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Autore: AliceWonderland    31/08/2010    4 recensioni
Londra, XIX secolo. Una giovane psicologa-detective alle prese con la doppia personalità del suo paziente...! (Prideshipping)
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Phase 7:

I personaggi presenti in questa storia appartengono al loro rispettivo creatore: K.Takahasi! Questa fanfic è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!

Phase 7: Dubbi e paure

-Atemu...-.

Passarono diversi giorni da quando il signorino Yami mi parlò di quello strano sogno, tuttavia, continuava a risultarmi così incredibile il fatto che la misteriosa presenza con cui condivideva il corpo, fosse d’illustre provenienza! Era davvero professionale, da parte mia, affidarsi ad un sogno? Questo mi domandavo continuamente.

-Faraone Atemu.-mormorai fra me, cercandone instancabilmente dei riferimenti nella rifornita biblioteca della villa, senza ricavarne, purtroppo, alcuna informazione utile; nessun faraone Atemu era riportato nell’elenco delle numerose dinastie governanti nell’Antico Egitto.

-Uffa- sbuffai gettandomi sul piccolo sofà e sfilandomi gli opprimenti pince-nez dal naso -E quel Seth avrebbe potuto essere una guardia, un sacerdote, un comune scriba, chiunque!-.

Cominciavo a percepire i postumi di un forte mal di testa a causa di quell’infinito groviglio di mille e più pensieri. Dovevo mantenere la calma e meditare su una cosa alla volta, o sarei impazzita, ma era così tanta la premura di venire a capo di quel mistero, che la mia mente si rifiutava di concedersi una pausa.

-Buon Dio, in che pasticcio mi sono messa!-esclamai scompigliandomi i capelli disperata, mentre la porta della biblioteca si apriva di fronte a me. Colta di sorpresa alzai il capo dallo schienale del sofà, riacquistando un briciolo di compostezza, e con mio gran sollievo ritrovai, poco dopo, il visetto incuriosito del piccolo Mokuba Kaiba al mio fianco.

-Cosa state facendo, miss?- domandò sporgendosi verso la voluminosa pila di libri.

-Mokuba! Nulla di importante. Il fatto è che questa biblioteca è così fornita che ho deciso di dedicarmi alla lettura- risposi -Dimmi, Yami sta ancora riposando?-;

-Sì. Comunque ora sta molto meglio!- asserì il piccolo -Ma, miss, non sapevo che vi interessaste d’Egitto. E’ da giorni che sfogliate quei libri-;

-Eh? Bé, ho conoscenze piuttosto comuni per quanto ne concerne. Ma desidererei tanto scoprire qualcosa in più.-;

-Qualcosa in più di cosa, precisamente?-investigò lui, posandosi i miei minuscoli occhiali da vista davanti al viso.

-Dinastie di faraoni. Ne sai forse qualcosa?- chiesi sorridendo alla vista dei suoi occhioni scuri, ingrandirsi in maniera assai irreale attraverso le lenti.

-Non molto, desolato. Se cercate informazioni in più perché non date un’occhiata al reparto delle antichità egizie del British Museum? Non è fornito come quello del Cairo, tuttavia, là si trova sempre qualcosa di interessante- propose innocentemente -Io ci sono stato parecchie volte.-;

-Davvero? Molto bene!-;

-Molto bene cosa?-;

-Mi accompagneresti?- domandai, mentre riponevo i libri sugli scaffali -Sai che non sono di queste parti!-.

Il bambino abbassò lo sguardo sulle scarpe di vernice, esitante e pensieroso, poi tornò ad osservarmi: -Uhm..-;

-Per piacere! E’ una questione della massima importanza!-lo pregai unendo le mani speranzosa.

-Va bene- assentì lui, incrociando le braccia con superiorità -Ma questo vi costerà quattro gelati-;

-Ma siamo fuori stagione!-;

-Conosco un posto che li vende! Ebbene?-.

Rimasi a fissarlo a bocca aperta, ma decisi di stare al suo gioco; era decisamente il fratellino di Seto Kaiba, ma rimaneva pur sempre un bambino.

-Uno solo, piccolo goloso.- proposi.

-Quattro- replicò lui scuotendo il capo.

-Facciamo due! Ultima offerta, pensaci bene.-.

Ci pensò su e fece spallucce, stringendomi la mano, -E va bene. Due gelati!-;

-Perfetto. Andrò subito a prepararmi!- dissi voltandomi -Ah, Mokuba?-;

-Si?-;

-Chiaramente un gelato ciascuno!- aggiunsi lasciandolo di stucco -Non vorrei essere la causa di un tuo eventuale mal di pancia, mi capisci vero?-;

-M-ma..!-.

-Roland, pensa tu ad avvertire tutti della nostra uscita, mi raccomando!-;

-Certamente, miss. Buon pomeriggio-.


Mezz’ora dopo stavamo già lasciandoci alle spalle la villa ed il suo candido viale alberato.

-E’ stato sleale da parte vostra, miss- bofonchiò il bambino, mentre attraversavamo lo spoglio Hyde Park coi nostri gelati alla mano.

-Bè, se non mi avessi accompagnata a quest’ora non ne avresti guadagnato neanche uno, ne convieni?- gli domandai, sogghignando alla vista del suo visetto corrucciato.

