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Autore: _Ella_    05/09/2010    6 recensioni
Era gay, bene, ed era innamorato di una persona che aveva odiato fino a poco tempo prima. Meglio ancora. "And so the prince bite the princess and they lived happily forever"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Sentenza

 Più di un mese, era passato più di un mese e non se ne parlava di far uscire fuori Axel! Quando Demyx gliel’aveva detto, aveva stretto i pugni per poi tirarli nel muro. Cazzo. Era la fine di febbraio e tra poco più di una settimana quel deficiente – solo così gli veniva in mente di chiamarlo – sarebbe stato maggiorenne. Stavano facendo i salti mortali per tirarlo fuori, eccome, e tra poche ore sarebbero entrati in tribunale per testimoniare contro Reno, cosa che avrebbero fatto anche i loro genitori.
Si strava torturando le mani, Dio, sentiva la cravatta soffocarlo in una morsa insopportabile e – nonostante il freddo – il sudore lo stava facendo nuotare nei vestiti, mentre la camicia bianca era incollata alla schiena. Ti prego, fa che tutto vada bene. Voleva urlare, scappare da lì… avrebbe dovuto ammettere di fronte a tutte quelle persone quello che era successo con quell’uomo. Per Axel, lo fai per lui. Sperava servisse a qualcosa. Hai fatto la puttana per lui, non è molto peggio. Che credeva di fare? Prima o poi sarebbe successo un casino, glielo avevano anche detto! Mentre si dava del coglione, sentì una mano posargli sulla spalla coperta dalla giacca blu scuro ed alzò gli occhi, sorrise a Demyx, che era del suo stesso umore.
-Poi finisce tutto-, il sorriso che gli rivolgeva il grande era la cosa in assoluto più falsa che avesse mai visto, i suoi occhi arrossati dal pianto tradivano la tranquillità che era sul suo volto
-Non c’è nulla da piangere, Demyx, non devi vergognarti di niente. Hai già affrontato questa situazione-
-Solo avanti a te- la voce gli tremò leggermente.
Capì che aveva una vera e propria fobia, una paura irrazionale; dopotutto, lui aveva scelto di farlo, il Notturno Melodico una scelta non la aveva avuta. Lui si era venduto per un motivo, l’altro era stato comprato contro il suo volere.
-L’unico che dovrebbe piangere, essere agitato e sentirsi umiliato è Reno- sibilò a denti stretti.
Guardò alla sua sinistra, vicino la porta dell’aula c’era seduto il rosso che parlava col suo avvocato. Gli avrebbe spaccato la faccia per togliergli quell’espressione rilassata dal volto, si guardava intorno come se non sapesse che ci faceva lì. Si ordinò di stare calmo, tanto avrebbe avuto quello che meritava, era il momento di fare i conti.

Il diavolo non può venire incolpato di cattiveria, semmai può essere incolpato di essere stato troppo buono. Il diavolo, per questo, la spunta anche in paradiso. 

