Cap
3: avvicinamento
Portai
i miei due allievi all’Ichiraku ramen, ma durante il tragitto mi accorsi che
Miiko rimaneva indieto e camminava a testa bassa. Chiacchieravo con Sora, ma
con la coda dell’occhio non la perdevo di vista.
Mi stringeva
il cuore a vederla in quello stato e senza nemmeno rifletterci un attimo, mi
avvicinai e gentilmente con la mano dietro la schiena, la spinsi tra me e Sora,
dopo di chè le accarezzai la testa. Volevo rassicurarla, farle capire che
poteva fidarsi di me.
Miiko
a quel gesto alzò la testa di scatto e mi guardò con aria stranita.
Mi
chiesi se sapesse cosa significasse ricevere dimostrazioni d’affetto, perché mi
guardò in un modo come per dire “cosa vedi in me per trattarmi diversamente?”.
So
esattamente quello che si provava. Ricordo benissimo il giorno in cui mi sentii
così, quando Iruka-sensei mi difese da un gruppo di ragazzini che avevano
cominciato a spintonarmi.
Rammento
che si abbassò alla mia altezza e, portandomi vicino a un lavandino, delicatamente
mi ripulì la ferita che avevo nel braccio.
Rimasi
a fissarlo per tutto il tempo, non capendo perché lo facesse. Non credevo che
qualcuno potesse dimostrasi gentile nei miei confronti.
“Salve
vecchio! Guarda chi ti ho portato!” dissi salutando il proprietario del
chiosco.
“Oh
Naruto! Accomodati. E questi? Non dirmi che sono i tuoi allievi!” chiese
curioso.
Annuii
e glieli presentai.
“piacere
di conoscervi, siete i benvenuti. Cosa vi posso servire?” chiese.
“Io
una doppia porzione di ramen con carne!” dissi tutto convinto.
“Bhe,
non saprei. Ramen con miso è possibile?” chiese Sora educatamente.
“Certo,
tu signorina?” chiese, ma come previsto non ottenne risposta.
Decisi
di provarci io.
“Se
hai paura per il conto, non pensarci. Offro io. Ordina tutto quello che vuoi!”
le dissi sorridendo.
Mi
guardò sorpresa, poi lentamente m’indicò il compagno.
“Anche
tu ramen con miso?” le chiesi e ottenni un cenno della testa.
Le
nostre porzioni arrivarono subito e Sora e Miiko guardarono la mia doppia
porzione, riempita fino all’orlo, con mille decorazioni di carne e verdure al
suo interno.
“Ehm…non
è un po’…” cominciò Sora.
“Piccola
vero? Per questo di sicuro ne ordinerò un'altra ciotola!” dissi facendo
sgranare gli occhi anche a Miiko.
Il
vecchio scoppiò a ridere alla reazione dei miei allievi e li informò che se
volevo potevo essere un pozzo senza fondo, soprattutto se si parlava di ramen.
Sora
mangiò tranquillamente la sua porzione, mentre Miiko la fissò per lungo tempo,
finchè incoraggiata dal sottoscritto, cominciò a mangiare prima lentamente,
poi…bhe diciamo che poteva battere il sottoscritto talmente aveva divorato il
suo piatto.
Sembrava
che non mangiasse da giorni e
sinceramente, dato la sua magrezza, questo pensiero non scomparve all’istante.
“Di
la verità, non hai mai mangiato il ramen!” le chiesi e, infatti, annuì.
“Oh
bhe allora dobbiamo recuperare. Che ne dici di venirci anche domani?” dissi
sorridendo.
“Io
ci sto!” disse Sora e Miiko accennando un sorriso annuì.
Ero ormai
alla terza porzione e me la stavo per gustare ben benino, quando una pacca
sulla spalla piuttosto forte, mi fece sputare il boccone che avevo in bocca.
“Ehilà,
Naruto! Che fai insegni ai tuoi allievi il piacere di mangiare ramen?” disse il
mio maestro sorridendo. Non si vedeva, ma da come stringeva gli occhi, si
riusciva a intendere quale smorfia facesse sotto la maschera.
“Kakashi,
potresti anche avvertire quando ti avvicini!” gli dissi fulminandolo.
L’hokage
si portò una mano dietro la testa e si scusò per l’energia che aveva messo nel
colpo “Spero che tu li alleni anche oltre a rimpinzarli di cibo!”
Misi
il broncio. Mangiare tutti insieme era un modo per stringere amicizia a mio
parere.
Si
guardò intorno per poi chiedermi come
mai Eichi non era con noi.
Sora
gli spiegò che non si era voluto unire a noi.
“Credo
che fosse arrabbiato con me. Gli ho fatto notare certi suoi atteggiamenti e…bhe
se prima non mi sopportava, ora mi odia!” dissi facendo sgranare l’unico occhio
visibile di Kakashi.