-Uhm..siamo arrivati. E’ quello.- mormorò indicando l’imponente British Museum che si stagliava di fronte ai nostri occhi.

Il vasto e maestoso edificio mise in seria difficoltà il mio senso dell’orientamento, ma fortunatamente, non quello della mia piccola guida che, in men che non si dica, mi portò diritta alla meta prestabilita. Come recentemente sopraccitato, le mie conoscenze riguardanti il mondo dell’antico Egitto erano del tutto comuni, ciononostante, se come pensavo il mio caso volgeva il suo scenario verso questa antica civiltà, avrei dovuto scoprire molte più informazioni al riguardo, oltre alle solite generalità riportate sulle guide turistiche; ero certa che là dentro qualunque cosa, dalla più preziosa alla più polverosa, potesse rivelarmi qualcosa di importante: e così fu.

Permisi a Mokuba di gironzolare nelle sale vicine (stavano riponendo alcune maleodoranti mummie dentro le loro teche, ed il piccolino non voleva perdersi lo ‘spettacolo’), e per quanto riguardava me, decisi di addentrarmi nelle salette accanto, dove erano esposti manufatti più innocui e inodori come gioielli, vasellame e graziose statuette ritraenti animali sacri.

Proprio alla vista di questi oggetti mi tornarono alla mente alcune importanti congetture; il gatto, per cominciare. Fino a quel momento era rimasta impressa nella mia mente la scena dell’‘impavido’ soriano che sventava l’attacco dell’inquieto faraone, e che mi aveva convinta sempre più dell’avversione, da parte di quest’ultimo, verso gli animali; ma ciò che più mi diede più da pensare furono alcune di quelle particolari statuette. Come già avevo avuto modo di leggere sui libri della biblioteca, e come spiegavano esaurientemente alcune targhette poste a fianco dei manufatti, i gatti, sacri alla divinità felina Bastet, non erano altro che i guardiani dell’aldilà, pertanto ricoprivano un ruolo di protezione contro gli spiriti che non venivano ‘accettati’ nell’oltretomba.

-Non teme tutti gli animali! Lui teme i gatti proprio per questo!-mormorai ansiosamente, andando avanti e indietro per la sala.

Sì. Tutto sembrava quadrare alla perfezione: se il doppio del mio paziente era davvero l’essenza di un inquieto ed errante faraone che non era riuscito a trovare la pace, allora, era più che naturale l’ostentata avversione verso i guardiani stessi dell’aldilà! Rimanevano, tuttavia, da chiarire alcuni punti come, ad esempio, il movente di quelle aggressioni e soprattutto cosa avesse provocato la misteriosa comparsa dell’anima millenaria nel corpo del Dottor Yami. Com’era potuto avvenire quello strano fenomeno? Cosa l’aveva causato? Il mio giovane paziente non aveva mai sofferto di alcun disturbo, prima di due settimane fa; era probabile che in quel lasso di tempo, un particolare evento, avesse fatto scattare qualcosa nel suo inconscio, nella sua psiche, anche se dubitavo fortemente che nel giro di poche settimane seguenti ad uno shock, ci si potesse ritrovare a condividere improvvisamente il corpo con lo spirito di un faraone di chissà quale dubbia dinastia! Cominciai seriamente a domandarmi se quel sogno e quegli avvenimenti non fossero semplicemente, i primi sintomi di una profonda instabilità mentale da parte del giovane, ma dovetti ricredermi. Tutto era collegato, c'era un filo logico che legava tutti quegli strani avvenimenti..dovevo solo trovarlo!

Alzai lo sguardo rivolgendolo all’alta volta del soffitto, mentre numerose combriccole di turisti passeggiavano per il posto, accompagnati dalle loro guide, e ripresi il mio ragionamento; rimaneva sempre l’ipnosi, la soluzione più indicata, anche se avrei dovuto tener conto del 50% di possibilità di un fallimento, ed era proprio quello che mi preoccupava. Più ripensavo a quell’alternativa più cercavo di non riporvi troppa fiducia; se non ci avesse condotti a nulla di significativo mi sarei ritrovata disorganizzata e a mani vuote: ridotta al punto di partenza. Preferivo cercare le risposte da sola, in maniera da non farmi trovare impreparata..e poi ero certa che il mio paziente avesse ancora bisogno di riprendersi da quegli ultimi avvenimenti; forzarlo ad un simile esperimento si sarebbe potuto rivelare troppo pericoloso! Mentre ripensavo a quali avrebbero potuto essere le cause di quello strano avvenimento, notai qualcuno materializzarsi misteriosamente di fianco a me.

-Più che per piacere personale, sembrate alla ricerca di qualcosa- disse una voce d’uomo, facendomi trasalire bruscamente.

-Come..?-.

Lo sconosciuto, un uomo straniero di carnagione dorata che mi era comparso accanto, mi fissò con pacata serietà e rimase in silenzio. Il volto abbronzato era incorniciato da due spessi orecchini d’oro massiccio, ed i suoi occhi blu erano contornati da una spessa marcatura nera che ricordava l’ugiat, l’occhio mistico di Horo.

