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Autore: becky    29/08/2010    11 recensioni
Quel letto doveva avere davvero qualcosa di speciale se era riuscito a tenerli legati per così tanto tempo. Aveva assistito, silenzioso e malleabile, ad ogni loro incontro, e aveva seguito con attenzione l’evolversi della loro storia. Tra le sue lenzuola c’erano state sfuriate memorabili, notti piene di giochi e passioni, e anche qualche pianto.
Ma lui non si era mosso. Era rimasto lì, perfettamente immobile, come unico e indissolubile centro del loro piccolo mondo.
- Legata a "L'appartamento Spagnolo" -
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Questa breve long-fic è legata alla serie “L’appartamento Spagnolo”, ma può essere letta anche in modo autonomo (magari qualche dettaglio può sfuggire, ma non compromette il senso dalla storia). Se posso permettermi, però, consiglio di dare un’occhiata a “L’appartamento spagnolo”!

Ringrazio Lunatica91 e moniko chan!

 

Life as we Know it

 

Capitolo 1 – Parte 1

 

Col passo felpato e morbido di un gatto, Antonio salì gli ultimi scalini. Il parquet sotto i suoi piedi nudi non fece il minimo rumore mentre giungeva ai piedi del letto.

Il suo bel volto abbronzato si aprì in un sorriso spontaneo nell’osservare il fagotto che dormiva docilmente tra le sue lenzuola. Di Romano spuntava solo qualche ciuffo di capelli scuri e un piede. Lentamente lo spagnolo scostò un lembo di coperta e rimase incantato per qualche secondo ad ammirare il volto finalmente sereno ed eccezionalmente dolce del ragazzo. Un lieve fremito delle palpebre gli fece intuire che fosse profondamente addormentato e che stesse sognando qualcosa di interessante. Sperò con tutto il cuore fosse anche qualcosa di bello.

Sorridendo gli risistemò la coperta e si sedette su una poltroncina accanto alla finestra, incapace di smettere di fissarlo. Ancora non gli sembrava vero che Romano fosse lì, nel suo letto. Che fosse il suo ragazzo, o qualcosa di vagamente simile. Se glielo avessero detto solo un paio di anni prima, sarebbe scoppiato a ridere. E invece, le cose erano andate proprio in quella direzione...

 

* * *

 

Con Romano era stato un colpo di fulmine, o qualcosa di molto vicino. Appena lo aveva visto, quel giorno di dicembre nell’appartamento dei ragazzi, aveva deciso che avrebbe fatto carte false per averlo.

Era andato da loro per farsi due risate con Francis, come sempre. Un birra, forse, o anche solo qualche parola leggera. Di certo non si sarebbe aspettato che quel giorno avrebbe finito per fare a botte col francese, anziché riderci assieme.

Appena entrato, con una caraffa di Sangria in mano, non ci aveva nemmeno fatto caso a quel moretto seduto sul divano accanto a Feliciano. Visto di spalle poteva essere uno come tanti: capelli scuri tagliati con cura, abiti italiani di buona fattura, piedi incrociati in modo piuttosto maleducato sul tavolino. Quando però il ragazzo si voltò, e lo guardò con quegli occhi ambrati screziati di verde, per poco non gli cadde la brocca dalle mani. Il ragazzo lo guardò con supponenza, come se la sua sola presenza lo infastidisse e gli lanciò un’occhiata sprezzante  per poi tornare a guardare il televisore, come se nulla fosse.

Antonio rimase folgorato da quegli occhi, tanto che dimenticò facilmente il motivo per cui era andato lì e si fiondò a presentarsi.

- Ciao! Scommetto che sei il fratello di Feliciano, vero? Gli assomigli da morire!- esclamò tendendogli una mano. Solo molto tempo dopo comprese che quella era stata la peggior presentazione che potesse trovare. Ma all’epoca come poteva sapere dello strano rapporto che intercorreva tra i due fratelli Vargas?

Romano lo guardò con disappunto e non accennò minimamente ad afferrargli la mano tesa.

- Romano- mormorò semplicemente distogliendo lo sguardo.

Nemmeno lui poteva sapere che Antonio non era il tipo da demoralizzarsi per così poco.