“Questa
mi è nuova! Ti ha sempre ammirato e ieri non ha fatto altro che chiedermi che
tipo di ninja eri?” mi disse l’hokage sorprendendomi.
“Era
da un po’ che non lo vedevi vero? bhe con le persone che gli piacciono è
scontroso e antipatico, mentre con chi gli è antipatico davvero, lo ignora
completamente!” mi informò. “Ha quell’atteggiamento da”vi odio” anche con me e
sua madre!”
“Certo
che quel ragazzino è proprio strano!” dissi.
“Con
una madre come Anko che ti aspettavi?” disse Kakashi divertito.
Mi
venne un dubbio a quella rivelazione. Avrei dovuto parlare con Eichi o lasciare
che la situazione si evolvesse per vedere fino a quanto fosse orgoglioso.
Iruka
mi aveva detto che la mia squadra era particolare.
Uscimmo
dal chiosco e non appena messo piede fuori, sentii che qualcuno tirava la mia
tenuta da jounin.
Era
Miiko che, aggrappandosi a me e nascondendosi dietro la mia schiena, fissava un
punto, spaventata.
Non
capendo seguii il suo sguardo per vedere un omone, con una canottiera bianca
sudicia, passeggiare per le vie di Konoha e sembrava portare due pesanti casse
di birra.
Non
sapevo chi fosse, ma neanche a me ispirava molta simpatia e cercai di
tranquillizzare la ragazza, spiegandole che non doveva aver paura di certi
tipi. A volte si mostravano solo strani, ma potevano rivelarsi anche delle
brave persone, fatto sta che la mia allieva sembrò calmarsi solo quando lo
strano tipo, scomparve dietro l’angolo.
Il
giorno dopo il mio gruppo fu nuovamente puntuale agli allenamenti.
Sora
e Eichi sembravano parlare tranquillamente, anche se il secondo sembrava un po’
contrariato. Miiko, invece, era nuovamente per conto suo, ma questa volta mi
accorsi che aveva pianto. I suoi occhi erano rossi proprio come se le lacrime
avessero solcato il suo viso per tutta la notte.
Volevo
sapere cosa avesse, ma allo stesso tempo pensai che avesse avuto bisogno
semplicemente di qualcuno che le stesse vicino, senza che le si porgesse
domande.
Dissi
a Sora e Eichi di iniziare a riscaldarsi facendo qualche flessione e qualche
giro di corsa, mentre io cercavo di far
venire anche Miiko ad allenarsi.
Mi
avvicinai a lei con un sorriso sulle labbra e inginocchiandomi le porsi una
margheritina appena raccolta.
“Per
la ragazza più bella e simpatica di Konoha!” dissi sperando di farle piacere e
a quanto pare così fu.
Si
asciugò le lacrime con la manica e mi sorrise.
Le
misi il fiore nei capelli sperando reggesse, quando all’improvviso vidi un
curioso insetto su di esso. Lo presi e afferrando la mano di Miiko glielo
porsi.
“Le coccinelle
portano fortuna sai? Ho come
l’impressione che tu ne abbia bisogno!”.
Le dissi vedendola abbassare la testa.
“Vogliamo
provare una cosa? Hai mai sentito dire che le coccinelle ti indicano la strada
per il tuo vero amore?” le chiesi. Essa scosse la testa, ma sembrava
incuriosita.
Le
spiegai che colpendo l’insetto con un dito per farlo volare, esso volava verso
la persona che ti amerà per tutta la vita.
Ci
avevo provato una volta, ma destino volle che la mia coccinella fosse mangiata
da un gatto.
Miiko
fissò per un po’ l’animale che le percorreva il palmo della mano, poi volle
tentare l’esperimento.
Osservammo
la coccinella volare.
Sorrisi,
mentre Miiko abbassò la testa, mentre la vidi arrossire.
“Ehi
Eichi, guarda che bella? Hai una coccinella sulla spalla!” sentii dire a Sora,
mentre Eichi gli ordinava di levargliela subito.
Comunque
ero curioso di vedere se fra Eichi e Miiko potesse nascere qualcosa, non che
credessi a certe storie popolari, ma chissà.
Quando
finalmente vidi che Miiko si era calmata, le chiesi di unirsi agli altri per
l’allenamento e potei cominciare.
Come
inizio chiesi loro di allenarsi al lancio degli shuriken e Kunai.
Subito
Eichi sbuffò pensando che fosse un allenamento stupido che in accademia aveva
fatto milioni di volte, ma quando vide comparire parecchie copie di me stesso,
diciamo un centinaio, si girò a guardarmi confuso.
“Lo
so anch’io che è facile come bere un bicchier d’acqua centrare un bersaglio
fermo. Ma si dà il caso che il nemico non sta immobile ad aspettare che tu gli
lanci un’arma. Esso si muoverà, probabilmente anche a velocità elevata, e sarà
solo chi si è allenato maggiormente a centrare il proprio avversario per primo.