-Ricerca di..! D-do forse quest’impressione, signore?-chiesi accigliata.

Indossava un semplice completo dall’ampia e lunga giacca e dei pantaloni tubolari tinta avorio, un gilet ornato di ricami ed orientaleggianti passamanerie dorate, infine, sul capo, portava avviluppato un chiaro turbante. Non sembrava particolarmente avanti con gli anni, tutt’altro; dava l’impressione di aver pochi anni più di me, ma aveva in quell’espressione profonda e pacata un non so ché di giudizioso, saggio, come se in quegli occhi fossero intrappolate misteriose ed irraggiungibili conoscenze millenarie ancor oggi segretamente custodite. (Ti ha 'sgamato' subito, eh, vecchio mio? NdA) (-_-°°...NdShadi). Scostò lo sguardo dalla mia persona per posarlo su di una vetrina, che custodiva alcuni preziosi gioielli di oro, turchese e lucenti lapislazzuli e, facendo spallucce, rispose garbatamente alla mia precedente domanda senza fare una piega: -Mi sono semplicemente fatto portatore del pensiero dei visitatori presenti in questa sala, miss-.

Lanciai un’occhiata oltre il mio interlocutore ed arrossii imbarazzata alla vista dei numerosi gruppi di turisti, che mi fissavano assai contrariati dalla mia ansietà.

-Ri-riflettevo, ecco tutto.- balbettai raddrizzando la schiena e riappropriandomi di un po’ di sana dignità.

-Riflettevate..- ripeté, atono, il personaggio -E’ sconfinato l’abisso che separa il riflettere e l’aver premura di riflettere.-.

Tornai a fissarlo ad occhi sgranati: -Come, prego?-chiesi un po’ offesa per la sua bislacca affermazione.

-Voglio darvi un consiglio: non affidate le vostre ipotesi né troppo alla razionalità, né troppo all’irrazionalità. E’ dell’equilibrio che l’uomo ha bisogno per mantenersi lucido e per trovare le risposte che cerca. - disse. (EEH? Ma da quando è così profetica, Autrice? Ndxso) (Ma che vorreste dire!? Guardate che la qui presente è un pozzo vulcanico di sapienza millenaria! NdA) ( E’ una cosa che non si nota a prima vista. NdAlly) (<.<** Scusate?! NdA) (-_-....NdShadi).

Ero allibita e confusa.

-Ch-che cosa vorreste dire, di grazia?- esclamai -Voi sembrate conoscere..!-;

-Io non conosco cosa ci riserva il futuro- mi interruppe lui -E voi non lasciatevi trarre in inganno dai bagliori dell’ignoto-;

-Dai bagliori dell’..?!-;

-MISS! HA TERMINATO?-.

I richiami del piccolo Mokuba ci interruppero, dando vantaggio alla fuga del misterioso straniero, prima ancora che avessi la possibilità di rivolgergli altre domande; quando mi voltai, questo, era già svanito dalla sala e dal circondario, lasciandomi sola. Chiesi di lui ad alcune guardie che vigilavano alle soglie, ma nessuno, là dentro, sembrava aver mai visto quello strano individuo. Nel frattempo, Mokuba, mi aveva raggiunta tirando con insistenza la manica del cappotto, così, poco dopo, decidemmo di tornare sui nostri passi, diretti verso casa.

-Avete scoperto qualcosa di interessante?- mi domandò.

Ripensavo ancora alle parole dello sconosciuto: “-...non lasciatevi trarre in inganno dai bagliori dell’ignoto-”.

-Allora, miss?-;

-Io..!-. Un lampo attraversò la mia mente facendomi rivivere per pochissimi istanti, gli intensi e angoscianti momenti dell’incontro con la misteriosa entità, avvenuta alcune notti prima. Come avevo potuto non pensarci prima?! Se quella nuova ipotesi, che si faceva sempre più nitida nella mia mente, era esatta..allora, avevo sempre avuto la soluzione fra le mani fin dal primo momento! Che sciocca!

-Sì, certamente! Credo di potermi definire più che soddisfatta per oggi!-esclamai sotto il suo sguardo interrogativo.

-Il curatore del museo mi ha riferito che tra breve esporranno nuovi reperti giunti dall’Egitto. Mi pare dopo Capodanno-;

-Allora credo sia il caso di tornarci, cosa ne dici?-;

-Solo per quattro gelati- replicò lui, categorico, poi sorrise -Chiaramente due ciascuno!-;

-Vedo che impari in fretta, piccolo Kaiba!-.


Rincasammo un’ora più tardi, alle 18.30 in punto. L’aria della sera si era fatta tagliente e l’oscurità, pian piano, aveva avvolto l’intera città cancellando dai marciapiedi i raggi aranciati del sole e le sue ombre cupe e surreali. Mentre gli alani James e Radcliffe salutavano affettuosamente il loro padroncino sulla soglia, Anzu mi pregò di recarmi nel salone principale, dove il signorino Yami aveva ricevuto la visita di un illustre ospite, giunto pochi giorni prima da Parigi, e che desiderava farmi conoscere.

-Ma dove siete stata fin’ora, miss? Venite, voglio presentarvi il signor Frederick- mi disse, conducendomi verso il distinto personaggio.

