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Autore: MaxT    01/09/2010    8 recensioni
“Non si può fermare l’inverno, ma si può seminare per la primavera”. Adariel Escanor, sesta Luce di Meridian. Questo prequel racconta gli avvenimenti culminati con l’ascesa al potere di Phobos, la lotta di una regina morente per assicurare un futuro al suo mondo e la fuga sulla Terra dei genitori adottivi di Elyon con la predestinata al trono di Meridian.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phobos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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13-Le Guardiane di Kandrakar  
 
Ad personam:
Cara Melisanna, grazie per la tua recensione. Yan Lin è sempre stata un bel personaggio, penso che la stessa Disney si sia pentita di averla relegata nella fortezza, limitando le sue possibilità di interazione con le protagoniste. Sono contento che il gergo magichese di Cedric ti sia sembrato convincente. Spero di vedere finita la tua bella 'Terra magica'.
Cara Silen, grazie per il tuo continuo sostegno. Sì, anche a me fa sorridere quella scena. Scusiamo il povero Vathek per la sua goffaggine, è solo un novizio nei servizi segreti. E poi, non credo che vorranno più affidargli nessun animale più grosso di un chihuaua, d'ora in poi.  Anche a me piace Miriadel, e trovo interessante cercare di immaginare uno scorcio urbano del nostro mondo visto con i suoi occhi e i suoi metri di giudizio.

E ora, ecco una presentazione di questo capitolo, che si svolge subito dopo il precedente. Mancano poche ore alla chiusura della millenaria Muraglia fra i mondi. Sapremo qualcosa di più sul passato di Kandrakar e soprattutto sulla generazione di guardiane che si chiude con Yan Lin. Ho ricostruito questa versione dei fatti che portarono allo sgretolamento del vecchio gruppo, di cui facevano parte anche Kadma, Halinor, Cassidy e soprattutto Nerissa
Su quest'ultima ho portato due versioni, una molto parziale di Phobos e un'altra, più obiettiva, di Yan Lin, testimone oculare di quanto accaduto. 
La mia ipotesi sul fatto che in questo gruppo coesistessero guardiane di età diverse tenta di spiegare perchè nei disegni del fumetto, che ho supposto ambientato sedici anni terrestri dopo questa fiction, Yan Lin appaia avere un'ottantina di anni, e Kadma molti meno. 
La storia della maledizione di Endarno a Nerissa per una sua ultima ribellione (che, in barba a ciò che pensa Phobos, dev'essere stata molto più di un semplice insulto, visto che la Guardiana rinnegata fece in tempo a crearsi una sorta di scettro magico) cerca di spiegare perchè l'aspetto orribile con cui Nerissa esce dal suo sarcofago nel n.16 non assomigli affatto a una versione semplicemente invecchiata della "giovane". E a chi attribuire il dubbio merito di questo sortilegio, se non al potente guardiano della Torre delle Nebbie?

Buona lettura
MaxT

Capitolo 13

Le guardiane di Kandrakar


“Non fate torto alle vostre stesse profezie, Regina. Non le avete sempre dette infallibili? Avete previsto che Elyon sarà la settima Luce di Meridian. Ci resta solo da vedere in che modo ciò si avvererà”.

L'Oracolo di Kandrakar


Meridian, sala del trono

“Idiota!”, tuona Phobos dall’alto del trono al direttore dei suoi servizi segreti, “Ti sei mosso come un sarvak in una bottega di cristalli, finché hai risvegliato quella sonnecchiante congrega di ebeti di Kandrakar dal loro beato letargo fra le nuvole!”.
Cedric, ai piedi della pedana, tenta di mantenere un atteggiamento ossequiosamente dignitoso, ma l’ira di Phobos è qualcosa che si percepisce fino nei visceri. “Altezza, abbiamo seguito i vostri ordini. Ma non si può fare la frittata senza rompere le uova… E poi, in fondo questo impedisce ai transfughi di continuare a uscire o rientrare incontrollati. E quindi…”.
Phobos lo fissa con gli occhi ridotti a due fessure. “Tu non hai idea di cosa c’è in gioco!”.