Posò lo sguardo altrove, furioso. Le favole ti insegnano che il bene vince sempre. La realtà ti insegna che non sempre le favole hanno ragione.
Andrà tutto bene.
Si alzò di scatto dalla sedia – come se avesse preso una scossa – quando, seguito dal suo avvocato e da un poliziotto, arrivò Axel. Non l’aveva mai visto così… serio e rilassato allo stesso tempo, nessun sorrisetto sulle labbra. Poté giurare di aver visto il fuoco in quelle iridi verdissime quando si posarono su Reno. Demyx sfrecciò sotto al suo naso, correndo ad abbracciarlo, dopotutto era passato un bel po’ da quando erano costretti a vederlo e non toccarlo. Già… e lui aveva riscoperto quanto potesse aiutare la mano destra. Come si era ridotto. Seguì con lo sguardo, sempre il sorriso sulle labbra, i passi di Axel che piano si avvicinava a lui; lo guardò intensamente, come se volesse mangiarlo, osservò con una calma esasperante il suo viso, i suoi vestiti. Dio, il suo odore. Lo abbracciò, allacciandogli le braccia al collo, nascondendo il viso nell’incavo del collo del più grande, che gli cinse la vita con le braccia.
-Mi sei mancato!- borbottò, per poi guardarlo negli occhi
-Tu di più-.
Sentire di nuovo il sapore delle sue labbra, fu praticamente come rinascere. Non che l’avesse scordato, quello mai, ma averlo era meglio di ricordarlo. Non aveva nemmeno dimenticato quanto erano morbide, seppure così sottili. La cosa che ricordava meglio, era quanto maledettamente fosse brava la sua lingua a fargli dimenticare ogni cosa. Si staccò per respirare, le labbra un po’ più gonfie ancora schiuse, gli occhi lucidi, le guance leggermente arrossate.
-Mi mancava anche questo- affermò, sorridendo
-A me manca anche qualche altra cosa ma dovremmo rimandare, credo-
-Non fare il cretino- l’apostrofò, baciandolo a fior di labbra -Sei pronto?-
-Hey, baby, io pronto ci sono nato! N-A-T-O! Got it memorized?!-
-Ceeerto… evita di fare queste esclamazioni in aula altrimenti ti mandano al manicomio istantaneamente- rise, scuotendo leggermente la testa.
Si accomodò di nuovo, guardando Axel andare via per parlare col suo avvocato. Si guardò in giro, chiedendosi dove fossero finiti i suoi gemelli… ora che ci pensava non c’erano nemmeno i suoi genitori. Si strinse nelle spalle, avviandosi verso il bagno, voleva vedere se era ancora presentabile dopo quel bagno di sudore che si era fatto. Come immaginava: i capelli erano peggio del solito. Sua madre aveva cercato di incollarglieli tutti al cranio col gel – cosa che voleva fare anche con Sora – ma si era messo ad urlare, dicendole che mai e poi mai avrebbe fatto una cosa del genere. Già in giacca e cravatta si sentiva un cretino, figurarsi con i capelli incollati in testa come se fosse stato leccato da una mucca. Cercò di aggiustarli con l’acqua, fissandosi nello specchio, sobbalzando appena quando vide Reno poggiato con la schiena allo stipite della porta.
Che vuole ora?
Posò nuovamente lo sguardo sui suoi capelli, ignorandolo alla grande. Accennò un ghigno, guardandolo in cagnesco quando gli mise le mani sui fianchi e lo strattonò malamente, girandosi a fronteggiarlo, le braccia incrociate al petto.
-Hai tirato fuori le unghie- rise il più grande, incrociando anche lui le braccia
-Cosa vuoi?- sbuffò, tornando ad aggiustarsi, fissandolo sottecchi dallo specchio
-Niente, volevo vedere se eri corso a piangere… magari per la vergogna-
-Sei tu quello che dovrebbe piangere chiedendo perdono in ginocchio, Reno. Io ho fatto tutto a fin di bene, non per cattiveria. Poi io e te siamo due persone ben diverse, ringraziando il cielo-.
Fece per andarsene, non aveva nient’altro da dirgli, quando il rosso lo prese per il polso e si costrinse a non urlare dal dolore. Cavolo, la stretta per poco non gli sbriciolava le ossa. Puntò lo sguardo nel suo, non avrebbe lo avrebbe abbassato, non si sarebbe messo a strepitare. Tanto, non gli poteva fare assolutamente niente.
-Lasciami. Adesso-
-E cosa mi dai tu?- ridacchiò
-Non sei nella condizione di poter giocare. Il mio poi, era un ordine, non ti chiedevo un favore-
-Addirittura ordini, adesso. Caspita, pensare che nemmeno due mesi fa piangevi mentre ti fottevo, pregandomi di smettere-
-Sembri anche contento per questo. Non riuscirei a guardarmi allo specchio, al posto tuo, senza avere il desiderio di sputarmi in un occhio-.
Con un colpo secco si liberò dalla presa e, rivolgendogli un occhiata di sufficienza, uscì senza dargli il tempo di avere l’ultima parola. Ma scherziamo? Come poteva sorridere in quel modo così soddisfatto ed appagato, pensando a tutte le cose che aveva fatto? Ormai era inutile stupirsi con quell’uomo.