-Perdonatemi Yami. Io ed il piccolo Mokuba abbiamo deciso di fare quattro passi ed abbiamo perso la cognizione del tempo! Signore..- salutai facendo un lieve inchino col capo, mentre l’ospite mi baciava la mano.

-Miss, lui è Charles Frederick Worth: il miglior sarto del secolo!- lo presentò il mio paziente, con una punta di fierezza nella voce.

Wo..!? Quel Worth? Il sarto personale dell’imperatrice Eugenia e di Alessandra di Galles?!

-Oh cielo! E’ un grande onore fare la vostra conoscenza, signore!-;

-Lo è altrettanto per me, signorina. Tuttavia, devo ammettere che come al solito, il mio cliente ama impreziosire eccessivamente le mie umili doti-;

-Oh Frederick, che dite? Non le meritate dopo i vostri numerosissimi successi a Parigi?-.

Ero concorde anch’io nell’affermare che i suoi meriti fossero molteplici (non per quanto riguardava quelle assurde ed impossibili crinoline di metà secolo, ma dovevo ammettere che da quando aveva introdotto la tournure, le mie fatiche per attraversare le porte di casa si erano visibilmente ridotte!). Era un personaggio di grande umiltà, nonostante gli ambienti aristocratici in cui aveva lavorato, e mi bastò passarci pochi minuti assieme per comprenderlo appieno.

-Non appena ho ricevuto notizia del suo arrivo a Londra ho fatto di tutto pur di averlo qui con noi! Sapete miss, desidero che Frederick si occupi degli abiti per la festa di capodanno degli Schrider!- mi spiegò il signorino Yami.

Sorrisi, gustando il mio buon thè caldo: -Che lieta notizia! Dev’essere un onore e un privilegio sfoggiare uno dei vostri abiti- dissi, immaginando quel poco che avrei potuto permettermi coi miei magri risparmi.

Il Dottor Yami ghignò divertito e fece cenno al sarto di mostrarmi alcuni modelli tratti dalle più illustri e specializzate riviste di moda parigina.

-Mi hanno riferito che Parigi, quest'estate, è stata il trionfo dei broccati di seta e delle tinte pastello, Frederik. Un ritorno allo sfavillante mondo delle corti settecentesche!- commentò il mio paziente, compiaciuto -La Francia è un immenso carnevale di colori, quest'anno, e non sembra esserci paese che intenda sottrarsi alle sue novità, ma nonostante questo, non ho potuto fare a meno di notare che gli unici a non essersi gettati nelle danze siamo noi inglesi..-;

-Già.- assentì l'anziano, servendosi del brandy -Personalmente, mi auguro di riuscire a sdoganare presto quest'infinito lutto, così a lungo ostentato dalla nostra beneamata regina per il suo Alberto. Ha intristito molto il paese, e non solo spiritualmente, purtroppo. Da quando sono giunto, mi vengono commissionati solo abiti luttuosi e di tristi tinte. Siamo più neri e cupi degli olandesi, negli ultimi anni. Un vero peccato-.

-E' comune ad ogni epoca, riservarsi una tetra annata.- intervenni pacatamente -In questo non siamo certo gli unici. Ad ogni modo, trovo che questi abiti siano davvero molto belli, signor Worth- ammisi alzando lo sguardo verso i due; anche se dubitavo fortemente che la mia povera vita, un giorno, avrebbe accettato di raggiungere la microscopica circonferenza di 45/50 centimetri, come dettava la moda del tempo; nonostante la mia corporatura fosse predisposta all'adattamento di tale misura, mi ero sempre, categoricamente rifiutata di imporla alla mia povera cassa toracica fin dall'adolescenza! Il risultato era visibile: ero rimasta più 'in carne', in quel punto, rispetto a molte mie coetanee, ma ero decisamente meno asmatica e deformata, al loro confronto!

-Ah, eccolo!-esclamò il ragazzo accanto a me, indicando un meraviglioso modello ornato di preziosi, minuziosamente posizionati sugli orli di gonna e corsetto -Questo in taffetà, Frederick!- disse, mentre l’anziano annuiva concorde, -Inizialmente avevo pensato a quello lavanda, ma credo che quest'altro si adatti perfettamente alla sua carnagione! Sì, è perfetto!-;

-Perfetto, già! - assentii -..per chi?- chiesi terminando la mia bevanda.

-Per voi!- risposero all’unisono, i due, alzando gli occhi su di me.

-SPUUUT!!!-;

-Ma certo. Il cremisi e le passamanerie d'oro sono assolutamente perfette, e poi guardate questi diamanti!-osservò Yami, entusiasta -Sono un incanto!-;

-Pr-Pre (coff!) PER ME?! M-ma..(coff!) ma veramente io..!-;

-Con qualche piccola modifica sarebbe perfetto, non credete?-domandò il giovane.

-Ma certo! Si possono apportare tutte le modifiche che desidera, ovviamente!- assentì il sarto.

-Y-Yami non credo sia il c-caso di..non potrei mai..!- balbettai agitata, rischiando di disintegrare l’intero servizio da thè sul pavimento. Buon Dio! Un abito simile non l’avrei potuto pagare neanche lavorando fino alla morte! In compenso, un solo frammento di quei diamanti, mi avrebbe assicurato parecchi anni di stabilità finanziaria!

