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Autore: _Ella_    31/08/2010    6 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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3, 2, 1

Finalmente era cominciata la scuola, non ne poteva più di Reno, almeno adesso l’avrebbe lasciato in pace. Si alzò come suo solito di malavoglia, inciampando nelle coperte e trascinandosi fino al bagno, bussando ed urlando a sua sorella di muoversi. Da quando aveva saputo quella storia, sperava sempre che lei non ricordasse nulla. Prese la cartella, l’anno prossimo avrebbe dovuto ricomprarla, era praticamente sfasciata e non sapeva come aveva fatto a ridurla in quello stato, con le cose della scuola era parecchio ordinato. Bhè, solo con i libri in effetti, anche l’astuccio era bucato e perdeva spesso le penne. Lo chiamarono l’ennesima volta e scese di corsa dalle scale, quasi inciampando nella sciarpa che – non sapeva perché dato che passava minuti ad aggiustarla – si trovava sempre con un lato lunghissimo; Riku diceva che ci inciampava perché era basso, come se l’albino fosse altissimo! Saltellando prese il cappello da sopra l’attaccapanni, se lo infilò in testa senza nemmeno notare che era al rovescio e corse in macchina, dove Sora e Naminè lo aspettavano. La ragazza gli sorrise, tirandogli il cappello da testa, mettendoglielo bene
-Non sei capace nemmeno di metterti un cappello- ridacchiò, facendolo sbuffare -Stai davvero bene fratellino, quanto sei figo col cappello!-
-Ma smettila-
-Perché? Solo Axel può farteli i complimenti?- scherzò Sora, e lui arrossì inevitabilmente, ricevendo altre prese in giro che cercò di ignorare.
Arrivarono fuori la scuola dieci minuti prima che suonasse la campanella, si bloccò sul marciapiede: Marluxia. Con tutto quello che era successo sel’era scordato! La voce di Demyx lo riscosse e raggiunse il gruppetto, salutando il suo ragazzo con un bacio.
-Sei una favola col cappello-
Promemoria: non mettere mai più il cappello. Ricevere complimenti lo imbarazzava sempre un po’. Ringraziò mugugnando le parole, accomodandosi meglio sul muretto, cominciando poi a dondolare le gambe
-Funghetto, avevamo intenzione di organizzare una festa, sei dei nostri?-
-Certo, Xaldin. Di che si tratta?- tanto non avrebbe potuto dire di no
-Niente di che, stiamo tra di noi, facciamo qualche gioco… tanto per passare il tempo. Facciamo sabato-
-Va bene, dove?-
-A casa mia, ovviamente!- esclamò Demyx -Io sono ancora il Notturno Melodico! Poi la settimana prossima organizzo una festa con tutta la scuola, mi hanno fatto notare che è da un po’ che non ne faccio- spiegò, sorridendo raggiante
-Che ore?- fece Sora, scalpitando impaziente quanto l’organizzatore
-Prima possibile, più stiamo insieme e più ci divertiamo!- commentò Xigbar, dando una pacca sulla schiena al Feroce Lanciere, che lo spinse, facendolo sprofondare nella neve, scatenando le risate.
Suonò la campanella, era cominciata definitivamente la scuola. Sbuffando si avviò verso la classe, notando che da quando se la faceva con Axel e la combriccola aveva cominciato ad odiare lo studio, o perlomeno a considerarlo un po’ scocciante, dopotutto ora preferiva stare in compagnia che rinchiudersi in camera a studiare e a leggere.
Come al solito però quelle ore volavano, tra un interrogazione, le risate e qualche figuraccia che faceva il suo gemello; erano cose giornaliere. Doveva andare a casa del suo ragazzo quel pomeriggio, gli aveva promesso di raggiungerlo dopo i compiti, quindi era d’obbligo fare velocemente qualcosina e dire a Naminè che avrebbe copiato da lei il resto una volta tornato a casa. Quella giornata era cominciata proprio bene! Niente Marluxia che lo infastidiva, nessuna chiamata da parte di Reno che voleva fargli fare qualcosa – una commissione o rimettere a posto tutte le lettere nei libri – e per di più tra una settimana doveva andare ad una festa. Jeah! Decise di fare quattro passi, quindi non prese il motorino, avviandosi una mezz’oretta prima per andare a casa del suo ragazzo. Era già buio, amava l’inverno anche per quello, si soffermò a guardare il cielo che si oscurava sempre di più, prima di bussare al campanello.
