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Autore: _Ella_    29/08/2010    5 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Patto con Giuda

Non credeva di aver odiato suo padre più di adesso, di tutte le cose che gli aveva fatto questa era di certo la peggiore. Aveva anche conosciuto la sua futura moglie: carina, gentile ma non era niente di che per lui… o forse, semplicemente, non gli piaceva perché non aveva i capelli biondi e indomabili, due occhioni celesti e limpidi. Semplicemente non è Roxas. Non voleva sposarsi, non voleva compromettere la sua vita ma se non l’avesse fatto sarebbe stato Roxas quello nei guai e non voleva che soffrisse più di come stava soffrendo ora. Se pensava a quando  gli aveva detto addio… non era in sé, sembrava shoccato, non sembrava capire davvero quello che stava succedendo. Voglio rivederlo, voglio abbracciarlo, dirgli che andrà tutto bene e promettergli che staremo insieme per sempre, ma so che non è così.
Tirò un pugno nel muro di quella stanza che doveva essere la sua ma non la vedeva come tale: era una prigione, una cella dotata di ogni comfort ma pur sempre una cella dove era stato segregato. Non poteva parlare con nessuno o meglio non poteva parlare con i suoi amici… Non sentiva Demyx da un mese intero, gli mancava così tanto. Mai come ora l’avrebbe voluto accanto, avrebbe voluto dirgli quanto stava male, quanto tutta quella situazione era ingiusta.
Tirò un altro pugno, diamine, non voleva stare agli ordini di Reno! Perché non voleva che si avvicinasse a Roxas, che gli importava?! Già… dimenticava che era tale e quale all’uomo che aveva ucciso, anche se involontariamente.
Si stese sul letto, il braccio poggiato alla fronte e fissò il soffitto arancione pallido, sia nella realtà che nel sogno non erano mai riusciti a stare assieme senza problemi… e chi poteva saperlo, magari questo era l’ennesimo sogno. Più che altro, lo sperava. Sospirò ancora, passandosi le mani in faccia e riavviandosi i capelli, doveva esserci qualcosa da fare.
Sentì il campanello bussare e si alzò di malavoglia per andare ad aprire, trascinandosi giù dalle scale. Rimase un po’ sconcertato quando vide Sephiroth fuori la porta
-Si, Sephy?- chiese, il solito tono pungente che usava con lui, per infastidirlo
-Non sono qui per te per tua fortuna, ragazzaccio. Tuo padre è in casa?- suo padre… tzè
-Spiacente, non c’è! Andiamo, Sephy, non sai che è a lavoro a quest’ora…- socchiuse gli occhi, squadrandolo da capo a piedi -Cos’è successo? Per precipitarti qui ancora in divisa dev’essere successo qualcosa…-
-Faresti invidia a Sherlock Holmes!- rispose ilare, poi lo scostò per entrare -Chiamalo e digli che lo aspetto, è importante-
-Sissignore- fece scocciato, chiudendo la porta.
Una volta chiamato Reno, inutile dire quanto fosse stato scortese nello scoprire che suo figlio lo disturbava mentre era a lavoro, si accomodò in salotto per infastidire un po’ il poliziotto, che innervosito lo mando a quel paese, facendolo ridacchiare di gusto.
-Come vanno i preparativi?- chiese il più grande con un sorriso divertito; bastardo
-Bene, non vedo l’ora di sposarmi, in effetti!- rispose tranquillamente, nascondendo bene la voglia che aveva di strozzarlo -Sei invitato anche tu, lo sai no?-
-Certo, farò un bel discorsetto circa la tua mania di infastidirmi e di fare cose sconce in pubblico. O meglio alla centrale, con un ragazzino che sembrava avere tredici anni- rise -Hai deciso di fare il pedofilo, Axel?-
-Fottiti, Sephiroth-.
Salì in camera sua, quello stronzo sapeva che non voleva sposarsi, sicuramente Reno gliel’aveva detto. Bussarono alla porta dieci minuti dopo e quando sentì il silenzio farsi troppo pesante sgattaiolò fino a metà scala per ascoltare quello che dicevano, purtroppo bisbigliavano talmente che gli arrivavano solo parole confuse.
-Mi hanno avvertito prima di far diventare la notizia “pubblica”. Come hanno fatto a trovare le pagine?-
-Io le avevo nascoste in biblioteca. Ma come diamine sono entrati?!-
Poi bisbigli indistinti che riuscirono a confonderlo più del dovuto.