Col consueto sorriso sornione Antonio si accomodò al suo fianco – Allora, sei appena arrivato? Eri mai stato a Barcellona?-.

Sbuffando Romano scosse il capo – Prima volta-.

 – Quando vuoi ti faccio fare un giro! Ah, che stupido...io sono Antonio!-. Romano lo guardò di sfuggita con la coda dell’occhio, rimanendo quasi accecato dal sorriso dello spagnolo. Aveva un sorriso splendente come i riflessi del sole sul Mediterraneo. E lui lo sapeva bene, perché amava quel mare con tutto se stesso, come se fosse parte di lui.

Aprì la bocca per dire qualcosa, probabilmente un insulto, ma fu interrotto da Francis, che con poca grazia si gettò accanto a lui, dal lato opposto rispetto ad Antonio. Gli passò un braccio attorno alle spalle sottili ed esclamò – Tonio! Hai già conosciuto il caro Romano? Non è semplicemente incantevole?-. Allo spagnolo non sfuggì l’irrigidimento e il disagio dell’italiano.

Scoccò un’occhiata pericolosa al francese – Sì, ci stavamo presentando-. Il ghigno del biondo si ampliò e la stretta sulle spalle del ragazzino si fece più serrata – Ottimo! Si fermerà qui per qualche giorno....-. Si chinò sull’orecchio del moretto e sussurrò – Ti andrebbe di dormire nel mio letto? Staresti sicuramente più comodo!-. Romano impallidì e scosse vigorosamente la testa. Tentò di alzarsi ma Francis gli poggiò una mano sul ginocchio, tenendolo ancorato accanto a se.

Allo stesso tempo Antonio serrò la mascella e fissò truce l’amico. Conosceva quello sguardo e quel tono di voce basso e seducente. Lo sfoderava solo nelle grandi occasioni, quando decideva di portarsi a letto qualcuno. E quel qualcuno era proprio Romano. Al solo pensiero Antonio si sentì bruciare le viscere e scattò a sua volta poggiando una mano sul braccio di Romano.

- Francis!- sbottò simulando un tono scherzoso – Sei indecente! È appena arrivato! Prima fagli vedere la città! Che ne dici, Romano? Posso farti da guida?-.

Il sorriso di Francis svanì come neve al sole. – Indecente? Io? Oh, Antonio...sono solo amichevole! Romano è qui per divertirsi, no? E io mi assumo volentieri questo incarico! Non è vero, splendore?-. L’italiano sbottò solamente un infastidito – Vorrei che mi lasciaste in pace....- prima che Antonio esclamasse – Oppure potrei farlo io! Sono chiaramente più adatto di te, Francis!-.

Il francese aprì la bocca per replicare ma Romano scattò in piedi strillando – La volete piantare? Siete due sporchi maniaci! Piuttosto che farmi mettere le mani addosso da voi mi chiudo in bagno per il resto della settimana! Bastardi!-. Senza voltarsi indietro si chiuse in camera di Feliciano sbattendo fragorosamente la porta.

I due ragazzi restarono sbigottiti per una manciata di secondi prima di scagliarsi l’uno sull’altro.

- Complimenti, Antonio! L’hai fatto scappare!-.

- Ma se è tutta colpa tua! Tu e le tue proposte indecenti! Alle volte fai schifo pure a me!-.

- Ha parlato il santarellino! Quanto vuoi sai essere molto peggio di me...-.

Gli occhi verdi di Antonio saettarono pericolosamente. – Francis, te lo dico come amico: lascialo perdere. Stagli lontano, davvero, altrimenti potrei doverti fare del male-.

Il francese chiuse la bocca e scrutò con  attenzione l’amico. Raramente l’aveva visto così serio e determinato. E sapeva per esperienza diretta che era meglio non provocare lo spagnolo quando era in quello stato.

– Lascialo perdere, chiaro?-.

 

Feliciano era riuscito a trascinarsi dietro Romano, quella sera al bar di Antonio. E lo spagnolo non poteva esserne più lieto di così.

