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Autore: _Ella_    03/09/2010    6 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Asini volanti

-Roxas! Per l’amor del cielo, apri questa dannata porta!-.
I pugni che ci stava dando Terra da ben cinque minuti, l’avrebbero fatta crollare nel giro di poco. Ovvio, Sora e Naminè non erano riusciti a farlo uscire ed erano passati alle maniere forti.
Ma non avrebbe aperto.
Piuttosto avrebbe fatto sfondare la porta del bagno.
Quante moine, era in bagno da solo… uhm, settantatre minuti cronometrati? Sora aveva cominciato a preoccuparsi quando, dopo i primi dieci minuti non ci era uscito e non sentiva né lo scrosciare dell’acqua ne nessun altro rumore; ovvio, non ci era voluto molto a farlo. E si sentiva così stanco. Era stato davvero strano vomitare di spontanea volontà ma, cavolo, aveva resistito per due giorni interi, due! Due giorni in cui aveva dovuto sopportare le domande di chi gli chiedeva dove fosse finito il suo ragazzo, aveva sopportato le attenzioni che gli rivolgeva Marluxia, aveva soppresso il folle desiderio di saltare addosso a Demyx e baciarlo.
Così, ora era ancora sulle fredde piastrelle del bagno, di fianco al water che aveva smesso di usare da un bel po’. Non sapeva perché, ma il bagno aiutava a calmarsi, a pensare, forse perché era un ambiente parecchio intimo.
-Ora vado giù a prendere il martello, se quando sono su non apri io la sfondo!-.
Favoloso.
Quindi ora c’era solo il suo gemello fuori la porta. Uscire magari era un idea, non aveva intenzione di ripagare la porta e di prenderle anche. Si alzò traballante, avvicinandosi alla maniglia, fissandola rapito ma senza il coraggio di aprire.
-Diamine Roxas, ma che cazzo stai facendo?! Le seghe non durano un ora e un quarto!-.
Poteva avere un fratello più idiota?! No, non credeva. Aprì, sbattendogliela in faccia e colpendolo sul naso. Il castano cominciò a lamentarsi e a fulminarlo, osservando che era meglio se restava nel bagno. Fece finta di non sentirlo e si avviò nella sua camera e si chiuse dentro, ignorando che la camera era anche di Sora.
-Hey! Guarda che la camera è anche mia! Apri Rooooooxaaaaas! Non voglio restare con la porta della nostra stanza distrutta! Io ci tengo alla mia privacy!-.
Si, certo, come no. Per questo andava a raccontare a Riku per quanto tempo sel’era tirato. Ma per favore! Aprì seppure di malavoglia e cadde per terra, quando il gemello lo spinse senza che se lo aspettasse. Sora chiuse la porta alle sue spalle dopo aver urlato che l’eremita era uscito sano e salvo e lo guardò accigliato. Un momento, stava sognando o era alquanto infuriato?! Sora! Sora che si arrabbia! Sembrava quasi una barzelletta.
-Ora sei anche depresso?- abbassò subito lo sguardo, arrossendo leggermente -Giuro, non ti riconosco più! E siamo gemelli omozigoti, non so se ti è chiaro! Mi rompi le scatole da quando eravamo due celluline insignificanti-
-Da quando conosci la parola omozigote? Credevi fosse un supereroe dei cartoni fino a poco tempo fa- commentò accigliato, il castano lo fissò chiaramente indispettito e sospirò, sedendosi sul pavimento per avere di fronte la faccia del gemello, che non si era mosso di un millimetro
-Non sto scherzando, da quando stai con Axel sei cambiato. Prima era un bene perché eri tutto contento e non più tanto chiuso, ma quando papà ha cominciato a far finta di odiarti non stavi mai a casa o scomparivi o ti chiudevi qui a messaggiare. Poi è successo tutto il casino e la storia è saltata fuori, per non parlare che quel Marluxia ha cercato di violentarti, non so se ti è chiara la cosa e il giorno dopo hai delirato alla grande, hai pianto per un sacco di tempo e mi hai sgualcito la mia maglia preferita, perché quel cretino che ti trovi come ragazzo non ti ha detto niente sul fatto che si sposava. Particolari, no?- fece una pausa per poi continuare -Vogliamo parlare del fatto che ti sei praticamente venduto per salvargli il culo, ad Axel? Ed ora, per colpa sua e per la sua testa che non funziona ti chiudi in bagno per più di un ora a vomitare e di certo non contro voglia, sbaglio, Roxas?-.