Dopo aver congedato Cedric, il principe si morde il labbro, serrando i pugni in un gesto di rabbia impotente. Odia sentirsi così limitato, costretto. Odia chinarsi a un’autorità arbitraria che si intromette nel suo diritto di catturare i suoi cittadini che gli si sono ribellati.
In un posto come Meridian è ben difficile mantenere un segreto: la notizia della sua umiliazione filtrerà di sicuro tra i cittadini. Freme pensando che qualcuno possa compiacersi di questa.
Ma quel che, nel lungo temine, peserà di più sarà il non poter accedere alla tecnologia e alla scienza terrestri. Quelle conoscenze che sua madre ha cercato inutilmente a Heatherfield, nel tentativo di prolungare la vita di Adleric,  potrebbero rendersi disponibili nei prossimi decenni. Potrebbero permettere di impiegare i suoi poteri autotaumaturgici a livello subcellulare con tale efficacia da raggiungere una quasi immortalità. Ciò allontanerebbe anche, forse all’infinito, il bisogno di mettere al mondo un successore, e così il suo Regno sarebbe senza fine, il vertice dell’evoluzione del Metamondo e della Dinastia.
E tutto questo dovrebbe saltare perché Kandrakar vuole limitare le interazioni tra i mondi, che ci sono state per milioni di anni prima che la congrega apparisse!?! Senza interazioni, nulla nel Metamondo di oggi, e forse neanche sulla Terra, assomiglierebbe a com’è!

E’la seconda volta che Kandrakar lo umilia: il primo affronto, che gli brucia mai sopito da decenni, è stato ciò che fecero alla sua Nerissa.  Questa era una donna eccezionale: nei pochi mesi del loro legame, lei e Phobos si erano confrontati su ogni aspetto della loro visione del mondo, restando sempre più sorpresi della loro convergenza. Si erano scambiati ogni genere di conoscenza magica, crescendo assieme in esperienza e potere; lei lo aveva erudito sugli Elementi, mentre lui le aveva insegnato molto della magia di Meridian, mettendola in grado di operare con grande efficacia anche con i suoi soli poteri di base.
Ma l’Oracolo mise la parola fine a quell’idillio dal quale sarebbe potuto nascere il nuovo ordine dei mondi; preoccupato che Nerissa diventasse sempre più autonoma da lui, le impose di riconsegnargli il Cuore di Kandrakar.
Lei rifiutò, naturalmente: il legame tra la guardiana e il suo Cuore non poteva essere rotto dall’esterno. Allora quell’uomo, con un rituale stregonesco, convinse lo spirito che animava quell’amuleto a ricusarla. In un confronto drammatico, il Cuore di Kandrakar lasciò le mani di Nerissa per librarsi verso l’Oracolo, che lo ghermì.
Lei fu destituita da Guardiana, ma ormai, grazie a ciò che aveva appreso da Phobos, era divenuta assai potente anche senza quel monile.
Nerissa cercò di convincere quell’altra guardiana che aveva ricevuto il talismano a renderglielo. La cosa degenerò, le due donne lottarono, lei colpì forse troppo forte, non seppe mai spiegare come. Alla fine, quell’altra non si rialzò mai più dal suolo.
Nerissa rimase impietrita: era andata molto al di là delle sue intenzioni.
Non oppose resistenza quando, pochi istanti dopo, le altre guardiane apparvero e la trassero fino alla fortezza di Kandrakar.
Fu condannata a essere sepolta per sempre in un sarcofago di pietra stregata che l’avrebbe mantenuta in una vita peggiore della morte, perso in un deserto di ghiaccio chiamato Groenlandia.
A questa sentenza incredibile lei protestò, gridò, maledisse l’Oracolo e tutta la congrega. Venne trascinata via in catene, sedata con gli incantesimi più potenti.
Insultò anche Endarno, il sommo custode della Torre delle Nebbie, il carcere di Kandrakar. Lui, per spregio, le lanciò una maledizione che distrusse la sua superba bellezza, trasformandola in un mostro così repellente che avrebbe creato disgusto anche in quelli che trascinano la loro esistenza a Meridian bassa, ben al di fuori del palazzo.
Poco prima che lei fosse rinchiusa per sempre nel suo sarcofago, Phobos arrivò sulla Terra ignaro di tutto, e captò con la mente il suo disperato messaggio di addio, pieno di rabbia e di dolore, un momento prima che il coperchio si richiudesse per sempre su di lei.
La cercò disperatamente per soccorrerla, ma fu sconfitto dapprima dall’immensità della Groenlandia, e poi dall’Oracolo di Kandrakar: fattolo scacciare senza ritegno fin a Meridian, quello stregone attivò la Muraglia, una barriera magica che interrompe il portale naturale che collega il Metamondo con la Terra.
Dopo mille tentativi falliti, dovette desistere; per volontà di sua madre, dovette perfino giurare di rinunciare a quella ricerca, e solo allora il passaggio per la Terra fu di nuovo aperto.
E’ questa la gente a cui, ora, gli tocca chinare la testa per la seconda volta.
 