-Devi dissuaderli-
-Non mi ascolteranno mai, Sephiroth-
-Il più grande ha il terrore di te e lo sai-
-Loro lo fanno per togliermi dai piedi… lo fanno per lui. Ma se gli faccio dire che devono lasciar perdere…-
-Fa quello che ti pare ma io non voglio essere dietro, preferisco avanti-.
Di che parlavano? Corrugò la fronte, cercando di trovare un nesso logico ma per quanto si stesse sforzando niente di quello che avevano detto lo aiutava. Salì di nuovo in camera sua quando sentì i passi, forse il poliziotto andava via. Si catapultò sul letto e si piazzò le cuffie dell’i-pod nelle orecchie, meglio che facesse finta di non aver ascoltato niente. Allora, parlavano di una notizia e di qualcuno che aveva trovato delle pagine… ed il più grande di questi “qualcuno” aveva paura di suo padre. Erano entrati in biblioteca… se non avevano le chiavi sarebbe scattato l’antifurto della casa e sarebbero stati scoperti, quindi… Sì, faceva davvero invidia al vecchio Sherlock. Scattò in piedi, inciampando nel tappeto, che aveva combinato Demyx?! Doveva chiamarlo, adesso. Cercò di aprire la finestra ma era stata chiusa a chiave dal maledetto di Reno, come tutte le altre, solo quella di camera sua era aperta, peccato che la porta fosse chiusa a chiave. Corse nel bagno, doveva esserci qualcosa per scassinare quella diavolo di porta! Forcine… ma non ne usiamo! Si batté una mano sulla fronte, doveva esserci qualcosa! C’è sempre qualcosa! Se le forcine non c’erano cosa poteva usare? Si fissò allo specchio e cercò di sforzarsi a pensare
-La spazzola! Oh, andiamo Axel, ricordi qualcuno che abbia forzato una serratura con una spazzola?! Perdi colpi, amico mio- ridacchiò nervoso -Parli anche da solo. Grande! Che ne è del temerario piromane che c’era in te!-.
Piromane. Fuoco. Il fuoco scotta. Il fuoco brucia.
-SEI UN GENIO!- urlò, baciando il suo riflesso nello specchio.
Corse in camera sua, il lanciafiamme doveva essere da qualche parte, assieme alla fiamma ossidrica. Buttò tutto fuori dai cassetti e finalmente li trovò, i suoi bambini! Optò per il lanciafiamme, lo aveva sempre preferito per la sua violenza. Si ricordò di essere in pantofole e si infilò velocemente le scarpe, il giubbino e prese le chiavi del motorino, doveva andarsene prima che lo facesse Sephiroth. La porta non ci mise molto a bruciare e ci misero molto di meno ad arrivargli alle orecchie le urla dei due di sotto, isteriche, e rise di gusto, mentre con un calcio rompeva il legno bruciato. Si fiondò nella stanza ed aprì velocemente la finestra, calandosi giù senza difficoltà. Fece partire velocemente il motorino, infilandosi alla bell’e meglio il casco, aggiustandoselo quando era già per strada. Era fatta, non bastava che avvertire Demyx del suo arrivo! Idiota, non cel’hai il cellulare… tel’ha tolto! Non importava, lo avrebbe cercato ovunque.
-Cel’ho fatta! Evvai!-.
Era presto a cantar vittoria: sentì la sirena dell’auto di Sephirtoth ed imprecò, mentre accelerava di più a costo di scivolare sul ghiaccio. Purtroppo per quei due, era abituato alle fughe strategiche e non ci mise molto a seminarli, dirigendosi spedito verso la casa del suo migliore amico.
Sembrava che non gliene andasse bene una. Ovviamente non c’era.
Ed ora come lo trovi?”
E tu chi diamine sei?
“La tua coscienza”
Sei un grillo?
“La solitudine non ti fa per niente bene, piromane”
Lo so. Non dovresti darmi una mano?! Avanti, fatti venire un idea brillante!
“Demyx ha il cellulare e tu devi avvisarlo. Lo sai che in casa del tuo amico c’è un telefono?”
Geniiiaaaale! Avviserò con quello! Ti voglio bene!
Si trovò a ridere come un idiota, le chiavi infilate nel motorino; si insultò per l’ennesima volta e le levò tornando indietro. Perché non rispondi! Ho un amico che è un deficiente, ecco tutto!