Romano era indiscutibilmente bello, tanto che quando passava molte persone si voltavano esplicitamente per guardarlo. Sapeva vendersi bene, Romano. Indossava abiti di alta sartoria, quasi sicuramente cuciti su misura per lui. Aveva uno stile personale e inconfondibile, non troppo appariscente ma neppure sciatto. Ma quello che più affascinava Antonio erano i suoi occhi. A seconda della luce sfumavano da un verde annacquato a un ambrato forte e potente. Erano gli occhi di un ragazzo deciso, maleducato e senza peli sulla lingua.

L’unica cosa di cui si dispiaceva Antonio era di non aver ancora potuto vedere il suo sorriso. Era intimamente sicuro che Romano avesse uno splendido sorriso, differente da quello costantemente sfoggiato dal fratello minore. Peccato che lo tenesse gelosamente per se, protetto dal resto del mondo.

Quando lo vide entrare, Antonio lasciò ogni cosa stesse facendo e gli si avvicinò, non prima di aver lanciato un’occhiata d’avvertimento a Francis.

- Benvenuti!- esclamò radioso allargando le braccia e mostrando il locale di cui andava tanto orgoglioso. Feliciano ricambiò il sorriso e salutò con un cenno Alfred, seduto in un angolo. L’attenzione di Antonio però era tutta per Romano. – Posso offriti qualcosa da bere? So preparare dei cocktail formidabili!- spiegò entusiasta facendosi largo fino ad un tavolino vuoto. L’italiano scrollò le spalle – Come vuoi tu-. Lo spagnolo ammiccò – Se mi dici così, potrei anche fraintendere!-. Scoppiò poi in una fragorosa risata che fece avvampare all’istante l’altro ragazzo. Si accomodarono assieme agli altri coinquilini e attesero che un cameriere portasse le loro ordinazioni. Improvvisamente si sentì il tipico rumore di una sedia che viene spostata bruscamente e qualcuno li chiamò.

- Tu sei Feliciano Vargas, vero?- esclamò un ragazzo seduto al tavolino accanto al loro, tendendo una mano all’italiano.

Il moretto annuì e ricambiò la stretta con un mezzo sorriso. – Ci conosciamo?-.

– Non di persona, ma ho visto una tua mostra il mese scorso, all’Accademia. Volevo farti i miei complimenti...sei un genio! Dipingi in modo favoloso!-. Feliciano arrossì ma non si schermì a tutti quei complimenti. Al contrario, Romano serrò la mascella e si fece leggermente indietro. Ad Antonio non sfuggirono quei piccoli dettagli, ma preferì tacere per il momento.

- Diventerai sicuramente un grandissimo artista! E io potrò dire di averti conosciuto di persona!- continuò il ragazzo.

– Grazie!- esclamò raggiante l’italiano. Poi si voltò verso il fratello e lo indicò con orgoglio – Sei ti interessi di arte, allora ti presento anche mio fratello Romano. Anche lui è un artista, un fotografo!-. Romano sgranò gli occhi, ma Antonio non fu sicuro che fosse per il piacere. Sembrava si stesse trattenendo dal mettersi a gridare. Il ragazzo del tavolo accanto storse il naso – Di arte me ne intendo, ma di lui non ho mai sentito parlare. Ha fatto qualche mostra?-. Romano chiuse entrambe le mani a pugno mentre Feliciano arrossiva ancora di più. Imbarazzato scostò lo sguardo – Oh, beh...ecco...in verità a lui non interessano molto queste cose...-. – Oh magari sono gli altri a non essere interessati a lui...- sibilò maligno un altro ragazzo. Feliciano alzò di scatto il capo – Non è vero! Romano è un ottimo fotografo! Ha talento e.... -.

- Basta, Feliciano- proruppe all’improvviso il maggiore, balzando in piedi – è inutile che fai il gentile. Goditi i tuoi stramaledetti complimenti e tienimi fuori da questa storia!-. Feliciano sgranò gli occhi scuri – Ma....Romano! Io dicevo sul serio! È vero, non hai mai fatto mostre o esposizioni, ma solo perchè per te la fotografia è un hobby! Se solo volessi....-. – Ma io non voglio!- lo rimbeccò astioso il moro – Non sono come te, chiaro? E non ho bisogno che tu mi consoli! Sei migliore di me, d’accordo? Era questo che volevi sentirti dire, Feliciano?-.