“quindi
il nostro bersaglio sarai tu, Naruto-sensei?” chiese Sora.
Annuii
sorridendo. Sarebbe stato tutt’altro che facile.
Anche
solo dopo un quarto d’ora, potei vedere il campo di allenamento sparso di kunai
e shuriken e i miei allievi con un certo fiatone.
Avrei
dovuto muovermi meno velocemente e rendere un po’ più semplici le cose, anche
perché si migliora piano piano, ma volevo far comprendere ai ragazzi, che non è
per niente semplice riuscire a seguire, anticipare e colpire l’avversario.
Mi
fermai per farli riposare e ripulire il campo, dopo di chè avremmo continuato.
Mi
misi seduto ad attendere che i ragazzi raccogliessero i kunai, quando sentii
Sora chiamarmi con fare agitato.
Era
vicino a Miiko, la quale era in ginocchio e aveva il respiro molto affannato.
Troppo per un simile allenamento.
Mi
avvicinai a loro appena in tempo, per vedere Miiko perdere i sensi.
Non
ci pensai un attimo, spedii Sora e Eichi
a casa e mi recai all’ospedale di Konoha.
Chiesi
immediatamente aiuto e una barella mi fu portata per appoggiarvi la ragazza.
Subito dopo sentii la voce di Tsunade chiamarmi e chiedermi cos’era accaduto.
“Non
so, io…è svenuta all’improvviso.” Dissi agitato.
“Calmati,
hai visto qualcosa?” scossi la testa, ma qualcun altro rispose al mio posto.
“Si
teneva una mano sulla spalla e sembrava farle molto male!” disse Sora comparendo
al mio fianco con Eichi.
La
donna aveva deciso di essere stanca di stare tutto il giorno dietro una
scrivania e aveva ceduto il suo posto a Kakashi, mentre lei continuava di tanto
in tanto il suo ruolo da medico, nonostante l’età.
Amava
il suo lavoro e per questo era ancora la migliore sul campo e non potei fare a
meno di affidare Miiko alle sue cure.
I
due ragazzi si erano recati sul posto per sapere come stesse la loro compagna,
anche il figlio di Kakashi, anche se non avrebbe mai ammesso di essere
preoccupato.
Tsunade
spinse la barella in una stanza. Diede il permesso a me di entrare, mentre i
miei allievi dovettero stare fuori ad attendere.
Vidi
Tsunade alzare una manica a Miiko, per scoprire diversi lividi sul suo corpo.
Sia io che lei sussultammo a quella vista. Quei lividi di certo non poteva
esserseli procuranti durante un allenamento, per quanto intenso potesse essere,
ma non eravamo arrivati a quei livelli, dopo un solo giorno.
Tsunade
mi fece segno di andare dietro al separé per poter togliere i vestiti a Miiko e
controllarla per bene. Non vidi niente, ma la donna mi mise al corrente di
tutto.
Aveva
una brutta slogatura alla spalla e vari lividi e graffi in tutto il corpo.
Ricordai
di averle già visto un livido il primo giorno, ma la ragazza mi aveva riferito
di essere caduta.
“A
meno che non sia rotolata per dieci piani, dubito che cadendo si possa ridurre
in questo modo! Credo che la causa dello svenimento sia dovuto al dolore e alla
debolezza fisica, è troppo magra per i miei gusti!” mi disse Tsunade.
Era
esattamente quello che pensavo e mi vennero i brividi a pensare a un’altra
motivazione per cui la bambina fosse ridotta in questo modo.
“Naruto,
per caso sai in quale ambiente vive? Con chi vive?” scossi la testa. Volendo,
non potevamo nemmeno chiederglielo, non ce lo avrebbe detto.
“Se
solo potessi sapere dove abita. Andrei a dare un’occhiata, chissà magari
scopriamo qualcosa di utile o di orribile!” dissi sperando che ci fosse una
motivazione diversa dal maltrattamento di minori da parte di uno dei suoi
parenti, cosa al momento più plausibile.
“Negli
archivi della biblioteca ci sono informazioni su tutti gli abitanti del
villaggio!” mi disse Tsunade “Devi solo trovare la chiave per poter accedere a
quella sezione!”
Sgranai
gli occhi “Non è violazione della privacy?”
Tsunade
annuii, tu cerca di non farti vedere e nessuno lo saprà. Io non so niente!” mi
disse e frugando in un mazzo enorme di chiavi che aveva in tasca, cercò quella
che mi interessava.
Non
le chiesi cosa ci facesse con una copia della chiave, poiché avrebbe dovuto
cedere tutto a Kakashi…in quel momento non mi interessava.
Tsunade
fasciò accuratamente la spalla a Miiko e le medicò le ferite, dopo di chè diede
il permesso a Sora ed Eichi di entrare.
