finestra e non era un’appassionata di sport acquatici, né tantomeno era disperata. Ma che importava, dopotutto? L’importante era vincere il Premio, e se le sue emozioni non erano quelle che…
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da uno squillo (Tattattira taattatta!) e da un urlo:
-Dannazione!
Era naturale che suo padre fosse adirato: primo perché lui era SEMPRE adirato, in ogni circostanza, e secondo perché era mezzanotte passata, e Mariarosa pensava di essere l’unica idiota ancora sveglia di tutta Nerlo, di quel paesucolo di duecento anime in tutto, un bel po’di vecchi scorbutici, cinquanta adulti perlopiù scorbutici quanto gli anziani, la signora Novella, che a settantadue anni non era affatto scorbutica, dei bambini, dei ragazzini e una manciata di liceali. Ma non era così, visto che un altro idiota come lei aveva telefonato a quell’ora della notte
-Si zittisca, signor Coso. Ah, ed è anche minorenne, eh! Pezzo di scemo che importuna la brava gente a quest’ora di notte!
Mariarosa si stava annoiando da morire, quella notte, e siccome non riusciva a dormire, tanto valeva sentirsi la discussione più da vicino, per ammazzare il tempo. Almeno avrebbe potuto rinfacciare a suo padre quel momento se le fosse scappato, un giorno o l’altro, qualche brutto termine.
Così si avviò verso la camera da letto dei suoi genitori.
-Ma guardi che faccia tosta! Ha sbagliato numero, eh? E a chi stavi telefonando, eh? A chi? A un altro pazzo come lei, certamente! Maleducato! Sporco maleducato!
La ragazza era piegata in due dalle risate. Quasi meglio, pensò, del cammello sul budino che attraversa il dessert.
Non vedeva l’ora di raccontarlo a Nadia e alle altre. Una volta tanto avrebbe avuto anche lei una figata da raccontare pari alle marachelle del cugino di Valeria, Giovannino.
Ma voleva sentire di meglio. Fu allora che le venne in mente uno dei suoi “soliti trucchetti”. Nonostante i chili di troppo, sgusciò in un lampo in cucina e letteralmente appiccicò l’orecchio alla cornetta.
-Se tua figlia ha i capelli lunghi e lisci, dille che è una…
Ma Mariarosa non sentì il resto: era caduta a terra, tenendosi la pancia. Lei era bionda, riccia, era alta nella media e leggermente sovrappeso, con due occhi azzurri veramente enormi che le davano un aspetto buffo, da personaggio dei fumetti.
Non era come Nadia o come Valeria o come Sofia. Loro avevano capelli lunghi e lisci, erano alte e magre, nei loro vestiti sempre alla moda; detestavano i “soliti trucchetti” e avevano anche il ragazzo. Avrebbe voluto tanto essere come loro.
In quel momento si sentì, sì, un po’ disperata, a contrasto con le risate che l’avevano piegata in due poco prima. Ma aveva ancora paura dell’acqua.
Scoprì con misurato sbigottimento di essere stanca, perciò si ficcò a letto e si addormentò all’istante: come si stava comodi, lì, con quei cuscini caldi e comodi… L’ultimo pensiero che le passò per la mente prima di calare in un sonno profondo fu “Cosa starà facendo Marione, adesso?”
 
***
 
Povero Marione. Essere un personaggio dei libri dev’essere proprio stressante. Peggio se si è l’eroico protagonista di un fantasy: non si dorme mai. C’è sempre qualcosa su cui rimuginare, qualcuno da combattere, e dormire sembra pressocchè inutile, di fronte alla salvezza di chissà quante persone. Quando, poi, si è convinti di aver davanti una notte di meritato riposo, proprio in questi momenti arriva il bello, o meglio, il brutto. C’è sempre qualche sogno premonitore, o, in mancanza di questo, anche qualche incubo “ordinario”. E anche alla fine della saga bisogna saltellare nei sogni di mille e uno fans. Ed è proprio il sogno di Mariarosa che sto per raccontare.
 
Proprio in quel momento Marione era in viaggio, andava proprio a Nerlo. Sarebbe potuto andare da Mariarosa Accidenti…Era l’unica ragazza del paese ad aver letto di lui. Ma non ne aveva voglia. Meglio Nadia Valenzi, tutto sommato...
Non aveva mai letto niente di lui, ma era così affascinante…
 
Mariarosa si agitò nel sonno.
 
-Chi è? – si domandò Nadia – Chi sto per sognare? Se è Yelly Hin, il grande cantante, sarò lieta di sognare un bel salottino per fare due chiacchiere! Forse lo riuscirò persino ad intervistare! Forse mi farà pure l’autografo…
-Non sono Helly Yin, o come si chiama, ma Marione, il personaggio della saga “Il sortilegio”.
-Sei affascinante…
 
Guardando nella stanza, sarebbe parso a chiunque che alla povera Mariarosa fossero venute le convulsioni. Portava avanti e indietro le cosce. Di tanto in tanto
alzava ritmicamente le braccia
Le labbra si muovevano per formare una sola parola: NO!
 
-Ma sei un personaggio dei libri… Io odio i libri…
 
-EVVAI!!! Chissà cosa succederà ora!
Ma non sarebbe successo un bel niente. Si accorse di avere la fronte imperlata di sudore, di essere seduta sul bordo del letto e di aver realmente pronunciato quelle parole.
-Mariarosa?
Era suo padre.
-Che succede? Hai avuto un incubo? Vuoi venire a mangiare qualcosa?
Guardò l’orologio. Erano quasi le quattro. Possibile che avesse dormito tanto? Dopotutto era andata a letto tardi.
“E’ solo un personaggio dei libri. Non esiste nella realtà. Fatti passare questa cotta, chè non porta a nulla” si ripeté per l’ennesima volta.
Poi andò in cucina per mangiare pane, salame e philadelphia.
 
   
 
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