Non rispose, fissò il pavimento stringendo i pugni.
-Poi mi vieni a dire che sei quello debole e che non sei riuscito a fare niente, mi dici che è colpa tua. Sono tutte stronzate e se tu non ti fossi isolato in questi due giorni di scuola avresti ascoltato i discorsi che ho fatto con gli altri. Pensiamo che è praticamente inutile che ti incolpi, perché non hai niente di cui incolparti, se non aver sopportato tutto questo perché sei innamorato-.
Si alzò in piedi, dandogli le spalle e avvicinandosi alla finestra per guardare la neve che si era riformata la notte prima. Fissò il lampione illuminato, ormai erano accesi da prima che entrasse nel bagno, dopotutto la giornata stava finendo e sarebbe arrivato un nuovo giorno di scuola, avrebbe sopportato ancora tutte quelle fastidiose domande, le frecciatine di quella sottospecie di trans, avrebbe imbavagliato e incatenato la sua parte che lo pregava con tutto sé stesso di baciare quel ragazzo. Appoggiò la fronte al vetro freddo, non ne poteva più, non credeva di essere pronto per affrontare tutto ancora e ancora. E come se non bastasse non aveva avuto notizie del suo ragazzo né di come stava Reno e non capiva perché gli importava tanto della sua salute dopo tutto quello che gli aveva fatto.
Il gemello lo chiamò, posandogli un braccio attorno al collo, lui inclinò leggermente la testa per farla toccare con quella di Sora.
-Scusami, non volevo farti preoccupare prima. Ma non ne posso più, davvero-
-Dovresti scomparire per un po’. Senza sentire nessuno, in un posto tranquillo dove poterti rilassare-, lui scosse la testa
-Non servirebbe-
-Promettimi che non lo farai più, ti prego-.
Si morse il labbro, sembrava una cosa così difficile. E se ne avesse avuto il bisogno? Se si fosse sentito male come quella giornata? Ma che gli prendeva?! Sul serio, ormai nemmeno lui si riconosceva.
Le palle, Roxas, devi cacciare le PALLE adesso!
-Sì. Tanto piangermi addosso non serve, no?-.
Da quanto tempo non sentiva quel tono di voce? Pareva un secolo… Sora gli saltò addosso, facendolo cadere sul suo letto – che aveva evitato ad entrambi di farsi male seriamente – strapazzandolo.
-Bentornato, Rox!- esclamò ridendo
-Ma smettila!-.

Il sole tiepido entrò dalla finestra e come ogni mattina si girò dall’altra parte, il cuscino in faccia. Poi puntuale arrivò la voce di sua madre che li chiamava e lui che si nascondeva sotto le coperte, dopotutto era inutile alzarsi, dato che Sora era già in bagno e ci sarebbe uscito molto tardi.
Alla fine fu costretto ad alzarsi e prepararsi in tutta fretta, infilandosi le scarpe con una fetta biscottata che manteneva con le labbra. Era così bello dormire! Tirò un sospiro di sollievo quando entro in auto e si accorse che era la solita ora, alla fine era sempre la solita ora. Salutò sua madre velocemente, prendendo lo zaino che cadeva sempre più a pezzi e con i suoi gemelli di diresse verso il gruppetto che era già riunito. Salutò tutti allegramente, era da parecchio che non stava assieme a loro fuori la scuola, da due giorni precisamente. Sembrarono stupiti ma non ci badò, guardandoli col sorriso sulle labbra.