Il minore si alzò e cercò di avvicinarlo, ma l’altro si scansò.

– Romano, non voglio litigare! E non voglio neppure consolarti! Mi preoccupo solo per te!-.

– Sono io il fratello maggiore, sono io che dovrei occuparmi di te, non il contrario!-.

– Sì, ma io...-.

- Dannazione! La vuoi smettere di essermi sempre tra i piedi?- urlò rosso di rabbia il maggiore, lasciando Feliciano senza parole. Romano aveva gli occhi lucidi e le labbra che tremavano vistosamente. – Romano...mi dispiace...- sussurrò amareggiato il minore, ma il fratello scattò indietro – Vai al diavolo! Tu, il tuo fottuto talento e la tua compassione! Non me ne faccio niente!-. Un silenzio gelido calò sull’intero bar. Gli occhi di tutti i clienti erano solo per loro.

Antonio inspirò e prese le redini della situazione. Afferrò senza indugio Romano per le spalle e lo trascinò a viva forza verso l’uscita. – Andiamo a fare due passi, avanti- gli disse bloccando facilmente ogni sua protesta o tentativo di divincolarsi. – Francis, offri da bere a tutti- urlò rivolto all’amico – e metti anche un po’ di musica. Alfred, tu accompagna Feli a casa, per favore-. Si chiuse la pesante porta a vetri del locale alle spalle e la fredda aria di dicembre lo fece rabbrividire. Al contrario, Romano era paonazzo e livido. Sembrava sul punto di esplodere.

Antonio si morse il labbro inferiore e gli posò, senza alcuna malizia, una mano sulla spalla.

- Vieni, camminiamo un po’. Barcellona di notte è splendida, sai?-.

 

I due ragazzi camminavano fianco a fianco per uno dei grandi viali alberati di Barcellona, illuminato solo dalla luna e dai raffinati lampioni di ferro battuto.

Romano fece ondeggiare avanti e indietro la bottiglia di birra che aveva in mano e chinò il capo. Antonio lo osservò con la coda dell’occhio e si mise una mano in tasca.

- Me lo vuoi dire?- domandò alzando lo sguardo al cielo scuro.

- Di che parli?- sbottò l’italiano guardandolo in volto.

Lo spagnolo scrollò le spalle – Di quello che ti passa per la testa. Di quello che provi per tuo fratello-. – Non capisco cosa intendi- tentò di difendersi Romano, ma davanti agli occhi scuri e profondi di Antonio non c’era nulla da fare. Si sentiva completamente disarmato e vulnerabile. Sospirò profondamente. – Non ho nulla contro Feliciano. È solo che...-. –Che?-. – Che non capisco perchè qualcuno dovrebbe preferire me a lui!- soffiò alla fine, completamente rosso in volto. Sollevò il bavero del giubbotto cercando di coprirsi il più possibile ma fu del tutto inutile.

Antonio rimase per qualche attimo in silenzio, aspettando che proseguisse. Dato che Romano non aveva alcuna intenzione di aggiungere altro, lo spagnolo disse – Questa volta sei tu a doverti spiegare meglio. Perchè qualcuno non potrebbe preferire te a lui?-. – Perchè lui è migliore di me in tutto!- esalò d’impulso il più giovane – Feliciano è più carino, più socievole, più allegro, più appassionato. Sa dipingere meglio, risulta sempre simpatico a tutti, è affabile e disinvolto-.

Antonio lo osservò intensamente negli occhi e infine disse – Seriamente, non mi hai ancora detto nessun buon motivo per cui qualcuno dovrebbe preferire Feliciano a te-.

Romano sgranò gli occhi e sentì il proprio cuore fare un piccolo balzo indietro. Non aveva mai sentito nulla di simile in vita sua. Era la prima volta che qualcuno gli diceva una cosa del genere con tale serietà e decisione. Come se ci credesse veramente.

- Almeno è così che la penso io- precisò Antonio arrossendo. Quel suo breve imbarazzo aiutò Romano a riprendere il controllo di se.