Attaccò e ringraziando ugualmente la madre di Demyx corse fuori, partendo alla ricerca di quel decerebrato. 

Delle urla e delle bestemmie si levarono nella tranquillità solita della piazza centrale; il rombo di un motorino che conosceva bene gli arrivò alle orecchie. Quando lo videro venirgli addosso, Roxas e Demyx urlarono, correndo al riparo verso una panchina, sentendo poi un botto non indifferente. Tossirono a causa del fumo e poi si riscossero
-Axel!- lo chiamarono, sconvolti, sconcertati.
Tirarono un sospiro di sollievo nel vederlo “risorgere”, uscendo dalla nube di fumo illeso, solo con il giubbino bruciacchiato e la fuliggine nei capelli, il manubrio ancora nella mano destra.
-Finalmente vi ho trovati!- sorrise, scoprendo i canini leggermente appuntiti.
Il più grande corse ad abbracciarlo, ripetendogli che era un cretino, un deficiente, un diversamente abile di prima categoria. Roxas, dal canto suo, era pietrificato. Era lì, lo vedeva ma non riusciva a provare qualcosa che fosse più forte della rabbia; no, non era esattamente rabbia, era collera. Il cervello era in tilt, aveva una voglia incredibile di… doveva farlo o si sarebbe sentito male. Si avvicinò a passo veloce e quando Axel gli sorrise dolcemente, gli tirò uno schiaffo in piena faccia.
-Sei un idiota!- urlò, sia il rosso che il biondo lo guardavano sconvolti -Non mel’hai detto! NON MI HAI DETTO CHE TI SPOSAVI!- aveva la voce di una ragazzina isterica, molto vicina al verso di una gallina a cui stanno togliendo le penne -Hai un intelligenza pari ad una cacca sul ciglio della strada! Ti rendi conto?! Mi sono sentito una schifezza, Axel! NON MI HAI DETTO UNA COSA COSI’ IMPORTANTE! NON MEL’HAI DETTO!- viste le facce dei due che gli erano avanti, aveva dovuto fare un urlo più acuto del normale -E sai cosa mi fa incazzare di più, eh?- il diretto interessato stette immobile, impaurito -Che ti amo, merda che non sei altro! … E non sorridere che mi fai incazzare!- fece, indispettito, tirando indietro la mano che Axel gli stava per prendere.
Alla fine, dopo una lotta non indifferente, riuscì ad abbracciarlo e gli baciò la testa, tenendolo stretto.
-Mi sei mancato, ragazzina isterica che non sei altro- Roxas gli calpestò un piede, facendolo lamentare appena, poi si calmò e si lasciò coccolare, tossicchiando per l’odore di bruciato -Come te la sei passata, angioletto?-
-Idiota- mugugnò, singhiozzando con la testa nascosta contro il suo petto, stringendo i pugni ai lati del corpo; si tirò indietro, asciugando le lacrime con stizza.
La risata di Demyx li riscosse, gli puntò gli occhi addosso e sorrise contagiato dal suo buonumore.
-Devi dirmi cos’è successo, Dem… è arrivato Sephiroth a casa, prima. Ho sentito che sei entrato a casa o sbaglio?-
-Dobbiamo spiegarti un paio di cose, Axel- fece, alludendo anche a Roxas che fissava il rosso con un sorriso dispiaciuto; quello annuì, poi si girò verso l’entrata della piazza ed imprecò
-Ora dobbiamo solo scappare!-.
Corse verso l’auto del suo amico che al suo seguito sbuffò e roteò gli occhi, lanciandogli le chiavi. Saltarono in macchina e il rosso l’accese in pochi secondi, partendo velocemente, cercando di allontanarsi più che poteva dall’auto che l’aveva seguito fino a lì. Roxas cominciò a pregare in tutte le lingue che conosceva mentre, nel suo orecchio, Demyx urlava piagnucolando spaventato.
-Ci spiaccichiamo contro un muro!- urlò il Melodico Notturno, ricevendo come risposta un sonoro “vaffanculo” dal migliore amico che, invece di rallentare, accelerò ingranando la marcia.