“Come
sta?” mi chiese Eichi facendo il finto disinteressato, ma le occhiate
preoccupate che lanciava alla compagna lo tradivano.
“Starà
bene!” dissi, meravigliato del cambio di atteggiamento che aveva avuto nei suoi
confronti in così poco tempo. Possibile che le mie parole lo avessero turbato
così tanto?
Rimasi
con lei diverso tempo, finchè finalmente non riaprì gli occhi.
Si
guardò attorno confusa e quando mi vide, la sentii pronunciare le sue prime
parole.
“Naruto-sensei!”
disse con un filo di voce “M-mi dispiace!”
Le
accarezzai i capelli, dicendole che non doveva dispiacersi per nulla.
“Ora
riposa e cerca di riprenderti!” le dissi serio.
“n-non
posso. I-io devo…”disse cercando di alzarsi, ma una fitta di dolore la
costrinse nuovamente a stendersi.
“Non
ammetto repliche. Miiko, fino ad adesso
non ti ho voluto costringere a parlare, ma le tue condizioni non sono le
migliori e so che non sei caduta. Chi ti ha fatto questo?”
La
vidi sussultare, guardandomi impaurita, poi abbassò la testa per scappare dal
mio sguardo indagatore. Glielo chiesi ripetutamente, ma non riuscii a farle
dire niente.
“Ok,
per ora lasciamo stare. Riposati e non pensare a niente. Ritorneremo sul
discorso un’altra volta!” le dissi sistemandole le coperte.
Quando
feci per andarmene per lasciarla in pace, sentii la mano della ragazzina
trattenermi.
“Per
favore, potresti rimanere finchè non mi addormento?” mi chiese.
Fui
colpito da un tuffo al cuore. Non potei
risponderle di no, e mi sedetti accanto a lei.
“Kakashi!”
urlai entrando nella stanza dell’hokage senza nemmeno bussare.
L’uomo
alzò lo sguardo dalle sue pratiche e mi guardò.
Mi
chiese informazioni sulla mia allieva, a quanto pare Eichi lo aveva già messo
al corrente di quanto accaduto.
“Sta
tutto tranne che bene e sono intenzionato a scoprire cosa o chi tormenta quella
povera ragazza. Volevo solo avvertirti e chiederti il permesso di dare una
lezione a chi so io, se le mie supposizioni si rilevano esatte e di sbattere in
prigione il colpevole!”.
Kakashi
mi guardò attentamente. “Non so a quali supposizioni sei arrivato in due giorni
che stai con lei, quando vari insegnanti le sono stati accanto per anni, ma mi
fido di te!”
“A
quanto pare nessuno dei suoi insegnanti si è mai preoccupato di lei, tranne che
del fatto che andasse male a scuola. Ma qualcuno si è mai soffermato a un po’
parlarle e a capire il perché del suo comportamento schivo e chiuso?”
“Credo
che tu la risposta la conosca! Per questo ho affidato quella ragazzina a te.
Sapevo che non ti saresti fermato a insegnarle a diventare un ninja. Se volevo
quello per lei, l’avrei affidata a Sasuke!”
“Tse!”
dissi contrariato “ Comunque non ci vuole un genio a capire cosa possa averle
procurato quelle ferite e spero vivamente che chiunque sia stato, si sia fermato
li o non rispondo più di me stesso!”
“Se
intendi risolvere questa situazione con questo spirito, non ti concedo il
permesso di fare niente. Non vorrei che facessi pazzie!” mi disse serio
Kakashi.
Scrollai
le spalle “Oh darò solo fuoco al villaggio, niente di grave!” sospirai.
“Scherzi
a parte cercherò di mantenere la calma. Ora devo andare a fare una cosa, con
permesso!” dissi facendo un leggero inchino, ma prima di poter anche solo
sfiorare il pomello della porta, Kakashi mi fermò “Se cerchi il fascicolo di
Miiko Takada, è qui!” mi disse prendendomi alla sprovvista.
“Tsunade
mi ha già informato su quello che avevi intenzione di fare!”
“Meno
male che mi aveva detto di non farmi vedere, poi e lei che va in giro a
raccontare tutto!” dissi sospirando.
“Quello
che stavi per fare è un reato, per quanto tu stia cercando di aiutare qualcuno.
Se ti intrufolavi di nascosto nella biblioteca e qualche membro del consiglio
ti avesse visto, nemmeno io potevo tirarti fuori dai pasticci. Così almeno sono
io che ti autorizzo a darci un’occhiata, ma fai in fretta e prima di andartene,
dammi quella chiave che Tsunade avrebbe dovuto restituire da tempo!”.
Sorrisi
e feci quello che mi aveva detto.
Ora
avrei davvero capito cosa c’era dietro la sofferenza di Miiko.