Tic tac, Alice, tic tac.
Fissava il display del cellulare, illuminandolo ogni volta che si oscurava per continuare a fissare l’ora. Non che cambiasse molto e continuando a guardare la vista si appannava e i minuti duravano un eternità e si concedeva un esultanza interna ogni volta che il numero dei minuti cambiava. Sobbalzò, rischiando di cadere per terra, quando Sora gli posò la mano sulla spalla; lo fulminò con lo sguardo quando si accorse che il gemello tratteneva a stento le risate.
-Dobbiamo andare, sei talmente impegnato a guardare l’ora che non ti sei accorto che ci stanno chiamando per entrare-
-Oh, va bene, vengo-.
Quando si alzò si stupì non poco che le gambe l’avessero retto, si stupì in generale in effetti, perché non appena aveva varcato la pesante porta in mogano si era sentito più sicuro, pronto a fare e dire qualunque cosa per far rinchiudere in cella Reno e non per poco tempo, magari, chissà, per tutta la vita. Prese posto alla panca, a quanto gli avevano detto sarebbe stato l’ultimo ad essere “interrogato”, avrebbero seguito l’ordine cronologico delle cose. Questo significava che toccava ad Aqua per prima. Si alzarono quando entrò il giudice in aula, così ebbe inizio la sentenza.
Non l’aveva mai vista così agitata, il volto leggermente rosso dall’imbarazzo… certo, ammettere avanti i propri figli e sconosciuti che aveva tradito il padre dei suoi tre gemelli non era il massimo. No, certo nessuno di loro era tanto contento di parlare. Altre persone, un paio, poi fu il turno di Demyx; era più bianco di un lenzuolo, le mani tremavano visibilmente, Axel gli posò una mano sulla spalla e sembrò calmarsi appena. Dai, Demyx… che sei forte. Cominciò a pregare con tutto se stesso che non piangesse, che riuscisse a stare calmo, che tirasse fuori quella grinta che lo caratterizzava, la sicurezza data per la sua troppa ingenuità. Tirò un sospiro di sollievo, quando si rese conto che cel’avrebbe fatta senza problemi. 
Tic tac, Alice, tic tac.
Toccava a lui e d’un tratto tutta la sicurezza andò via di colpo, lasciandogli un cuore palpitante che minacciava di uscire fuori. Certo, le lacrime di Naminè non avevano aiutato a farlo stare calmo. Si sedette di fianco al giudice, l’avvocato di Reno che gli stava avanti, un sorrisino piuttosto bastardo sul volto. Voleva intimidirlo? Voleva giocare? Perfetto, lui i sorrisini di quel genere li sapeva fare piuttosto bene.
-E così lei è il… uhm, il ragazzo del figlio del mio cliente- fece, soffocando una risatina ironica
-Già. Sono il ragazzo del figlio del suo cliente- ripetè, incrociando le braccia al petto, fronteggiandolo con lo sguardo
-Lei è il ragazzino che si è intrufolato ed ha messo le mani negli effetti personali del signor Reno, lei è il ragazzo che si è… prostituito? Mi corregga il termine, se sbaglio-
-Termine esatto, sì… considerando che sono stato costretto dal suo cliente, perché mi aveva minacciato. Mi corregga il termine, se sbaglio-.
Dai Roxas, vai alla grande.
Poté giurare di aver sentito dei risolini, non gli ci voleva molto per immaginare a chi appartenessero. Il martelletto del giudice batté solo una volta, un colpo secco, poi l’avvocato continuò a camminare avanti e indietro, dando una scorsa a dei fogli. Cosa molto teatrale, dato che aveva sicuramente imparato tutto a memoria.
-Accusato anche per atti osceni in luogo pubblico- commentò, fissandolo con un mezzo sorriso.
Avrebbe volentieri abbandonato quella sedia per sferrargli un calcio nel mento, fargli cadere quei dannati denti e poi infilarglieli uno ad uno nel naso. Maledetto. Strinse i pugni, fulminandolo. Certo, era praticamente costretto a rispondere a quell’umiliante domanda. Com’è che aveva detto? Ah, si: “Qui non c’è specificato che tipo. Vuole illuminarci?”. L’avrebbe illuminato con una scarica da cinquantamila volt.