Non voglio morire… no! Il più piccolo si coprì gli occhi con le mani, cercando di non guardare la strada altrimenti sarebbe scoppiato in lacrime. Non si chiese perché un gatto aveva buttato un urlo acuto, non si chiese perché le persone urlavano terrorizzate – quasi quanto Demyx – e non si chiese nemmeno cos’era quella cosa che avevano colpito di striscio, sicuramente rovinando la vernice dell’auto del povero truzzo che aveva cominciato a pregare ad alta voce, supplicando che restassero in vita. Scostò leggermente le dita dagli occhi, giusto in tempo per godersi una curva spericolata e vedere un uccello spiaccicarsi sul vetro. Tirò un gridolino, supplicando il suo ragazzo di rallentare ma quello non rispose, semplicemente accese i tergicristalli e l’uccellino finì sulla strada e venne schiacciato dall’auto con un sonoro ciack. Sgranò gli occhi, immaginandosi il corpicino dell’animale che era attaccato alla ruota e girava e girava e girava. Un uccello?! Ma erano a gennaio! Ormai non c’era una cosa che sembrava andare normale. Tossì, sentendo una puzza di fumo.
-TI SEMBRA IL MOMENTO PER GODERTI UNA SIGARETTA?!- urlò Demyx alle loro spalle, facendo ridere il diretto interessato
-Ve la state facendo addosso-
-NON HAI IL DIRITTO DI SFOTTERCI!- restò in silenzio per qualche secondo, poi piagnucolò ancora -VOGLIO MAMMAAAAAAAAA!-
-Ma si può sapere perché stiamo scappando?!- fece Roxas, prima di urlare ad una curva fatta con una sgommata
-Perché Reno e Sephiroth ci inseguono. Ora mi spiegate che avete fatto?-.
Frenò bruscamente e il più piccolo ebbe la prontezza di aggrapparsi al sedile, mentre il povero Demyx si trovò con la faccia contro il vetro, il naso sanguinante.
-ODDIOOOOOOO! STO SANGUINANDOOOOOOOOOOOO!- non aveva mai ricordato la voce di quel ragazzo tanto disperata
-Un po’ di sangue non ha mai ucciso nessuno, Dem- rispose Axel con noncuranza, mentre imboccava un vicolo.
-FOTTI AXEL! SEI UN DANNATO IDIOTA!-.
Corsero per diversi minuti, lui era sempre arpionato al sedile e guardava di sottecchi il Notturno Melodico che veniva sbatacchiato avanti e indietro. Se fosse stata un'altra situazione avrebbe riso di gusto. Ci fu un ennesima frenata brusca e il suo ragazzo imprecò tirando un pugno sul cruscotto: un vicolo cieco. Avanti a loro c’era solo una ringhiera che li divideva dal mare. Non poté nemmeno fare retromarcia, perché l’auto che li aveva inseguiti li aveva finalmente raggiunti. Demyx si girò, sbiancando immediatamente. Roxas lo chiamò
-Non devi preoccuparti di niente, chiaro?- quello annuì debolmente in risposta, di certo in altre occasioni era più calmo ma adesso che Reno sapeva che l’aveva denunciato tirando fuori quella storia, era incredibilmente spaventato.
Reno e Sephiroth scesero dall’auto ed Axel li fissò dallo specchietto retrovisore, scendendo poi anche lui. Roxas e Demyx si fissarono e decisero di scendere dall’auto, era arrivato il momento di chiarire. Notò che, al suo fianco, il Notturno Melodico tremava impercettibilmente, guardando fisso per terra, gli posò una mano sulla spalla, non doveva temere niente, non ora. Un applauso ed una risata sprezzante richiamarono la sua attenzione.
-Complimenti, davvero!- fece il poliziotto -Spettacolare performance, pensare che non hai nemmeno l’età per guidare- poi posò gli occhi sui due biondi, lo sguardo carico d’odio -Ecco i due marmocchi che si sono improvvisati agenti segreti. Piaciuto il gioco?-
-Mi dite cos’è successo, ora-
-L’abbiamo denunciati- rispose Roxas, preferiva essere lui a dirglielo piuttosto che uno di quei due -Tuo padre e Sephiroth-
-Diglielo tu il perché, Demyx- Reno fece una risata quasi tetra, gli vennero i brividi, niente in confronto a quello che avevano provocato al biondo al suo fianco, che tremava convulsamente, stringendo i pugni, aveva persino gli occhi lucidi
-Dem?! Che diamine hai?-.