-Allora? Notizie?- chiese Sora, dal tono sembrava che lo avesse chiesto anche le due mattine precedenti, Demyx sospirò
-Niente di che, le solite. Stanno cercando di scoprire la verità… ora che è stata tirata fuori anche la denuncia di Reno non sanno più che pensare!-.
Roxas si morse il labbro, poi sorrise radioso, come non faceva da tantissimo tempo.
-Andrà tutto bene- disse semplicemente, contagiando il buon umore.
Quando suonò la campanella dell’intervallo si precipitò fuori, mancava poco che si affogasse con la sciarpa, l’avrebbe bruciata prima o poi, si sarebbe fatto aiutare da Axel, Ossì. Prese il posto sul muretto e aspettò che gli altri lo raggiungessero. Ma come faceva ad avere un umore così lunatico? Salutò allegramente Xigbar e Xaldin che ricambiarono, appoggiandosi uno al di qua e uno al di là di Roxas che, i gomiti sulle ginocchia, fissava da lontano Demyx che si avvicinava.
-Sono contento che stai meglio, funghetto-
-Già, hai una faccia più rilassata- aggiunse il Tiratore Libero, tirando fuori da chissà dove una birra, cominciando a sorseggiarla.
L’appena arrivato baciò il suo ragazzo, restando tra le sue braccia; si morse il labbro, seppure l’ansia e la tristezza erano sparite, quella voglia maledetta era rimasta. Il Notturno Melodico lo guardò ed abbozzò un sorriso dispiaciuto, ricambiò con una scrollata di spalle. NON devi, NON puoi, NON vuoi. Rise scettico a quest’ultimo pensiero, dopotutto era vero che non voleva, almeno per il cinquanta percento, l’altra metà lo voleva eccome.
Si distrasse quando arrivarono le risate di suo fratello e Riku, le due ragazze erano sicuramente rimaste con le loro amiche di classe. Storse in naso, quando vide che dall’angolo sbucarono anche l’indesideratissimo Marluxia e il gruppo di idioti di cui faceva parte. Ci teneva proprio a rovinargliele le giornate. Il rosa rallentò, lasciando che gli altri continuassero per un po’, poi Xemnas si fermò a guardarlo con cipiglio stufato ed incrociò le braccia.
-Ciao biondino!- commentò quella sottospecie di brazz pacchiana; roteò gli occhi e lo salutò mugugnando un “ciao” annoiato, poi continuò a parlare con Sora -Come va il fidanzatino? È arrabbiato perché l’hai tradito?-
-È una storia antic…-
-Ma non con me!- canticchiò.
Lo fulminò all’istante, notando che gli amici del rosa erano confusi. Come cazzo lo era venuto a sapere?! COME?! Forse era un bluff, ci sperava davvero ma dallo sguardo che aveva non sembrava proprio.
-Magari un bacetto potrebbe farmi stare zitto- fece mieloso, gli occhi luccicanti.
Certo, come no. Sorrise dolcemente e scese leggiadramente dal muretto, avvicinandosi all’altro con passo felpato, sotto lo sguardo allibito degli altri; sentì Xigbar sputare la birra ma non ci fece caso. Accarezzò il viso di Marluxia e inclinò leggermente la testa coperta dal solito cappello blu
-Un bacio… sicuro che tu non voglia anche qualcos’altro?- sussurrò al suo orecchio, tenendosi sulle punte
-Ad esempio?-
-Oh… fammi pensare- si ritrasse, prendendosi il mento tra il pollice e l’indice della mano destra, poi sorrise malizioso -Questo-.
Il pugno che gli sferrò fu talmente forte che il più grande volò per terra, in naso ed il labbro sanguinanti che avevano macchiato la neve e il giubbino dello stesso Roxas, che si stava pulendo le nocche, guardandolo con uno stupendo sorriso bastardo, quelli che faceva così spesso Axel. Alle sue spalle i ragazzi scoppiarono tutti a ridere e si girò per tornare dov’era seduto prima, osservando sempre con la stessa espressione Marluxia che si alzava da terra, il volto sconvolto, gli occhi rabbiosi.