-Parli liberamente- affermò il giudice, dopotutto un atto osceno poteva anche essere correre nudo o cose del genere, peccato che l’avvocato sapesse di che si trattava e voleva umiliarlo.
-Bene. Considerando che – mentre io ed Axel eravamo in centrale – gli ho fatto un pompino…- scandì con estrema calma la parola, godendosi ogni lettera per far vedere che era tutto, tranne che imbarazzato -Direi un atto osceno a sfondo sessuale-.
Durò per poco ancora, qualche altra domanda e lo lasciò andare al posto, poi fu il turno di interrogare Axel. Ora erano problemi con una testa calda come la sua. Non fare casini, ti prego! Dio, fa che usi bene quel neurone che gli gira in testa!
C’era da immaginarselo, una lista infinita di infrazioni, denunce. Tra queste ultime anche quella che i genitori di Roxas volevano fargli. E il rosso, senza ribattere, annuì a tutte con vigore, tranne a quella di tentato omicidio.
-Perché suo padre avrebbe dovuto mettere in pericolo la propria vita?-
-Per rovinare la mia… non che si sia impegnato a fare altro. Dopotutto non è difficile da credere dopo “l’affetto” dimostratomi nelle lettere-.
L’avvocato del rosso si alzò, chiedendo la parola.
-Faccio notare e ricordare che il mio cliente era sconvolto dopo l’accaduto di quella notte. Non è riuscito a parlare per ore e anche gli psicologi hanno affermato che lui non poteva essere stato. Quindi il signor Reno deve essersi sparato per far ricadere la colpa sul figlio e toglierselo dai piedi. Spararlo sarebbe stato troppo scomodo, un ennesima pecca sulla sua fedina penale straripante di crimini orribili: assassinio, violenze sessuali, truffa, corruzione. Evito di citare altre di importanza irrilevante rispetto a queste, o meglio rispetto alle prime due di cui è accusato anche il pubblico ufficiale Sephiroth che è stato suo complice per anni-.
Continuò così per parecchio tempo, botta e risposta tra i due avvocati e qualche richiamo dal giudice per mantenere l’ordine. Ma scherziamo?! Sembrava quasi che il mostro fosse Axel piuttosto che suo padre.
-Vi rendete conto?!- fece ad un tratto Axel, ora si leggevano anche nel pensiero? -Stiamo discutendo su cosa?! Mio padre è un assassino, un pedofilo… ha corrotto non so quante persone per non far uscire fuori queste storie… che stiamo a fare qui?! Non basta tutto questo, che tra l’altro è anche confermato dalle lettere, per arrestarlo?!-.
Quelle parole, furono indispensabili.
L’imputato, condannato all’ergastolo. Che parole soavi.
-Evvai!- esclamò Demyx, saltellando fuori dall’aula, scaraventando per terra Roxas, Axel e Sora che finirono col naso per terra
-Dem! Diamine fai attenzione!- commentò il rosso, alzandosi e massaggiandosi la parte dolorante.
Era una sua impressione o era triste? Sembrava quasi che volesse mettersi a piangere.
-Che hai?- chiese Roxas, prendendogli la mano nella sua
-Niente, sono contento che tutto sia andato per il meglio- borbottò, stringendosi nelle spalle, poi sorrise raggiante -Ed ora non dobbiamo preoccuparci più di niente! N-I-E-N-T-E! …-
-… Got it memorized?!- finirono in coro gli altri tre, ridendo alla sua espressione infastidita.
Dopotutto, quella era la sua frase. Il rosso gli posò un bacio sulla fronte, tenendo le mani intrecciate alle sue. Ora non avevano niente di cui preoccuparsi. Intanto, gli altri due presenti si erano dileguati nel nulla, lasciandoli soli, non che si sarebbero fatti problemi a parlare con loro avanti.
-Ti devo portare in un posto-
-Ora?-
-Certo, è quasi il tramonto- commentò, lasciandolo un po’ perplesso.

Alla fine è andata come era giusto che andasse!!! :D evviva, alla faccia tua Reno!
E se vi state chiedendo dove lo porta - anche se credo l'abbiate capito - dovete solo aspettare il prossimo ed ultimo capitolo! ^^
Vi ringrazio infinitamente per le recensioni, come al solito! :P
Alla prossima ed ultima puntata! ^^

   
 
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