Merda.
-Ciao Reno. Axel?-
-Non c’è-.
Ah…! Hahahaha non c’è! Che spiritoso!
-Non…?! E dov’è andato?-
-Ha detto che tornava tra una ventina di minuti, mi ha detto che saresti arrivato ma sei in anticipo a quanto pare. Vieni pure-.
Non gli piaceva per niente l’aria tranquilla di quell’uomo, nessun sorriso ilare, nessuna battutina sarcastica, nessuna occhiata famelica. Niente di niente. Tentennò, l’idea di stare fuori a congelare non lo attirava ma ancora meno quella di stare da solo con Reno. Si riscosse, entrando e posando il giubbino sull’attaccapanni; fece per salire in camera di Axel, quando il padre lo chiamò, chiedendogli di raggiungerlo. Imprecò dieci volte ad ogni passo che faceva e si accomodò sul divano, mettendosi seduto su una gamba mentre l’altra toccava il tappeto.
-Mi sono un po’ scocciato, avevo detto un mese ma sinceramente non ne posso più di aspettare-, la salivazione gli si azzerò all’istante
-M-ma… non è passata nemmeno una settimana!- fece con voce tremante, lo sapeva che non sarebbe durato molto
-Ora, domani, tra un mese. Che differenza fa? Avresti allungato di più la sofferenza, non credi?-
Sì, ma il fatto è che speravo lo dimenticassi.
Serrò gli occhi, sentendosi sfiorare il volto da Reno. In meno di un mese era riuscito a farsi baciare da Marluxia, Demyx ed ora anche da lui… solo che quest’ultimo era quello che gli faceva quasi schifo. Dovette schiudere le labbra per permettergli di entrare con la lingua nella sua bocca, e ad ogni minuto che passava tremava sempre più dalla paura, dall’orrore. Quei venti minuti sarebbero stati molto, molto lunghi. Troppo lunghi.
Dovette aspettare per qualche minuto Axel in camera sua, almeno ebbe il tempo di sfogarsi, piangendo in silenzio, così avrebbe evitato di fargli capire cos’era appena successo. Ce ne sarebbe voluto di tempo prima di dimenticare quella sensazione di sporco e di umiliazione, prima che passasse del tutto sarebbe successo di nuovo ed ancora. Sperò di non avere gli occhi rossi, non aveva nemmeno la forza di guardarsi allo specchio.
-Angioletto!-.
Axel gli si buttò addosso, stendendolo sopra il letto, baciandolo dolcemente ed accarezzandogli i capelli. Strofinò il naso col suo, facendo sorridere il più piccolo.
-Ti amo- sussurrò e il rosso lo baciò ancora
-Che facciamo?- chiese, giocando col ciondolo del suo ragazzo
-Io sono un po’ stanco a dire il vero- sbadigliò, accucciandosi contro il petto di Axel, incrociando le gambe alle sue
-Allora dormiamo-.
Si staccò un secondo, prendendo le coperte e coprendo entrambi, stando attento che Roxas non avesse la schiena scoperta. Gli baciò la fronte, accarezzandogli la guancia delicatamente
-Roxas?- lo chiamò, ricevendo un mugugno in risposta, ormai il biondo stava per addormentarsi -Se succedesse qualcosa me lo diresti, vero?-, il suo cuore mancò un battito e ringraziò di avere gli occhi chiusi, altrimenti non sarebbe riuscito a guardarlo
-Certo- mentì, prima di addormentarsi definitivamente, accompagnato dagli incubi.
Ormai era arrivato al punto che piangeva la metà del tempo, la maggior parte di notte e si ritrovava sempre nel letto di Sora la mattina. Ringraziava solo che non gli avesse chiesto niente, in quelle notti, ringraziava che quello stesso pomeriggio, quando era arrivato a casa, non gli avesse chiesto perché si era chiuso in bagno a piangere per un ora e mezza. Piangeva perché si sentiva sporco, si faceva schifo anche perché era un maledetto bugiardo, perché riusciva a sorridere avanti al suo ragazzo per non farlo preoccupare, ma prima o poi Axel avrebbe capito. Avrebbe capito che lo baciava per farsi perdonare, per togliersi dalla bocca il sapore di Reno. Presto avrebbero capito che faceva la puttana, che per salvare il suo ragazzo e il suo migliore amico si vendeva. Dio ha voluto davvero, questa volta.