-Non ti basta?- borbottò, continuando a sfoggiare il suo sorriso che stonava un po’ sulla sua faccia da angelo ma era così incredibilmente accattivante e alla fine sembrava fatto apposta per lui
-Sei uno spasso, funghetto!- Xaldin si asciugò le lacrime, continuando a ridere come un matto
-Cattivo!- urlò il rosa, i lacrimoni ai lati degli occhi, scappando via e causando altre risate.
Si sentiva così fottutamente bene! Evvai! Le palle le aveva cacciate fin troppo bene, cazzo! Fissò con aria di sfida le occhiatacce che gli mandavano Xemnas e gli altri, sorridendo beffardo.
-Te la faremo pagare-
-Credo di aver già pagato abbastanza il silenzio di quella checca. No?-.
Andarono via senza aggiungere altro e si lasciò scappare una risatina compiaciuta, guardandoli scomparire dove era scomparso poco prima il rosa.
-Quanto sei stronzo!- rise Demyx -Sono fiero di te, già-.
Anche lui era fiero di se stesso, eccome se lo era. Il Notturno Melodico gli sorrise, si soffermò a fissare le sue labbra, arrossendo poco e per fortuna le gote rosse potevano anche essere la causa di quel freddo. Si morse il labbro, obbligandosi che – per nessun motivo – doveva baciarlo! Anche perché Xaldin l’avrebbe affettato e messo nella pasta della domenica. Sentì lo sguardo di Demyx fisso su di sé e cercò di ignorarlo, guardandosi la punta dei piedi mentre tutti erano troppo presi dal parlare dell’accaduto per accorgersi del silenzio dei due. Il più grande lo chiamò e girò lentamente la testa per fissarlo; sobbalzò appena quando quello lo prese per mano, tirandoselo dietro e scusandosi con un “torniamo subito, non sparite!”. Si lasciò condurre senza dire una parola, correndo un po’ più veloce dell’altro perché – era evidente – le sue gambe erano più corte. Raggiunsero i bagni del primo piano e Demyx si chiuse la porta dietro, spingendoci poi Roxas, le mani sulle spalle.
-Che vuoi fare?- soffocò con la saliva, sgranando gli occhi, che voglio fare?! L’altro divenne rosso all’istante -N-non… hai frainteso! Cioè, vuoi baciarmi o no?- abbassò lo sguardo
-Abbiamo detto che non possiamo-
-Evita di guardarmi in quel modo allora perché… diciamo che anche se non voglio mi sento in debito con te. Ti sei lasciato baciare solo perché avevi capito che mi serviva, quindi ti devo un bacio, tecnicamente-
-Ma Axel…-
-Axel è un dannato idiota. Ho baciato anche lui, una volta-.
Ok, un momento. Demyx lo aveva baciato? Oddio ma cos’era! Era scoppiata una malattia che faceva triplicare gli ormoni, in quella città?! Già il fatto che ormai nessuno faceva caso se fossero due femmine o due maschi a baciarsi ma ora si baciavano anche tra migliori amici?!
-C-cosa?!-
-A stampo, avevamo tipo tredici anni, credo…- scoppiò a ridere -È scappato via piangendo come un idiota-.
Gli scappò una risata, certo non se lo immaginava proprio Axel che scappava via perché qualcuno l’aveva baciato, affatto. Prese i polsi di Demyx delicatamente, togliendogli le mani dalle sue spalle e sorrise
-Non fa niente. Va bene così…-.
Era una bugia bella e buona, lo sapeva anche Demyx. Quest’ultimo scosse la testa, dopotutto anche lui aveva provato quella sensazione e sapeva quanto era fastidiosa. Gli sarebbe bastato anche un abbraccio per sentirsi meglio – osservò – così si sporse in avanti, posando il viso sul suo petto, stringendogli le braccia attorno alla vita. Sentì le labbra dell’altro posarsi sulla sua testa e si sentì meravigliosamente, doveva ammetterlo.