Axel l’aveva preso appena in tempo, evitandogli di cadere al suolo. Lo strinse, sgranando gli occhi quando cominciò a singhiozzare contro la sua spalla
-Io… non volevo fartelo sapere- sussurrò confusamente, ogni parola accompagnata da un tremito -Mi dispiace, davvero. Ma l’ho fatto per te… credimi- singhiozzò più forte e cercò di calmarsi -Mi ha violentato-.
Lo lasciò, fronteggiando lo sguardo di suo padre con il suo, caricandolo di odio puro, mentre Roxas era corso da Demyx che singhiozzava ancora.
-Dimmi che non è vero. Dimmi che non l’hai mai sfiorato nemmeno con un dito- la voce tremava, si tratteneva a stento dall’urlare
-Se vuoi te lo dico- rise, ancora, la stessa risata di prima
-Sei un bastardo!-.
Gli si scagliò contro, accasciandosi poi al suolo, tenendosi lo stomaco.
-Axel!- lo chiamò, alzandosi per aiutarlo ma si bloccò, non poteva lasciare Demyx in quelle condizioni; lo guardò asciugarsi le lacrime e fare leva sulle gambe per tirarsi su, appoggiandosi poi al muro.
Senza nemmeno che se ne fosse accorto, Reno gli si era avvicinato lentamente. Fece alcuni passi indietro, imprecando quando la sua schiena toccò il muro. Serrò gli occhi, sentendo poi il respiro dell’uomo contro il suo viso.
-Sei identico a lui… è impressionante- sentì le mani carezzargli la guancia ed aprì gli occhi, fulminandolo e cercando di staccarselo di dosso, ma sembrava impossibile e sentì l’aria mancare, era incastrato tra il muro e Reno, che teneva le braccia ai fianchi del suo corpo, ridacchiò -Sembri tanto tranquillo e invece sei come un gattino, hai le unghie affilate, piccoletto-
-Non lo toccare!- tossì Axel, quando lo sentì lamentarsi per un probabile colpo cercò di guardarlo, ma Reno gli prese il collo con la mano, tenendogli fermo il volto
-Devo ricredermi… mio figlio questa volta ha fatto una scelta niente male-
-Levami le tue sporche mani di dosso-
-Tua madre non la pensava allo stesso modo- dichiarò pungente, ricevendo in risposta una risata sommessa, poiché il respiro era mezzo bloccato
-Io non sono come lei. Non mi importa quello che ha fatto- strinse le mani contro il polso dell’altro cercando di fargli allentare la presa, ormai l’aria veniva a mancare
-Sai, avevo sempre pensato che tuo padre non avesse tutta questa bellezza. Tu sei tale e quale a lui, eppure ogni minuto che passa ti trovo sempre più piacevole- sgranò gli occhi e cercò di liberarsi, dibattendosi furiosamente, quando sentì la lingua di Reno inumidirgli il collo, salendo fino al suo orecchio; chiuse gli occhi, gli veniva da piangere, ormai si sentiva venire meno per la mancanza d’aria e non voleva svenire, perché altrimenti quello si sarebbe avvicinato a Demyx e non voleva che succedesse -Hai la faccia di un angioletto- soffiò nel suo orecchio, facendolo rabbrividire
-Lasciami- biascicò, crollando al suolo quando finalmente lo lasciò, e prese a respirare affannosamente; si sentì sollevare per le ascelle e fu costretto a guardare Reno negli occhi, erano teoricamente uguali a quelli di Axel, ma non praticamente
-Non ti preoccupare, non ti faccio niente, inutile essere così spaventato- strinse i pugni, certo quella voce non era rassicurante e si ordinò per l’ennesima volta di non piangere.
Sentì un tonfo, la voce di Demyx ovattata poi lo stesso rumore di prima. Il rosso che aveva di fronte ghignò e non riuscì a fare altro che tremare.