-Non dite altro!- mi interruppe il mio paziente, con tono che non ammetteva repliche -Lo meritate per tutto ciò che state facendo per me. Vi prego di considerarlo un regalo da parte mia! E poi è Natale!-esclamò lanciando un sorrisone al signor Worth -Dobbiamo brindare! (Peccato non avere con noi Maximillian!)-;

-Mi trovate pienamente concorde, Yami-;

-Non posso accettarlo!-esclamai -Quello che sto facendo per voi non eguaglierà mai un simile dono! Vi prego, non mettetemi in difficoltà- mormorai posando il bicchiere di vino che mi avevano messo fra le mani.

Il mio cliente ed il suo ospite si fissarono taciturni e posarono i loro calici.

-Frederick, per piacere, ci lascereste soli un istante?-.

Rimasi seduta, immobile e fortemente a disagio, stringendo fra le mani un lembo della lunga gonna di spesso velluto, quando la mano del ragazzo si posò sulla mia, stringendola, ed il suo volto si specchiò nei miei occhi.

-Miss, perdonatemi se col mio comportamento vi ho messa a disagio- sussurrò dispiaciuto.

-Non scusatevi di nulla, Yami. Il fatto è che non credo di meritare simili attenzioni da parte vostra. Siete già stato così gentile a concedermi la vostra fiducia offrendomi, oltretutto, un posto qui con la vostra famiglia! Per me questo è già il più bel dono del mondo. Quello che state facendo per me non è minimamente paragonabile a quanto io sto facendo per voi, per questo non voglio accettare altro!-;

-Ditemi, miss, a voi sembra così poco quello che state facendo per me?-;

-Oh, terribilmente poco, sì!-;

-Non è così, sappiatelo. L’unico che non potrà mai ripagarvi del tutto sono io. Nulla potrà mai compensare il vostro impegno, la vostra dedizione e soprattutto la vostra amicizia. Sono io l’unico ad essere in debito; fin dal primo momento, voi avete creduto in me, in quello che vi raccontavo; vi siete gettata a capofitto nella risoluzione di questo caso rischiando anche parecchio, come qualche notte fa! Anche se a voi sembrerà il contrario, quello che mi state dando è un grande aiuto. Voi siete diversa dagli altri, perché da subito mi avete lasciato ad intendere che non ero solo. Mi capite, ora?- chiese asciugando le lacrime che avevano completamente inumidito il mio viso -Non dovrete sentirvi a disagio per nulla fino a quando sarete qui con noi. Tutto ciò che avrete sarà perché ve lo sarete meritato, chiaro?-.

Annuii commossa, tra i singhiozzi, ed alzai l’indice per prendere parola: -E s-sia, però senza esagerare.-biascicai imbarazzata.

-Senza esagerare- promise il giovane Yami, assentendo dolcemente -Dunque, accetterete il mio dono?- domandò cercando il mio sguardo.

-Vi imploro, non con quegli occhi..!- soffiai piacevolmente agitata.

-Vi prego, miss..-sussurrò lui.

-Glom!...l-lo desidererei più accollato e..senza tutti quei diamanti! Sapete, mi ricordano il lampadario di cristalli che la zia Agatha teneva in casa.- ammisi. Lui mi guardò sorpreso poi scoppiò in una fragorosa risata.

Il signor Worth ci lasciò poco prima di cena, dopo che terminai di elencargli le modifiche al mio abito che prevedevano un consistente innalzamento del decolté, la diminuzione delle preziose passamanerie di diamanti e la notevole riduzione del famoso e scomodo fondo schiena, da parte della sotto struttura (il signor Worth aveva già in mente di ridurre nuovamente la dimensione del pouff e ne approfittò per presentare questa nuova foggia d’abito su di me) in maniera da permettermi, non solo i basilari movimenti e la possibilità di sedermi comodamente quando l’avessi desiderato, ma anche di tenermi pronta ad ogni evenienza; ovviamente scelsi eleganti ma essenziali gioielli e comode scarpe con tacco a rocchetto.

-Siete soddisfatta, miss?-;

-Decisamente, signor Worth. Vi ringrazio per la vostra disponibilità-;

-Mi metterò immediatamente al lavoro. Rimanete sempre disponibili per le prove, Yami-;

-Certamente Frederick. Arrivederci-.


-Per le prove?! Yami! Cosa ti è venuto in mente?!-esclamò il signor Seto, alla notizia di quella visita inaspettata -Con tutto quel che ho da fare, dovrei anche trovare il tempo per le prove dell’abito?!-;

-Caro, cosa c’è di male nel farsi fare gli abiti da Frederick? Sarebbe stato sciocco lasciarsi sfuggire una simile occasione. Avresti dovuto vedere che meraviglia il modello scelto dalla nostra ospite!-disse il signorino Yami, al ché l’intera famiglia puntò gli sguardi sulla mia persona.

-Sì bé, ecco io..!-;

-Davvero? Sono tremendamente impaziente di vedervelo indosso, miss!- ammise Maximillian, solare come al solito -Sarà un onore farvi da cavaliere!-;

-Siete troppo buono signor Pegasus, e ditemi: ci sono novità sulla rapina avvenuta alla banca?- domandai imbarazzata, tergiversando.