-Non possiamo andarlo a trovare?- chiese, gli sarebbe bastato anche guardarlo per colmare la sua mancanza; Demyx si morse il labbro
-Lui non vuole fartici mettere piede in galera-
-Me ne fotto di quello che vuole lui. Credo di meritarmi di fare quello che voglio dopo quello che ho passato- l’altro sospirò per poi ridacchiare
-E va bene-.

Non aveva mai nesso piede in un carcere e sperava di non dovercelo mai mettere. Anche se – ammettiamolo – aveva sempre pensato che un giorno suo fratello ci finisse, magari per aver messo sotto il gatto di una vecchietta col motorino – o la vecchietta stessa. Tormentava la sciarpa con le mani mentre fissava la spessa porta di ferro, fortuna che Axel era minorenne così era finito in un carcere minorile. Fortuna, poi. Demyx al suo fianco sembrava un po’ più tranquillo, forse per il fatto che avevano passato diverse notti nelle celle provvisorie della centrale, ma quella non era la stessa cosa. Li fecero passare e, attraversando il piccolo cortile innevato, entrarono dentro dove fornirono tutti i documenti e vennero perquisiti, prima di andare nella sala delle visite. La faceva sembrare una cosa tanto amichevole. Si appoggiarono contro il muro, Axel non era c’era ancora anche perché non l’avevano avvertito che sarebbero arrivati ma – come sospettavano – nemmeno mezzo minuto dopo si era fiondato nella stanza guardandoli – no, guardando Roxas – con occhi sgranati. Poi incrociò le braccia, scuotendo la testa ed avvicinandosi al vetro, sedendosi ed invitandoli a fare altrettanto. Non era nemmeno un po’ triste anzi, aveva l’espressione più rilassata e beffarda che mai, i capelli stupendi come al solito, il trucco – bhè, il filo di elyner c’era – ben fatto. Farselo in quel preciso momento non era adeguato, purtroppo, perché il suo ragazzo avrebbe volentieri rotto il vetro per raggiungerlo, magari sarebbero stati in cella assieme! Ma quanto sei rincoglionito?!
-Buongiorno!- trillò Demyx, sedendosi; il rosso gli sorrise, poi passò il suo sguardo su Roxas, posando la testa sui pugni chiusi
-Cosa ci fai qui, angioletto?-
-Ti sono venuto a trovare, che domande?-
-L’avevo intuito- sbottò, mandando poi un occhiataccia ad altri ragazzi che stavano più in là -Ditemi un po’, come è la vita lì fuori?-
-Noiosa e quasi insensata se sei qui dentro- commentò il Notturno Melodico, premendo le nocche sul vetro, Axel fece lo stesso, sorridendo -Allora? Come procede?-
-Sono dei rincoglioniti, non mi credono e vogliono aspettare che mio padre si svegli dal coma. Spero che non ci rimanga secco perché altrimenti sarò costretto a rimanere qui a vita, credo. Non ci posso credere che si è sparato per far ricadere la colpa su di me-.
Diamine, era suo figlio! Ma ormai sembrava quasi una cosa scontata ed assolutamente inutile, da non calcolare nemmeno. Demyx cominciò a raccontargli di quando, il giorno prima, aveva tirato un pugno a Marluxia, facendolo ridere sino alle lacrime. Tirò fuori dalla tasca un codino e si raccolse i capelli, in effetti lì dentro faceva parecchio caldo… ma cavoli, quanto era bello col codino?! Ci mancava solo di cominciare a fare fantasie… ma – ammise a se stesso Roxas – l’idea di farlo in cella era alquanto allettante. Aspetta, l’avevano fatto! Ridacchiò tra sé e sé, sentendo il calore invadergli il viso.