-Siamo solo io e te, ora-
-Non mi toccare, lasciami!- il suo fu quasi un urlo disperato e si dibatté inutilmente, la presa di Reno sulle sue spalle era troppo ferrea -Ti prego- sussurrò e questa volta non poté evitare alle sue lacrime di scendere e al diavolo il suo orgoglio; l’altro rise e gli posò un bacio sulla fronte, allentando leggermente la presa
-Vedi, Axel? Alla fine tutti si piegano al mio volere e lo farai anche tu-
-Che cosa ti ho fatto?!- urlò rabbioso il rosso, Roxas si sentì meglio, sapendo che aveva ancora la forza di urlare -Perché mi odi così tanto?!-
-Sei nato, nient’altro- disse semplicemente, senza nemmeno guardarlo, con sufficienza; la felicità di sentirlo morì subito, stava piangendo. Axel piangeva perché suo padre lo odiava solo per essere nato. -Io nemmeno la volevo tua madre… mi hanno costretto. Mi sono sentito proprio come te, solo che io non ho avuto scampo. Volevo farti capire, volevo metterti nei miei panni, nemmeno tu saresti stato capace di amare un figlio che ti era stato dato da una persona che non amavi-
-Non sono come te!- singhiozzò; cercò di liberarsi, voleva raggiungerlo, baciargli le lacrime ma non riusciva a muoversi
-Questo è certo, anche perché non voglio essere come te. Sei debole, ecco tutto. L’amore rende deboli, renditene conto. Sono riuscito a minacciarti perché non volevi che facessi del male a lui. Il tuo amichetto non ha avuto il coraggio di denunciarmi perché ti voleva bene e non voleva farti soffrire ancora… uh, io Demyx mel’ero quasi scordato- rise, e si scostò da Roxas che così riuscì a vedere gli altri due, uno bloccato da Sephiroth e l’altro per terra, il labbro sanguinante, congelato dal terrore.
-No, non ti avvicinare a lui!- prese Reno per il polso -Farò tutto quello che vuoi, ma lascialo in pace- l’adulto si girò, guardandolo seriamente, forse stava valutando la proposta; sorrise dolcemente e quel sorriso gli fece paura più di qualsiasi altra cosa in quel momento. Gli prese il mento con la mano, delicatamente, il biondo socchiuse gli occhi, cercando di controllare i tremiti che gli attraversavano il corpo
-Sei proprio un angelo, ragazzino- sussurrò
-No, non ci pensare nemmeno!- il suo ragazzo si stava sicuramente dibattendo, sentiva le imprecazioni del poliziotto che però riuscì a tappargli la bocca.
Serrò i pugni quando sentì le dita di Reno sfiorargli le labbra. Gli veniva da vomitare, tutta la tensione gli attanagliava le viscere ed aveva una paura incredibile che potessero far del male a Demyx o ad Axel, non dovevano neanche più sfiorarli con un dito, avevano sofferto abbastanza.
-Se li lasci stare farò tutto quello che vuoi- dichiarò ancora, cercando di controllare il tremito della voce; gli altri due gli urlarono contro, dicendogli che non doveva farlo ma li lasciò perdere, continuando a fissare l’uomo negli occhi, tanto maligni quanto verdi
-Un idea cel’avrei- cominciò, la voce neutra -Considerando che hai detto tutto quello che vuoi…- avvicinò le labbra al suo orecchio -Lascia in pace mio figlio… non voglio mai più vederti girargli attorno, guardarlo, tantomeno parlarci in qualsiasi modo- no, quello no -Mi dai la tua parola?-
Gli porse la mano e lui tentennò nello stringerla, sarebbe stato come firmare un patto col diavolo. Anche se Reno fosse stato in prigione, avrebbe trovato il modo di farla pagare a tutti loro, poco ma sicuro e lui non voleva che continuasse a fare del male… ma giurare di non vedere più Axel, avrebbe significato far soffrire anche lui ed un patto doveva riguardarlo propriamente, solo propriamente.
-Il patto deve riguardare solo me, nessun altro- provò, la voce malferma
-Allora mi rendi il gioco più semplice- rise, ormai aveva odiato quella risata, a quanto pareva però era una cosa di famiglia ridere quando si voleva essere seri, era così snervante; i due lo chiamarono ancora, vennero zittiti da un calcio di Sephiroth allo stomaco e si riscosse
-Veloce!- lo intimò
-Ritira la denuncia- era più un ordine, soffiato con tanta naturalezza e presunzione da innervosirlo
-Poi ci lascerai in pace?-
-Poi lascerò in pace loro. Ma quello che farò a te, riguarderà solo e soltanto te, angioletto- deglutì, in che si stava cacciando?
-Va bene- la sua risposta venne seguita da una risata sadica che coprì le parole di Axel e Demyx; Reno gli strinse la mano, baciandola delicatamente. Il bacio di Giuda.
-Sephiroth, lasciali stare, possiamo anche ritornarcene a casa- si allontanò leggermente da Roxas, che tirò un sospiro di sollievo, venendo poi tirato contro il suo petto; il rosso gli accarezzò i capelli, scivolando fino a sotto l’orecchio -Non sai nemmeno tu in che situazione ti sei infilato, angioletto- sussurrò, facendo in modo che sentisse solo lui, lasciandolo per entrare in macchina col poliziotto e sparire dietro la curva.