Meridian, appartamento della regina

E’ dal giorno del massacro di piazza Due Lune che la regina è chiusa in se stessa, impermeabile anche ai tentativi di Lidrienel di coinvolgerla in qualche conversazione, di allietarle la giornata con fiori e piccoli pensieri che vanno al di là dei doveri di un’ancella.
Il ronzio di scontento che percepiva affacciandosi sul balcone ora è diventato una cappa di rancore e  paura densi come piombo fuso.
Seduta sul divano, ripensa sempre a quel giorno. Non riesce a credere di avere maledetto suo figlio davanti a tutti: come madre, come regina, non avrebbe mai dovuto neanche pensare parole simili, ma ormai è troppo tardi per ritirarle.
Però le immagini dirette a Phobos, che anche lei ha captato dagli occhi di Cedric, continuano ancora ad amareggiare i suoi giorni e tormentare le sue notti.
Inaspettatamente suona il campanello.
“Chi sarà? Lidrienel…”.
“Subito, Altezza”, risponde lei pronta dalla sua stanzetta, riponendo l’ennesimo romanzetto rosa.
Un attimo dopo l’ancella ritorna, seguita a ruota dal comandante Alborn.
Questo saluta percuotendosi il petto. “Scusate, Altezza. C’è una notizia grave. Ho saputo ora che Kandrakar sta per attivare la muraglia”.
 

Heatherfield, Ye Olde Bookshop

Il gigante azzurrino col soprabito sformato dà un’ultima occhiata al misterioso contenuto della sua valigetta aperta sul tavolo dello scantinato, poi la richiude. “Ho preso tutta l’attrezzatura, lord Cedric. Volete che aspetti anche Toxhorr e Vatris, o parto subito?”.
“Aspettiamoli, Vathek, così…”. Si interrompe, notando uno scintillio in un angolo dello scantinato. “Eccoli, stanno …”.
Si zittisce, stupito: le figure che si materializzano sono Eleanor Brown, con la sua giacca a vento grigia e fucsia, e… nientemeno che la Regina, bardata con un impermeabile teso sul pancione e un cappello alla Humphrey Bogart ispirato a qualche giallo fuori moda.
“Altezza!”, salutano i due agenti con un inchino, “Che sorpresa”.
Cedric butta un’occhiata di disappunto a Eleanor, poi previene un rimprovero: “Altezza, sarei passato da voi tra poco, ma evidentemente il capitano Miriadel mi ha preceduto”.
“Ciao, Cedric. Voglio trattare con Kandrakar. Raggiungerò la guardiana a casa sua, con Eleanor”. Fa per imboccare la scala che sale verso il negozio, “Buon giorno a tutti…”, poi nota che attraverso le finestre del seminterrato si vede solo il buio, e l’orologio alla parete segna l’una passata. “Ma è notte fonda, qui?”.
Lui annuisce. “Temo di sì, Altezza. La guardiana non sarà entusiasta della visita”.
 