-Io la conosco quella faccia- fece malizioso Axel, fissandolo -Dimmi, cosa pensi?- si leccò le labbra, ricevendo in cambio uno sguardo assassino
-Sei più idiota del solito, sai?-
-E tu hai gli ormoni sballati come un tredicenne-
-Non è vero! E poi sarei io quello con gli ormoni sballati? Quei pochi neuroni che hai in testa pensano solo ad una cosa!-
-E da quando ti dispiace?-.
Incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio, odiava quando il suo ragazzo riusciva ad averla vinta. Al suo fianco Demyx ridacchiava in silenzio; si guardò un po’ in giro, poi tornò a guardare il suo migliore amico.
-Nemmeno qui ci sono pochi gay e bisessuali, sbaglio?-
-L’unico a non essersene accorto è il nostro occhioni dolci-
-Occhio…?! Ma sta’ zitto, parla quello truccato come un travestito. E, sentiamo, cosa avrei dovuto avere l’accortezza di notare?-
-Le occhiate leggermente oscene che stanno facendo sul tuo bel sederino fasciato da quegli stupendi pantaloni, che sai quanto mi mandano al manicomio-.
Sorrise di rimando, stringendosi nelle spalle. Era una tortura avere il vetro a dividerli e non poter sfiorare la sua pelle, non poter dargli nemmeno un piccolo bacio. Mise la mano a palmo aperto sul vetro gelido, il rosso fece lo stesso, sorridendogli rassicurante. Il gelo sotto i polpastrelli scomparve un secondo, lasciando spazio alla sensazione della pelle leggermente ruvida di Axel, sempre così calda che profumava di qualcosa di indefinito, che volevi respirare e respirare ancora fino allo svenimento, senza mai smettere, come se fosse benzina o colla vinilica.
-Mi manchi- sussurrò, gli angoli della bocca si abbassarono verso il basso, cosa che fece anche il suo sguardo
-Angioletto, ci rivedremo prima di quanto speri, got it memorized?! Intanto fai il bravo, mi raccomando e non metterti nei casini che in questo sei quasi più bravo di me-
-Vale anche per te, non combinare casini qui dentro, che non ti voglio con i connotati diversi. Semmai sarò io a cambiarteli se so che mi tradisci, a costo di venirci anche io in prigione- ironizzò, nascondendo nello scherzo una vera e propria minaccia
-Memorizzato- sorrise, il suo splendido sorriso che lo faceva sciogliere -Tienilo d’occhio Dem, mi raccomando. Salutate tutti gli altri, anche se sono sicuro che ci rivedremo tra non molto-.
Salutarono, allontanandosi di malavoglia. Avrebbe voluto restare di più ma doveva ammettere che era molto più tranquillo di quando era entrato, forse perché aveva visto che Axel stava realmente bene o forse perché – alla fine – la sicurezza che lo caratterizzava riusciva a far credere a chiunque quello che diceva, anche se raccontasse ad uno scienziato di aver visto un asino volante che ballava la macarena.
Sì, tra poco sarebbe uscito, ovvio, no? Tra poco avrebbero scoperto che Reno aveva architettato tutto per togliersi il figlio dai piedi e tutto sarebbe tornato a posto, sì, doveva essere così per forza. Sperò con tutto se stesso, però che – l’ultima frase di Axel – non fosse stata una bugia bella e buona.

 

Era ora, no? Il nostro Roxy era un po' troppo depresso ù.ù in questo capitolo si tocca il culmine ma... hey! mitica ripresa! :P vi ringrazio ancora, l'ennesima volta, per le recensioni... eppoi sono in tanti che mi seguono *________* pensare che questa fanfiction nemmeno volevo pubblicarla! E, per vostra fortuna, il prossimo potrebbe essere l'ultimo capitolo... o il penultimo! ù.ù Siamo alla fine, gente, era ora che anche questa stranissima AkuRoku finisse...! Ma solo le fanfiction finiranno perchè... perchè l'AkuRoku non avrà mai fineeeeeeeee!!!! è_____________é Yatta!

   
 
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