Si lasciò cadere a terra, sfinito da quella situazione. L’asfalto ghiacciato gli stava congelando la guancia, guardò il suo alito che si condensava in una nube bianca mentre una lacrima solitaria si perdeva tra i suoi capelli. Aveva bisogno di un bagno, voleva levarsi da dosso il tocco di Reno, erano passati minuti ma sentiva ancora la sua lingua accarezzargli il collo. Si sentì sollevare e poi stringere, non ci mise molto a capire che era Axel, anche se teneva gli occhi chiusi, il suo odore era inconfondibile. Rifugiò la testa nell’incavo del suo collo, mentre sentiva le mani del rosso accarezzargli la nuca.
-Non dovevi- gli sussurrò, baciandogli la guancia
-Era l’unico modo per farvi lasciare in pace- disse, allacciandogli le braccia attorno al collo; sentì una mano scompigliargli i capelli e si staccò dal rosso, per guardare Demyx che non gli diede il tempo di dire niente e lo abbracciò forte, fraternamente
-Non ti sei nemmeno reso conto di quanto sia stato importante per me quello che hai fatto- commentò, senza aspettarsi una risposta, quello che doveva dire l’aveva già detto.
Salirono in auto per ritornare indietro, a conti fatti Axel e Demyx non erano conciati male, avevano solo il labbro un po’ gonfio, niente di che per loro, erano abituati a cose peggiori. Doveva ritirare la denuncia… non importava, lui aveva denunciato Reno per far sì che lasciasse in pace il suo ragazzo ed ora se la ritirava non avrebbe dato fastidio a nessuno dei due che erano con lui. Il problema era che lui ne avrebbe avuti parecchi. Aveva un po’ paura ma non si sarebbe tirato indietro. Meglio uno che due.
Quello stesso pomeriggio andò a ritirare la denuncia, senza dare troppe spiegazioni, riprendendosi le lettere. Andò a casa di Axel per consegnarle al padre, Reno era stato di parola ed aveva annullato il matrimonio e si era stabilito nella villa. Bussò, da quel momento la sua vita era in mano a quell’uomo dai principi perversi. Fu il suo ragazzo ad aprirgli e gli sorrise, fece per entrare ma il rosso lo prese per il polso tirandolo fuori.
-Non devi, Roxas. Non voglio che tu lo faccia-
-Gli ho dato la mia parola-
-Ti fidi di lui?!-
-Fino ad ora ha mantenuto la promessa, se non la mantiene non mi ci vorrà molto a denunciarlo ancora, non credi?-
-Ho paura per te, io so di cos’è capace! Soprattutto dopo che è uscita fuori la verità… non ho il coraggio di guardare in faccia il mio migliore amico…-
-Non hai il coraggio di guardare neanche me a quanto sembra- sorrise gentilmente, accarezzandogli il viso -Non c’entri niente con quello che ha fatto Reno-.
Il rosso lo abbracciò e lui si lasciò cullare, non aveva ancora avuto il tempo di goderselo da quando era tornato.
-È pericoloso, non deve passarla liscia… lui e Sephiroth non possono essere liberi dopo quello che hanno fatto-
-Andrà tutto bene- dichiarò con fermezza, per rassicurare più se stesso che l’altro.
Axel lo fissò per un po’, curvandosi a baciargli le labbra dolcemente, ma come ogni volta il bacio diventava coinvolgente e passionale, da mozzare il fiato. Gli era mancato più dell’ossigeno il suo odore, il sapore che aveva, il suo tocco possessivo e delicato aveva paura che svanisse e non ne rimanesse nemmeno il ricordo; si aggrappò alle sue spalle, lasciando cadere con noncuranza la busta con le lettere per terra, passò a baciargli ogni centimetro del suo collo, mentre gli accarezzava i capelli, leggermente più lunghi di quanto ricordava. Prima o poi glieli avrebbe fatti tagliare un po’. Sussultò, accorgendosi che le mani dell’altro gli stavano accarezzando il petto, facendoglielo sfiorare dall’aria fredda. Baciò un ultima volta il suo collo, poi si allontanò leggermente, piegandosi sulle ginocchia per prendere la busta che era caduta nella neve.