Heatherfield, davanti al Silver Dragon

Mentre le luci del taxi si allontanano, Adariel si stringe nell’impermeabile. Fa freddo, è umido. Tutt’altro clima rispetto a quello a cui è abituata.
“Questa è la casa, Altezza”, dice Eleanor davanti al piccolo edificio nel cui muro si aprono due finestre circolari, come grossi oblò di una nave.
“Lo so” risponde guardando in alto l’insegna ‘The Silver Dragon’, attorno alla quale si avvolge un lungo animaletto sottile e argentato. E’ ovvio che questa gente non ha mai visto un vero drago. “Ci sono già stata, anni fa”.
“Avete confidenza con la guardiana?”.
Adariel si stringe nelle spalle, facendosi salire il bavero fino agli occhi. “Diciamo che è una persona con la quale si deve cercare di andare d’accordo, e credo che anche lei pensi ciò di me”.
Eleanor guarda verso l’alto. “Tutte le luci delle finestre sono spente. E’ l’una e mezza”.
“Peggio per lei”, risponde sprezzante la regina. “E’ troppo urgente, e poi non si dà un ultimatum del genere alle otto di sera”.
L’altra non fiata, chiedendosi se questo faccia parte del modo per andare d’accordo.
La serratura dell’ingresso scatta da sola.
Entrano. All’interno il locale è deserto, illuminato solo dalla luce dei lampioni che filtra attraverso le due grandi finestre.
Adariel fa strada, camminando con prudenza fra le gambe all’aria delle sedie rovesciate sui tavoli.
Nella vicina cucina, il gocciolio di un rubinetto batte il tempo su una pila di piatti in ammollo.
‘Di qua, per le scale’, trasmette mentalmente la regina. Le due salgono pian piano cercando di non provocare scricchiolii, indugiando indecise davanti ad alcune porte chiuse.
‘Ora siamo invisibili. Entro io’, comunica Miriadel.
Con prudenza infinita fa aprire la porta, lentamente, come se fosse un refolo di vento. Si fa avanti, guardandosi attorno. Un letto di bambù  a una piazza, disfatto ma vuoto.  Entrano entrambe. Qualcosa suggerisce che è proprio la camera di Yan Lin, ma lei non si vede.
“E adesso?” bisbiglia la regina, rinunciando all’invisibilità.
D’improvviso alle loro spalle risuona una voce decisa e giovanile dall’inconfondibile accento cinese: “Posso sapere cosa fate in camera mia, signore?”.

Nell’intimità del loro talamo, Chen e Joan stanno assaporando la parte migliore della loro vita da sposini, quando un doppio strillo li fa sussultare nel letto.
“Cos’era? Chen, cos’era?”.
“Non so”, risponde lui alzandosi veloce e infilando una vestaglia, mentre lei si copre col lenzuolo. “Vado a vedere”.
Un attimo dopo è alla porta della camera di Yan Lin. “Mamma, cosa succede?”, chiede in cinese.  Per un attimo ha la sensazione di un parlottare concitato oltre il battente chiuso, poi di un bagliore attraverso le fessure; infine la voce rassicurante di sua madre gli risponde: “E’ tutto a posto. Solo un brutto sogno”.
Lui apre la porta, trovando l’anziana tranquillamente distesa sul letto sotto le coperte; nella stanza non c’è nessun altro. “E quelle voci?”.
“Forse ho parlato nel sonno”, risponde lei girandosi su un fianco.
Chen sbircia dietro la porta e il cassettone. “Ma perché mi rispondi in inglese?”.
“Perché… perché fa parte del sogno”.
Lui scuote il viso e si ritira. Qualche volta sua madre, nonostante i suoi sessantacinque anni, ha le stesse stranezze di una bambina.
 