Finalmente era arrivato il finesettimana, Terra accompagnò lui, Sora e Riku a casa di Demyx, poi ci avrebbe pensato lo stesso Notturno Melodico ad accompagnarli o Xaldin, ma era più probabile che dormissero lì, avrebbero sicuramente bevuto. Dopo ore passate a cantare a squarciagola canzoni improponibili della serie “Sono un fan sfegatato dei cartoni Disney”, mangiucchiato schifezze e riso alle battute idiote di chi capitava, si organizzarono per un gioco. Si sedettero a cerchio, scrissero cinque domande a testa – molto personali – e le infilarono in un ampolla. A turno avrebbero dovuto rispondere ad ognuna delle quarantacinque domande e, se non avessero avuto il coraggio di rispondere, la penitenza sarebbe stata ingollare un bicchiere di grappa al cioccolato. Roxas era un po’ restio nel giocare, si era promesso di non bere mai più ma alla fine aveva accettato, era solo un gioco, dopotutto. Dopo la decima domanda a cui non aveva risposto, era completamente partito, se fosse stato in sé si sarebbe cominciato a preoccupare, perché quando era ubriaco diceva qualsiasi cosa.
-Funghetto, tocca a te pescare!- lo incitò Xaldin, ridacchiando; lui, Axel, Demyx e Riku erano gli unici sobri, Xigbar era ubriaco solo perché aveva voluto bere, dopotutto aveva risposto a tutte le domande.
-Ma che razza di domanda è?!- esclamò -“Una persona che non avresti mai pensato di baciare”?!- gli altri risero, poi gli toccò rispondere -Ma mi vergogno!-
-Su, avanti, non farti pregare- lo incitò Axel, curioso all’inverosimile; Roxas ci pensò su per un po’, la testa gli girava parecchio e la salivazione era accelerata, sbiancò
-Axel, devo vomitare-
-Eccolo che ricomincia!- esclamò il rosso prendendolo in braccio per portarlo in bagno.
Quando si sentì meglio, il più grande gli bagnò leggermente la fronte con una pezza umida e gli passò una mano nei capelli, appiccicati dal sudore. Si sentiva così stanco, si staccò dal muro, poggiando la testa al suo petto.
-Mi sento molto una mammina- ridacchiò Axel, coccolandolo
-Tu mi ami?- chiese, la voce incrinata e poco dopo scoppiò a piangere; l’altro roteò gli occhi
-Sei prevedibile, hai sempre la stessa reazione all’alcool- disse, più a sé stesso -Sì, ti amo tantissimo, angioletto-
-Mi dispiace- singhiozzò -Ma era l’unico modo… altrimenti sareste stati in mezzo ai casini, io amo solo te, credimi-
-Roxas, di che stai parlando?- chiese ma non ci fu risposta, solo un singhiozzo più forte; il biondo si calmò dopo qualche minuto e lo fissò negli occhi
-Ti ho detto una bugia, non ti ho mai detto niente di quello che è successo. Ed ora ho da confessarti due segreti- borbottò -Una decina di giorni fa, quando sei ritornato, io e Demyx ci siamo baciati- Axel tremò leggermente, di stizza
-Poi?-
-Il pomeriggio del primo giorno di scuola, sono andato a letto con tuo padre-
-Che cazzo stai dicendo?!- si alzò, tirandolo in piedi, una mano che gli teneva il gomito, l’altra che era a tenergli il viso per costringerlo a guardarlo.
Bussarono alla porta del bagno, forse aveva urlato un po’ troppo. Il rosso aprì la porta di botto, fulminando Demyx che rimase sconcertato, poi tirò verso di sé il suo ragazzo e glielo spinse contro.