-Non farlo- provò un ultima volta Axel ma con scarsi risultati, aveva dato la sua parola.
Reno era in biblioteca, non c’era luogo migliore per riceverlo, dopotutto aveva le lettere con sé. Seppur di mala voglia, Axel li lasciò soli, fissando in modo sprezzante suo padre che invece gli aveva sorriso beffardo. Lo fece accomodare, mentre metteva le firme su alcune carte.
-È l’unico che mi guarda in quel modo… tutti provano una leggera impotenza nei miei confronti, compreso te- fece ad un tratto, parlando come se la cosa non gli riguardasse; si alzò facendo strisciare la sedia per terra, Roxas sobbalzò leggermente, preso alla sprovvista
-Ho portato quello che volevi- dichiarò, poggiando la busta sul tavolo -Sono tutte-
-Oh no, non sono tutte- disse Reno, tranquillo, facendo il giro del tavolo per sederglisi di fronte -Non avete trovato questa- sorrise gentilmente, porgendogli poi il foglio piegato accuratamente.
Lo spiegò, era più recente degli altri, molto più recente.

“1° settembre.
Come tutte le estati c’è una festa per l’addio alle vacanze, tra la notte del 30 agosto e quella del primo settembre. Ci sono andato, avevo voglia di divertirmi di spezzare un po’ la spina, poi la festa era in maschera e mi attirava l’idea di mascherarmi, nessuno avrebbe saputo chi ero se mi camuffavo bene. Molti degli invitati non avevano il viso coperto ma erano semplicemente vestiti da personaggi dei cartoni o della fantascienza. C’era una ragazza, aveva un viso dolce, i capelli biondi e gli occhi acquamarina, il vestito verde di Trilli le stava a pennello, sembrava proprio la fata, mi sono trovato a chiedermi – stupidamente – dove fosse il suo Peter. Quando mi sono reso conto chi era, quasi non ci credevo: la figlia di Aqua! Ora che ci facevo caso aveva qualcosa di lei.
Sembrava tanto indifesa… arrossiva se qualcuno le sfiorava le gambe scoperte, gambe così lattee e delicate.
Non ha opposto resistenza, credo fosse leggermente ubriaca, tanto meglio, non si sarebbe ricordata molto di me, avrebbe solo ricordato l’orribile esperienza che le avevo fatto passare. Sono passate ore, eppure sento ancora l’odore del suo sangue, segno della sua purezza ormai persa.”

Naminè… boccheggiò per un po’, la sua mente non formulava un pensiero coerente e la risata di Reno sembrava avere un eco che gli rimbombava nella testa. Fissò l’uomo che aveva di fronte, provò un odio ed una rabbia accecante, si alzò di scatto, tirandogli un pugno in faccia.
-Bastardo- sibilò, stringendo ancora le nocche; il rosso di massaggiò la mandibola, gli rivolse un sorriso sghembo e lo spinse per terra, facendogli battere la testa contro la sedia.
Gli si mise sopra a cavalcioni, bloccandogli le braccia ai lati del corpo, prendendole per i polsi; cercò di liberarsi ma inutilmente, poi si fermò chiudendo gli occhi, calmandosi: faceva parte del patto.
-Tua sorella era proprio come tua madre, sai? Chissà se Sora farà come te oppure sei l’unico della famiglia che odia le mie mani- sussurrò nell’orecchio, baciandoglielo poco dopo -Ti ho in pugno…-
-No!- esclamò, non appena sentì le mani di Reno infilarsi sotto il giubbino, accarezzandolo dove erano state le mani di Axel poco prima -Non ora!- quasi urlò, scivolando via dalla sua presa, poiché si era fatta meno resistente; rabbrividì di terrore. Cos’ho detto?!
-E quando, di grazia?- chiese l’altro, alzandosi, gli lasciò pochi secondi, poi continuò -Ti do di tempo un mese. Puoi andare-.
Si alzò barcollando, aiutandosi con la sedia. Uscì dalla biblioteca e sfuggì allo sguardo di Axel, che era poggiato al muro. Non doveva sapere, non doveva sapere niente o glielo avrebbe impedito. Si sforzò di sorridere e lo abbracciò, proponendogli di uscire. Il suo ragazzo pareva non essersi accorto di nulla, ma sapeva che in realtà qualcosa lo aveva capito. Sospirò, cercando di dimenticare, anche se ormai il conto alla rovescia era cominciato.

   
 
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