Kandrakar

“Ben arrivata, regina”, esordisce l’uomo senza età seduto a gambe incrociate al centro della sala, mentre levita a un palmo dal pavimento, “Aspettavo la vostra visita”.
“Non per niente si chiama Oracolo”, sussurra la guardiana ammiccando ad Adariel.
Questa si sfila il suo cappello a tesa, un po’ incerta. “Oracolo, sono qui per chiedervi rispettosamente di ritirare la vostra minaccia di riattivare la muraglia”.
Lui resta imperturbabile. “Non è una minaccia. E’ una decisione già presa”. Dopo una breve pausa, rimarca: “Avete ancora diciassette ore e dodici minuti”.
Lei storce il viso a quella precisazione. “Signore, quali sono le vostre condizioni per ritornare sulla vostra decisione?”.
“Due cose che non potete garantirmi, regina: l’interruzione delle fughe, e l’interruzione delle ricerche. Però mi pare che abbiate perso da tempo il controllo della situazione”.
“Ma non è colpa mia!”.
“Non intendevo rimproverarvi. Però potrebbe essere interessante rimeditare sulla vostra affermazione”.
“Cosa vuol dire?” chiede lei sulla difensiva.
L’Oracolo le sorride imperturbabile. “Mi ricordo che una volta una delle mie guardiane, Cassidy, mi fece una domanda: ‘perché la Luce di Meridian ha scelto il nome di Phobos per suo figlio?’  Vi giro la domanda, regina: se Cassidy fosse ancora qui, viva, cosa le risponderebbe?”.
Lei, inquieta, resiste alla tentazione di ribattere ‘fatti gli affari tuoi’; perché questo richiamo a Phobos e a una guardiana uccisa dalla sua amante? Cosa vogliono farle capire? Tanto vale rispondere sinceramente. “Leggendo un libro terrestre di astronomia, fui colpita dai nomi dei satelliti di Marte: Phobos e Deimos. Pensai di sceglierli per i miei futuri figli maschi. Solo molto tempo dopo seppi il significato di queste parole in greco antico: Paura e Terrore”. Lo guarda. “E con questo?”.
“Un’altra domanda, regina. Voi avete spesso affermato di godere del dono della profezia. Secondo quanto dite, il Dio del Fato ha scelto voi per manifestarsi attraverso presagi di ogni tipo”.
“Lui ha scelto me, ma non sono stata io a scegliere lui. Dove volete arrivare, Oracolo?”.
L’uomo resta impassibile, ma non risponde.
E’ Yan Lin a farlo per lui: “Forse intende che voi avevate già previsto da tempo la tirannia di Phobos, ma non avete fatto niente per impedirla”.
“Ma i primi presagi chiari sono stati di soli tre anni fa” risponde animatamente Adariel, “Troppo tardi per impedire che vada al potere. E, soprattutto, che senso ha andare contro una profezia che viene dal Dio del Fato? Il futuro è già scritto, proprio come il passato!”.
L’Oracolo annuisce. “Conosco e rispetto il vostro punto di vista sulla predestinazione”.
“E allora, mi state rimproverando qualcosa? Non ha senso fermare l’inverno. Io ho preferito seminare per la primavera”. Tenta di scorgere una qualunque emozione nel viso di lui, poi prosegue decisa: “Mia figlia Elyon riporterà la giustizia a Meridian appena sarà abbastanza grande da saper usare i suoi poteri innati”.
Un’ombra di rimprovero sfiora l’espressione di lui: “Non serve fingere, regina. Io posso vederlo: non c’è alcuna figlia nel vostro grembo. Perché portate avanti questa finzione?”.
Dietro di lei, Yan Lin rimane a bocca aperta per la sorpresa.
Mordendosi il labbro, Adariel replica caparbia: “La Settima Luce di Meridian esisterà, anche se non uscirà dal mio grembo, e realizzerà ciò che il Dio del Fato ha previsto per lei”. Poi, con tono dimesso: “Purtroppo, nel suo mondo non potrà essere al sicuro. La profezia vuole che si rifugi sulla Terra anche lei, ma la barriera sarebbe un ostacolo formidabile”. Finisce con una voce quasi supplice: “Anche se voi riattivate la muraglia, non potreste lasciar passare almeno lei e i suoi genitori adottivi, quando sarà il momento?”.
Lui resta a lungo silenzioso, lasciando la questione in sospeso. Quando risponde, il suo tono non tradisce emozioni. “Purtroppo la presenza sulla Terra di una bimba aliena dai poteri così forti sarebbe un terribile fattore di squilibrio. Se questa ipotetica figlia dovesse sviluppare i suoi poteri lì, potrebbe facilmente prendere l’intero pianeta in suo potere, magari influenzandone i leader politici in modo occulto”.
“Questo potrebbe solo che giovare alla Terra” risponde lei accigliata, “Mia figlia sarà come me: odierà le guerre e le ingiustizie, e le farà cessare immediatamente”.
“Come sul Metamondo, guarda caso”. Dopo una breve pausa, lui riprende: “Se dovesse avere figli sulla Terra, questa ipotetica Elyon potrebbe creare una dinastia potentissima e trasformare tutto quel mondo in una nuova Meridian”.
Adariel si morde il labbro più forte: con la sua risposta impulsiva ha dato un argomento in più all’Oracolo. Ma probabilmente non fa differenza: ha la sensazione che lui sia ormai irremovibile nella sua decisione.
L’uomo continua: “Regina, io non voglio criticare il vostro modo di intendere pace e giustizia. Da parte mia, credo che ogni popolo, nel lungo termine, abbia il governo che merita. Semplicemente, il compito della nostra congrega non è portare giustizia, libertà, pace, amore, fede, progresso, gloria, democrazia o una qualunque delle cose che a turno, nei secoli, sono state considerate buone. Il nostro compito è mantenere l’equilibrio tra i mondi, limitando certe interazioni, e dovete convenire che con voi negli ultimi trecento anni siamo stati molto tolleranti, come riconoscimento per le vostre buone intenzioni. Ora però è sotto gli occhi di tutti che la situazione vi è sfuggita di mano”.
Adariel riesce a malapena a trattenere le lacrime. “Siete senza cuore, Oracolo! Allora, non vi importa niente cosa sarà di Meridian? E…  di Elyon?”.
L’uomo risponde, impassibile: “Non fate torto alle vostre stesse profezie, Regina. Non le avete sempre dette infallibili? Avete previsto che Elyon sarà la settima Luce di Meridian. Ci resta solo da vedere in che modo ciò si avvererà”.
 