– Allora sei davvero un coglione- disse l’italiano – Perchè dovrei piacerti io e non Feliciano?-. Antonio esplose in un sorriso disarmante – Perchè tu sei completamente diverso da lui! Sai essere brusco, irriverente, malizioso, insolente. Non ti abbassi mai a chiedere scusa, non ti rimangi mai neppure una parola. Non ti importa se vai contro le regole, o se agli altri non va bene quello che fai. Lo fai e basta. Mi piaci per questo-. Ancora una volta Romano si era ritrovato senza parole e col cuore che batteva troppo, troppo forte.

Quel dannato spagnolo gli dava sui nervi, lo irritava da morire il suo modo di fare. Era troppo sincero e sdolcinato per i suoi gusti. Ed era troppo diverso da tutti gli altri che aveva incontrato fino a quel momento. E glielo disse.

- Tu sei strano- annunciò Romano riprendendo a camminare – Sei diverso da tutti gli altri bastardi-.

- Penso sia un complimento- ridacchiò Antonio – ne hai incontrati tanti di bastardi?-. Le spalle di Romano si irrigidirono per un momento. – Più di quanti immagini-.

Il suo tono divenne freddo e rancoroso – Col cognome che porto sono pochi quelli a cui interessavo veramente. La maggior parte dei ragazzi con cui sono uscito era più interessato ai soldi e alla fama di mio nonno che a me. Luridi bastardi. All’inizio erano tutti regali e complimenti. Poi iniziavano a chiedere favori e agganci. E io finivo sempre nel dimenticatoio-. Aveva le mani che tremavano dalla rabbia. Antonio ebbe il buon senso di non commentare. Gli afferrò semplicemente una mano e l’avvolse nella propria, senza neppure guardarlo. Gliela scaldò con il suo calore, senza pretendere niente in cambio, come a volergli assicurare che lui non era come tutti gli altri, che a lui interessava solo Romano, e non il cognome che portava.

Ogni secondo che passava, Romano gli piaceva sempre di più e per la prima volta si sentiva terrorizzato dal mandare tutto all’aria, dal dire qualche cazzata delle sue e farlo scappare via.

Lentamente Romano si sciolse e intrecciò le dita alle sue. Guardavano entrambi la strada, assorti dai propri ragionamenti, ma quella stretta li univa indissolubilmente.

 

Finirono per ritrovarsi davanti alla porta dell’appartamento dei ragazzi. Sciolsero lentamente la stretta tra le loro mani e guardarono verso l’alto, alle finestre ancora illuminate del salotto.

- Bene- sussurrò nuovamente allegro Antonio – Ci vediamo domani, d’accordo? Vieni a fare colazione al bar, offro io. E poi se ti va facciamo un giro per la città-. Romano annuì lentamente, tormentandosi le dita delle mani. – Allora buona notte, Romano- soffiò dolcemente Antonio al suo orecchio, prima di depositargli sulla guancia un casto bacio. Romano si sentì andare a fuoco e rimase incapace di reagire per una manciata di secondi. Quando si riprese, Antonio si era già incamminato verso il proprio appartamento. Spaesato, l’italiano guardò prima verso le finestre oltre le quali sicuramente Feliciano lo stava aspettando, e poi di nuovo lo spagnolo. Camminava mani in tasca e gambe leggermente divaricate, occhi rivolti al cielo. Sembrava l’immagine stessa della serenità e della pacatezza. E solo il cielo sapeva quanto, al momento, Romano avesse bisogno di un po’ di serenità.

Prese un profondo respiro e chiamò.

–Ehi, bastardo!-.

Lo spagnolo si bloccò e girò su un piede, guardandolo stupito. – Che succede?- domandò allarmato. Romano si guardò la punta delle scarpe. – Hai per caso un letto in più? Solo per stanotte....-.  

 

 

 

 

 

NdB: ricominciamo. Non so bene a cosa porterà tutto ciò, ma sentivo l’intima esigenza di scrivere qualcosa su Spagna e Romano.

E come sempre sono qui a chiedervi un commento, anche piccolo piccolo, su cosa ne pensate!

A presto!

  
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