-Bacialo avanti ai miei occhi se hai il coraggio- sibilò a denti stretti e il Notturno Melodico strinse Roxas, il corpo scosso dai tremiti
-Non è come credi, non capiresti-
-Io mi fidavo di te!- urlò, non riuscendo più a trattenersi -Ora però non ho tempo per questo- scese le scale e poco dopo sentirono la porta sbattere.
-Lo uccide…- sussurrò Roxas, stringendo la maglietta di Demyx che capì a chi si stesse riferendo
-Xaldin seguilo, quello farà sicuramente qualche cazzata- il metallaro annuì facendo come detto, Riku e Xigbar lo seguirono a ruota.
Era ancora stretto a lui quando si sentì prendere in braccio e posare sul letto di camera sua. Demyx gli si sedette accanto, squadrandolo.
-Che hai fatto?-
-Dovevo dirglielo, non potevo più mentirgli-
-Non sto parlando del… di quello che è successo tra noi. Reno, che ti ha costretto a fare?-
Entrò Sora, portando una scatola di fazzolettini e un aspirina che gli avrebbe alleviato il mal di testa, poi si avvicinò al suo gemello, che lo guardava come ad implorare perdono.
-Non volevo farti preoccupare- sussurrò, chiudendo gli occhi
-Ora mi dici che cos’è successo… ho sopportato abbastanza il tuo silenzio-.
Si girò su un fianco, Sora non sapeva nemmeno la metà delle cose che erano successe, non sapeva la storia vera, non sapeva che aveva fatto un patto con Reno per far sì che lasciasse stare Demyx e Axel. Non sapeva niente e lo invidiò, anche lui non avrebbe mai voluto sapere.
-Ho fatto sesso con Reno- soffiò, sentendo il cuore battergli calmo in petto, stranamente calmo, perché era mortalmente preoccupato per Axel, preoccupato per come l’avrebbe presa Reno, preoccupato per cosa avessero pensato di lui -Erano i patti, Demyx-
-Cazzo Roxas!- urlò il Notturno Melodico -Non dovevi!-
-Di che diamine parla?!- fece Sora, isterico, era l’ora che anche lui sapesse, ormai era inutile tenere nascosta la verità.
Non si era mai sentito così inutile, così stupido, non si era mai sentito così male ed in colpa. Ma in fondo, aveva fatto tutto a fin di bene. Era seduto al centro del lettino di Demyx, quest’ultimo gli era a destra, Sora a sinistra che teneva la testa sulla sua spalla. Aspettavano. Erano passati diversi minuti ma dei tre che erano usciti nemmeno l’ombra; aveva detto anche della lettera che Reno gli aveva fatto leggere. Sospirò l’ennesima volta, era stanco di tutto, non c’era una cosa che procedeva in tranquillità. Posò la testa su quella del suo gemello, il musicista si posò invece con la testa sulle sue gambe, era così massacrante aspettare senza poter muovere un dito.
-Sono io la puttanella della situazione, non te ne sei accorto?-
Ormai sen’erano accorti tutti. Si chiedeva come potesse Axel stargli ancora vicino, forse gli faceva pietà.
-È tutta colpa mia-
-No, colpa mia e di Axel che non ti abbiamo imbavagliato e legato per impedirti di ritirare la denuncia. Tu l’hai fatto per noi- guardò gli occhi di Demyx e gli sorrise leggermente
-Vi ho fatto litigare per la prima volta in diciotto anni-
-Sono io che ti ho baciato, tu hai ricambiato solo perché hai capito il motivo che mi ha spinto a farlo. Se tu non l’avessi fatto mi sarei sentito male- rimasero in silenzio, ascoltando la pioggia che aveva cominciato a battere forte contro il vetro.
-Chissà che succede lì fuori- sussurrò Sora, dando voce ai loro pensieri.
Non avevano in coraggio di muoversi, dopotutto era inutile raggiungere Axel e gli altri tre, non sarebbero stati capaci di fare niente di buono… Poi non c’era da preoccuparsi, giusto? Roxas si alzò, cercando di guardare fuori la finestra ma vedeva solo buio e pioggia e la luce del lampione dall’altro lato della strada. Non si sentiva un rumore se non lo scrosciare dell’acqua, finché, come un lampo a ciel sereno, si udì l’assordante rumore del colpo di una pistola.

   
 
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