Heatherfield, camera di Yan Lin, un’ora dopo

Nella camera silenziosa, una lama di luce del lampione fende l’oscurità filtrando attraverso le tende, e disegna bande aranciate sul soffitto e sulla parete.
L’anziana Yan Lin, seduta sulla sua poltroncina di vimini, attende l’alba ancora troppo lontana. Non se la sente di tornare tra le sue coltri dopo che quella Alienor o come si chiama ci ha dormito dentro, sia pure con il suo aspetto. Chi sa che germi potrebbero portare questi meridiani dal loro mondo medievale?
Non è solo questo che le toglie il sonno. Di tutte le cose accadute questa notte, sono state alcune frasi dell’Oracolo a riaprire un vaso di Pandora di ricordi dolorosi e mai abbastanza lontani.
Cassidy. La sua compagna Cassidy. Alla Regina quel nome ha ricordato solo uno spiacevole fatto di cronaca, ma per Yan Lin è stato diverso.
Ha pensato a Nerissa, evocata anche senza farne il nome.

Nerissa, la sua amica. Nerissa, la Guardiana del Cuore. La maga. La ribelle. L’assassina.
Nel 1936, in tempi in cui nubi di odio si addensavano sul mondo, lei e Nerissa furono reclutate assieme ad altre tre quindicenni, un gruppo multietnico di Heatherfield.  Dopo aver resistito unito per tutta la seconda guerra mondiale, questo gruppo si sfasciò tra le più odiose recriminazioni pochi giorni dopo la sua fine, e solo loro due rimasero fedeli all’impegno verso Kandrakar.
Si ricorda del loro primo incontro con le tre nuove guardiane scelte dall’Oracolo per colmare il vuoto: Kadma, Halinor… e Cassidy. Tre quindicenni, proprio come lei e Nerissa nove anni prima.
La differenza d’età non si vedeva quando erano tutte trasformate in guardiane, con i loro splendidi costumi, i corpi sempre nel fiore degli anni e le mani rutilanti degli immensi poteri degli Elementi; era stridente, però, quando le cinque ragazze erano al naturale, e soprattutto coinvolgeva atteggiamenti e interessi tipici di diverse fasi della vita; non fu mai più possibile ricreare l’unione che avevano vissuto all’inizio.
Nerissa rimase la Guardiana del Cuore di Kandrakar, la leader. Amareggiata dalla fine del gruppo originale, cominciò lentamente a sviluppare concezioni tutte sue sulle finalità della congrega.
In diverse occasioni, Yan Lin notò che l’altra sapeva usare anche magie che non appartenevano al suo ruolo di Guardiana; quando gliene chiese ragione, questa rispose semplicemente che le venivano spontanee.
Anni dopo, il vecchio Oracolo lasciò la carica, e al suo posto fu nominato Himerish, che sta ancora coprendo questo ruolo con onore. Nerissa, contrariata, chiese in consiglio per che ragione fosse stato scelto un uomo il cui maggior merito era l’abilità nelle arti marziali arcaiche, piuttosto che un potente mago. Anzi, disse ‘una potente maga’, poi si corresse. Le risposero che Himerish era stato eletto per la profonda stima che destava in chiunque lo conoscesse. Tranne che in lei, a quanto pare, perché non mancò mai di mettere in discussione i suoi ordini. Infatti Nerissa si considerava la più adatta a quella carica.