-Oh, sì. Ho letto qualche pezzo dell’articolo sul ‘Times’!- scattò nonno Simon, alzando la pipa fumante -Un brutto colpo alle tasche della vecchia Londra. Non ci voleva proprio!-;

-E’ così- annuì Pegasus -Tutto il caveau è stato completamente ripulito, ed il nostro ladruncolo volatilizzato col malloppo- spiegò.

Sussultai, ma fu il giovane Yugi a precedermi: -Come, Maximillian? Intendete dire che il misfatto è stato organizzato e compiuto da un solo uomo?- domandò incredulo quanto me.

-E’ stato rinvenuto nel caveau un bizzarro messaggio in caratteri geroglifici. Ecco, osservate. Li ho copiati prima di lasciare l’edificio- disse l’americano, porgendoci il suo taccuino.

Ci sporgemmo tutti verso il foglietto, esaminandolo, anche se era più che palese la nostra ignoranza al riguardo; non vedevamo altro che una massa di uccelli, braccia, linee e variopinti occhietti stilizzati che parevano scrutarci a loro volta!

-Cosa dice?- chiese Mokuba, innalzandosi nel limite della sua altezza, verso lo scritto.

-“Per un nuovo e proficuo inizio-.

Il silenzio si estese per l’intero salotto, e gli occupanti, me compresa, si voltarono verso il signorino Yami a bocca spalancata, mentre Maximillian tornava a fissare i caratteri, stupefatto.

-Yami-boy, da quando leggete i geroglifici?-.

Il mio paziente rimase compostamente seduto sul divano, accanto a me e al piccolo Kaiba, torturandosi le labbra con aria confusa: -Ehm, non saprei. Mi è venuto spontaneo!- ammise a disagio.

-E’ assurdo!- lo interruppe il signor Seto, alzandosi allarmato dalla poltrona, e strappando il blocchetto dalle mani del collega -Pegasus, dove hai scritto la traduzione?-;

-Non ho scritto la traduzione, Kaiba-boy!- rivelò l’uomo, stupito quanto noi -Non ne ho bisogno, lo sai bene-;

-E come spieghi che l’abbia saputo leggere? Yami non sa leggere queste scritte!-;

-Bé, ora lo sa fare- sussurrò enigmatico il signor Simon, portandosi la pipa fra le labbra e lasciandoci nuovamente basiti -Probabilmente avrà riconosciuto qualche geroglifico. Capita. Non è la prima volta che ne vede uno!-;

-Hm- brontolò il moro, per nulla convinto, fissando il giovane consorte fattosi improvvisamente silenzioso ed inespressivo. Lo notai anch’io e decisi di sorvolare l’argomento; cominciava ad essermi fin troppo chiaro il motivo di quella nuova ‘abilità’.

-Signori, il nostro ladro ha un nome?- chiesi riconsegnando il taccuino all’americano, che mi lanciò un’occhiata di gratitudine.

-Hm bé...-mormorò vago il signor Kaiba, cercando di sviare i nostri sguardi -All’incirca. Insomma, solo una persona può causare un tale disastro.-.

Yami sembrò scuotersi dal suo improvviso silenzio ed alzò gli occhi sul fidanzato: -Seto non sarà..!-;

-Sì, Yami. Desolato.- bofonchiò di malavoglia il compagno, tornando a sedersi sulla poltrona e facendosi servire del brandy dal buon Roland.

-Ehm...credo sia il caso di andare a letto- scattò Yugi, alzandosi -Mokuba, andiamo-;

-Ma voglio sapere!- protestò il bambino, contrariato.

-Fai come dice Yugi, ragazzo- intervenne nonno Simon categorico -E’ piuttosto tardi-;

-Il nonno ha ragione. Anche io sono molto stanco. Mi unirò a voi. Seto?- disse il mio paziente alzandosi e attendendo il giovane sulla soglia.

-Vai, ti raggiungo subito- rispose quello.

-Buona notte a tutti-;

-Buona notte, Yami-.

Guardai il signor Pegasus, che inarcò le chiare sopracciglia con aria interrogativa, evidentemente all’oscuro quanto me, circa quelle strane reazioni.

-C’è forse qualcosa di cui dovremmo essere messi al corrente, Kaiba-boy?- domandò discreto.

-Per Yami è una brutta storia, quella- rispose il signor Simon, scuotendo il capo.

-Cosa volete dire? Yami conosce quel personaggio?- bisbigliai, nella speranza di ottenere qualche chiarimento.

Il volto del signor Seto rimase impassibile, le labbra immobili posate sul bordo del bicchiere di liquore, e gli occhi zaffiro assorti ed inespressivi, persi in chissà quale sconosciuta meditazione. L’anziano Simon gli lanciò un’occhiata e, passandosi una mano fra i capelli grigi, riaccese la pipa e nuovi anelli di fumo tornarono ad innalzarsi verso il soffitto decorato.

-Brutta storia, brutta storia...- ripeté più volte -Quel ragazzo, il ladro intendo, era il più caro amico dei miei nipoti-;

-Cosa?!-esclamammo io ed il signor Maximillian, sorpresi.