Nel 1959 tutte loro furono inviate a Meridian, a portare un’ambasciata alla regina Adariel, abituata a scorrazzare per la Terra. Capitava talvolta che questa, assieme a libri e riviste, riportasse nel suo mondo anche cose un po’ più strane, come ossido di deuterio e di trizio in bottigliette di acqua minerale, per gli esperimenti di cui si dilettava. Peggio ancora, era piuttosto negligente nel nascondere ai terrestri i suoi poteri, come se si divertisse a stupirli. Era necessario un richiamo energico.
Quando Nerissa vide il bel principe Phobos, e lui vide la Guardiana del Cuore, questa si sciolse in sorrisoni e sorrisini, e il necessario monito alla regina fu duro quanto un bigné, spiazzando anche le altre che non osarono contraddire la loro leader.
Nel periodo successivo, Nerissa si teletrasferì a Meridian molte volte da sola.
Quando le rimproverarono di sfruttare i poteri di Kandrakar per scopi personali, lei dimostrò che in realtà stava sfruttando magie sue proprie. Ed era vero: per esempio, si teletrasportava sparendo in un baluginio come i meridiani, e non in un lampo come le altre guardiane.
Ma si temeva che la sua magia fosse andata molto al di là di questo: in diverse occasioni aveva dimostrato poteri teleipnotici assolutamente proibiti dai codici di Kandrakar, ma tipicamente usati a Meridian dagli Escanor.
Tutto il resto avvenne nel giro di poche ore. L’Oracolo, persa ogni fiducia in lei, le chiese di restituire il Cuore. Lei rifiutò rinfacciandogli, fuori dai denti, che i mondi erano pieni di violenza e ingiustizie, e chi aveva il potere di fermarle ne aveva anche l’obbligo, sconfessando il principio di non intervento che aveva ispirato la congrega fin dalla sua nascita, trentamila anni prima. Continuò buttando in faccia all’Oracolo che era indegno del suo potere, che le guardiane erano degradate al ruolo di doganieri e che i saggi erano un’accolita di buffoni arteriosclerotici preoccupati solo di conservare il loro seggio celeste e la loro eterna senilità. Dichiarò orgogliosamente che voleva unire i due poteri più forti dell’Universo, quello di Kandrakar e quello di Meridian, per iniziare una nuova era di giustizia, stabilità e pace.
L’Oracolo la guardò imperturbabile, e le rispose che i secoli avevano visto migliaia di guerre e tirannie iniziare con parole simili a queste.
Ventiquattro anni non sono bastati ad attenuare in Yan Lin l’orrore e il rimpianto per i terribili avvenimenti che seguirono: anche se ricorda ogni parola che fu detta, ogni gesto, ogni sguardo, il dolore di richiamarli in dettaglio le è insopportabile. La sottrazione del Cuore di Kandrakar all’incredula guardiana, la sua consegna alla giovane Cassidy e poi, poche ore dopo, il trovare questa contorcersi negli ultimi spasmi dell’agonia, con accanto Nerissa in stato confusionale i cui palmi delle mani ancora emettevano fili di fumo…

Yan Lin scuote il viso, tentando di cacciare questo ricordo troppo crudele. Si morde le labbra, con le lacrime agli occhi. La punizione di Nerissa fu terribile, ma necessaria. Non fu segregata a vita solo per ciò che aveva fatto, ma soprattutto per quello che avrebbe ancora potuto fare.
 
 
 
 

  
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