-Ve l’assicuro. L’ho visto crescere assieme ai miei ragazzi tra giochi e risate. I membri della sua famiglia erano i più cari amici che avessimo mai avuto e vivevano nella villa all’inizio del viale. Lui si chiamava Ryou Bakura ed era un bambino gracile e molto sensibile, sempre gentile con gli altri e così ben educato.- raccontò con nostalgia, percorrendo con lo sguardo le pareti della stanza.

-E cosa gli accadde? Perché cambiò?-domandai fissando gli anelli di fumo uscire dalla pipa e svanire uno dentro l’altro, con inquietante e millimetrica precisione.

-Mah, chi lo sa! Cambiò, punto e basta. Suo padre era una sorta di avventuriero: viaggiava molto ed un giorno tornò a casa in occasione del decimo compleanno del bambino. Ricordo che fu nel giro di poche settimane a partire da quel preciso avvenimento che il piccoletto cominciò a cambiare radicalmente. In seguito avvenne quel fattaccio nella casa dei Bakura, alcuni anni dopo-.

L’occhio del signor Pegasus ebbe un fremito: -State forse riferendovi al delitto avvenuto qualche anno fa?-;

-Esattamente.-;

-Delitto?- ripetei guardandoli.

-I genitori di Ryou vennero trovati privi di vita dentro la casa, in quanto al giovane, sembrava svanito nel nulla, finché un giorno non cominciammo a sentir parlare di lui attraverso i giornali. Era diventato uno dei malviventi più ricercati e pericolosi di tutta l’isola.-.

-Se ne sentì parlare parecchio anche in America.- assentì l'azionista, in un sussurro -E neppure laggiù si risparmiò-.

Rimasi agghiacciata da quella storia. Un simile e radicale cambiamento in un bimbo così sensibile e buono! Quanti orribili misteri avvolgevano, ancor oggi, l’incomprensibile psiche umana.

-Per Yugi, Joey e soprattutto per Yami, fu un duro colpo. Non volevano credere che il loro più caro compagno di giochi fosse divenuto un simile criminale.-;

-Non ne dubito- bisbigliai rabbrividendo -Dev’essere stato terribile, però..com’è possibile che questo Bakura sia riuscito in una simile impresa?-;

-Personalmente preferisco non pormi questa domanda. Col tempo la sua immagine venne accostata a quella di un demonio in terra, chissà, probabilmente opera con spiriti maligni e quant’altro! Così si dice in giro- spiegò l’anziano stiracchiandosi.

-Sono solo un mucchio di idiozie.-intervenne il signor Kaiba, facendoci trasalire -Col tempo avrà formato una qualche banda di criminali pazzi quanto lui, tutto qua! Credere a storielle di spiriti malvagi è semplicemente sintomo d’instabilità mentale-.

-Le persone non possono essere definite mentalmente instabili per il semplice fatto che credano o no a simili manifestazioni, signore.- replicai, accettando con piacere un bicchiere di vino dal signor Pegasus -La città diverrebbe un grande manicomio a cielo aperto. Parecchie persone si dichiarano apertamente superstiziose e non per questo i loro ragionamenti lasciano a desiderare-;

-Ottima riflessione- si complimentò il signor Simon -Ed ora direi di andare a riposare. Domani il piccoletto vorrà metter mano fra gli addobbi natalizi, in solaio, e dovremo essere tutti pronti ad aiutarlo!-.


-Miss, Yami-boy mi ha riferito del suo strano sogno- disse il signor Pegasus, mentre ci dirigevamo verso le nostre stanze -Immagino ne sarete al corrente-;

-Sì, e comincio a nutrire l’assoluta certezza che abbiamo a che fare con un’entità millenaria giunta fin qui dall’Antico Egitto. Il nostro faraone non teme tutti gli animali: teme i gatti in quanto essi, anticamente, erano posti a guardia dell’oltretomba.-;

-Chiaro!- assentì l’americano -Trovo curioso come negli ultimi tempi ricorrano spesso fatti riconducibili a quest’antica civiltà, non credete?-;

-Già. Strane coincidenze. Tuttavia, al momento, non mi sento di avanzare ipotesi affrettate sul caso. Certo, negli ultimi giorni sembra essersi calmato, ma non credo sia da considerare un fatto positivo; poc’anzi avete visto anche voi cos’è stato in grado di fare. E’ come se cercasse un’altra via, più discreta, per manifestarsi. Occhi aperti e teniamoci pronti a qualsiasi evenienza- sussurrai.

-E sia. Vedremo come si svilupperà tutta la faccenda-.

-E poi, un'altra cosa..-dissi prima di aprire la porta della mia stanza -Voi leggete i geroglifici?-;

L'americano si voltò verso di me, sorridendo e alzando le spalle: -In gioventù ho avuto modo di trascorrere un breve soggiorno in Egitto e di assistere ad alcuni scavi sul posto. Miss, credo di potermi fieramente definire uno di quei rari turisti americani che si recano in paesi stranieri per apprendere, e non solo per riempire i bagagli di souvenir-.

-Lodevole da parte vostra, signore.- sorrisi, prima di rientrare.


Dopo essersi ritirato nelle sue stanze, Yami non smise un solo istante di fissare la cerea luna risplendere nell'oscurità, e rigettare i suoi pallidi raggi sull'ampio tappeto, attorno a lui.

-Yami, dormi?-.

-Non credo che riuscirò a chiudere occhio questa notte- ammise il giovane, seduto fra le coperte. Seto entrò nella camera, e dopo essersi chiuso silenziosamente la porta alle spalle, si avvicinò prendendo posto accanto a lui.

-Devi dormire invece. Ne hai bisogno- disse passandogli la mano affusolata fra i capelli.

-Non ci riesco. Da tempo non lo ritrovavo più nei miei sogni, ma ora..ora tornerà sicuramente!- sussurrò flebilmente il piccolo, voltandosi e accostandosi al petto del suo fidanzato - Seto, rimani qui con me stanotte-.

Gli occhi seri e profondi del giovane si socchiusero, quando avvenne il tenero contatto fra le loro labbra, e tra dolci parole sussurrate al chiaro di luna e tenere carezze, entrambe si lasciarono andare al tepore di quelle candide lenzuola.

Continua...

Salve a tutti! ^^

Prima di chiudere, desidero utilizzare questo spazio per informarvi (a scanso di equivoci) che: Charles Frederick Worth (1825-1895), il personaggio che avete conosciuto in questo capitolo, è realmente esistito. Per farla breve, fu il sarto più famoso e conosciuto di tutto l'ottocento! Definito il 'padre della “Haute Couture”, negli anni '60 del secolo, portò al pieno sviluppo le famosissime sotto strutture dette crinoline e più tardi fu anche “papà” della tournure; inoltre, per aggiungere una chicca: fu sua l’idea di far sfilare i suoi abiti in anticipo rispetto alla stagione, ad apporre l’etichetta con la sua griffe all’interno degli abiti e ad utilizzare delle indossatrici per presentare i suoi modelli! Insomma, come avrete capito, non sono novità attuali, queste! Bene, direi che mi sono fatta prendere abbastanza dalla Tension per oggi! Chiedo venia, ma ho ritenuto fosse meglio informarvi! (E' la prima volta che uso lo spazio finale per dire qualcosa di intelligente..) Per togliervi qualsiasi dubbio ed avere una qualunque delucidazione al riguardo, moi son qui! ^__^ E dopo questa brevissima lezione di storia del costume..

Ringraziamenti:

Tayr Soranance: Sì già, Yamìn a letto...con la camicia da notte di mussolina e cotone, come usavano un tempo gli uomini...o.o///...no, aspetta. XD Ciò vuol dire che anche Seto (O_O||| NdSeto) DORME CON UNA CAMICIA DA NOTTE!!! Wooooooooh, CHE RIDERE!...nuuu, questa notte avrò gli incubi!!! Ma siamo seri: eh sì, la nostra psicologa-detective non si lascia turbare dagli abbai di quel mastino...anche se in realtà lo teme molto, come tutti del resto! u_u Ah, prima che me ne dimentichi, vorrei approfittare di questo spazio per correggermi di una burla che ho commesso nello scorso capitolo: la seconda frasuccia che amo e adoro è la seguente (ed era presente nel sesto capitolo e non in questo! Pardon!): -Seto Kaiba. Fama e latrati vi precedono come sempre. E’ da parecchio che non ci si ritrova- mormorò austero -Immagino abbiate saputo-; -Proprio in questo momento, commissario! Ebbene, siete giunti a capo della cosa o Scotland Yard si presenta solo per sfoggiare le nuove uniformi di fronte ai giornalisti?-. Meraviglia. Non so perché ma ne vado stranamente fiera o.o Mah! Mistero! Ecco riparato l'errore. *_* Comunque sì, il pezzo che hai citato ha sciolto anche me. Letteralmente.

Jessica Hale: Noto con piacere che codesta 'cosa' ('Cosa', ossia: fanfiction) ti aggrada. (Ma come parla, oggi, l'Autrice?) Grazie infinite! Vedremo presto l'entrata in scena del grande Ladro Bakura!

Soe Mame: allora...comincio col comunicarti che le industrie farmaceutiche stanno lavorando con impegno, per creare un farmaco adatto alla nevrastenia psicotica del signor Kaiba: il “Setopanolo” XDD Secondo: spero che 'la scusa' per non fare qualcosa ti sia presto utile^^ ! Terzo: lo zio Peggy sa leggere i geroglifici...ebbene sì! Come vedi, casualmente, in questo chappy, hai avuto la risposta che cercavi! Quarto: seduta d'ipnosi. Sempre più vicina! Non la perdere...non sarà una cosa ECCEZIONALE, ma piuttosto, come mi disse una volta Tayr: da cardiopalmo. O una cosa simile!^^! Hm, Akunadin versione poliziotto? Mah, non credo sarà mai possibile! Lietissima che anche quest'ennesimo 'sclero' ti sia piaciuto! ('Sclero', ossia: capitolo. D'altronde, Tiziano chiamava le sue opere 'Poesie', dunque io chiamo i miei capitoli 'sclero' e la mia fanfic 'cosa'! u___u ) Le tue recensioni sono sempre graditissime! ^_^

A presto con l'ottavo capitolo!

+AliceWonderland+






  
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